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La Guida è frutto di anni di esperienza lavorativa di professionisti su specifici ambiti professionali. La Guida
è pensata come risorsa informativa e divulgativa. Altresì la Guida non garantisce il raggiungimento dei
medesimi risultati professionali e personali dell’Autore. In tal senso, il Lettore si assume piena
responsabilità circa le proprie scelte e le modalità in cui utilizzerà le conoscenze, qui presentati.
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Indice
1. Tutor…………………………………………………………………...…pag.3
2. Come preparare l’Esame di Stato di Psicologia….…pag.5
3. La prima prova…………………………………………………...…pag.8
4. La seconda prova…………………………….………….…….….pag.14
5. La terza prova……………………………………..……..…..……pag.17
6. La quarta prova…………………………………..…..……..……pag.21
7. Speciale: i criteri di valutazione dell’EdS………..……pag.23
8. Come propiziare un esito positivo……..……….….….…pag.26
9. Kit, Lezioni e Gruppi di Pratica ……..……………..…..…pag.27
10. Contatti…….…..……………..……………..………….…………pag.28
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1. Tutor
Piacere di conoscerti! Sono Stella Di Giorgio,
psicologa e tutor di 110eLode.Net. Credo che
l’EdS sia diverso da un esame universitario.
Credo che la sua preparazione debba servire alla
professione ed essere impostata sugli stessi presupposti:
praticità, flessibilità e ottimizzazione di tempi e
metodi.
Per questo ho predisposto il 1° kit scaricabile e il 1°
campus on-line, per apprendere in modo pratico e intensivo
le strategie di svolgimento delle prove, che cambiano
sempre.
Ho realizzato anche numerosi materiali gratuiti: un
blog con oltre 100 articoli di consigli per tutte le prove,
report digitali, tutorial per il progetto e il ragionamento
clinico, mini-manuali aggiornati ogni anno.
Questo, in particolare, è un manuale introduttivo che si
concentra sugli aspetti imprevedibili e complessi
dell’EdS e su come gestirli.
Ad esempio, cosa fare se esce un argomento che
non hai studiato?
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Cosa fare se la commissione struttura le prove in
modo diverso dal solito? Se ti sorprende con paragrafi
specifici e inconsueti?
In questo manualetto troverai alcune indicazioni:
• per sviluppare la flessibilità necessaria ad affrontare
l’EdS e l’avvio della professione
• per superare l’approccio nozionistico allo studio
• per entrare in un’ottica diversa, propria dell’EdS e
della professione, basata sul problem-solving.
Buono studio e in bocca al lupo!
PS: perché c’è un’arancia in copertina?
Perché è un manualetto concentrato.
E su che si concentra?
Sul metodo, che all’EdS è più importante del contenuto.
Pensa all’abbondanza di contenuti disponibili:
solo sulla memoria, Google restituisce più
240milioni di risultati! Il problema quindi non è
attingere ai contenuti.
Più contenuti memorizzati non implicano una
preparazione migliore. Ci vuole anche altro per superare
l’EdS. E non è solo la fortuna, ma anche un cambiamento di
approccio, da studente a professionista.
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2. Come preparare l’Esame di Stato di Psicologia
L’Esame di Stato non è come un esame universitario,
con una lista di libri prestabiliti e di argomenti fissi da
memorizzare.
È un esame di abilitazione, quindi ispirato alla
professione.
Per questo richiede un taglio pratico, una preparazione
non nozionistica e una capacità di gestire l’incertezza e la
complessità.
Nella pratica professionale, ad esempio in quella clinica,
avrai a che fare con persone diverse, che ti esporranno
problemi diversi e non prevedibili.
Non c’è una lista prestabilita di problemi che possono
esporti, con annesse soluzioni prefissate.
Ad ogni paziente risponderai in modo flessibile, più che
applicando meccanicamente una procedura.
Così sarà all’Esame di Stato. Non c’è un elenco
prestabilito di argomenti da studiare, né modalità di
svolgimento fisse e standardizzate.
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L’Esame di Stato è costituito da 3 prove scritte e una
prova orale.
Non ci sono tempistiche fisse, non ci sono criteri di
correzione validi sempre e dovunque, non ci sono regole
rigide e prevedibili su contenuti, strutture o su qualunque
altro aspetto.
Proprio come nella pratica professionale.
All’EdS, ci sono direttive ministeriali vincolanti per tutte le
sedi, ma generiche, che lasciano ampio margine di
manovra alle singole commissioni.
Ogni commissione è libera di stabilire le tempistiche
che preferisce (a parte la data della prima prova, fissata dal
ministero, uguale per tutte le sedi) e di strutturare le
prove come vuole, a prescindere dai tempi e dalle strutture
scelte dalle commissioni precedenti.
