Post on 02-Nov-2019
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Addio Maiella mia, montagna innevata
e accogliente, nota a chi è cresciuto
sulle tue pendici e agli stranieri che
ogni anno accogli e benedici; foglie
rosse e gialle d’autunno che colorano
il tuo manto di colori vivaci; fiocchi di
neve leggeri e bianchi che scendono
dal cielo come mille coriandoli; vento
fresco di primavera che porta il profu-
mo dei fiori del bosco; scroscio inces-
sante del fiume Foro che accompagna
le nostre giornate e che ci porta i ri-
cordi dei tempi passati...addio!
Dimmi, Maiella mia, come posso allon-
tanarmi da tutto questo...Come?
E’ qui la mia vita e non posso immagi-
nare d’andar via!
Eppure siamo costrette a separarci,
non potrò più vivere nel mio adorato
paese, Pretoro, arroccato sulla Maiel-
la, che d’inverno sembra un presepe
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed
elevati al cielo; cime inuguali, note a
chi è cresciuto tra voi, e impresse
nella sua mente, non meno che lo sia
l’aspetto de’ suoi più familiari; tor-
renti, de’ quali distingue lo scroscio,
come il suono delle voci domestiche;
ville sparse e biancheggianti sul pen-
dìo, come branchi di pecore pascenti;
addio! Quanto è tristo il passo di chi,
cresciuto tra voi, se ne allontana!
(…)”.
A.Manzoni
innevato e che nasconde tanta sto-
ria, tanta felicità, tanta amicizia e
tanti segreti.
Non vedrò più il castello bianco in
mezzo al verde degli alberi; non po-
trò più correre su per le infinite stra-
de e le mille scale, non mi perderò
più tra le tante viuzze strette e intri-
cate…
Tutto questo rimarrà nel mio cuore e
verrà tramandato alle generazioni
future che, a loro volta, godranno di
tutto ciò, con lo stesso entusiasmo e
amore di chi vi ha vissuto preceden-
temente!
Mariagiulia Filoso 2N
Disegno di Michela Cavalli 2N
Sono pronta.
I miei bagagli sono nell’atrio. È giunta l’ora.
Ma il mio cuore non è pronto a dire addio!
Addio!
Una parola già triste di per sé. Il mio cuore
è in pena; batte come forse non ha fatto mai.
Che cosa mi aspetta? Cosa troverò?
Chi mi aspetterà?
Qui ho ancora tutto: la mia casa, la mia scuo-
la, i miei compagni, la mia città… la mia
vita! Potrò continuare a chiamare “tutto” una
nuova casa, una nuova scuola, nuovi amici,
una nuova vita? Ho paura.
Sono angosciata. I piedi devono andare
avanti, anche se per inerzia.
Una parte di me è ancora nella mia casa,nella
mia camera lilla.
Mi sento male;
è come avere il cuore in gola.
Sto per lasciare tutto;
sto per dire addio al mio piccolo mondo
magico. Addio. Che possa soggiornarvi
qualcuno che ti ami come ti ho amato io e
possa, da lassù qualcuno, vegliare su
tutta questa sofferenza e su questo
giorno infelice.
Che Dio mi aiuti oggi più di ieri a
dire...Addio!
Alessandra Perrino 2 N
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L a v oce d el Gonza g a
E’ lunedì 11 febbraio 2013,ore
11,45. Durante il Concistoro che
deve decretare la causa di beatifi-
cazione dei martiri di Otranto il
Papa, in lingua latina, annuncia di
lasciare il Ministero petrino. In po-
chi minuti la notizia fa il giro del
mondo; il Papa si è dimesso! Ora
Gianmarco Medoro racconta la sua
esperienza: “ Mi è arrivato un SMS;
aprendolo ho letto la notizia, non
volevo crederci, pensavo …”a Car-
nevale ogni scherzo vale”. Poi sen-
tendo altre voci mi son convinto
che la notizia era vera. Le gambe
tremavano e le guance iniziavano a
bagnarsi di lacrime. Il 19 aprile
2005, all’elezione di Papa Benedet-
to XVI , stavo preparandomi alla
prima comunione ! Ciò evidenzia
quanto il Papa abbia formato il mio
cammino di fede e il mio discerni-
mento vocazionale e abbia arricchi-
to la mia vita spirituale attraverso
la sua parola, il suo sorriso, il suo
Dottrinale Magistero ! Viene a
mancare al Mondo un grande Papa
che nel suo Ministero ha risolto il
caso di pedofilia nella Chiesa, che
si è trovato colpito alle spalle dai
suoi stretti collaboratori, che ha
sofferto per il caso Lefebvre, che ha
lottato per difendere i che ha lotta-
to per difendere i diritti umani, che
ha annunciato attraverso la sua
Teologia il Vangelo. E’ con grande
sofferenza nell’anima che prego
per il Santo Padre , per il mio Pa-
pa, anzi per il mio PapA’.. Ora pre-
ghiamo per il Conclave,perché i
cardinali scelgano un Papa secon-
do il cuore di Dio! A noi non il giu-
dizio ma la preghiera e la silenzio-
sa riflessione”. Adesso racconta la
sua esperienza Fabiana Commito :
“La notizia appresa dalla rinuncia
del Pontificato ha suscitato una
grande emozione nel sapere che
questo evento rappresenta un fat-
to storico che io in prima persona
sto vivendo. piace pensare che i
miei figli lo studieranno sui libri di
scuola. Non so se il Papa abbiamo
lasciato il Pontificato per cause
fisiche o politiche e vorrei tanto
credere che fosse per cause di sa-
lute. La prima sensazione è stata
di abbandono in un momento così
difficile per il nostro Stato ma poi
ho capito che il suo è stato un ge-
sto di umiltà e di non attaccamen-
to alla poltrona. Vorrei che i politi-
ci seguissero il suo esempio!”. Be-
nedetto XVI ha donato non solo
alla Chiesa ma al mondo intero un
grande esempio di servizio, di
umiltà, di amore a Cristo e alla
Chiesa, è stata una trasparente
prova d’amore. Non serve fare
inutili paragoni con il predeces-
sore Giovanni Paolo II! Se lui ha
abbracciato la Croce nella soffe-
renza, nel dolore, nella malattia,
Benedetto XVI ha abbracciato la
croce chiedendo perdono “per i
suoi difetti”, riconoscendosi de-
bole e fragile, dando una forte
importanza alla coscienza perso-
nale “esaminata davanti a Dio”.
L’eredità che ci lascia il Papa è
anzitutto la professione della Ve-
rità, il coraggio di denunciare la
“sporcizia” all’interno della Santa
Chiesa stessa, la forza di difende-
re secondo il Vangelo i diritti
dell’uomo,il suo grande amore
alla Chiesa, la sua razionalità nel-
le scelte di Fede senza mai perde-
re la riflessione teologica e filoso-
fica. Nel suo discorso conclude :
“Continuerò a servire Dio e la
Chiesa nella preghiera e nella
riflessione”. Negli ultimi anni
della sua Vita lui offrirà la sua
preghiera in nostro favore. Un
grande ministero nella solitudi-
ne, in Dio, dono per gli altri” VI-
VA IL PAPA, Colui che per amore
ha fatto il gran rifiuto.
Gianmarco Medoro e
Fabiana Commito 4C
“Ben consapevole della gravità di questo at-
to,con piena libertà,dichiaro di rinunciare al
ministero di Vescovo di Roma.”1
Sono queste le parole che,dall'11 febbraio,stanno
girando in Italia e nel mondo,lasciando un vuoto
e una grande perplessità nell'animo dei fedeli.
Benedetto XVI,dopo otto anni di pontifica-
to,decide di dimettersi dalla sua importante ca-
rica,che verrà definitivamente abbandonata il 28
di questo mese. La storia sembra ripetersi: nel
1294 Celestino V, amareggiato dalla corruzione
che da tempo infangava l'autorità della Chiesa,è
stato il primo Papa a dimettersi. Tutti conoscia-
mo questo personaggio grazie a Dante ,che lo
definì “colui che fece per viltade il gran rifiuto”
mettendolo nel III canto dell'Inferno tra quei
peccatori chiamati ignavi e accusandolo di viltà.
Egli, infatti, rinunciò ad un compito molto im-
portante che gli era stato affidato proprio per
cambiare la situazione della Chiesa e della Cri-
stianità.
A parlare di Celestino V è stato anche lo scrittore
Ignazio Silone il quale, nel suo libro
“L'avventura di un povero cristiano” parla di
questo personaggio con un tono più comprensi-
vo e pacato, lodando il suo gesto e appoggiando-
lo nella sua decisione. Ma oggi, dopo circa otto-
cento anni,cosa penserebbero Dante e Silone di
Pagina 3
Dal Celestino di Dante al Celestino di Silone...
fino a Benedetto XVI.
L a v oce d el Gonza g a
quanto è accaduto a Benedetto? Il Papa afferma
di non poter continuare a svolgere il suo compi-
to a causa dei suoi problemi di salute. Di fronte a
ciò,non possiamo certo accusarlo e condannarlo
bensì comprenderlo, proprio come fece Silone
con Celestino V. Ma se, nell'ambiguità di questa
storia, ci fosse dell'altro? A molti verrebbe in
mente che,proprio come accadde ottocento anni
fa,ci sia di mezzo la corruzione che ormai in Ita-
lia e nel mondo ha preso il sopravvento in ogni
questione, politica e non. Altri ancora potrebbe-
ro credere che la causa sia la presenza di alcune
questione irrisolte dal precedente Papa Giovanni
Paolo II. In questo caso verrebbe da dire che for-
se Dante aveva ragione. Ciò che potrebbe chiari-
re a tutti le idee è la conoscenza della verità. Ma
qual è questa grande verità? Probabilmente non
verrà mai a galla. Intanto, nell'attesa dell'arrivo
del nuovo Papa ,ricordiamo Benedetto XVI e
tutto ciò che di positivo ha fatto per il mondo,
ringraziandolo di averci accompagnato durante
questi anni.
Benedetta Trivelli 3M
1 Benedetto XVI, Annuncio delle dimissioni,
Roma,11 febbraio 2013
L a v oce d el Gonza g a
Durante il primo periodo dell'anno sco-
lastico 2012/2013 sono venuti presso il
nostro istituto un docente del CeSI
dell'Università Gabriele D'Annunzio,
professoressa Assunta Pandolfi e il
professore Domenico Galasso del
“Piccolo Teatro Orazio Costa” di Lan-
ciano, per illustrarci il progetto
“PRIMA DI ESSERCI”. Questi ci hanno
spiegato le finalità e i dettagli dell'ini-
ziativa, nel corso di un incontro rivolto
a tutte le classi terze. Il progetto, alla
sua prima edizione, ci proponeva di
coniugare scienza e arte in riferimento
a una tematica molto delicata: le cellule
staminali. Il prodotto finale del lavoro
sarebbe dovuto essere una scenetta,
una poesia, una canzone o qualsiasi
altra forma artistico-comunicativa che
trattasse dell'argomento in questione. I
ragazzi che hanno deciso di aderire
all'iniziativa hanno partecipato inizial-
mente a due incontri informativi che
esaminavano tutto quello che c'era da
sapere su arte e scienze. Durante il pri-
una famiglia benestante, come serva, ma
pian piano il suo ruolo muta e diviene una
sorta di assistente del padrone di casa,
l’affascinante pittore Vermeer.
Quest’ultimo, in segreto, le insegnerà a
produrre i colori permettendole di rima-
nere nel suo segretissimo atelier.
Tra i due si instaura un legame segreto e
rispettoso, fatto di sguardi, ma ben presto
la giovane posa e diviene musa del suo
maestro-padrone: ciò farà andare su tutte
le furie la moglie gelosa.
Griet si ritrova coinvolta in una situazione
complicata che la sua persona non può a
lungo sopportare, fino al punto in cui ab-
bandonerà la casa e ritornerà alla sua vita
precedente.
Il romanzo descrive con minuzia nei det-
tagli e realisticamente Delft, città olandese
dove si svolge l’intera vicenda.
Questa descrizione è resa ancora più
esplicita nelle scene del film, che rievoca-
no la città com’era nel XVII secolo: le
viuzze, il mercato delle carni, del pe-
sce, le case e così via.
Come non accostarsi alla lettura di
questo famoso bestseller? Soprattutto
dopo aver incrociato lo sguardo di
Griet, che invita l’osservatore ad av-
venturarsi nella sua fantastica storia.
Giulia Puce IV D
Lo scorso 16 gennaio le Scuderie del Quiri-
nale hanno ospitato un’affascinante mostra
d’arte.
Alcune classi quarte dell’Istituto Gonzaga
non si sono lasciate scappare quest’iniziati-
va proposta dal preside.
L’ospite d’onore è stato Jan Vermeer, af-
fiancato dai numerosi dipinti dei suoi con-
temporanei olandesi. Al pittore fiammingo
del XVII secolo, l’età dell’oro olandese,
vengono attribuite una trentina di opere,
soprattutto ritratti, tra i quali ha riscontra-
to maggior successo una sua originale crea-
zione, “La ragazza con l’orecchino di perla”
anche detta “La ragazza col turbante”.
Questo dipinto ha ispirato la fantasia di
letterati e registi; Tracy Chevalier nel 2000
pubblica il romanzo dallo stesso titolo
dell’opera pittorica, a cui seguirà un film.
Dunque l’innocente fanciulla del dipinto
prende vita e diviene un vero e proprio
letterario e cinematografico.
La giovane Griet entra a servizio presso
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mo incontro con la Dott.ssa Pandolfi
abbiamo trattato l'argomento delle cel-
lule staminali nella sua specificità
scientifica. Nel secondo incontro con
l'attore D. Galasso ci siamo concentrati
sull'aspetto artistico di questa attività,
riflettendo su quale fosse la forma d'ar-
te più adatta per il nostro lavoro. Dopo
una lunga riflessione abbiamo concor-
dato di svolgere una rappresentazione
teatrale che comprendesse i diversi
linguaggi artistico-teatrali: mimico-
gestuale, coreografico, musicale. Una
volta terminati i preparativi e le prove,
il 5 Dicembre 2012 abbiamo presentato
il nostro prodotto davanti alla commis-
sione giudicatrice presso il CeSI. Il mo-
mento più bello ed emozionante per
noi ragazzi, però, è arrivato il 15 Di-
cembre, quando presso il Teatro Audi-
torium Supercinema abbiamo dram-
matizzato il nostro lavoro. A turno ci
siamo esibiti davanti a una numerosa
platea con le altre scuole secondarie di
secondo grado della nostra città. Que-
sto è stato un momento altamente
emozionante perchè la giuria era
presente e c'era il confronto diretto
con le rappresentazioni di altri isti-
tuti. Per noi, e credo anche per gli
altri, è stato un lavoro molto impe-
gnativo. Lo scopo dell'iniziativa, in-
fatti, era proprio quello di stimolare
i ragazzi e renderli sensibili nei con-
fronti di una tematica attuale e di-
battuta. Per tutti noi partecipanti, è
stata un'occasione di arricchimento
sia culturale che emotivo dal mo-
mento che come gruppo di lavoro ci
siamo affiatati e trovati bene fin dai
primi momenti.
