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Consulenza di Direzione
Ambiente & Innovazione
Sistemi di Gestione Aziendale
Clicca qui per l’avvioRelatore: Gian Piero Zattoni
Appalti Verdi
Gli strumenti per la valorizzazione
ambientale di prodotti e servizi.
EQO Srl - Bologna
Chi Siamo
EQO S.r.l. da quasi 20 anni riunisce professionisti provenenti da
diversi settori e con differenti esperienze professionali, maturate in
decenni di attività sul campo, portatori di conoscenze al servizio
delle imprese che sfidano un mercato complesso, in continua
evoluzione e pertanto altamente competitivo.
Offrire Servizi e Competenze per dare Valore alle Vostre
Organizzazioni e diventare Partner del Vostro Successo.
La Nostra Missione
.
EQO Srl - Bologna .
Consulenza di
Direzione
Sistemi di gestione
aziendale
I Nostri Servizi
Risorse umane e
formazione
Ambiente & Innovazione
Mappatura e Reengineering Processi
Lean Production
Risk Management
Sistemi di Gestione Qualità
Sistemi di Gestione Ambientale
Sistemi di Gestione della Sicurezza
Sistemi di Gestione dell’ Energia
Formazione
Analisi delle competenze
Formazione aziendale personalizzata
LCA (life cycle assessment)
Carbon Foot Print
Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD )
ECO-Design & Product Reengineering
Due Diligence ambientali
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La filosofia
… Non esistono processi produttivi e quindi prodotti a
costo energetico ed ambientale nullo ….
… un approccio ambientalmente
consapevole nella fase di progettazione di
prodotti e servizi ci permetterà di garantire
alle generazioni future
“una Terra a misura d’uomo” ed
“un uomo a misura di Terra”
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Come può l’ambiente essere sinonimo di innovazione?
La risposta è insita nella “fame” di conoscenza ed informazione da parte dell’intera società
civile che vuol sapere quali sono i “costi per l’ambiente” di ciò che consuma in termini di
prodotti e servizi.
Pertanto, il successo di un prodotto\servizio è sempre più legato ad un concetto esteso di
qualità, ove, aspetti di sostenibilità ambientale acquistano sempre più rilevanza ed
interesse da parte di media e consumatori.
In futuro il successo di un prodotto e la
sua competitività sul mercato dipenderà dalla capacità dello stesso di
“gravare” il meno possibile sull’ambiente.
Di conseguenza il successo di un impresa sarà il frutto della sua capacità di
proporre prodotti e servizi progettati per
rispettare l’ambiente in tutte le fasi del loro
ciclo di vita.
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Come può l’ambiente essere sinonimo di innovazione?
Gli “strumenti di analisi e comunicazione” a nostra
disposizione sono:
• LCA (life cycle assessment);
• EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto );
• CFP - Carbon Foot Print e Carbon Declaration;
• ECO-Design & Product Reengineering;
• SGA (Sistemi di gestione ambientale).
Chi produce o distribuisce un prodotto o eroga un servizio dovrà essere abile a
sviluppare azioni di comunicazione atte a trasmettere con efficacia tale valore e a
dimostrarlo, sviluppando studi scientifici ed adottando strumenti che possano garantire
oggettivamente quanto pubblicamente asserito mediante l’esternazione di dati legati ad
indicatori di Impatto (vedi LCA e Carbon Foot Print) riconosciuti a livello internazionale.
Se vogliamo favorire la crescita sostenibile dobbiamo assicurarci che i prodotti più efficienti sotto il profilo delle risorse e più ecologici sul mercato
siano conosciuti e riconoscibili.
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Una scelta per il futuro
La sfida della globalizzazione
richiede un sempre maggiore
impegno delle imprese per
innovare ed aumentare la qualità
ambientale di prodotti e servizi.
Lo sviluppo di modelli di
produzione e consumo sostenibili
e l’uso eco-efficiente delle risorse
sono priorità della Commissione
Europea, ma anche fattori di competitività per lo sviluppo.
