ADOTTA UN DIRITTO Educazione allidentità e al confronto Scuola Media Statale TERESA FRANCHINI...

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ADOTTA UN ADOTTA UN DIRITTODIRITTO

Educazione all’identità e al Educazione all’identità e al confrontoconfronto

Scuola Media Statale “TERESA FRANCHINI”

Santarcangelo di Romagna (RN)

anno scolastico 2003/2004

Insegnanti:

Maria Croci Lidia Gualtiero Alessandra Roccheggiani

Struttura del PROGETTO

Premessa

Percorsoautobiografico

Entriamo

Adottaun

diritto

Incontro con

“l’Altro”

Storia di “me”

La famiglia

Il territorio

Il mio nomeIl mio nome

La mia vitaLa mia vita

Gli oggettiGli oggetti

Dentro di meDentro di me

Sentimenti Sentimenti

Oggetti di famigliaOggetti di famiglia

Genitori e lavoroGenitori e lavoro

IntervisteInterviste

Premessa

Finalità generali

• Creare le basi per la formazione di

cittadine e cittadini responsabili,

consapevoli dei diritti e dei doveri di

ciascuno

• Educare alla complessità, favorendo

lo sviluppo di una cultura di pace e

solidarietà

In un momento storico particolarmente

connotato da:

eclatanti ingiustizie

una cultura fondata sulla scissione ,

sul dominio e sulla violenza,

la SCUOLA

può e deve attivare

nuovi percorsi educativi finalizzati

al perseguimento del valore della PACE,

sia nell’ambito dei rapporti personali

che in quello comunitario.

Ad attendere le nuove generazioni vi è,

del tutto sconosciuta a quelle l’hanno

preceduta, la scommessa di saper vivere

in una società

complessa, multiculturale e

multietnica

(Demetrio, 1997)

Alla rarefazione dei confini

geografici

cui stiamo assistendo

è inevitabile si accompagni

un senso di smarrimento

e di confusione

della propria identità culturale

L’Altro,

di cui il nostro sentimento

identitario necessita

per perpetuarsi,

si presenta oggi, a differenza di ieri,

portatore di una cultura

molto diversa dalla nostra

Nella SCUOLA i/le giovani

possono sperimentare

modalità di relazioni e incontri

tra soggetti e culture diverse,

avvantaggiandosi dell’esperienza

sia in termini di persona

che di cittadino/a.

Ogni persona

se rispettata nella sua

“cultura”

diventa più disponibile

ad ascoltare le voci degli altri,

portatori di diverse

“versioni e visioni del mondo”.

Diventa prioritario promuovere,

nell’ambiente educativo per eccellenza,

delle attività

che mettano in condizione i/le giovani

di apprendere o ri-apprendere a:

comunicare creativamente,

avere “cura di sé”

facendosi attori-autori

della propria storia personale.

Parole chiave per

un’adeguata educazione interculturale:

identità,

storia di sé,

differenza,

apertura culturale,

reciprocità dello scambio.

Lavorare su questi temi

nelle classi significa

innanzitutto permettere

alla storia e alle storie di

ognuno

di emergere.

A tale scopo particolarmente

efficace

appare

l’APPROCCIO AUTOBIOGRAFICO

Le persone, gli oggetti, i luoghi …

che ognuno ha incontrato

e incontra nel proprio cammino

sono i tasselli della sua identità.

Riconoscerli, riappropriarsene è

importante per capire chi si è,

ma anche per poterne fare dono agli

altri in un rapporto di scambio che

possa far crescere anche a livello

sociale.

Appare importante incentivare nella

scuola

una cultura della memoria,

dell’autobiografia,

dell’attenzione per le storie di vita

altrui.

non solo come fondamento

della vita individuale e comunitaria,

ma anche come strategia di

miglioramento.

Nel progettare un percorso educativo

che abbia come tema

l’insegnamento dei diritti ai più

giovani

è necessario avere ben presente che è in

gioco il rapporto dei soggetti con se

stessi.

Si potranno comprendere i diritti degli

altri

partendo dalla propria identità

e dal confronto con i propri diritti.

Entriamo nel vivo

del progetto …

Progetto di interclasse

Classi IID - IIIB - IIIDClassi IID - IIIB - IIID: il percorso si è strutturato in un viaggio ideale che, partendo dalla consapevolezza di sé, attraverso la conoscenza della storia famigliare, del proprio territorio, è approdato alla valorizzazione della diversità come risorsa per raggiungere obiettivi comuni.

Classi IB - IDClassi IB - ID: il filo conduttore è stato lo sviluppo dell’identità: partendo dagli “oggetti d’affezione” si è esplorata e coinvolta la sfera emozionale del/della preadolescente nelle sue varie sfaccettature.

