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ANNO X X V I - Ottobre 1983 - N. 228 MENSILE SOC IO-ECONOMI CO-CULTURALE Sped. Abb. Postale - gruppo III
Un impegno per il LagoIntervista a Giuseppe Veroni Presidente della F.I.S.N.
Il Sindaco di Sambuca, Alfonso Di Giovanna, il 2,9.83, a conclusione della ceri* monia del gemellaggio tra Sambuca e Win- ter Haven, ha comunicato pubblicamente la decisione della Federazione Italiana Sci Nautico di istituire a Sambuca, sul Lago Arancio, un Centro Federale. Conferma la notizia? Come sarà strutturato questo Centro Federale?
Si, confermo la notizia. Il Comitato Centrale della FISN ha deciso di istituire sul Lago Arancio un Centro Federale di addestramento. La struttura principale per la pratica dello sci nautico è l'acqua. L'attrezzatura necessaria è rappresentata da due motoaeaft, per V quali pensiamo- di reclutare sul posto due piloti da istruire alla guida particolare richiesta. Per quan
to riguarda le altre strutture logistiche vanno bene anche strutture mobili (spogliatoi, doccie,
Il Centro Federale resterà aperto tutto l’anno?
Contiamo di tenere aperto II Centro tutto l’anno in primavera, quando nella parte fredda dell'Italia non si svolgerà la pratica dello sci nautico, le squadre verranno ad allenarsi qui, sul lago Arancio. Nel periodo che va da maggio a settembre pensiamo di mettere il Centro a disposizione di tutti I clubs che esistono o che si costituiranno. Per l’attività di questi clubs, per l'addestramento, saranno a di-
(continua a pag 8)
Franco La Barbera
Un concorso nato maleUn concorso nato all'insegna della gran
dezza per la celebrazione della Sambuca araba, quello della mostra nazionale di grafica, con tema: « Alla ricerca dell’Emiro », si è rivelato ancora una volta il classico elefante bianco che dopo lungo e doloroso travaglio ha finito con il partorire il solito topolino. . rosso. Fin dalla sua stessa ideazione tale concorso, ha infatti mostrato i limiti e le contraddizioni a cui tutte le manifestazioni paesane vanno incontro.
E’ uri errore molto grave quello commesso formulando un concorso con le caratteristiche nazionali con una giuria formata da tutta la comunità di Sambuca, perché proprio in questa scelta si delineano i limiti e le deficienze del concorso Sappiamo che tutti i
concorsi, siano di grafica o meno, banditi sul territorio nazionale hanno delle giurie formati da esperti in materia che possano oculatamente giudicare e valutare un’opera d’arte, la tecnica d’espressione, tutti quegli elementi cioè che sono fondamentali per un'opera d’arte e che solo dei vari conoscitori possono cogliere in un’opera. Dando invece la possibilità di esprimere la loro preferenza a tutti i sambucesi, i compilatori del regolamento hanno preordinatamente mortificato le tantissime opere di artisti non sam- bucesi. E’ risaputo, è storia di sempre che nelle piccole comunità ancora non completamente evolute come è la nostra quanto sia
(continua a pag 8) S. Maurici
«Li Figureddi» di SambucaIl prof Piero Bargellini, negli ultimi anni
della sua vita, dopo aver trattato vari aspetti della sua Città, dedicò un suo attento studio ai cosiddetti Tabernacoli della Gttà di Firenze, che, fatte le debite proporzioni, men- t’altro sono che « li figureddi * che hanno decorato i Cantoni delle nostre strade sambucesi. Il prof. Bargellini era non solo un innamorato grande della sua Città di Firenze, ma anche un cultore di tutto ciò che, in grande od in piccolo, costituisce il passato ed il presente della stessa Città
Una volta tanto, dunque, parliamo anche noi dei nostri Tabernacoli o Figureddi di Sambuca. Saranno, credo, centinaia, di quelle più vistose o di quelle tanto piccole che, a volte, appena si notano E ce ne sono di molto antiche c anche di meno antiche e pure recenti Forse meriterebbero anch’esse maggiore attenzione e più meditato studio. A parte, infatti, pregi artistici o no, credo
ché in ogni caso potrebbero illuminare aspetti vari della nostra vita paesana dei tempi andati ed aprire squarci di certi momenti storici che hanno via via punteggiato la vita della nostra Cittadina.
Alcune di esse ricordano certamente avvenimenti religiosi di rilevante portata come le Sacre Missioni che venivano predicate a determinate scadenze, nella nostra Comunità.
A questo filone appartenevano le varie Croci in ferro battuto che venivano innalzate in posti diversi Ne ricordiamo alcune così come d vengono alla memoria. Una ve n’era sul basamento della Torre Campanaria dell’ex Chiesa di S. Giorgio (crediamo fosse la più antica1-); una ancora agli Stazzoni fu collocata durante la più celebre Missione di questo nostro secolo, tenuta in Sambuca dai Padri Redentoristi nel 1903, come quell’altra
(continua a pag. 8) Mario Risolvente
UrT\-rXJ~T-FlJ~V--r~L.
Winter Haven ringrazia i sambucesi
Città di Winter Haven Settembre 1983Onorabile Alfonso Di Giovanna SindacoComune di Sambuca di Sicilia
Caro Sindaco Di Giovanna, a nome dell'intera delegazione dì Winter Haven, desidero esprimere i nostri sinceri ringraziamenti a Lei e al Consilio Comunale di Sambuca per la vostra calda ospitalità durante la nostra recente visita.
T ut ti noi trascorremmo un meraviglioso periodo e fummo interamente sommersi dal- l’entusiastica accoglienza del popolo sambu- cese Gioimmo delle molte escursioni nelle città vicine e delle rovine degli antichi templi. Abbiamo filmato molte delle nostre escursioni e siamo desiderosi di dividere la ricchezza del vostro passato col' popolo d i Wtn- ter Haven Fummo particolarmente felici di apprendere circa il vostro governo, l'economia e il modo di vivere, e speriamo di avervi offerto la possibilità di vedere a fondo nella nostra cultura americana
Siamo spiacenti di non aver potuto più facilmente comunicare, così come eravamo desiderosi discutere questioni complesse e concetti che non si prestarono essi stessi alla traduzione. Comunque, noi garantiamo di studiare l’italiano, per meglio facilitare la discussione al nostro prossimo incontro.
Il vostro vivo interesse nel collegare i mercati della Florida con i vostri prodotti locali fu compreso e noi continueremo a provvedere al vostro bisogno di informazione e ad appositi contatti
Siamo desiderosi di aiutarvi in qualche modo possibile.
Devo dire che rimanemmo impressionati dalle molte cerimonie celebranti le relazioni con la Città Sorella.
Molto tempo e sforzi vennero impiegati in questi avvenimenti attentamente organizzati e ben curati e noi fummo mólto orgogliosi nell'essere riconosciuti come la controparte americana di Sambuca.
Il viaggio ha superato le nostre aspettative — in ogni modo noi fummo colpiti dalla ricca storia della vostra città, la bellezza della vostra campagna e il calore del vostro popolo.
Ritornammo a casa con un genuino affetto per la nostra Città Sorella, Sambuca, e nella nostra esaltazione ci vantiamo con i nostri cittadini dei nostri nuovi amici trovati.
C'è stata grande curiosità circa il nostro viaggio e noi stiamo ora preparando una esposizione, con diapositive su Sambuca, da dividere con la nostra intera comunità.
L membri, della.. nostra, delegazione sono ora diventati i vostri ambasciatori in W inter Haven e noi avremo un facile lavoro nel promuovere Sambuca, poiché il nostro messaggio viene dal cuore
Io, per prima cosa, ritornerò a Sambuca come pure ho promesso d i portare la mia intera famiglia. Fino a quel tempo, comunque, sarò contenta di ricambiare la vostra ospitalità, invitandoLa nella nostra città. M i farebbe grande piacere ospitarLa in Winter Haven e farLe girare la Florida Centrale Noi possiamo probabilmente tenerci in contatto per determinare una reciproca accettabile data per la vostra visita.
Di nuovo, grazie per la vostra generosa ospitalità La prego, porga i nostri caldi saluti all’intero Consiglio Comunale e al popolo di Sambuca.
CordialmenteMarlene Duffy Young
Sindaco della Città di WINTER HAVEN - Florida
Sete: problema sicilianoSe fossero state compiute le necessarie
opere di canalizzazione In dipendenza degli Invasi costruiti dopo la seconda guerra mondiale col sacrificio di molte terre fertili, la nostra Isola non soffrirebbe la sete.
Dopo più di trent'anni si lavora ancora per portare l'acqua nei luoghi dove la sic- citò rende spesso tardivo e Inutile ogni intervento, date le troppe richieste. — Quando avvenne II famoso « boom economico • (circa vent'anni or sono) bisognava impegnare tutte le risorse flnànzarle per risolvere i problemi più urgenti dell'economia dell’isola
Fra questi il problema della sete nel centri abitati e nelle campagne Le campagne furono abbandonate per il mirag- rjio di una industrializzazione di là da venire in confronto di Paesi già industrializ
zati da secoli che hanno sempre avuto le materie prime In loco.
Il miraggio purtroppo riuscì a Illudere e far leva sopra una grande massa di lavoratori. Con l'abbandono delle campagne crebbe il fenomeno Indiscriminato dell'urbanesimo con 11 triste corollario della disoccupazione madre di furti, rapine, sequestri, scippi, droga.
Se l'acqua non basta bisogna ricorrere al mare dal quale slamo circondati, risero va inesauribile per costruire grandi impianti di dissalazione lungo tutte le coste dell'isola.
Le spese saranno ingenti, però a conti fatti siamo sicuri che II giuoco varrà la candela. Infatti sarà possibile irrigare mi-
(continua a pag. 8)
Calogero Oddo
Allarme per le opere di Fra Feliceil 31 ottobre, in seguito ad un incendio originato da un corto-circuito di un cavetto
elettrico su cui erano poggiati dei tappeti, sono andati distrutti un grande quadro e un affresco di Fra Felice, situati nella navata laterale destra della Chiesa del Carmine.
« La Voce » lancia un grido d'allarme affinché venga effettuata, da parte di chi di competenza, una immediata ricognizione di tutte le opere di Fra Felice esistenti a Sambuca, per evitare che tra quadri « rubati », opere misteriosamente « sparite » e opere « distrutte », vada perduto un patrimonio artistico che appartiene alla comunità sambucese e al mondo della cultura e che va salvaguardato con l’impegno concreto di tutti.
Pag. 2 LA VOCE DI SAMBUCA Ottobre 1983
* S A M B U C A P A E S E *I
B concorso di gxafkta « alla ricerca deH’Etoiro »
Il 22 ottobre u.s. alle ore 18. nei locali di Palazzo Panitteri, ha avuto luogo la premiazione del Concorso d'idee «Alla ricerca dell'Emiro Zabut ». Il 1* Premio «Comune di Sambuca » di 3 milioni è stato assegnato a Lillo Migliore; il 2° Premio « Cassa Rurale ed Artigiana » di 2 milioni ad Enzo Maniscalco; il 3° Premio « Cantina Sociale Cellaro » di 1 milione a Giuseppe Cari, che l’ha polemicamente rifiutato.
)y^ X/4^0Il concorso di grafica « Alla ricerca dell'Emiro.,. » che avrebbe potuto essere vera
mente importante ed avere — visto il monte premi — un grosso respiro a livello nazionale, se ben organizzato e propagandato, è stato invece svilito, svuotato di significato, declassato a « fiera paesana» essendosi racchiuso, e malamente concluso, entro l: « rigidi confini di Sambuca ».
2, 85, 87: questi i numeri premiati usciti sulla ruota di Sambuca. Con tre sambucesi ai primi tre posti I
Il vincitore, il cui nome tutti conoscevano già In anticipo, è Lillo Migliore, consigliere comunale in carica che non avrebbe dovuto partecipare — se non per motivi di legittimità quanto meno per motivi di opportunità — al concorso, che ha visto (non era prevedibile?) lo svolgersi di una vera e propria campagna elettorale. Altro che elezioni comunali!
Tutto il mondo è... teatro. E in piena « Estate Zabut » il romanzo di James Cain « Il postino suona sempre due volte » è stato felicemente rappresentato (gli influssi del Teatro di Ventura!) per le vie cittadine. Da chi?.,, dal postino che ha suonato sempre due volte: una volta per consegnare la posta ed un’altra per invitare a votare per... Migliore.
Le piazze donore sono state occupate da Enzo Maniscalco e Giuseppe Cari. Un piazzamento sorprendente in quanto i due artisti si erano ritirati dal concorso per protesta contro il verso preso dalla « campagna elettorale » e l’andazzo delle votazioni. Maniscalco aveva ritirato materialmente il suo quadro. Cari aveva comunicato al Sindaco la decisione di ritirarsi con un telegramma.
Sono stati premiati contro la loro volontà?Tutti gli altri partecipanti, alcuni dei quali autori di opere di notevole valore gra
fico. sono stati cacciati in fondo alla fila, annullati, esclusi di fatto dal concorso.E l’Emiro?L’Emiro tanto ricercato, ed inffn trovato, è un po’ strano,,, poco arabo.Ouaii sono le nostre radici? Potrebbero essere non arabe, ma indo-europee...
visto che questo Emiro somiglia tanto a Sandokan, la tigre di Mompracem,..« Vinca il migliore » è l’augurio che si fa prima di ogni gara.Ed anche in questo concorso la regola è stata rispettata: ha vinto il,.. Migliore.
