Post on 25-Aug-2020
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Melinda, i soci sui cartoni NICHOLAS CHINI
VAL DI NON - Chi meglio degli oltre 4.000 frutticoitori che aderiscono al Consorzio Melinda può diventare attore della nuova campagna di marketing? Il Consorzio Melinda ha aperto la raccolta delle adesioni al progetto di comunicazione «Noi ci mettiamo la faccia». Melinda richiede la disponibilità dei soci per realizzare degli scatti fotografici che andranno ad arricchire la pubblicità delle mele ed il packaging-L'iniziativa è rivolta a un massimo di 60 soci per ogni cooperativa che compone il Consorzio, per una possibile platea complessiva di circa 1.000 soci: «I vostri volti - spiega Melinda nell'invito -, saranno infatti uno dei messaggi chiave della comunicazione in quanto riflettono l'autenticità, là qualità, il gusto e la naturalezza delle mele della Val dì Non». Aderire è molto semplice: i soci al più presto devono recarsi nel rispettivo magazzino e comunicare la propria disponibilità a partecipare all'iniziativa. Sarà poi la cooperativa stessa a concordare una data in cufrsoci saranno convocati, in quell'occasione verrà allestito un set fotografico che immortalerà gli agricoltori. Lo slogan pensato per la campagna pubblicitaria sarà: «Siamo così orgo
gliosi del nostro lavoro, che vogliamo mettere i nostri volti sulle confezioni delle nostre mele». Ad assistere il personale di Melinda sul «set» ci sarà l'agenzia Nitida Immagine di Cles. La postazione per scattare le foto e i tecnici saranno disponibili per l'intera giornata asseconda dell'orario di lavoro e verranno dedicati 5 minuti per ogni socio. Ogni socio potrà farsi ritrarre singolarmente o con un famigliare, sia esso il coniuge o un figlio, l'invito è esteso inoltre anche alle persone con animali d'affezione. L'invito della struttura è quello di indossare un abbigliamento da campagna con maniche lunghe e senza marchi, i soci inoltre sono invitati a portare con sé oggetti come piccoli attrezzi da lavoro o frutta.
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INCONTRO IN FEDERAZIONE
Orsi e lupi Fugarti agli allevatoli «Sosterrò la legge di Rossi» I TRENTO
Il sottosegretario alla Salute, Maurizio Fugatti, sosterrà con il governo nazionale il disegno di legge provinciale per la gestione dei grandi carnivori. L'impegno annunciato ieri, in un incontro alla Federazione degli Allevatori, a Trento, di fronte al mondo agricolo. Oltre agli allevatori, presenti Concast ed organizzazioni professionali agricole. Notala contrarietà del ministro Costa al disegno di legge trentino che arriverà a settembre sul tavolo del Consiglio dei Ministri. «Siamo consapevoli -ha detto Fugatti-che il ministro ha un'impostazione ambientalista ma, da parte nostra, lavoreremo affinché il disegno di legge vada in porto. Lavoreremo anche per fare in modo che la Commissione dei 12 approvi la norma di attuazione. Con il ministero alla Salute, poi -ha proseguito il sottosegretario- lavoreremo anche ad un piano per la tutela degli animali colpiti da grandi carnivori. Un piano che preveda di poter spostare in apposite aree gli esemplari problematici e di poterne monitorare quindi l'effettiva pericolosità ». L'incontro di ieri in Federazione a Trento ha visto protagonista la preoccupazione degli allevatori. L'attacco di orso o lupo al bestiame rappresenta un danno economico che ha mol
le predazioni preoccupano
te voci e conseguenze. Perdita dei capi, danni alle recinzioni, necessità di costruirne di nuove e migliori, formazione. Dalla sala la richiesta alla delegazione dei parlamentari trentini presenti, oltre a Fugatti: sensibilizzare il governo sui temi del lavoro nel mondo agricolo, a partire proprio dai danni causati dalle predazioni. Da qui la richiesta, che la legge approvata dal consiglio provinciale possa incontrare la giusta sensibilità anche a livello nazionale. I timori del mondo degli allevatori nascono dall'ipotesi che la legge provinciale venga portata alla verifica di costituzionalità, trovando piena sintonia con il ministro Costa, che aveva già espresso la sue perplessità in merito alla possibilità di abbattimento delle specie pericolose che il disegno di legge prevede.
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Il meleto del futuro è pedonabile CLES - Porte aperte a Maso Ma-iano, l'azienda sperimentale della Fondazione Edmund Mach di Cles, che ieri ha ospitato il consueto incontro annuale di presentazione dei principali risultati delle sperimentazioni nella frutticoltura di montagna, ultimo appuntamento estivo con le giornate tecniche. Buona anche quest'anno la partecipazione con oltre 100 frutticoitori presenti. «La nostra azienda di Maso Ma-iano - ha spiegato ieri mattina il presidente Andrea Segrè - è il punto di riferimento per la sperimentazione delle più avanzate tecniche agronomiche e delle innovazioni scientifiche sulla media montagna. Qui mettiamo in pratica le ricerche sviluppate nei laboratori di San Michele all'Adige ma anche ciò che viene studiato dagli scienziati di tutto il mondo. Nella me-licoltura vogliamo valorizzare il territorio in un contesto globale». Frutticoltura biologica. La stagione 2018, ha spiegato Luisa Mattedi, anche in Val di Non è stata contraddistinta da una forte diffusione della ticchiola-tura, con il 100% di germogli, foglie e frutti colpiti. La Fondazione Mach si è impegnata nello studio della patologia attraverso il lavoro sulle piantine in vaso, sul volo delle ascospore, sulla maturazione degli pseudote-ci e sul modello RIMpro, potendo contare anche sulle esperienze di contenimento eseguite nell'azienda sperimentale «gemella» di Maso delle Part a Mezzolombardo. Anche quest'anno, accanto ai prodotti tradizionali come zolfi, rame e po-lisolfuro è stato inserito l'utilizzo di molecole alternative. Oltre alla ticchiolatura, l'esperta ha parlato anche di fumaggini e Marssonina mentre, per quanto riguarda i fitofagi, ci si è occupati di afidi, carpocapsa e patogeni minori collocandoli nel rispettivo rischio, controllo e gestione, così come per gli sco-pazzi. Allevamento in parete stretta. La
frutticoltura di montagna, ha sottolineato Alberto Dorigoni, richiede impianti molto accessibili e strutturalmente semplici per garantire la sicurezza degli operatori e, contemporaneamente, il contenimento della deriva dei prodotti di sintesi. Il frutteto in parete stretta permette di applicare le tecniche moderne oggi a disposizione per ridurre gli input di manodopera e chimica. A Maso Maiano sono stati Dre-
sentati i risultati ottenuti con le forme di allevamento in parete, con l'uso delle reti polifunzionali sia per diradare i frutti sia per difendere le piante da carpocapsa. Con le reti antipioggia e senza trattamenti fungicidi si sono ottenuti risultati interessanti di difesa dalla ticchiolatura per il quarto anno di fila su Golden. Le moderne tipologie di impianto a Guyot, derivate dall'allevamento multias-se, permettono di ottenere agevolmente frutteti in parete pedonatali nei quali tutte le operazioni colturali e la raccolta sono effettuate da terra. Questi impianti sono particolarmente adatti alle zone di frutticoltura periurbana montana anche perché risolvono in modo semplice ed economico il problema della deriva degli antiparassitari. Diradamento dei frutti. Dario Angeli si è concentrato sul confronto dell'efficacia diradante di diverse combinazioni di prodotti sulle varietà Golden Deli-cious e Fuji. L'esperto ha fatto notare la scarsa allegagione dei frutticini anche sui testimoni non trattati dovuta a una fioritura molto veloce, a causa delle temperature elevate, e una colatura dei fiori piuttosto intensa. In questa situazione i prodotti diradanti fiorali e post-fiorali hanno ulteriormente incrementato la colatura dei fiorì e, successivamente, la cascola dei frutticini, determinando, nelle tesi trattate prima con diradamento meccanico e poi con quello chimico, una condizione di sovradiradamento. Infine, per quanto riguarda la varietà
Fuji, è stata messa in evidenza una riduzione della pezzatura dei frutti, oltre alla presenza di numerosi frutticini pigmei nelle tesi trattate con diradante prefiorale. Innovazione varietale. Pierluigi Magnago ha illustrato le varietà proposte da centri di costituzione e alcune delle più promettenti accessioni originate dal programma di miglioramento genetico della Fondazione Mach ospitate a Maso Maiano. In una parcella sono state poste a confronto varietà e ottenimenti Fem dotati del gene di resistenza a ticchiolatura «Vf. Gene» scoperto negli anni '40 nella specie selvatica MalusFloribun-da. Nel confronto, la difesa fungicida è stata limitata solo ad alcuni interventi antiodici. L'analisi del comportamento delle diverse accessioni, consentirà a frutticoitori e tecnici di avere degli oggettivi riscontri
sulle reali potenzialità d'impiego delle varietà resistenti in funzione di un minor impatto ambientale. Spesso, infatti, le accessioni resistenti a ticchiolatura dimostrano alti livelli di suscettibilità ad altre patologie, quali oidio, alternaria, marssonina, ai marciumi del frutto ed altre. Meleto pedonabile sostenibile. Mercoledì mattina a Denno è stata organizzata una partecipata visita alle prove dimostrative del frutteto pedonabile, progetto realizzato da Fem in collaborazione con Cif (Consorzio Innovazione Frutta) e Apot (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini). Nell'impianto dimostrativo co-finanziato dal Piano di Sviluppo Rurale della Provincia, sono state applicate su scala aziendale le principali tipologie di allevamento in parete, dal tradizionale frutteto alto e stretto ottenibile con il Bibaum, fino all'impianto pedonabile in cui tutte le operazioni sono eseguite da terra. Su questi frutteti è prevista anche l'applicazione delle reti monofilare multi-tasking e la distribuzione degli antiparassitari con modalità alternative che vanno dall'uso di atomizzatori senza ventola, a mini-irrigatori che distribuiscono il prodotto solo sulla fila.
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Domenica tante iniziative legate al mondo agricolo. Ospiti i frustatori «Cassani»
«El contadin en festa» con le «Teste Calde» TAVON - Dopo il successo della «TYactor Nonesa» organizzata nel mese di agosto dello scorso anno, torna nel vivo l'attività dell'associazione «Teste Calde di Tavon». Domenica prossima 26 agosto a Tavon il gruppo propone l'iniziativa «El Contadin en Festa», una giornata di festa che riscopre i mezzi che hanno caratterizzato lo sviluppo agricolo della Val di Non. La festa inizierà alle ore 9 con l'arrivo nel paese dell'attrezzatura agricola di ieri e oggi e proseguirà alle ore 10 con l'esibizione del gruppo dei frustatori «Cassani». Alle 10.30 si terrà la messa con successiva benedizione dei trattori utilizzati nei campi, a partire dalle 11.30 il dottor Pierluigi Fauri terrà una conferenza
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dal titolo «L'evoluzione dell'agricoltura nonesa». A seguire ci sarà il pranzo a base di polenta, salsicce e grigliata; l'attività proseguirà alle 14 con l'escursione nei boschi e tra i frutteti a bordo dei trattori.
