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Brun F. Lucia
La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli
alunni stranieri
Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale
Ottobre 2007
Brun F. Lucia
Premessa
La presenza degli alunni stranieri è un dato ormai strutturale del nostro sistema scolastico che si segnala per le molteplici esperienze positive, ma che vive anche preoccupazioni legate al rischio che la concentrazione delle presenze straniere in singole scuole e territori possa portare ad una dequalificazione del sistema scolastico.
La scuola italiana risponde a ciò con professionalità ed un suo modello, puntando :
Sulle competenze degli insegnanti La creatività dell’autonomia scolastica La collaborazione con gli Enti Locali La formazione del personale, soprattutto i dirigenti
scolastici.
Brun F. Lucia
IL MODELLO ITALIANO PER LA SCUOLA INTERCULTURALE
Insegnare in una prospettiva interculturale significa assumere la “diversità” come occasione di apertura a tutte le differenze, risulta dunque necessario:
Evidenziare l’esperienza fatta dalla scuola finora Focalizzare i punti di forza che devono diventare
“sistema” Individuare le debolezze e affrontarle con nuove pratiche
e risorse Dare visibilità a nuovi obiettivi e progetti
Ciò non deve differenziare la scuola italiana da altre esperienze europee, ma calarla in un contesto strutturale di dati, scelte ed azioni che mirano all’inserimento scolastico e sociale dei minori immigrati.
Brun F. Lucia
ELEMENTI DI UNO SCENARIO IN MOVIMENTO
La presenza di alunni stranieri nella scuola è un fenomeno dinamico in una situazione di forte trasformazione sociale, culturale, di organizzazione scolastica.
I principali elementi di tale scenario sono: La globalizzazione L’europeizzazione e l’allargamento dell’Unione Europea La trasformazione nelle competenze territoriali (decentramento,
autonomia…) La trasformazione dei linguaggi nella comunicazione dei media La trasformazione dei saperi e delle connessioni tra saperi La riforma della scuolaTutto ciò che viene messo in atto a livello normativo, scolastico e sociale,
si richiama a 4 PRINCIPI GENERALI, espressione di molteplici dimensioni (personale, relazionale, culturale, socio-economica, organizzativa) che la questione migratoria coinvolge nel suo impatto con la scuola.
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I 4 PRINCIPI GENERALI
UNIVERSALISMO
SCUOLA COMUNE
CENTRALITA’ DELLA PERSONA
INTERCULTURA
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UNIVERSALISMO
L’assunzione di criteri universalistici per il riconoscimento dei diritti dei minori è stata introdotta fin dagli anni ’90 a partire da due elementi valoriali forti:
Applicazione delle norme previste dalla Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991
La tradizione della scuola italiana messa a punto già negli anni ’70.
Ciò ha significato riconoscere che: L’istruzione è un diritto di ogni bambino, considerato
portatore di diritti ed individuo in sé L’istruzione scolastica è un dovere che gli adulti
devono rispettare e tutelare Tutti devono avere pari opportunità di accesso,
riuscita scolastica e orientamento
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SCUOLA COMUNE La scuola italiana si è orientata da subito per un
inserimento degli alunni stranieri nella scuola comune all’interno di normali classi scolastiche, evitando la costruzione di luoghi di apprendimento separati.
Si tratta dell’applicazione concreta del principio dell’Universalismo e del riconoscimento di una valenza positiva della diversità intesa come risorsa.
Tale scelta non è messa in discussione da pratiche concrete di divisione in gruppi (per brevi periodi e per specifici apprendimenti) legati principalmente allo studio della lingua italiana.
Resta essenziale il riferimento alla L. 62/2000 che ribadisce i principi di libertà stabiliti dalla Costituzione.
Brun F. Lucia
CENTRALITA’ DELLA PERSONA
La pedagogia contemporanea è orientata alla valorizzazione della persona e alla costruzione di progetti educativi che si fondino sull’unicità biografica e relazionale dello studente.
Tale impostazione è presente: Nella L.30/2000 di riforma del sistema scolastico Nella Legge di riforma 53/2003 Nelle Nuove indicazioni nazionali per la scuola
dell’infanzia e per il primo ciclo dell’istruzione.Tale principio, valido per tutti gli alunni, rende centrale: L’attenzione alla diversità riducendo i rischi di
omologazione e assimilazione L’attenzione al carattere relazionale della persona
evitando un’impostazione individualistica esasperata Aiuta la scuola a riconoscere il contesto di vita dello
studente
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INTERCULTURA La scuola italiana sceglie di adottare la prospettiva
interculturale perché ciò significa: assumere la diversità come paradigma dell’identità
stessa della scuola nel pluralismo, per aprire l’intero sistema a tutte le differenze
una concezione dinamica della cultura La presa di coscienza della relatività delle culture la promozione del confronto e del dialogo. La via italiana all’intercultura unisce: La capacità di conoscere ed apprezzare le differenze, La ricerca della coesione sociale Una nuova visione di cittadinanza adatta al pluralismo
attuale per la costruzione di valori comuni e convergenti.