Una favola senza morale!c. s.
Ai nostri abbonati• Gli abbonati che hanno cambiato il loro domicilio sono invitati a comunicare al- l’Amministrazione de « La Voce » il nuovo recapito, per evitare che il giornale non venga recapitato e tomi indietro.
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• I notevoli aumenti dei costi della stampa e le iniziative realizzate nel corso del 1983 (ristampa anastatica del libro di Giacone « Zabut ») ci spingono a rivolgere un pres-
I sante invito ai nostri abbonati perché rinnovino al più presto l'abbonamento, presso la Biblioteca Comunale, senza aspettare di essere contattati. Per il motivo suddetto « La Voce » sta invitando, con lettere personali, tutti gli abbonati morosi a mettersi
. in regola con l’abbonamento, pagando le annualità arretrate.L’Amministrazione
| Ai collaboratoriSi ricorda, ancora una volta, che il materiale da pubblicare deve pervenire alla
redazione de « La Voce », presso la Biblioteca Comunale, entro il 30 di ogni mese. Il materiale pervenuto in ritardo, anche di un solo giorno, sarà pubblicato nel
. numero del giornale del mese successivo.Il Direttore Redazionale
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Vendemmia recordLa vendemmia 1983 ha toccato punte
record- Sono stati ammassati circa 250 mila quintali di uva. L’aumento è dovuto in parte allà produzione di nuovi Impianti.
Si è avuto, però, un abbassamento medio del grado b.a.b o.La Cantina Sociale è stata ferma tre giorni per la completa saturazione dei contenitori.
La massa dei soci si è mantenuta fedele ed ha sospeso la vendemmia In attesa della riapertura della Cantina.
Soltanto alcuni « egoisti » e « transfughi » hanno ritenuto opportuno continuare a vendemmiare e conferire l’uva ad altre cantine.
Scorrimento veloce: non si passa
La scorrimento veloce Sclacca-Palermo sarà, tra breve, chiusa al traffico per un periodo di circa due anni.
Sarebbe opportuno, in tale prospettiva, chiedere che venga aperta al traffico la variante di S. Giuseppe Jato-S. Cipirello, per potere procedere verso Camporeale e da qui, attraverso Poggiorale, verso S. Margherita e Sambuca.
Festa de «L’Unità»il 29 e 30 ottobre si è svolta l’annuale
Festa de L’Unità, con un programma ricco di giochi a premio, di mostre e di dibattiti.
il 29 si è avuto un incontro di Sindacl del Belice, presieduto dal sen. G, Montavano, per fare il punto sulla situazione dopo 15 anni dal terremoto.
Il 30 ha comiziato l'on. M. Russo e la serata si è conclusa con uno spettacolo musicale.
Gianbecchina a CanicattìIl 2 ottobre ha avuto luogo a Canicattì,
nella sede della Biblioteca Comunale, la vernice della Mostra di Gianbecchina, patrocinata dai Rotary Club e inserita fra le manifestazioni deii'Xi Sagra deli’Uva Italia La Mostra è stata inaugurata alla presenza del Prefetto di Agrigento, dr. Paolo Sarullo.
L’Ing. S. Cucurullo, Past President, ha cosi presentato l’Artista: « il Rotary Club di Canicattì, nel contesto dell’annuale Sagra deH’Uva, ha voluto dare un contributo d'arte e d'amore con la partecipazione del Maestro Gianbecchina, uno del più prestigiosi pittori del momento, un contributo d'arte, quindi, per la personalità di un grande maestro del colori; un contributo d'amore per la passione e la generosità d'animo con le quali s'è accostato al nostro ambiente: le fatiche dell'uomo e i frutti della nostra terra nelle sue tele diventano poesia ».
| Trasferito il C.A.U.Dal 1 settembre il CAU. si è trasferi
to in Piazza Libertà (dietro la Villa Comunale), in locali che accolgono anche il servizio di Guardia Medica e l'Ufficio Veterinario.
Danni del maltempoIl recente maltempo ha causato note
voli danni alia rete stradale secondarla (leggi: trazzere) Ad accentuare I danni causati dalla pioggia torrenziale ha contribuito l'incuria dei privati agricoltori che badano egoisticamente alla coltivazione del proprio terreno non curandosi di mantenere libere le cunette adiacenti.
Biblioteca ComunaleSi ò ricostituito nella sua Interezza il
consiglio d'amministrazione della Biblioteca Comunale.
Da alcuni mesi, infatti. Il predetto consiglio era rimasto privo di effettiva funzionalità per le dimissioni di due consiglieri.
Dell'attuale consiglio fanno parte: Ar- bisi Onofrio, Borzellino Mimmo, Di Giovanna Giuseppe, Franco Francesco, Mira- glia Gaetano e Sparacino Gregorio.
Nella seduta del 17-10-83 il consiglio ha eletto all'unanimità Mimmo Borzellino come presidente della Biblioteca Comunale.
Nelle prossime riunioni II consiglio predisporrà un piano d'attività e formulerà una serie d'iniziative culturali per rendere più incisiva ed interessante la presenza della Biblioteca nella realtà sambucese
Sambuca e la stampa americana
Il giornale statunitense « Il Progresso » ha dedicato, domenica 18.9.83, due pagine « Speciale Sicilia » a Sambuca, riportando alcuni servizi apparsi sul « Giornale di Sicilia » del 10 agosto.
Mortale incidente sul lavoro
L'agricoltore Antonino Maniscalco, di 48 anni, na perso la vita in un incidente nelle campagne di Contessa, dove si era recato domenica mattina, 30 ottobre, per arare un appezzamento di terreno. Qui lo hanno trovato 1 familiari riverso a terra, con una mano appoggiata al viso insanguinato. La causa della morte è da attribuirsi, come è stato accertato dall’autorità giudiziaria, ad una improvvisa impennata del trattore che ha fatto cadere dal posto di guida il Maniscalco, che dopo la caduta è finito sotto le ruote del mezzo.
La scomparsa di Nino Maniscalco, un uomo gioviale, ricco di amicizie, ha suscitato grande cordoglio In tutta la cittadinanza.
« La Voce » nel piangere la scomparsa di un caro amico rivolge al familiari tutti le più sentite e commosse condoglianze.
zecchi a tur e
La tartarugaUn «operatore» politico chiodino ha pa
ragonato la situazione politica sambucese ad una tartaruga, non nel senso della lentezza ma nel senso del letargo.
Un letargo contagioso in quanto riguarda tutti e tre i partiti politici presenti in Consiglio Comunale;
Strategia?
La strada del lagoTutti coloro che si sono recati al lago in
occasione dei recenti campionati mondiali dì sci nautico hanno potuto verificare le precarie condizioni della strada che collega la strada statale alla diga Tratto di strada d i competenza del Consorzio B3.C . e, quindi, del- l’ESA ., il cui Presidente, on. Lentini, interessato più volte, aveva promesso un tempestivo intervento. Parola d i socialista!... e infatti si è visto.
L’intervento non è stato realizzato forse per un regolamento di conti, relativo ai « pesci morti » dell’estate 1982?
Il consiglio deirEmiroL’Emiro Zabut, affacciatosi dai vicoli sa
raceni, consola un sambucese deluso per la mancata grigliata del pesce azzurro e consiglia: « Bevi azolo... pisci azzurro ».
La causa dell’incendioNel mese di agosto si è sviluppato un in
cendio nella casa dell’arciprete don A. Portello. Sono intervenuti i V igili del Fuoco.
Dagli accertamenti effettuati non si è potuta determinare la causa dell’incendio
Si è saputo però che nella mattinata l'arciprete aveva ricevuto lo visita d i Padre... railla!
L'inglese a scuolali Consiglio d’istituto della Scuola Media
deciderà di istituire finalmente un corso di lingua inglese, in vista anche degli scambi culturali con Winter Haven?
Bar - Ristorante
« LA PERGOLA »ADRAGNA - SAMBUCA DI SICILIA
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Matrimoni • Battesimi - Banchetti d'occasione - Ottima cucina con squisiti piatti locali a pochi passi dalla zona archeologica di Adranone
Ottobre 1983 LA VOCE DI SAMBUCA Pag. 3
Documenti sulla nostra storia
IL MARCHESE DELLA SAMBUCA111 puntata
Nella puntata precedente (v. «La Voce di Sambuca», n. 224 del mar.-apr. '83) mi è oc* corso di accennare del celebre Panorama è di riprodurre la lapide che la città nativa molto modestamente, dedicò parecchi secoli fa, al suo grande figlio. Ma a qualcuno se possa venire la curiosità di cercare la via che la stessa città ha dedicato a lui, rimane sorpreso, appunto perché essa è costituita da un, per dire poco, budello di vicolo, lungo 15-20 metri al più, e largo poco più dì due metri e senza che vi si noti abitazione alcuna perché appunto non vi sono porte che metto* no nella via.
In esso si entra dalla larga, ma breve, Piazza dei Bologni, dove spiccano diversi sontuosi antichi palazzi (Villafranca, Ugo, etc.). Rasentando detto Palazzo Ugo, si entra in detto vicolo. La salita Raffadali (si ricordi che il toponimo è dovuto non alla cittadina omonima dell’Agrigentino, ma ai suoi baroni feudali che lungo di essa avevano una sontuosa dimora) vi fa capo. La salita suddetta mette capo a un modesto piazzale, dove convengono il suddetto vicolo Panorama, di fronte, a mezzo di altro vicolo (lungo e tortuoso, dove fanno capo androni e molte case di a- bitazione) il Castdnuovo che raggiunge il corso (un dì Toledo, ma sempre volgarmente chiamato Cassero, l’arteria, da sempre, principale della città); il Cassero — denominazione araba, per il castello (cazbir) die stava alla sua estremità superiore; e dopo il 1860, allorquando fu percorso trionfalmente dal nuovo re di Sicilia, Vittorio Emanuele, dal breve tragitto, allorquando il popolo palermi
tano entusiasticamente delirante, staccò i cavalli dal cocchio reale e li sostituì a forza di braccia umane da egli prese il nome. Era questo, addirittura il classico tragitto, per l’entrata gloriosa che ab antico i re percorrevano in Palermo, dallo sbarcadero, alla Chiesa cattedrale, per prestare il giuramento di osservare cioè fedelmente gli Statuti della città che al nuovo dominante si presentavano, venire consacrato re di Sicilia e sedersi orgoglioso sul suo trono. Dagli antichi re e viceré spagnuoli, o di altra razza (Savoiardi, Austriaci, Borbonici — l’ultimo era stato il giovane Carlo I I I di Borbone —) non s’era visto pari entusiasmo nella vecchia capitale del regno: in quel 1° ottobre 1860 venne rinnovato per l’ultima volta dall’ultimo re d’ Italia e chiudersi con la buffonata degli uomini-cavalli che trainarono il rimesso a nuovo e splendido cocchio reale, e passare alla storia!!!
Ritorno sui miei passi della narrazione: così come il toponimo Raffadali, per i nobili di tale casato, almeno, la topografìa della città medioevale e moderna, era denominata in pressapoco il 70-8096, e dò in ragione delle sontuose dimore che vi tenevano i maggiori nobili dell’isola, i quali s’erano, la maggior parte, venuti a stabilire a Palermo e questo nuovo stato di cose aveva fatto sì che la dt- tà capitale della Sicilia, non soltanto s’incrementasse di abitanti, di operosa gente che vi si trasferiva a cercare un pezzo di pane sudato. D ’altro canto questo incremento edilizio snaturò e rese nauseabondo il centro storico, appunto perché piazze, vie (ce ne sono alcune che si ridussero a qualche metro di larghezza, proprio, senza andar lontano, lun
go l’antico Cassero e sono tuttora orribile deposito di immondezza) vennero a trasformarsi, a contorcersi... per dar luogo a queste esigenze edilizie dei nuovi baroni che s’erano inurbati e assumevano a loro servizio molti dttadini, spesse volte gente riottosa e manesca, per venire servita meglio e farsi rispettare.
A quanto pare il marchese della Sambuca, figlio del prindpe di Camporeale, come si è visto in precedenza, non era affatto di quella categoria di uomini nati ricchi e cresduti nel fasto, ma per questo scioperati e bizzarri, fannulloni e capricciosi come era formata gran parte della nobiltà di quel tempo, ma, come in seguito si vedrà, uomo fattivo che ha contribuito all’incremento demografico di diversi paesi del palermitano e che per fare fronte ai suoi impegni, in questo campo, contrasse forti debiti, non solo, ma subì sequestro di beni sui frutti pendenti di questi paesi, pagando di persona, perché appunto le sue iniziative si sviluppassero in pieno e rendessero, non soltanto per il proprietario-fondatore, ma il meritato frutto per i coloni.
Il marchese della Sambuca, si presenta invece istruito, a differenza di tanti altri nobili del suo tempo, e che fa parte di accademie di cultura. Per affermare dò, dico subito die, se non scrisse dd volumi di cultura, come era stato esempio in altri nobili suoi coevi, depositari di una più profonda cultura ed esperienza (in questo tempo, si noti bene, gli uomini che eccellevano nella cultura provenivano dalle classi ricche e dagli ecdesia- stici), ma pur ingolfato nd tanti e complicati affari dell 'amministrazione dd suoi vasti e numerosi feudi, trovò tempo per partedpare
alla cultura, attraverso le Accademie le quali, in generale, sebbene lasciarono non buona fama, appunto perché molte tralignarono, anche per il loro irrazionale proliferare, scrissero a neh'esse una pagina di storia.
