Post on 30-Jan-2022
transcript
―Un presbitero che
ha studiato forse
tanta teologia e ha
conseguito una, due,
tre lauree ma non ha
imparato a portare
la croce di Cristo,
non serve. Sarà un
buon accademico, un
buon professore, ma
non un sacerdote.‖
(Papa Francesco
ai nuovi sacerdoti
7 maggio 2017)
VOLUME 09
MAGGIO 2017
IL BOLLETTINO DEL PONTIFICIO COLLEGIO SAN PIETRO APOSTOLO
ANDATE PER TUTTO IL MONDO E PROCLAMATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA
(Mc 16,15)
2
Sommario
Le o
nde
LE ONDE
Il Bollettino del Collegio San Pietro Apostolo
Viale delle Mura Aurelie, 4, 00152 Roma, Italia
Tel. (+39)06398741 - Fax : (+39)0639376351 - E-mail: colsanpiet@yahoo.it
REDAZIONE
Direttore:
Carlos del Valle
Capo Editore:
Mutikka Lawrence M.
Disegnatore:
Ototo Arnold Maronga
Equipe di redazione:
Garaman David Aloysius
Abondo Daniel Benoît
Sibomana Canisius
Mukumba Juvénal
Editoriale: Va‘ e anche tu fa‘ così...........................................................................................3
70 anni: Ad multos annos......................................................................................................4
Intervista a Padre Gregorio.................................................................................................. 6
Formazione permanente nelle Chiese locali........................................................................ 8
Indimenticabile: La bellezza e l‘onore.................................................................................. 9
Andate per tutto il mondo......................................................................................................11
L‘incontro, l‘amicizia e la fratellanza................................................................................... 12
Un‘ esperienza che è un tesoro............................................................................................. 13
Ritiro Mensile…………………………………………...………………………..………………....14
Il collegio, alma mater...........................................................................................................15
Le Parole di ricordo………................................................................................................... .15
Un bel cammino comunitario………………………………………………………………...…...16
Grazie per l‘ accoglienza....................................................................................................... 16
Mettiamoci in gioco nella vita come nello Sport...................................................................17
Cara Suor Valeri....................................................................................................................18
Alcuni momenti della festa patronale.…….…………………………………………………….19
3
FF esta al Collegio
S. Pietro! 56 gio-
vani sacerdoti finiscono
una tappa di studio e
formazione, e tornano a
casa, alle loro Chiese
d‘origine. Celebrazione
nella comunità, che
vede partire un suo
pezzo alla missione. La
famiglia del Collegio
celebra la testimonian-
za: ―Erano perseveranti nell‘ascoltare gli inse-
gnamenti degli Apostoli, nell‘unione fraterna,
nello spezzare il pane e nelle preghiere‖.
Le preghiere eucaristiche hanno una doppia
epíclesis: nella prima chiediamo l‘azione dello
Spirito sul pane ed il vino perché diventino il
corpo e il sangue del Signore. Nella seconda, l‘ef-
fusione dello Spirito per trasformare la comuni-
tà nel corpo di Cristo. Il senso dell‘Eucaristia
ogni giorno al Collegio non finisce nella presenza
reale di Cristo; è anche orientata alla trasforma-
zione della comunità dei sacerdoti nel corpo di
Cristo. Lo Spirito fa presente il Risuscitato e cer-
ca di formare la sua comunità fra noi. Una co-
munità di sacerdoti per la missione di Gesù.
Aggiungiamo una terza epíclesis: chiediamo l‘ef-
fusione dello Spirito per trasformare la vita, i
rapporti, in Regno di Dio. E‘ il senso della nostra
missione. Non possiamo ridurre lo Spirito alla
dimensione personale e comunitaria-ecclesiale.
La Chiesa si apre al Regno. E‘ il progetto di Dio:
un‘umanità in armonia tra se stessa, con la
natura e con Dio. Generare una koinonía in-
terumana, cosmica e trinitaria. Su questo è ori-
entata la Chiesa, sul Regno: il suo dinamismo e
la sua missione. Con la consapevolezza che
quando l‘annunciatore si fa piccolo, l‘annuncio si
fa grande.
Nella missione nelle vostre diocesi, cari sacerdo-
ti, non sarete operai sotto gli ordini di un padro-
ne, ma artisti ispirati dallo Spirito. Gli Apostoli
non sono scesi dalla montagna come Mosè con le
tavole di pietra nelle mani; loro uscirono dal
cenacolo con lo Spirito nel cuore. La vostra usci-
ta dal Collegio…con lo Spirito nel cuore. Soltan-
to dopo la Pentecoste, il gruppo dei discepoli
diventa comunità missionaria. Voi entrate nella
missione di Gesù facendo parte di una comunità.
Nelle vostre Chiese lo Spirito è l‘agente. Missio-
ne non è qualcosa che fa la mia diocesi; è quello
che fa lo Spirito, che cambia il mondo, la mia
diocesi e me stesso. I profeti collaborano con lo
Spirito quando cambiano il loro modo di pensa-
re, sentire, agire. La missione per noi è spiritu-
alità e la spiritualità è missione: vivere nello
Spirito, agire dallo Spirito, muoversi nello Spiri-
to. Sacerdoti del Collegio S. Pietro… Uomini che
stanno non soltanto nelle cose di Dio, ma stanno
in Dio.
Lo Spirito ci porta a vivere dal cuore, unificati.
Ci aiuta ad unificare interiorità e azione, preghi-
era e impegno. Il cuore può essere abitato da Dio
e il suo Regno, o da noi e i nostri regni. Siate
contemplativi nell‘azione e attivi nella contem-
plazione. Il Signore sarà il vostro centro quando
pregate e quando agite. Sacerdoti partenti og-
gi… uomini dello Spirito, che passano tante ore
in ginocchio davanti al tabernacolo come in
ginocchio nel servizio ai poveri. Non vivere
nell‘errore di unire le mani per pregare senza
muovere un dito per servire. Nei momenti di
tristezza e solitudine, mettetevi davanti al tab-
ernacolo e andate a visitare delle persone nel
bisogno. Mi auguro che questa sia la vostra pas-
sione. Le vostre diocesi non hanno bisogno di
teologi che sviluppano metafisica religiosa, ma
profeti del Vangelo e testimoni di Gesù. Siate
uomini di fede, uomini appassionati. La fede non
è un‘idea, è una passione. La santità non è una
passione spenta, ma una passione convertita.
Il mandato missionario non è soltanto―Andate e
fate miei discepoli…‖ E‘ pure mandato mis-
sionario le ultime parole della parabola del Sa-
maritano: ―Va‘ e anche tu fa‘ così.‖ Nel Collegio
avete vissuto ore davanti al Santissimo esposto.
Magari, nel guardare Gesù esposto, avete impar-
ato a vivere una vita esposta.