La piazza ospiterà nuovamente l'esibizione dei frustatori di «Cassani» alle ore 16, mentre alle ore 18 andrà in scena la commedia «Il contadino cerca moglie». La giornata di festa si concluderà con la cena a
base di «tortei de patate» o pizza a partire dalle 19.30. «El Contadin en Festa» è solo la punta dell'iceberg dell'attività del gruppo Teste Calde di Tavon, che vanta una base sociale composta da ben 120 sostenitori. Sono state numerose nel corso dell'anno le altre attività dell'associazione, che rappresenta un forte elemento di coesione all'interno della comunità locale. Soddisfatto per l'organizzazione della «En Contadin en Festa» si dice il presidente del gruppo Dario Agostini, il quale ci tiene a sottolineare come la festa non sia rivolta solo a chi ha mezzi agricoli o orbita attorno al mondo contadino, ma a tutta la comunità. Ni. C.
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Sfruz da più di 200 anni è il paese della patata Nel weekend torna il festival che celebra la storia partendo dai piatti tipici Il sindaco Andrea Biasi: «Ci saranno gastronomia, arte, cultura e musica» di Giacomo Ecchgr I SFRUZ
Puntuale come ogni anno l'ultimo fine settimana di agosto a Sfruz torna il festival della patata, un'occasione di fine estate per gustare in tutte le sue varianti culinarie il tipico tubero coltivato in paese. Sulla patata Sfruz basa la propria attività agricola da più di 200 anni: erano gli anni "de fam" quando questo tubero, importato dalle Americhe, iniziò ad avere un ruolo importante per le sue capacità nutritive e conservative. «Ciò che caratterizza la produzione di queste patate alpine è la coltivazione oltre i mille metri, peculiarità che le rende immuni a batteri e virus, unita alla purissima acqua dei "Soreti" e alla ricchezza di minerali presenti nel terreno», commenta il primo cittadino Andrea Biasi.
Dal 1985, anno in cui fu organizzato il primo festival per onorare questo speciale tubero, ad oggi, il sapore tipico della patata delizia i palati di tutti con le sue prelibate bontà: domani e domenica si potranno degustare i migliori prodotti tipici, tra cui spiccano piatti tradizionali come l'inimitabile "tortel di patate".
«Saranno due giornate di gastronomia, arte e cultura accompagnate da intrattenimenti musicali che allietano le serata» aggiunge il sindaco che ringrazia tutte le associazioni coinvolte e i numerosi volontari che con impegno in questi giorni stanno lavorando per la riuscita dell'even-
II mercato contadino con la vendita della caratteristica patata alpina
to. La festa inizia domani alle 18.00 con apertura del mercato contadino e dalle 19 nelpalaten-da cena tipica (tortei, trippa e tonco di patate) per finire dalle 22.30 con musica live con i "The skelters", Beatles tribute band a quindi il dj Fede B. Domenica pranzo e cena tipici nel tendone, il mercato contadino tutto il giorno (dalle 9). Musica folk sia il sabato sia la domenica.
Sfruz non è solo gastronomia,
ma anche cultura grazie alle visite guidate proposte dall'associazione Anastasia Val di Non che sabato e domenica porteranno i visitatori sulle tracce della storia del caratteristico borgo dell'Altipiano della Predaia in un clima da revival che, in particolare domenica 26 agosto verrà colorato dai costumi storici dell'associazione Azberg Val di Non con i suoi figuranti. Domenica sarà inoltre possibile assistere alle
esibizioni aeree del gruppo "Ae-reomodellisti Valli del Noce" oltre all'adrenalinico spettacolo di Bike show con Alessandro e Marco: «Siamo felici- dice Federico Poli presidente della ProLoco -di poter anche quest'anno offrire una due giorni di eventi molto ricca. Sfruz con le sue peculiarità gastronomiche e culturali ha molto da offrire ai turisti e ai valligiani».
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TAVOLI
Le "teste calde" organizzano la domenica dei contadini
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Domenica dalle 9 in poi "Conta-din en festa" festa contadina organizzata a Tavon dall'associazione "Teste Calde" (nella foto sopra alcuni soci) aU'agritur maneggio Agostini. Alle 9 è previsto l'arrivo e l'esposizione delle attrezzature con trattori di ieri ed oggi; alle 10 l'esibizione del gruppo Frustatori Cassani; alle 10.30 la Messa con la benedizione dei mezzi agricoli; alle 11.30 incontro dibattito sull'evoluzione dell'agricoltura nonesa a cura del prof. Pierluigi Fauri dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige.
Alle 12 pranzo tipico con polenta, salcicce e grigliata; alle 14 escursione con i trattori tra boschi e frutteti; alle 16 replica dell'esibizione dei Frustatori Cassani e dalle 18 musica ed estrazione premi lotteria con le risate del duo comico "Il contadino cerca moglie". Dulcis in fundo dalle 19.30 cena a base di tortei de patate e pizza. Per tutta la giornata saranno presenti gli artigiani che illustreranno antichi mestieri ed un percorso con trattorini a pedale per bambini con la possibilità anche di giri in carrozza con cavalli. (g.e.)
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I meli stanno morendo: emergenza in Valsugana
diMarikaCaumo I VALSUGANA
Una moria di meli, dalle cause ancora sconosciute. Che colpisce solo in Alta e Bassa Valsugana. E che quest'anno ha avuto una crescita importante.
I primi limitati casi già una decina d'anni fa nella zona di Campiello, poi il problema sembrava superato ma è tornato negli ultimi anni. Una moria di meli che si sta verificando in alcune zone della valle, da Per-gine ad Ospedaletto. Di questo si è occupato anche il consigliere provinciale Claudio Cia, che ha presentato un'interrogazione in Provincia.
Cosa succede? Le piante che vengono messe a dimora sane, nel corso degli anni collassano improvvisamente, a macchia di leopardo e senza nessuna motivazione apparente.
«Da quanto riferitoci dai frutticoitori delle zone interessate, le piante vengono acquistate
da diversi fornitori e messe a dimora perfettamente sane in terreni puliti e ben dissodati -scrive Cia nell'interrogazione-Durante il primo anno le piante crescono sane e rigogliose, negli anni successivi si assiste a delle morie inspiegabili e geograficamente distribuite in tutta la valle».
Ne abbiamo chiesto conto ad alcuni frutticoitori della Bas-saValsugana.
«Il problema esiste ed è grave - conferma Giorgio Capra, giovane agricoltore di Garzano e rappresentante dei Giovani di Coldiretti per la Bassa Valsugana -. Negli anni scorsi era stata avanzata l'ipotesi che i meleti erano stressati, si facevano produrre troppo e per questo morivano. Una tesi che però si è rivelata sbagliata». Lo scorso anno, infatti, ci fu una grande gelata. «Nella primavera del 2017 il 99% dei meli in Valsugana fu colpito dalla gelata del 21 aprile, che portò ad eliminare
quasi tutta la produzione visto che i meli rimasero vuoti. Ci aspettavamo quindi una grande ripresa nel 2018, visto che le piante avevano riposato lo scorso anno. Invece la moria è la più accentuata degli ultimi 10 anni», precisa Capra. Il quale spiega che la moria non ha colpito solo le piante giovani, ma quest'anno, per la prima volta, ha interessato anche quelle di 15-20 anni finora sanissime.
Nella sua interrogazione, il consigliere Cia spiega che «i frutticoitori preoccupati, hanno già sottolineato il problema agli uffici provinciali competenti in agricoltura, fiduciosi che avrebbero ricevuto una spiegazione a questo disagio che comporta loro annualmente perdite di tempo e reddito importanti. Da quanto riferiscono, gli uffici competenti, ad oggi, non avrebbero dato alcuna risposta».
Affermazione che non trova la conferma di Capra. «No, il settore ci è vicino e gli enti preposti stanno facendo il loro lavoro e le loro valutazioni», spiega. La stessa Coldiretti di Alta e Bassa Valsugana si è riunita con il presidente e i tecnici dell'Istituto di San Michele per capire come risolvere questo problema. «Non vogliamo che ci comprino le piante ma che si individui il motivo per cui muoiono. La nostra richiesta è quella di aumentare la ricerca», precisa. Ai tecnici di San Michele dunque il compito di approfondire la questione e trovare la causa di questa moria di meli. «Che in termini percentuali a livello Trentino non è alta. Maseguardiamolazona dove il problema è circoscritto, Alta e Bassa Valsugana, le singole aziende, gli appezzamenti, le cose cambiano. Ci sono appezzamenti dove si arriva al 50% di meleti colpiti», conclude Capra.
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IN TRENTINO
I limiti delle politiche agricole MAURIZIO PETROUJ
I l progetto «Agricoltura Domani», report 2018,
promosso dall'Assessorato all'agricoltura, foreste,
turismo e promozione, caccia e pesca della Provincia, presentato in questi giorni, dichiara l'obiettivo di «elaborare linee guida, strategie e azioni concrete per indirizzare le politiche agricole trentine dei prossimi anni». Al netto di un doveroso rispetto per il lavoro e il tempo dedicato da quanti -strutture e gruppo di supporto provinciali, rappresentanti di organizzazioni e associazioni che gravitano nel mondo agricolo
trentino, esperti e relatori .estensori del documento - hanno contribuito alla produzione del repor t , e pur riconoscendo l'ampio spettro dei temi affrontati e quindi un'obbligata sintesi finale, la prima impressione personale è non adeguata all'aspettativa dell'anticipazione di futuro evocata dallo stesso impegnativo titolo del progetto.
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Prima del domani manca, a mio parere, il presente, ovvero, il riferimento a quell'orgoglioso marcatore localistico agricolo-sociale, nodo strutturale prevalente dell'organizzazione agricola trentina che, al netto di ogni doverosa esperita analisi «s.w.o.t.» (punti di forza, debolezza, opportunità e minacce), dovrebbe costituire il caposaldo per il discernimento di ogni politica agraria trentina, cioè la conduzione diretta familiare part-time del 60 percento delle aziende agricole con dimensioni micro (inferiore ai due ettari), soprattutto nei settori frutticoli e viticoli, che ciononostante garantisce un reddito al pari di un'azienda agricola capitalistica. Quésta realtà locale trentina, unica dell'arco alpino assieme al Sudtirol, certifica una efficiente struttura cooperativa, che vive e convive con un siffatto nucleo primordiale strutturale e che a sua volta sta ristrutturandosi ripristinando il principio statutario del controllo democratico da parte del Socio liberandolo quindi dal ruolo di mero conferitore, e che insieme alle associazioni dei produttori è in grado di garantire agli associati non solo servizi adeguati, ma anche la formazione professionale e l'innovazione sviluppata trasferita da parte di un centro pubblico di ricerca e applicazione tecnologica come, nel caso, la Fondazione Mach. Questa realtà localistica, peraltro, negli ultimi anni è sempre meno remunerativa
per una difficoltà competitiva che non dipende dall'incapacità di posizionamento sul mercato ma, prima ancora, dagli obblighi di un adeguamento normativo (privacy, sicurezza, certificazioni eccetera), soprattutto di rango europeo, che nelle piccole medie aziende fa lievitare i costi di produzione annullando ogni marginalità dei prezzi di vendita. Allo stato, occorre aver fiducia nell'impegno assunto dal neo ministro all'agricoltura Gian Marco Centinaio nei confronti di Bruxelles per la valorizzazione e la sburocratizzazione della tutela del made in Italy. Ne consegue, viceversa, che se dovesse essere l'ente pubblico a garantire la competitività del sistema si ridurrebbe, fino alla scomparsa, anche ogni investimento e spinta innovativa privatistica, mutando così appunto anche la storica struttura dell'organizzazione
agricola trentina con conseguente negativo riverbero sull'impronta sociale. Dei condivisibili sette macro temi individuati nel report e base di lavoro e di sviluppo dei tre tavoli dedicati a
«Conoscenza e innovazione»,«Competitività» e «Sostenibilità ambientale e sociale», osservo la grave assenza dei temi come la filiera foresta-legno e dell'agricoltura sociale che sono oggetto, peraltro, di recente materia legislativa sia a livello statale che provinciale. Quello che però più difetta del report «Agricoltura Domani» è proprio la vision politica, che certo non può essere affidata ad una pur pregevole struttura di supporto. La vision non può èssere nemmeno derubricata o surrogata dalla semplificazione di parole chiave che semmai sono solo utili a individuare il focus di una «dignitosa» pie di lista, come del caso. La vision globale per un'agricoltura del terzo millennio deve contribuire a far fronte ai grandi temi ambientali come la scarsità di acqua ed energia, l'impoverimento del suolo derivato principalmente dalla monocultura, la riduzione dell'agrobiodiversità e della diversità biologica in generale, oltre ad r aumentare la produttività agricola in maniera sostenibile, considerando anche che la domanda alimentare dovrebbe aumentare la produzione agricola del 50 per cento per garantire cibo sufficiente alla popolazione del pianeta nel 2050. Scalando la vision a livello localistico trentino, fermo restando il prevalente modello di conduzione aziendale sopra richiamato, necessariamente multifunzionale e semmai aiutato nell'aggregazione della minima unità culturale pari al Maso chiuso garantito in Sudtirol, si tratta di scegliere tra l'opzione di una produzione quantitativa o una produzione qualitativa di eccellenza compatibile con il mercato azionato dalle strutture cooperativistiche di secondo grado esistenti.