Egli, infatti, fu membro dell'Accademia degli Agricoltori Orotd, fondata e tenuta nella sontuosa sua casa dal Duca di Cefalà Diana, e precisamente in una villa, fuori Porta Carini di Palermo, alla quale appartennero diversi personaggi di spicco di cui mi riservo di parlare con più cognizione di causa nella prossima puntata di questo scritto.
Il Sette e l’Ottocento, spede in Sicilia, è il tempo delle Accademie. Nessuna altra occupazione confacente è in grado di fare trascorrere il tempo alle persone che si dilettano di porre la mente nella sana cultura. Attraverso le Accademie, infatti, un uomo bennato e proclive alle arti belle e amante della cultura è in grado di partedpare al movimento del tempo, di entrare in una più vasta famiglia di uomini che si sollevano dalla mediocrità e si illudono, magari, di legare il loro nome alla più lontana posterità. L’Accademia, quindi, è la moda culturale del momento e il nostro Marchese si trova in buona compagnia.
Di questa attività accademica d sono pervenute alcune lettere di occasione. Lo seguiremo nella prossima puntata, per valutare anche il grado della sua discreta educazione culturale e valutare l’uomo nella sua pienezza e nelle sue capadtà intellettive.
Raffaele Grillo
(III. 1 CONTINUA)
ANDREA MAURICI, l e t t e r a t o di Salvatore Maurici
I puntata
La giovinezza
Andrea Maurici nacque a Sambuca Za- but come risulta dagli atti della Parrocchia della Matrice di Sambuca il 5-1-1857, da Antonino e da Francesca Porcari, al n. 45 di via Belvedere (l'attuale abitazione della famiglia Alessi), da modesta famiglia. il padre Antonino era campiere come un po' tutti i Maurici a quel tempo, e da Francesca Porcari, donna di animo profondamente religioso di cui il figlio serberà un profondo e dolcissimo ricordo che lo accompagnerà per tutta la vita, e da cui sempre trarrà la forza interiore per superbe I momenti di maggiore sconforto. Alla madre egli dedicherà gran parte delle sue opere.
Alla morte della Porcari il figlio fece incidere sulla lapide che ricopriva le spoglie mortali di lei: Francesca Maurici / nata Porcari / da Sambuca Zabut / accesa da operosa carità / amò / Dio sovra ogni cosa / lo sposo i figli i miseri / più che se stessa /. Brevi e sentite epigrafi che il tempo inesorabile a distanza di anni rende ormai appena visibili.
Il Maurici a prezzo di immensi sacrifici studia le lettere, riuscendo in brevissimo tempo ad occupare una cattedra dalla quale sempre spronò i giovani, perché avessero in ogni momento della loro vita presente, il dovere verso la Patria e l’osservanza ai comandamenti divini, Dio e Patria era dunque il suo motto e questo fu anche il motivo conduttore di molte sue opere. Lo sappiamo insegnante in vari posti nella provincia di Palermo, ed in ultimo in città presso la Regia Scuola Tecnica Gaglni.
Durante la sua giovinezza, è II verismo la corrente letteraria in auge, tuttavia le forti passioni umane, i contrasti violenti fra le poveri genti non riescono a coinvolgerne l’animo sensibile la forte fede religiosa, la visione altamente poetica della vita. Sin dalla sua prima giovinezza, egli viene attratto dalle opere di Shakespeare, Goethe, Ovidio, ma soprattutto di Dante e di Manzoni, ed in particolare delle opere che costoro scrissero dopo la loro conversione religiosa e di cui, egli divenne presto un vero conoscitore.
Dalla dedica che il Maurici fa al suo amico, il poeta Eugenio Colosi nell’opera «Amleto e Faust», cl viene facile Immaginare questo giovane studioso, cui la sfortuna continua ad avversare, ignorato e disilluso, trovare rifugio nei propri sogni e nella fede che sempre lo sorreggerà nel suo lungo cammino. Comincia a scrivere qualcosa, ma trova davanti a se un
muro d'indifferenza, nel frattempo gli muore la diletta sorella Anna, e da allora cominciano a spegnersi nel suo cuore gli ultimi sorrisi della giovinezza. Trova rifugio nei lavoro, nello studio. Adesso le sue opere fanno la loro timida apparizione nei negozi del librai, riscuotendo presso il pubblico un considerevole successo tanto che viene invogliato a continuare,
I suoi scritti, il suo operare nella società possono essere sintetizzati con le parole che egli stesso scrive:
il pensiero della Patria e di Dio con i cristiani ammaestrati furono l’unico retaggio i supremi beni lasciatemi dai miei genitori.
Il patriota
Dio e Patria dunque sono i due pilastri su cui il giovane sambucese costruisce la sua vita e dobbiamo dire per amor del vero che egli non mortificherà il senso civico per dar spazio alla fede. Andrea riesce a scindere i due sentimenti e ad evitare cosi di fare come molti scrittori del suo tempo la difesa ad oltranza della religione contro lo stato che nel frattempo si va sempre più laicizzandosi. Nella « Genesi Storica della rivolta del 1866 In Palermo », egli prende chiaramente posizione contro le corporazioni religiose colpevoli con le loro gabelle e dazi vari di affamare la popolazione e di asservirla al loro potere, ed a quello costituito. E' con chi grida che in nome della giustizia tali corporazioni siano sciolte e che I beni in loro dotazione confiscati, siano divisi fra la popolazione più povera.
In quest'opera lo scrittore riporta e mette in evidenza l'azione coraggiosa e d'avanguardia tenuta In quell’occasione dalla popolazione sambucese, che In seguito ad alcune assemblee tenute nel locale teatro, deliberò di mandare « un voto ai rappresentanti la Nazione Italiana » acciocché provvedessero « con urgenza alla soppressione delle fraterie tutte e senza eccezione alcuna ». I loro beni dovevano essere « Ripartiti alle rispettive province » dello stato dopo aver restaurato le finanze dello stato.
«Il Precursore» che in quel momento doveva essere diretto da E. Navarro, «con ispeciale ammirazione» encomiava I cittadini di Sambuca Zabut e II incoraggiava a proseguire sulla strada deH'orgoglio.
Nonostante Andrea ormai risiedesse stabilmente a Palermo, ebbe sempre nel cuore il paese natio. Sempre a proposito della Genesi; così egli si esprimeva nel commentare l’episodio li Sambuca:
« il compilatore di questo volume è lieto di potere rammentare Sambuca, il
proprio paese natio, che ama con nostal-.. gico affetto per le memorie della giovinezza e ricorda vivamente i sacrifici ricevuti », nella dedica leggiamo: « al benefìcio comune di Sambuca mio paese natio con memore affetto dedico questo mio lavoro ».
Come tutta la gioventù del suo tempo, colta e progressista anche Andrea è un sostenitore del Crlspl e ne appoggia l’azione politica senza riserve. Per lo statista scomparso egli pubblicò nel 1902 le Epigrafi per Crispi.
Ancora troviamo il Maurici nella politica, fra i più accesi nel sostenere in Sambuca il cambio deH’appellativo arabo Zabut, che forse troppo facilmente era stato dato dai maggiorenti del tempo subito dopo l'unità d’Italia. Cl riuscì al fine nel 1923. Per quell'avvenimento, egli pronunciò un solenne discorso alla comunità perché quel cambiamento fosse un augurio di benessere e prosperità per la popolazione.
L'interessamento avuto dal Maurici In questo episodio gli venne lungamente rimproverato dagli uomini di cultura del suo tempo e per la verità sono ancora molti — ancora oggi — coloro che accarezzano l'idea di ritornare ancora all'appellativo Zabut. Il Glacone fu senz'altro fra i più accesi avversari del Maurici e nella sua opera « Memorie attorno al castello di Zabut » non si lasciò scappare l’occasione per manifestarlo:
« Senza alcun plausibile motivo venneIl ghiribizzo al prof. Maurici di voler abbattere lo storico e tradizionale nome di Zabut, che fu saraceno che pose la pietra basilare In questo territorio, edificando un castello che dal suo prese il nome di Zabut; nome ricordato da illustri storiografi e cronisti antichi e moderni e dal solo Maurici rinnegato.
Il prof. Maurici che fu tanto ammirato per il singolare rispetto verso i propri genitori, in modo bizzarro si scagliò contro l'autore del suo paese natio, come il figlio che ha vergogna e ripudia con disprezzo il padre suo di bassi natali. Ancora nel 1909 il Maurici in un foglio volante afferma che il nome Zabut è barbara parola che svela l'infeudazione secolare e l’assoggettamento civile »
Pubblicazioni
Ha pubblicato molte opere di pregevole carattere storico, moltissimi studi sulle opere del Manzoni e di Dante e poi relazioni e meditazioni varie, eccone l’elenco completo:1) Note critiche, Priulla, 1888;2) La cicala letteraria, Terranova di Sic.,
1889;
. ,J3) Le commedie rusticali. Terranova diSic., 1889;
4) Le teorie del Vico, Terranova di Sic.,1890;
5) Note letterarie, Reber, 1890;6) Amleto e Faust. Cronaca siciliana.
1891;7) Il Romanticismo in Sicilia, Sandron,
1893;8) Gesù e San Paolo. Vlrzl, 1893;9) Dopo dieci anni, F.lll Vena, 1895;
10) Guida allo studio dei Prom. Sposi, F.lll Vena, 1895;
11) Osservazioni sui Prom. Sposi, F.lli Vena, 1895;
12) Genesi del 5 Maggio, Reber, 1896;13) Storia del Cinque Maggio, Reber, 1897;14) L’Op. della Sicilia e la conq. della Ub.,
Reber, 1898;14) L’indip. della Sicilia e la poesia dialett.
Reber, 1898;16) In memoria di Francesca, Reber, 1902;17) Il catechismo cattolico, Priulla, 1902;18) Epigrafi per Crlspl, Priulla, 1902;19) Gesù e San Paolo, Vlrzl, 1903;20) Il pensiero di Dio e della Fede. Bocc.
del P., 1903;21) La lirica civile, conf., 1905;22) Il divino nella letteratura, Virzl, 1905;23) La varietà Id. e la dottrina del Manz.,
Pont. Tipogr., 1906;24) La morale laica del Manzoni, Tip. Pon
tificia, 1906;25) Le poetessa nella lett. italiana, Vlrzl,
1906;26) Leggendo II Vangalo, Virzl, 1906',27) Pel centenario di M. Amari, Virzl, 1907.
(continua)
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Pag. 4 LA VOCE DI SAMBUCA Ottobre 1983
Dai ricordi di mio padre
Come si viveva a Sambucadi Tommaso Riggio
Il popolino credeva negli spìriti: perché? - Storia di un ladro che vagava di notte avvolto in un lenzuolo • Come funzionava l'Ospedale • Gli accessi al paese venivano bloccati, a sera, con catene.
I
Mio padre ebbe fino all'ultimo una straordinaria lucidità mentale e, anche quando negli ultimi giorni — colpito da un ictus cerebrale — non riuscì più ad esprimersi, mostrava di comprendere ciò che gli si diceva e si infastidiva, povero papà, quando noi non riuscivamo a dare un senso alle parole che egli biascicava e non poteva purtroppo articolare.
A 90 anni già suonati, nel corso di alcune interviste, aveva evocato ricordi lontanissimi e aveva gioito come un fanciullo quando La Voce di Sambuca li aveva fatto conoscere ai propri lettori Conservava i giornali in un cassetto e II tirava fuori al bisogno
Quando gli si chiedevano notizie del passato era sempre pronto a rispondere. Ricordava tutto; raramente aveva tentennamenti.
Gli avevo chiesto, riferendomi a una rappresentazione pirandelliana (■ La favola del figlio cambiato >) in cui si parlava di spiriti, se anche a Sambuca — ai tempi suoi che erano, grosso modo, quelli di Pirandello — si credesse negli spiriti. Mi rispose che certe credenze nascono nelle tenebre, tra gente poco Istruita, Perciò anche a Sambuca, quando non c’era ancora la luce elettrica e le strade a notte erano buie o appena rischiarate da rari fanali a petrolio, si vociferava di streghe, chiamate « li donni », che penetravano a notte nelle case e sostituivano i bambini nelle culle o li deponevano nei focolari facendoli diventare neri. Ma spesso erano voci messe in giro da inquilini che non volevano lasciare le abitazioni da cui erano stati sfrattati.
Di vero c’era che un Tizio, per potere agevolmente rubare frutta nei giardini prossimi al paese, era solito vagare di notte nelle strade periferiche avvolto In un lenzuolo Però una notte, al Taraffno, venne accoltellato da un contadino che non temeva gli spiriti.
A quei tempi — raccontava ancora mio padre — la gente si chiudeva in casa al sopraggiungere delle tenebre (■ a due ore di notte, corrispondenti alle 20) Il segnale veniva dato dall’orologio di S. Giorgio. nella piazzetta Navarro; un orologio antichissimo che da Adragna era stato trasferito in una torre costruita a bella posta accanto alla chiesa di S. Giorgio (Dalla torre dell'oroiogio II quartiere venne chiamato Torre).
Questo orologio batteva le ore e subito dopo le ripeteva; alle venti, poi, ripeteva tutte le battute del giorno; una fila interminabile di rintocchi, che costituiva ii segnale della ritirata.