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Il nuovo Codice Appalti
Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50, successivamente modificato ed in ultimo dal decreto legge «sblocca cantieri» (18 aprile 2019, n. 32)
Tra i principali aspetti innovativiintroduce l’approccio al ciclo di vita e l’obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi, ove esistono, nei quali il ciclo di vita è implicito(Art. 34 - Criteri di sostenibilità energetica ed ambientale)
Una scelta per il futuro
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L’approccio al ciclo di vita è un elemento centrale nel Nuovo Codice Appalti.
Per gli aspetti ambientali riguarda:
• la progettazione (Art. 23);
• la definizione delle specifiche tecniche (Art. 68);
• i criteri di aggiudicazione (Art. 95).
Per gli aspetti economici:
• I costi del ciclo di vita (Art.96 - costi di acquisizione, connessi all’utilizzo quali l’energia, la
manutenzione, il fine vita)
• la valutazione delle esternalità (emissioni di gas ad effetto serra e di altre sostanze
inquinanti, costi legati ai cambiamenti climatici) per la quantificazione del rapporto
qualità/prezzo (Art.96)
Per essere adeguatamente pronti a rispondere alle richieste delle Stazioni appaltanti occorre
attrezzarsi per tempo. All’atto della pubblicazione di un bando, che richiede la valutazione del
ciclo di vita, è troppo tardi per potervi adempiere.
Una scelta per il futuro
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Art. 23: Livelli della progettazione per gli appalti,per le concessioni di lavori nonché per i servizi.
1. La progettazione è intesa ad assicurare :
f) il risparmio, l’efficientamento ed il recupero energetico nella realizzazione enella successiva vita dell’opera, nonché la valutazione del ciclo di vita e dellamanutenibilità dell'opera stessa.
8. Il progetto esecutivo deve essere altresi corredato da apposito pianodi manutenzione dell’opera e delle sue parti in relazione al ciclo di vita.
Una scelta per il futuro
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LCA (Life Cycle Assessment)
Life Cycle Assessment, in italiano “analisi del ciclo di vita”, conosciuto anche con
l’acronimo LCA, è una metodologia di analisi che valuta gli impatti ambientali che un prodotto
o un servizio genera nell’intero ciclo della sua vita prendendo in considerazione gli effetti sulla
salute umana, sugli ecosistemi e sul depauperamento delle risorse, partendo dalle fasi di
estrazione delle materie prime, produzione del bene o erogazione del servizio, distribuzione,
uso, manutenzione, riuso, riciclaggio e dismissione finale.
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Tramite l’analisi di LCA si persegue lo scopo di
analizzare e far comprendere le conseguenze
ambientali direttamente o indirettamente
correlate ad un prodotto o ad un servizio e quindi
di far conoscere le prestazioni ambientali ed
energetiche del prodotto o servizio d’interesse
per intraprendere un percorso di miglioramento
volto allo sviluppo di un prodotto\servizio eco-
sostenibile capace di supportare campagne di
“green marketing”.
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Lo studio LCA si è affermato, come detto, quale strumento di calcolo per misurare il carico
ambientale di un sistema produttivo o più in generale di un prodotto in una visione complessiva.
Tanto da essere considerato dalla Commissione Europea come l’unico in grado di fornireuna base scientifica per l’effettuazione di tale calcolo.
VALUTAZIONE degli IMPATTI
INTERPRETAZIONE E MIGLIORAMENTO
ANALISI dei PROCESSI ed INVENTARIO
Definizione dell’OBIETTIVO e
CAMPO APPLICAZIONE
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Partendo dai risultati ottenuti nello studio LCA è
possibile individuare le criticità del prodotto, sviluppare
in team con i progettisti ipotetiche alternative e
valutarne i miglioramenti delle prestazioni ambientali
ed energetiche consentendo così la riduzione del
valore degli indicatori d’impatto ambientale.
Tale valutazione risulta di notevole interesse nel
momento in cui si vuole procedere con la
progettazione di un nuovo prodotto o l’aggiornamento
di uno esistente.
Inoltre, è possibile utilizzare questa metodologia per
comparare due o più opzioni di sviluppo e per stare
sempre un passo avanti rispetto ai concorrenti.