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LE 3 MACRO-AREE Sono state individuate 3 macro-aree che connotano il
modello di integrazione interculturale italiano. Esse individuano le seguenti azioni:
PER L’INTEGRAZIONE, intese come pratiche di accoglienza, di inserimento, di apprendimento dell’italiano come L2, la valorizzazione del plurilinguismo, le relazioni con le famiglie e l’orientamento;
PER L’INTERAZIONE INTERCULTURALE intesa come interventi mirati alle relazioni a scuola e nel tempo extrascolastico,alle discriminazioni e ai pregiudizi;
Relative agli ATTORI E ALLE RISORSE cioè inerenti alla dirigenza, all’autonomia e alle reti tra le istituzioni scolastiche, la società civile, il territorio, la formazione dei docenti e del personale non docente.
All’interno di queste 3 macro-aree sono state individuate 10 principali linee d’azione.
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LE 10 LINEE D’AZIONELe 10 linee d’azione individuate sono: Pratiche di accoglienza e di inserimento nella scuola Italiano seconda lingua Valorizzazione del plurilinguismo Relazione con le famiglie straniere e orientamento Relazioni a scuola e nel tempo extrascolastico Interventi sulle discriminazioni e sui pregiudizi Prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze L’autonomia e le reti tra istituzioni scolastiche, società
civile e territorio Il ruolo dei dirigenti scolastici Il ruolo dei docenti e del personale non docente
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1 - PRATICHE DI ACCOGLIENZA E DI INSERIMENTO NELLA SCUOLA
E’ il momento cruciale ai fini del processo di integrazione perché è in questa fase che si pongono le basi per un percorso scolastico positivo.Tale momento va condiviso e definito a partire dalle norme che lo regolano, che ne sanciscono i principi e ne indicano le modalità (DPR n. 394/1999; C.M. 24/2006 C.M. 93/2006 relativa alle iscrizioni per l’a.s. 2007-2008)
In questa fase vanno considerati i seguenti fattori: Conoscitivo: ricostruendo la storia personale, scolastica e linguistica
del minore straniero attraverso i documenti, i colloqui, la collaborazione con i mediatori linguistico-culturali,ecc.;
Amministrativo: sulla base degli elementi di conoscenza raccolti si definisce la classe o la sezione di inserimento più adeguata;
Relazionale: con la stipula di un patto educativo che coinvolga la famiglia straniera e accompagnando l’inserimento in classe del bambino
Pedagogico-didattico: attraverso la rilevazione dei bisogni linguistici e di apprendimento, le competenze ed i saperi già acquisiti e da qui elaborare un piano di lavoro individualizzato
Organizzativo: attuando dispositivi efficaci per apprendere, modalità e tempi dedicati all’apprendimento dell’italiano L2, individuazione delle risorse interne, condivisione delle procedure di accoglienza.
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2- ITALIANO SECONDA LINGUA
ORGANIZZATIVA mira a: Individuare modelli organizzativi Definire i ruoli dei facilitatori
linguistici, sia interni che esterni Prevedere strumenti di stimolo
alla creazione di reti di scuole ed il loro finanziamento
Elaborare materiali e strumenti, Erogare risorse da destinare alla
pubblicazione e diffusione di materiali di riferimento per le insegnanti,
Acquistare materiali per ital2
GLOTTODIDATTICA riguarda: La definizione di un modello di
competenza comunicativa di italiano di base (Italbase)
Individuazione dei problemi dell’italiano per lo studio (Italstudio)
La definizione dei diversi livelli di competenza che tengano conto del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue
L’elaborazione e diffusione di modelli operativi
La formazione di docenti di riferimento per le singole scuole
L’acquisizione e l’apprendimento dell’italiano rappresentano una componente essenziale del processo di integrazione. L’azione complessiva si articola in 2 tipi di attività:
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3- VALORIZZAZIONE DEL PLURILINGUISMO
IL PLURILINGUISMO NELLA SCUOLA
Va inteso nel sistema e come tale inserito
ripensando all’offerta generale delle LS ed includendo le lingue
parlate dalle collettività più
consistenti e presenti sul territorio
IL PLURILINGUISMO INDIVIDUALE
Come mantenimento della lingua d’origine, diritto di ogni uomo e
strumento fondamentale per la
crescita cognitiva dello studente.