A quell’ora — continuava mio padre — gli accessi al paese venivano bloccati con catene dai funzionari del Dazio. C’ erano tre catene: una all’inizio del Corso Umberto, una a S Lucia e un’altra in via Roma, nei pressi del mulino Pendola,
Il dazio colpiva soprattutto ia farina e il vino e, poiché era facile nascondere vino e farina tra I carichi di paglia, gli impiegati daziari esploravano i carichi trafiggendo la paglia con tondini di ferro appuntiti.
il malcontento popolare era grande. Molti contadini, piuttosto che portare 11 frumento al mulini dove la farina sarebbe stata controllata, lo macinavano In casa sfregandolo tra due pietre e poi cuocevano questa specie di macinato insieme con fave sgusciate. Originò cosi il ■ pi- tirro ». una pietanza gustosa che aveva però l’inconveniente di produrre molti gas Intestinali.
I funzionari dei Dazio erano molto severi, il che li esponeva all’odio e alle ritorsioni dei cittadini. Molto singolare, a questo riguardo, una ritorsione ordita dai fratelli Antonino e Giuseppe Milana I quali, rientrando in paese con gli otri pieni di vino, piuttosto che pagare tl dazio ritenuto eccessivo, se ne tornarono indietro, svuotarono gli otri, li riempirono d’acqua, e all'ultimo momento, si ‘(presentarono al Dazio sprovvisti di denaro
I funzionari sigillarono gli otri, Il presero in deposito e rilasciarono ricevuta con l'annotazione' « Vino» ».
I fratelli Milana tornarono l'indomani e, poiché gli otri risultarono pieni d'acqua
non di vino, pretesero di essere risarciti, cosa che ottennero dopo lunghe discussioni, quando I funzionari si convinsero che, in base alle risultanze, qualunque giudice li avrebbe senz'altro condan- I nati
Chiesi a mio padre se, oltre all'orologio di S. Giorgio, di cui mi aveva parlato. esistessero In paese altri orologi di torre. Mi rispose che ce n’era un altro sopra l'Ospedale « Pietro Caruso ». Suonava fino a 6 ore. però non si ripeteva. Scampanava invece all'alba, alle otto del mattino, a mezzogiorno e a mezzanotte.
Un fulmine distrusse II quadrante; nelle more della sostituzione, si parlò di sostituire l'intero orologio (che già disfunzionava) con un orologio nuovo. Il vecchio, una volta riparato, sarebbe stato collocato sulla casa dei Merlini, nella piazzetta omonima. I Merllnl però non vollero accollarsi la servitù della manutenzione; e allora si pensò dt costruire una piccola torre di accesso, ma il denaro mancava e tutto restò come prima
in seguito alla demolizione della chiesa di S Giorgio e al terremoto del '68 che rese inutilizzabile l'orologio dell'Ospe- date, Sambuca si trovò senza orologi da torre e in tale stato sarebbe a lungo rimasta se dall'America il M° Francesco Riggio. direttore dello Experimental Thea- tre di New Haven, attaccatissimo al paese natale, non avesse tempestivamente inviato i dollari per l’acquisto del nuovo orologio con sirena che ora fa bella mostra di sé nel palazzo comunale.
Avendo mio padre fatto riferimento al- l'Ospedale « Caruso », mi venne spontaneo chiedere come funzionasse l'Ospedale ai suol tempi. Mi rispose che l'Ospedale, nella sua storia plurisecolare, ha avuto periodi di incremento e periodi di crisi.
Verso la fine del secolo scorso veniva a Sambuca un valente chirurgo, il dott. Milazzo, il quale — in epoca preantìblotì- ca — non si limitava a operare l'appendicite e l'ernia ma affrontava interventi impegnativi, tanto che mio padre, ragazzo, fu aa lui operato felicemente per un calcolo vesclcale.
In tempi più recenti — ricordava mio padre — un altro chirurgo valoroso riscosse la stima e il favore del popolo e fu il prof. Tesoriere il quale operò parecchi anni nell'Ospedale coadiuvato dai dottori Salvato e Vaccaro.
Poi sopravvenne II terremoto e, dopo il terremoto, la ricostruzione. Mentre però altri paesi ricostruivano o costruivano ex-novo i loro Ospedali, Sambuca restò inspiegabilmente indietro. Ouesto accorava mio padre; egli tuttavia si augurava che, prima o poi, qualcuno si battesse per affrontare e risolvere il problema ospedaliero che giudicava — e non a torto — di vitale importanza
1 — (continua)Tommaso Riggio
Il Parco della Risinata• La Voce » nel precedente numero ha
dato notizia dell'inaugurazione, avvenuta il 4 settembre, da parte del Sindaco, Alfonso Di Giovanna, e dell’lsp Dlpartim dell'Azienda Forestale, dr Colletti, del « parco » (spazio verde attrezzato) di contrada Risinata, cui si accede a mezzo di una stradella che parte di fronte al casale Fondacazzo
Riteniamo utile tornare sull'argomento poiché pensiamo che l'iniziativa sia importante e meriti maggiore attenzione.
Abbiamo preparato, a tal uopo, una scheda descrittiva:
La denominazione esatta della zona è « Area attrezzata Carboy - località Risi- nata ». L'Amministrazione competente è: l'ispettorato Dipartimentale delle Foreste (Agrigento), l'AzIenda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, l'Ass Reg. Agricoltura e Foreste
La realizzazione dell'impianto è stata curata, su progettazione e direzione del- l'Ispett. Dipart.. dal capo-squadra Alfonso Zimbardo e da un gruppo di sei operai, dipendenti a tempo indeterminato den’Am- ministrazione Forestale di Sambuca, che vi hanno lavorato da aprile ad agosto 1983.
Il ■ parco » si trova ad un'altitudine di 260 m. sJ.m, ed ha un'estensione di circa 3,5 ettari. La vegetazione presente è costituita da piante di medio e alto fusto (pini, cipressi, eucalipti). Il recinto è stato realizzato in legno greggio di cipresso.
L'impianto è ubicato attorno al pozzo Risinata che fornisce acqua per gli usi potabili e per i servizi igienici.
L'attrezzatura realizzata è costituita: da 25 tavoli in pietra greggia spianata, con sedili in pietra, della capacità di 8-10 posti per ciascuno; da n. 3 corpi barbecue, per un totale di n. 16 fornelli, completi di « legnala », scorta di legna già spaccata e accatastata; n. 2 aiuole con piante aromatiche; n. 2 colonnine di acqua potabile, a doppio rubinetto; n. 2 servìzi igienici completi; da vialetti e da una zona per posteggio auto.
L’Amministrazione Comunale di Sambuca ha provveduto a fare installare n. 4 contenitori per rifiuti solidi; una giostra ed uno scivolo per i bambini.
Ouesta struttura, nata da un apprezzabile indirizzo della politica forestale siciliana, è una conquista per i cittadini che avranno da oggi la possibilità di scoprire e di utilizzare il bosco della Grande Montagna.
I cittadini, da parte loro, dovranno avere rispetto per il bosco e interesse a salvaguardare l'ambiente, per evitarne !' alterazione o la distruzione.
C'è da dire, a questo proposito, che fino ad ora vi è stato un servizio di guardia attivo e continuo, con la presenza sul posto di dipendenti della Forestale
Appena Inaugurato li « parco » è stato subito meta di tantissimi visitatori, con assoluta prevalenza di forestieri.
Sarebbe opportuno per facilitare l'accesso soprattutto ai non sambucesi di migliorare la segnaletica sla all'esterno che all’interno del bosco.
Inoltre per assicurare una vigilanza continua sarebbe necessario regolamentare, dal punto di vista orario, l'attuate accesso libero.
Simposio eno-gastronomicoUn interessantissimo simposio eno-ga-
stronomico sul tema « il cibo dell'emigrante ». è stato recentemente ospitato nella Sala delle Conferenze della Cassa Rurale ed Artigiana di Sambuca di Sicilia.
Il saluto é stato dato prima dal geom Gaspare DI Prima, presidente della « Cantina Sociale Sambuca di Sicilia », produttrice del famoso vino • Cellaro » bianco, rosé e rosso, apprezzato in molte parti del mondo, e successivamente dalla «mente» deH’«Òperazione Al-Zabut» dr Ernesto Barba, responsabile per II Medio Oriente e per il Mediterraneo della Karma Systems.
La manifestazione, patrocinata dalla Cantina Sambuca, fa parte delle Innumerevoli iniziative promosse attorno all’«Operazlo- ne Al-Zabut», tendenti a favorire il lancio agri-turistico di Sambuca.
Sambuca, cantata da poeti e scrittori, patria di eroi e letterati, di pittori e uomini Illustri, amata da Ernesto Barba e Ken Scott, da Peter Schnelder e Natale Tedesco, da chissà quanti ne dimentico e dagli emigranti e dall'ultimo arrivato.
Al simposio hanno partecipato- A Attisani (Direttore de « La Gola »), C Pizzi- nell! (Premio Bagutta). N Tedesco (Doc. Unlv PA). M Riva (Doc Univ. MI). M Brusantin (Doc Unlv VE), C Petrlnl (Pres Lega Gastronomica ARCI), A. Guenzi (Doc Unlv. BO), F Sfilato (Ric. di comun. di massa), G. Sassi (Coop. Cult. « Intrapresa » MI), G. Sanzotta (« Il Piccolo »), M. Semeraro (■ La Notte »), Nat Scammacca (scrittore e poeta Antigruppo - • Trapani Nuova »), R. Tumbarello (« Gente »), R Filippini (« Gazzetta del Mezzogiorno »),
S. Mazza (< Giornale di Sicilia »), S Slgno- relli (« Il Mattino »), R. Salem! (■ La Repubblica *).
I discorsi, tanti, ruotanti attorno al tema « Il cibo dell'emigrante », tutti interessanti; ma chi In effetti ha dato un tono diverso al convegno è stato Nat Scam- rtiacca che, durante II suo intervento, ha letto un applaudltlS8imo brano del suo libro « Bye Bye America »
Interventi tra il pubblico sono stati fatti da Nlna Scammacca, Rori Amodeo, Ignazio Navarra ed altri.
A chiusura, in una delle sale della Cassa Rurale si è passati alla degustazione di prodotti locali quali olive verdi e nere, buon pecorino e l'ottimo « Sambuchino »
La tavola rotonda ha avuto un seguito attorno a tavoli rettangolari al Palazzo Pa- nitteri, dove sono stati serviti, tra le altre cose « Pesce Azzurro » e un fiume di vino « Cellaro ».
Tra un caffè e un • Amaro Corleone ». già a tarda notte. Il dott. Ernesto Barba, presente un folto e attento pubblico, ringraziava le varie personalità Intervenute e invitava Nat Scammacca a parlare del libro di Angelo Pendola, Zabut. L'operatore culturale Antigruppo, dopo aver trattato sinteticamente del contenuto del libro, mettendo In evidenza gli aspetti più drammatici, che dalla coltivazione dei campi in ambienti ostili vanno, tante volte, alla emigrazione, ha letto, per gli ospiti americani « Stop or creep » e per gli altri, la versione italiana « Fermarti o strisciare ».
Copie di Zabut sono state date in dono a personalità della cultura.
Angelo Pendola
Un suggerimento di facile realizzazione: creare un campo bocce
Ci complimentiamo con quanto è stato realizzato che permetterà ai cittadini di potere fruire del » bosco », fino ad oggi giustificatamente « tabù »
Occorre, a nostro giudizio, sull’entusiasmo di quanto già fatto e sul consenso suscitato, guardare avanti e programmare altre realizzazioni più impegnative che potranno avere notevoli benefici sul piano turistico.
I due obiettivi verso cui puntare sono questi:
1) ristrutturazione del vecchio casale per destinarlo, anche in parte, a Museo etnologico, relativamente ai nostro habitat,
2) creare nella Grande Montagna un « Parco faunistico » con l’inserimento di animali già abitatori, in un passato più o meno recente, della zona (cervi, daini, cinghiali, falchi, corvi, ..).
Un tema tutto da svolgere, magari con un po’ di fantasia
Agostino Maggio
Mostre di maglieria e pelletteria
Domenica 28 agosto 1983. nei locali del fascinoso Palazzo Panitteri sono state inaugurate diverse mostre di pittura (di alcune delle quali abbiamo già dato notizia nel numero precedente) ed artigianato che hanno suscitato nella popolazione accorsa per visitarle, momenti di entusiastica gioia come suole avvenire in ogni festa popolare
L’antico e rinomato artigianato sambu- cese, ha ritrovato nuova linfa vitale, generosi e fortunati momenti creativi con i prodotti esposti alla mostra dalla ditta Mari posa, dei coniugi Arbisi. Essi infatti dopo il fortunato incontro con l'artigia- nato toscano, hanno deciso di tornare a Sambuca e di aprirvi un laboratorio per la lavorazione delle pellami e con la creazione di propri modelli originalissimi, tutti in vera pelle, che presentati alla mostra hanno fatto la gioia di tante belle donne conquistate per tanta bellezza ed originalità.
Altra ditta presente a Palazzo Panitteri è la Maglieria Pat, del coniugi Palermo, che ha esposto una serie di modelli molto originali, tutti prodotti in autentica lana Gatto, che denotano il grande sforzo fatto dai due coniugi per presentare al pubblico sambucese. rinforzato da molti forestieri, un prodotto di gran classe a prezzi davvero competitivi.
Ci auguriamo che l'iniziativa isolata e plonerlstica di queste due vaienti ditte venga presto seguita da altri sambucesi, in altri campi, per creare lavoro e benessere fra la nostra popolazione. E' una strada questa che certamente va seguita ed incoraggiata assieme al vigneto ed alla speranza di questi giorni che è costituita dal turismo
li lavoro in tutte le sue manifestazioni ed espressioni è creatività dello spirito, un messaggio espresso dalla parte più intima dell uomo Pur tuttavia la continua ricerca della perfezione in ogni campo operativo, è una continua ricerca di equilibri sempre più vasti che soli possono giustificare l'esistenza umana, il suo grigio trascorrere.