Ragazzi partecipanti: Classe
3C: Francesca Biasone, Guido
Cucchia, Alessia Danese, Va-
nessa Sammartino, Margherita
Visco. Classe 3D: Chiara D'An-
gelo, Noemi Davide. Classe 3A:
Floriana Di Pietrantonio, Bene-
detta Parlante. Classe 3L: Mat-
teo Di Paolo, Sasha Marinelli.
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L a v oce d el Gonza g a
Martedì dodici febbraio quarantacinque alunni
dell'Istituto Isabella Gonzaga hanno avuto il piace-
re di visitare in un giorno, la bellezza di Roma e di
tutte le sue particolarità. Accompagnati dalle pro-
fessoresse Massi, G. Tacconelli e Morelli, abbiamo
cominciato il nostro breve viaggio d'istruzione alle
10.00. Le professoresse fungendo da guide non
hanno avuto problemi a spiegarci la storia e le fun-
zioni dei più importanti monumenti che interessa-
no Roma. Come prima tappa di un lungo percorso,
abbiamo visitato il Colosseo e l'arco di Costantino.
Il Colosseo.
In grado di contenere fino a 50.000 spet-
tatori, è il più grande e importante anfi-
teatro romano, nonché il più imponente
monumento della Roma antica che sia
giunto fino a noi.
Arco di Costantino.
Questo arco trionfale fu dedicato dal senato per
commemorare la vittoria di Costantino I contro
Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio.
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L a v oce d el Gonza g a
L'Altare della Patria o "Il Vittoriano"
è un monumento costruito in onore di Vitto-
rio Emanuele, il primo re di una Italia unita,
con sede a Roma.
Il Campidoglio, detto anche Monte
Capitolino è uno dei sette colli su
cui venne fondata Roma.
La fontana di Trevi.
La fontana di Trevi è considerata la fontana più
celebre del mondo ed è una tra le più grandi e
note di Roma.
Verso le 13 abbiamo deciso di consumare il nostro pranzo al sacco a Piazza di Spagna.
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L a v oce d el Gonza g a
Piazza di Spagna.
Con la scalinata di Trinità dei Monti è la
piazza più importante di Roma. Al cen-
tro della piazza vi è la famosa fontana
della Barcaccia, che risale al primo pe-
riodo barocco, scolpita da Pietro Bernini
e da suo figlio, il più celebre Gian Lo-
renzo Bernini.
Nel pomeriggio,verso le 16.15 ci siamo avvia-
ti per andare a Palazzo Montecitorio: la sede
della Camera dei deputati, una delle princi-
pali sedi della democrazia italiana.
E proprio qui, a Palazzo Montecitorio che si
producono le leggi che regolano la vita della
nostra società. Ogni legge nasce dal confron-
to tra le opinioni espresse dalle donne e da-
gli uomini che ogni cinque anni vengono
scelti dal popolo come suoi rappresentanti al
Parlamento. Questo Palazzo fu commissio-
nato al Bernini nel 1653 e più volte rimaneg-
giato nel tempo da Carlo Fontana e dall’ar-
chitetto Ernesto Basile.
Una volta entrati una guida esperta, ci ha
fatto visitare un lungo itinerario che tocca i
luoghi più noti e suggestivi della vita parla-
mentare: l’Aula dove si riuniscono in seduta
plenaria i 630 deputati, il grande corridoio
prospiciente l’Aula denominato Transat-
lantico o Corridoio dei passi perduti e le
maestose scalinate berniniane che conduco-
no ai piani superiori, le grandi sale di rap-
presentanza del secondo piano come la Sala
della Lupa, Sala Aldo Moro e Sala della Re-
gina.
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L a v oce d el Gonza g a
Una volta usciti, come ultima tappa del nostro percorso abbiamo visitato il Pantheon.
Il Pantheon.
Il Pantheon è un Tempio roma-
no dedicato a tutte le divinità
(in greco pántheion significa 'di
tutti gli dei'). Fatto costruire da
Marco Vipsanio Agrippa nel 27
a.C. presso le sue terme nel
Campo Marzio a Roma, venne
completamente rifatto dall'im-
peratore Adriano nel II secolo
d.C. Nel VII secolo fu trasfor-
mato in chiesa, dedicata a Ma-
ria e ai martiri, cosa che garan-
tì la sua conservazione, anche
se nei secoli venne spogliato dei
decori bronzei e marmorei. A
Palazzo Montecitorio si trovano
più di mille dipinti e sculture
datati tra il XVI e XX secolo,
alcune migliaia di incisioni e
stampe di varie epoche, un nu-
cleo consistente di reperti ar-
cheologici e una discreta quan-
tità di beni artistici, quali orolo-
gi, mobili d'epoca, arazzi e bu-
sti.
Alle 19.00 abbiamo termina-
to la nostra gita e abbiamo
ripreso l'autobus per tornare
a casa. E' stata proprio una
bella esperienza, mi è capita-
to spesso di passare per Ro-
ma, ma non mi ero mai sof-
fermata ad osservarla nella
sua bellezza ed eleganza.
Alessandra Grimaldi 2D
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I NOSTRI ALUNNI DIVENTANO SCRITTORI
“ Immagina che non ci sia il Paradiso. Prova,è facile. Nessun
inferno sotto ai piedi,sopra di noi solo il cielo. Immagina che la
gente viva al presente. “ -
-- 12 novembre 2012. In una fredda e piovosa giornata di novem-
bre, me ne stavo seduta sul divano di camera mia,accanto alla fine-
stra. Ero sola, rimasta ad osservare uno scenario maledettamente
triste. Pioggia incessante, che invece di lavar via le memorie im-
presse nel marciapiede del mio cuore, non faceva altro che batterci
sopra, come per amplificare ogni mio dolore. Rimasi per parecchio
tempo con uno sguardo assente a fissare il vuoto. Distante sia dal-
la realtà,che dalla fantasia e con un nodo alla gola che non mi per-
metteva di respirare,mi sentivo come imprigionata in un mondo
senza luce, sola e abbandonata. La mia vita era triste e monoto-
na,aveva bisogno di un senso, che non riuscivo a trovare. Armata
di cuffie auricolari e un infinita playlist di canzoni dei Beatles,
riuscii a calmarmi, uscii e dopo aver camminato per qualche minu-
to, mi sedetti su una panchina gelida. La loro musica era la mia
unica ancora di salvezza. Ogni volta che li ascoltavo mi sentivo
libera da ogni pensiero, preoccupazione, rimorso. Mi sentivo bene.
Le loro parole e la loro musica entravano a far parte di me e non
potevo far a meno di sorridere e sentirmi viva. E me ne stavo sedu-
ta lì ad ascoltarli sul mio mp3, mentre la pioggia iniziava a farsi
sempre più fitta e il cielo a ricoprirsi di un manto scuro e tenebro-
so. Mi incamminai per tornare a casa, quando improvvisamente
incrociai lo sguardo di un ragazzo. I suoi occhi erano marroni, i
suoi capelli credo che fossero color castano chiaro. Non so il per-
ché, ma il suo sguardo aveva attirato la mia attenzione. I suoi occhi
sembravano infinitamente profondi, era come se mi ci stessi per-
dendo dentro. Tutto questo accadde però in un solo attimo e fu
tutto così fugace e inaspettato che non riuscì neanche a capire chi
fosse. Tornai a casa e chiamai il mio gruppo per provare. Ci chia-
mavamo i Reckless, ovvero gli spericolati. La nostra band si era
formata da un anno. Eravamo in quattro. Ricky suonava la batte-
ria, Alessandra la chitarra,Noemi al basso ed io ero la voce. Anda-
vamo forte, ma fino ad allora non avevamo mai suonato davanti a
molta gente, non eravamo mai riusciti ad esprimere noi stessi da-
vanti a delle persone. Ogni tanto componevamo canzoni di genere
rock, ma solitamente facevamo cover. I nostri grandi ispiratori
erano i Beatles, i maestri del rock, i nostri idoli. Era la passione
per questo gruppo che ci aveva congiunti. Quando suonavamo,per
ognuno di noi era come esprimere i propri sentimenti, gridare
emozioni, gridare noi stessi. -- 24 gennaio 2013. Era il gran
giorno. Il giorno in cui finalmente avrei cantato con il mio gruppo
davanti ad un vero pubblico. Il giorno in cui insieme avremmo
affrontato tutte le nostre paure, le nostre incertezze, cercando di
esprimerci e di emozionare chi ci avrebbe ascoltato. Lo zio di
Alessandra aveva appena aperto il suo locale, e ci aveva chiesto di
fare un piccolo spettacolo per la sua inaugurazione. Eravamo ecci-
tatissimi. Quando Matteo, il proprietario, ci presentò alla gente,
ero in ansia. Ma salii sul palco, chiusi gli occhi e incominciai a can-
tare, e d’un tratto tutto passò. Lasciai uscire dalla mia anima ogni
sentimento, emozione. Mi divertii come non mai. Era come se
dentro ognuno di noi ci fosse un drago da liberare. Quella sera
aprimmo i cancelli del nostro cuore e ci lasciammo andare.
Arrivati a metà del nostro repertorio, facemmo una pausa.
Prima di riprendere però mi accorsi di uno sguardo familiare,
tra la folla. Lo riconobbi solo quando, mentre stavamo suo-
nando love me do, canzone dei nostri idoli rock, ritrovai quegli
occhi marroni. Era lui, il ragazzo che avevo incontrato in quel-
la giornata maledettamente triste. Quel ragazzo che col suo
sguardo m’aveva fatto riflettere. Lo guardai bene e mi accorsi
che era dotato di una bellezza incredibile. Distratta da cotanta
meraviglia, non mi accorsi che anche lui mi stava guardando,
e quando lo feci mi sentii talmente in imbarazzo. Abbassai
rapida lo sguardo, poi mi misi a pensare e mi accorsi di un
leggero fastidio al petto e di un tremolio alle gambe che non
avevo mai avuto prima d’allora. Mi chiedevo come fosse possi-
bile che io provassi ciò per una persona che neanche conosce-
vo. Alla fine dello spettacolo andai a cambiarmi e, una volta
uscita dal camerino, mi fiondai sul bancone del bar per bere
qualcosa. Quando chiesi al barista il conto però, mi disse che
qualcuno lo aveva già pagato. Mi chiesi chi potesse essere sta-
to, poi mi voltai e vidi quel ragazzo sorridermi. Bizzarro il mo-
do in cui accese in me una forte sensazione di felicità. Si avvi-
cinò e incominciammo a parlare. Ci guardammo negli occhi e
solo allora conoscemmo bene i nostri volti ma non serviva,
perché noi già ci amavamo. Probabilmente passarono due ore
prima che mi riaccompagnasse a casa. Il suo nome era Marco.
Aveva 19 anni e si era da poco trasferito dalla Spagna. Parlam-
mo in breve delle nostre vite, ci raccontammo l’essenziale.
Entrambi amavamo la musica rock. Fu questo ad accomunarci
maggiormente. Col tempo scoprii che era una persona sensibi-
le, romantica, dolce, ma col suo lato.. ‘rock’. Sapeva capirmi e
starmi vicino. Sapeva farmi felice. Fummo ottimi amici, per
un po’ di tempo, anche se sapevamo di appartenerci, sapeva-
mo di provare l’un per l’altro sentimenti ben più profondi.
Non pensavo di poter mai provare certi sentimenti per qualcu-
no, soprattutto durante quel periodo buio della mia vita. Pro-
vammo, a distanza di un anno e più, a scrivere una nostra
storia d’amore nel destino. Eravamo felici, e lo siamo tutt’ora,
a distanza di tanti anni, rimembrando come una grande pas-
sione ci avesse uniti, facendoci scoprire nuovi orizzonti e nuo-
ve speranze. Oggi, insieme, senza più timore di vivere, goden-
doci il presente, canticchiando:“ Love, love me do. ”.-
MARTINA DE CRECCHIO 2 D
L a v oce d el Gonza g a
Elaborati presentati al Concorso Letterario per Anime rock
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...E ANCORA... La realtà è soggettiva
50 Anni. In 50 anni cosa può accadere? Bella domanda, non è vero?
Ogni cosa è mutata. E il nostro protagonista si sente solo, tanto solo. È
rimasto con la mente agli anni sessanta, anni nei quali ha conosciuto la
sua Rosa. Lei, la donna della sua vita, la donna per la quale ha tanto
aspettato, la donna che ama. La loro vita insieme è stata travagliata,
piena di sofferenza, ma altrettanto piena d'amore, di vita. Hanno tanto
desiderato avere figli. Per un lungo periodo è stata la loro sola fissazio-
ne. Ma adesso, adesso non importa più. Lei è morta, dicono. Lei, come
tutti i loro sogni assieme. Lui non ci crede però; sa in cuor suo che tutto
questo è uno scherzo, che tutto quello che continuano a ripetergli da
giorni è puramente inventato. Non riconosce l'ambiente. Non riconosce
nulla. Perché non riesce ad alzarsi? Perché Rosa non è con lui? Chi è
quella gente che entra e esce dalla stanza? E suo padre? Era andato a
Venezia per lavoro, ma dovrebbe già essere tornato da parecchio. Non
comprende. Chiude gli occhi per cercare serenità e subito gli riaffiora
nella mente la dolce figura della moglie. Quegli occhi nocciola, grandi
ed espressivi, fantastici; quei capelli color notte che era solita mettere
dietro l'orecchio destro; le mani fragili, calde e profumate. Tutto in lei è
perfetto. Non si rassegna alla tragica storia che gli hanno raccontato.
No. Non è possibile. per caso: ecco una donna che bussa alla sua porta
per restituire una lettera arrivatale per sbaglio. Continua a ricordare:
vede sua madre passeggiare per la strada di paese, appena fuori il loro
piccolo bar a conduzione famigliare. È radiosa e felice perché ha
appena comprato un nuovo cappello, uguale a quello della moglie del
fioraio che aveva visto una settimana prima a messa. L' immagine
diventa sfocata, ma ne arriva subito un'altra, più dolorosa. È una notte
calma e scura, il telefono suona e lui risponde; è una voce sconosciuta
che gli comunica che c'è stato un incidente, nel quale Salvatore, suo
fratello, ha perso la vita. Era poco più che un bimbo, aveva 11 anni, ma
il destino aveva voluto così. Salvatore amava avventurarsi in sentieri
pericolosi, soprattutto nella notte. Amava il brivido della velocità, ma
amava ancor di più le facce sbalordite dei suoi amici quando ascoltava-
no gli incredibili resoconti dei suoi “viaggi” notturni. Nessuno poteva
placarlo, non i suoi genitori, non suo fratello, non sua sorella. Nessuno.
Si sentiva invincibile. Ma purtroppo qualcosa era riuscito a fermarlo, e
per sempre. Il giorno del suo funerale, 25 Settembre 1961, era presente
tutto il paese; persino la ragazzina di città per cui aveva una cotta.