Il plurilinguismo si sta sempre più diffondendo nella scuola e rappresenta un’opportunità per tutti gli alunni. L’azione riguarda:
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4- RELAZIONI CON LE FAMIGLIE STRANIERE ED ORIENTAMENTO
A. SCELTA CONSAPEVOLE DELLA SCUOLA
Le famiglie devono essere informate esaurientemente sul sistema formativo, sulle varie scuole e sulle loro peculiarità, per evitare decisioni non coerenti con le reali esigenze ed attitudini degli alunni stranieri.
B. COINVOLGIMENTO DELLE FAMIGLIE
NELL’ACCOGLIENZA
La scuola deve ascoltare e comprendere le specifiche condizioni della famiglia straniera, accoglierla e accompagnarla nella graduale integrazione nel nuovo contesto.
Viene riconosciuta come centrale la relazione con le famiglie immigrate, con particolare attenzione a 3 aspetti:
C. COINVOLGIMENTO ATTIVO E
CORRESPONSABILE DELLE FAMIGLIE
IMMIGRATE
Affinchè la conoscenza e la condivisione del progetto pedagogico porti ad un’alleanza pedagogica che valorizzi le specificità educative che concorrono alla formazione della persona.
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5- RELAZIONI A SCUOLA E NEL TEMPO EXTRASCOLASTICO
Una concezione dinamica della cultura risulta il terreno più favorevole per un approccio interculturale che:
Valorizzi la persona nella sua singolarità e peculiarità individuale
Riconosca l’altro nella sua diversità culturale, ma senza etichettare né assolutizzare l’appartenenza etnica.
La scuola deve: Rendere possibile lo scambio senza conflitto Mediare e favorire la socializzazione Aiutare alla costruzione identitaria di tutti gli alunni Favorire un clima di dialogo, ascolto e comprensione
profonda. La classe è il luogo di comunicazione e cooperazione per
eccellenza per questo è necessario predisporre misure di sostegno e specifici interventi didattici per raggiungere una stabile integrazione. I mediatori linguistico-culturali sono una risorsa importante in tutte queste relazioni
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6- INTERVENTI SULLE DISCRIMINAZIONI E SUI PREGIUDIZI
Spesso la presenza di immigrati nella scuola rende più evidenti fenomeni di ETNOCENTRISMO, che sottolinea la differenza tra il nostro gruppo e gli altri. Spesso si evitano i contatti e ciò fa si che si passi alla XENOFOBIA, la quale si basa solo su pregiudizi e stereotipi e non sulla reale conoscenza dell’altro.
L’educazione antirazzista può essere uno degli obiettivi all’interno dell’intercultura. Oggi più che mai si devono contrastare fenomeni come:
Antisemitismo Islamofobia Antiziganismo
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6a- EDUCAZIONE INTERCULTURALE COME “EDUCAZIONE ALLA DIVERSITA’”
AMPLIAMENTO DEL CAMPO COGNITIVO attraverso
La promozione della capacità di decentramento, per dimostrare la varietà di punti di vista al fine di organizzare lo scambio tra questi;
La ricerca di criteri condivisi di lettura della realtà
La sollecitazione di atteggiamenti di apertura e sensibilità verso la diversità
AGIRE SUL PIANO AFFETTIVO E RELAZIONALE attraverso
Il contatto La condivisione di
esperienze Il lavoro per scopi comuni La cooperazione
Essa deve tendere a svilupparsi su 2 DIMENSIONI COMPLEMENTARI:
Gli educatori sono chiamati ad uno sforzo di acquisizione di competenze, operando nel senso della “convergenza”, mirando cioè alla ricerca dell’inclusione, attuando un agire globale che elabori strategie di relazioni o curricoli volti alla difesa dei diritti umani, contro il pregiudizio.
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7- PROSPETTIVE INTERCULTURALI NEI SAPERI E NELLE COMPETENZE
Una prospettiva trasversale ed interdisciplinare è una soluzione rispondente alle esigenze dell’approccio ai temi interculturali fin qui presentati.Essa risponde alla necessità di lavorare sugli aspetti cognitivi e relazionali più che sui contenuti, evitando in tal modo:
L’oggettivizzazione delle culture La loro decontestualizzazione Il rischio di folklorizzazione e di esotismo. Va però pensato uno spazio curricolare specifico, concepito
nella forma di una nuova “EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA”. In tale ambito potranno essere integrati gli aspetti più propriamente interculturali.
Lo spazio per l’intercultura può essere considerato come una prospettiva attraverso cui guardare tutto il sapere scolastico e ripensando ai curricoli in questa nuova chiave che pone sull’apertura alle differenze,il fine dell’uguaglianza tra gli alunni e della coesione sociale.