S. Maurici
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Ottobre 1983 LA VOCE DI SAMBUCA Pag. 5
LES MURS DE LA VILLE
“tarfcr^sF TSt T S T t a T t J
( Successo degli americani ai mondiali di sci nautico
Organizzata nel quadro delle manifestazioni dell’Estate Zabut, si è svolta dal 28 agosto al 4 settembre, presso il Palazzo Panitteri, una mostra di Luiz Ferraz sul tema « Murs de la VOle » (Parigi - Bruxelles - New York) una raccolta di opere realizzate con tecnica mista e pastelli.
* * *
Luiz Ferraz nasce a Manaus-Amazonas (Brasile) il 30.06 1942, ha esposto in diverse parti del mondo, come: Spagna, Portogallo, Francia, Brasile, Stati Uniti, Africa, Inghilterra, ed è la prima volta che espone in Italia
Vive ed opera a New York.
in un grande paese com'è il Brasile, la vita è musica e colore, una società in cui tutte le manifestazioni umane vengono vissute a volte con nostalgia profonda, a volte con ritualità poetiche fra le più dolci. In un paese simile anche la pittura è vissuta in un vorticare demoniaco di samba, sensualità ed emozioni dai colorì forti e violenti.
Luiz Ferraz non fa eccezione a questi archetipi. Le opere esposte al Palazzo Panitteri esprimono soltanto in apparenza un'arte astratta, fatta di segni variamente colorati In realtà questi quadri sono una genuina espressione della spiritualità della popolazione brasiliana, tradotta in questo caso con quel colori che sanno di spiritualità pagana mischiata al verde cupo del Mato Grosso, della grande foresta amazzonica
Un artista dall 'animo pieno di creatività poetica, alla continua ricérca di uria sua personale «verità». Un uomo che sfugge ogni perbenismo ed ogni regola che tutte le società costituite tentano d'imporre ai veri artisti, uno dei quali è Luiz Ferraz
S. Maurici
Mostra di
LUIZ FERRAZ« LES MURS DE LA VILLE*
Le mura della città, parlano confuse parole; (chiare solo a chi sa ascoltare).
Grida di disperazione ma anche poesia del gesto che si allarga,
VIOLENZA - FORZA - COLORI vibrazioni delle parole fatte di silenzio
ed innominate; identità dell'istante che nasce nella realtà di una passeggiata, baleno infuocato di poesia che ti rende poeta
LINGUAGGIO • Ricchezza della città imparate a vedere ad identificarvi, a la
sciarvi invadere dal suo linguaggio, il quale si percepisce con i colori del sentimento.
L'ÀRTE, un messaggio espresso dalla parte più profonda vera dell'artista, essa è la traduzione della sua anima.
Creazione e incontro fra l’anima dell’artista e la tua quella che tieni nascosta.
Per potere renderla viva, devi lavorare (« LAVORARE STANCA » - confessava PAVESE).
Viene il primo baleno, ma dopo, l’artista crea il temporale
Ricerca di un equilibrio nella megalomania delle metropoli; dove l’uomo deve giustificare a se stesso, perché esiste?
l’uomo deve cercare, trovare la sua vera personalità quella che non potrà mai essere ridotta m schiavitù dalle regole sociali.
Allora, dopo, nascerà la gioia trovata, il sentirsi vivo ed unico.
Prima nel mio lavoro era l'uomo, la sua lotta per mantenere la propria funzione sociale.
Viviamo nella solitudine e c’è anche la paura.
L’amicizia perde la sua dimensione Mi piace ritrovare tutti questi gesti sem
plici della vita naturale, l'ardore del popolo latino, la sensualità dell’uomo che sposa la sensualità del paesaggio, il gesto, espressione del linguaggio, emancipazione dello spirito latino
Luiz Ferraz
RecensioneAngelo Pendola, « ZABUT »; Aprile 1983.
Sambuca Zabut era il nome dell’odierna Sambuca di Sicdta, prima che il fascismo promuovesse l’eliminazione delle tracce arabe Il nome del paese dovrebbe derivare dall'arabo « as-sabuaqh », di cui « zabut » i una ripetizione di significato con parola diversa
Angelo Pendola è poeta siciliano e ha voluto ricordare con orgoglio l'antico nome arabo nel titolo del volumetto edito di recente dalla Cooperativa Antigruppo « Zabut », a cura di Nat Scammacca e con prefazione di Pietro Billeci L’accettazione della vita, che secondo il Buffum è una delle categorie fondamentali del Barocco, è già presente nella prima poesia della silloge « Un fischio che viene dall’alto / scuote la valle / e le pecore, / una dopo l'altra, / si avviano verso l’ovile. / Molti cani abbaiano intorno » / (Zabut)
E ' un bozzetto quasi di maniera, anzi al lim ite dell’oleografia, ma solo apparentemente perché si tratta di una semplicità che non nasce da un atteggiamento naif bensì da una visione della vita in cui i valori elementari, primordiali se si vuole, vengono esaltati con spirito francescano. E in questo Pendola è vicino ai poeti corregionali Pietro Mignosi, Gino Novelli, Andrea Tosto De Caro, Calogero Bonavia e Santo Cali
Anche la seconda poesia « Lido Sovareto » ritrae uno squarcio dì vita incontaminata dal progresso, si tratta di versi in cui più che vagheggiare i modi di una nuova Arcadia, Pendola esprime il suo senso di partecipazione al mistero della vita naturale e cosmica.
Bella, nella sua essenzialità, la lirica « Fermarti o strisciare » tradotta in inglese da Nat Scammacca.
Nella tristezza di una realtà in cui bisogna lottare, con « Domani primavera » l’animo del poeta si apre alla speranza e alla generosità
Con « Zabut » Angelo Pendola, in virtù di un linguaggio scabro e avvertito, ha scritto uno dei migliori libri di poesie che siano apparsi in Sicilia dopo « Tabacco nero e terra di Sicilia » di Mano Formella che non diversamente ha colto la carica vitale di una sofferta umanità
Enzo Bonventre
Artigianato femminile al Panitteri
Fina Mangiaracina e Maria Paimeri hanno tenuto a Palazzo Panitteri, dal 28 agosto al 15 settembre, una « esposizione di quadriall’uncinetto »
Fina Mangiaracina e Maria Paimeri sono due gióvani ragazze sambucesi, diplomate al- l’IPSIA da qualche anno, disoccupate, ma con tanto dinamismo e spirito d’iniziativa. E così quello che per loro era all’inizio un semplice hobby (lavorare aU’uncinetto) è diventato oggi (Io sperano) un lavoro.
Queste due ragazze hanno avuto il coraggio di esporre i loro primi lavori in una mostra pubblica, per avviare un certo discorso e potere centrare l'obiettivo di trovare un mercato per i loro « quadri ». Le opere esposte sono infatti dei « quadri all’uncinetto *, un lavoro impegnativo che le due giovani portano avanti in collaborazione, lavorando assieme
I « quadri » esposti — pur essendo i loro primi lavori, con uno stile ancora in via di evoluzione, che potrà dare in futuro risultati sempre più brillanti sul piano della finezza e della tecnica esecutiva — hanno riscosso consensi e apprezzamenti anche da parte di esperti del settore
Per il momento le opere vengono eseguite su disegni riprodotti.
E’ intenzione delle due dinamiche ragazze di produrre opere su disegni « in esclusiva », creati per loro — e stanno cercando un accordo in questo senso — da artisti sambucesi.
E intanto guardano avanti* pensano a stampare dei depliants da spedire, per superare i confini dell’orizzonte comunale, alla ricerca di sbocchi commerciali.
Sperano anche nel mercato americano visto che i lavori esposti sono stati apprezzati dalla delegazione americana ..
f.l.b.
Grande successo degli americani che hanno sbaragliato tutti gli avversari nel primo trofeo seniores-2 di sci nautico disputato a Sambuca di Sicilia.
Il primo trofeo mondiale, per veteranl-1, è andato all’americano Ken Withe, che ha stracciato tutti conquistando 1.960,90 punti nella speciale classifica della combinata Fra I veterani-2 la vittoria è andata all'altro atleta statunitense J. D. Morgan, detto «il pirata», che invece di punti ne ha totalizzato 2.189,29. Unica consolazione per gli europei la vittoria nella classifica veteranl-3 vinta dall'inglese Ernie Ward, che ha fatto segnare al suo attivo 1 155,47 punti.
Morgan ha vinto con tre boe a 13 la classifica finale dello slalom maschile veterani^ davanti allo svizzero Blschoff, anche egli con tre a 13 ma che ha dovuto cedere davanti al miglior piazzamento totale deH'amerlcano. Terzo in questa gara l'americano Roach con tre boe e mezza a 14
Nello slalom veterani-1 maschile la medaglia d'oro è andata al francese Jean Yves Parpette con quattro boe e mezza a 13, davanti al tedesco Ernst Vung (5-14) e all'americano Ken Withe (5-16). Il salto maschile veteranl-3 è andato al canadese Ru- dy Tuschek con metri 26,70, che si è piazzato davanti all'inglese Ward (22,80) e all'americano Salmas (20,70).
Fra le donne nel salto veteranl-3 vittoria dell'americana Artis Price con metri 18,10, nel salto veterani-2 vittoria per Thelma Salmas con 26,90, mentre infine per I veteranl-1 vittoria per l’americana Linda Giddens, che ha saltato metri 35,10 e che si è piazzata davanti alla svizzera Eliane Halt Borter che Invece ha saltato metri 27,70
Spettacolo ed emozione anche nel salto
Lago Arancio. Un momento delle gare di salto durante I recenti campionati mondiali di sci nautico seniores.
maschile, specialità nella quale la vittoria, dopo una lotta assai emozionante, è andata aH'americano Withe che ha saltato (totale delle due manche) metri 71,40 e che ha preceduto In classifica l'inglese Lance Dicklnson con un totale di 68,90 ed il francese Parpette con 78,60. Il salto dei veterani-2 invece è andato, secondo le previsioni, aH’americano Morgan con un punteggio totale di metri 83,70 davanti a Roach (Usa) metri 57,20, ex-equo con l'inglese Bowman. Withe ha vinto ancora la specialità figure-1 con un punteggio totale di 8.070 punti davanti al francese Leger con 7 800 ed allo svizzero Slgrist con 7.370
Infine il solito Morgan ha stracciato gli avversari nelle figure veterani-2 totalizzando un punteggio di 6 560 punti.
Artis Price (Usa) con 3.120 punti ha vinto la classifica veterani-3 di figure, mentre la sua connazionale Thelma Salmas con 3.320 punti ha vinto la classifica ve- terani-2 La svizzera Eliane Halt Borter, con 4..010 punti, Invece, ha sbaragliato le avversarie nella classifica delle figure veteranl-1- Il punteggio della Borter è rilevante e In una eventuale classifica di valori assoluti mondiali la porrebbe fra i primi dieci classificati.
In questa specialità l'altra americana. Linda Giddens con 2.300 punti, si è piazzata al secondo posto.
Nella specialità figure veteranl-3 maschile ha vinto il tedesco Alfred Puder con 2.620 punti.
Lynn e Vicky Novakovski, campioni di sci nautico acrobatico, «posano», prima di una loro esibizione sulle acque del lago Arancio, per I lettori de «La Voce».
Premio «Città di Ribera»
l-a Commissione giudicatrice del 3° Concorso Fotografico Nazionale « Premio Città di Ribera » ha comunicato i nomi dei vincitori delle varie sezioni.
Nella sezione bianco-nero il primo premio i andato a Carlo Staderini, di Firenze con la fotografia dal titolo « Nudo », il secondo premio i andato a Tiziano Tarantola di Bergamo, il terzo premio ex-equo è stato assegnato ad Antonio Sala di Tonno e a Renzo Maggiorelli di Poggibonsì.
Nella sezione colori i premi sono andati a Bruno Stefani di Venezia con « Carnevale '83 », ad Antonietta Muzzi (2° premio), di L'Aquila, a Michele Basanese di Ivrea (3° premio)
Lo commissione giudicatrice per la sezione « Bambini » non ha assegnato premi, segnalando la serie fotografica di Antonino Giordano di Palermo per un interessante reportage sulla gioventù palermitana Infine, la foto prescelta per il catalogo quest’anno è stata quella di Marco Guizzar di con « Manichino n 2»
Leggete e diffondete
Pag. 6 Ottobre 1983
Il “Cuntu” e l’ “Opra dei pupi” visti attraverso Mimmo Cuticchio
Intervista di
Franca Marxilla Rampulla
La produzione letteraria francese ha inizio nula seconda metà dell’XI sec. con le « Chansons de geste », di cui la « Chanson de Roland», amalgama di realtà storica e di fantasia, è il poema più antico e bello.
Le imprese di Carlo Magno e dei suoi prodi paladini sì diffusero ben presto in tutta Europa, in Italia soprattutto trovarono larghi consensi e contribuirono al nascere di diversi «romanzi franceschi»• quali l’«Orlando innamorato » di Matteo Boiardo, il « Morgante » di Luigi Pulci e l’« Orlando furioso» di Ludovico Ariosto.