Quindi, purtroppo non si possono trarre
generalizzazioni a partire da quello che è successo in
una sede in una sessione precedente (su percentuale di
bocciati, struttura delle prove, richieste specifiche, ecc.).
Si tratterebbe di ragionamenti induttivi, che sono
pericolosi e spesso sfociano in miti e leggende metropolitane.
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Ogni anno cambiano le commissioni ovunque. Ogni
commissione è un’incognita. Ogni commissario è
un’incognita.
Ogni sessione è sempre un’incognita ovunque.
Non ci sono certezze, di nessun tipo. Né all’EdS, né dopo,
durante la professione. Questo però è sia un limite, sia
un’opportunità.
Per sdrammatizzare
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3. La prima prova
La prima prova è una trattazione teorico-pratica che
può spaziare in tutti gli ambiti della psicologia: generale,
sociale, dello sviluppo, metodologia e professione, temi e
problemi o su qualunque altro argomento.
Questo non significa che dovrai prepararti migliaia di
temi “pronti” su tutto lo scibile psicologico, da trascrivere
così come li hai memorizzati.
È opportuno concentrarsi su argomenti-jolly e poi
allenarsi ad adattarli alle richieste della traccia.
Infatti, la traccia può contenere termini diversi da
quelli con cui hai etichettato gli argomenti o con cui sono
intitolati i capitoli del libro su cui ti prepari.
Ad esempio, potrebbe uscire una traccia sulle “relazioni
interpersonali”, ma non serve preparare un tema
“precotto” che si intitoli esattamente così e non serve
che sul libro ci sia un capitolo che si intitoli così.
Se hai preparato la teoria dell’attaccamento, oppure un
tema sulla famiglia oppure un tema sul gruppo, questi
argomenti possono coprire anche una traccia sulle
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“relazioni interpersonali”, senza dover aggiungere un
altro tema intitolato così.
La prima prova non è, infatti, un compito pavloviano,
basato su un apprendimento associazionista, in cui
predisporre una lista di temi precotti e poi sperare che esca
una traccia che corrisponda esattamente a un tema precotto.
Anzi, meglio non sovraccaricare la tua memoria di teorie,
per non essere accusati di “accozzaglia”, una
contestazione frequente nei temi, che riflette un approccio
“universitario” alla preparazione, che tende ad accatastare
nomi e date, invece che dare un taglio da professionista allo
svolgimento.
La prima prova, quindi, non è un’esibizione di
conoscenze teoriche: su quelle ti hanno già valutato per
ben 5 anni!
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Ora bisogna dimostrare di usare quelle teorie. La
finalità insita in un esame di abilitazione non è (solo)
sfoggiare ciò che sai, ma soprattutto dimostrare cosa
puoi fare con ciò che sai.
Prima di memorizzare una teoria, puoi provare a
considerare un costrutto, ad esempio la memoria, e
pensare a chi e quando incontra problemi di memoria.
Ad esempio, uno studente di liceo che deve preparare le
interrogazioni di fine trimestre su discipline molto diverse.
Oppure, stesso approccio con la motivazione: quando si
presentano problemi di motivazione? Ad esempio, dopo la
scuola superiore, quando si sceglie la facoltà.
Sono solo esempi di problemi concreti, che per
deformazione professionale ho riferito alla psicologia
scolastica (dopo 15 anni di vita con gli studenti ;)), ma puoi
contestualizzarli nella psicologia clinica, nella psicologia del
lavoro, nella neuropsicologia, ecc.
Problemi concreti, non metafisici.
Solo dopo aver pensato a un problema, memorizza una
teoria o due: non 168776 teorie frammentate, che nel 99%
dei casi non conosce neanche il commissario.
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E soprattutto, prova ad analizzare come quella teoria
possa aiutare a spiegare quel problema e ad
affrontarlo.
Così non dovrai neanche memorizzare la teoria in
modo meccanico: riflettendo sulla sua utilità
pratica, la ricorderai più facilmente.
In fondo è quello che fa lo psicologo quando lavora: legge
la realtà attraverso teorie scientifiche e interviene basandosi
su assunti e metodi validati.
Pensare a un problema riguardante un costrutto e a come
possa essere affrontato può aiutarti a passare dal ruolo di
studente a quello di professionista, dal nozionismo al
problem-solving.
Riepilogando, di fronte a una traccia, è opportuno:
- “tradurla”, per ricondurre il termine usato dalla traccia a
uno degli argomenti che hai studiato. Non pensare di non
sapere l’argomento solo perché la traccia lo chiama in odo
diverso: è possibile che lo sai, ma sotto un altro nome.