Va’ e anche tu fa’ così
Editoriale
Padre Carlos del Val-
le, SVD, Rettore
Le o
nde
4
I l 22 febbraio 2017 abbi-
amo celebrato la Festa
patronale del nostro Pon-
tificio Collegio San Pietro
Apostolo, in concomitanza
con la ricorrenza liturgica
della Cattedra del Principe
degli Apostoli e del 70° an-
niversario della sua fonda-
zione, avvenuta il 18 gen-
naio 1947, per intuizione e
lungimiranza dell‘Ar-
civescovo, poi Cardinale,
Celso Costantini, già Dele-
gato Apostolico in Cina.
Al Signore è andata e va ancora oggi la nostra
profonda gratitudine espressa nell‘Eucaristia
presieduta da S.E.R. Card. Fernando Filoni, Prefetto
della Congregazione per l‘Evangelizzazione dei
Popoli.
Grazie infinite a Dio: perché questo anniversario ci
ha permesso di ricordare, ancora una volta, la vita e
la missione di questo Collegio, nonché la Missione
che il Signore ha affi-
dato a noi, suoi apos-
toli - e studenti per il
tempo trascorso in
questo Co llegio .
―Festa, anniversario...
Occasione per cele-
brare il senso di ap-
partenenza al Colle-
gio‖, scriveva padre
Carlos del Valle, Ret-
tore del Collegio,
nell‘editoriale del Bol-
lettino del Collegio,
Le Onde (volume 8,
febbraio 2017). Infat-
ti, che cos‘è questo
Collegio a cui ap-
parteniamo?
―Che cosa è questa casa?‖ chiedeva Sua Santità Paolo
VI quando visitava il Collegio il 6 gennaio 1970.
Questa domanda fa eco ad un‘altra domanda fonda-
mentale che S.E.R. Cardinale Filoni faceva nella sua
omelia nel giorno della festa: ―Chi sono io?‖ Due do-
mande inscindibili, strettamente legate! Tant‘è vero
che la risposta che il Papa Paolo VI diede, egli stesso,
alla propria domanda (―Che cosa è questa casa?‖) ci
rimanda non tanto al Collegio in quanto tale quanto
piuttosto a noi stessi, ospiti di questo ambiente.
―Come definire questo Collegio? -diceva S.S Paolo VI-
(...) Non è un albergo, dove estranei si entra, e dove
estranei si esce; non è una semplice pensione, dove si
trova alloggio per altri scopi, ch‘essa non può perse-
guire; non è semplicemente una scuola, dove l‘alunno
ascolta ed impara con altri condiscepoli. È qualche
cosa di più intimo e di più personale. È un Collegio,
che vuol produrre una collegialità, cioè una comun-
ione, un‘amicizia, una fusione di spiriti, qui iniziata e
goduta nell‘unità; e poi da rammentare e da rivivere,
negli anni futuri, quando sarete dispersi nel mondo,
nella cattolicità‖.
Infatti, ―Chi sono io?‖.
Meditando con noi il famoso brano di Matteo 16, 13-
19 (la professione di fede di Pietro), il Cardinale ci ha
ricordato quanto è importante per noi cercare prima
di tutto di approfondire la nostra «conoscenza» di Co-
lui che ci ha scelti per primo e ci ha mandati ad
amare e a servire. Nel Vangelo -faceva notare Sua
Eminenza- ci sono due affermazioni che implicano
sia la manifestazione di fede di Pietro - «Tu sei il
Cristo, il Figlio del
Dio vivente» - sia
la manifestazione
di fiducia di Gesù
a Pietro: «E io ti
dico: tu sei Pietro
e su questa pietra
edificherò la mia
Chiesa. … A te
darò le chiavi…».
In altre parole, in
forza dell‘afferma-
zione: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del
Dio vivente»,
Pietro, a sua vol-
ta, scoprirà da
Gesù la propria
identità, la propria missione. Tutto accade come se
Gesù dicesse a Pietro: ―«Dimmi chi sono e ti dirò chi
sei! » Infatti Pietro dice a Gesù che è il Cristo. Gesù
dice a Pietro che è la pietra‖, la roccia su cui
edificherà la sua Chiesa. Ma Pietro dovrà poi im-
parare a riconoscere che la sua «conoscenza» del
Cristo è un dono che viene dall‘alto, un dono che si
riceve in ginocchio, cioè con umiltà e nella preghiera.
70 Anni! “Ad Multos Annos”!
Le o
nde
Padre Richard Zangre
5
L‘omelia del Cardinale è stata un messaggio che
tocca il cuore, un messaggio forte e suadente da
leggere e da meditare ancora e ancora! Prefer-
isco, quindi, riportarne, testualmente, quanto
segue.
Gesù, nell‘affidare la Chiesa a Pietro, dice una
cosa assai importante sulla quale conviene riflet-
tere un attimo, perché Gesù non affida a Pietro
qualcosa di secondario o di poca rilevanza, ma
ciò che ama e che gli appartiene profondamente
e che nasce dall‘offerta della sua vita; infatti,
dice a Pietro: ―Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia (non la tua) Chiesa‖. La
Chiesa, quindi, non è né di Cefa, Pietro, né di
Paolo, né di Apollo, come l‘Apostolo delle Genti
sa bene e ne scriverà chiaramente ai Corinti che
litigavano tra loro su questo aspetto, ma di Cris-
to (1 Cor. 1,12).
Per questo Gesù esi-
gerà, dopo la sua
morte (dal cui fianco
squarciato nascerà
come nuova Eva la
Chiesa) e la sua ri-
surrezione, una chi-
ara risposta da
Pietro in relazione
proprio alla Chiesa
stessa, che gli affida
(come sotto la croce
aveva affidato Maria
a Giovanni): ―Gesù
disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi
vuoi bene più di costoro?». Gli rispose: «Certo,
Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse:
«Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo:
«Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli
rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio
bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli
disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi
vuoi bene?».Pietro rimase addolorato che per la
terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse:
«Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù «Pasci le mie pecorelle»‖(Gv 21,
15-17). (...).
La Chiesa, infatti, appartiene a Cristo, non a
noi! Per questo ogni scandalo, ogni sudiciume,
ogni azione che tocca la Chiesa, viola quella con-
segna di amore fatta da Cristo a Pietro e viola
quella confessione che Pietro fece una volta, per
tutti e per sempre: Tu sai che ti amo e che amo
la tua Chiesa! Ciò vale, dunque, anche oggi e
questo dovrebbe metterci in guardia, come sacer-
doti, dalla tentazione di usare la Chiesa di Cris-
to per nostro tornaconto, per interessi poco nobi-
li, per cercare posizioni privilegiate o per proget-
ti umani estranei a Cristo e, Dio non voglia, per
scandali!