Le fasi di LCA
LCA (Life Cycle Assessment)
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Dichiarazione Ambientale di Prodotto
Tutti gli schemi di etichette ambientali nazionali (MADE GREEN IN ITALY) ed internazionali
(ENVIRONMENTAL PRODUCT DECLARATION) utilizzano LCA come base per definire le
caratteristiche che i prodotti devono rispettare affinché possano rientrare tra quelli che godono di una
etichetta ambientale.
Tra le più importanti troviamo la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD) che è uno
strumento di comunicazione a supporto della qualità ambientale dei prodotti. Nasce quale leva di
mercato per promuovere prodotti ambientalmente sostenibili con lo scopo di:
◼ indirizzare le scelte dei consumatori rendendo disponibili e facilmente comprensibili le informazioni
per capire l’entità dei carichi ambientali di singoli prodotti;
◼ sviluppare e sostenere politiche di acquisto basate sul Green Procurement (GP);
◼ attivare meccanismi competitivi tra le aziende.
La dichiarazione ambientale (EPD) è convalidata da una terza parte accreditata
Per garantire quanto sopra perseguito la logica è
quella di elaborare Dichiarazioni Ambientali di
Prodotto personalizzate al target di mercato semplici,
trasparenti e di immediata interpretazione, ovvero,
capaci di colpire ed interessare la più vasta massa
possibile dei portatori d’interesse.
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Il tutto parte dalla definizione dei Requisiti Specifici di Prodotto (Product Category
Rules) stabiliti in maniera condivisa dal promotore, da associazioni di categoria o da più
soggetti appartenenti al settore produttivo di riferimento e sono riepilogati all’interno di
documenti che fissano parametri utili a rendere confrontabili le EPD relative alla categoria di
prodotto in esame. In particolare, nelle PCR sono stabiliti i parametri tecnici e funzionali, il
campo di applicazione dello studio LCA e gli aspetti ambientali di riferimento.
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Dichiarazione Ambientale di Prodotto
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Carbon Foot Print
Che cos’è l’impronta del carbonio? E’ una delle grandezze che misurano l’impatto delle attività umane sull’ambiente,
in particolare, in merito agli effetti sul clima da parte dei cosiddetti gas serra.
Partendo dalla mappatura dei processi e delle attività svolte è possibile definire in dettaglio
l’entità delle emissioni di CO2 espressa in kg di CO2 equivalente (definita come la quantità di
emissioni di tutti i gas serra equiparate, negli effetti di riscaldamento della Terra, alla CO2
secondo tabelle di conversione definite).
La Carbon Footprint (o impronta del carbonio) rappresenta la quantità di emissioni di gas ad
effetto serra generate lungo la filiera di produzione di un prodotto.
Nel mondo industriale è sempre maggiore l’interesse verso studi mirati alla quantificazione
delle emissioni di CO2 correlate a specifici prodotti basandosi sulla metodologia LCA, allo
scopo di individuare soluzioni volte alla riduzione od alla compensazione.
In tema di comunicazione ambientale gli aspetti legati al
problema del riscaldamento globale e del
cambiamento climatico ricoprono un ruolo primario.
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L A CFP di prodotto e la ISO\TS 14067
Una bassa impronta del carbonio viene pertanto a significare che il prodotto
in esame dà un basso contributo ai cambiamenti climatici e ciò costituisce unpregio considerevole
LA CFP per le ragioni suddette viene a costituire un importante indicatoreambientale che si sta affermando come uno strumento di marketing usatodalle industrie manifatturiere non solo per dimostrare l’impegno a ridurrel’impatto ambientale, ma anche per evidenziare la sostenibilità dei prodotti.
E’ evidente che il calcolo della CFP richiede l’applicazione di un’analisi del ciclodi vita limitato ad una sola categoria di impatto, quella cioè riguardante il solocambiamento climatico.
E’ la misura di quanto un prodotto o un seviziocontribuisce alle emissioni di gas serraconsiderando quelle complessive ovvero in tuttele fasi di «vita» del prodotto “dalla culla alla
tomba”, rapportate al Global WarmingPotential dalla realizzazione, all’uso ed allo
smaltimento del prodotto stesso.