Attività preliminare

Autobiograficamente parlando …

“Quando mi è stato negato un diritto

… “

Cosa sono i doveri e i diritti

La Convenzione sui diritti dell’infanzia

Dalla lettura di giornali, settimanali,

quotidiani e testi rilevazione e

rappresentazione dei diritti oggi violati

Selezione del diritto da “adottare”:

“diritto all’identità”

Dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo(fatta a New York il 20 novembre 1989)

Articolo 8 - Gli Stati membri si impegnano a rispettare il diritto del

fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua

nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari , così come

sono riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegaliArticolo 29 - Gli Stati parti convengono che l’educazione del

fanciullo deve avere come finalità: ► di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità [...] ► di inculcare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua

Inizio del percorso autobiografico

a partire …

dal “disvelamento”

della propria identità

E’ IMPORTANTE SOTTOLINEARE CHE …

L’esplorazione di sé tramite il racconto non si risolve nell’elencazione dei fatti,

richiede densità, frequentazione contemporanea di più livelli, rinforzo dato

dal ricorso alla pratica diffusa della digressione:

liberando e liberandosi dall’ossessione dell’ ”andare fuori tema”,

”la digressione non indebolisce bensì rafforza la disciplina della composizione”

(Kundera, 1986)

Conosco meglio me stessoConosco meglio me stesso

Il mio nomeIl mio nome

La mia vita fin quiLa mia vita fin qui

Gli oggetti d’affezioneGli oggetti d’affezione

Dentro di meDentro di me

Sentimenti colori ed emozioniSentimenti colori ed emozioni

Il mio nome

MI PRESENTO

Scegliere una delle possibilità … la più

interessante, la più originale

Il film del mio nome: chi, dove,

quando, perché … ha deciso di

chiamarmi così! Il rapporto che ho col mio nome (mi

piace, non mi piace, mi corrisponde

…) Vorrei chiamarmi così, perché …

Quando mia mamma ha saputo che era incinta è stata felice per tutta la notte. Il secondo giorno i miei genitori sono andati a dirlo ai miei nonni e anche ai loro parenti. I nonni erano felici ma speravano che io fossi un maschio, perché in Cina dicono sempre che il maschio è più prezioso della femmina.Per i miei genitori invece era lo stesso: maschio o femmina era sempre il benvenuto. Quando mi hanno raccontato questa cosa ho capito che la mamma si era un po' arrabbiata con i nonni e sono d'accordo con i miei genitori: non si deve fare differenza tra maschio e femmina!Appena sono nata mi hanno guardato, hanno riso e mi hanno chiamato subito così "Huan huan" perché io fossi felice. Infatti il mio nome cinese Huan huan, in italiano si traduce con "gioia". Io non voglio cambiare il mio nome, perché è allegro … sia in cinese che in italiano! Huan huan - Gioia

Avere notizie sulla mia nascita, sull'origine del mio

nome e sul motivo per cui è stato scelto, è per me

importante: è come scoprire nuovi tasselli del

mosaico della mia vita.

Quante volte, presa dalla curiosità, chiedo a mia

mamma di raccontarmi della mia nascita […]

Il nome Valeria le è sempre piaciuto, perché ha un

significato importante. Mi dice sempre che deriva dal

latino "valere" e significa " essere in salute". In realtà

mia mamma aveva pensato quel nome, sia per il suo

significato, sia perché le ricordava la sua migliore

amica, Valeria, che non vedeva da anni. Mi diceva

sempre che si trattava di una ragazza bellissima,

mora con gli occhi neri come i miei, dolcissima, ma

con un carattere forte e grintoso.

Mia mamma desiderava proprio che diventassi come

lei.

Jun vuol dire bello, raffinato , e Jie significa eccellente, eccezionale e intelligente. Questi due ideogrammi insieme stanno molto bene. E poi esiste anche la parola “junjie” che vuole dire: saper come reagire in qualunque momento, in qualunque faccenda. “ “Saper anche scappare quando c'è bisogno di farlo... " aggiunse il babbo. Ecco, era deciso, sarei stato Junjie! A dire il vero, mi piacerebbe moltissimo il mio nome se lo pronunciaste per bene e non a casaccio: Giuggiola, Giugiolone, Gungi. Ma Junjie, un nome così facile... non ho capito perchè non lo sapete pronunciare per bene?!Beh ! So che proprio non ce la fate, quindi mi piace lo stesso anche se mi chiamate in mille modi diversi e mai in quello giusto! Quanti nomi ho, ragazzi!

La mia vita fin qui

Giornate passate con la mia famiglia nel divertimento o nella malinconia. Il mio passato non lo cambierei.

Quando ero piccola passavo molto tempo con i nonni, non perchè i miei genitori non potessero tenermi, ma per il mio divertimento.