L‘amore di Pietro per Gesù e per la Chiesa nasce
dalla sua esperienza di Cristo: Cristo gli cambiò
la vita, ossia da pescatore di pesci lo fece pes-
catore di uomini; da pauroso che nega di cono-
scerlo, Gesù lo costituisce pastore di agnelli e
pecorelle. (...). Noi non possiamo non pensare
che Gesù non stia facendo con noi anche una
storia altrettanto simile e bella. Chi siamo noi?
Chi è, infatti, il sacerdote?
Chi sono io? Non sono stato
anch‘io afferrato da Cristo in
un incontro con lui, il quale
mi ha preso e guardandomi
negli occhi mi ha detto:
―Seguimi‖?(Mc 2, 14). Quella
chiamata, che è all‘inizio di
ogni conversione e avventura,
non è stata l‘inizio della mia
vocazione e missione? Per
questo è sempre importante
che io non dimentichi mai il
mio incontro con Cristo; per-
ché quella memoria, se rimane sempre vivida,
mi aiuterà a fare reset (un po‘ come facciamo con
il nostro computer quando si blocca), cioè mi ai-
uterà a rimettere in ordine la mia vita sacerdo-
tale (...).
Chi sono, dunque, io? Sono uno a cui il Signore
affida la sua Chiesa, che mi chiede continua-
mente se lo amo come una innamorata chiede
sempre al suo innamorato se la ama; sono uno
che dovrà sopportare persecuzioni; sono uno la
cui fede è rivelata dal Padre e ne capisce la
grandezza; sono uno che desidera perdere la pro-
pria vita per Cristo, avendo lasciato padre, ma-
dre, famiglia. Sono uno che crede, perché
discepolo di Cristo, che non perderà la ricompen-
sa. [Continua..a p.7]
Le o
nde
6
P adre Grze-
g o r z
BALISZEWKI, Gra-
zie di tutto cuore
per questo momen-
to d’intervista!
Poche le informa-
zioni che conoscia-
mo di Lei, sappia-
mo solo che è il
nuovo economo
del collegio San
Pietro; che è un
membro della Società del Verbo Divino; e
che viene dalla Polonia; sarebbe inter-
essante conoscerLa meglio. Chi è Padre
Grzegorz e quale è stato il suo percorso
prima di essere nominato qui?
Grazie anche a voi per questo momento di
scambio. Non vi farò tutta la mia biografia,
perché lo spazio e il tempo non sono suffi-
cienti. Penso che sarà soprattutto inter-
essante la mia vita dopo l‘ordinazione.
Sono stato ordinato sacerdote il 28 aprile
1992. Dopo l‘ordinazione, ho lavorato due
anni in una parrocchia della Polonia e poi
sono stato mandato come missionario in
Brasile. Lì, ho fatto 22 anni, lavorando in
diverse parrocchie di cui le principali sono
state San Paolo e Rondonia. Dal Brasile, lo
Spirito Santo mi ha condotto fino al Pon-
tificio Collegio San Pietro Apostolo di Ro-
ma come Economo tramite la voce dei miei
superiori.
Come si sente nel suo nuovo incarico
di economo? E poi per gestire, economi-
camente parlando, un collegio come il
nostro, bisogna essere un esperto. Padre
come se la cava?
Certo che è un lavoro nuovo per me perché come
Vi dicevo, finora ho fatto soprattutto un lavoro
pastorale che mi metteva in contatto più con la
cura delle anime che con la gestione del denaro.
Però, pur non avendo fatto una formazione spe-
ciale di gestione o di contabilità, sto vedendo che
qui non è un lavoro molto complicato, magari
perché nel passato, sono stato procuratore di
missioni nella mia Congregazione e quindi non
me la cavo tanto male. Solo la lingua italiana
continua a darmi problemi. Spero, fra poco tem-
po, di superare questa difficoltà.
Gestire il denaro deve essere di grande pe-
so per un religioso, come fa a conciliare il
materiale e lo spirituale?
A mio parere, non è di grande peso che un religi-
oso gestisca denaro. Basta essere onesto con se
stesso e con Dio. E poi bisogna sottolineare che
pure nella responsabilità di parroco c‘è questa
doppia dimensione materiale e spirituale.
Quali sono le prime impressioni rispetto
alla vita comunitaria del collegio?
Noi religiosi, siamo abit-
uati a una vita comuni-
taria e poi da semi-
narista, la nostra vita
era quasi simile. La
grande differenza qui è
che abbiamo a che fare
con i sacerdoti; e sento,
a volte, che essendo
maggiormente sacerdoti
diocesani, la vita co-
munitaria è faticosa per
loro. Di fatto, il collegio
sembra a volte assimila-
to ad un albergo. Su
questo punto, dobbiamo
ancora sforzarci.
Il collegio San Pietro
festeggia quest’anno il suo settantesimo
anniversario della sua erezione canonica
(1947-2017). Cosa pensa di questo progetto
di formazione dei sacerdoti provenienti
dai paesi di missione?
In Brasile non esiste, in base alla mia conoscen-
za, un collegio che ha come obiettivo la forma-
zione, come esiste qua. In generale, gli studenti-
sacerdoti nel Brasile vivono nelle parrocchie.
Intervista a Padre Gregorio
Le o
nde
Padre Abondo Daniel
Padre Grzegorz B. (economo)
7
Credo che questo tipo di inquadramento esiste
solo a Roma dove effettivamente troviamo nu-
merosi collegi tanto pontifici quanto delle con-
gregazioni religiose. Tutto sommato, il progetto
è buono, perché si partecipa ad una bella forma-
zione integrale di sacerdoti-esperti. Un grande
vantaggio qui è l‘incontro con tanti altri preti
provenienti da diversi paesi. Un‘opportunità che
dà il privilegio di poter confrontare diverse cul-
ture e tradizioni e dunque di sperimentare e di
imparare meglio la cattolicità.
Lei ha compiuto il 28 aprile i suoi 25 anni
di sacerdozio. Un quarto di secolo al
servizio del Signore Gesù Cristo. Che valu-
tazione Lei fa di questo cammino?
Credo soprattutto di avere oggi più esperienza
dopo un tale percorso certamente pieno di errori.
In questo senso, 25 anni paiono pochi, perché
segnano solo un cammino di maturazione, che
devo sempre mettere pienamente a frutto. Peral-
tro, voglio ringraziare prima il Signore, sorgente
di tutto e anche tutte le persone incontrate du-
rante questo percorso.
La redazione del bollettino « Le onde » La
ringrazia per la sua disponibilità. Prima di
concludere però, che messaggio di incorag-
giamento può dare ai 56 sacerdoti che par-
tiranno del collegio alla fine di questo anno
accademico, dopo la loro formazione?
La prima parola che vorrei esprimere nei con-
fronti loro è, come si dice qua, « in bocca al lu-
po! » perché una cosa è lo studio e una cosa la
pastorale in se stessa. Auspico da una parte che
essi non si chiudano alla formazione ricevuta e
d‘altra parte, che essi sappiano reintegrare bene
l‘esperienza fatta nei loro Paesi, per non
―esportare‖ semplicemente, nel bene e nel male,
Roma da loro.