Salvatore sarebbe senza dubbio rimasto sorpreso nel trovarla lì, ma
ancor di più vedendo la lacrimuccia sul suo viso. E anche sul volto del
nostro protagonista compare una lacrima e con lei una calda sensazio-
ne, bellissima e malinconica allo stesso tempo. D' un tratto sente la
guancia di nuovo asciutta, quasi per miracolo. E via un altro ricordo.
Ambiente familiare, casa sua. È con suo padre. I due parlano seduti in
soggiorno, sono tranquilli. Discutono riguardo una cosa molto importan-
te: il matrimonio con Rosa è prossimo, quindi stanno facendo uno di
quei discorsetti che si affrontano in queste occasioni. Le parole sono
solo in sottofondo, però, perché in realtà lui è concentrato su altro:
Rosa è di là che cucina cantando. La sua voce. La sua meravigliosa
voce. Come gli manca. Da qualche mese è uscita una canzone, una
canzone inglese. Il nome del gruppo è impronunciabile per lei, però
riesce a cantare qualche verso e mentre lo fa sembra davvero felice :”
Lov, lov mi du. Iu no ai lov iu...”. Lui sa ancora quelle parole, solo
quelle, ma gli bastano, gli sono sufficienti per poter rivivere quei mo-
menti. Ricorda persino il ritmo; forse perché Rosa non faceva altro che
cantarla. Gli sembra la canzone più bella del mondo, oltre a essere
l'unica che rammenta, naturalmente. Apre gli occhi. Ancora non sa
dov'è. Viene colpito da una figura nell'angolo. È una giovane donna.
Questa lo guarda affettuosamente tenendolo per mano. Gli parla :”
Com'è crudele con te la vita, papà. Mi dispiace molto. Non puoi alzarti
dal letto, non puoi camminare, figuriamoci se puoi goderti i tuoi nipoti.
Sono così arrabbiata. Non te lo meriti, questo. Hai condotto una vita di
sacrifici, di duro lavoro e non puoi vivere serenamente i tuoi ultimi anni.
Non so nemmeno se comprendi ciò che dico. Non so nemmeno se mi
riconosci!” Lui non sa che fare. Non sa che dire. Non sa che pensare. È
sua figlia? Ma, come? Lui e Rosa non erano riusciti ad averne. Non
capisce. Tenta di parlare, ma è come dice quella donna: non può, non
ce la fa. Fissa la persona seduta alla sua destra con insistenza, ma non
percepisce niente, non sente istinto paterno; non prova assolutamente
nulla. Cerca di considerare per un secondo l'ipotesi che la storia che gli
hanno ripetuto molte volte sia vera. Si vede anziano, cosa che è convin-
to di non essere, insieme a Rosa e a tanti nipoti. Sì, senza alcun dubbio
sarebbe stato bello avere una famiglia numerosa, proprio come l'aveva
sempre sognata. Torna al presente, si sente morire: e se fosse vero?
Se realmente avesse 82 anni? Si sente stanco e appesantito, ma non
vuole credere che sia dovuto all'età. Ma se ipoteticamente fosse la
verità, come mai non ricorda la vita, la sua vita? Com'è possibile? A
quest'ora dovrebbe essere pieno di ricordi, più numerosi e variegati
degli effettivi; ma non ne ha. Perché rammenta fino al 1968? Perché
crede di vivere nel 1968? L' ultima immagine nella sua testa è legata a
quella melodia, a Rosa che la intona. All' improvviso inizia a piangere
lacrime amare di consapevolezza. Ora sa. Sa che per stare bene
l'unica cosa da fare è cantare; ma non riesce e questo lo distrugge.
Sente la donna asciugargli le gote e, dolcemente, avverte dentro di sé il
ritmo. Coinvolgente, pieno di vita; il ritmo magico, il ritmo che ora per lui
è tutto
VIRGINIA D’ALESSANDRO 2 L
I ricordi rimangono impressi per sempre
Son passati già 10 anni dalla morte di mia madre. Ricordo
ancora quando mi raccontava le sue belle storie per farmi
addormentare, il suo tenero abbraccio e le sue dolci parole.
Dopo la sua scomparsa rimasi sola con mio padre. Egli è
molto importante per me, perché ha saputo farmi anche da
madre, non mi ha mai abbandonata. Io lavoravo in un
piccolo ristorante gestito da lui e siccome non potevo
andare a scuola, frequentavo i corsi serali. La mia vita è
sempre stata monotona, fin quando un giorno, mentre
facevo delle compere per il locale, incontrai un bambino
che si era perso. Era tutto impaurito e non sapeva dove
andare. Allora con calma mi feci spiegare dove abitava e
per puro caso viveva in una palazzina vicino al mio risto-
rante. Durante il ritorno a casa, questo bambino di nome
Giulio mi raccontò la sua storia. I suoi genitori erano
morti in un incidente stradale e lui era rimasto solo con
suo fratello maggiore. Io mi rivedevo in lui, sapevo come
si sentiva; in un attimo ti senti tutto il mondo crollare
addosso. Suo fratello si chiama Matteo, egli per guada-
gnarsi da vivere suonava in una band rock e studiava in
una università. Era sempre impegnato a fare le prove per i
concerti e la maggior parte delle volte era costretto a
lasciare il fratellino solo in casa. Gli raccomandava sempre
di non andare in giro da solo ma lui faceva sempre il
contrario. Il tempo passò così in fretta che arrivammo
subito a casa. Giulio era felice del nostro incontro e lo ero
anch’io; ero contenta di aver potuto ascoltare la sua storia
ed ero curiosa di vedere com’era suo fratello. Mentre mi
dirigevo verso il locale, come al mio solito, camminavo
con la testa fra le nuvole, e mi scontrai con un ragazzo. Per
un attimo rimasi a guardarlo, era alto e magro, aveva due
occhi lucenti di colore verde smeraldo e i capelli scuri,
con un ciuffo ribelle che gli scendeva sulla fronte. Anche
lui mi fissava in un modo strano, come se volesse dirmi
qualcosa ma non ne aveva il coraggio. Allora mi scusai per
lo scontro, raccolsi in fretta le cose che mi erano cadute e
scappai via. Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio,
continuavo a pensare a lui. Il giorno dopo non riuscivo a
trovare la foto con mia madre e pensai di averla persa
durante lo scontro che avevo avuto con quel ragazzo. Per
me quella foto significava molto, quindi volevo a tutti
costi ritrovarla. Girovagai per giorni per tutte le strade del
quartiere ma della foto non c’era la ben che minima trac-
cia. Potevo chiedere a quel ragazzo misterioso, ma non
sapevo neanche il suo nome. Giulio a cui mi ero affeziona-
ta tanto, spesso veniva a mangiare nel mio ristorante. Un
giorno mi chiese se potevo andare a riprenderlo a scuola e
mio padre mi diede subito il consenso, perché ormai per
lui e anche per me, Giulio era uno di famiglia. Mentre
andavo, vidi uscire dalla stessa palazzina di Giulio quel
ragazzo con cui mi ero scontrata e senza farmi vedere lo
inseguii. Stava andando proprio verso la scuola di Giulio,
allora presi una scorciatoia in modo da arrivare prima di
lui ed andò proprio così. Lo aspettai e appena mi vide mi
riconobbe subito.
Molto educatamente mi salutò e si presentò; si chiamava
Matteo, come il fratello di Giulio.
Tra me pensavo “ma non sarà per caso lui?” e la risposta
alla mia domanda arrivò immediatamente. Infatti Giulio
appena uscì da scuola abbracciò molto forte Matteo e mi
disse che era suo fratello.
Matteo rimase molto sorpreso e mi chiese se ero
quella Chiara che Giulio nominava sempre e io gli
risposi di sì. Mi sorrise e vidi nei suoi occhi che era
felice e devo ammettere che lo ero anch’io. Volevo
saperne di più di lui e conoscere la sua band, perché
Giulio me ne parlava davvero tanto. Matteo mi
ringraziò per tutte le cose che facevo per suo fratello
e si scusò del disturbo che mi stava causando, ma
purtroppo non poteva portare con sé Giulio all’uni-
versità e a fare le prove; risposi che per me era un
immenso piacere, perché ormai lo trattavo come un
fratello. Arrivati a casa, Matteo mi salutò e mi
chiese se quella sera volevo andare al suo concerto
in città. Io non riuscivo a credere alle sue parole,
quel giorno erano successe troppe cose. Volevo
andare a tutti i costi al concerto di Matteo e per
convincere mio padre gli dissi che con me portavo
anche Giulio, ma non era vero. Non sapevo cosa
mettermi per andare al concerto, alla fine mi vestii in
modo semplice. Indossavo dei pantaloni stretti ed
una camicetta a fiori, per quell’occasione mi truccai
e misi un rossetto rosso. In me sentivo qualcosa di
diverso, come se la mia vita stesse cambiando.
Durante il concerto Matteo cantò tutto il suo reperto-
rio, e fra tutta quella folla, con quei suoi occhi che
brillavano fra tutte le luci del palco, cercava me. Io
sentivo solamente quella sua voce melodiosa e mi
sembrava di stare in un bellissimo sogno che rappre-
sentava la realtà. Quando il concerto finì, lo aspettai
seduta su una panchina. Ad un certo punto sentii una
persona avvicinarsi e come mi girai, vidi che era
proprio lui. Tra le sue mani teneva la foto che avevo
perso e me la restituì dicendomi che mi era caduta il
giorno in cui ci eravamo scontrati. Lo ringraziai e mi
congratulai con lui per la sua bellissima voce e per la
sua meravigliosa band. Mi rispose che era stato solo
merito della mia presenza se era riuscito a cantare
così bene. Proprio in quel momento, mentre i nostri
sguardi si incontrarono, da una radio rimasta accesa,
si sentiva la canzone dai Beatles “Love me do”. Mi
fece provare forti emozioni e mi commossi talmente
tanto che dai miei occhi scesero delle lacrime.
Matteo con la mano me le asciugò e mi strinse forte
fra le sue braccia; e quell’atmosfera così romantica
ci trasportò in un tenero bacio. Insieme tornammo a
casa ed entrambi non riuscivamo a credere a quello
che era successo. Per la prima volta andai a dormire
con il sorriso stampato sulle labbra e nella mente
riascoltavo quella bellissima canzone. Non riuscivo
a togliermi dalla testa quel ritmo così incalzante e
coinvolgente. Da quella sera iniziammo a frequen-
tarci come una vera coppia innamorata ed anche
Giulio era felicissimo; lui aveva desiderato ardente-
mente questo momento, perché in me vedeva una
figura materna, che ad entrambi mancava molto. Ci
incontravamo spesso di nascosto da mio padre;
perché lui è una persona molto complicata, era
difficile parlargli di questo argomento, e lo era
soprattutto per me. Ma un giorno riuscimmo a
parlargli della nostra relazione e lo convincemmo,
dicendogli che non riuscivamo a stare separati,
perché era troppo sofferente sopportare la lontanan-
za. Alla fine ci comprese e accettò addirittura l’idea
del nostro matrimonio. Io sapevo che alla fine ci
avrebbe capito, perché anche lui per mia madre
provava le stesse emozioni che mi legano a Matteo.
Purtroppo la vita non è tutta rosa e fiori, anche io e
Matteo abbiamo le nostre debolezze. Lui è sempre
circondato dalle sue ammiratrici, perché con i suoi
concerti è diventato molto famoso, ed io a volte mi
arrabbio e mi ingelosisco per niente. Per calmarmi,
mi canta la nostra canzone. Cantandomela mi fa
capire che il suo amore è sincero, che nella sua vita
ha trovato una persona fantastica da amare e che nel
suo cuore c’è posto solo per me.
ELODIA SABLONE 2L
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 11
La nebbia era fitta, la strada deserta,
buia, illuminata solo da quel corpo cele-
ste che a volte c’è e a volte no. Eppure
Marta Campobasso la percorreva in auto
ogni notte per tornare a casa dopo il tur-
no di lavoro alla radio. Ma quella fu una
notte diversa, una notte che avrebbe
segnato la sua vita. Ignara di ciò che l’at-
tendeva proseguiva il suo ritorno a casa
tranquilla e soddisfatta mentre ascoltava
alla radio il suo brano preferito “Love
me do” .Ad un tratto dietro tutta quella
foschia intravide una luce, così si avvici-
nò. Era un’altra auto, che era uscita fuo-
ri strada. Avvicinandosi vide all’interno
un giovane che con gli occhi semi aperti
le lanciò uno sguardo. Aveva i capelli
castano chiari e gli occhi color oceano,
non sembrava italiano.Marta non si fece
prendere dal panico scese, e con fatica
riuscì a trascinare il giovane nella sua
auto, correndo all’ ospedale più vicino.
La ragazza, dopo essersi assicurata che i
medici si fossero presi cura del giovane,
andò via dimenticando l’accaduto e
pronta a ritornare alla vita di tutti i gior-
ni: il lavoro alla radio e la sua amata
nonna,Maria, che l’aveva cresciuta con
tanti sacrifici dopo la morte dei suoi ge-
nitori all’età di cinque anni.
In ospedale la ripresa del giovane fu più
lunga del previsto, rimase stordito dai
farmaci tre giorni per poi risvegliarsi in
un totale vuoto di memoria, l’ unica cosa
nella sua menta era l’immagine di un
viso angelico, un viso di una giovane
mora coni i capelli lunghi e mossi e gli
occhi color mandorla, a cui facevano da
sottofondo le parole di una canzone me-
lodiosa “Love me do”. Dopo circa una
settimana riacquistò la memoria, rico-
nobbe tutti i parenti che erano andati a
trovarlo in ospedale, si ricordò di chia-
marsi William Trade di essere il figlio di
un ricco imprenditore americano e che
era venuto in Italia per approfondire i
suoi studi universitari. L’immagine di
quella giovane lo perseguitava così si
rifiutò di ritornare in America con i ge-
nitori, perché voleva ultimare gli studi,
ma in realtà il suo unico obiettivo era
L a v oce d el Gonza g a
quello di ritrovare la ragazza a cui do-
veva la vita. Così lo stesso giorno di
uscita dall’ospedale chiese ai medici
informazioni su di lei; questi furono
molto dettagliati nel poiché spesso
Marta svolgeva volontariato nel pronto
soccorso che si trovava al piano inferio-
re. William iniziò subito le ricerche
presso la stazione radio che i medici e
gli infermieri gli avevano indicato, co-
me luogo dove Marta lavorava da di-
versi anni. Purtroppo l’esito non fu
quello sperato perché quando chiese
notizie su di lei allo sportello informa-
zioni gli dissero che da qualche giorno
la ragazza non lavorava più lì e che per
problemi familiari aveva perfino dovu-
to cambiare residenza. William non si
arrese e con i soldi destinati agli studi
ingaggiò un investigatore privato.Nel
frattempo un suo domestico aveva te-
nuto informati i genitori, raccontando
loro che il figlio che stava spendendo
tutto il denaro per via di una ragazza.I
signori Tander assolutamente contra-
riati per l’accaduto non intesero più
finanziare il soggiorno di William. Si
prese del tempo per riflettere. Intanto
l’investigatore privato aveva scoperto
che la giovane si era trasferita a Roma
per portare la nonna in un ospedale
specializzato, visto che era molto mala-
ta e aveva bisogno di cure.William re-
stava dell’ intenzione di conquistare
quella giovane che aveva toccato il suo
cuore solo con uno sguardo; sentiva
che quella poteva essere la donna con
cui avrebbe voluto passare la sua vita:
era diversa da tutte le ragazze che lo
circondavano nella villa in cui viveva in
America, e del tipo che i suoi genitori
volevano per lui. Quegli occhi parlava-
no di una ragazza che aveva affrontato i
dolori e le gioie della vita e che tutto ciò
che era lo era sicuramente non perché
dietro di lei ci fossero genitori facoltosi
che l’avevano fatta diventare qualcuno,
ma perché con la sua semplicità, la sua
genuinità riusciva a conquistare il cuo-
re di tutti.