Il nonno materno, dopo pranzo, veniva a fumarsi una sigaretta in casa mia , si metteva sulla panca vicino al camino e per me era quello il momento più bello.

Prendevo spille, pettini, ciappi e ciappini e facevo finta di fare la parrucchiera. Il nonno era buono, non si lamentava mai, però alla mia età di nove anni e alla sua di settantaquattro il nonno se n'è andato in cielo.

La mia vita fin qui è stata un gioco, ero protetto e potevo essere libero, ma adesso che la barriera della protezione dei miei genitori mi respinge io posso essere a rischio, in questo periodo mi sto chiedendo quanto ci vuole a costruire la propria barriera ed è per questo che lo chiedo ai grandi, ma loro non mi capiscono. Mi chiedono cos'è questa barriera, io glielo spiego senza però ottenere risultati.La mia vita fin qui è stata una gara con altre persone ed ho sottoposto corpo e mente a sforzi inauditi per sapere almeno una cosa in più degli altri. Cerco di essere il più bravo, ma non ci riesco e mi impegno sempre di più non perchè me lo chiedono amici o parenti ma per accontentare le mie esigenze.

Sono nata nel 1990.

Ero sola con la mia mamma perchè il mio vero babbo ci ha lasciate prima che io nascessi, perchè non si sentiva pronto per ricoprire un ruolo così importante.

Ho saputo queste cose quando tutti i bambini e le bambine avevano un papà da coccolare; io invece potevo solo stare con la mia mamma che non c'era quasi mai perchè lavorava.

Io stavo con mio nonno.

Da quando sono nato ho sempre percepito una sorta di insicurezza che sta svanendo con l'andar del tempo.

Fin da piccolo ero insicuro e non riuscivo a stringere amicizia con altri bambini o altre persone.

Preferivo stare in disparte.

Ma la cosa che mi dava più fastidio era che quando una persona mi spronava o mi prendeva in giro, io non riuscivo a controbattere, a reagire, a difendermi.

Per un breve, ma per me molto lungo

periodo, sono stato in solitudine, isolato

dal resto del mondo; preferivo essere

lasciato da solo, ero chiuso in me stesso,

ma fortunatamente ne sono uscito.

Oggi sono ancora timido, impaurito ma

anche amichevole, gentile con le persone

che mi circondano.

La mia vita è cambiata dopo la nascita di mia sorella. Da allora ho dovuto dividere tutto ed essere meno coccolato e controllato.

Come la buccia di una mela , mi sento scartato, gettato via, trattato male, non tanto dagli amici, con i quali, anche se è normale ci sono litigi e scontri, ma dalla famiglia.

Se l'esistenza di ogni essere vivente fosse come una mela, io, in questo momento, mi sentirei la buccia.

Fin da quando ero alle elementari

sono stata presa in giro per la mia

corporatura; è stato difficile

sopportare per cinque anni le prese

in giro, ma ora che sono alle medie

non ci penso più.

Ora sono cambiata, non sono più una

ragazza che si chiude in se stessa

e non ha hobbies.

Ora sono più aperta.

La mia vita fin qui è stata bella anche perchè è stata piena di alti e bassi. I miei genitori non conoscono molti fatti che hanno provocato i miei bassi; io non glieli ho raccontati perchè non voglio dare loro dei dispiaceri. Dovete sapere, però, che ho avuto soprattutto alti e la mia vita fino ad ora è stata piacevole, nonostante il trasferimento da Rimini a Torriana. La scuola nella mia vita è stata (soprattutto la media) uno strumento per mettere in moto i sentimenti.

Fin da piccola ho sempre socializzato più volentieri con i maschi.

Giocavamo insieme senza provare particolari sentimenti.

Ora è più difficile giocare con i ragazzi, perché loro non ci accettano, ci vedono più deboli e poi, molto spesso, subentra la “cotta” che rende più complessi i rapporti.

Se in questo momento penso alla vita che ho trascorso sulla

terra, la prima emozione che mi pervade è la paura.

Ho vissuto talmente tante esperienze, ho provato così tanti

sentimenti che la portata di tutto questo mi sovrasta;

quando mi ritrovo a pensare, a rivivere ricordi anche molto

felici sto male.

Il "fardello" dei miei quasi quattordici anni è molto gravoso

per me, ma se penso che è solo una piccola parte di tutto

quello che dovrò provare, sperimentare, affrontare e che il

difficile deve venire allora sì che ho paura.

Penso comunque che la vita che ho vissuto

fino a questo momento sia stata molto

positiva per me.

Fatti indimenticabili, episodi che saranno

alla base della mia vita futura.

Ma se quando sarò grande penserò che la

mia vita fino ai quattordici anni è stata

un'inutile parentesi?

Ho paura di essere dimenticato da me

stesso.

Fin da piccolo mi domandavo:

“che cosa sarà di me?”