Grazie infinite a Dio; per questa ricorrenza, in
occasione della quale suor Teresa Bergamo, re-
sponsabile della cucina, insieme alla sua équipe,
ci hanno dato la gioia di una cena speciale e
squisita con un aperitivo, un antipasto, un pri-
mo, un secondo, il dolce... il tutto accompagnato
da vini altrettanto squisiti in un‘atmosfera mol-
to cordiale con danze culturali e canti di gioia!
Grazie infinite a Dio; per questa festa, alla quale
sarebbe mancato qualcosa se non ci fossero stati
amici, sacerdoti, religiosi e religiose, il personale
del Collegio, vicini, benefattori, ex alunni, invi-
tati a condividere la nostra gioia e a partecipare
al nostro ringraziamento!
Grazie infinite a Dio; perché questo anniversario
del nostro Collegio, oltre che occasione di gioia e
di riconoscenza è stato anche un momento d‘in-
coraggiamento per noi. Infatti, il Cardinale, pri-
ma di andar via, ci ha invitato, con affabilità, a
salvaguardare gelosamente tra di noi ciò che
conferma e potenzia la nostra testimonianza
missionaria : la Fraternità sacerdotale! Un
richiamo che ci ricorda quanto affermava il Papa
Giovanni Paolo II nell‘Esortazione Apostolica
Pastores dabo vobis, n° 74: « È in un tale ambi-
ente che un sacerdote diviene sempre più
consapevole, della fisionomia del presbitero,
quella di una vera famiglia, di una fraternità i
cui legami non derivano dalla carne e dal
sangue, ma dalla grazia sacramentale
dell‘Ordine, una grazia che eleva i rapporti uma-
ni, psicologici, affettivi, amicali e spirituali tra i
sacerdoti; una grazia che si espande, penetra, si
rivela e si concretizza nelle forme d‘aiuto
reciproco, sia spirituale che umano».
A nome di tutti i sacerdoti studenti in questa
Casa, un grazie di cuore a S.E.R. Card. Fernan-
do Filoni ed ai Suoi collaboratori per essere stati
con noi per la celebrazione di questo evento spe-
ciale! A ciascuno il nostro sincero grazie per la
presenza e la preghiera
Continua.. da p.5
Le o
nde
8
L ‘incontro di
f o r m a z i o n e
svoltosi al Col-
legio San Pietro lo
scorso 25 marzo 2017
è stato tenuto da Pa-
dre Fabrizio Meroni.
Padre Fabrizio è un
sacerdote missionario
e un membro del Pon-
tificio Istituto Mis-
sioni Estere (PIME),
la Società di Vita
Apostolica dei preti diocesani per la missione. È
anche il Direttore del CIAM (Centro Interna-
zionale di Animazione Missionaria) ed il
segretario generale della Pontificia Unione Mis-
sionaria (PUM).
Nell‘Esortazione
apostolica Evan-
gelii Gaudium n.
33 Papa Frances-
co dice «La pasto-
rale in chiave
missionaria esige
di abbandonare il
comodo criterio
pastorale del ―si è
fatto sempre
così‖. Invito tutti
ad essere audaci
e creativi in ques-
to compito di
ripensare gli
obiettivi, le strut-
ture, lo stile e i
metodi evange-
lizzatori delle
proprie comunità.
Una individua-
zione dei fini sen-
za un‘adeguata ricerca comunitaria dei mezzi
per raggiungerli è condannata a tradursi in me-
ra fantasia. Esorto tutti ad applicare con gener-
osità e coraggio gli orientamenti di questo docu-
mento, senza divieti né paure. L‘importante è
non camminare da soli, contare sempre sui fra-
telli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in
un saggio e realistico discernimento pastorale».
Citando ―questo invito‖ di Papa Francesco, Pa-
dre Fabrizio vuole sottolineare il ruolo della
Pontificia Unione Missionaria (PUM) nella
formazione permanente in ogni chiesa locale
legata ad essa. ―Pontificia‖, pertanto, non è un
titolo onorifico, ma vuol dire universale, legata
al servizio universale del ministero del succes-
sore di Pietro. La PUM fu fondata in Italia dal
Beato Paolo Manna nel 1916 e s‘impegna
nell‘animazione missionaria dei pastori e anima-
tori del Popolo di Dio: i sacerdoti, i religiosi e le
religiose, i membri di Istituti secolari e compie
la stessa funzione nei riguardi delle altre Pon-
tificie Opere (Propagazione della Fede, San
Pietro Apostolo e Santa
Infanzia o Infanzia mis-
sionaria), che cerca di
promuovere nelle chiese
locali.
In questo incontro della
formazione permanente,
ci sono quattro punti che
possiamo sottolineare e
ricordare per aggiornare
la nostra vita sacerdotale
e per sviluppare la nostra
chiesa locale: «Se non sia-
mo onesti, non solo possi-
amo perdere la salvezza,
ma anche possiamo dis-
truggere la chiesa. E
mantenere in piedi a tutti
i costi una istituzione
umana ecclesiastica che
non serve più a nulla vuol
dire, nella curia romana
come in qualsiasi curia
diocesana, buttare via i
soldi, soldi che la gente ci dà per le missioni non
per mantenere la nostra pancia piena».
La formazione permanente nelle chiese locali
Le o
nde
Padre Danny Surentu
9
L a -
bel lezza
e l‘onore
sono le
caratter-
i s t i c h e
che si
p o t r e b -
b e r o
usare per
descrive-
re la villa
d‘Este a
Tivoli ed i monasteri di S. Bene-
detto & S. Scolastica a Subiaco.
Come avviene ogni anno, il 6
maggio 2017 è stata la giornata
durante la quale abbiamo fatto la
gita comunitaria. Siamo partiti
dal collegio presso il cancello di via delle For-
naci alle ore 8:00 in due Pullman e siamo arri-
vati a Tivoli verso le 9:00.
A Tivoli siamo stati affascinati dalle opere del
cardinale Ippolito II d‘Este. Gli appartamenti là
hanno le pareti talmente decorate con affreschi e
pitture di vari artisti che
mostrano la storia di Tivo-
li, alcuni personaggi della
Bibbia contornati da im-
magini riprese da episodi
biblici. Su una parete si
vede Mosè quando scoprì
l‘acqua ed è proprio l‘acqua
un elemento essenziale per
questa zona: il cardinale
Ippolito concesse nuove
fontane e portò l‘acqua dal-
le montagne tiburtine.
Inoltre, ci ha colpito affet-
tuosamente il giardino con
vari tipi di alberi ma so-
prattutto le fontane carat-
teristiche, alimentante
senza alcun congegno mec-
canico ma solo sfruttando
la pressione naturale
dell‘aqua ed il principio dei
vasi comunicanti. Sincera-
mente nessuno voleva andare via proprio a
causa di questa bellezza straordinaria.