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L A CFP di prodotto e la ISO\TS 14067
La carbon footprint rappresenta il primo passo di “carbonassessment” attività propedeutica all’avvio di processigestionali volti alla riduzione ed alla compensazione di CO2 .)e di “carbon communication“ strategica per chi vuolecavalcare la green economy e proporre prodotti innovativi.
Scopo finale è quello di produrre quale output un documentoovvero un report rivolto al consumatore.
Lo standard tecnico ISO/TS 14067:2013 – “Greenhouse gases – Carbonfootprint of products – Requirements and guidelines for quantification andCommunication” si basa sulle norme UNI EN ISO 14040:2006 (“Gestioneambientale – Valutazione del ciclo di vita – Principi e quadro di riferimento”)e UNI EN ISO 14044:2006 (“Gestione ambientale – Valutazione del ciclo di vita– Requisiti e linee guida”), le quali esprimono i passi per la valutazione di LCA(Life Cycle Assessment).
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Made Green In ItalyE' stato pubblicato ed è entrato in vigore il 13 giugno 2018 il Regolamento per l'attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti, denominato Made Green in Italy, adottato dal Ministro dell'Ambiente.
Previsto nel quadro delle iniziative di promozione della green economy, il Made Green in Italy rappresenta uno strumento per incrementare la competitività del sistema produttivo italiano nel contesto della crescente domanda di prodotti a elevata qualificazione ambientale sui mercati nazionali e internazionali.
Il Made Green in Italy utilizza la metodologia per la determinazione dell'impronta ambientale dei prodotti (PEF) definita nella Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea del 9 aprile 2013.
“Made Green in Italy” intende:
◼ promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo;
◼ stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita;
◼ favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo del consumo sostenibile, garantendo la trasparenza e la comparabilità delle prestazioni ambientali di tali prodotti;
◼ rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo dei prodotti “Made in Italy” al fine di sostenerne la competitività sui mercati nazionali ed internazionali;
◼ definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, attraverso l’adozione del metodo PEF associandovi aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale.
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Lo Schema “Made Green in Italy” è uno strumento certificativo inserito nel contesto delle etichette ambientali di tipo III, ad oggi coerenti con le indicazioni della norma IS0 14025 (“Etichette e dichiarazioni ambientali di Tipo III”). La Dichiarazione ambientale di prodotto è uno strumento di informazione sulle performance ambientali di un prodotto, di tipo quantitativo, basato sugli impatti individuati secondo la metodologia LCA – Life Cycle Assessment, che garantisce l’oggettività della valutazione in ottica business to business.
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Possono infatti fregiarsi del marchio Made Green in Italy solo i prodotti Made in Italy che presentano prestazioni ambientali pari o superiori ai benchmark di riferimento.
L’applicazione dello schema vede come primo passo, la definizione delle Regole di Categoria di Prodotto (RCP), elaborate per le diverse categorie di prodotto da parte dei soggetti richiedenti che:
◼ possono essere privati o pubblici;
◼ devono essere costituiti da almeno 3 aziende, di cui una PMI;
◼ rappresentano la quota maggioritaria (51%) della produzione nazionale in termini di fatturato
Qualora per una specifica categoria di prodotto sia stata definita una PEFCR (PEF Category Rules) in sede europea, questa deve essere recepita nella RCP ed integrata con i requisiti addizionali obbligatori e facoltativi previsti dal Regolamento.
Il benchmark di riferimento deve essere sempre definito dal proponente di una RCP e calcolato come somma dei valori pesati dei tre indicatori di impatto identificati come maggiormente rilevanti. Il benchmark è corredato da 3 classi (A-B-C) di cui la B costituisce la classe di prestazione di benchmark: per potersi fregiare del Marchio un prodotto deve essere almeno in Classe B, con obbligo di miglioramento alla classe A nell’arco dei tre anni di validità della concessione d’uso del marchio.