Questi pensieri invasero la mente di
William per tutto il viaggio verso
Roma in auto stop. Una volta arri-
vato a destinazione egli cominciò
a salire le scale dell’ ospedale con
il cuore in gola, consapevole del
fatto che era l’ ultima opportunità
di poter conquistare quella che
voleva come compagna per la vita.
Arrivato in reparto chiese di una
certa Maria accompagnata da una
giovane di nome Marta. I medici
gli indicarono la stanza ma gli
dissero che le condizioni della di
vita della signora ormai non la-
sciavano più sperare se non nel
caso in cui si fossero adottate cure
mediche molto costose. Perplesso,
amareggiato e preoccupato avan-
zò verso la stanza: vide Marta in
lacrime e la nonna sedata e in un
lento spegnimento come un foco-
lare senza legna. William non eb-
be neppure il coraggio di avvici-
narsi a Marta,ora il suo unico
pensiero era come far salvare Ma-
ria, perché vedeva il dolore della
donna che era diventata il centro
della sua vita. Ormai non aveva
più nulla, né denaro, né casa, né
beni, né appoggio dei genitori.
Decise così di rivolgersi agli usu-
rai che gli dettero la quantità di
denaro necessaria. Consapevole di
non poter estinguere il debito,
prese comunque il denaro, lo mise
in una busta con un biglietto su
cui aveva scritto “Love me do” e lo
inserì nella cassetta postale della
casa in cui Marta stava tempora-
neamente alloggiando a Roma.
Quei soldi fecero uscire la nonna
di Marta dall’ospedale e ridettero
il sorriso a quella giovane che nel-
la vita aveva già tanto sofferto.
Marta non venne mai a conoscen-
za dell’ identità dell’ autore del
gesto. William distanza di mesi
non potè pagare l’enorme debito
così fu disposto a morire, sì a dare
la sua vita per amore.
NAOMI TORTORA 2L
Pagina 12
Kate, 15 anni, un passato alle spalle diverso da quello della maggior parte delle sue coetanee. Un passato DIVERSO.
Dopo aver finito di studiare per il giorno seguente, Kate mette
le cuffie nelle orecchie, accende il suo I-pod e si sintonizza
con la radio. In quell’istante sente ben scandita nella sua
mente la voce di Michael Jackson che canta queste parole:
“Send them your heart
So they’ll know that someone cares
And their lives will be stronger and free”
“Manda loro il tuo cuore
così sapranno che a qualcuno
interessa qualcosa di loro
e le loro vite saranno più forti e libere”
Qualcosa in Kate non va. Si sente persa, si sente piena e
allo stesso tempo vuota di emozioni. Nella sua mente scorro-
no le pagine della sua vita, l’infanzia che non ha avuto, i livi-
di, i pugni, le ferite sul corpo e nel cuore, l’impossibilità di
aver avuto una vita “normale”, un infanzia priva di sorrisi,
gioia, divertimento e serenità. Un mondo pieno di “diritti” dai
quali fuggire. Qual è stata la condanna più grande della sua
vita? Essere nata donna in una realtà sbagliata, una realtà
che discrimina e umilia le donne.
L a v oce d el Gonza g a
Kate era una delle ennesime “bambine invisibili” del ter-
ritorio delle Ande, senza identità, senza istruzione, che
già all’età di tre anni era costretta a lavare enormi quan-
tità di biancheria nell’acqua bollente con le sue manine
piccole e delicate. Kate non conosceva il significato del-
la parola Amore, era piena di sogni e di ambizioni, so-
prattutto sperava di svegliarsi da quel brutto sogno che
era il suo mondo, la sua vita. Gianni e Maria, una cop-
pia appena sposata, si recano in quel territorio per una
missione umanitaria ed un giorno si innamorano a prima
vista di Kate. La piccola prova un sentimento che mai
aveva sentito in vita sua. Ama e si sente amata. Dopo
aver aiutato il suo villaggio, Maria e Gianni riescono a
portarla in Italia. Kate è come se nascesse per la se-
conda volta, le viene attribuita un’identità e inizia a fre-
quentare la scuola, ha dei genitori che la amano e che
la accettano per com’è. La sua vita diventa libera, lei
stessa ora è una donna forte e libera grazie a due per-
sone fantastiche che ora chiama mamma e papà.
Valeria Buccione 2N
GLI ALTRI ELABORATI CHE HANNO PARTECIPATO AL
CONCORSO, VERRANNO PUBBLICATI NELLE PROSSIME
EDIZIONI.
1- Come si trova in questa scuola? E' soddisfatto?
Certo! Mi trovo benissimo,davvero.
2- Quali sono state le sue prime impressioni?
Ho pensato da subito che questa sia una scuola che fun-
zioni. Gli alunni sono motivati e i colleghi sono molto bra-
vi.
3- Secondo lei,quali sono gli aspetti positivi e negativi?
Di aspetti negativi non ne ho trovati. Tra quelli positivi
c'è sicuramente il lavorare insieme ai ragazzi. Cerco sem-
pre di comprendere i loro problemi,e questo mi fa sentire
anche più giovane!
4- Com'è il suo rapporto con gli altri docenti?
Molto buono,ho davvero degli ottimi colleghi. Ovvia-
mente ci sono quelli con cui,tra una battutina e l'al-
tra,vado più d'accordo. Ma devo dire che sono tutti molto
bravi.
5- Da quanti anni fa questo lavoro?
Posso dire di fare l'insegnante da una vita. Per l'esattez-
za dal 1985, perciò da circa 27 anni.
6- Avrà notato che la scuola è frequentata maggiormente da
una componente femminile. Come si sente al riguardo? E' im-
barazzato?
Assolutamente no. Devo dire che non mi è mai capi-
tata una situazione del genere, avendo insegnato in
scuole quasi del tutto maschili. Ma penso che le ra-
gazze siano molto più studiose e disciplinate, perciò
nessun imbarazzo!
7- Se avesse la possibilità,tornerebbe ad insegnare in questa
scuola?
La possibilità c'è,in quanto sono titolare qui. In
realtà,vorrei tanto poter tornare a lavorare a Lancia-
no; ma,nonostante ciò,sono molto contento di rima-
nere.
8- Bene. Ora,se non le dispiace, vorremmo chiederle qualcosa
di più personale. E' sposato?
Sì,certo. Sono sposato ed ho anche un figlio di 22 an-
ni,Matteo.
Trivelli, Belluco, La Cioppa, Di Berardino, 3M
Soddisfatte pienamente, ce ne torniamo nella nostra
classe e aspettiamo con ansia...l’ora di scienze!
Otto domande al professore più discusso dell'anno!
L’ULTIMA STELLA di Giorgia Cellini 2N
Vorrei raccontarti una storia…parla di me e di te, dei giorni difficili tra-
scorsi a pensare quando finirà tutto questo, quanto dobbiamo soffrire
ancora, quanto dobbiamo ancora sopportare per avere la libertà. La libertà mi manca; mi manca la
brezza dell’aria sulla pelle, la corsa in un campo assolato, la vista di un tramonto…insieme. ..Mi man-
cano quei giorni di vita che ora passano velocemente davanti ai nostri occhi… Mi manca guardare il
cielo, con le sue stelle che illuminano il buio e fanno felice la notte. Amico mio…sono così difficili le
ore e i minuti che passano. Piango all’idea di una vita che avremmo potuto avere. Spero di svegliarmi e
di capire che la vera realtà mi sta aspettando lì fuori…Lì dove c’è quella stella, l’ultima stella che si spe-
gnerà…e sarò io, per te, quella stella.
27 Gennaio 2013 GIORNO DELLA MEMORIA Gli studenti del Gonzaga,
riuniti in Assemblea, ...RICORDANO...E IMMAGINANO...
IMMAGINA di Francesco Di Giorgio 1L
Immagina un bambino troppo spaventato per poter urlare
Immagina una donna troppo triste per poter abbracciare
Immagina un uomo troppo magro per poter mangiare.
Immagina un luogo da cui solo fumo uscirà
Immagina un luogo del quale non si saprà,
immagina le righe sbiadite dal sudore
immagina dei numeri troppo lunghi da poter ricordare.
Immagina un uomo troppo freddo per poter perdonare
Immagina le macerie di una città di cui mai più si ricorderà.
Tutto questo è un incubo, tutto questo è successo e per que-
sto, per non dimenticare, vi chiedo di immaginare e di per-
donare l’uomo che senza pensare alzò il fucile e di ricordare
l’uomo che sentì il tuono quel tuono che, senza pietà, gli
tolse tutto.
IL VIAGGIO A AUSCHWITZ
di Damiano Di Renzo 1L
CARO DIARIO,OGGI E’ UN GIORNO TRISTE PER ME ,
SONO VENUTI I SOLDATI TEDESCHI A PRENDERMI ,
SONO ENTRATI IN CASA BUTTANDO GIU’ LA PORTA E CI
HANNO TRASCINATI TUTTI SUL CAMION SCOPERTO ,
TRA LE GRIDA DI MIA MADRE E MIA SORELLA . LEI
PIANGEVA DISPERATAMENTE E PAPA’ SUPPLICAVA DI
NON FARCI DEL MALE. SUL QUEL CAMION ERAVAMO
IN TANTI , TUTTI AMMASSSATI GLI UNI AGLI ALTRI. CI
HANNO PORTATO AD UNA STAZIONE DOVE CI ATTEN-
DEVA UN LUNGO E AFFOL-LATISSIMO TRENO; ERA
PIENO DI EBREI . SIAMO TUTTI SALITI MA ERA UNO
STRANO TRENO, SENZA POSTI A SEDERE, DOVEVAMO
PER FORZA STARE IN PIEDI STRETTI TRA DI NOI. MIA
MADRE CONTINUAVA A PREGARE CON UN ROSARIO
STRETTO TRA LE MANI, PAPA’ TENEVA IN BRACCIO MIA
SORELLA ED IO CONTINUAVO A CHIEDERMI COSA SA-
REBBE STATO DI NOI. E POI QUEL CANCELLO E TANTE ,
TANTE PERSONE CON LA STESSA ESPRESSIONE SUL
VOLTO. IN QUEL MOMENTO, HO CAPITO CHE CHI EN-
TRA DA QUEL CANCELLO, HA POCHE SPERANZA DI
USCIRNE... IO CE L’HO FATTA…
AL BUIO di Andrea Capo 1L
Al freddo, al buio. PAURA. Questa è la mia vita nel più grande inferno artificiale presen-
te su questo pianeta. Si chiama Auschwitz, un campo di concentramento nazista, dove
ogni giorno muoiono centinaia di persone e dove, i soldati nazisti, non hanno pietà per
nessuno. Sono vivo per miracolo; i miei fratelli hanno dato la loro vita per salvarmi, sa-
crificandosi al rastrellamento. Eh già…la vita…. La vita qui è estremamente dura: bisogna
correre tutto il mattino e chi si ferma, anche solo per una decina di secondi, è morto. Ci
sono tantissime camere a gas ed io ho assistito alla morte di molte persone innocenti.
Molto spesso qualche soldato uccide un prigioniero senza motivo, addirittura per puro
divertimento. Forse all’inferno si starebbe meglio, e non so come né quando toccherà a
me la stessa sorte di tantissimi altri miei compatrioti Ebrei. Non so quanto tempo ancora
starò in questa assurda dimora. Spero di uscirne vivo.
Pagina 13
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 14
...e non solo...
BIOMASSA: SCEMPIO ECOLOGICO
di Alessia Pellegrini 4C
Negli ultimi decenni, a causa della diminuzione del petrolio, l’uo-
mo ha avvertito l’esigenza di trovare nuove fonti di energie alterna-
tive e rinnovabili. Fra le più sviluppate vi sono: l’energia eolica,
l’energia solare, l’energia geotermica e l’energia fotovoltaica. A
queste, si sta affiancando anche l’energia ricavata dalla combustio-
ne delle biomasse. Per biomasse si intendono tutti quei materiali di
scarto derivanti dalla lavorazione di prodotti organici come oli
vegetali, scarti della lavorazione agricola, scarti derivanti dalla
macellazione delle carni, residui della lavorazione del legno e tutti
quei materiali di scarto nei cui processi di lavorazione non avven-
gono sintesi chimiche. Le Centrali a Biomasse sono state progettate
circa vent’anni fa nel Nord Europa per sopperire al bisogno di
riutilizzare gli scarti di legname prodotti dalle industrie, ridurre il
trasporto su gomma, e convertire i materiali riciclabili in energia
termica. Infatti, queste centrali sono state utilizzate per il teleriscal-
damento di interi quartieri e per produrre l’energia elettrica da
rivendere ai gestori locali. La normativa europea sulle biomasse
sostiene che il materiale combustibile, per alimentare le centrali,
deve essere reperito in un raggio di non oltre dieci kilometri. In
Italia, le centrali a biomassa sono state installate qualche anno
dopo rispetto a quelle del Nord Europa e si trovano in maggiore
concentrazione nel Nord Italia. Negli ultimi cinque anni hanno
avuto un maggiore sviluppo anche nel Centro-Sud, successivamente
alla chiusura di molti siti adibiti a discariche a cielo aperto. In
Italia, a differenza dell’Europa, il raggio di approvvigionamento
dei combustibili è stato esteso a cento kilometri. Con l’avanzare
della scienza e della tecnologia, è stato dimostrato che queste cen-
trali non sono del tutto a impatto zero sull’ambiente, in quanto esse
rilasciano nell’aria quantità di PM10, nano-polveri che attualmente
non possono essere bloccate da opportuni filtri. Le PM10 sono
estremamente pericolose, perché venendo a contatto con le cellule
del corpo, le modificano dando origine a neoplasie, malattie cardio-
vascolari, malattie delle vie respiratorie, malattie del sangue, ictus
e, da ultimo, anche effetti teratogeni. Si è inoltre scoperto che que-
ste centrali rilasciano grandi quantità di Diossina, le quali se non
adeguatamente filtrate, si depositano per un raggio di venti kilome-
tri dalla centrale. Purtroppo è cronaca dei nostri giorni la nuova
apertura della centrale a biomassa a Vallemare, frazione di Cepa-
gatti (Pe). Le centrali sono state studiate per poter smaltire i rifiuti
organici del posto, ma la suddetta non presenta questi requisiti, in
quanto il luogo non permette un approvvigionamento di materiale
di scarto tale da poter far funzionare la centrale in modo continuo e
redditizio, obbligando perciò il gestore a dover importare materiale
da altri luoghi. Inoltre, sembra che la nostra centrale non rispetti le
distanze necessarie dai centri, dalla zona commerciale e soprattutto
dai fiumi Nora e Pescara. Un altro dato, non trascurabile, è che la
Vallata del Pescara, dove essa è situata, è stata ritenuta una delle
vallate più inquinate d’Europa tanto che le ultime ricerche condot-
te dal WWF hanno evidenziato nelle zone del pescarese lo stesso
grado di inquinamento da PM10 di Istanbul. Inoltre, l’area circo-
stante alla centrale ha registrato, nell’arco degli ultimi decenni, un
aumento esponenziale di neoplasie, ictus e malattie cardiovascolari.