Indimenticabile: La bellezza e l’onore
Le o
nde
Padre Bernard Lukwago
10
A Subiaco, sopranominato ―la città della stampa
e di San Benedetto,‖ si trova uno scritto an-
tichissimo e molto stimato ―Ora et Labora.‖ In
questa città si ergono 2 monasteri: quello di San
Benedetto all‘ apice della montagna di Subiaco
e quello di Santa Scolastica in valle. La cappella
al monastero di San Benedetto fu cos-
truita come una salita per significare
che la nostra fede dovrebbe essere sem-
pre in salita. Altre cose da notare a ri-
guardo di questo monastero sono: la
grotta dove S. Benedetto dormiva, la
cappella della Madonna, la grotta dei
pastori, ed il giardino dei miracoli dove
lo stesso uomo di Dio cadde e fu
ritrovato vivo. Questo luogo ha mante-
nuto il suo fascino e ancora oggi è abi-
tato dai monaci. Le attività pastorali si
sono svolte in questo monastero. Pro-
prio alla nostra partenza stavano per
celebrare un matrimonio. Al monastero
di Santa Scolastica, si ricorda per il
primo libro stampato di tutta Italia.
Insomma la nostra gita è stata certamente stu-
penda e stimolante.
Le o
nde
La gita comunitaria (continua dalla pag. 9)
11
Andate per tutto il Mondo
In questo secondo
numero del nostro
Bollettino abbiamo
voluto prendere
come tema le stesse
parole che Gesù Ri-
sorto rivolse ai suoi
discepoli, precisan-
do il mandato mis-
sionario: ―Andate
per tutto il mondo e
predicate il Vangelo
ad ogni crea-
tura‖ ( Mc 15, 15, Cfr Mt 28, 19-20). Il motivo di
questa scelta è triplice: primo, perché il nostro
Collegio, avendo celebrato i 70 anni dalla sua
fondazione, è chiamato a ritornare sempre allo
spirito fondatore, per un rinnovamento e una
nuova partenza. Il secondo motivo è congiuntu-
rale, perché ci avviamo verso la fine dell‘anno
accademico, e un bel numero di 56 sacerdoti las-
ceranno il Collegio per ritornare nelle rispettive
comunità diocesane e religiose, e proseguire la
loro missione apostolica.
Fondato nel 1947, il nostro Collegio continua ad
offrire un ambiente favorevole per la formazione
di nuovi sacerdoti che vengono per proseguire
gli studi nei vari atenei dell‘Urbe. In questa co-
munità, ci rimettiamo in ascolto di questo
―andate‖ categorico, che Cristo ci dice con fer-
mezza. La sua voce ci ricorda l‘urgenza di predi-
care la gioia del ―sì di Dio all‘uomo‖, perché la
nostra vita sia come una grammatica attraverso
la quale il Vangelo viene annunciato a tutti gli
uomini, per suscitare il ―sì dell‘uomo a Dio‖. E
chi ci comanda non conosce pari, perché non
esiste autorità più alta che possa comandarci di
andare.
Infine, il mandato missionario costituisce
l‘essenza stessa della Chiesa. Infatti, la Chiesa
per natura sua è missionaria come ha forte-
mente affermato il Concilio Vaticano II: ―La
Chiesa pellegrina, per sua natura, è missionaria
in quanto che dalla missione del Figlio e dalla
missione dello Spirito Santo, essa, secondo il pi-
ano di Dio Padre, deriva la propria origine‖ (AG
n.2). Ogni fedele di Cristo in genere, e ogni sac-
erdote in particolare, deve portare la missione
nel cuore.
È Dio stesso che ci sta dicendo ―andate‖,
chiedendoci di muovere tutto ciò che è fermo e
avverso a lui, dentro e fuori di noi. È un coman-
do che non si può comprendere che nell‘obbedi-
enza. Rispondere con obbedienza a questa chia-
mata apre una nuova prospettiva di vita, quan-
do il Signore ci chiama e ci dà la possibilità di
fare qualcosa per lui, con l‘aiuto del suo Spirito.
―Andate e proclamate il vangelo‖ ricorda che si-
amo testimoni, impegnati sulle frontiere di una
testimonianza che è sempre da rinnovare. Il co-
mando ci spinge a muoverci verso nuovi ap-
prodi. Per i confratelli che ritornano nelle loro
diocesi, il nostro tema li chiama a non rintanar-
si nell‘intimità protetta del nido, perché così non
sentirebbero l‘urgenza, la forza e il valore dell‘e-
spressione ―andate‖. Noi siamo stati collocati da
Gesù negli spazi del mondo, non negli stagni:
―andate in tutto il mondo‖. Siamo stati collocati
negli sguardi infiniti del mondo, non nella mio-
pia delle nostre case, delle nostre culture, delle
nostre ―sicurezze‖. Il signore Gesù che ci dice
―andate‖, è andato prima di noi, e ci chiede di
seguire lui, che è stato mandato dal Padre.
Dobbiamo annunciare il Vangelo, la Buona No-
vella, che è una persona, Gesù Cristo. Che tutti
sappiano che ―nessun altro nome (…) sotto il
cielo è stato concesso agli uomini, per il quale
siamo destinati a salvarci‖ (Atti. 4,12). È Cristo
che predichiamo, è lui che è ―potenza di Dio e
sapienza di Dio‖ (1Cor 1, 23-24). Il Kyrios da
annunciare è Cristo Gesù, che ―porta un nome
scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Si-
gnore dei signori‖ (Ap. 19, 16). A tutti è destina-
ta la salvezza derivante dal Vangelo cioè da
Gesù Cristo Re dei re, Re della storia, delle na-
zioni, della società umana, e Signore dei signori,
nella Chiesa e nella società, in tutti i luoghi
dove viene invocato.
Le o
nde
Padre Canisius Sibomana
12
EE ssere uno dei
membri della
famiglia del
collegio san Pietro
Apostolo è stata una
gioia e una bene-
dizione per me. Per
quattro anni ho vis-
suto qui in un clima
di studio e di forma-
zione sacerdotale e ho
incontrato molti con-
fratelli provenienti da
tutto il mondo: Asia,
Africa e America latina. Questa esperienza è
molto importante per la mia vocazione di sacer-
dote e desidero spiegarla con tre vocaboli: l‘in-
contro, l‘amicizia e la fratellanza.
Quattro anni fa, quando sono arrivato in questo
collegio, ho incontrato tante cose nuove: la lin-
gua, la cultura e le persone. Veramente questo
momento è stato un tempo molto difficile poiché
cominciavo una tappa della mia vita come da
zero: parlare, studiare e vivere in un ambiente
completamente nuovo. Mi sono sentito come un
bambino che deve imparare ogni cosa. Soprat-
tutto nella lingua, ogni giorno ho dovuto im-
parare parola per parola. Tappa per tappa, ho
superato questa difficoltà e mi sono trovato nel-
la situazione migliore per parlare, studiare e
vivere. Ho conosciuto gli altri amici sacerdoti
attraverso le attività nella comunità, durante la
preghiera, i pasti, lo sport, la ricreazione e le
gite. Questi sono i migliori momenti per cono-
scere l‘altro.