- scomporla, per ricavare i punti specifici da sviluppare.
Occorre svilupparli tutti, nell’ordine richiesto, così i
commissari vedono che ti sei attenuto alle loro richieste.
- spiegare come una teoria psicologica possa aiutare a
comprendere e ad affrontare un problema applicativo.
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Cosa non è la prima prova:
- non è una ripetizione dell’esame di psi. generale;
- non è una prova teorica, in cui affastellare nozioni;
- non è una prova associazionistica, in cui ad una
traccia corrisponde un solo argomento.
La stessa traccia può essere svolta in mille modi e
con mille contenuti diversi, tutti adeguati, se
opportunamente adattati.
Attenzione! la prima prova non è per forza un
tema. Ogni commissione è libera di scegliere contenuti
e struttura di ogni prova. Occorre adeguare
flessibilmente ciò che sai alle richieste della traccia.
Per approfondire: 3 articoli dal blog
1. Aiuto, non ho studiato un argomento!
2. Prima regola dell’EdS: flessibilità
3. Teoria, Modello Teorico, Paradigma Teorico…che
significano questi termini?
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Per sdrammatizzare
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4. La seconda prova
La seconda prova è, generalmente, un progetto (ma non
sempre!).
Il progetto è costituito da una scaletta di paragrafi da
sviluppare, riguardanti riferimenti teorici e
metodologici utili a prevenire un disagio, affrontare un
problema, promuovere il benessere.
Saper impostare un progetto significa saper
lavorare in modo ordinato, logico, coerente,
basandosi su teorie scientifiche, utilizzando metodi validati
empiricamente, misurando i risultati ottenuti.
Questo è anche ciò che richiede la professione di
psicologo.
Il progetto, quindi, è espressione di una “forma mentis”
che dimostra come lo psicologo non lavori in modo caotico
e impulsivo, ma in modo scientifico e flessibile.
I paragrafi da sviluppare nel progetto possono
variare: non essendoci una scaletta rigida e fissa, ciascuna
commissione può elaborarne una.
I paragrafi, quindi, possono essere in numero variabile.
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Alcuni paragrafi tendono a ripetersi (titolo, riferimenti
teorici, obiettivi, metodologia, attività, risorse umane e
materiali, modalità di valutazione dell’efficacia), ma può
cambiare l’ordine in cui sono richiesti i paragrafi oppure il
nome con cui vengono chiamati.
Alcuni paragrafi possono essere accorpati, altri
possono prevedere ulteriori suddivisioni interne (obiettivi
divisi in generali e specifici).
Alcuni paragrafi possono essere aggiunti o tolti in base a
ciò che preferisce ciascuna commissione.
Occorre sempre attenersi ai paragrafi forniti da una
commissione e svilupparli uno a uno, nell’ordine richiesto.
Cosa non è la seconda prova:
- non è una prova mnemonica, in cui studiare mille
progetti già svolti da Asl, Regioni, Coop, sperando che esca
un progetto uguale a quello che hai già memorizzato;
- non è un tema, da scrivere in modo discorsivo;
- non è una prova di statistica o di ragioneria.
Per approfondire: 3 articoli dal blog
1. Progetto: 3 criteri di correzione “visivi”
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2. Progetto: cosa scrivere nel modello teorico se
non ricordi una teoria?
3. Come capire se il tuo progetto è “corretto”?
Attenzione! La seconda prova non è per forza un
progetto. Ogni commissione è libera di scegliere
contenuti e struttura di ogni prova. Occorre adeguare
flessibilmente ciò che sai alle richieste della traccia,
attenendoti alla scaletta.
Per sdrammatizzare
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5. La terza prova
La terza prova è un caso (ma non sempre!) su cui
ragionare clinicamente.
La traccia, infatti, fornisce elementi, rispetto a cui puoi fare
un commento di tipo psichiatrico, psicologico e in aggiunta,
se è richiesto, anche un commento riferito ad un modello
teorico: quest’ultimo non è sempre richiesto, non essendo
un esame di psicoterapia.
Tuttavia, siccome in commissione possono esserci
psicoterapeuti della “vecchia guardia”, legati a modelli teorici.
La loro “forma mentis” può riflettersi anche nelle richieste
della traccia clinica, che può, appunto, richiedere talvolta
anche il riferimento a un modello teorico (o approccio
psicoterapeutico o in qualunque altro modo lo
chiamino).
Non serve memorizzare centinaia di modelli teorici: ne
esistono più di 550! Ne basta uno e lo richiamerai solo se
richiesto, quando richiesto e dove richiesto.