In luoghi dove è maggiormente sviluppata la cultura del paesaggio, del vivere equilibrato e del rispetto dell'ambiente, come in Trentino, sono meglio favorite produzioni di qualità in ambienti di qualità, dove un prodotto viene certificato in relazione sia alla sua origine geografica che anche la qualità del territorio che lo ha prodotto.
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Una svolta, a mio giudizio, è matura e deve necessariamente essere agevolata dalla revisione della legge provinciale sulla ricerca (n. 14/2005), istitutiva della Fondazione Mach per, tra l'altro, implementare un «cluster» italiano per Agricoltura, Alimentazione e Ambiente che integri, a San Michele, anche la sede del decisore politico dell'assessorato provinciale di riferimento.
Maurizio Petrolli Consigliere Fondazione Mach
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PàBER&mmE
La "Festa dell'Uva" fa rivivere i fasti degli anni Settanta I PADERGNONE
Con l'ultimo weekend di agosto torna al parco due laghi di radergliene la "Festa dell'Uva", dove a partire dagli anni 70 aveva furoreggiato l'indimenticata "Settimana Folkloristica della valle dei Laghi" con migliaia di visitatori al punto che non reggeva confronti con le altre feste popolari della provincia.
Purtroppo dopo un trentennio di grande successo, dato il contributo di buona parte della associazioni della valle con in testa le prò loco, coordinate dal Consorzio delle Pro Loco e dallo stesso Comitato di Valorizzazione turistica della valle dei Laghi e soprattutto per il fondamentale contributo dell'indimenticato Giuseppe Morelli (la bandiera), un lento e graduale declino per il sopraggiungere di altri appuntamenti nelle valli viciniori e forse anche per una mancata rivitaliz-zazione della manifestazione. Tramontata la manifestazione valligiana ha preso via, via sem
pre più vigore la "Festa dell'uva", portata avanti dalle associazioni di Padergnone, sul cui territorio in riva al lago di Santa Massenza si trova il Parco Due Laghi.
Come sempre accanto agli appuntamenti ricreativo-musicali, gli stand dei prodotti agricoli e vitivinicoli della valle e soprattutto l'appuntamento giornaliero con le specialità, cucinate dai volontari della Pro Loco di Padergnone ed anche da alcuni ristoranti della zona: questa sera si propone un menù a base di pesce o carne, domani sera un piatto popolare, tipico della valle del Chiese, "la polenta concia" e domenica a mezzogiorno "costolette di maiale con marmellata di marmellata di ribes e polenta" e per cena "triangoloni diricotta e spinaci".
Per quanto riguarda gli intrattenimenti musicali stasera s'inizia con la "baby dance" e quindi "Music for people" con dj Pio Leonardelli e alle percussioni Ar-madillo Drums. (m.b.)
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VENDEMMIA
Debutta la vite biotech In occasione della vendemmia 2018 sui Colli Euganei del Veneto e in Friuli Venezia Giulia debutta il primo vitigno resistente alle malattie. E' una vite di nuova generazione che non richiede particolari trattamenti e permette una maggiore sostenibilità ambientale della viticoltura, selezionata dall'Università di Udine.
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Sartori a Cooperfidi: dubbi «Ma non c'è incompatibilità» LEVICO - Una riunione di maggioranza ieri sera per fare i! punto sulla situazione dell'amministrazione comunale che ha passato un'estate turbolenta. Le dimissioni dell'assessore al turismo Werner Àcler che faceva parte del gruppo consigliare di maggioranza Upt avevano aperto una crepa nella giunta di Michele Sartori e fatto emergere alcune problematiche evidenziate dallo stesso all'interno della sua lettera di dimissioni consegnata al Comune come ultimo atto ufficiale. A questo era però seguita la nomina di Paolo Andreatta, sempre Upt, a nuovo assessore, che ha accettato l'incarico con piacere mettendosi subito all'opera; all'interno del consiglio invece era entrata Giorgia Grisenti. Uno degli argomenti della serata di ieri sembra sia stata stata l'ultima notizia che rigurada la giunta, ovvero il nuovo incarico lavorativo del sindaco Sartori come direttore generale di Cooperfidi, una società di credito cooperativo che supporta le cooperative e le aziende agricole trentine, fornisce garanzie e fideiussioni che permettono di ottenere vantaggi e agevolazioni sui finanziamenti, offre consulenza sugli investimenti e le necessità finanziarie delle associate e gestisce svariate tipologie di agevolazioni a sostegno dell'imprenditoria. 11 sindaco
di Levìco inizierà a novembre e fino a gennaio affiancherà il direttore uscente Claudio Grassi per poi prendere le redini della cooperativa trentina. Riguardo alla situazione attuale del Comune, prima della riunione, c'è un no comment generale da parte di molti degli esponenti della maggioranza che preferiscono non esporsi anzitempo, anche se alcuni consiglieri sono in pensiero per il futuro dell'amministrazione e per eventuali incompatibilità tra l'incarico istituzionale e quello professionale del primo cittadino di Levico. In merito il sindaco Michele Sartori ha fugato ogni dubbio spiegando che «non sussiste alcuna incompatibilità tecnica che mi im-pedisca di portare avanti entrambi gli incarichi. Certamente entrambi i mandati sono impegnativi» ha chiarito «ma si vedrà più avanti cosa fare». La giunta, con meno assessori rispetto al solito, è arrivata al quarto anno di legislatura stanca, come diceva Sartori nel commentare la dipartita di Acler, ma sembra che con l'entrata di Andreatta sia pronta a ripartire. In questo caso il mandato finirà nel 2020 dato che ai cinque anni canonici se ne erano aggiunti due per sostituire Gianpiero Passamani che nel 2014 era stato eletto nel consiglio provinciale, terminando ante tempus la sua legislatura.
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Trofeo Casse Rurali ad Angela Mattewi
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Trai» • _ svanì atleti trentini che si sono messi in luce nei corso delia stagione. I primi a salire sul podio e ricevere gli applausi della tribuna sono stati Giovanni Gatto e Angela Mattewi (nella foto). Il trevigiano tesserato per la Quercia, protagonista pochi minuti prima della premiazione dei 1500 under 23, il mese scorso ha conquistato il sesto posto nei 3000 siepi ai mondiali under 20 di Tarn pere; da parte sua la cembrana ha sin qua disputato una stagione da sogno culminata col titolo europeo di corsa in montagna ottenuto domenica 1 luglio a Skopje. Più tardi è stato il turno del valsuganotto Aldo Andrei, unico trentino agli europei under 18 di Kyorin Ungheria e medaglia d'argento nella marcia e di Isabel Mattuzzi, sugli allori per la partecipazione ai 3009 siepi ai recenti europei di Berlino. Infine, poco dopo il termine della fatica, la meritata ovazione per Vernasi crippa, ringraziato per la medaglia di bronzo all'Olympiastadion berlinese. Cpa.t.)
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Rossi: «Gli ex alleati muti su Salvini In Trentino non ce malgoverno»
TRENTO Ugo Rossi è ormai chiuso nel bunker del Patt. Chi, in questi giorni travagliati, ha avuto modo di parlargli riferisce di una persona determinata a lasciarsi tutto alle spalle: centrosinistra, partito di raccolta, tradimenti personali, speranze di rilancio della coalizione e ambizioni di governo. L'opposizione come strada segnata, la volontà ferma di portare il Patt alla corsa solitaria, costi quel che costi. Di fronte al silenzio assordante che ha accolto Matteo Salvini in Trentino, però, Rossi torna a parlare «da semplice cittadino e da rappresentante delle istituzioni trentine».
Presidente, il centrosinistra autonomista non esiste più? La vittoria del centrodestra è ormai scontata?
«Di questo non parlo. Mi sembra che ci sia già abbastanza gente che se ne occupa. Sono sei mesi che il centrosinistra parla di tavoli, di perimetri valoriali, di discontinuità, di assetti coalizionali, di rinnovamento. Poi un giorno in Trentino arriva il ministro Matteo Salvini, parla di una terra mal amministrata da conquistare e nessuno dice una parola. Evidentemente "l'ondata leghista" che più volte ho sentito dire che bisognava fermare la si ferma con un tavolo, un perimetro valoriale, un nuovo assetto coali-zionale».
Si è sentito offeso dalle parole di Salvini?
«Personalmente no, figuriamoci. La campagna elettorale è cominciata, è giusto e sotto alcuni aspetti doveroso che sia così. Solamente, con grande rispetto per la carica che riveste e con altrettanta umiltà, vorrei suggerire al ministro linguaggi e toni diversi».
A cosa si riferisce? «A due sue affermazioni.
Ha detto "ci prenderemo il Trentino". Non è così. Non escludo, intendiamoci, che la Lega possa vincere le elezioni, ma il Trentino non è una terra da conquistare, la prima guerra mondiale è finita un secolo fa. C'è una terra da governare, da amministrare con equilibrio e senso di respon
sabilità». La seconda affermazione? «Ho letto sul vostro giorna
le che il Trentino sarebbe una terra mal amministrata. È curioso perché, mentre il ministro Salvini diceva queste cose, io mi trovavo a Rimini al meeting di CI insieme a tre governatori del centrodestra, di cui due della Lega (il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimo Fedriga, il presi-
La wicencla
• Il voto dell'assemblea del Pd e il lungo logoramento da parte dell'Upt hanno messo fine alle ambizioni di conferma a candidato presidente di Ugo Rossi
• Il governatore non ha ancora commentato, se non con poche frasi, quanto successo alla sua maggioranza
• Ieri è intervenuto per replicare a Matteo Salvini facendo notare polemicament e come la sua ormai ex maggioranza sia tanto presa nel discutere di tavoli e assetti che nessuno ha ancora risposto agli attacchi della Lega
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Ianeselli rifiuta «Pd, non condivido la linea prevalsa Rotta la coalizione»
TRENTO «Non me la sento e non posso». Franco Ianeselli, segretario della Cgil del Trentino, con un lungo post su Facebook chiude definitivamente la porta ad una sua candidatura alle prossime provinciali. Una richiesta giunta in particolare dalla cosiddetta «ala governativa» del Pd, che dopo il niet a Ugo Rossi in questi giorni ha lavorato sottotraccia — o quasi — per ricercare un nome nuovo da proporre a quel che resta del tavolo di coalizione.