In questo collegio, siamo tutti studenti che devo-
no affrontare tante difficoltà, superandole con
uno spirito di solidarietà. Il conoscersi l‘un l‘al-
tro sviluppa l‘amicizia. Essa tra noi diventa un
legame forte anche attraverso la formazione del-
la spiritualità, i ritiri, la formazione sacerdotale
e la santa messa. La messa inculturata, ogni
giovedì sera, è un bel momento per farsi un‘idea
del profilo di ciascun paese, conoscendone la
storia e la ricchezza.
L‘amicizia non è solo limitata alla conoscenza.
L‘esperienza vissuta in questo collegio forma un
legame fraterno. Dopo aver conosciuto bene i col-
leghi, mi sono sentito come in una famiglia per-
ché è cresciuto lo spirito di fratellanza. Siamo
qui tutti chiamati per la formazione, non solo
per studiare all‘università ma anche per crescere
nella spiritualità sacerdotale affinché la nostra
personalità possa svilupparsi correttamente in
modo che un giorno possiamo tornare in patria
ed essere dei missionari affidabili nelle nostre
rispettive diocesi. I superiori del Collegio San
Pietro Apostolo sono diventati come le figure dei
nostri genitori che ci hanno accompagnato fedel-
mente in modo che possiamo completare la
formazione e lo studio. Essi sono stati presenti
per essere guide significative perché possiamo
diventare sacerdoti più preparati e all‘altezza
del compito a cui siamo chiamati per poter
servire le diocesi nel migliore dei modi.
L‘esperienza di incontro, di amicizia e di frater-
nità con tutti, soprattutto con i colleghi proveni-
enti da diversi paesi, è una perla che conservere-
mo nel corso della nostra vita, per mantenerci
nella chiamata a costruire il regno di Dio ovun-
que siamo inviati.
L’incontro, L’amicicizia e la Fratellanza
Le o
nde
Padre Aidan Sidik
―Non si può essere sacerdote col distacco dal
popolo… Un sacerdote che si distacca dal popolo
non è capace di dare il messaggio di Gesù. Non
è capace di dare le carezze di Gesù alla gente.‖
(Papa Francesco ai Seminaristi del Semi-
nario Pio XI, 10/12/2016).
13
S ono all‘ultimo
anno nel Collegio
San Pietro Apostolo,
dove sono entrato
nell‘anno 2013. Quin-
di, ho fatto quattro
anni nel collegio. Og-
ni anno si vivono di-
verse esperienze. Il
primo anno, e‘ stato
sicuramente il più
duro di tutti. In
questo anno, il pri-
mo, avevo tante cose
da imparare: la lin-
gua italiana, che era una grande sfida, la cultu-
ra italiana, la vita nel collegio dopo un periodo
di tempo passato nella parrocchia, il nuovo modo
di vivere. C‘era anche la mancanza della gente
di casa mia, soprattutto la mia famiglia e gli
amici. Oltre queste sfide, c‘erano anche molte
belle cose. La vita comunitaria e lo spirito di fra-
ternità nel Collegio era una grande forza e gioia
per me: condividiamo le nostre sofferenze e le
nostre gioie insieme, e ci aiutiamo a vicenda nei
momenti difficili. Ho sperimentato questo tante
volte.
Dopo il primo anno, mi sono adattato alla vita
nel collegio e alla vita accademica, e sono ri-
uscito a superare tante di queste sfide.
La nostra comunità del Collegio è universale, e
ciò mi ha dato l‘opportunità di interagire, im-
parare e costruire amicizia con sacerdoti che
provengono da altre parti del mondo. Mi ha al-
largato anche lo sguardo sulla realtà della
Chiesa. Alcune attività nella comunità, come lo
sport e il coro, mi hanno aiutato ad inserirmi più
facilmente. Altri momenti forti della comunità,
come la messa inculturata di ogni giovedì, la fes-
ta dell‘inaugurazione dell‘anno accademico, la
festa del Collegio, e quella dei partenti, mi han-
no regalato una vitalità e una grande gioia di
vedere tanta creatività e di scoprire tante cose
che mi hanno arricchito.
Per concludere, devo dire che il mio soggiorno a
Roma e specialmente al Collegio San Pietro, è
stato un momento gioioso e ricco di esperienze
edificanti, che ha avuto un grande impatto nel
mio essere sacerdotale, e nella mia vita in gen-
erale. Spero di poter fare tesoro di questa es-
perienza, e di arricchire la mia diocesi.
Dio benedica il Collegio San Pietro!
Un’esperienza che è un tesoro
Le o
nde
―S―S―Se vogliamo essere Cristiani dobbiamo essere
Mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto
essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la
Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a
Lui ci conduce.‖ (Papa Francesco a Fatima,
il 13 maggio 2017).
Padre Gabriel Rantutu
Il centenario dell’ apparizione della
Vergine a Fatima.
14
L e foglie morte
che cadono
dall‘albero non
significano la morte
dell‘albero, sono invece
un segno della vita
e della rigenera-
zione. Un ritiro è
così una chiamata
alla conversione in
continuazione, alla
quale il Vangelo
sempre ci invita.
Padre Juan Javier
Flores Arcas, OSB, Rettore Magnifico del
Pontificio Ateneo Sant‘Anselmo, ci ha
messo sulla strada della conversione, con-
ducendo la nostra meditazione sulla Pietà
Liturgica.
La Liturgia è lo spazio ed il tempo sacro in cui
ci incontriamo con il Signore, anzi la Liturgia
unisce la Chiesa e la Chiesa celebra la Liturgia
quotidianamente, come l‘espressione della fede
e della vita, uno senza l‘altro sarebbero incom-
pleti e senza signifi-
cato. Pur celebrando
i misteri ogni giorno,
siamo in un certo
senso induriti di
cuore per vari mo-
tivi. Sia per le esi-
genze lavorative, sia
per la routine, noi ci
allontaniamo dalla
bellezza liturgica.
L‘incontro con Gesù
Cristo nella liturgia
è un evento mistico
che commuove tutto
il nostro essere. Noi cerchiamo di celebrare il
mistero, anzi il mistero ci penetra e cresce in
noi, facendo di ognuno di noi una sola cosa con
il Signore. Nell‘esortazione Sacramentum Cari-
tatis si legge che la migliore catechesi sull‘Eu-
caristia è l‘Eucaristia ben celebrata. Purtroppo
questa non è l‘esperienza di molti di noi.
Per questo dobbiamo coltivare una pietas – un
senso di interiorità ed il desiderio di intimità
con Cristo. Dove trovare questa pietas è la ques-
tione: dentro la celebrazione liturgica o, come
prima della riforma della liturgia, nella
devozione ai
Santi ed alla
Madonna, ecc.