Le autorità locali e regionali hanno concesso l’autorizzazione alla
costruzione della centrale, ma per contrastare questo ennesimo
scempio ambientale, sono nate delle associazioni locali che stanno
combattendo in modo attivo. Nel Nord-Europa, molte centrali a
biomassa stanno chiudendo, perché si è notato che non hanno ap-
portato il previsto beneficio e, nella maggior parte dei casi, hanno
peggiorato la situazione ambientale locale. L’Italia, infatti, è stata
sanzionata dalla Comunità Europea, perché dovrebbe ridurre le
sue centrali soprattutto nel Nord, dove si registrano altissimi livelli
di PM10. Sarebbe opportuno che tutti noi riflettessimo sulla neces-
sità di custodire l’ambiente in cui viviamo, che è fonte di tutto, per
tutelare l’intero patrimonio ambientale, ma soprattutto per proteg-
gere la nostra salute e la nostra vita!
"LE IDEE CHE BLOCCANO IL PROGRESSO E MINACCIANO IL FUTURO"
Un gruppo di fondamentalisti islamici, il 7 febbraio scorso ha causato la
morte di dieci volontari tra cui 9 donne. Loro stavano effettuando il vacci-
no anti-poliomielite ad alcuni bambini, in una clinica nigeriana. Per i ter-
roristi non è stato il primo attacco,poiché già in precedenza avevano provo-
cato la morte di 1400 anime. Tale questione divide i pareri occidentali da
quelli orientali, divisioni queste derivate da profonde radici culturali: la
disinformazione degli jhiadisti, che vedono nei vaccini un pericolo per il
loro popolo. La situazione evidenzia la presenza di “ due aghi di una stessa
bilancia”. Da una parte gli occidentali che vogliono aiutare a prevenire le
malattie che ogni giorno decimano le popolazioni africane, dall'altra l'O-
riente timoroso, guidato da un sentimento di non fiducia.
F. Liberatore, F.Sulpizio, C. Gentile, C. D'aloisio 3M
SARA’ SOLO
SUPERSTIZIONE???
Vi ha mai attraversato la strada un gatto nero? Vi è mai successo di svolgere
un compito in classe, decisivo per l'anno scolastico, di venerdì 17? O mentre
vi truccavate il vostro specchietto preferito si è rotto in mille pezzi ? Vi è
mai capitato di inciampare in palestra e di ricevere dalle compagne di scuo-
la frasi del tipo <<forse ti devi far ribenedire?>>. Vi è mai capitato di avere
un forte mal di testa davanti a vostra nonna ? Forse avete pensato che era
solo colpa di una jettatura (dal verbo "gettare") un tremendo influsso nega-
tivo, gettatovi addosso dall' invidia di qualcuno. Ma eccovi alcuni rimedi :
evitate di camminare sulle crepe;
buttate un pò di sale per terra;
fatevi togliere il malocchio dalla nonna con il suo “dito
magico” e osservate bene l'olio nel piatto pieno d'acqua;
mettetevi al collo un bel cornetto rosso ;
riempitevi la scrivania di civette e di amuleti.
Sono tante le credenze popolari ma saranno vere? Lasciamo a voi la rispo-
sta a questo quesito, ma se avete dei dubbi da chiarire potete leggere "La
Patente" nelle “Novelle di un anno” di Luigi Pirandello, lo scrittore sicilia-
no che nel 1934 ottenne il primo premio Nobel per la Letteratura . E’ un
racconto divertente che narra di un uomo che si ritiene porti sfortuna con la
sua sola presenza, e che sia in grado di gettare il malocchio e di esercitare
influssi negativi sulle vite altrui. Questi allora si rivolge ad un giudice per
denunciare i suoi calunniatori. Qualora non vinca la causa sarà per sempre
in possesso della “patente da jettatore” che gli frutterà altrettanta ricchezza.
“La patente” di Pirandello fu anche interpretata da Totò nel film “Questa è
la vita” nel 1954 nella parte dello jettatore , che riscosse molto successo per
la simpatia e la grande comicità.
Roberta Mincarelli Classe 1^ D
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 15
...DIRETTAMENTE DALL’ANTICHITA’
Sensazionale scoperta destinata a cam-
biare il mondo
HOMO ERECTUS SCOPRE
IL FUOCO
Finalmente può cuocere i cibi, scaldarsi e
difendersi dalle belve feroci Secondo alcune testimonianze, sembrerebbe che
Homo Erectus abbia fatto una scoperta sensaziona-
le in grado di proteggere le tribù da invasioni nemi-
che. Si tratta di una misteriosa fonte di calore com-
parsa per caso, mentre stava lavorando delle pietre
in una foresta vicina al villaggio. Alla prima visione
di quello strano fenomeno sembra che sia ritornato
terrorizzato dagli altri membri della tribù, i quali,
credendo che si trattasse di una maledizione da
parte degli dei, gli avrebbero proibito di recarsi
nuovamente in quella foresta. Homo Erectus, spin-
to dalla curiosità di scoprire di cosa si trattasse, ha
deciso di tornare nel bosco tentando di far apparire
nuovamente quella strana fonte di calore sfregando
due pietre, finché dopo alcune scintille è arrivato il
momento tanto atteso da Homo Erectus, che per la
forte emozione non si è accorto che la sua mano
stava bruciando! In preda al panico è scappato alla
ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo, ma l'unica
cosa che ha trovato, pare sia stato un branco di lupi
affamati. Istintivamente ha avvicinato il fuoco verso
gli animali che sono fuggiti spaventati. Quando
Homo Erectus è ritornato al villaggio, ha raccontato
quell'incredibile esperienza ai suoi compagni che
hanno subito disposto sul confine delle torce per
proteggersi dall'attacco di bestie selvagge. Siamo
andati a visitare questa tribù e abbiamo scoperto
che sono stati trovati altri modi per poter utilizzare
il fuoco: per illuminare e scaldarsi durante le notti
gelide, per cuocere i cibi... insomma, gli abitanti
della tribù che affermavano che il fuoco fosse una
maledizione si sono dovuti ricredere: sembrerebbe
che si tratti di una vera e propria benedizione che
sta cambiando le loro vite in meglio!
Letizia Maggi 1M
A Babilonia vige la legge.
ESPOSTO IN PIAZZA IL CODICE DI HAMMURABI Il sovrano intima ai cittadini…”E adesso tutti attenti ai denti”
Babilonia 1782 a.C. Il Re Hammurabi unifica le norme che da tempo regolano la vita in un’unica raccolta di leggi che porta il suo nome: ''Codice di Hammurabi''. Da troppo tempo il sovrano è costretto ad analizzare e giudicare le discussioni fra i suoi cittadini, così ha incari-cato gli scribi di scrivere ed incidere le regole su una pietra enorme posta in pubblico per met-terle a conoscenza di tutti. In questo modo noi cittadini babilonesi abbiamo la possibilità di verificare la nostra condotta secondo le leggi del sovrano e quindi di evitare determinati com-portamenti o scegliere di attuarli a nostro rischio e pericolo. Il Re ammonisce “E adesso tutti attenti ai denti” infatti la pena per i vari reati è spesso indicata dal torto o dal danno provo-cato secondo il criterio “occhio per occhio,dente per dente”. Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte. Ovviamente le varie classi hanno diritti e doveri diversi, e differenti pene che posso-no essere corporali o pecuniarie, scelte, purtroppo, in base alle possibilità economiche del cittadino coinvolto, nonchè allo stato sociale della vittima. Siamo ancora lontani da una vera giustizia…ma forse fra tanti ‘denti’ capiremo che nessun reato vale più di un sorriso splen-
dente..
Marta Zampoli 1M
Prevista per 438 a.C. prossimo venturo una straordinaria Nuova Apertura ad Atene
IL MEGA-PARTENONE Un maestoso tempio dedicato ad Atena si erge sull’Acropoli della città.
Dopo nove anni finalmente il Partenone è pronto. Spicca sull’Acropoli di Atene in tutta la
sua maestosità come se volesse dominare la città. Sotto iniziativa di Pericle e progettato
dall’architetto Ictino, il tempio è stato realizzato con marmo locale, seguendo lo stile dorico
e ionico. Al suo interno potremo ammirare la statua della dea Atena , protettrice della città,
alla quale è stato dedicato il tempio. Non passa inosservato lo splendido fregio che l’archi-
tetto nonché scultore Fidia ha realizzato lungo tutto il perimetro. In quest’ultimo potremo
ammirare scene di cavalieri in sella ai loro cavalli, uomini, musici e tantissime altre scene
che ci faranno rievocare la nostra cultura, ma per far questo non ci spetta altro che ammira-
re da vicino il nuovo padrone della città. All’interno oltre a gigantesche statue troveremo
anche un'ara su cui si svolgeranno i sacrifici, ma alla quale potranno avvicinarsi solo i sa-
cerdoti. Inizialmente si pensava che a causa della vicinanza con il tempio di Efesto il Parte-
none sarebbe passato in secondo piano, ma questo pensiero non ha sfiorato neanche per
alcuni secondi gli abitanti di Atene. Le dimensioni eccezionali del monumento, il prestigio
dei suoi progettisti e la precisione della posa in opera fanno già presagire che è destinato a
diventare il simbolo imperituro della nostra maestosa acropoli...l'eterna Atene
Eleonora Pelaccia IN
Che ci sia un nuovo amore in arrivo?
FEELING TRA TESEO E ARIANNA: I RETROSCENA DELLA LOTTA CONTRO IL MINOTAURO La figlia del re di Creta attratta dal giovane ateniese, Minosse dichiara: “Non me lo sarei mai aspettato da mia figlia”.
In questo periodo non si parla d’altro. Teseo, il giovane ateniese, ha sconfitto il Minotauro che Minosse, re di Creta, teneva al centro del labirinto nel palazzo a Cnosso.
Ormai da tempo Atene doveva mandare sette ragazzi e sette ragazze a Creta, in pasto al mostro. Ma quest’anno c’è stata una svolta: Teseo ha sconfitto il Minotauro, ponen-
do fine a quest’obbligo.
Molti si sono fermati all’atto eroico compiuto dal giovane, ma noi siamo voluti andare in fondo alla vicenda.
Teseo non sarebbe mai riuscito nell’impresa senza un inaspettato aiuto, quello di Arianna, figlia di Minosse. La ragazza lo ha aiutato, donandogli un filo magico per non
perdersi nel labirinto e una spada avvelenata. Quello che ci chiediamo è: perché l’ha fatto?
Che la giovane sia rimasta affascinata dal ragazzo quando lo ha visto scendere dalla nave che l’ha condotto a Creta? Che ci sia sotto un sentimento nei confronti del giovane?
Ammettiamo che Teseo è davvero un bel ragazzo. Con quei capelli neri e ricci e quegli occhi verdi come il mare conquisterebbe tutte le ragazze della Grecia. E forse sono
stati proprio quegli occhi ad affascinare così tanto Arianna da farle decidere di aiutare il ragazzo, a discapito del padre.
L’interesse sembra essere reciproco, dato che Teseo, secondo molte voci, avrebbe proposto ad Arianna di scappare insieme a lui. La ragazza ha accettato senza indugi, scate-
nando l’ira del padre, che non si sarebbe mai aspettato che la figlia potesse fare una cosa del genere.
Fonti accertate ci dicono che proprio ieri Teseo e Arianna sono salpati sulla nave che li riporterà ad Atene, dove, secondo molti, hanno intenzione di iniziare una vita insie-
me. Non sappiamo come andranno le cose. Chissà, magari Afrodite ha in serbo sorprese per il loro amore… L’unica cosa di cui siamo certi è che Arianna deve stare molto
attenta. Ora che ha anche la fama di essere un eroe, chi riuscirà più a resistere al bel Teseo?
Debra Di Pietrantonio 1N
L a v oce d el Gonza g a
1870: entra in vigore la legge contro il lavoro minorile.
I nostri bambini possono finalmente fare i bambini.
Inghilterra: I bambini lavorano come schiavi, finalmente la legge si schiera dalla loro parte.
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 16
Cleopatra, altera e accogliente regina, signora di
spirito e compagna perduta d’amore,donna d’af-
fari e moglie affettuosa ci svela i suoi segreti di
bellezza! Comincia la sua esposizione di prodotti
premettendo di affidarsi UNICAMENTE a ciò che
la natura offre: sostanze naturali e vegetali, abil-
mente scelte e preparate. “Una nave fa spola tra
Egitto e Grecia per procurarmi la maggior parte
dei miei prodotti, dagli unguenti ai balsami, e so-
no inoltre molto economici” – ci confida. Il bagno
non è solo un momento di igiene personale, ma
è una vera e propria cura di bellezza! Bagni leni-
tivi, impacchi naturali e fanghi a base di puro limo
del Nilo sono le cure quotidiane della regina
Cleopatra la cui bellezza è sempre impeccabile.
Nei prossimi articoli, vi sveleremo i segreti della
Regina per donare un aspetto impeccabile alla
vostra pelle.
Sara Spinosa IN
Le fabbriche sfruttano i nostri bambini facendoli lavorare
come uomini, anzi peggio, loro che sono il nostro futuro
devono svolgere il lavoro definito “inferiore”, quello più
duro. Sono per lo più orfani o poveri che vengono recluta-
ti e messi a lavorare in condizioni disumane, in luoghi
malsani, con orari insostenibili. Oggi, la legge ha voluto
regolamentare questo problema e prenderne consapevo-
lezza. I bambini hanno il diritto naturale di crescere ed
essere educati dalle proprie famiglie, di istruirsi e di gio-
care. E’ ripugnante pensare che un paese abbia sviluppato
il proprio sistema industriale sfruttando il lavoro disuma-
no di questi piccoli uomini e di queste piccole donne, co-
stretti a crescere troppo in fretta, non avendo potuto vive-
re con dignità una tappa fondamentale della vita dell’es-
sere umano: l’INFANZIA. Certamente questa legge non
potrà fare miracoli, ma è rilevante che si sia voluto cer-
care di porre fine a questa catena infinita di sfruttamen-
to dei bambini costretti a lavorare come schiavi, senza
dignità e senza nemmeno un pizzico di rispetto e tutela.