Avevo ed ho ancora paura di crescere.

Tutti immaginano il loro futuro, ma

nella realtà accadono cose diverse,

imprevedibili ed è proprio questo che

mi spaventa.

Sono nata a Rimini dove ho trascorso i primi due anni della mia vita; non ricordo molto di quel periodo, tranne qualche frammento: i gabbiani, l’odore del mare e un negozio di scarpe sotto casa.

Poi mi sono trasferita a Villa Verucchio e sono andata alla scuola materna dalle suore.

Quell’asilo era terribile!

Le suore erano odiose e il cibo schifoso.

Per non mangiare mettevo tutto nelle tasche del grembiule, che poi a casa svuotavo.

Alle elementari ero in classe con mia cugina e avevo delle maestre fantastiche. La scuola, il posto, tutto mi piaceva, ma mi sono dovuta trasferire qui a Trebbio.

Trebbio è un posto in mezzo al nulla, senza nessuna comodità. Oltretutto siamo vicine al fiume per cui d’estate è pieno di zanzare.

La scuola elementare non era male, ma mi ci ero appena abituata quando ho dovuto cominciare le medie.

Qui c’è un mosaico di amicizie e di bugie.

Come sono scomode le medie!

Gli oggetti Gli oggetti d’affezione d’affezione

“ Ma consideri ognuno, quanto valore,quanto significato è racchiuso

nelle nostre più piccole azioni quotidiane,nei cento nostri oggetti

che il più umile mendicante possiede:un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara …

Queste cose sono parte di noi, quasi membra del nostro corpo;né è pensabile di venirne privati,

nel nostro mondo,ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti

che sono i nostriin quanto custodi e suscitatori

di memorie nostre.” (Primo levi, Se questo è un uomo)

Marco festeggiava il suo primo compleanno

quando la zia mi consegnò a lui; egli fece

subito un'espressione compiaciuta e mi

strinse a sé poi mi diede un morso con quei

pochi ma affilati dentini sul naso e...ahi!

Era iniziato il bello, o meglio il "ballo";

cominciò a sbattermi di qua e di là e per finire

mi versò addosso anche del latte.

Non si poteva pensare che quel bambino così tranquillo mentre dormiva, fosse una furia da sveglio, però ero contento di stare con lui soprattutto quando mi coccolava per addormentarsi.

Ogni tanto però mi tira fuori dall'angolino, io sono di nuovo felice e spero tanto che tornino i vecchi tempi.

Marco però è cresciuto e pian piano mi ha abbandonato in un angolo; il mio posto l'hanno preso la play station e il meccano.

Forse tutti i miei amici mi vedono secchiona, seria e antipatica. Io invece mi vedo diversa, una bambina allegra, sportiva, altruista … che non crescerà mai. Tutto questo l’ ho scoperto durante questa attività e l’ ho dimostrato ai miei compagni e ai professori attraverso gli oggetti con cui mi sono presentata: un peluche che ancora oggi amo stringere tra le braccia, con cui gioco e rigioco senza annoiarmi mai; un porta fortuna d’ oro a forma di elefante regalatomi dalla mia maestra delle elementari; una lettera di babbo natale a cui scrivo ancora oggi.

[…] Passate circa due ore, il bambino mi prese nuovamente in mano e ....mi appoggiò su una scrivania di colore bianco, accanto a molte altre cose: un quaderno, un piccolo peluche a forma di topo e un elefantino color rosso opaco con una candelina sulla schiena. Lì c'erano anche molti altri oggetti come una pallina, un porta chiavi e un elefantino. Ci divertivamo un mondo insieme. Alla fine ci mise in un gigantesco scatolone dove c'erano molti altri sacchetti. E vi passai due giorni.Quando finalmente mi tirò fuori dal sacchetto , insieme ai miei amici , c'erano tantissimi bambini con molti altri oggetti. Per la precisione diciannove. Un bambino di nome Vincent iniziò a parlare di una piccola seghetta gialla. Ho capito ! ! ! Sono i compagni di classe di Davide, e lui mi deve descrivere!

Che bello! Diventerò famoso! Dopo molti ragazzi che parlavano dei loro oggetti, che a me sembravano molto simpatici, Davide mi prese e mi rimise nel sacchetto al posto del piccolo portachiavi e... iniziò a parlare di lui!!! Addio al sogno di diventare una STAR!Ad un certo punto, Davide, mise via tutti gli altri oggetti, tranne me! Ma dopo mi resi conto che l'aveva fatto per non piangere.Perché gli veniva da piangere ?Ad un certo punto mi si accese la lampadina. E capii tutto.Io gli ricordavo sua nonna Ida che si era spenta quell'estate.Solo a pensarci venivano le lacrime anche a me.