Ianeselli ha sciolto ieri la riserva, con una lunga riflessione nella quale non mancano alcune stilettate al «fan-ta-candidato» Paolo Ghezzi. Il segretario della Cgil pone due nodi a questo punto impossibili da sciogliere: «Non me la sento — scrive — perché mi trovo in dissenso con la linea che è prevalsa per pochi voti nel Partito Democratico del Trentino, che ha portato alla rapida dissoluzione della coalizione di centrosinistra autonomista. Le maggioranze si rispettano e chi vince si deve assumere le responsabilità delle decisioni prese». Il secondo riguarda invece il suo ruolo attuale: «Non posso. Perché vedo grande come una casa il rischio che questa spirale autodistruttiva arrivi a contaminare anche la Cgil. Una Cgil trentina che in questi anni difficili ha saputo essere radicata nella società, autorevole nei confronti di ogni interlocutore, responsabile nelle scelte assunte nell'interesse della nostra comunità. Preservare oggi questo patrimonio dalla malattia che sta avvolgendo una parte della politica trentina — aggiunge ancora — è il miglior contributo che noi possiamo dare per una sua prossima guarigione».
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Che i timori del segretario della Cgil riguardino una certa inclinazione al masochismo di tutto il centrosinistra emerge a più riprese nel suo post: «La spirale autodistruttiva costruita dai protagonisti del cen
trosinistra autonomista — vecchi, nuovi o sedicenti tali — sembra davvero inarrestabile. E mi pare importante che si stia creando un movimento composito che cerca disperatamente di riconnettere, di ritrovare qualche spiraglio di dialogo tra partiti e culture che hanno governato la comunità trentina in questi anni difficili. Avrei forse dovuto dire, retoricamente, "movimento dal basso", per contrapporlo ai politici di professione, tutti ugualmente brutti e cattivi». E qui arriva la stoccata all'ex direttore de L'Adige: «Mi è stato spiegato infatti in questi giorni che se ci si camuffa abilmente nella parte di "semplice cittadino" si pensa di poter vincere. Questo è lo spirito dei tempi. Ma nessuno mi obbliga ad assecondarlo», chiosa. «È importante che si stia ricreando un movimento di persone che provano a essere responsabili. O meglio, visti i tempi, che provano a ritrovare almeno un "minimo sindacale" di responsabilità. Sento di farne parte e proverò a dare il mio contributo, alle condizioni e nei limiti concessi dal ruolo che ricopro nel sindacato».
Valentina Leone © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Upt nel caos, e è chi vuole la resa a Daldoss Fravezzi fa appello all'unità: «Dobbiamo essere responsabili». Torna in pole Tonini
TRENTO Mentre in casa centrodestra ieri mattina si teneva il primo tavolo ufficiale di coalizione, sul fronte centrosinistra sembra regnare il caos più totale.
Il Patt appare al momento irrecuperabile, mentre il Pd deve registrare il «no, grazie» di Franco laneselli. Su quale nome si orienteranno, a questo punto, i dem? C'è sempre l'ex direttore de L'Adige Paolo Ghezzi, che però ha già dovuto registrare qualche frizione con i suoi stessi sostenitori della prima ora, infastiditi per l'interesse verso Carlo Daldoss.
Non va meglio in casa Upt,
L'ipotesi Neil' Unione si stava valutando il nome di laneselli
dove l'ex assessore della giunta Rossi gode di un certo gradimento: qualcuno, infatti, anche sulla scia della decisione del Patt, preme per piantare in asso il Pd e «consegnar si» a Daldoss. «Non c'è più tempo, cosa facciamo? Aspettiamo che i democratici discutano ancora giorni su un ulteriore nome per poi non decidere nulla?», si chiede uno degli «scissionisti».
La linea maggioritaria, al momento, sembra però quella di tenere unita la coalizione, costi quel che costi, «digerendo» eventualmente anche un nome più di area dem. Come laneselli, che pare stesse
riscuotendo un certo apprezzamento anche nell'Upt, e che però ha rifiutato. L'ipotesi di una «resa» ai civici, invece, sembra al momento improbabile: il rischio concreto, in fatti, è che con tutti i paletti posti da Daldoss si finisca per intraprendere una corsa molto solitaria, e probabilmente poco remunerativa in termini di voti.
«Vista la situazione, bisogna assolutamente creare le condizioni per un nuovo tavolo, c'è un mandato che ci chiede di ricompattarci»,spiega l'ex senatore e sindaco di Dro Vittorio Fravezzi. «Tra i cittadini c'è un forte sentimento di
preoccupazione, e da parte nostra serve un minimo di responsabilità». Tradotto: la legge elettorale non premia le imprese solitarie, una frammentazione sarebbe un ulte rio re punto a favore per il centrodestra.
Per questa settimana non sono in calendario appuntamenti ufficiali, ma le telefonate e gli incontri informali si susseguono, anche perché a questo punto uno dei nomi «papabili» potrebbe essere Giorgio Tonini, ultimo estremo tentativo di riconquistare il Patt.
V.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dalle mele anti-allergie ai cereali «antichi» BOLZANO Studiare come curare l'allergia alla betulla con una terapia a base di mele e come dare nuova vita a vecchie varietà locali di cereali non più coltivate. Questi sono due dei tantissimi progetti in corso al Centro di Sperimentazione Laimburg di cui si è parlato ieri durante la conferenza stampa di presentazione del report biennale del Centro.
La pubblicazione, dedicata a illustrare le attività di ricerca e sperimentazione in campo agroalimentare svolte nel 2016 e nel 2017 e i relativi risultati, è indirizzata sia agli specialisti che a tutti coloro che si interessano di agricoltura e trasformazione alimentare.
Molti progetti del Centro sono finalizzati a migliorare e rendere più sostenibile il mestiere di chi lavora nei campi o con gli alimenti, ma molti altri sono indirizzati a tutti.
Dei 350 progetti di ricerca e sperimentazione portati avanti ogni anno dagli oltre 150 collaboratori del centro, AppleCare Italia-Austria (In-terreg V-A) per esempio, è
volto ad aiutare chi soffre di allergia al polline di betulla.
Il progetto studia se e come sia possibile curare questo tipo di allergia mangiando mele. Forse, nel prossimo futuro, potranno esserci buone notizie per le persone che soffrono di questo disturbo. Il Centro Laimburg e l'azienda sanitaria dell'Alto Adige collabo
rano con partner del Tirolo del Nord all'elaborazione di una terapia contro gli effetti dell'allergia prevede un consumo regolato di mele. Gli allergeni della betulla e della mela presentano infatti forti omologie e causano nel sistema immunitario dell'uomo una reazione incrociata.
«Se il nostro approccio trova riscontro, a questi pazienti potrebbe essere messa a disposizione un'alternativa all'immunoterapia di facile applicabilità, che non necessita di alcuna prescrizione medica e il cui costo è contenuto», ha spiegato il responsabile del settore Genomica Applicata e Biologia Molecolare Thomas Letschka, che coordina il progetto.
I pazienti eviterebbero così di dover assumere l'allergene in forma di preparato sintetico per diversi anni al fine di abituare il proprio sistema
immunitario e potrebbero semplicemente mangiare la una quantità e una tipologia specifica di mela ogni giorno, come indicato dalla terapia.
Altro progetto interessante in fase di elaborazione al Centro Laimburg - e utile tra gli altri a chi deve seguire una dieta senza glutine ed è sempre alla ricerca di nuovi cereali - è quello dedicato a riscoprire e ridiffondere qualità di cereali antiche e non più coltivate in Alto Adige.
Le varietà locali, tradizionali, che si sono adeguate alle condizioni di coltivazione
della loro regione di origine, rappresentano un'eredità "viva" naturale e culturale. In Alto Adige sono già 81 le vecchie varietà non più coltivate. Per salvare questo materiale di grande valore, i ricercatori del Centro curano da decenni una raccolta delle varietà locali.
Per quanto riguarda i cereali, fino al 2016 è stata assicurata la sopravvivenza a 147 varietà locali altoatesine. Per ciascuna di esse sono state raccolte ed inserite in una banca-dati le informazioni più importanti riguardanti la loro origine, l'utilizzo tradizionale ed eventuali fotografie.
Per garantire il più a lungo possibile la germinabilità è necessario cha la conservazione della semente avvenga in modo appropriato. Negli ultimi anni, il Centro di Sperimentazione ha descritto dal punto di vista agronomico e qualitativo varietà locali di segale, farro e grano saraceno, al fine di definire i parametri per un loro rinnovato utilizzo.
Anna Saccoccio ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il no di Ianesellì: «Vedo spirale autodistruttiva»
I TRENTO
Dice no a chi gli chiede di candidarsi e la sua motivazione è una Polaroid impietosa del centrosinistra trentino: «La spirale autodistruttiva costruita dai protagonisti del centrosinistra autonomista - vecchi, nuovi o sedicenti tali - sembra davvero inarrestabile. Non posso. Perché vedo grande come una casa il rischio che questa spirale autodistruttiva arrivi a contaminare anche la Cgil» fa sapere il segretario generale del sindacato in questione.
Ianesellì, nome che si era fatto mesi orsono come possibile candidato presidente, era tornato carsico sino a quando, ad inizio settimana, era rìemerso nei pensieri e nei progetti di esponenti del Pd e non solo. Ma la roulette russa di un'Assemblea dei Dm oramai fuori da ogni controllo ha fatto piazza pulita dei dubbi di Ianesellì: «Mi trovo in dissenso con la linea che è prevalsa per pochi voti nel Partito Democratico del Trentino, che ha portato alla rapida dissoluzione della coalizione di centrosinistra autonomista. Le maggioranze si rispettano e chi vince si deve assumere le responsabilità delle decisioni prese. É comunque importante che si stia creando un movimento composito che cerca disperatamente di riconnettere, di ritrovare qualche spiraglio di dialogo tra partiti e culture che hanno governato la
comunità trentina in questi anni difficili. Avrei forse dovuto dire, retoricamente, "movimento dal basso", per contrapporlo ai politici di professione, tutti ugualmente brutti e cattivi. Mi è stato spiegato infatti in questi giorni che se ci si camuffa abilmente nella parte di "semplice cittadino" si pensa di poter vincere. Questo è lo spìrito dei tempi. Ma nessuno mi obbliga ad assecondarlo» chiude Ianesellì.