◼ classe A, prodotti eccellenti che hanno una prestazione migliore rispetto al prodotto medio (benchmark);
◼ classe B, prodotti con prestazioni uguali al benchmark;
◼ classe C, prodotti con prestazioni peggiori rispetto al benchmark.
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Made Green in Italy
Il periodo di validità delle RCP è di quattro anni.
Il gestore dello Schema è il Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare che entro 30 giorni dall’acquisizione della richiesta di adesione allo schema volontario concede la licenza d’uso del logo Made Green in Italy per 3 anni.
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PEF ed OEF sono metodologie che consentono di misurare le prestazioni ambientali lungo il ciclo di vita rispettivamente dei prodotti e servizi (Product Environmental Footprint - PEF) o delle Organizzazioni (Organisation EnvironmentalFootprint - OEF).
Traggono origine dalla Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea del 9 aprile 2013, che mira ad introdurre metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni secondo approccio standardizzato.Si tratta di atto normativo comunitario volto ad avviare un percorso di standardizzazione europea verso la creazione di soluzioni tecniche rivolte a supportare la valutazione (e la successiva gestione) dell'impronta ambientale connessa al ciclo di vita dei prodotti ed alle Organizzazioni.
Product Environmental Footprint&
Organisation Environmental Footprint
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PEF - Product Environmental Footprints
Gli ambiti di applicazione della metodologia sono:
◼ ottimizzazione dei processi durante il ciclo di vita di un prodotto;
◼ sostegno alla progettazione del prodotto che riduca al minimo gli impatti ambientali nel corso del ciclo di vita;
◼ comunicazione delle informazioni relative alle prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti (ad esempio mediante la documentazione che accompagna il prodotto, siti internet e app) da parte delle singole imprese o mediante programmi su base volontaria;
◼ programmi relativi alle dichiarazioni ambientali, in particolare garantendo una sufficiente affidabilità e completezza delle dichiarazioni;
◼ programmi che creano reputazione dando visibilità ai prodotti che calcolano le proprie prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita;
◼ identificazione degli impatti ambientali significativi al fine di stabilire criteri per i marchi di qualità ecologica;
◼ incentivi basati sulle prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita, ove opportuno.
OEF - Organization Environmental Footprints
I potenziali ambiti di applicazione e risultati della metodologia OEF sono:
◼ ottimizzazione dei processi lungo tutta la catena di approvvigionamento della gamma di prodotti di un'organizzazione;
◼ comunicazione delle prestazioni ambientali nel ciclo di vita alle parti interessate (ad esempio mediante relazioni annuali, nelle relazioni sulla sostenibilità, come risposta ai questionari degli investitori o dei portatori di interessi);
◼ programmi che creano reputazione dando visibilità alle organizzazioni che calcolano le proprie prestazioni ambientali nel ciclo di vita o alle organizzazioni che le migliorano nel tempo (ad esempio di anno in anno);
◼ programmi che richiedono la comunicazione delle prestazioni ambientali nel ciclo di vita;
◼ un mezzo per fornire informazioni sulle prestazioni ambientali nel ciclo di vita e sul conseguimento degli obiettivi nel quadro di un sistema di gestione ambientale;
◼ incentivi basati sul miglioramento delle prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita, calcolate in base alla metodologia OEF, ove opportuno.