Padre Flores ha
messo in eviden-
za la necessità di
essere attenti
alla commozione
dell‘anima du-
rante la celebra-
zione. L‘intimità
con Dio produce
una partecipa-
zione vera, non soltanto nelle orazioni ma nel
lasciare spazio a Dio di penetrare il nostro es-
sere e produrre il frutto della Liturgia – la co-
munione. Si tratta soprattutto di incorporarsi a
Cristo, essere uniti a Lui, imitarlo in tutte le
sue tappe di vita.
«La vita di Cristo si trasfor-
ma in alimento permanente
della nostra vita cristiana.
Non c‘è azione di Cristo che
non abbia una ripercussione
nella nostra esistenza.»
Queste parole di Padre Flores
hanno lasciato un‘impronta
sul mio cuore. Mi ha fatto
pensare alle celebrazioni dove
per mancanza di questa com-
mozione avevo partecipato
soltanto fisicamente senza
accedere a questi grandi mis-
teri. La conversione di cuore
accade quando uno viene in-
contro alla bontà, alla bellezza, ed all‘amore di
Gesù fatto presente nella Sacra Liturgia. Prego
il Signore di darmi la grazia di crescere nella
Pietas ed entrare profondamente nella vita
divina della Santa Trinità attraverso la Sacra
Liturgia.
Ritiro Mensile
Le o
nde
Padre Gavin Lopes
Padre Juan Javier con alcuni membri della comunità
15
I n Genesi 2,8 leggiamo
che ―…il Signore Dio
piantò un giardino in
Eden, ad oriente, e vi
collocò l‘uomo che aveva
plasmato‖. Penso che
così sia stata la nostra
vita nel Collegio San
Pietro Apostolo. In un
certo senso, il Collegio
assomiglia al giardino di
Eden; c‘è tutto e non ci
manca nulla. Il Collegio San Pietro mi ha intro-
dotto in una nuova cultura, un'altra lingua e
mi ha anche donato nuovi amici provenienti da
diverse parti del mondo. In poche parole, dicia-
mo che ho potuto vedere le cose in un altro modo
e così questi doni mi hanno aiutato ad ap-
profondire la mia conoscenza della Bibbia.
Vorrei raccontare un‘esperienza: questo inverno,
per motivi di salute, non sono potuto uscire dalla
mia stanza per circa una settimana. Dopo alcuni
giorni, quando sono guarito, sono andato al
refettorio per la cena. Suor Eleonora mi ha visto
ed ha saputo che ero stato malato per alcuni
giorni e non avevo potuto riprendere i vestiti
dalla lavanderia. Così con tanta cura, mi ha
chiesto di aspettare nel corridoio, dove era caldo,
ed è andata nella lavanderia e mi ha portato i
miei vestiti puliti. Le ho detto che lei aveva fatto
come mia madre e lei mi ha risposto che la ma-
dre fa più di questo. Questa non è un caso isola-
to, fa parte di tante cose che fanno vivere in
questo Collegio un‘atmosfera di famiglia. Tutti
noi abbiamo sperimentato, così, diverse belle es-
perienze. Tutti i membri del Collegio, dal Ret-
tore fino ad ogni singolo membro, fanno i loro
servizi con tanta cura e con tanto amore per ren-
dere gradevole la nostra vita quotidiana. Ringra-
zio tanto, con tenerezza e con preghiera, la Con-
gregazione per l‘Evangelizzazione dei Popoli ed i
suoi benefattori. Il Collegio san Pietro è la nos-
tra alma mater che ci ha aiutato tanto per
trascorrere la nostra vita sacerdotale in un modo
migliore e per prepararci bene in questi anni per
la missione del Signore.
M entre si accendono
le luci che annun-
ciano l‘ora della nostra
partenza, vorrei come ri-
cordo lasciare due pensie-
rini. Il primo consiste in
un riassunto della mia
esperienza al collegio e il
secondo una parola di ri-
cordo per quelli che riman-
gono. Riguardo alla mia
esperienza al collegio ri-
tengo opportuno di insi-
stere sul fatto della vita
comunitaria. Questa vita è una bellissima espe-
rienza nella quale non si stanca di imparare.
Nessuno ha il monopolio della vita in comunità,
c‘è sempre qualcosa da ricevere, qualcosa da
offrire e qualcosa da sperimentare. Per questi
quattro anni, da parte di amici che non conosce-
vo prima, ho imparato tanto, e questo mi ha fat-
to crescere nel mio essere in relazione con gli
altri. Ho scoperto che vivere in comunità è una
sfida che si deve affrontare ogni giorno con le
armi dell‘amore e della preghiera. È il momento
anche se non menziono i nomi, di ringraziare
questi amici sacerdoti per ciò che sono stati per
me e per ciò che sono per il Signore: ―strumenti
per aiutare gli altri‖.
Agli studenti che rimangono nel collegio,
soprattutto ai nuovi vorrei consigliare di vivere
veramente la vita comunitaria senza pregiudizi
e preconcetti. Ogni situazione merita di essere
vissuta con tutta la nostra personalità perché il
soggiorno a Roma è anzitutto una parte del no-
stro essere sacerdote. Non è come una partita di
allenamento che verrà seguita da quella seria
nei nostri paesi al nostro ritorno. Tutto vissuto
con apertura di cuore è sempre fonte di reale
scambio fraterno. Non è detto che sarà facile,
ma laddove c‘è sforzo c‘è veramente godimento.
Auguro a questi miei fratelli un buon soggiorno
al collegio e una bellissima esperienza sacerdo-
tale.