E’ spiacevole constatare che ragazzi tra i 7 e i 12 anni
costituiscono parte rilevante della manodopera delle
fabbriche statunitensi e pensare che da adulti saranno
sordi per via degli ambienti di lavoro rumorosi, storpi
per l’eccessivo sforzo fisico o asmatici per l’assidua ina-
lazione di prodotti chimici. BASTA! Poniamo fine a que-
sto vergognoso abuso! Costruiamo solide e ciclopiche
mura di difesa intorno al concetto di INFANZIA, per
difendere e promuovere questo inderogabile diritto alla
vita.
Antonella Alessia Di Cola 4 M
L a v oce d el Gonza g a
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Gazzetta della Francia - 20 brumaio, anno VIII
COLPO DI STATO A SAINT-CLOUD Napoleone Bonaparte, fautore di numerose campagne belliche vittoriose pone
fine al Direttorio con il Colpo di Stato tra le giornate del 18 e del 19 Brumaio.
Napoleone Bonaparte attacca nuovamente, ora più forte che mai.
Abile stratega nelle campagne belliche francesi, che grazie alle sue
mosse tattiche e alla sua tenacia è sempre riuscito ad ottenere ciò
che desiderava. Ma già da tempo si vociferava nelle zone di Parigi
che si sarebbe interessato di politica e che avrebbe preso il con-
trollo della Francia. Le voci di corridoio sono state confermate
due giorni fa, dopo aver studiato a tavolino il colpo di stato lo ha
attuato uscendone vittorioso. Ma cosa è successo due giorni fa?
Il nuovo direttore del Direttorio, Seyes, il 18 Brumaio ha tentato
di modificare la costituzione per rafforzare i poteri del Direttorio
a discapito delle assemblee moderate e monarchiche, ma Napo-
leone è intervenuto prima che ciò accadesse anticipando Seyes,
strumentalizzando la riforma costituzionale del direttore e po-
nendo la premessa dell’Impero.
Adesso la Francia è cambiata, un regime autoritario retto da 3
consoli, di cui solo il primo detiene il potere e il Direttorio è stato
definitivamente sciolto.
Matteo Galvan 4M
Ieri 5 Maggio 1821 e precisamente alle ore 05 e 49 minuti nell’isola di Sant’Elena dove è stato esiliato per la seconda volta, è venuto a manca-re uno dei generali più importanti che la storia abbia mai conosciuto: Napoleone Bonaparte. L’uomo che ha condotto i francesi oltre i confi-ni del mondo, come nessuno era mai riuscito a fare. Le cause della morte sono tuttora incerte. L’autopsia verrà effettuata nei prossimi giorni, ma le ipotesi più accreditate sono ulcera o av-velenamento da arsenico. Fra pochi giorni sa-premo tutto con certezza. Il lutto si estende non solo a tutta la nazione francese, ma anche oltre, infatti quest’oggi moltissime persone piangono questo grande Generale. Le lacrime sono infinite perché mai nessuno riuscirà a rimpiazzare la figura maestosa di Napoleone: abile stratega e conquistatore insaziabile di ter-ritori, ma soprattutto di consensi popolari. Tutti l’hanno amato, acclamato e lodato, forse perché è stato l’unico generale che sia mai riu-scito a conquistare anche la stima dei nemici.
Muore accerchiato da poche persone che gli sono state vicine durante gli ultimi anni della sua vita, in segno di una instancabile volontà di star-gli sempre accanto nel bene e nel male: quattro generali e militari francesi, il mag-giordomo, il cameriere privato, gli ufficiali britannici e un nobile che ha raccolto tutte le memorie dell’imperatore, Las Cases. Il mondo commosso porge l’estremo saluto all’uomo che passerà alla storia come il più amato e odiato di tutti i tempi… Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.
Dall’inviata nell’isola di S.Elena
Grazia Luberti IV M
Cronaca di un lutto che sconvolge l’Europa
MUORE NAPOLEONE BONAPARTE ‘Così percossa e attonita la Terra al nunzio sta’
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 18
Si tratta infatti di importanti ritrovamenti in cui l’impera-
tore stesso smentisce autorevolmente i racconti e le leg-
gende sul Generale Inverno, riproponendo sotto diversa
luce l’analisi della campagna russa e della Grande Arma-
ta. In uno dei suoi appunti si legge precisamente: “… la
campagna era persa prima che ad Ottobre cominciasse-
ro le grandi gelate: l’inverno non fu nemmeno tanto se-
vero secondo gli standard russi”. Un affermazione, que-
sta, che evidenzia la pesante vittoria dei francesi nella
battaglia di Borodino, una vittoria che costò migliaia di
vittime, anche se spianò la strada verso Mosca a Napoleo-
ne e ai suoi, che vi arrivarono comunque in condizioni
disagevoli.
L’imperatore sostiene inoltre che a ferirlo a morte fu pro-
prio la vittoria di Borodino dove un generale russo tentò
invano di sbarrargli la strada verso Mosca; ciò comportò
Dalla residenza napoleonica nell’isola di Sant’Elena, la sconcertante verità sulla rovinosa campagna di Russia.
NAPOLEONE E LA CAMPAGNA DI RUSSIA:
FU DAVVERO COLPA DEL “GENERALE INVERNO”? 20 Luglio 1821, clamorosa scoperta, durante una perquisizione della residenza di Napoleone Bonaparte nell’ isola di
Sant’Elena. Trovati appunti e memorie scritti per mano dell’esiliato da cui potrebbe emergere una seconda verità ri-
guardante la disfatta della Grande Armata francese.
A pochi giorni dalla vittoria della Coali-
zione sulla Francia di Napoleone, si pro-
va a pensare che cosa accadrà in Francia,
in Europa e nel mondo. Sempre se que-
sta sia la sconfitta definitiva del despota
d’oltralpe!
A Waterloo Napoleone perde contro la
Settima Coalizione. Cosa gli succede?
Avrà perso il suo intuito da generale,
dopo la rocambolesca fuga dall’Isola
d’Elba? Potremmo trovarci davanti alla
fine dell’Imperatore dei Francesi e non
rendercene conto.
Il 18 giugno (1815) nei piani dell’Impera-
tore c’è di conquistare Bruxelles, ma bi-
sogna passare per Waterloo. I soldati
un grandissimo dispendio di forze per i francesi che arri-
varono stremati alla seconda fase della campagna. Fu
una battaglia strepitosa, molto accanita. Sembrava ad un
certo punto che la situazione precipitasse per la Grande
Armata, quando Napoleone con i suoi generali ordinò
l’ultimo decisivo assalto. Le perdite furono rilevantissi-
me, alla fine Borodino fu presa, ma a che prezzo? Nella
battaglia infatti vennero coinvolti oltre 250.000 soldati
con la perdita di circa 80.000 uomini. Napoleone la defi-
nì “la più terribile delle mie battaglie”. Quando la bat-
taglia riprese, la Grande Armata non era più la stessa,
anche se conservava lo stesso spirito. Mai vittoria fu così
dannosa. Napoleone pagò la sua presunzione, convinto
di avere la Russia ai suoi piedi, invece dovette assistere,
alla distruzione e infine al crollo della Grande Armata. Il
grande inverno non c’entrava (scrive lui nei suoi appunti
di Sant’Elena). Il grande freddo al quale i francesi non
erano preparati non esisteva. Sta di fatto che l’imperato-
re a testa bassa con i resti di quella che fu l’Armée, fu
costretto alla ritirata ingloriosa.
Claudia De Leonardis 4M
nemici sono pronti alla battaglia, sono
di gran lunga superiori all’Armata. I
due schieramenti si fronteggiano per
tutta la giornata e la Coalizione è in
vantaggio quando Napoleone decide
d’impiegare, forse troppo tardi, la Vec-
chia Guardia; questa sembra portare
una buona folata di vento, purtroppo
non reale. Arriva la sera, Napoleone
decide la ritirata dei francesi.
Questa pare che sia la sconfitta più pe-
sante della sua carriera. Giunge dopo
appena un centinaio di giorni dal suo
ritorno dall’esilio e al potere.
Qual è il destino della Francia? Ora il
suo più grande condottiero di tutti i
Dopo la bruciante sconfitta ecco cosa accadrà.
Per quanto ricorderemo Waterloo? L’imperatore Napoleone I di Francia sconfitto definitivamente?
tempi, che sembra aver perso
quell’istinto che l’aveva portato in
15 anni a conquistare buona parte
dell’Europa e a essere primo impe-
ratore di Francia, è stato nuova-
mente vinto. Ora cosa farà? Potreb-
be tornare ancora, come ha fatto
dopo l’esilio all’Elba, oppure prova-
re a chiedere un patto con le forze
straniere. E poi c’è l’ipotesi, per
alcuni la peggiore, per altri la mi-
gliore, che l’Imperatore Napoleone
I si consegni ai vecchi nemici e, co-
sì, venga ancora esiliato, chissà se
per sempre… Staremo a vedere.
Enrica Rutolo 4M
L a v oce d el Gonza g a
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VOX POPULI LABOR LIMAE PER IL NVOVO POEMA DI VIRGILIO
QVALCOSA DI EPICO IL SOMMO POETA CI RIVELA ANTICIPAZIONI EPICHE
SI DIREBBE CHE QVEST’VOMO ALTO, ROBVSTO E
DAL COLORITO SCVRO SIA VN CONTADINO, SE NON
FOSSE PER IL BARLUME DI SAPIENTIA CHE RI-
SPLENDE VIVIDO NEI SUOI OCVLIS. DOPO IL SUC-
CESSO OTTENVTO GRAZIE ALLA DIFFVSIONE DEL-
LE ‘’BVCOLICHE’’E ‘’GEORGICHE’’,
PVBLIO VIRGILIO MARONE CI IN-
FORMA CHE STA ATTUANDO UN UL-
TERIORE LABOR LIMAE ALLA SUA
NVOVA OPERA.<<E’ UN’ OPERA MO-
NUMENTALE E CELEBRATIVA>> IP-
SE DIXIT <<INCIPIT, ERO SPAVENTA-
TO ALL’IDEA DI SCRIVERE VN’OPE-
RA COSI’, MA POI MI SONO DETTO
‘’AVDENTIS FORTVNA IVVAT”. SIC-
COME TEMPVS IRREPARABILE
FVGIT, MI SONO SUBITO MESSO A LAVORARE>> MA
DI COSA PARLERA’ MAI QVEST’OPERA “MONVMENTALE”? <<LA STORIA E’
QVELLA DEL FONDATORE DELLA ‘’IENS IVLIA”, DINASTIA ALLA QVALE AP-
PARTIENE IL NOSTRO IMPERATORE OTTAVIANO AVGVSTO. ENEA, DOPO VN
VIAGGIO PIENO DI PERIPEZIE, APPRODA SVLLE COLLINE ROMANE, DOVE
PORTERA’ PACE TRA DVE POPOLAZIONI IN GVERRA
TRA LORO.>>
QVANDO POTREMO LEGGERE QVEST’OPERA?
<<ATTVALMENTE, L’OPERA NONDVUM MATVRA
EST, INFATTI A BREVE PARTIRO’ PER L’ASIA MINORE,
PER RACCOGLIERE QUANTO PIV’ MATERIALE POSSI-
BILE AL FINE DI RIFINIRLA MEGLIO>>.
SE E’ VERO CHE HISTORIA MAGISTRA VITAE, SIAMO
SICURI CHE IL POEMA SARA’ QVALCOSA DI EPICO,
POICHE’ AB VN DISCE OMNIS.
di Quici Francesca 4M
RIPRENDONO I
LAVORI PER IL
TEMPIO DI MAR-
TE VLTORE: AF-
FIDATI I LAVORI
AD UN NUOVO
ARCHITETTO.
CONTINVA A
PAGINA III.
CLODIA SI CONFESSA:
IO, LA LESBIA DI
CATULLO.
A CIRCA XXV ANNI DALLA
MORTE DEL POETA, CLO-
DIA, SORELLA DI CLODIO
TRIBVNO DELLA PLEBE, SI
CONFESSA IN EXCLUSIVA:
“IO SONO LA LESBIA CATUL-
LIANA. IN GIOVENTU’ FV
COLTA MA SPREGIUDICATA,
TANT’E’ CHE CICERONE LA
DEFINI’ UNA “PROSTITVTA
D’ALTO RANGO”.
CONTINVA A PAGINA IV.
NUOVE PROVINCE
CONQUISTATI E STERMINATI
I SALASSI, SOTTOMESSE LE POPO-
LAZIONI DELLA REGIONE IBERI-
CA, MESIA TRASFORMATA IN VNA
PROVINCIA MILITARE.
CONTINVA A PAGINA II.
SCANDALO SALLVSTIO:
LE INDAGINI CONTINVANO CONTRO LO STORIOGRAFO, IL SENATO
VERIFICA LA VERIDICITA’ DELL’ACCVSA DI PROBRVM.
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 20
IL CYBERBULLISMO COLPISCE ANCORA.
Il fenomeno del cyberbullismo si stia divulgando in maniera spropositata tra i
giovani. Il cyberbullismo o "bullismo" online, è il termine che indica atti di
bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, la mes-
saggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari. Spesso i telefonini degli adole-
scenti non sono controllati dai genitori e con questa app ormai i messaggi sono
sempre più spinti, poiché si è convinti che non venga lasciata alcuna traccia.
Infatti ne vengono scambiati 50 milioni al giorno e in questi è sempre più fre-
quente il sexting (ossia l’invio di immagini sessualmente esplicite). La foto viene
I DISCHI...PARLI FORSE DI QUELLI “VOLANTI”?
La crisi delle case discografiche
É noto a tutti che gli ultimi tempi siano caratterizzati da una crisi econo-
mica che sta mettendo in ginocchio mezzo mondo; sembra che anche la
musica, di qualunque genere o nazionalità essa sia, stia cominciando a
mostrare qualche segno di cedimento. Da considerare é la crisi delle
grandi case discografiche le quali sono costrette a dichiarare bancarotta
perché, onestamente, i dischi non li compra più nessuno. Una delle ra-
gioni più importanti riguarda sicuramente il prezzo, spesso ingiustifica-
tamente troppo alto. A ciò si aggiunge un’ altra realtà che sta mandando
in rovina l’industria che gira intorno alla musica: Internet. Esso è da una
1- Che voto daresti da 1 a 10 all'esperienza appena
vissuta? 9 è stata un'esperienza bellissima. Non do’
10 perchè avrei tanto voluto che una delle mie com-
pagne di classe fosse venuta con me.
2- Come è stata la partenza? Sconvolgente: c'era
Hermes che mi diceva che l'aereo sarebbe precipita-
to, che saremmo andati a schiantarci contro qualche
montagna. Alla fine, per fortuna, abbiamo avuto un
viaggio tranquillo, sia all' andata sia al ritorno.