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Il prossimo futuro
• Seconda fase della sperimentazione europea sulla PEF/OEF
• Le stazioni appaltanti non sono tutte adeguatamente preparate apredisporre bandi con la piena implementazione del concetto di ciclodi vita, per questo il Ministero Ambiente avvierà a breve unprogramma di formazione sugli strumenti di LCA e LCC e sui CAM
• Inoltre, svilupperà una Banca Dati Nazionale di LCA, importante ancheper un futuro metodo armonizzato di calcolo delle esternalità
• L’approccio di ciclo di vita è applicabile anche agli aspetti sociali, ilmetodo è in fase di sperimentazione con il supporto di UnitedNation Environment
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Progetti pilota della Commissione Europea in materia di PEF -
Product Environmental Footprint:
* Batteries and accumulators* Decorative paints* Hot and cold water supply pipes* Household detergents* Intermediate paper product (JRC)* IT equipment* Leather* Metal sheets* Non-leather shoes* Photovoltaic electricity generation* Stationery (discontinued)* Thermal insulation* T-shirts* Uninterruptible Power Supply
Il prossimo futuro
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Futuri progetti pilota in materia di PEF - Product Environmental Footprint
• Beer, proposed by Brewers of Europe• Coffee, proposed by the European Coffee Federation• Dairy, proposed by the European Dairy Association• Feed for food producing animals, proposed by the European Feed Manufacturers' Federation• Fish for human consumption, proposed by the Norwegian Seafood Federation• Meat (bovine, pigs and sheep), proposed by the European Livestock and Meat Trades Union• Pasta, proposed by the Union of Organisations of Manufacturers of Pasta Products in the EU• Packed water, proposed by the European Federation of Bottled Waters• Pet food (cats & dogs), proposed by the European Pet Food Industry Federation• Olive oil, coordinated by CO2 Consulting S.L.• Wine, proposed by the Comité Européen des Entreprises Vins
Il prossimo futuro
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In particolare, un approccio basato su
concetti di life cycle thinking aiuta a
comprendere come ogni scelta fatta in fase
di progettazione abbia poi delle ricadute
nelle fasi di produzione (industrializzazione
ed acquisizione delle materie), di
distribuzione, uso (richieste energetiche,
manutenzione) e dismissione
(disassemblaggio e recupero).
L’ECODESIGN applica i concetti (3R) di:
◼ riduzione (R),
◼ riutilizzo (R),
◼ riciclo (R)
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A seguito dei risultati di un LCA o CFP è possibile avviare processi di miglioramento che
permettono di misurare i vantaggi ottenibili da varie opzioni stabilendo delle prioritàtra le diverse soluzioni, comparandole rispetto allo stato di fatto, mettendo poi in evidenza
potenziali e significativi vantaggi o svantaggi ambientali.
Ecodesign : alla base del miglioramento
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I principali criteri adottati per una corretta progettazione ecocompatibile riguardano quindi:
❑ la minimizzazione del consumo di materiali ed energia come input: ridurre consumi
di energia e dei materiali utilizzati senza compromettere l’aspetto funzionale; progettare
in un’ottica di macro-componenti integrando e riducendo il numero dei componenti e
creando un sistema-prodotto flessibile;
❑ la riduzione della tossicità e nocività delle risorse: eliminare ad esempio le
sostanze tossiche o dannose (SOC Analysis);
❑ L’utILIzzO di risorse rinnovabili, biocompatibili e locali: utilizzare dove possibile,
materiali ed energie che durante le fasi del ciclo vita dimostrino una riduzione di impatto
ambientale e delle emissioni di CO2;
“Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato”
Albert Einstein
❑ STANDARDIZZAZIONE, Uniformare materiali e componenti
impiegati nel prodotto sia in termini di struttura sia di
connessione tra le parti.
Ecodesign : alla base del miglioramento
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❑ L’OttImIzzazIONE della vita dei prodotti
attraverso una facile aggiornabilità e manutenzione
ed un’intensificazione dell’uso del prodotto :
progettare l’affidabilità e l’aggiornabilità,
limitare l’obsolescenza del prodotto, creare nell’utente
finale un’affezione al prodotto, progettare una serialità
differenziata ed intensificare l’uso
❑ una scarsa obsolescenza semantica e funzionale,
L’EStENSIONI della vita dei materiali:
utilizzare materiali riciclabili, rendere possibile il loro
recupero favorendo la riduzione degli scarti e delle
risorse necessarie e progettare il disassemblaggio in
modo da utilizzare materiali facilmente riciclabili
❑ DFD (Design for Disassembly): progettare lo
smaltimento del prodotto in modo da favorire il
recupero o riciclo dei suoi componenti.
Ecodesign: alla base della sostenibilità
I principali criteri adottati per una corretta progettazione ecocompatibile riguardano inoltre:
Termina presentazione
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE !
EQO SrlVia Dell’Abbadia, 8 – 40122 Bologna
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