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ve, i miei distinguo, e quel tanto di distaccoche permette di guardare le cose dal di fuori”(Calvino, 1980a).

Nel 1925 la famiglia Calvino ritorna in Italia esi stabilisce a San Remo, nella Villa Meridianache ospita la direzione della Stazione Speri-mentale di Floricoltura. Dal 1929 al 1933 fre-quenta le Scuole Valdesi e negli ultimi annidelle elementari diventa Balilla. Successiva-mente frequenta il Regio Ginnasio-liceo“G.D.Cassini”. Non è uno studente particolar-mente brillante, né il primo della classe. Èbravo in italiano, meno in greco e nelle materiescientifiche. In questi anni il giovane Calvino siappassiona al cinema, un amore che dureràper tutta la sua adolescenza, argomento di dia-logo e di discussione con i coetanei, molto piùdella letteratura (Baranelli, Ferrero, 2003).

Secondo quanto afferma lo stesso Autore inun manoscritto inedito, il primo libro che eglilesse e che fece nascere in lui la passione perla lettura fu il “Libro della Giungla” di Kipling:

“Il primo vero piacere della lettura d’un verolibro lo provai abbastanza tardi: avevo giàdodici o tredici anni, e fu con Kipling, il primoe (soprattutto) il secondo libro della Giungla.Non ricordo se ci arrivai attraverso una biblio-teca scolastica o perché lo ebbi in regalo. Daallora in poi avevo qualcosa da cercare neilibri: vedere se si ripeteva quel piacere dellalettura provato con Kipling (manoscritto inedi-to, in Baranelli, Ferrero, 2003).

Nello stesso periodo si diletta anche a leg-gere riviste umoristiche, cimentandosi a dise-gnare, egli stesso, vignette e fumetti. La primaspontanea espressione creativa del giovaneCalvino si realizza, infatti, proprio nel disegno:il suo tratto secco e stilizzato sa cogliere e fis-sare “al volo” un tic, un gesto, una fisionomia,abbozzare un carattere.

Gli album e i taccuini conservati dalla madremostrano un segno che mira al disvelamento diuna verità nascosta attraverso la deformazionedell’ironia e dell’umorismo, dal largo sorriso delpadre che parte per la caccia con gli amaticani, alla mascella protesa di un Musso-lini a cavallo, dalla terrestre concretezza di uncontadino ligure che affonda i piedi nelle suezolle, alla stupefacente autorappresentazionedel proprio svagato modo di camminare.

E proprio a partire dalle caricature di amicie compagni, di cui sono disseminati libri equaderni, sembra prendere corpo la propen-sione caricaturale che si manifesta attraversometafore quanto mai incisive, nello humourparadossale e quasi metafisico dei primi rac-conti giovanili (Baranelli, Ferrero, 2003).

Scoppia nel frattempo la guerra, evento chesegna la fine della sua giovinezza e il declinodella cosiddetta “Belle Epoque” in versionesanremese.

Tra i sedici ed i venti anni scrive brevi rac-conti, opere teatrali e qualche poesia, ispiran-dosi a Montale, suo poeta prediletto per tuttala vita. Sono anni in cui si instaura una forteamicizia con il compagno di liceo EugenioScalfari, cosa che fa crescere nel giovaneCalvino un interesse politico specificatamen-te antifascista.

Nel 1941, conseguita la licenza liceale, siiscrive alla Facoltà di Agraria dell’Università diTorino, che abbandonerà nel Gennaio del1943, per trasferirsi all’Università di Firenze.Nel frattempo le sue preferenze politiche sivanno facendo via via più definite tanto che,dopo la morte di un giovane combattente,chiede ad un amico di presentarlo al PCI.

Nel settembre dello stesso anno i suoi studisi interrompono bruscamente, quando, avver-so alla leva della repubblica di Salò, è costret-to a trascorrere alcuni mesi nascosto. All’ab-bandono degli studi scientifici concorre anchein maniera decisiva l’imporsi della vocazioneletteraria, emersa prepotentemente durante ilunghi mesi di solitudine e di intense letture.Nella primavera del 1941 Calvino comincia lastesura di brevi racconti, da lui definiti "raccon-tini", in seguito ordinati in una raccolta dal tito-lo “Pazzo io o pazzi gli altri”, che non raccolgo-

no il favore dell’editore Einaudi e rimangono,dunque, non pubblicati. L’attività letteraria delgiovane Calvino prosegue nella medesimadirezione, con la stesura di "raccontini di dopo-domani o apologhi esistenzialistici" che metto-no in luce la noia e l’assurdo esistenziale divite indecifrabili, di identità sfuggenti, senzadisdegnare i temi politici quali la polemica con-tro lo statalismo, l’autoritarismo, l’istinto grega-rio delle masse. È evidente l’influsso del climastorico-politico sui temi trattati da Calvino inquelle prose giovanili; così egli stesso si espri-me nella prefazione della raccolta:

“L’apologo nasce in tempi d’oppressione.Quando l’uomo non può dar forma al suopensiero, lo esprime per mezzo di favole”.Questi raccontini corrispondono a una serie diesperienze politiche o sociali d’un giovanedurante l’agonia del fascismo.

In tale periodo di intensa attività creativa,nell’autunno del 1944, Italo e il fratello Florianosi arruolano nella seconda divisione d’assalto"Garibaldi", combattendo per venti mesi unodei più aspri scontri tra partigiani e nazifascisti.

L’esperienza della guerra partigiana rivesteun ruolo decisivo nella sua formazione umanae politica (Baranelli, Ferrero, 2003; Luperini etal., 2003). Una lettera del 6 giugno 1945 all’a-mico Scalfari è testimonianza di quanto inten-samente sia stato vissuto da Calvino quelperiodo, seppur cronologicamente così breve:

“La mia vita di quest’ultimo anno è stato unsusseguirsi di peripezie (…) sono passatoattraverso una inenarrabile serie di pericoli edi disagi; ho conosciuto la galera e la fuga,sono stato più volte sull’orlo della morte. Masono contento di tutto quello che ho fatto, delcapitale di esperienze che ho accumulato,anzi avrei voluto pure di più”.

Di tale esperienza, del contatto diretto conquei boschi che fin da bambino aveva cono-sciuto ed amato, della quotidianità da partigia-no, della straordinaria capacità dell’essereumano ad abituarsi a tutto, anche alla possibi-lità di morire da un momento all’altro, di comele armi assumano, in quel frangente, la fun-zione di oggetti come altri, che passano conti-nuamente di mano in mano, come indumenti,zaini o scarpe, Calvino riparlerà anche aventi, trenta anni di distanza (Calvino, 1960;1960a; 1962; 1973).

Finita la guerra inizia “la storia cosciente”delle idee di Calvino, che continuerà a svolger-si anche durante la militanza nel PCI, attornoal nesso inquieto e personale di comunismo eanarchismo (Barenghi, Falcetto, 1991).

Nel frattempo si era iscritto alla facoltà diLettere, a Torino, dove si laurea con una tesisu Joseph Conrad.

Nel 1946 comincia a gravitare attorno allacasa editrice Einaudi, vendendo libri a rate.Su esortazione di Cesare Pavese, suo amicoe punto di riferimento e di Giansiro Ferrata sidedica alla stesura di un romanzo che con-durrà a termine in soli venti giorni. Si tratta delsuo primo libro, “Il sentiero dei Nidi di Ragno”:una sentita ricognizione del periodo bellico edel mondo partigiano. Successivamente, nel1950, viene assunto stabilmente alla Einaudicome redattore; si occupa dell’ufficio stampae dirige la parte letteraria della nuova collana“Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria”.

“Così la mia vita per una quindicina d’anni,scrive Calvino, fu quella d’un redattore di casaeditrice, e in tutto questo periodo ho dedicatomolto più tempo ai libri degli altri che ai libri miei.Ero insomma riuscito a mettere ancora unoschermo tra me e la mia vocazione di scrittore,per quanto apparentemente mi trovassi nellasituazione più favorevole (Calvino, 1984).

Negli anni trascorsi presso la casa editrice tori-nese stringe legami di amicizia con numerosicolleghi letterati (Pavese, Vittorini, Natalia Ginz-burg), e si rende protagonista, insieme a storici(Delio Cantimori, Franco Venturi) e filosofi (Nor-berto Bobbio, Felice Balbo) di un fervido confron-to intellettuale, sostenuto da una continua discus-sione tra fautori di differenti tendenze politiche eideologiche (Barenghi, Falcetto, 1991).

Nel 1952 pubblica “Il visconte dimezzato”:un breve romanzo che ha l’apparenza di unafavola, ma che, al di là del divertimento narra-tivo e fantastico, allude alle componenti con-trastanti della personalità umana.