Quale che sia l’origine, rimasta incerta, delle «Chansons de geste», è al creatore della « Chanson de Roland » (Turoldo?) o al suo copista che si deve la nascita della tradizione cavalleresca, die vive ancora oggi soltanto nelle nostre tradizioni popolari dd « Guniti » e dell’« Opra dd pupi ».
Ultimo erede dd contastorie è Mimmo Cuticchio, che è anche oprante e puparo, cultore e innovatore insieme di questi «antichi e nobili » mestieri.
Figlio d’arte, essendo il padre il Cav. Giacomo, ha da lui imparato, giovanissimo, la tecnica dell’opera dd pupi e con lui ha realizzato spettacoli anche fuori dalla Sicilia.
A Parigi, dopo il rientro dd padre, ha deciso di continuare a fare spettacoli dell’opera al Boulevard S. Michd, presso la libreria del giornalista Pannunzio.
Nd 1973 ha intrapreso l’attività teatrale e cinematografica che ha lasciato per riprendere, sentendone nostalgia, l’attività di teatrante; questa volta, però, aprirà un teatrino e un laboratorio per la costruzione dei suoi pupi in via Bara, a Palermo, dove opera ancora oggi in collaborazione con il fratello Nino e dove « istruisce » i suoi giovani allievi.
E’ stato allievo e amico di don Peppino Celano, che gli ha insegnato l’arte dd cuntastorie e il mestiere del puparo.
Ha realizzato divertentissime versioni dd cunti e nuovi spettacoli con i pupi, quali: « Cagliostro », l’« Iliade » e la « Passione di Cristo».
Abbiamo incontrato Mimmo Cuticchio a Sambuca in occasione dell’« Estate Zabut », promossa dal Comune per il landò turistico, economico e culturale di Sambuca, due suoi spettacoli, « La spada di Celano » e l ’opera dd pupi, sono stati inseriti nell’interessante programma « Tutto il mondo è- Teatro », organizzato dalla Karma Systems con la collaborazione artistica dd Teatro di Ventura.
Il primo spettacolo, omaggio a don Peppino Celano ne! decennale della sua morte, è stato rappresentato nd suggestivo atrio di Palazzo Panitteri, divenuto ormai centro della vita culturale e mondana dd paese; il secondo, si è tenuto nello spiazzo antistante il Calvario, teatro ideale d’interessanti e nuove iniziative estive.
Domanda: L’origine dd « cuntu » e la nasata dell’« opra dei pupi » è da collegarsi certamente alla tradizione orale In quale secolo si datano le loro prime apparizioni in Sicilia?
:"Risposta: L’origine dell’opera dd pupi è molto discussa dagli studiosi delle nostre tradizioni popolari Le poche notizie che abbiamo le dobbiamo a Giuseppe Pietrè, il quale d fa sapere che già nella prima metà dell’ ’800 esistevano pupi con armature rudimentali e incomplete; ma, poiché il pupo non nasce armato ma in paggio, la sua storia è molto più antica. Nel *700 c’erano già opranti che rappresentavano alcune storie siciliane con pupi in paggio e gli studiosi asseriscono che la loro abilità derivi dai Siracusani contemporanei di Socrate e Senofonte.
Anche l’origine dd « cuntu » è molto discussa; gli studiosi ipotizzano che i « cun- tasrorie » sono i discendenti degli antichi giullari ma, sul loro primo apparire, non si hanno predsi riferimenti Anche in questo caso, le uniche testimonianze che abbiamo sono quelle del Pitrè, che scrive che l’origine dd « cuntastorie » è da supporre più antica di quella degli opranti.
Domanda Se il pupo nasce in paggio, ci saranno allora alcuni personaggi dell’opera dd pupi che non appartengono alla tradizione cavalleresca. Qual è la loro origine?
Risposta L’opera dei pupi, con pupi in paggio, prende spunto dalle storie raccontate dai «cuntastorie». Di tutte queste storie, sono arrivate a noi soltanto le farse, tutt’oggi rappresentate dagli opranti
Le farse derivano a loro volta dalle « vasta- sare», spettacoli portati in scena al «Piano ddla Marina », dentro un baraccone chiamato « casottu di li vastasi », dal comico Don Peppi Marotta, creatore tra l’altro del personaggio « Nofriu »
Sotto i Borboni gli opranti arricchirono queste storie di sidlianità, facendo assumere ai personaggi caratteri che evidenziassero il contrasto esistente fra l’aristocrazia ed il popolo; fra i personaggi, i più significativi sono
« Virticchiu », che impersona l’animo popolare, e il « Barone », die rappresenta l’aristo crazia. Temendo sommosse popolari, le autorità fecero chiudere diversi teatrini.
Ci fu allora, da parte dell’oprante, la necessità di creare arricchimenti e nuove varianti a queste storie: fu allora che nacque il pupo con caratteri locali.
Ma, a subire questo processo di sicilianiz- zazione non furono soltanto i pupi delle farse, anche i paladini si rivestirono di caratteri che d appartengono Così Orlando impersona l’uomo potente e leale; Rinaldo, lo spavaldo; Astolfo, il chiaccherone; Gano, il traditore.
Domanda A proposito di Gano. Nella « Chanson de Roland » il suo tradimento nasce da un malinteso; ndl’ultimo pezzo del Suo spettacolo « La spada di Celano », quello dedicato alla rotta di Roncisvalle e alla morte di Orlando, Gano diventa traditore per vocazione.
Questa variante è una conseguenza del processo di trasformazione di cui poc’anzi abbiamo parlato?
Risposta: Sì. Nella tradizione sidliana Gano di Magonza diventa il traditore per antonomasia, prova ne sia che, ancora oggi, in alcune zone ddla Sicilia si designano con il suo nome le persone sleali, gli uomini di cui non ci si può e non ci si deve fidare.
C’è poi un motivo tecnico. Se volessi ad esempio fare la storia ddla morte di Orlando abbandonando la nostra tradizione e riprendendo quella letteraria, dovrei fare uno spettacolo dalla durata di due ore e più, ma, anche se ho un pubblico attento, non posso forzare, devo necessariamente serrare la storia.
Domanda. Per Lei figlio d’arte è stato naturale continuare l’attività paterna?
Risposta■ Fin da bambino ho lavorato con mio padre, seguendolo anche nei suoi spostamenti. Lo seguii anche a Parigi, dove rimasi, dopo il rientro di mio padre in Sicilia, a fare spettacoli di onera dd pupi
All’età di 19 anni mi allontanai dal teatrino per fare altre esperienze teatrali e per viaggiare; ma più stavo lontano dai pupi e dalla pianola, più ne sentivo la mancanza. Riprendere quindi il mestiere di mio padre non è stata un'imposizione ma una mia libera scelta
Nel dopoguerra, la corsa alla casa aveva fatto perdere il piacere di andare tra i vicoli ad ascoltare le storie; il tdevisore ha poi fatto il resto.. Io e i miei fratelli non abbiamo voluto abbandonare l’opera dei pupi nd momento in cui era in gioco la sua sopravvivenza. per ripiegare magari su un’altra attività più sicura e redditizia; abbiamo preferito scegliere l’impegno per evitarne il sicuro oblìo.
Domanda. Parliamo un po’ dd « cuntu » e dd «cuntastorie» (Per i lettori che non hanno ancora avuto l’occasione di assistere alla reatazione di un « cuntu » scriviamo che esso è costituito da tre momenti: l’introduzione al fatto, il racconto vero e proprio, il ritmo.
Nd primi due momenti il cuntastorie, battendo 1 piedi sulla pedana e brandendo in aria la sua spada di legno o di ferro, decla
Mimmo Cuticchio durante un recital
ma il racconto; nd terzo momento, che coincide con il momento culminante dell’azione, egli trasforma la declamazione in una scansione particolarissima delle parole in sillabe. La narrazione assume così un ritmo lento che dà maggiore rilievo all’azione, con effetti che sono paragonabili a quelli che si ottengono con la tecnica del rallentatore tdevisivo).
Fra il « cuntastorie » e„il « cantastorie » e fra il « cuntu » e il « conto » esistono delle differenze sostanziali ó si tratta soltanto di una italianizzazione dd termine?
Risposta Generalmente i « non addetti ai lavoro » confondono i due termini attribuendo ad essi lo stesso significato; in realtà il « cuntastorie » non diventa « cantastorie », come il « cuntu » non diventa « conto», soltanto per un passaggio dal dialetto alla lingua italiana. Esistono delle differenze che caratterizzano i due mestieri, tanto da farli diventare per certi aspetti diversi.
Il « cuntastorie » per animare i suoi racconti ha soltanto la sua fantasia, che è fervida, e la sua bacchetta, che diventa spada soltanto negli anni ’50 con don Peppino Celano
Il « cuntastorie » apprende le sue storie o dal padre, che gliele tramanda oralmente, o ascoltando altri «cuntastorie»: in questo ultimo caso egli « ruba » il mestiere, tanto gelosamente custodito da chi ne detiene i segreti.
Passando di bocca in bocca i « cunti » possono naturalmente subire qualche trasformazione, dovuta o all’amputazione di qualche passo o all’arricchimento dello stesso.
II « cuntastorie » è dunque uno storico, ma è anche cronista quando, abbandonati i suoi paladini, comincia a narrare quegli avvenimenti, più o meno recenti, che hanno colpito la sua fantasia o che gli sono stati richiesti.
Il « cantastorie » è soprattutto cronista. Egli canta in rime ciò che egli stesso scriveo si fa comporre, accompagnandosi con uno strumento musicale, che generalmente è una chitarra- Mano a mano che egli si inoltra nella narrazione, va mostrando gli episodi più significativi della storia, rappresentati su un cartellone che è composto da 16 o 24 scacchi, divisi in due cartelli; questo cartellone è parte integrante dello spettacolo.
Domanda\ Oggi Lei è il solo ad essere capace di raccontare il « cuntu » alla maniera dei vecchi « cuntastorie » Da chi ha appreso questa tecnica?
Risposta: Il mio maestro è stato don Peppino Celano. Da ragazzo andavo nella sua bottega di puparo per ritirare i pupi che mio padre gli aveva commissionato e lì lo ascoltavo raccontare i « cunti ».
Mi piaceva ascoltarlo (la mia fantasia spaziava) e mi fermavo da lui più del dovuto. Capivo però che la mia presenza lo infastidiva perché mi ripeteva spesso: « va tinnì ’ca to patri t’aspetta »; doveva certamente pensare che io stavo lì per « rubargli * l’arte, come l’aveva « rubata » lui, perché mio padre non avesse più bisogno di lui per la costruzione dd suoi pupi.
Lo rividi dopo alcuni anni, quando, avendo deciso di aprire un teatrino tutto mio, andai da lui per consigli ed aiuto.
Domanda. Come mai non andò da suopadre?
Risposta; Ci andai ma, ero appena rientrato in Sicilia, lo trovai sfiduciato e stanco, ridotto ormai a fare sempre lo stesso spettacolo per i turisti.
Gli chiesi alcuni pupi per il mio nuovo teatrino; d’altra parte sapevo che ne aveva già ceduto diversi ad alcuni amatori. Me li rifiutò, dicendomi che se avessi voluto riprendere da solo l’attività dell’oprante avrei dovuto fare tutto da me, come aveva fatto lui.
Fu allora che andai da don Peppino Celano.Egli era, a sua volta, stanco e deluso per
ché nessuno dei suoi figli aveva scdto di continuare il suo mestiere.
Fu molto febee di aiutarmi e, questa volta, ben disposto a svelarmi tutti i segreti ddla sua arte di puparo e di « cuntastorie ».
Domanda: Ci parli di Don Peppino Celano.
Risposta-. Don Peppino è stato per me non soltanto un maestro ma anche un amico; il nostro legame divenne forte come quello che c’è, o dovrebbe esserci, fra un padre e un figlio.
Egli non era soltanto un puparo e un «cuntastorie», era molto di più: un uomo che aveva vissuto molte esperienze ed eser- dtato diversi mestieri.
Quando andava di paese in paese facendo il « cuntastorie », non raccontava soltanto la storia dd paladini di Francia, ma anche quella dd Normanni, della Baronessa di Carini, dei briganti Musolino e Pasquale Bruno, dd bandito Testalonga.
Conosceva tutte queste storie a memoria e, di conseguenza, non ha lasciato nessun copione; l’unico manoscritto che d rimane è il diario che egli teneva della sua vita.
Domanda: Crede che per Ld sia valida la massima « il discepolo ha superato il maestro »?
Risposta: Non solo non mi sento di averlo superato ma continuo a sentirmi suo allievo. Tutte le volte die riesco a fare qualcosa di nuovo, cerco di immaginarmi le osservazioni che avrebbe potuto farmi: dò mi aiuta a migliorarmi.
Domanda: Ld ha arricchito il repertoriodell’opera dei pupi e quello dd «cunti»; per questi ultimi ha, ad esempio, creato divertentissime varianti alle imprese dd paladini. Penso a questo proposito allo scompiglio che provoca l’arrivo di Angelica alla corte di Carlo Magno, della quale tutti i paladini, compreso il sovrano, sposato e padre di figli, s’innamorano e alla partita di pallone giocata dai paladini contro i saraceni.
Ha progetti futuri?
Risposta: Adesso che sono anche « cuntastorie » vorrei contribuire al recupero del loro repertorio e continuare ad arricchirlo.
Il recupero però non è un’impresa facile; è sufficiente un periodo di stasi anche breve perché una tradizione orale vada perduta.
Delle « vastasate », per esempio, oggi non rimane più traeda e la stessa fine può toccare alle farse ddl’opera dei pupi. E’ necessario che gli studiosi ne tentino il recupero.