IL COLTELLINO PERDUTOIeri ho perso un coltellino, e quella piccola perdita mi ha turbato esageratamente, tanto che oggi ancora sono col pensiero rivolto a quell’ oggetto, non senza deridere me stesso per un simile sentimentalismo.E' un brutto segno che la scomparsa di quel coltello abbia potuto turbarmi tanto. Fa parte delle mie bizzarrie, che posso bensì criticare e combattere ma non eliminare del tutto, l ‘affezionarmi moltissimo alle cose che ho posseduto a lungo, tanto che mi procura sempre un disagio, a volte perfino un piccolo dolore, il dovermi separare da un vestito o cappello o bastone portato per molto tempo.E quel coltello era uno dei pochissimi oggetti che fossero finora sopravvissuti ai mutamenti della mia vita accompagnandomi per decenni attraverso tutte le mie vicende […](Hermann Hesse )

E’ importante

nell’APPROCCIO

AUTOBIOGRAFICO….

Sperimentare la possibilità di

“raccontarsi” attraverso codici

linguistici diversi, trasformati da

obiettivi da perseguire,

in strumenti polisemici

per comunicare e comunicarsi

in maniera più ricca e accessibile

Dentro di meDentro di me

Dentro di me sento le parole

che dice la professoressa

e quelle belle mi rimangono impresse.

Dentro di me vorrei sentire più amore

per le cose che faccio ogni giorno.

Vorrei che dentro di me ci fosse

un’anima gemella che mi aiuti

nel momento del bisogno.

SolitudineSolitudine

Soli trascurati dal mondo

d’inverno, quando in buio scende presto.

Amici non trovati,

nella mia solitudine

guardo fuori dalla finestra

triste e solo.

Rimpiango le lunghe giornata d’estate

dove la solitudine scompare.

FelicitàFelicità

Felicità è un sentimento ricco di colori puliti e candidi

Felicità è amore

Felicità è spensieratezza

Felicità è a volte trasgredire

Felicità è un’emozione, una piccola scintilla positiva

che suscita euforia e contentezza

Felicità è tutto ciò che ti esalta

Felicità ….. è un sogno, un desiderio

che all’improvviso si tramuta in realtà.

Vedo Vedo

sento sento

vorrei vorrei

che ci che ci

fossefosse

Dentro di me vedo una tempesta,un tornado di parole e pensieriche non troveranno mai voce.Dentro di me vedo un oceano burrascoso,vedo onde che si infrangonol’una contro l’altra,che si accavallano,che si calmanoper poi ricominciare.Parrà strano manon vorrei che ci fosse pace.No, io voglio che tuttorimanga com’è.E’ questa tempestache mi fa essere diversonon amo la sofferenzacerco la mia identità

E TU SEI FELICEE TU SEI FELICE

Sei felice, perché con l’amico hai già fatto pace.

Stai male ma gli amici te lo fan dimenticare, e sei

felice.

Sei felice perchè il tuo caro è felice.

Felice è l’albero all’aperto, il bambino nel parco,

lo studente e il suo bel voto, il cantante e la sua

chitarra.

La guerra è finita, la malattia passata.

Un abbraccio, uno sguardo, un saluto.

E tu sei felice.

SSOOLLOO

Solo in casapadrone dello spazioe del silenzioCome quandoal mare d’invernorompe la quiete della spiaggia lo stridiodei gabbianiAnche io cerco un suonoma non per pauraEcheggiano nella mia menteurla festose di bambiniÈ lontano il calore dell’estateNel silenzio riposantesi rilassa da soloil mare d’inverno

Dentro di me sento una gran mancanza di responsabilità e impegno.

Dentro di me vedo un gran caos, perché i miei genitori si sono separati e non so a chi rivolgermi per sfogarmi, non so con chi stare.

Il caos lo vedo anche da quando mio nonno è morto.

Vorrei che fosse ancora qui perchè lui con me era gentilissimo.

Ora quando vado dalla nonna non mi diverto più.

Sentimenti colori ed emozioni

L’amica è una farfalla

colorata,

un sole splendente,

un fiore a primavera.

L’amica è una brezza leggera

Amica è …Amica è …

Un amico è la tua seconda ala

un aquilone che colora il cielo nei

momenti bui.

Un amico è un fuoco che ti

riscalda quando il freddo ti assale,

un amico è una bibita che ti

disseta quando sei nel deserto.

Essere un Amico vuol dire guardare

gli aspetti positivi di ogni persona.