Le o
nde
Le Parole di ricordo Il collegio: “alma mater”
Padre Kuriyappilly
Sebastian
Padre Jean– Marc Abel
16
D opo un bel
periodo di stu-
dio a Roma ed uno
splendido cammino
comunitario in ques-
to collegio, è giunta
l‘ora ti lasciare
questa comunità,
con gioia immensa,
grande soddisfa-
zione e sincera grat-
itudine. Infatti, la
borsa di studio che
mi ha offerto la
Congregazione di Propaganda Fide, mi ha dato
l‘opportunità di vivere, oltre l‘accurata prepara-
zione accademica, un cammino comunitario con
tanti altri confratelli nel Pontificio Collegio San
Pietro Apostolo. È stata per me un‘opportunità
unica che ha arricchito la mia formazione uma-
na, intellettuale e spirituale. L‘atmosfera di
unità, di accoglienza, di stima reciproca e di as-
colto che si respira, tra sacerdoti provenienti da
culture, aree geografiche così svariate, mi ha
fatto percepire in modo ancora più vivo la stu-
penda realtà della Chiesa ―Una, Santa, Cattoli-
ca ed Apostolica.‖
Un bel cammino comunitario
Le o
nde
Padre Canisius Sibomana
―ll sacerdote è, anzitutto, ministro della Parola di Dio, è consacrato e mandato ad an-
nunciare a tutti il Vangelo del Regno, chiamando ogni uomo all'obbedienza della fede e
conducendo i credenti ad una conoscenza e comunione sempre più profonde del mistero
di Dio, rivelato e comunicato a noi in Cristo. Per questo, il sacerdote stesso per primo
deve sviluppare una grande familiarità personale con la Parola di Dio: non gli basta
conoscerne l'aspetto linguistico o esegetico, che pure è necessario; gli occorre accostare
la Parola con cuore docile e orante, perché essa penetri a fondo nei suoi pensieri e sen-
timenti e generi in lui una mentalità nuova — « il pensiero di Cristo » (165) —, in modo
che le sue parole, le sue scelte e i suoi atteggiamenti siano sempre più una trasparen-
za, un annuncio ed una testimonianza del Vangelo. Solo « rimanendo » nella Parola, il
sacerdote diventerà perfetto discepolo del Signore, conoscerà la verità e sarà veramen-
te libero, superando ogni condizionamento contrario od estraneo al Vangelo.‖
(Pastores Dabo Vobis n.26 )
V orrei ringra-
ziare tutti
Voi per la
bella esperi-
enza che ho vissuto
nella vita comuni-
taria al collegio.
Ci sono tante cose
che ho imparato da
voi, specialmente,
nella vostra accogli-
enza e nella vostra
pazienza. Per me,
quattro anni in ques-
to collegio, non sono
stati mai tempo perso. Anzi, c‘è sempre stato
qualcosa di nuovo da imparare.
Chiedo scusa a voi tutti, se non vi lascio un es-
empio bello e fruttuoso. Tuttavia, credo che voi
che rimanete, potete imparare l‘un dall‘altro.
Non dimenticate che è solo chi sta con Dio in
Cristo che è utile per gli altri, ed anche per la
Chiesa intera.
Padre Michael Parinya
Grazie per l’ accoglienza
17
N el settantesimo
a n n i v e r s a r i o
del l ‘es istenza
del Collegio San Pietro
Apostolo, la squadra di
Calcio del collegio ha
avuto l‘occasione di par-
tecipare, per la prima
volta, alla ‗Clericus Cup‘,
che si gioca da undici
anni.
O g n i
anno viene scelta una frase
della Chiesa come tema per
promuovere il valore e l'im-
portanza dello sport nella vita
della chiesa e di tutta l‘umani-
tà. Quest‘anno è stato scelta
la frase di Papa Francesco:
―Mettiamoci in gioco nella vita
come nello sport‖. Cioè, in
quei pochi minuti di scambio
fraterno sul campo, i sacerdoti
vengono invitati a dimostrare
al mondo che Cristo si trova
non solo nella chiesa, ma si può incontrarLo
ovunque, anche nel fratello sul campo di gioco.
Ecco, con questa passione e con tutta l‘allegria,
la squadra
del Collegio
San Pietro
A p o s t o l o
questo an-
no ha fatto
i l s u o
‗derby‘ all‘
Oratorio di
Papa Pio
XI. La sfida
non è stata
facile come
accade, al
solito, ‗la
prima volta di ogni cosa‘; la squadra ha vinto
una partita su tre. Però, la gioia grande della
squadra non era vincere per forza le partite, ma
vincere l‘amore del fratello, dell‘opponente: cioè
fare del torneo ‗il cuore di Cristo‘ (Efisini 1, 10),
un‘altra 'Gerusalemme Celeste'- città di Dio e
un regno di pace.Questo è dimostrato dallo
spirito di gioia con cui sempre i giocatori e i
tifosi sono partiti per giocare e sono tornati, poi,
al collegio al termine della partita.
Perciò, si è creato uno spirito di condivisione tra
i membri della squadra ed un ambiente e
un'aria nuovi nel collegio. Dopo 70 anni di
esistenza, adesso c‘è un nuovo polmone nel col-
legio. Un inizio
che porta tanta
speranza per la
vita comuni-
taria del colle-
gio. Il nostro
augurio è che
questa iniziati-
va e speranza
c o n t a m i n i no
tutti gli altri
sport nel colle-
gio e anche
tutte le altre
attività non
sportive.
Veramente, vale la pena metterci in gioco nella
vita del collegio come nello sport. Abbiamo bi-
sogno di creare un ambiente di
fraternità, con il cuore palpitante
di una madre che si preoccupa dei
figli; dobbiamo avere un sogno,
una visione di ‗Gerusalemme ce-
leste‘, c‘è bisogno del coraggio e
della misericordia di andare verso
il cosiddetto opponente in campo
per dargli la mano, per sollevarlo
dal suo dolore. Perché, quando
vince ‗la squadra‘ non vince mai
un individuo, ma vince tutto
‗l‘equipaggio‘: Gli 11 in campo, gli
allenatori, i giocatori in panchina
e soprattutto i tifosi.
Possiamo fare questo come comunità di sacerdo-
ti? Il pallone è nel nostro campo.
Le o
nde
Mettiamoci in gioco nella vita come nello Sport
Padre Emmanuel
Boakye
18
C ara suor Valeria,
grazie per tutto quello che hai fatto
per noi in questi anni al Collegio San Pietro!
Quanti sacerdoti hai visto passare? Tantissi-
mi…. e tutti Ti portano nel loro cuore, per i
tanti servizi che hai reso alla Comunità, per
le Tue parole gentili e gli incoraggiamenti…
per le Tue barzellette, per il Tuo cuore conten-
to!
Grazie e auguri!
Collegio S. Pietro 25 maggio 2017
La Comunità
Cara Suor Valeria
Le o
nde
19
Alcuni momenti della festa Patronale del 22 febbraio 2017
Le o
nde
La cena della festa patronale del 22 febbraio 2017
Alcuni degli alunni alla cena
La cena della festa patronale del 22 febbraio 2017
Gli ospiti all‘Ispezione dell‘ dimostrazione del 22 febbraio 2017
―I sacerdoti, come i diaconi, hanno promesso
solennemente di esercitare il loro ministero con
fedeltà. Si aspetta dunque che la loro vita sia in
accordo con le loro sacre responsabilità.‖ {Il
Cardinale Francis Arinze alla Presentazio-
ne della “Redemptionis Sacramentum” il 23
Aprile 2004}
―Non dobbiamo permettere a nessuno di allon-
tanarsi dalla nostra presenza, senza sentirsi
migliore e più felice.‖ Santa Madre Teresa
di Calcutta
20
―Qui, sul Gianicolo, in faccia alla Sede di Pietro, Propaganda vuole formare un manipolo di apostoli per
le lontane terre di Missione ripetendo agli alunni le parole di S. Partizio: ut cristiniani sitis et romani!‖
Parole del S. E. Celso Costantini (il Fondatore del Collegio San Pietro, 1946)