La replica di chi si sente chiamato in causa dal segretario della Cgil non sì fa attendere. Ecco Piergiorgio Cattani: «Mi sorprende la violenza dì cui sono fatti oggetto quanti sostenevano una discontinuità rispetto alla riconferma della candidatura dì Ugo Rossi al
la presidenza della Provincia. Come se noi avessimo distrutto il centrosinistra autonomista in nome chissà di che cosa. Si dà il caso che noi siamo, nella maggior parte, cittadini comuni con le proprie idee che fino a prova contraria sono legittime in democrazia. E' stato il Patt a rompere il centrosinistra autonomista e a favorire la destra. Con che coraggio ci chiedete dì sostenere una coalizione a guida Patt quando quello stesso partito, non più tardi dell'altro giorno, era pronto a dialogare con la Lega. Ricordo che è stato un assessore, Carlo Daldoss, nominato da Ugo Rossi, ad andarsene per primo?». «Ricordo che nel mezzo di un'inconcludenza di mesi la proposta dì Paolo Ghezzi ha rivitalizzato l'entusiasmo dì tantissimi cittadini che poi sono quelli che votano e che possono battere la Lega. Non le nomenclature. Ricordo che questo movimento è stato dapprima irrìso, poi osteggiato, poi blandito perché si vedeva che poteva essere utile. Ricordo infine che la coalizione sì è spaccata non sul nome di Ghezzi che in realtà non è mai stato preso in considerazione. Siamo in tempo per ravvederci, invece dì accusare. Siamo in tempo per mettere in piedi una coalizione che può vincere» chiude Cattani. Ghezzi da parte sua lancia in tv segnali di collaborazione a Carlo Daldoss che, se dovesse rifiutare ì partiti, potrebbe dialogare con movi-menticome il suo. (g.t.)
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A MASO MA1ANO OLTRE 100 AGRICOLTORI
Alla Fem si sperimentano i meleti «sostenibili» di Carlo Bridi I CLES
Nella parte bassa della Valle di Non è iniziato il raccolto delle Gala, molto belle e di quantità abbondante, «come la Fuij che è nel suo anno record, per la valle, o come la Renetta Canada e tutte le nuove varietà esclusa la Golden Delicius». Così Pio Lorenzetti, già dirigente dell'Ufficio Agricoltura di Cles. L'unico problema è la grandine che, a zone, ha colpito anche quest'anno la valle pur senza fare i disastri degli scorsi anni. Un forte impegno sollecitato da Melinda è rivolto alla frutticoltura biologica, che quest'anno avrà una produzione superiore alle previsioni. «Certo -conclude Loren-zetti- il limite per il suo sviluppo è dato dalla deriva dei piccoli appezzamenti confinanti. Per questo è auspicabile che si arrivi a creare delle zone omogenee, come sembra si stia pensando sia a Nanno che a Tuenno». In questo contesto il ruolo della ricerca e sperimentazione della Fem è strategico, a supporto di una frutticoltura di montagna sostenibile. Lo stato della ricerca è stato presentato ieri all'Azienda Sperimentale di Maso Maiano. L'altro ieri, a Denno, si sono visitate le prove dimostrative sul meleto Pedonabile e Sostenibile. Un progetto voluto da Melinda, in funzione di una sensibilizzazione dei frutticoitori nonesi, sul tema della sostenibilità. Ad aprire ambedue gli
Sala, iniziata la raccolta
incontri, il presidente della Fem, Andrea Segré, che ha ricordato come si vada a chiudere un mese d'agosto molto intenso per la Fondazione. «L'azienda di Maso Maiano è il punto di riferimento per la sperimentazione delle più avanzate tecniche agronomiche e per le innovazioni scientifiche, nella frutticoltura di mezza montagna. Qui vengono messe in pratica le ricerche sviluppate nei laboratori della Fem ma anche ciò che viene studiato dagli scienziati di tutto il mondo. Nella frutticoltura abbiamo un notevole know-how, con il quale vogliamo valorizzare il territorio frutticolo in un contesto globale» ha affermato Segré. Il direttore generale della Fem, Sergio Me-napace, ha sottolineato come il progetto di ricerca sia inseri
to in un contesto di grande attenzione degli enti locali e della cooperazione agricola.
Fra i temi presentati, sicuramente quelli dell'allevamento a parete stretta, presentato da Alberto Dorigoni, ha creato molto interesse. Per la sua praticità e resa siamo nell'ordine 7- 800 quintali, garantisce maggiore accessibilità da parte dei produttori, permette di costruire i trattamenti senza l'uso della ventola con una forte riduzione della deriva. Grazie all'uso delle reti polifunzionali, si arriva a diradare i frutti, e si difendono le piante dalla carpocapsa. I moderni impianti a Guyot su piante multiasse permettono anche di ottenere frutteti in parete pedonabile, con raccolta a mano, ma le prove hanno dimostrato che, coprendo la fila con rete antipioggia, è possibile evitare i trattamenti contro la ticchiola-tura. Prospettive interessanti vengono anche dalle nuove varietà resistenti presenti in azienda, che hanno dimostrato la loro validità, come ha illustrato il responsabile del progetto Pierluigi Magnago, mentre la difesa contro la ticchiola-tura ha affermato Luisa Matte-di, si è dimostrata valida con l'uso di rame e di polisolfuro a bassa dose. Una novità interessante è stata presentata dal tecnico Paolo Tait, a margine della mattinata, che da anni sta dimostrando come la ticchiola-tura si possa controllare meglio con l'uso oculato dell'irrigazione.
Maxi parrocchie: ceco i nuovi incarichi
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Bce fiduciosa sull'inflazione «La crescita e ampia e solida» Sui prezzi Francoforte vede vicino il livello del 2% LUCA MAZZA
w nche se le minacce (soprattutto quella com-À Jì| merciale ili realtà) non mancano né vengono v Ts sottovalutate, la "bilancia" della Bce pende decisamente dalla parte dell'ottimismo. Con gli aspetti positivi che superano di gran lunga i pericoli già in corso o all'orizzonte. Ecco perché dal resoconto dell'ultimo consiglio direttivo dell'istituto centrale di Francoforte del 26 luglio emerge un quadro abbastanza rassicurante. Innanzitutto, si rafforza la fiducia di un ritorno dell'inflazione su livelli coerenti con il target del 2%, mentre - a livello macro economico -l'economia dell'area dell'euro prosegue su un percorso di crescita solida e generalizzata, anche se «permangono notevoli incertezze connesse a fattori di carattere globale», in particolare alla minaccia del protezionismo. Nel minute della riunione del massimo organismo della Bce che ha preceduto la pausa agostana sì conferma che «le dinamiche inflazionistiche hanno guadagnato slancio» anche se la maggior parte della crescita dei prezzi è ancora legata alle dinamiche dei prodotti energetici. L'Eurotower, dunque, prevede che la convergenza dell'inflazione a livelli inferiori, ma prossimi al 2% a medio termine, «continuerà nel periodo avenire». Un ottimismo figliodi di
versi elementi, a partire dall'aumento dei salari. Certo, lo "spettro dazi" esiste e non si può ignorare. «Le incertezze collegate ai fattori globali restano predominanti, soprattutto per quanto riguarda la minaccia di un protezionismo e ì rischi derivanti da un intensificarsi delle tensioni commerciali», si legge nel documento. Nell'ultima riunione del direttivo Bce so-
Nel verbale del consiglio di fine luglio segnali di ottimismo. Intanto il
presidente della Bundesbank Weidmann non esclude «una maggiore condivisione dei rischi fra Stati se si cede sovranità»
no state analizzate le ultime puntate della guerra commerciale: «Le tensioni potrebbero provocare un calo di fìducianell'economia mondiale, in aggiunta ad altri effetti causati dall'imposizione di dazi». Gli esponenti del Consiglio direttivo della Bce «hanno ampiamente espresso soddisfazione» nel vedere
che le decisioni di politica monetaria, annunciate nella riunione di giugno, «sono state ben accolte dai mercati», si evince dallalettura dei verbali dev'ultimo mee-tiirg. «Le nostre linee guida sul futuro andamento dei tassi di interesse sono stati efficaci nell'allfneare le o-pinioni dei mercati sull'evoluzione dei tassi con le a-spettative del Consiglio direttivo». Nel frattempo però dalla Germania continua il pressing per operare una svolta in linea con quanto già iniziato negli Usa dalla Fed. «È tempo di uscire dalla politica molto espansiva e dalle misure straordinarie, soprattutto prendendo in considerazione i possibili effetti collaterali», ha affermato il capo della Bundesbank, Jens Weidmann. Il presidente della banca centrale tedesca ha aggiunto di «non escludere generalmente una maggiore condivisione dei rischi fra gli Stati membri, ma chi esplicitamente si esprime a favore della condivisione dei rischi deve anche essere pronto a cedere più sovranità giuridica ai livelli europei». Angela Merkel nel frattempo nega di aver preso una decisione su chi vorrebbe indicare come successore di Mario Draghi alla guida della Bce. Secondo indiscrezioni di stampa tedesca, tuttavia, la cancelliera punterebbe più ad avere un presidente tedesco della Commissione europea che Weidmann alla guida dell'Euro tower.
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VIGILANZA BCE
Angeloni: lo spread alto pesa su credito e ripresa
Spread e protezionismo sono i due pericoli per la crescita economica dell'Italia, una crescita già fragile di suo, tanto da indurre l'agenzia di rating Mo-ody.'.s a ribassare le stime sul Pil. È quanto emerge da un'intervista rilasciata da Ignazio Angeloni a
. Euromoney lo scorso 8 agosto e pubblicata ieri insieme ai verbali dell'ultimo direttivo della Bce. «Le banche italiane - ha detto il membro del board della Vigilanza della Bce - con lo spread a 250 punti base - hanno sofferto sui mercati e le perdite subite sui titoli di
•|É Stato hanno eroso il loro capitale di barn se». Secondo Angeloni «ad oggi lo
shock negativo è stato assorbito senza avere un impatto sui costi e l'erogazione del credito, ma è improbabile che ciò possa continuare se lo spread aumenta ancora». Inoltre «una stretta sul credito metterebbe a repentaglio la ri
presa, già fragile per altri motivi». «Le banche italiane - ha aggiunto Angeloni - stan
no meglio rispetto a 2-3 anni fa: sono più solide, meglio capitalizzate e più forti sul fronte degli asset. Sarebbe una delusione e preoccupante - ha aggiunto - se tali progressi fossero messi in pericolo».
—R.Fi.