Viene promosso dall’Einaudi come dirigen-te, mantenendo questa qualifica fino al 1961;dopo questa data diventerà consulente edito-riale. Nel 1955 esce su Paragone. Letteratura“Il midollo del leone”, primo di una serie diimpegnativi saggi, volti a definire i diversicompiti che spettano alla letteratura e all’im-pegno politico, rispetto alle principali tendenzeculturali del tempo.

Nel 1956 escono “Le fiabe italiane”, che

consolidano il successo di un Calvino “favoli-sta”: scritte in uno stile limpido e trasparente,sono un esempio, in un’atmosfera festosa esolare, di concretezza, concisione e leggerez-za (Baranelli, Ferrero, 2003).

Anche se, il 1956 è molto importante perun altro fatto significativo e cruciale nella vitadi Calvino: i fatti di Ungheria, l’invasione dellaRussia comunista nell’inquieta Praga, provo-cano il distacco dello scrittore dal PCI e loconducono progressivamente a rinunciare adun diretto impegno politico. Alla luce del ven-tesimo congresso e dell’evoluzione in corsoall’Est, critica aspramente l’incapacità del par-tito di rinnovarsi, rimanendovi, tuttavia, ideolo-gicamente legato.

Nel 1957 pubblica su “Città aperta” (periodi-co fondato da un gruppo dissidente di intellet-tuali comunisti romani) il racconto-apologo “Lagran bonaccia delle Antille”, che mette alla ber-lina l’immobilismo del PCI. Il 1° agosto dellostesso anno si dimette dal partito, attraversouna lettera, pubblicata il 6 agosto sull’“Unità", incui illustra le ragioni del proprio dissenso politi-co, senza trascurare di dare rilievo al peso chela militanza nel partito ha avuto nella sua for-mazione umana ed intellettuale.

Lo stesso anno, esce “Il barone rampante”che prosegue sulla linea del “Visconte dimez-zato” ma con un più ampio respiro narrativo.

Nel 1958 pubblica “I racconti”; la cui raccol-ta comprende “La speculazione edilizia”(1957). Nel 1959 esce “Il cavaliere inesisten-te”, rifacentesi al modello del romanzo caval-leresco. Vi si può individuare la metafora diun’astratta razionalità incapace di collegarsicon la realtà concreta e con la dimensionefisica dell’esistenza, e che per questo vaincontro alla sconfitta: Agilulfo, il protagonistadel racconto, si suicida sfasciando l’armatura.Quest’ultimo romanzo, insieme ai precedenti“Il visconte dimezzato” e “Il barone rampante”,saranno pubblicati, in seguito nella raccoltafantastico-allegorica “I nostri antenati”.

In questi anni, assieme a Vittorini, dirigel’importante rivista culturale-letteraria “IlMenabò” sulla quale pubblica interventi carat-terizzati da un forte impegno di tipo etico -conoscitivo, quali “Il mare dell’oggettività” e“La sfida al labirinto”, un saggio che già neltitolo sembra riassumere i capisaldi del lavorocalviniano: lo strenuo impegno a definire lamappa della prigione labirintica in cui simuove l’uomo del Novecento. Si giunge cosìal ’63, anno della Neoavanguardia, dove oltrea “Marcovaldo” ovvero “Le stagioni in città”,pubblica “La giornata d’uno scrutatore”: unracconto costruito su schemi di tipo tradizio-nali, con cui si chiude il ciclo apertosi all’incir-ca un decennio prima.

Nel 1964 sposa Judith Ester Singer, tradut-trice argentina di origine russa e si trasferiscea Parigi, da dove continua a lavorare per l’Ei-

naudi, e dove viene a contatto con gli ambien-ti letterari e culturali più all’avanguardia.

Nel 1965 nasce a Roma la figlia Giovanna,che infonde in Calvino un senso di personalerinascita ed energia.