3- Hai sofferto di mal d' aereo? No, mi ha dato fasti-
dio solo lo sbalzo di pressione. E' stato il mio
“battesimo dell' aria” e non posso dimenticare l'
emozione di affacciarsi dall' oblò e scrutare dall' alto
le nuvole e il cielo azzurro.
4- Come era la famiglia che ti ha ospitato? E' vero
che tu e la tua compagna siete state destinate ad una
casa diversa da quella stabilita? Perchè? All' ultimo
momento, prima di conoscerli, abbiamo saputo che
era crollato il tetto della loro casa a causa della neve,
pertanto siamo state ospitate presso un altro nucleo.
5- Del college cosa ci dici? Il college aveva una strut-
tura piccola rispetto alle mie aspettative in quanto
era destinato esclusivamente a ragazzi stranieri per
le lezioni di lingue inglese. Ad esempio non c' erano
alunni inglesi come tutti si sarebbero aspettati. I
docenti sono stati all' altezza, infatti la mia istruttrice
era molto brava, simpatica e alla mano e ci ha fatto
capire molte cose.
6- Invece per quanto riguarda il cibo cosa ci dici?
Beh, non era il massimo…Indubbiamente il cibo
italiano è il migliore. Alcune famiglie non sapevano
distrutta in pochi secondi al contrario di Facebook, che preleva i
tuoi dati e li conserva anche se li cancelli dal social network. Fre-
quenti sono i ricatti da parte di pedofili o compagni di classe che,
non considerando la gravità di questi atti, inducono la vittima a
compiere gesti estremi. Questo è accaduto a Davide, il ragazzo
preso in giro a Roma, solo perché era troppo serio e riservato. Dun-
que, le tecnologie informatiche sono un’arma a doppio taglio: sicu-
ramente agevolano e velocizzano la vita di giovani ma, se usate
male, possono danneggiare la loro esistenza.
Di Bartolomeo G., Garzarella I.,
Gialluca M, Di Risio F. 3M
parte una risorsa per giovani band che vogliono farsi conoscere, dall'altra
diventa un modo per scavalcare le case discografiche . Nel 1981 in Ameri-
ca venne lanciata MTV, il primo vero sconvolgimento dell'industria
musicale. Molti pensarono che sarebbe bastato vedere il video del tuo
artista preferito, per farti passare la voglia di comprare CD. Fortunata-
mente, non è così; ci sono ancora gli amanti della tradizione i quali, piut-
tosto che “scaricare” musica da internet, preferiscono riempire i loro
scaffali di preziosi CD da ascoltare o mettere in bella mostra. Quindi, se
occorre parlare di crisi, di certo questa non riguarda il mondo della mu-
sica ma dell’accanimento di quell 'industria cinica e spietata che le si
nasconde dietro.
Marco Candeloro 2N
Intervista a Sara Di Vincenzo, alunna meritevole della 4 D appena tornata dal viaggio di una settimana a Londra.
cucinare. Io sono stata fortunata perchè "la
mia famiglia" cucinava cibi commestibili.
7- Capivi cosa diceva la famiglia quando ti
parlava? Si, abbastanza, anche se i bambini
erano incomprensibili. Ero molto in ansia,
era la prima volta che mi trovavo in una si-
tuazione del genere.
8- Andavi d' accordo con la tua compagna?
Si, anche se è stato difficile perchè non la
conoscevo. Avrei preferito andare con una
mia compagna di classe.
9- Quali posti avete visitato? Sono stata a
Purley il primo giorno per fare la spesa per-
chè io ed Hermes avevamo fame, poi siamo
andati a Londra a visitare St. James Park,
dove molti animali circolano liberamen-
te,Greenwich che ospitava il laboratorio, il
Museo delle Scienze, Candem Market, Porto-
bello Road. L' ultimo giorno siamo tornati di
nuovo a Londra a vedere il Tower Bridge, le
Tower of London, il London Bridge. Sono
rimasta impressionata dalla nave-museo, un
importante relitto della seconda guerra mon-
diale attraccato sul lungo Tamigi. Qui i turisti
possono osservare "un mondo di cera", innu-
merevoli scene di vita quotidiana realizzati da
oggetti e personaggi di cera.
10- Hai visitato l' Hardrock cafè? Si, solo che
ho speso tutti i soldi per comprare cibo e
regali per "gli altri" e quindi io non mi sono
comprata niente.
11- Qual è stata la cosa che ti è piaciuta di più?
Non saprei scegliere, ma sono stata colpita
soprattutto dallo stile di vita londinese.
12- Hai visto la statua di Nelson? Si, solo che
non ci siamo soffermati in quanto siamo corsi
a Piccadilly circus .
13- Come andavi in giro per Londra? Con
autobus, treni, macchina, metropolitane, taxi
e gambe specialmente.
14.- Che musica ti è capitato di ascoltare?
Tutte canzoni inglesi? Si, ma sono tutte famo-
sissime, tutte quelle che ascoltiamo anche in
Italia.
15- Allora ti è piaciuto starci, ci torneresti? E
come è stato ripartire? Mi è piaciuto moltissi-
mo, è stata una bella esperienza. Ci tornerei;
però insieme a qualche mia amica. Andarme-
ne è stato brutto e bello allo stesso tempo,
perchè non vedevo l'ora di rivedere tutti.
16- Per concludere la nostra intervista devi
rispondere all' ultima domanda: Conosci il
gioco del coniglio bianco? << No, non lo co-
nosco quindi non ci possiamo giocare>> Que-
sto era uno dei tanti giochi fantastici di Her-
mes! :)
Grazie per la bellissima intervista.
L'activité de l'immeuble est très utile parce
qu'elle nous donne l'occasion d'enrichir no-
tre compétence lexicale.
Grace à cette activité nous devons communi-
quer; c'est magnifique parce que nous pou-
vons mieux connaitre nos amies.
Nous devons aussi inventer de toutes pièces
des histoires et des personnages en dévelop-
pant notre créativité.
Nous sommes en train d'affronter des sujets
importants de notre société, comme l'in-
tégration et le racisme ou l'homosexualité,
pour nous mesurer avec la réalité dans
laquelle nous vivons.
Federica Peres Classe IVL
Cette année Mesdames Morelli et Lecomte, nos profes-
seurs de français, nous ont proposé d'écrire un roman
appelé "L'immeuble".
Nous avons trouvé cette idée vraiment intéressante par-
ce que les activités proposées permettent de développer
nos compétences linguistiques et créatives tout en nous
amusant.
Notre travail consiste à élaborer des textes chez nous à
partir d'activités faites en classe et à mettre en commun
toutes les informations à l'école avec le groupe-classe.
Chaque éleve doit inventer et écrire l'histoire d'une per-
sonne qui habite dans cet immeuble. Ensuite, toutes les
données sont regroupées pour former le roman.
Cette activité est définie ''simulation globale'', c'est-à-
dire que chacun se crée une indentité et une nouvelle
vie, comme si on était quelqu'un d'autre. C'est vraiment
une belle expérience!
Nadia Desisto et Marianna Masci 4L
Le travail de « L’Immeuble » est une activité originale. Les
élèves de la 4 L ont créé des personnages et des familles avec
différentes origines et habitudes. Treize familles environ ha-
bitent dans « L’Immeuble » et nous avons donné une iden-
tité à chaque habitant.
Nous nous sommes identifiées dans ces personnages et nous
avons raconté leurs histoires. Après un travail individuel on a
dû mettre en relation les personnages entre eux, on a dû in-
venter des sujets d’entente et de mésentente.
Avec ce projet les élèves ont eu la possibilité d’ouvrir une pe-
tite fenêtre sur le monde des autres, de développer leur fan-
taisie et leur créativité. Un travail qui développe les compé-
tences non seulement orales mais aussi écrites.
C’est une occasion pour être plus créatives sans négliger les
compétences grammaticales, textuelles et culturelles.
Irene Falasca IVL
Cette année pendant l'heure de conversation française avec les profs Morelli et
Lecomte on a fait une nouvelle expérience. Nos profs nous ont proposé une
activité différente: l'immeuble,une nouvelle facon d'apprendre la langue française. L'immeuble se trouve en France. Ici
les vies de beaucoup de personnes qui ont différentes personnalités se rencontrent. Comme dans un véritable immeuble
il y a des amitiés et de mauvais rapports entre les locataires,des amours,des disputes. Les habitants ont des animaux:
des chiens,des chats,des perroquets. Il ya des Francais,des étrangers,des hommes,des femmes,riches ou pauvres. Ce que
nous devons faire consiste à inventer les vies de ces personnages et à créer des liens entre eux. Nous devons préciser
tous les détails: leurs voitures,leurs animaux... Les professeurs nous ont proposé ce travail non seulement pour dévélop-
per notre créativité,mais surtout pour dévélopper nos compétences orales et écrites. On trouve que c'est une idée origi-
nale et amusante qui vise également améliorer le rapport entre nous car nous travaillons en groupes, nous collaborons,
nous décidons ensemble, ... On va absolument conseiller cette activité aux autres car elle permet d'apprendre tout en
s'amusant!
Firmani Gloria e Di Filippo Nicole 4L
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 21
From February the 3rd to the 17th I spent
my days in London with some students of
my school. There we have improved our
English attending Purley Language
School. Every day we visited the big city
of London, and we have learnt a lot about
English culture. It was a wonderful experi-
ence and we have been very lucky to have
had this opportunity.
Michela Placido III L
A scuola con la valigia
Sì, è proprio cosi! Ventiquattro studenti dell’I-
stituto Gonzaga sono stati ospiti del Purley
Language College di Londra per ben due setti-
mane. Il gruppo, individuato tra i meritevoli
due indirizzi della scuola, e ulteriormente sele-
zionato con un test in lingua inglese era forma-
to da alunni delle classi seconde, terze e quarte
promossi a giugno con una valutazione di al-
meno 7/10 in inglese. Questo è stato possibile
grazie all’impegno di alcune insegnanti che
hanno redatto il progetto durante le vacanze
pasquali dello scorso anno, rispondendo ad un
Avviso Pubblico della Regione Abruzzo
nell’ambito del progetto Giovani Protagonisti.
Un ringraziamento particolare va riservato
all’ente locale che ha finanziato il progetto per più
dell’80% delle spese, permettendo a questi ragaz-
zi l’opportunità di vivere un’esperienza unica ed
irripetibile nella capitale britannica come essi
stessi raccontano…
Every time I visit London, I feel like home and this
experience in English households was useful because
it helped me improve my English and learn a new
culture, very different from ours. I met new people
and everyone, in the family and at school, was nice to
me. I think that when you go to London, this stun-
ning, chaotic, dreamy city takes a little part of you
that you have to take back, coming back again; that's
why I enjoyed this experience so much and I'm very
thankful to my teachers and to the Purley Language
School, which gave me this chance.
Marta Angelini III L
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 22
This journey was my first time abroad and it
was fantastic. I had a great time with friends
and teachers. Thanks to this experience, I vis-
ited the beautiful city of London, I improved
my English, I met new people and I found out
a new culture different from mine. I hope I
will have another experience like this one.
Simona D’Orazio III L
What an amazing experience!
Two gorgeous weeks in British style: eggs and ba-
con, sandwiches and fish and chips. Our days? Wa-
king up in the morning with the smell of toasts,
going to school paying attention when crossing the
road, learning a lot and having fun at the same ti-
me... And then? London was waiting for us!
G. Bucci, V. Buccione, M. Pepe, M. Sigismondi 2N
I really enjoyed my time in London.
What I loved most was the city, but
also the lessons were really interesting,
and the teachers were fantastic. If I
have the possibility I will go back to
England one day, even though I felt
sick on my way back to Italy
Valeria Ferrante III M
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 23
In my personally experience, the differ-
ence between the English and the Italian
culture impressed me a lot. My host
family was very kind and made me feel
part of it. The lessons aimed at improv-
ing students’ pronunciation and intona-
tion. I think it has been a very exciting
experience that has given me a lot. I'd
like to take part in such activities again
in the future
Francesca Di Girolamo III M
I really enjoyed London and its attractions, and what I
liked most was Portobello Market full of shops, bou-
tiques, stands ... ; it is a very sophisticate area of the
city! Our journey has been warmed up by the host
families who made us feel like being at home. I think
everyone would like to have that chance again!
Francesca Marvulli III M
It was an unforgettable experience once
in a lifetime. I've really enjoyed being
to England for two awesome weeks.
The family was kind and very polite.
London is wonderful I visited a lot of
museums, and famous places: The Na-
tional Gallery, The Big Ben Tower,
Trafalgar Square and lots more.... . I’ve
made a lot of friends, and I recommend
everyone to do this fantastic experience
with the school or on one’s own. I
think that this was the most beautiful
experience in my lifetime .
Daniele Perconti II L
It has been an amazing experience! I've really en-
joyed the trips in London and I've improved my
English a lot thanks to the teachers and my host
family. Everyone has been kind, and I really rec-
ommend Purley Language College to everyone
who would like to study English or visit England
Lucia Del Rosario II L
Pagina 24
Érase una vez, una joven llamada Nimrodel. Tenía el pelo
largo y blanco, como su piel. Llevaba una capa blanca bo-
radada de oro y los zapatos gris plata. Su voz sonaba como
gotas de plata entre el agua de las Cascadas Nimrodel, que
llevaban su nombre.
Vivía en un castillo, junto a su esposo Amroth, Rey de los
Elfos, Señor del árbol y del claro. En Primavera en
Lothlórien los ramos brillaban de oro.
Pero un día el mal llegó a Lothlórien … los Elfos tuvieron
que dejar el Reino para evitar la muerte y en la Bahía de
Belfalas fueron preparadas las naves que zarparon ense-
guida. Nadie se dio cuenta de que Nimrodel no estaba en la
nave porque ella se había ido a las cascadas para dar un
paseo. Rey Amroth, al ver que su esposa no estaba, se su-
mergió en las aguas para volver al lido cercano.
Los Elfos no supieron nada más del Rey y de su esposa,
que nunca regresaron a Lothlórien.
Es así que durante la primavera, cuando el viento susurra
entre las hojas, se escucha el eco de la mujer cerca de las
cascadas que llevan su nombre.
Y cuando el viento sopla al sur, la voz de Amroth llega de-
sde el mar.
Valeria Miscia IIM
L a v oce d el Gonza g a
Si avvia nel corrente anno scolastico lo scambio con la
scuola partner di Monaco per gli alunni che studiano il
tedesco nel Liceo Linguistico. Il Liceo Oskar von Miller è
un antico istituto – fu fondato infatti nel 1864 – sito nel
quartiere centrale di Schwabing con indirizzo linguistico
dove l’insegnamento dell’italiano come terza lingua
(dopo il latino e l’inglese) incontra da alcuni anni gran-
de successo.
I 19 studenti partecipanti del nostro liceo, che frequenta-
no le classi II L e II N, saranno a Monaco dal 14 al 21
marzo ospitati dai loro partner tedeschi che restituiran-
no la visita nella seconda metà di aprile.