Board della Vigilanza Bce. Ignazio Angeloni: timori sull'impatto dello spread
: RIPRODuZiONE RISERVATA
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Ianeselli dice «no» al centrosinistra FRANCO GOTTARDI
Non sarà Franco Ianeselli il candidato presidente di quel che resta del centrosinistra. Il segretario della Cgil, evocato anche se mai nominato martedì sera in occasione dell'assemblea del Pd come possibile figura unitaria da proporre ai tavolo, si è detto indisponibile. Lo ha fatto con una lettera aperta postata ieri pomeriggio su Facebo-,ok. Due sostanzialmente le ragioni che 10 hanno spinto al rifiuto: la convinzione che la linea della discontinuità sposata dal Pd sia stato un errore e il timore di coinvolgere il sindacato in una «spirale autodistruttiva». 11 nome di Ianeselli era già emerso qualche mese fa, all'indomani della Capo-
retto elettorale delle politiche, ma l'idea era stata soffocata dalle indecisioni dei democratici. Oggi il tentativo di rilanciarlo risulta tardivo. «Nei giorni scorsi - scrive il sindacalista - ho ricevuto diverse richieste da attivisti di base, da cittadini preoccupati e da esponenti politici, per una disponibilità a candidarmi. Di solito si dice "non me lo aspettavo". In realtà pensavo che queste forti sollecitazioni sarebbero arrivate». Ma sono appunto tardive, e qui arriva l'affondo nei confronti della coalizione che pure Ianeselli spera ancora possa avere un ruolo di governo. «La spirale autodistruttiva costruita dai protagonisti del centrosinistra autonomista vecchi, nuovi o
sedicenti tali sembra davvero inarrestabile. E mi pare importante che si stia creando un movimento composito che cerca disperatamente di riconnettere, di ritrovare qualche spiraglio di dialogo tra partiti e culture che hanno governato la comunità trentina in questi anni difficili». Ianeselli conferma comunque i suoi sentimenti di appartenenza e vicinanza al centrosinistra e assicura la volontà di dare il suo contributo «alle condizioni e nei limiti concessi dal ruolo» che ricopre nel sindacato. Ma non come candidato presidente: «Oggi - scrive - non me la sento e non posso. Non me la sento. Perché mi trovo in dissenso con la linea che è prevalsa per pochi voti nel Partito Democratico del Trentino, che ha portato alla rapida dissoluzione della coalizione di centrosinistra autonomista. Le maggioranze si rispettano e chi vince si deve assumere le responsabilità delle decisioni prese. Non posso. Perché vedo grande come una casa il rischio che questa spirale autodistruttiva arrivi a contaminare anche la Cgil». Dispiaciuta per le parole di Ianeselli l'assessora provinciale dem all'Università Sara Ferrari è invece convinta che il «percorso di innovazione e rinnovamento» all'interno di una coalizione magari allargata ai civici avviato dal Pd abbia ancora possibilità di successo. Anche dopo le parole di netta chiusura alle vecchie sigle di partito pronunciate da Francesco Valduga: «Il fatto che i civici abbiano indicato Dal-doss come candidato presidente, persona che ha sempre fatto parte della nostra coalizione, lo considero un se
gnale per una scelta di campo. Valduga non ama i simboli dei partiti? Ma non è su quelli che ci si allea ma su valori. Io credo ancora nella possibilità di un dialogo fruttuoso e utile per una alleanza allargata». Una speranza che non ha completamente perso neanche l'Upt, o almeno la parte rappresentata da Vittorio Fra-vezzi. «Ritenere si essere autosufficienti da parte dei Civici - dice - mi sembra un po' velleitario. Noi abbiamo il mandato di ricercare un'alleanza allargata che dovrebbe essere fatta sulle grandi questioni di contenuto, con il contributo di tutti, compresi i partiti che hanno una grande storia e tradizione alle spalle. Non credo che in questa fase sia questo il problema». Quanto alla possibilità che una parte del suo p a r t i t o d e c i d a alla fine di l a sc ia re il centrosinistra autonomista per unirsi con Valduga & C. l'ex senatore è convinto che non sia un pericolo reale: «Noi ci chiamiamo Unione e abbiamo cercato in tutti questi mesi di allargare il significato di questo vocabolo in senso complessivo. Abbiamo il mandato per perseguire questo allargamento e non credo che oggi fughe solitarie siano sensate. Abbiamo sempre detto che bisognava partire da quanto c'era per creare qualcosa di nuovo». Anche la scelta del Patt di chiudere i ponti dopo il «no» alla riconferma di Rossi non va considerata secondo Fravezzi irreversibile: «È giusto che le singole forze avanzino i loro nomi, anche come possibile soluzione di mediazione. L'importante è che non prevalga la logica delle pregiudiziali, che rischiano solo di portarci in un vicolo cieco».
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Oltre 200 migranti «fantasma »
FRANCESCO TERRERI
Da gennaio a oggi sono arrivati in Trentino 122 immigrati che hanno fatto richiesta di asilo o protezione internazionale. Si tratta di persone arrivate in Italia attraverso la via del Mediterraneo, da sempre pericolosa e oggi pressoché chiusa per decisione del governo di Giuseppe Conte. D'altra parte i migranti usciti dal Trentino sono, nello s tesso periodo, 280, più del doppio, e quindi i richiedenti asilo nel sistema di accoglienza gestito dal Cinformi continuano a calare: al 20 agosto sono 1.494, per due terzi africani, il 10% in meno di inizio anno quando erano 1.666. Ma in Trentino sono arrivati altri 200 migranti via
terra, anch'essi richiedenti asilo ma praticamente «fantasma». Sono persone spesso senza dimora, costretti a dormire sulle panchine, nei parchi o sotto i ponti e a ottenere un pasto caldo al Punto d'Incontro di via Travai. Provengono in qualche caso dalla via Balcanica ma per lo più dai Paesi del Nord Euro
pa, in primo luogo la Germania. Sono in gran parte pakistani, nonché afgani o bangladeshi, già rifugiati in Germania, dove hanno lavorato e imparato la lingua. Ma il governo di Angela Merkel, pressato dalla protesta anti immigrazione, ha deciso che il Pakistan non è più un Paese a rischio, anche se lì minoranze religiose come i cristiani subiscono aggressioni e violenze da parte del fondamentalismo islamista. Nel caso del Bangladesh, sono spesso lavoratori già emigrati anni fa in Medio Oriente o in Libia, dove lavoravano nell'edilizia o nell'industria petrolifera, e ora migranti per la seconda volta da zone diventate di guerra. Questi nuovi profughi non rientrano però automaticamente nel sistema dell'accoglienza, tanto che i presidenti di Trento e Bolzano Ugo Rossi e Arno Kom-patscher, insieme alla Conferenza delle Regioni, hanno chiesto al governo di considerare i richiedenti via terra alla stessa stregua di quelli via mare. Da Roma, per ora, nessuna risposta.
Intanto i tempi anche solo per il permesso di soggiorno provvisorio sono molto lunghi: quattro-cinque mesi. «I quattro migranti che sono arrivati da noi ieri hanno ottenuto l'appuntamento in Questura nel gennaio 2019» dicono Milena Berlanda, direttore, e Giorgio Vigano, già consigliere provinciale e oggi operatore del Punto d'Incontro,
mentre in via Travai si prepara il pasto di mezzogiorno per oltre un centinaio di persone senza fissa dimora, tra cui una ventina di trentini, altrettanti di altre regioni italiane e diversi richiedenti asilo «fantasma». «Da inizio anno da noi ne sono arrivati 132 su 305 nuovi arrivi di tutti i tipi - spiegano Berlanda e Vigano - Di essi, 118 sono pakistani, quasi tutti provenienti dalla Germania. Conoscono bene il tedesco, hanno lavorato nella ristorazione ma anche in campagna, in agricoltura. Tra loro trovi pure laureati. Vanno subito al Cinformi e poi chiedono l'appuntamento in Questura per formalizzare la richiesta di protezione internazionale. Ma i tempi sono molto lunghi e nel
frattempo vivono in una sorta di limbo». I numeri sono confermati dal Cinformi. «Sono venuti a chiedere informazioni in 40 ad agosto, 50 a luglio, una trentina a giugno e maggio» snocciola i dati il coordinatore Pierluigi La Spada. Circa 150 in quattro mesi, che porta la stima da inizio anno, appunto, a più di 200. «Non hanno una condizione giuridica tale da poter essere inseriti nel sistema dell'accoglienza fino a quando non l'autorizza il governo - puntualizza La Spada - Alcuni nel frattempo vengono inseriti, altri vanno via». Al Punto d'Incontro, infatti, oggi sono 81 i richiedenti protezione internazionale che usufruiscono dei servizi per senza fissa dimora. «Vorrebbero lavorare -sottolinea Vigano - Appena hanno un permesso provvisorio li trovi in bici a distribuire volantini o nelle serre. Molti intanto vanno in biblioteca a imparare 'l'italiano. Ma ai più tocca fare vita di strada, dormire sulle panchine e quando farà freddo chiedere ospitalità nei ricoveri».
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CJnfòrmi 1 Importi lievitati nell'anno del boom degli arrivi. Oggi i migranti ospitati sono scesi sotto la soglia delle 1.500 unità
Nel 2017 spesi per l'accoglienza 17,7 milioni ANDREA BERGAMO
Trentatré euro netti a] giorno per l'accoglienza di ogni migrante in Trentino. Nel 2017 - anno del boom di presenze dei profughi, arrivati fino a quota 1.800 unità nel corso dell'estate - è stata raggiunta la spesa record di 17,7 milioni di euro. Un importo ricompreso nelle risorse che lo Stato trasferisce a Piazza Dante per ogni richiedente asilo e che non sono inserite nel bilancio provinciale. L'anno precedente ci si era fermati a 11,1 milioni di euro e nel 2015 a 4,7 milioni. La rendicontazione da parte del Cin-formi e del dipartimento Solidarietà sociale è attualmente in corso, anche perché non tutti i fornitori hanno ancora presentato la documentazione fiscale. In ogni caso, alla luce del calo dei migranti accolti nelle strutture distribuite sul territorio provinciale- secondo la logica dei piccoli nuclei - gli importi sembrano destinati a ridursi nuovamente. L'ultimo report pubbli
cato dal Cinformi (aggiornato al 20 agosto) mette in luce come i richiedenti asilo accolti siano scesi sotto la soglia delle 1.500 unità. Per la precisione oggi sono 1.494, mentre il primo gennaio
scorso erano 1.666. A partire da inizio anno - mese dopo mese - le uscite hanno sempre superato (e di molto) gli arrivi, ridotti a poche unità. Guardando nello specifico alle presen
ze annue, nel 2016 si erano registrati 349.916 «pernottamenti», che erano poi cresciuti fino ai 536.426 nel 2017. 133 euro giornalieri a testa di cui abbiamo scritto, comprendono tutte le spese sostenute. Il pocket money (ossia l'importo messo mensilmente a disposizione delle persone accolte) ammonta a 2,50 euro al giorno per i singoli profughi, ma si riduce proporzional-rnente per i nuclei familiari più numerosi. C'è poi la tessera alimentare assegnata a quanti vivono in appartamento (5 euro al giorno). L'ultimo «bilancio» completo del progetto accoglienza risale al 2016 ed emerge come ìa voce relativa a «vitto, abbigliamento, igiene personale, assistenza all'infanzia e materiale ludico» sia quella più consistente (all'epioca era pari a 3,4 milioni di euro); seguono le consulenze occasionali per orientamento e assistenza sociale (1,5 milioni), le spese di t rasporto urbano ed extra-urbano (1 milione), i pocket money (697mila euro) e le spese per l ' integrazione (657mila euro).