Partendo dall’interesse per le teorie episte-mologiche, cioè per la riflessione sui principi ei metodi della conoscenza scientifica, pubblica“Le Cosmicomiche”: una serie di racconti chetraducono in forme narrative ipotesi scientifi-che sull’origine e l’organizzazione del cosmo,sulla struttura della materia, sui corpi celesti,sull’evoluzione della vita. Esce inoltre il dittico“La nuvola di smog” e “La formica argentina”(in precedenza edite nei Racconti). Nel 1967esce “Ti con zero”, volume in cui si rivela la suapassione giovanile per le teorie astronomiche ecosmologiche, e finisce di tradurre “I fiori blu diRaymond Queneau”. Alla poliedrica attività delbizzarro scrittore francese rinviano vari aspettidel Calvino maturo: il gusto della comicitàestrosa e paradossale; ovvero il saper mante-nere nei confronti della materia trattata unapproccio leggero, umoristico, smussando gliaspetti più sconcertanti con un atteggiamentoquasi di serena saggezza.

Nel 1968 si assiste allo sviluppo di un forteinteresse per le tematiche legate alla semiolo-gia e alla decostruzione del testo.

Rifiuta, nello stesso anno, il premio Viareg-gio per “Ti con zero” ma accetta due anni dopoil premio Asti, il premio Feltrinelli e quello del-l’Accademia dei Lincei, nonché quello dellaCittà di Nizza, il Mondello ed altri ancora.

Nel 1970 esce il volume di racconti “Gliamori difficili” e pubblica una scelta di brani delpoema di Ariosto: “Orlando furioso di LudovicoAriosto raccontato da Italo Calvino”. In questoperiodo (1971) un impegno molto importante èrappresentato, inoltre, dalla direzione della col-lana Einaudi “Centopagine”, nella quale vengo-no pubblicati i classici europei a lui più cari(Stevenson, Conrad, Stendhal, Hoffman, Bal-zac e Tolstoj) e numerosi scrittori minori italianidel periodo compreso fra Ottocento e Nove-cento (Baranelli, Ferrero, 2003).

Nel 1972 pubblica “Le città invisibili”. Il libro èuna serie di descrizioni di città ipotetiche, pre-sentate da Marco Polo all’imperatore tartaroKublai Kan. Anche qui, dietro la costruzionefantastica, è possibile cogliere i riferimentiall’inferno della civiltà tecnologica e industriale.Mentre nel 1973 appare “Il castello dei destiniincrociati” (già pubblicato in parte nel ’69): sitratta di una serie potenzialmente infinita di sto-rie ricavate dalle figure di un mazzo di tarocchi.

Dal 1974 al 1978 inizia a scrivere sul “Cor-riere della sera” racconti, resoconti di viaggioed articoli sulla realtà politica e sociale delpaese; scrive inoltre per la serie radiofonica “Leinterviste impossibili” i dialoghi “Montezuma” e“L’uomo di Neanderthal”.

Nel 1976 tiene conferenze in molte univer-sità degli Stati Uniti, mentre i viaggi in Messicoe Giappone gli danno spunti per alcuni articolidi tema sociale e politico sul "Corriere". Nel1979 esce il romanzo “Se una notte d’invernoun viaggiatore”, che diviene subito un best sel-ler. In esso, lo scrittore ligure, sottolinea comela pretesa da parte della letteratura di riassu-mere in sé il reale sia sostanzialmente illusoria.

Nel dicembre dello stesso anno, con l’arti-colo “Sono stato stalinista anch’io?” inizia unafitta collaborazione con “Repubblica” in cui iracconti si alternano alla riflessione su libri,mostre e altri fatti di cultura.

Nel 1983 esce il volume “Palomar”, teso aribadire il concetto di sfiducia in una conoscenzaesaustiva del mondo (Barenghi, Falcetto, 1991).

L’ultimo lavoro di Calvino (oggetto diapprofondimento del presente elaborato) ècostituito dalle “Lezioni Americane”, scrittepoco prima della morte e pubblicate postumeper la prima volta nel 1988; sono i testi di seiconferenze che lo scrittore avrebbe dovutotenere all’Università di Harvard, e sono dedi-cate a delineare, nella letteratura di tutti itempi, la presenza di alcune categorie: Leg-gerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molte-plicità. Calvino avrebbe voluto scrivere lasesta conferenza, che avrebbe dovuto trattareil tema della Consistenza, direttamente adHarvard, dopo aver avuto il feed-back delleprecedenti; ma la morte sopraggiunse prima,il 19 settembre del 1985 all’ospedale di Sienaviene colto da un’emorragia cerebrale (Baldiet al., 1994).

LA RIVISTA DELLA SCUOLAAnno XXX, 1/30 novembre 2008, n. 3 13

LA SUA PSICOLOGIAlo scrittore, l’uomo

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come testo simbolicoGIUSEPPE ADRAGNA