Amico è …Amico è …

Amica è un cuore che batte per te

Amica è un fuoco che ti riscalda nei giorni di inverno

Amica è due braccia che tin stringono dolcemente

Amica è una porta sempre aperta

Amica è una cagnetta che gioca quando ti annoi

Amica è due occhi che non hanno mai sonno

Amica è …Amica è …

Amica è un sorriso splendente che ride ogni volta che ti vede

Amica è il tuo secondo angelo custode

Amica è il fiore più bello che sboccia il primo giorno di primavera

Amica è il tuo cielo senza nuvole

Amica è lo scrigno dei tuoi segreti

Amica è la farfalla più colorata del tuo giardino

Amica è la benzina del tuo motore

Amica è la persona più importante che c’è.

I petali delle rose

volano sfiorando

la primavera

Fiore rossoFiore rosso

Il rosso mi fa ricordare l'estate....

Ho rivisto quelle vallate di terra ricoperta

da un mantello verde con tanti tulipani.

L'aria che mi circondava il viso era fresca.

Ho risentito la voce dl mio babbo che diceva:

" Guarda, ci sono le mucche!”

Allora io mi giravo, sentivo il suono del loro

campanello e provavo dentro di me tanta

felicità.

Ricordo

Peschi, mandorli

e ciliegi in fiore

I campi sono verdi

Gli uccelli cantano felici

il sole riscalda

la terra

Piccoli fili d'erba

attaccati agli alberi

che mossi dal fiato di Dio

sorridono al nuovo arrivato

A l b

e r i

Ai piedi della collina -

coperta dall'erba verdeggiante

dei prati in fiore -

valle incantata.

Sono mille i colori della primavera.

Nuvole di colori

si stendono

sopra lingue di terra

Primavera

Il rosa del cielo

il verde dei prati in fiore

l'azzurro del mare

limpido

l'arancio del sole

che sta nascendo

Ruota dei

colori

Là disperso

un arcobaleno

che sfuma

nel nulla

Come il sospiro

che ti mette felicità

spunta l'arcobaleno

sopra il prato in fiore di

LILLA'

Arcobaleno

Nel mare in tempesta

le onde increspate

dai venti impetuosi

Nel calmo mare

pesci di tutti i colori

nuotano tra i coralli

Blu

(mar

e)

Blu

(c

ielo

)

Spazio nero

Spazio infinito

Pianeti simili

Pianeti diversi.

In lontananza

luci che

brillano.

Chi accende

I lampioni del

cielo?

Luna

che si inabissa.

Una voragine

di

mille sogni

Nella notte

Conoscenza della storia famigliareConoscenza della storia famigliare

Oggetti d’affezione di famigliaOggetti d’affezione di famiglia

I genitori e il lavoroI genitori e il lavoro

Dalle intervisteDalle interviste

Oggetti d’affezione di famiglia

L'oggetto che rappresenta tutta la mia famiglia risale al 1934.

Il mio bisnonno comprò una macchina da cucire ad una zia del mio babbo perchè, malata di pleurite, non poteva più lavorare nei campi.

E' una macchina da cucire che funzionava a manovella, di colore nero e di marca Necchi,

Come stemma ha un leone dorato.

Nella sua lunga storia, fu seppellita in una capanna dal mio bisnonno e da mio nonno perchè non venisse portata via dai tedeschi in tempo di guerra.

In questa capanna dove fu seppellita, i tedeschi stallarono una decina di cavalli che pestavano e facevano escrementi.

Il nonno e tutta la famiglia erano preoccupati che la loro macchina da cucire andasse rotta.

Ritornò alla luce nel 1944 verso la fine della guerra. Il mobiletto di legno che aveva la macchina era tutto scollato, ma "lei" funzionava ancora.

Dal mio bisnonno è andata in eredità a mio nonno, poi al mio babbo che l'ha ristrutturata e portata agli antichi splendori.

Oggi è un bellissimo oggetto ancora funzionante.

Nel salotto, io e la mia famiglia, conserviamo

con gran cura la credenza che ha fatto il

nonno di mia mamma quando era giovane.

Dentro questa credenza sono custodite le

cose più importanti per noi: bicchieri di

cristallo di ogni tipo, bomboniere di qualche

comunione, cresima o matrimonio e in un

cassetto a parte, ci sono tutte le foto di

quando io e i miei fratelli eravamo piccoli.

Per mia madre è ancora più importante

perché è l’unico ricordo che ha di suo nonno.

I genitori e il lavoroI genitori e il lavoro

Fino ai tredici anni, non mi sono mai preoccupato

seriamente di ciò che ne sarebbe stato di me e di quale

professione dovessi abbracciare.

Al pari di tutti i ragazzi, amavo e invidiavo certe

professioni: cacciatore, barcaiolo, traghettatore,

funambolo, esploratore polare.

Ma soprattutto mi sarebbe piaciuto diventare mago.

[…]

Durante la mia infanzia, questo desiderio di magia

mirava a obiettivi esteriori, infantili.