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Più di metà dei richiedenti asilo ha trovato un'occupazione Lavori stagionane a termine nella ristorazione e nelle campagne
FRANCESCO TERRERI
twitter: ©fterreri
Dei 1.494 richiedenti asilo ospitati nel sistema di accoglienza trentino, più della metà lavora o ha lavorato almeno per qualche periodo nell'ultimo anno. «In realtà quasi tutti - precisa Pierluigi La Spada, cooordinato-re del Cinformi, la struttura della Provincia che si occupa di immigrazione - Non solo perché promuoviamo molti tirocini formativi, ma anche perché tutti a rotazione sono impegnati nei lavori volontari presso le stesse strutture che li ospitano, dalla pulizia alla manutenzione, o in quelli organizzati d'intesa con gli enti locali». Siamo lontani, insomma, dall'immagine dei giovani nullafacenti che passano il tempo a girarsi i pollici. Anche se trovare lavoro non è facile, ancor meno avviare attività in proprio, come qualcuno vorrebbe fare, e le occupazioni sono per lo più a termine. Tecnicamente non ci sono ostacoli: dopo 60 giorni dalla domanda, i richiedenti asilo possono svolgere attività lavorativa. A Bolzano il tasso di occupazione è superiore (vedi sot-to), soprattutto perché in Alto Adige c'è meno disoccupazione in generale e le imprese hanno un maggiore fabbisogno di manodopera. Al 30 giugno il Cinformi ha rilevato tra i richiedenti asilo 260 occupati. Considerando la ro-
1 TIROCINI NEL 2017
L'anno scorso hanno frequentato
un tirocinio in azienda
2 3 9 richiedenti asilo
42%
Attività lavorativa nell'abbigliamento per la richiedente asilo a Baselga di Pine
LE ASSUNZIONI DOPO IL TIROCINIO
Tra i migranti che hanno frequentato
tirocini il 4 2 % ha trovato lavoro
generalmente a termine
tazione tra i vari lavori stagionali, si arriva nell'arco dell'anno a superare metà del totale. Il 47% degli occupati è nella ristorazione, il 16% nell'agricoltura, quota destinata a crescere in queste sett imane con la vendemmia e la raccolta delle mele,
il 14% nell'industria, il W% nei servizi, il 6% in aziende alimentari, il 4% nei servizi alla persona, il 3% nel commercio. «Va precisato però che il Cinformi non può mettersi a cercare lavoro per queste persone o per chiunque altro - rimarca La Spa
rla - Sarebbe intermediazione di manodopera, è vietata e noi non la facciamo. Noi facciamo formazione e orientamento, indirizzando poi i richiedenti asilo all'Agenzia del Lavoro o alle agenzie private accreditate. Contattiamo le aziende per i ti
rocini, svolti con regole molto rigide. Da essi più del 40% dei partecipanti trova un'occupazione, almeno a termine». Nel 2017 hanno concluso un tirocinio 182 migranti, mentre 57 attività formative erano ancora in corso al 31 dicembre, per un totale di 239 tirocinanti. «I giovani immigrati cercano tutto l'aiuto possibile - spiega Serena Naim della cooperativa Arcobaleno, che nell'ambito della rete dell'accoglienza si occupa di orientamento al lavoro - Noi facciamo formazióne, orientamento, supporto. Li aiutiamo a leggere gli annunci di lavoro, a preparare e mandare curriculum. Le assunzioni sono di solito a termine ma alcune diventano a tempo indeterminato. II problema è che molti di loro non hanno idea di come fare, non sanno dove cercare. Ci occupiamo anche dei prerequisiti lavorativi».
«Ci sono tra loro laureati, generalmente in materie scientifiche - prosegue Naim - Molti hanno competenze professionali, in qualche caso, come i saldatori, con tecniche diverse da quelle che si applicano qui. Ci viene spesso chiesto di avviare un'attività in proprio', ma se volessi aprire un negozio? Ci si scontra però con le n umerose formalità necessarie». 1 due terzi dei migranti presenti nelle strutture di accoglienza trentine proviene da Paesi africani, dove queste formalità non ci sono. Ma la spinta all'imprenditorialità c'è.
iù di metà dei richiedenti asilo ha trovato un'occupazione
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Valente (Caritas): forte richiesta dalle imprese
A Bolzano anche il 100% «Ho appena finito un giro nelle nostre strutture. Con le richieste per la raccolta in agricoltura, siamo quasi al 100% di migranti occupati. A Vipiteno, su 36 ospiti 32 stanno lavorando». Paolo Valente è il direttore della Caritas Diocesana di Bolzano, che conta 11 centri di accoglienza con 450 persone ospitate. Complessivamente l'Alto Adige Sùdtirol accoglie circa 1.600 richiedenti asilo in 25 strutture. «Le nostre strutture sono su tutto il territorio - precisa Valente - e vanno da 20 ospiti a 50-60». «Dopo il secondo mese, i richiedenti asilo possono lavorare - sostiene Valente -La ricerca di occupazione è un po' difficile, anche perché qui da noi occorre imparare due lingue, l'italiano e il tedesco. Tuttavia l'ambiente è in generale abbastanza favorevole perché in Alto Adige il tasso di disoccupazione è basso e quindi c'è più facilità di trovare un'assunzione». Secondo Valente, in media il 60% dei migranti in età da lavoro ospiti nelle strutture, escludendo cioè mamme con figli piccoli e minori, trova un'occupazione. «Non tutti un lavoro in senso stretto: il 36-37% sono contratti di lavoro, il resto tirocini e volontariato di pubblica utilità». In questo l'Alto Adige non sembra molto diverso dal Trentino (vedi sopra). La differenza la fa il clima economico generale, con la quasi piena occupazione e le carenze di manodopera nelle aziende.
Un'immigrata al lavoro nella raccolta delle mele
«Ho appena finito un giro nelle strutture. Con la raccolta in agricoltura in questo periodo siamo quasi al 100% di occupazione. Noi curiamo la preparazione all'attività lavorativa, con corsi di lingua e di formazione a volte organizzati dalla Provincia, altre volte da noi, con i nostri operatori o con i volontari». «Gli stessi cittadini si rivolgono alle nostre case -aggiunge Valente - Ad esempio, un contadino ha trovato cinque persone per la vendemmia. Abbiamo un rapporto col territorio e le imprese molto positivo che aiuta l'integrazione. Da noi il grosso dei richiedenti asilo sono africani, ma ci sono
anche afgani, pakistani, iracheni, in parte nel limbo perché vengono dalla Germania (vedi pagina a fianco). Parte delle persone è analfabeta, ma si richiede anche manodopera non specializzata». A proposito di Germania, lì per i profughi hanno puntato decisamente sul lavoro, anche perché c'è, appunto, forte richiesta dalle aziende. «In Austria invece, con cui siamo in contatto, i profughi non possono lavorare» osserva Valente. «Il problema può esserci all'uscita, quando il rifugiato lavora e quindi potrebbe permettersi di pagare l'affitto di un'abitazione ma a Bolzano è difficile trovare l'alloggio». F. Ter.
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Via della Terra, la rinascita è dal basso E considerata una delle vie dimenticate del centro. Semideserta e un po' decadente. Eppure via della Terra, per chi ci abita e lavora, ma anche per tutti quei turisti che capitano lì per caso, ha un fascino inesauribile. La popolazione è per la maggior parte composta da anziani e famiglie straniere, anche se qualche universitario e coppia giovane sono arrivati. Affitti alti, assenza di parcheggi, case Itea e appartamenti vetusti, decisamente impegnativi da rimettere in sesto, fotografano la situazione della parte alta del centro storico. Tra i portoni degli antichi palazzi e nelle corti interne stanno nascendo però dei microprogetti per rivitalizzare luoghi e relazioni. Al civico 49,
sede dell'associazione Atas, ieri pomeriggio un gruppetto di anziani si è trovato per il tè delle 15. «Si incontrano ogni giovedì per scambiarsi due chiacchiere. E uno spazio aperto a tutti», racconta Silvia Valduga di Atas che, assieme alle Politiche sociali del Comune, sta seguendo il progetto di welfare generativo a kmO «vitalNcen-
tro». «Siamo partiti ad inizio anno -spiega - e come prima fase abbiamo semplicemente cominciato ad incontrare e ascoltare chi vive e frequenta il quartiere: il parroco, la circoscrizione, le associazioni, i commercianti, le persone per strada. Abbiamo fatto anche un po' di porta a porta, per conoscere residenti storici e nuovi arrivati. L'idea di fondo? Quella di risvegliare l'attenzione verso chi vive a pochi metri di distanza, riattivando relazioni e senso d'appartenenza al quartiere». Appesa ad una parete una grande mappa del centro sulla quale con delle puntine colorate vengono indicate le famiglie già incontrate. «Altro che deserto, guarda quanta vita», aggiunge Silvia. Tante miscrostorie quotidiane, che avevano solo bisogno di contesti e occasioni per riscoprirsi, che ora s'intrecciano. Ecco che, quasi per magia, una giovane arpista ha suonato per gli anziani della via. Le giovani donne del Punto d'Approdo, di via Valbusa, hanno disegnato assieme a loro. E un'acquarellista ha raccontato i segretirieJla sua arte.Non solo.
Il parroco di San Marco ha organizzato una visita all'arcipretale. Sono stati lanciati dei laboratori per i bambini e anche una partecipatissima «caccia al particolare», con tanto di foto da spuntare nel momento in cui si scovavano gli stemmi, gli scorci e le statue del centro. «Uno dei residente più anziani proprio questa mattina (ieri per chi legge) ci ha chiesto come potrebbe rendersi utile e cosa noi avremmo potuto fare per lui - raccontano da via della Terra 49, dove è ospitata anche la mostra fotografica di Fulvio Fiorini «Omaggio al centro storico». Sono piccoli gesti, ma per il Comune, capofila del progetto sostenuto anche da Fondazione Caritro e Provincia «sono fondamentali per favorire il benessere e riqualificare in modo innovativo luoghi e relazioni». Al centro gli anziani: «Stiamo pensando, anche in collaborazione con l'Apsp Vannetti -spiega Federica Sartori, dirigente del Servizio politiche sociali - a formule nuove, come il badantato condiviso e il cohousing sociale, a sostegno della domiciliarità». T.G.
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Al parco Battisti: degustazioni, laboratori e animali da fattoria
Torna la «Fera de San Bartolamè» BRENTONICO - Domenica al parco Cesare Battisti si terrà la «Fera de San Bartolamè: al parco con gli animali, gli allevatori e i loro prodotti». La fiera, che tradizionalmente era quella dei maiali, si è sempre tenuta il giorno del patrono, fra gli altri, dei macellai e dei calzolai, dunque il 24 agosto. Da un paio d'anni è stata spostata alla domenica successiva, e vede la partecipazione di molti ambulanti al mercato che si tiene nelle vie del centro. Nel centralissimo parco «Palù» si terrà l'evento che vedrà protagonisti gli animali e gli allevatori e che quest'anno si fa ancora più ricco in quanto è stato inserito nel «Festival del buon latte Trentino - Latte in festa». Si tratta di una manifestazione
di carattere provinciale con nove appuntamenti in terra trentina, all'insegna dell'allevamento e dei prodotti lattiero - ca-seari. Sarà l'occasione per scoprire da vicino come nasce il formaggio, gustare il latte fresco trentino e i prodotti da esso derivati. Un ricco calendario di appuntamenti con la possibilità di acquistare i prodotti della terra nel piccolo mercatino contadino locale allestito per l'occasione. Protagonisti della giornata, capaci sempre di incantare soprattutto i bambini, saranno gli animali di diverse specie come le capre, i bovini, le galline e molti altri. Per i più piccoli sarà possibile cavalcare i pony e scoprire come, fra animale e uomo, possa nascere una pre
ziosa collaborazione nella gestione delle greggi. L'assessorato comunale al turismo e all'agricoltura sostiene la manifestazione anche perché rappresenta una sorta di «giornata dell'orgoglio contadino»: un'occasione per scoprire cosa c'è dietro «alle quinte», dentro al bicchiere di latte o al pezzo di formaggio che troviamo sulle nostre tavole; il tutto nella piena convinzione, come dice Brenda Schoepp, che «almeno una volta nella vita avrai bisogno di un medico, un avvocato, un poliziotto e perfino di un prete. Ma ogni giorno, tre volte al giorno, avrai bisogno di un contadino».