Infatti, se inquini tutta la terza prova con un modello
teorico (cognitivista, psicodinamico, ecc.), anche se richiesto,
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questo può essere interpretato dai commissari come segno
di confusione tra psicologo e psicoterapeuta.
In commissione possono convivere sia membri
che vogliono un modello teorico (come i
professionisti della “vecchia guardia”), sia membri che non lo
vogliono e che ci tengono che lo studente distingua in modo
chiaro il lavoro dello psicologo e dello psicoterapeuta.
Poiché nessuno può sapere, né prevedere cosa penserà il
commissario specifico che correggerà la tua prova, per
prudenza, occorre attenersi rigorosamente alla traccia,
svolgere tutti i punti della traccia, nell’ordine richiesto, senza
indebite sovrapposizioni.
Anche in questa prova, generalmente ci sono punti da
sviluppare, ad esempio: ipotesi diagnostiche, aree da
approfondire, batteria di test da utilizzare, ipotesi di
intervento o altre richieste che variano in base alle
commissioni.
Le richieste di base tendono a ripetersi e sono quelle
appena citate, ma poi ciascuna commissione può chiamarle
a modo suo, richiederle in un ordine diverso o aggiungere
altri punti.
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Infine, nella terza prova, non si tratta di fare diagnosi,
riconducendo i sintomi a categorie psichiatriche.
Se si scrivono solo questi tipi di commenti, i commissari
possono contestare che hai dato un taglio troppo
psichiatrico alla prova e che sei stato precipitoso nel
trarre conclusioni diagnostiche.
La terza prova non è un quiz, ma è appunto una prova di
ragionamento clinico.
Cosa non è la terza prova:
- non è una prova di psichiatria;
- non è una prova di psicoterapia;
- non è un quiz in cui occorre azzeccare una diagnosi.
Attenzione! La terza prova non è per forza un caso
clinico. Ogni commissione è libera di scegliere
contenuti e struttura di ogni prova. Occorre adeguare
flessibilmente ciò che sai alle richieste della traccia,
attenendoti alla scaletta.
Per approfondire: 5 articoli dal blog
1. Terza Prova: quante tracce ci sono?
2. Come fare il ragionamento clinico
3. L’orientamento delle commissioni – 1
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4. L’orientamento delle commissioni – 2
5. L’orientamento delle commissioni – 3
Per sdrammatizzare
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6. La quarta prova
La quarta prova è una prova orale, in cui può essere
richiesto di parlare delle prove scritte, dell’esperienza di
tirocinio, dei progetti futuri.
Può essere richiesto di commentare il codice deontologico,
le leggi e gli aspetti procedurali che regolano la professione di
psicologo o qualunque altro argomento vogliano i
commissari in quel momento: non ci sono domande e
argomenti fissi e prestabiliti.
Cosa non è la quarta prova:
- non è una pura formalità: si può essere bocciati anche
a questa prova. Aver superato gli scritti, anche con ottimi
voti, non garantisce l’abilitazione.
- non è una prova di giurisprudenza;
- non è una prova di memoria, in cui sciorinare gli
articoli di codici e leggi, senza averli capiti e senza saperli
applicare.
Attenzione! Anche se si tratta di leggi e codici, ogni
commissario può dare una sua interpretazione, avere le sue
aspettative ad esempio su cosa debba o non debba fare un
tirocinante e può valutare negativamente una risposta
che un altro commissario valuta positivamente. Meglio
usare sempre la massima prudenza.
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Per approfondire: 2 articoli dal blog
1. Orale: cosa dire del tirocinio?
2. Cosa “bisogna” dire all’orale?
Per sdrammatizzare
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7. Speciale: i criteri di valutazione dell’EdS
Ecco i criteri di valutazione del Tema:
Se hai scritto poco, dovevi approfondire;
Se hai scritto tanto, dovevi essere sintetico;
Se hai scritto “medio”, dovevi scrivere di più (o forse di
meno);
Se hai scritto semplice, dovevi scrivere tecnico;
Se hai scritto tecnico, dovevi essere comprensibile a tutti!
Se hai trattato l’autore X, è troppo vecchio;
Se hai trattato Y, è troppo recente;
Ma come, è di 10 anni fa?!
A seconda del prof:
- sono troppi, la teoria non vale più;
- sono pochi, ancora non è stata validata;
- se è stata validata a sufficienza: allora è vecchia, ricomincia
dal punto 1.
E al progetto?
La premessa teorica è troppo lunga, mica è un tema!
Se l’hai fatta breve, sei stato incompleto: dovevi
approfondire!