So. dall’denco che mio padre conserva dd titoli, che esistono più di ottanta farse, io finora sono riuscito a recuperarne soltanto quattro.
Di lavoro, come vede, ce n’è.
Domanda: L’opera dei pupi avrà un futuro?
Risposta: IoF> i mici fratdli e pochi altri opranti siamo riusciti a ridare vita a queste tradizioni che, se non morte, erano certamente in agonia. Personalmente ho lottato, lotto e continuerò a lottare, ma mi domando se questi giovani allievi saranno un giorno capad di affrontare con la stessa tenacia tutte le difficoltà che, giorno dopo giorno, si incontrano.
Abbiamo sempre ricevuto, dalle autorità competenti, parole di elogio per l’attività die svolgiamo e tante promesse d’iniziative, atte a dare tranquillità al nostro futuro e ad assicurare continuità all’opra dd pupi; ma sono rimaste parole al vento.
Sarebbe necessario che il Sindaco ci invitasse, noi opranti e gli assessori interessati, a discutere sui nostri problemi per cercare concretamente di risolverli perché così il futuro delle nostre tradizioni popolari è veramente molto incerto.
Francesca Marzllla Rampulla
Per mancanza di spazio slamo stati costretti ad eliminare in questo numero alcune inserzioni pubblicitarie.
Cl scusiamo con gli Inserzionisti.
Leggete e diffondeteLa Voce di Sambuca
Ottobre 1983 LA VOCE DI SAMBUCA Pag. 7
Centro storico: trasformazione e recuperoPubblichiamo, in ritardo, la relazione te
nuta dall'arcb. Giuseppe Città m occasione della conferenza-dibattito sul tema ” Centro storico: trasformazione e recupero ", tenutasi il 9 luglio ’83 nel Salone delle Conferenze della Cassa Rurale (n d r.)
Il problema del recupero dei centri storici, nei termini in cui oggi si pone, nasce con l’avvento della città moderna. In precedenza la città antica e quella medievale erano sempre cresciute su se stesse, secondo un processo di sostituzione e di giustapposizione dei tessuti edilizi La città costituiva così un organismo unitario, capace di assorbire al proprio interno anche notevoli trasformazioni, conservando comunque i segni delle differenti culture succedutesi nel tempo: e così la stratificazione e la compenetrazione di e- poche diverse costituiscono oggi l'aspetto più caratterizzante della natura dei centri storici Ma non solo la cultura artistica o quella materiale si trasmettono attraverso i tessuti edilizi, ma anche le modalità d’uso dello spazio, ossia i modi di vita di una comunità nel proprio ambiente, che non contraddicono ma rinnovano, con piccole e grandi trasformazioni, quelli dell’epoca precedente.
Con la nascita della città moderna questa situazione cambia notevolmente. Tra il 1750 e il 1850 si verifica una crescita demografica senza precedenti, che non trova adeguati riscontri nella organizzazione della città storica e che impone l’adozione di nuove scelte insediative. D ’altra parte una complessiva riorganizzazione del lavoro secondo modelli di produzione capitalistica, corrispondente a- gli inizi della rivoluzione industriale, dà luogo a una progressiva crescita dell’urbanizzazione: le città europee, tra il XVIII e il XIX sec., decuplicano la popolazione residente mentre le campagne subiscono un inarrestabile processo di spopolamento che ha luogo ancora oggi.
I centri storici sono travolti dalle dinamiche corrispondenti a tali fenomeni e divengono sempre più aree marginali rispetto a- gli interessi che la nuova urbanistica sarà chiamata a servire: interessi relativi non certo al miglioramento dell*habitat, ma piuttosto allo sviluppo di nuove forme di produzione capitalistica. La città moderna cresce quindi al di fuori del centro storico, che spesso non costituisce più il centro del nuovo complesso urbano, essendosi stabilite nuove relazioni tra le differenti parti della città.
Su questi temi non è certo mancato un dibattito intenso e costante, soprattutto da parte degli esponenti più qualificati della cultura architettonica e urbanistica. La qualità dell’ambiente, l’organizzazione della città e del territorio, le nuove tipologie edilizie, sono state oggetto di una appassionata ricerca, nonché di numerosi e validi progetti passati più spesso alla storia della teoria dell’architettura invece che realizzati. Di fatto l’intervento nei centri storici è stato determinato più sotto il profilo della sua resa economica che per la sua validità in termini di miglioramento dell’ambiente e dei modelli abitativi. Le distruzioni belliche hanno costituito in tal senso una occasione ideale per la conseguente disponibilità di nuove aree da immettere nel mercato edilizio senza particolari limitazioni, accelerando il processo di sostituzione delle funzioni del centro storico, e quindi aggravandone la condizione di marginalità.
In molte città questo processo ha luogo ancora e, in casi come quello di Palermo prende le forme di una impaziente e malcelata attesa: che tutto crolli, con l'aiuto della pioggia, del vento e dei terremoti. Va tuttavia affermato che in corrispondenza di questa più o meno esplicita volontà di sostituzione del centro storico con altre forme di insediamento, negli ultimi tempi il dibattito sul tema del recupero e i progetti a tal fine realizzati, hanno raggiunto livelli di grande maturità: al punto che nella pratica della architettura e dell’urbanistica questo tema individua ormai un settore di intervento spedalizzato, con una relativa impostazione teorica, e con propri strumenti scientifici e legislativi.
In questo quadro assume un posto a parteil problema dei centri storici minori, dove con minore non si esprime certo un giudizio di qualità ma una differente scala di problemi corrispondenti, in una piccola città, a un diverso sistema di relazioni.
I motivi che oggi ci riuniscono seguono il filo di questo rinnovato interesse nei confronti del centro antico, che non può non investire una realtà come quella sambucese, dove l'importanza dd suo ambiente urbanoi pari alla necessità dd suo recupero. Sui valori storico artistid di Sambuca non è il caso soffermarsi ancora: la Dott.ssa A. M. Schmidt, ancor meglio di come potrei fare io, ce ne ha appena fornito una puntuale sintesi
Vorrei invece rilevare come negli ultimi tempi si è posto l’accento, con sempre maggior vigore, sul tema delle ascendenze islamiche di Sambuca. Nella storia dd suo mitico fondatore, l'Emiro Zabut, nei quartieri dei vicoli saraceni, nella fortezza di Mazzal- laccar, ecc. si riscontrerebbero quindi le tracce di questa matrice di cultura islamica.
A tale proposito vorrei subito chiarire il
Uno scorcio di un vicolo del centro storico.
mio punto di vista, e cioè la mia perplessità sui termini in cui si vuole configurare questa ascendenza. Infatti come è vero che gli arabi sono stati in Sicilia, è altrettanto vero che a, tutt’oggi è impossibile definire l’esatta consistenza degli apporti islamici. Tuttavia è possibile, attraverso nuovi studi, fare maggior chiarezza sui modi in cui la nostra cultura insediativa ne è stata influenzata. Detto questo, e nonostante la perplessità suddetta, io credo nella opportunità di «dare spazio» ai miti, affinché essi prendano consistenza e acquistino risonanza, nonché una forma di plausibilità nd confronti della storia. Comunque è certo che bisogna lavorare per affermarne i caratteri più autentici, anche col rischio di scoprirne la scarsa attendibilità. Si tratta, in altri termini, di sostituire a un atteggiamento passionale la ricerca di nuove verifiche
In tale contesto va segnalata come importante, e coraggiosa, la scdta fatta daU’Ammi- nistrazione comunale che, nell’obiettivo di sviluppare l'economia sambucese anche attraverso il settore turistico, ha individuato nella matrice islamica l’demento cardine su cui fondare un modello di attrazione turistica. Una iniziativa ancor più valida, aggiungerei, se verrà suffragata da una più rigorosa verifica sulle premesse di tde operazione, onde sostenere nel tempo un progetto di sviluppo che su di essa viene fondato. Un progetto che, in sintonia con una pratica amministrativa sempre più diffusa, individua nel centro storico inteso come «risorsa» uno dd punti fondamentali della propria politica amministrativa «Centro storico come risorsa» è, in Sicilia, una espressione per lo più priva di senso: va quindi a merito dell’Amministrazione sambucese averne tra le prime inteso la portata e proposto un progetto conseguente.
A questo punto: come gestire correttamente questa risorsa? E come tale in quali altri aspetti, oltre quello economico-turistico, il centro storico deve essere valorizzato?
Ricordiamo che l’interesse per i valori artistici e ambientali di Sambuca non riguarda solo i fatti riferibili all’epoca araba. Ciò che può interessare i visitatori, e che interessa ancor più i suoi abitanti, riguarda anche le numerose altre presenze che nell’ambiente urbano testimoniano delPavvicendarst di altre culture nel tempo, tutte significative. Ed è questo che giustifica il nostro incontro di oggi: poiché d confrontiamo con un tessuto urbano complesso e ricco di valori.
Prendiamo ad esempio il fitto intrecao dei volumi pieni e degli spazi vuoti del tessuto edilizio. In esso si manifestano i modi in cui la cultura popolare ha realizzato la graduale separazione tra lo spazio pubblico e quello privato, frapponendo tra questi altri spazi di mediazione, come luoghi specifid per le differenti attività dell’abitare. Questa organizzazione ddlo spazio, che attraverso il centro storico viene ereditata dagli attuali abitanti, esprime come i suoi originari abitanti e costruttori abbiano saputo far corrispondere le esigenze della riservatezza e quelle della difesa. Esigenze che hanno trovato nd cortile l’demento spaziale fondamentale, il cardine attorno a cui ruotano la sfera della vita pubblica e quella privata, comune a moltissimi centri siciliani, la cui morfologia presenta sensibili corrispondenze con alcuni modelli urbani d’origine araba.
Dì grande rilievo è inoltre la questione delle tecniche costruttive tradizionali, oggi in via di sparizione Al recupero dd C.S dovrebbe corrispondere quanto più possibile il recupero di queste tecniche, che costituiscono 1 originale sapienza costruttiva delle maestranze locali, direttamente legata all’uso dd materìdi originali e alla più generale e diffusa cultura deU'abitare Gli infissi, le soglie, le inferriate, i mattoni, i marmi, la pietra, gli innumerevoli materiali ed dementi di definizione degli edifid come dell’ambiente e- stemo, non vanno lasdati ài caso, disponi
bili all’invasione delle nuove ditte di vendita, con materiali e forme inadatti ai nostri climi e al contesto figurativo della nostra architettura L’adozione di nuovi materiali va controllata e integrata ai materiali tradizionali «resistenti», che non offrono nessun motivo valido per essere sostituiti
Stiamo parlando naturalmente di un centro storico non realizzato con l’esclusivo ausilio degli architetti, ma con il concorso di tutta la cultura costruttiva e ambientale dei sambucesi. Di un centro storico che presenta, come in fondo tutti i centri storia, quella sapiente integrazione di edilizia emergente e di edilizia a carattere popolare, che costituisce uno dei suoi aspetti più affascinanti. La edilizia emergente è costituita dai caposaldi formali, i monumenti, che caratterizzano e ispirano lo sviluppo dell'ambiente urbano circostante, mentre l’edilizia minore si dispone svolgendo un ruolo di connessione tra 1 differenti luoghi a carattere monumentale, costituendo il vero corpo della città. Sambuca presenta in pieno questa disposizione, motivo di un perfetto equilibrio all'interno del- l’ambiente urbano.
Per recuperare tale ambiente non basta tuttavia intervenire sulle strutture edilizie, ma è altresì necessario intervenire anche sulle attività lavorative che in esso hanno luogo, prime fra tutte quelle relative all'artigianato e al commercio. Infatti ì centri storici ospitavano attività che oggi non si possono più svolgere al loro interno senza subire delle opportune modificazioni. Altre esigenze, altre ragioni di mercato, altri fattori talora difficilmente ponderabili, contribuiscono a cambiare il volto di molte attività, e in particolare quelle artigianali, Tali trasformazioni non dovrebbero tuttavia portare il segno dd- l’espropriazione del lavoro per «ragioni di mercato», che depaupera la cultura materiale di un popolo oltre a creare varie forme di sottooccupazione se non proprio disoccupazione. I cambiamenti vanno gestiu, va approfondita la conoscenza di dò che è bene mantenere e di dò che è possibile trasformare, di dò che va cancellato. Recuperare un centro storico implica, in altri termini, il risanamento di tutte quelle attività senza le quali esso non avrebbe la vitalità che ne costituisce uno dei caratteri dominanti.