Mi sarebbe piaciuto, d'inverno, far crescere mele,

riempirmi la borsa di oro e argento; sognavo di mettere

fuori gioco i miei amici mediante incantesimi per poi

svergognarli con la mia magnanimità ed essere

proclamato vincitore e re; avrei voluto trovare tesori

nascosti, resuscitare morti e rendermi invisibile.

Proprio questo, la capacità di rendermi invisibile, era

un'arte alla quale molto tenevo, aspirando ad essa con

tutto il mio animo.

E il desiderio di farla mia, al pari di ogni altro potere

magico, mi ha accompagnato per tutta vita.

(Hermann Hesse, Il Mago)

Il meccanico, la ballerina, l'astronauta,

il pilota, la maestra, il calciatore:

tutti da piccoli abbiamo sognato

lavori di questo tipo o altro…

Ma la vita non è un sogno, ognuno di loro è cresciuto fisicamente e non solo, ed ha seguito strade magari diverse da quelle ardentemente agognate; le convinzioni e le idee sono cambiate e sono giunti ad un lavoro che piace comunque, o forse non piace o non soddisfa per altri motivi.

Anche i nostri genitori, tanto tempo fa, erano come noi, con poco passato, molto futuro e un sogno che monopolizzava ogni desiderio.

.......l'azienda che ora dirige si chiama MP ed ha sede a Viserba; è stata fondata da suo padre e lui era da sempre destinato ad ereditare l'azienda come poi è successo.

Ha fatto il liceo classico fino alla quinta, ma proprio in questa classe ha abbandonato gli studi per la sua grande passione per il rock e la batteria.

Da quel fatidico giorno ha salutato la scuola per sempre senza prendere alcun diploma.

Quello rimarrà sempre il più grande cruccio della sua vita.

.....Da piccola lei vedeva le cose molto in grande e le sarebbe piaciuto fare un lavoro importante che le permettesse di diventare famosa e di guadagnare.

I lavori a cui ambiva riguardavano la scrittura o l'ideazione di qualcosa.

Ora fa un lavoro diverso, ma che comunque va di pari passo col fatto di avere un'idea e di creare qualcosa: progetta e vende mobili.

.......Da bambina voleva diventare una famosa ballerina, le piacevano le scarpe da ballo, il tutù e, un po' come tutte le bambine amava muoversi e dimenarsi a suon di musica.

Però era grassa e non si poté mai occupare di ballo.

E questa fatto cambiò per sempre la sua vita e le sue scelte.

Si iscrisse al liceo scientifico e, dopo un percorso di studi tormentato, riuscì a conseguire due lauree: quella dell'ISEF e Sociologia.

Fece l'insegnante di ginnastica ma, come è successo per i corsi di studio ci sono stati altri cambiamenti.

Pratica il metodo Rolfing, cioè un massaggio terapeutico rilassante.

Tutto è successo dopo essersi occupata di un bambino autistico con i muscoli atrofizzati.

Si è specializzata in Germania in quest'arte terapeutica.

Alla fine ha realizzato, per strade diverse, ciò che le piaceva fare: l'arte del corpo e ciò che si può fare con esso.

Dalle interviste ……Dalle interviste ……Le madri

Sono sognati …

Parrucchiera, maestra, cantante, ballerina, giudice, segretaria, assistente

sociale , giornalista…

La realtà …

È difficile realizzare i propri sogni ma quando si è determinati ci si riesce.

(È il caso di mia mamma che fin da piccola desiderava fare la ballerina e lo è diventata contro tutto e tutti!)

La maggior parte delle mamme, al di

là dei desideri, sono diventate

casalinghe, collaboratrici domestiche

o comunque lavoratrici dipendenti.

Sulla scelta del lavoro e dei corsi di

studi hanno pesato i condizionamenti

esterni.

Circa la metà delle mamme

intervistate ha conseguito il

diploma di scuola media

superiore e alcune la laurea.

Per tutte la prima esperienza lavorativa è stata fonte di particolari sensazioni: paura, nervosismo, incredulità, disagio.

Una madre è addirittura svenuta.

Dalle interviste ……Dalle interviste ……I padri

Lavori sognati …

Da piccoli pensavano di fare lavori molto particolari (pilota, astronauta,

calciatore…), ma quasi nessuno è riuscito a realizzare le proprie aspirazioni.

La realtà…

La maggior parte dei padri svolge un lavoro autonomo e quasi sempre più

qualificato rispetto a quello delle madri.

Anche i padri il primo giorno di lavoro

hanno provato emozioni negative, ma

a differenza delle madri sottolineano

quelle positive come autonomia,

tranquillità, felicità, euforia.

I padri, complessivamente,

hanno conseguito titoli di

studio inferiori a quello delle

madri.

Conosco il mio territorioConosco il mio territorio

La Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo di Romagna

Alla fine dell'800 in Europa e nel mondo le idee liberali e democratiche albergavano ormai nella mente di molti.