Se hai fatto il progetto troppo discorsivo: dovevi
schematizzare;
Se hai schematizzato…è un progetto, mica sono appunti!
Se lo hai fatto medio, dovevi farlo più schematico.
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(o più discorsivo, dipende se siamo in luna calante o
crescente).
Ma al caso clinico i criteri saranno più chiari!
Sì, infatti…
Se hai fatto diagnosi, non sei stato prudente;
Se sei stato prudente…dovevi osare!
Se non hai fatto l’ipotesi diagnostica, dovevi farla;
Se l’hai fatta, è azzardata, ricomincia dal punto 1 e salta un
turno;
Se hai usato un modello teorico, non va bene: non sei uno
psicoterapeuta!
Se non lo hai usato: e come fai a inquadrare il problema?
Vabbè, ho usato il DSM, che è ateorico.
Non va bene: non sei mica uno psichiatra!
Se non hai usato un manuale diagnostico: hai basato l’ipotesi
sul nulla;
Se hai inviato allo psicoterapeuta: è uno scandalo! Stai
svalutando lo psicologo;
Se hai fatto fare allo psicologo, hai violato la legge 56/89;
Se hai indicato un intervento: dovevi essere generico;
Se sei stato generico: male, dovevi essere più specifico
riguardo a obiettivi e attività.
Ok, verrà l’orale i criteri di valutazione saranno
uniformi, visto che è basato su leggi, codici e codicilli…
Sì, infatti…
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Se dici che hai fatto solo osservazione, dovevi fare di più;
Se hai fatto di più, hai violato il ruolo di tirocinante!
Hai fatto i test? Te se magnano.
Non li hai fatti? Potevi farli, sotto supervisione!
Ah no, non potevi farli, neanche sotto supervisione.
O forse sì, ma solo se conti fino a 30, fai una capriola e hai il
tatuaggio di uno scorpione sulla caviglia.
E dopo l’EdS quali sono i tuoi progetti?
Almeno su quelli nessuno potrà sindacare.
E infatti: se dici che vuoi iscriverti a una scuola di
psicoterapia, te se magnano: mica è obbligatorio, lo
psicologo può fare molto anche senza essere psicoterapeuta.
Se non vuoi iscriverti a una scuola: te se magnano! Che vuoi
fare, solo come psicologo?
In ogni caso: te se magnano.
Insomma, possibile che tutto sia così arbitrario?
Ma no, un criterio uniforme c’è ed è questo.
Calcola la congiuntura astrale tra Plutone in Sagittario e
Nettuno in Ariete.
Moltiplica per quello che hai mangiato il 22 febbraio 2013
sera (se macrobiotico, aggiungi 10 punti).
Dividi per la parallasse della gittata dell’acqua della Fontana
di Trevi misurata dalla punta del naso del tritone alla prima
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monetina da un centesimo lanciata dalla un turista
giapponese nell’angolo destro della vaschetta sinistra.
Applica al tutto il principio del Rehearsal di Atkinson e Shiffrin
e del problem-solving model di Upon e Schever…
…and the cat is on the table.
E in bocca al lupo a tutti!
8. Come propiziare un esito positivo
Questo è il pupazzo di Freud, per fare riti propiziatori per
l’EdS ;).
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Non sarà facile l’EdS, come non è stato facile studiare 5
anni: ci sono voluti tanti sacrifici, ma ce l’hai fatta!
All’EdS, ci sono elementi di arbitrio, di imprevedibilità e
complessità, è vero, ma hai tutte le risorse per
affrontarlo.
Hai studiato tanto, hai fatto il tirocinio, qualcosa tirerai
fuori, anche se uscirà una traccia assurda.
Dopo i primi 5 minuti di shock, abbi fiducia in te: le
tue conoscenze e le tue esperienze di formazione e di
vita affioreranno.
9. Kit, Lezioni e Campus on-line e in studio
Cos’è il Kit? E’ un pacchetto di preparazione “chiavi
in mano”, con manuali digitali aggiornati ogni 3/6 mesi
(perché ci sono sempre novità all’Eds!), materiali aggiuntivi,
istant-book sulle novità da considerare per ogni sessione.
Cosa sono i Campus on-line? Sono corsi brevi, intensivi,
on-line in diretta o già pronti, in formato audio e video o dal
vivo in piccoli gruppi 100% pratici. I corsi per l’Eds ormai
sono superati. Ce ne sono fin troppi, uno fotocopia dell’altro.
Ci vuole qualcosa di diverso e più efficace. Se vuoi
partecipare a un campus on-line o in studio, scrivi a
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richiesta in altre città).
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In bocca al lupo!
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