Vediamo così come da un problema in apparenza solo spaziale si arrivi a configurarne
uno le cui implicazioni, investendo tutte le dimensioni ddrabitare, raggiungono interessi molto diversificati. In tal senso un cenno a parte va fatto a proposito della dimensione non certo locale del problema, bensì a scala territoriale. Infatti la difficoltà maggiore che incontra l'intervento di recupero è costituita principalmente dalla sua scarsa redditività, o anche dalla scarsa presenza di condizioni che ne rendano economica l’attuazione. La soluzione di questo problema investe tutta l’organizzazione dd settore edile, nonché tutta la nuova cultura dell’abitare, così come essa si presenta in relazione ai nuovi modelli abitativi. E’ quindi chiaro come a livello locale si possano al momento attivare solo delle sperimentazioni, non essendo in moto un più generale processo di riuso dell’edilizia storica esistente. Non si può certo dire che la legislazione vigente in materia incoraggi fortemente tale processo, tuttavia nd Mezzogiorno non si usano convenientemente neanche quelle opportunità che la legge riesce a offrire. Il caso ddla Sicilia è emblematico per il notevole ritardo con il quale si prende cosdenza dd problema dd Centri storid, nonostante la consapevolezza del nostro immenso patrimonio di cultura urbana. Ritardo ancor più grave per una Regione a Statuto speciale, che ha potestà assoluta di legiferare in materia di urbanistica e di Beni Culturali. In questo quadro da bella addormentata nel bosco la realtà di Sambuca si distingue per la sua vivacità, per la maturità di cui gli abitanti dispongono per affrontare il recupero dd centro storico. A questo primo dibattito sul tema in questione sono state invitate tutte le componenti sociali sambucesi, e da tutte crediamo di aver ricevuto una adesione non solo formale ma anche consapevole dell’impegno rivile che richiede il problema che si vuole affrontare Siamo ben lieti quindi di aver contribuito alla realizzazione di questo incontro, che ci permetterà di fare un primo punto sul tema in questione, ma soprattutto permetterà di conoscerei e di valutare le re- dproche e differenti disponibilità a collaborare alla realizzazione di un più completo programma di iniziative, volte ad approfondire ancor più in dettaglio, e più praticamente, la questione dd recupero dd C.S. di Sambuca.
Giuseppe Cinà
Gestione del territorioL'Enars-Caccia Acli di Agrigento ci ha in
viato la seguente nota che pubblichiamo (ndr).
L'Associazione Venatoria democratica autogestita ENARS-CACCIA ACLI informa con vivo compiacimento, tutte le forze sociali che nel prossimo autunno sarà firmato un protocollo d'Intesa tra I 1500.000 cacciatori e gli oltre 4.000.000 del Mondo Rurale per la gestione del territorio e dell'ambiente e il coordinamento del Calendari Venatori delle varie Regioni.
L'accordo affronterà I problemi della gestione, della regolamentazione dei fitofarmaci e della partecipazione del Mondo Rurale alla produzione e gestione del patrimonio faunistico come Integrazione del reddito agricolo.
In questa ottica, i rappresentanti delle varie categorie dell'agricoltura hanno chiesto di essere rappresentati nel Comitato Tecnico Venatorio Nazionale con compiti di studio e di ricerca e nelle Consulte Venatorie Regionali e Provinciali.
Sarà auaplcablle un diverso rapporto con le Regioni al fine di una migliore formulazione della legge nazionale sulla caccia.
Un Gruppo permanente si occuperà, tra l'altro, dell'attività per grandi aree omogenee, di parchi naturali e del coordinamento del Calendari Venatori per tener conto delle realtà naturali del territorio e non più dei soli confini catastali.
La rivalutazione del ruolo delle guardie venatorie volontarie, l'esiguo numero delle guardie statali insufficienti a garantire un'adeguata sorveglianza.
L’esercizio venatorio rimane però un problema ecologico da: dibattere, valutare, risolvere.
E' necessario che i cacciatori prendano coscienza del problema per darvi un’adeguata risposta aderendo con convinzione all'ENARS Caccia per un cambiamento della legge In senso veramente democratico e popolare essendo l'attuale nuovo testo, non solo tecnicamente insufficiente, ma non mostra di avere risolto le istanze di vera partecipazione e gestione democratiche e di abolizione ai tutti I privilegi espressi da tutta la base del cacciatori Italiani,
Sesto Giuseppe Tresca
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Pag. 8 Ottobre 1983
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Un impegno per il Lago «Li Figureddi» di Sambucacontinuai da pag. 1)
sposizione j nostri istruttori.E' stato facile deliberare l'istituzione di
un Centro Federale a Sambuca?Il Comitato Centrale viene rinnovato
ogni quattro anni Nel periodo in cui re* sta in carica attiva tante iniziative; nei limiti delie disponibilità costruisce quel che vuole, in quanto In tale organismo manca, come invece avviene negli organismi politici, l’opposizione. Nel caso nostro è stata esaminata la possibilità di creare un Centro Federale e si è deciso di partire. E si è già stabilito di stanziare una certa somma da servire per l'attrezzatura Iniziale
Quali scopi ci si prefigge con l'istituzione del Centro Federale?
Dare essenzialmente lezioni di sci nautico, formare i giovani alla pratica di questa disciplina sportiva. La FISN destina una somma per l'istruzione; non è compito della Federazione di « creare » proseliti, in queste zone, smontando antiche credenze, solo dopo i Campionati Europei Junio-
res 1981 si è capito che si può nuotare tranquillamente nelle acque del Lago. Attrezziamo. quindi, un pontile, una spiaggia... e lasciamo venire I giovani II nostro scopo non è quello di creare campioni mondiali ma di avviare alla pratica sportiva tanti giovani. E il più bel regalo che le amministrazioni comunali della zona potrebbero farci sarebbe quello di farsi carico dell'istruzione di alcuni giovani nel settore dello sci nautico.
Qual è stato l'impatto con le Amministrazioni Comunali locali?
11 Lago Arancio ci piace anche perché i sindaci della zona si sono espressi puntualmente a favore dello sci nautico, siamo cioè ospiti ben graditi.
Bisognerebbe fare in modo (occorreranno altri contatti con I Sindaci del circondario) di portare i bambini delle scuole a imparare a nuotare e a praticare lo sci nautico Sarebbe un modo concreto di mettere radici profonde
Lo sport significa commercio e turismo: significa anche un’alternativa alla violenza e alla droga
Un concorso nato male(continuai da pag 1)
fortemente sentito il campanilismo die tende a favorire un brutto prodotto locale a scapito di altri prodotti più validi che provengono dall’esteroo. E’ accaduto in pratica che i sambucesi poco ferrati sull’arte grafica e pittorica, hanno scelto l’emiro perché era l’opera di un parente, di un compagno, di un amico Ancora si sono svolte votazioni confusionarie in quanto non sono state fissati, se non verbalmente, limiti d’età, ed è capitato spesso che alcuni bambini hanno espresso il loro voto, mentre ad altri questo piacere é stato negato
E’ questo 3 modo di gestire un concorso nazionale?
Ancora bisogna lamentare l’interferenza confusionaria di individui estranei alla gestione del concorso che hanno a volte turbato lo svolgimento del concorso stesso tentando di estromettere opere già ammesse e votate
E se il concorso ha lamentato l’assenza all’inaugurazione della mostra dei rappresentanti della Cantina Sodale e della Cassa Rurale per contro dobbiamo registrare il pred- può interessamento della locale Pro Loco per pubblicizzare l’immagine dell’Emiro creato dal nostro concittadino G. Becehina, non considerando come questa iniziativa arrecava danno al concorso in fase di esplicazione A poco è servito il microscopico manifestino di « non disturbo » che la suddetta associazione ha successivamente fatto stampare ed affiggere, dopo che alcuni artisti presenti a Sambuca hanno protestato vivacemente contro un’iniziativa che li vedeva svantaggiati.
Da sottolineare ancora l'applicazione personale e permissiva ddl’art. 5 del regolamento che testualmente dice: « Ogni opera dovrà essere realizzata • sul cui retro ogni
autore dovrà provvedere ad apporre la propria firma, le generalità, l’indirizzo ed il recapito telefonico .. ». Molte opere invece erano firmate sul davanti e quindi identificabili. A poco è servito il talloncino adesivo applicato sul cellofan a copertura delle firme La Many Comicis, l’associazione culturale che ha selezionato e curato le opere del concorso applicando l’art. 1 del reg. ha accettato delle opere fotografiche, mentre a livello locale sono state lungamente contestate, tanto che fin quasi alla chiusura del concorso non era ben chiaro se le opere fotografiche erano o meno da considerarsi validi ai fini del concorso
In definitiva quella che poteva essere o risultare una scelta democratica deli-immagine iconografica dell’Emiro Zabut, si è trasformata in una mortificante appendice elettoralistica che ha fatto rivivere ai sambucesi i giorni non lontani delle elezioni politiche di giugno, con la sola differenza che adesso erano i locali artisti a sollecitare il voto anche ai partiti di appartenenza o di fede politica.
Non può certamente essere questa la strada da percorrere perché Sambuca diventi una dttà di arte e di cultura in quanto dette manifestazioni nascono e si accrescono soltanto in un dima di serena e leale competizione, volta a qualificare il bello perché realmente bello.
In un paese come Sambuca dove le forze marxiste e di sinistra godono di un consenso popolare di indiscussa maggioranza ricordare un detto gramsciano non è inopportuno né tantomeno fuori posto- « Educare le masse perché essi prendano coscienza dei propri mezzi e si awiino alla riscossa »
Quale insegnamento possono trarre i sambucesi dai fatti sopra esposti?
(continuai da pag. 1)che nd 1932 eressero i Padri Passionisti agli Archi e quell’altra ancora che collocarono i Padri Redentoristi ancora nd 1938, l’anno del sacrilego gesto compiuto da un giovane dd premilitare fascista che prese un Crocifisso, lo spezzò in due e con spregio lo scaraventò nd bel mezzo dd Corso Umberto, e stavolta la Croce fu issata sulla fiancata laterale della Chiesa del Carmine.
Altre sono dedicate alla Madonna, sotto i vari titoli, (la più parte); all’Eccc Homo, e ai vari Santi, il che potrebbe costituire uno spaccato interessante tutto da leggere ed interpretare sia come devozioni particolari praticate come molto probabilmente per determinare, attraverso i particolari santi protettori, le arti ed i mestieri che venivano prevalentemente praticati ed esercitati in un quartiere piuttosto che in un altro.
In ogni caso sono dd beni acquisiti alla Comunità religiosa e dvtle insieme che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di cancellare.
Invece, nella larghissima messe di massacri che hanno colpiti memorie e segni del nostro passato nella fase della ricostruzione dopo terremoto, non sono state risparmiate neanche le « FIGURELLE » Con rammarico abbiamo visto scomparire, ad esempio, la Croce sul Cantone tra la Via S. Lucia e la Via Rilievo; queU’altra Croce in via S Croce sulla Facdata di Casa Abruzzo-, all’angolo tra il Corso Umberto 1° e Via Bona- dies la cosiddetta « Figurella della Spampinata » e forse metterebbe conto che girassimo per le vie del paese per fare un censimento di qudle ancora esistenti e di quel- l’altre che sono state cancellate arbitrariamente
Vorremmo sottolineare che, intanto, le «Figurelle» sono un bene comune, un patrimo
nio pubblico e nessun pnvato ha il diritto di manomettere e tantomeno ancora di farscomparire un bene della Comunità Sono delle servitù passive accese a suo tempo dalla Comunità sul privato e questi ha il dovere di rispettarle Nessun ufficio tecnico potrebbe autorizzarne la scomparizione, viceversa, trattandosi di bene comune, dovrebbe operare per salvaguardare e difendere e, ove necessario, imporre il rispetto.
Certo, a rendiamo conto che spesso nella ricostruzione delle case anche le « Figurelle » possono subire qualche modifica; la si faccia in maniera acconcia, però, e senza tentare di diminuirne le proporzioni e tantomeno segnarne la morte.
In questo tipo di mania d vediamo anche una certa voglia dì cancellare i segni della Fede, come certi sposini frù frù che per apparire moderni, snob e stupidamente shic, si rivelano melenzi e vanesi! e di dubbi gusti, abolendo i capezzali religiosi per sostituirli magari con figure di dubbio gusto del nudo maschile o femminile. Stiano attenti questi iconoclasti dd tempo presente1 cancellare i segni della Fede porta male Certo, non attira le benedizioni di Dio sulle case che i segni di Dio hanno cancellato
Gì corre l’obbbgo di predsare in ogni caso che per quanto riguarda la « Figurella della Spampinata » il signor Tommaso Di Prima s-è riproposto di rifarla è per benino all’angolo di Via Bonadies e speriamo che porti a compimento presto e bene il suo disegno. Cosi come speriamo che ritornino, per l’impegno di chi, pensiamo provvisoriamente, le ha rimosse, le Crod di Via S. Luda-Rilie- vo e della Via S. Croce, le quali oltre che segni della Fede, erano anche pregevoli lavori in ferro battuto di cui nessuno può appropriarsi e che aspettiamo di rivedere al loro posto
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Sete: problema siciliano(continuai da pag. 1)
gliaia di chilometri quadrati di terreni oggi abbandonati, ritornando a colture già sperimentate con successo nel passato, altamente redditizie, come quelle della canna da zucchero e del cotone.
Inutile ripetere quello che rappresentò il commercio dello zucchero siciliano nel bacino del Mediterraneo al tempo della conquista araba e dopo. — Per il cotone, quando furono introdotte le varietà Akala e Stoneville, si potè ottenere in tempi recenti cotone a fibra lunga non inferiore a quello egiziano- —. Se si pensa che cotone e canna da zucchero costituiscono la ricchezza principale dell'Egitto at
traversato dal Nilo solo per un quattro per cento del territorio In tutto il resto sabbioso, non si comprende per quale ragione in Sicilia per gli stessi prodotti già da noi largamente ottenuti e sperimentati da secoli, disponendo delle illimitate risorse del mare, non si possa contare seriamente sui dissalatori. Anche gli agrumeti. vigneti, orti non sarebbero colpiti dalla siccità che si presenta ogni anno falciando la produzione con conseguente sviluppo di parassiti alle piante.
Si tenga presente che in tutti i Paesi d’Europa, solo in Sicilia e nella Spagna meridionale è possibile coltivare utilmente la canna da zucchero ed il cotone.
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