Il programma a Monaco prevede la frequenza alle lezio-
ni, la visita al Deutsches Museum, all’Allianz Arena ed
una escursione giornaliera nelle Alpi bavaresi per
visitare il castello di Linderhof, la cittadina arti-
stica di Murnau, musei del movimento espressio-
nista. Non mancherà una cena, tutti insieme, in
uno dei più “tipici” ristoranti di Monaco…. Orga-
nizzatori dello scambio sono il prof. Philipp Volk,
docente di italiano al liceo di Monaco e la prof.ssa
Angela Natale, docente di tedesco al nostro liceo.
Per saperne di più sulla nostra scuola part-
ner: www.ovmg.de
SCAMBIO SCOLASTICO CON IL LICEO
OSKAR VON MILLER DI MONACO
Pagina 25
L’AMORE
E’vero…l’amore fa soffrire, ma l’amore
è anche la cosa più bella che ci sia.
L’amore è magico, fantastico, ti fa sor-
ridere, ti fa piangere, ti fa provare rab-
bia e felicità.
Un piccolo pensiero, un piccolo bacio,
una piccola carezza, un piccolo gesto…
Tutto questo è Amore..
Sapere che tu ci sei, mi rende felice e se
questo amore finirà…ce ne sarà un al-
tro pronto a bussare alla
porta per donarmi un po’ di felicità.
Michela Di Felice, 1L
NOI CHE…(Inno alla nostra amicizia)
Noi che ci conosciamo da una vita e che scopriamo ogni giorno
una nuova parte di noi.
Noi che ci vediamo ogni mattina ed è sempre come se non ci fossimo
più riviste.
Noi che abbiamo pianto e riso, superando insieme ogni difficoltà.
Noi che con un solo sguardo ci intendiamo immediatamente.
Noi che trascorriamo il pomeriggio al telefono perché non riusciamo
a stare lontane. Noi che non ci accontentiamo neanche dell’eternità
per stare insieme. Noi che insieme riusciamo a trasformare ogni mo-
mento in un istante meraviglioso. Noi che da sole non siamo utili
nemmeno a noi stesse, ma insieme troviamo un senso alla nostra esi-
stenza.
Noi che non abbiamo bisogno delle parole; per dire queste cose…ci
basta solo un abbraccio.
Monaco Miriana e Santarelli Emanuela 1L
QUELLO CHE LE DONNE VOGLIONO
La donna. Quell' essere che nella storia, in un modo o nell' altro, è stata sempre al
centro del pensiero maschile; quell' essere che ha lottato per i propri diritti, ottenen-
doli; quell' essere che in fondo, è il pilastro fondamentale di ogni famiglia e di ogni
uomo.
Ma con buone probabilità, questi ultimi se ne sono dimenticati.
Si sono dimenticati del valore che ha e della sua importanza in quanto donna. Si
sono dimenticati di come portarle rispetto e soprattutto di come corteggiarla.
Spesso sentiamo: “Siamo ancora giovani: divertiamoci”; o, all’opposto:“questa sera
il cielo non brillerà perché la stella più luminosa sta dormendo nel suo letto”; “sei
bellissima”, “stanotte le stelle in cielo non si vedranno perché le uniche stelle sono i
tuoi occhi”; e i più coraggiosi, provano anche con un “hai delle labbra bellissime”.
Sono questi i classici esempi di messaggi che servono a tastare il terreno... Ma am-
mettiamolo: non fanno testo!
Sono solo brevi frasi atti a “inorgoglire” una donna o a farle riconquistare l' autosti-
ma (qualora l’avesse bassa)...Ma siamo realisti: ad una donna serve ben altro!
Una donna non si accontenta di un “mi piace” su Facebook...
Vuole delle rose rosse ogni mattina appena sveglia.
Vuole una serenata al balcone, piuttosto che ritrovarsi “taggata” su un video di you-
tube.Vuole un “TI AMO” scritto sul muro sotto casa e non su una “bacheca”. Vuole
vivere la quotidianità e condividere ogni singola emozione.
Insomma quello che cerca una donna,non è altro che un amore vero.
Di Berardino Jennifer, Fusco Martina, Sava Katerina 3M
mAgici
Momenti
In
Compagnnia...
Indimenticabili!
M.Giulia Filoso 2N
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 26
L a v oce d el Gonza g a
AMARE E’…
AMARE è gioia nel cuore, Sentimento di un’ani-
ma che gioisce ogni secondo al solo tuo sguardo.
AMARE è ricchezza di un cuore sereno,
AMARE è patire la tua assenza,
AMARE è volontà di non dividerti con alcuno,
AMARE è tristezza se non ci sei,
AMARE è sofferenza e grande gioia,
la gioia di non perdere mai la persona che hai
accanto.
Non c’è tempesta o mareggiata che possa dividere
due persone che si amano davvero.
Fuciliero Vanessa 2N
L'ANGELO DEL MIO CUORE
Elisabetta Pulcinella 1L
Un giorno incontrai un angelo stupendo,
che mi portò con se
ad un tratto mi sorrise
ed io mi persi in lui.
Da quel giorno, l'angelo,
prese con sè anche il mio cuore.
-Il mio cuore vorrebbe
raccontare ciò che pensa, che prova e che sente
uno di quei tanti pensieri, sei tu
se vuoi puoi anche spezzarlo,
ma ricorda che dentro, ci sei tu.-
Ora vorrei dirti che quell'angelo eri tu,
il mio unico pensiero,il mio unico grande amore
da quel giorno, sei tu.
Per me sei un sogno
che non passerà mai,
sarai irragiungibile e irrealizzabile
ma pur sempre il mio sogno sarai.
Sarai un sogno capace di far volare,
ma che se vuole
può fare anche male.
Un sogno pieno di magia che,
facendo volare la mia fantasia...
mi porta via.
GUARDO LE STELLE
Guardo le stelle
che in cielo risplendono
cerco te nella notte
ma tu non ci sei.
E credevo che il giorno
non sarebbe più tornato.
Cerco te ma non ci sei
quando il sole è ormai sorto.
Smetterò di pensarti
e smetterò di cercarti
quando il sole avrà spento
il buio accecante della notte.
Ora vedo nella luce
che ha oscurato le stelle,
un ultimo sguardo
che piano si spegne.
Leonardo Scogna 4M
LUCE
Nell’immenso, riconosco un sussurro, una voce
che mi chiama, prigioniera di se stessa.
Nell’immenso, trovo una luce, un raggio che illu-
mina il cielo.
In una veranda, guardo un’anziana, che sfoglia
avidamente le pagine di un libro logoro.
E mentre lei, erige dei castelli di sabbia nella sua
mente, guarda l’orizzonte,
in cerca di mille risposte a mille domande.
Giorgia Cellini 2N
L'Amicizia è l'unico “cemento” che
terrà insieme il Mondo.
L'ho conosciuta tra i banchi di scuola, è alta
come me, ha un sorriso stupendo e sa capir-
mi come nessuno ha mai fatto. E' la persona
più dolce del mondo, capace di riconoscere le
mie lacrime anche sotto la pioggia; ha quel
non so cosa che rende migliore la giornata a
chiunque la incontri. La mia migliore amica è
una persona speciale, e come tutte le persone
speciali, la porterò sempre nel cuore. L'ami-
cizia ha un valore immenso nella nostra vita:
basti pensare che il detto comune vuole im-
maginarla come un qualcosa di molto prezio-
so, non a tutti accessibile. ''Chi trova un ami-
co, trova un tesoro'': ci è stato tramandato
dalla tradizione popolare, e tuttora l'espe-
rienza ce lo suggerisce. ''Quid dulcius quam
habere quicum omnia audeas sic loqui ut
tecum?'' disse Cicerone, nel suo Laelius de
Amicitia; ed aveva ragione, perchè non c'è
nulla di più dolce che avere qualcuno che ti
ascolta come se stessi parlando con te stesso.
Immaginiamo la vita dell'uomo come un
albero: questo, senza radici, non si terrebbe
in piedi. Allo stesso modo le case, senza fon-
damenta, crollerebbero facilmente; un fiore,
senza petali, non sarebbe più lo stesso. L'uo-
mo, senza un sostegno, è debole. E l'Amico,
quello con la A maiuscola, è capace di soste-
nerti, di aiutarti, di farti riflettere, di darti
consigli, sempre e comunque. ''Neque ego
I miei sono i migliori!
Liceo linguistico,
secondo anno scolastico.
Lungo periodo di calvario
cinque ore settimanali con la Dadda-
rio!
Ecco che arriva la Colantoni
sicuro ci assegnerà quelle maledette
equazioni. Speriamo nella venuta del
professor Fantoni ...
almeno ci sentiamo fuori dalle prigioni!
E perche non ripassare
con Mrs. De Crecchio il dialetto?
Ehi, ragazzi, con lei l'inglese è perfetto!
La prof. D'Angelo con il suo Italiano
esclama sempre il mio nome invano.
Attenzione! Sta arrivando la Morelli...
quasi quasi cade per il peso dei suoi
capelli!
A dir la verità mi par un leone
il professor Bomba con il suo vocione!
Ma adesso è meglio non parlare
sta arrivando la Natale.
E alla fine con La Rovere di motoria,
son sicuro per mio volere
che otterrò la vittoria.
Al mondo ci sono tantissimi professori
ma son convinto che i miei
siano i migliori!
Samuel Marusco 2N
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 27
nunc de vulgari aut de mediocri, quae
tamen ipsa et delectat et prodest, sed de
vera et perfecta loquor, qualis eorum
qui pauci nominantur, fuit. Nam et
secundas res splendidiores facit amici-
tia, et adversas, partiens communi-
cansque leviores.'' (Cicerone - Laelius de
Amicitia)
Cicerone distingue, in questo stralcio
della sua opera, l'amicizia vera da quella
falsa e interessata. Quella vera non è di
tutti i giorni. Trovare un amico vero è
diventato quasi raro: il mondo ormai è
popolato da maschere, che non esitano
un secondo di più nel pugnalarti alle
spalle. Ma il Vero Amico, in qualsiasi
momento della tua vita, ci sarà sempre,
''ti ascolterà e si batterà per te.. E poi
tranquillo ti sorriderà, perchè un amico
è così'' (Laura Pausini- Un Amico è Co-
sì).
Un amico è così: saggio, coraggioso, un
pò pazzerello, ma sempre fedele. Non
avrà mai paura di aiutarti, sarà sempre lì
accanto a te e niente e nessuno potrà
mai prendere il suo posto.
''E' come un grande amore, solo masche-
rato un pò, ma che si sente che c'è; na-
scosto tra le pietre di un cuore che si da,
e non si chiede il perchè.'' (op.cit.)
Chi trova un amico trova un tesoro... Io
ho trovato te!
Alessia Chiarini 4L
E BASTA con queste smancerie! Non angosciarti se non hai un “Valentino” da amare…
SI VIVE BENE ANCHE DA SINGLE! Eccovi qualche consiglio:
1– La TV ti bombarda di pubblicità fatte di cioccolatini a mo’ di cuore? “Baci” dalle mille forme?
Bene; spegnila coraggiosamente e dedicati alle cose della vita che ti fanno davvero stare bene.
2– Non hai potuto usare i tuoi risparmi per acquistare un peluche al tuo LUI?
Che fortuna! Spendili per un comodo paio di jeans all’ultima moda!
3-Lui non ti invita a mangiare una pizza?
Che problema c’è! Per divertirsi non c’è mica bisogno di un ragazzo? Prendi le tue amiche più allegre
e tra cinema, pop corn e passeggiata, passerai un pomeriggio indimenticabile!
CORAGGIO! SEI GIOVANE! NON C’E’ FRETTA! GODITI LA VITA CON GLI AMICI… DI CERTO NON CI SARANNO DELUSIONI!
di G. De Ritis, M. La Rovere, V. Capoccia; V. Di Luzio 1L
Si ringraziano i seguenti docenti:
Angeloni Grazia, Bomba Claudio, Ciancetti Serafina, Daddario Stefania, De Crec-
chio Carla, Di Cicco Silvana, Franceschetti Paola, Massi Luciana, Morelli Rita, Nata-
le Angela, Settimio Annalisa , Villante Gabriella, Vincitorio Lucia, Vittorini Polise-
na e tutti gli alunni che hanno partecipato.
L a v oce d el Gonza g a
Pagina 28
Resoconto del progetto più ambito dell'anno: “Progetto Giovani in mobilità”
Il 3 febbraio 2013 ha avuto inizio l'avventura dei 24 ragazzi selezionati nell'ambito del progetto “Giovani in mobilità”per
uno stage linguistico di 2 settimane a Londra, all'insegna dell'apprendimento della lingua e cultura inglese, ma anche del
divertimento.
A coppie di due o tre, i ragazzi sono stati presso le famiglie designate dalla scuola, residenti nella cittadina di Purley, nel-
la contea di Croydon, a circa venti minuti dal centro di Londra.
Dal lunedì al venerdì tutti hanno frequentato le lezioni presso il Purley English Language College dove, divisi in base al
livello ottenuto in seguito al test d'ingresso, hanno messo in pratica le loro competenze comunicative, imparando nuovi
termini e approfondendo la fonetica. Dopo 3 ore di lezione, ogni pomeriggio hanno visitato numerosi musei come la Na-
tional Gallery, il British Museum o il Museun of London, e si sono avventurati tra i quartieri più noti della grande città
britannica quali Camden Town, Covent Garden, Notting Hill e Portobello Road, Greenwich, …
Immancabili sono stati gli scatti al Big Ben, al Tower Bridge e al London Eye, simboli principali di Londra.
Ma oltre all'inglese, un'altra è stata la parola-chiave di queste due settimane da sogno: l'amicizia. E' stato infatti convi-
vendo giorno per giorno e trascorrendo così tanto tempo insieme che si sono instaurate tante amicizie che, a causa dei
diversi orari e nonostante la vicinanza dei due plessi, non erano mai sbocciate.
Adesso i “figli di Purley” sono tornati e tutto ciò che rimane sono tanti bei ricordi da raccontare e da conservare nel cuo-
re. Queste due settimane hanno permesso non solo di approfondire la lingua, ma anche di conoscere meglio se stessi,
rendersi indipendenti e soprattutto conoscere persone straordinarie.
Lo stage è filato liscio come l'olio, senza problemi, all'insegna del divertimento, dei giochi, degli scherzi e soprattutto di
tanto tanto inglese. Le famiglie si sono rivelate perfette tanto da usare appellativi come “la mia mamma inglese” o
“mamma adottiva” mentre si racconta di quanto siano state ospitali e dolci.
Tutti i ragazzi sono riconoscenti alle professoresse accompagnatrici Settimio, Belli, Frastornini, De Crecchio e Spaziano
e a tutto lo staff della scuola, esempio di totale disponibilità e gentilezza.
Monica Di Fiore 4 M
Direttore Responsabile
Prof.ssa Simona D’Angelo
Responsabile Grafica
Prof.ssa Daniela Liberati