Anche nella nostra nazione economicamente arretrata nascono i primi sindacati per risolvere quello che quasi in ogni stato rimaneva un problema di difficile soluzione, cioè la questione sociale e la difficile vita dei proletari.

Per sanare questo dilemma nascono le Società Operaie di Mutuo Soccorso.

La Società Operaie di Mutuo Soccorso Santarcangiolese è stata fondata il 4 aprile del 1869 da Ludovico Marini.

Ludovico Marini è stato uno dei più noti

borghesi illuminati di Santarcangelo, sindaco del

Comune, di idee liberali secondo il modello

Mazzini.

Il simbolo che contraddistingue la Società

Operaia di Mutuo Soccorso è rappresentato da

due mani che si stringono, in segno di solidarietà

e di aiuto reciproco

Tra il 1880 e il 1885 erano iscritte 500 persone, di cui 130 erano donne, rappresentanti tutti i vari ideali politici del tempo, da quelli liberali a quelli socialisti.

La Società Operaia di Mutuo Soccorso attraversò un periodo di limitatezza a causa dell’ascesa del Fascismo guidato da Benito Mussolini.

I fascisti sciolsero tutti i partiti socialisti che aiutavano le persone in difficoltà e proibirono a questi gruppi e partiti di riunirsi

La Società venne rifondata nel 1972 nella celletta

Zampeschi con nuovi scopi:

• organizzazione di feste fra le contrade

• gite, festival, saggi di ballo e corsi di

aggiornamento

La stessa celletta Zampeschi è stata ristrutturata

dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso.

Il diversoIl diverso

IntroduzioneIntroduzione Incontro con il diversoIncontro con il diverso

Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità:

[...]di inculcare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua

IntroduzioneIntroduzione

L'incontro con il "diverso", con l‘Altro da sé è stato, da sempre, un tema di discussione.

Gli immigrati e le persone con ogni sorta di problemi diventano i diversi che dobbiamo emarginare.

Lo scetticismo e la paura ci hanno sistematicamente costretto ad allontanarci da tutto ciò che a noi non risulta familiare.

Tutto questo che, a volte solo

per timore, si trasforma in

discriminazione può accadere

anche ai membri delle cosiddette

fasce deboli della società.

Anziani o, forse ancor peggio,

disabili, possono essere lasciati da

soli a vivere una vita in cui non

riescono ad essere autosufficienti.

Ci hanno fatto capire che

qualsiasi cosa ti succeda, non

ti deve impedire di continuare

a vivere felicemente.

... L'incontro con i disabili

mi ha molto colpito, io mi

sono sentito molto fortunato

rispetto a loro.

Io penso che per avere una convivenza

pacifica bisognerebbe mettere da una

parte i pregiudizi e dialogare come fecero

gli Italiani per formare la Costituzione.

… Parlando con Maurizio, che è un ragazzo affetto da

sclerosi multipla, non mi sentivo "diverso" e lo vedevo

non esteriormente, ma interiormente, dove lui è sano.

L'anno scorso io e i miei compagni abbiamo

avuto la possibilità di fare una recita parlando di

noi e da lì ho capito che sono unico, differente da

tutti anche se con alcuni condivido degli interessi.

.. Quasi sempre i giornali, le televisioni e tutti i mass media in generale

riescono a travisare le notizie reali modificando la realtà secondo le

innumerevoli comodità giornalistiche e televisive perchè fanno nascere delle vere e proprie credenze nella gente

che pensa di conoscere tutto del mondo.

Ma causa di questo fatto nascono delle ingiustizie sociali che portano

alla progressiva emarginazione di un popolo.

Questo è quello che è successo al

popolo che volgarmente viene

chiamato "zingaro".

I Rom (questo è il loro vero nome)

da sempre hanno dovuto subire

persecuzioni; ogni parola rivolta

a loro è ricoperta da pregiudizi e

stereotipi che la stampa non ha

fatto altro che ingigantire.

... Siamo andati all'incontro con Alexian Santino Spinelli (prof. universitario e musicista di etnia Rom) con dei pregiudizi: i Rom sono ladri, sporchi, bugiardi, spacciatori.

Abbiamo visto invece che sono persone educate che hanno una cultura anche più "dignitosa" della nostra e sono un popolo più unito del nostro.

... Questa uscita ci ha fatto

capire che i Rom, anche se

vengono denigrati, hanno una

propria cultura e tradizioni

che vanno rispettate.

.....Abbiamo capito quanto sia importante non dimenticare o, peggio, ignorare un popolo, perchè facendolo ci scorderemmo di vite, usanze, costumi che sono comunque patrimonio dell'umanità intera.

Per questo la conoscenza e la curiosità saranno sempre fondamentali per considerarsi veri e propri cittadini del mondo.