Progamma. Nel corso della mattinata. Battesimo della sella: cavalcate per i più piccoli con i
pony. Mattinata e primo pomeriggio. La magia del formaggio: dimostrazione di lavorazione del latte. Ore 11: conosciamo i nostri animali, presentazione degli animali e delle loro caratteristiche. Ore 11.30 e 14: la pecora dove la metto? dimostrazione con i cani da pastore. Per 1;utta la giornata degustazione di latte fresco e «Dal latte... al gelato»: il bar gelateria «Dal Ghingo» propone tanti gusti a base latte preparati con latte fresco a chilometri zero, burro e panna di malga locale. Alle 12.30 «11 pranzo del casaro»: gnocchi di malga e prodotti locali. Alle 15.30 «Come si fa il gelato?»: breve degustazione guidata di gelato artigianale. Partecipazione gratuita su prenotazione.
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Spiaggia, stavolta la spunta la «Lido» PAOLO LISERRE
p.liserre@ladige.it
La sensazione è che la partita sia appena iniziata e che se i presupposti non sono cambiati di una virgola rispetto al recente passato (e nulla fa pensare il contrario), l'appendice di tempi supplementari e «rigori» non ce la leva nessuno. La battaglia giudiziaria tra proprietà e società gestrice della Spiaggia degli Olivi ha registrato proprio ieri un secondo pronunciamento del tribunale di Rovereto che in questo caso (a differenza del primo) ha dato ragione alla «Lido Immobiliare spa», entità satellite di «Lido di Riva srl» controllata a maggioranza dal Comune di Riva.
L'ordinanza firmata dal giudice Riccardo Dies ha respinto il ricorso presentato da «Aspiol srl» (la società che gestisce la Spiaggia e che fa capo all 'imprenditore Dario Levi) volto ad inibire la Cassa Rurale Alto Garda al pagamento della fidejussione di 110.410 euro a favore di «Lido Immobiliare spa» e nel farlo, tra l'altro, ha condannato la società a pagare le spese legali della controparte quantificandole in 4.500 euro più interessi e percentuali varie. Sulla scorta di quanto accaduto da un anno a questa parte, la società «Aspiol srl» era ed è tuttora convinta che l'escussione della fidejussione prevista dall'originario contratto d'affitto sia abusiva e la prova sia costituita «proprio dall'accordo integrativo firmato il 23 marzo scorso che - scrive il giudice nella ricostruzione della vicenda - avrebbe senz'altro comportato la risoluzione del con
tratto di affitto col riconoscimento di consistenti diritti patrimoniali che (Aspiol, ndr.) intende porre in compensazione al diritto di Lido ai canoni di locazione già maturati...» (che la società gestrice non paga dall 'agosto 2017, e sono 20 mila euro al mese). Al di là delle considerazioni di carattere prettamente tecnico, il giudice Riccardo Dies sottolinea come «il mero accordo integrativo del marzo scorso non può costituire prova liquida» e che «per la parte relativa al pagamento dei canoni, non solo manca il fumus boni iuris del ricorrente ma sussiste il fumus contrario, in favore della resìstente, perché a fronte dell'obbligo di Aspiol di corrispondere i canoni di locazione, pacificamente non adempiuto dall'agosto del 2017, non sussiste - scrive ancora il giudice Dies - alcun diritto patrimoniale attualmente esigibile da opporre in compensazione, anche alla stregua della prova invocata dalla stessa ricorrente, ossia l'accordo cosiddetto integrativo. Per la parte relativa al risarcimento del danno la situazione è più sfumata ma la possibile natura indennitaria della garanzia prestata, come si è visto, vale comunque ad escludere il fumus boni iuris della ricorrente». Il tribunale sottolìnea inoltre che «neppure la man
cata presentazione di Lido all'appuntamento fissato dal notaio può essere qualificato come inadempimento all'accordo integrativo, perché - afferma ancora il giudice Riccardo Dies - la ricorrente (ovvero Aspiol srl, ndr.) pretendeva la firma a condizioni diverse ed ulteriori rispetto a quelle previste nel preliminare e ciò costituisce senz'altro un legittimo motivo di rifiuto». «Con questa ordinanza - afferma il presidente di Lido Immobiliare spa Giacomi Bernardi - mi pare di poter affermare che venga confermata l'illegittimità del comportamento di Aspiol e di come essa detenga illecitamente e illegittimamente il complesso Spiaggia degli Olivi, operando e incassando del tutto indebitamente grazie all'abusivo utilizzo del bene di proprietà della Lido di Riva del Garda Immobiliare spa». «Con ogni probabilità, se non con certezza, presenteremo appello - fa sapere Dario Levi - Di positivo c'è che comunque il giudice ha riconosciuto la validità dell 'accordo integrativo di marzo. Ma se il verdetto verrà confermato, e dovremo pagare i 110 mila euro della fidejussione, saremo costretti a chiudere per impossibilità di pagare fornitori e dipendenti. Poi ognuno farà le sue valutazioni».
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Cornice speciale per i trentini premiati Onori Passerella per cinque atleti che nel corso della stagione si sono distinti A Gatto il Trofeo Benedetti
ROVERETO - Premi a volontà per ì giovani trentini che hanno goduto della cornice del Palio per ricevere i meritati applausi in questo 2018 ricco di risultati da ricordare. Una passerella per cinque, in una sorta di crescendo che ha coinvolto in chiusura i due reduci degli Europei di Berlino, con Yeman Grippa (Fiamme Oro) ed Isabel Mattuzzi (nella foto, Us Quercia Trentingrana) scortati a fine
gara dai rispettivi tecnici Massimo Pegoretti e Dimitri Giordani per ritirare il riconoscimento preparato dal Comitato FIDAL Trentino, proprio come per il giovane. marciatore valsuganotto Aldo Andrei (Gs Valsugana Trentino), che poco più di un mese prima si era messo in grande evidenza agli Europei under 18 di Gyor dove è stato splendido argento alle spalle dell'altro azzurro Davide
Finocchietti; con lui premiato anche il padre-allenatore Lorenzo. Eccellenti protagonisti di questo 2018 proprio come la cembrana Angela Mattevi (Atletica Valle di Cembra), tra le altre cose anche campionessa europea juniores di corsa in montagna e per questo meritoria del premio speciale assegnato dalle Casse Rurali Trentine mentre il Memorial Edo Benedetti, intitolato al
fondatore della Quercia, è stato consegnato nelle mani del trevigiano Giovanni Gatto, junior dell'Us Quercia Trentingrana che ai Mondiali under 20 di Tampere ha saputo cogliere un sorprendente sesto posto nella finale dei 3000 siepi. Titoli e risultati che contribuiscono a tratteggiare un 2018 decisamente brillante per i giovani atleti di casa nostra. Lu. Pe.
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Non profit, l'affidamento è appalto DI L U I G I OLIVERI
Le procedure di affidamento alle associazioni regolate dagli articoli 56-5E del codice del Terzo set
tore sono da considerare veri e propri appalti di servizi social: e rientrano nella disciplina de codice dei contratti. A meno che non si tratti di procedure nor selettive o che gli affidament: siano inequivocabilmente a titolo gratuito.
Il Consiglio di stato, col parere della commissione speciale 20 agosto 2018, n. 02052 rese all'Anac nella procedura di aggiornamento delle linee guide per l'affidamento dei servizi ac enti del terzo settore ed ai servizi sociali, elimina ogni equivoco sui rapporti tra il codice dei contratti (dlgs 50/2016) e codice del terzo settore (dlgs 117/2017) in tema di affidamento dei servizi: nel rispettc dei principi enunciati dai trattati e direttive europee sulk concorrenza, prevale il codice dei contratti.
Il parere suona come uns doccia fredda per le molte
amministrazioni, soprattutto locali, che avevano scorto nelle disposizioni del codice del terzo settore la possibilità di affidamenti di servizi sociali senza gara ad associazioni di volontariato. Il Consiglio di stato evidenzia che, invece, occorre nella maggior parte dei casi attivare le procedure selettive imposte dal codice dei contratti. [~~
Non basta, infatti, che i soggetti destinatari di affidamenti pubblici siano soggettivamente qualificabili come enti del Terzo settore. Se la prestazione richiesta ha rilevanza economica nel mercato, le caratteristiche soggettive dell'affidatario non rilevano, posto che, per palazzo Spada, per impresa deve intendersi l'organismo _ «che esercita un'attività economica, offrendo beni e servizi su un determinato mercato, a prescindere dal suo status giuridico e dalle sue modalità di finanziamento», come sancito dalla Corte di giustizia Uè con sentenza 23 aprile 1991, causa C-41/90, Hòfner.
L'affidamento di servizi
sociali, dunque, come regola generale deve rispettare la normativa prò concorrenza imposta dalle disposizioni europee, delle quali il codice dei contratti è attuativo.
Nel caso di specie, i servizi sociali aventi rilevanza economica si affidano applicando, se di valore superiore alle soglie comunitarie, gli articoli 140 (per i settori speciali) e da 142 a 144 (per i settori ordinari) del codice dei contratti; fermo restando che nel sotto soglia (appalti inferiori ai 750.000 euro nei settori ordinari) sono applicabili le procedure semplificate previste dall'articolo 36 del dlgs 50/2016.
Possono sfuggire alla necessità di regolare gli affidamenti applicando il codice dei contratti solo tassativi casi.
Per esempio, quello che palazzo Spada definisce il cosiddetto «accreditamento libero»; una sorta di abilitazione dei soggetti operanti nel Terzo settore a svolgere certi servizi,
senza che se ne selezionino solo alcuni tra i tanti possibili per rendere quel servizio. Lo stesso vale per i partenariati: possono sfuggire al codice dei contratti solo non selettivi.
Le regole degli appalti non si applicano, poi, nei casi di affidamenti genuinamente gratuiti, che ricorrono, evidenzia
tt^jj il parere, solo quando le prestazioni svolte dal soggetto del terzo settore siano un arricchimento per i destinatari, cui corrisponda un effettivo depauperamento (quanto meno dei costi di produzione) patrimoniale del soggetto che espleta il servizio.
In questi casi sono ammissibili solo rimborsi a pie di lista
di costi vivi, senza remunerazione alcuna di altri costi.
Tuttavia, avverte il Consiglio di stato, gli affidamenti gratuiti vanno ben ponderati. Per evitare distorsioni al mercato, andrebbero riferiti ad ambiti non qualificabili come servizi sociali con rilevanza economica: occorrerebbe riferirsi alle codifiche del vocabolario comune degli appalti.
Proprio per questa ragione, anche le convenzioni con gli enti del terzo settore sono ammissibili ed attivabili in applicazione del dlgs 117/2017 e non del codice dei contratti, solo sulla base di una puntuale motivazione. Spiega palazzo Spada: la gratui tà «costituisce, in sé, un vulnus al meccanismo del libero mercato ove operano imprenditori che forniscono i medesimi servizi a scopo di lucro e dunque in maniera economica mirando al profitto. La motivazione della scelta quindi non solo è opportuna, ma deve considerarsi condicio sine qua non per l'esercizio di un tale potere».
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