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8- L’AUTONOMIA E LE RETI TRA ISTITUZIONI SCOLASTICHE, SOCIETA’
CIVILE E TERRITORIO
In questi anni le istituzioni scolastiche, attraverso le iniziative attuate hanno tracciato modalità organizzative/tipo di una scuola che accoglie, integra ed è interculturale.
Ciò è stato possibile anche grazie all’assunzione responsabile del concetto di autonomia e alla piena consapevolezza di dover educare ed istruire in una comunità cambiata, complessa arricchita di storie diverse e di bisogni specifici.
Contemporaneamente a ciò si è evidenziato il rischio di una “localizzazione dei diritti”, cioè in alcune parti il tema è stato assunto in maniera chiara e responsabile, attivando risorse e dispositivi mirati; in altri casi si sono avute risposte di tipo emergenziale e di scarsa qualità.
In merito alle possibili collaborazioni tra scuola e territorio si segnalano 3 necessità ed attenzioni.
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8a- TRE NECESSITA’ ED ATTENZIONI
I. Portare a sistema e diffondere la conoscenza delle situazioni positive e consolidate in termini di modalità di collaborazione interistituzionale,azioni realizzate, integrazione delle risorse,ecc. Uno strumento potente per ottenere ciò è rappresentato dalle RETI DI SCUOLE.
II. Collaborare insieme per prevenire fenomeni di concentrazione delle presenze straniere in una determinata scuola o plesso
III. Sottolineare che l’integrazione scolastica è una parte dell’integrazione complessiva e dunque scuola e territorio devono lavorare in maniera congiunta
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9- IL RUOLO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
• La scuola dell’autonomia attribuisce maggiore centralità alle risorse professionali del personale e rende strategica la funzione della dirigenza.
• A tal fine si rende necessaria una formazione mirata anche ad accrescere specifiche competenze gestionali e relazionali sia interne alla scuola, sia esterne (rapporti con il territorio)
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10- IL RUOLO DEI DOCENTI
Una rinnovata visione della formazione degli insegnanti mira ad una costruzione di tipo riflessivo della personalità dei docenti per renderli capaci di:
Aprirsi alla diversità, e Ripensare in modo intenzionale e critico al ruolo docente. Ciò significa formare insegnanti capaci di leggere l’intero
contesto scolastico sotto il segno della differenza, ma questo non basta. E’ necessario acquisire la competenza di gestire grandi questioni etiche, inerenti l’intercultura, affrontando i dilemmi dell’incontro –scontro di valori diversi con un impianto teorico forte ed esperienza critica evitando in tal modo un astratto universalismo (omogeneità) o un radicale relativismo(accentuazione delle differenze).
Per quanto riguarda la formazione va promossa la presenza di insegnamenti di pedagogia interculturale nelle facoltà Universitarie.
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10 a- IL RUOLO DEL PERSONALE NON DOCENTE
• Particolare importanza ha la formazione degli operatori scolastici amministrativi, tecnici ed ausiliari. Essi sono i primi interfaccia dell’istituzione, direttamente coinvolti in una organizzazione che affronta le esigenze complesse della diversità.Essi dovrebbero caratterizzarsi per un approfondimento di tipo autoriflessivo ed esperienziale.
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RIFERIMENTI NORMATIVI NAZIONALI
Negli ultimi 15 anni l’educazione interculturale è stata gradualmente definita anche in termini legislativi.
INIZIALMENTE è individuata come risposta ai problemi degli alunni stranieri. Si è disciplinato l’accesso al diritto allo studio, l’apprendimento della lingua italiana e la valorizzazione della lingua d’origine. (C.M. 8/9/1989,n.301)
In SEGUITO si afferma il principio del coinvolgimento degli alunni italiani in un rapporto interattivo con gli alunni stranieri (C.M. 22/7/1990,n.205). Questa, introduce per la PRIMA VOLTA il CONCETTO di EDUCAZIONE INTERCULTURALE, intesa come forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza. (pronuncia del C.N.P.I. del 24/3/1993.
Si individua l’Europa come società multiculturale e si colloca la dimensione europea nel quadro dell’ed. interculturale con riferimento al trattato di Maastricht e ai documenti della U.E. e del Consiglio d’Europa (c.M. 2/3/1994, n.73).
LEGGE sull’IMMIGRAZIONE N.40 DEL 6/3/1998, ART.36 sul valore formativo delle differenze linguistiche e culturali.
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1- RIFERIMENTI NORMATIVI NAZIONALI
D.L. 25/7/1998,n.286 Testo unico disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione di straniero. Questa legge pone attenzione sull’effettivo esercizio del diritto allo studio, sugli aspetti organizzativi della scuola, sull’insegnamento dell’italiano come seconda lingua,sul mantenimento della lingua e della cultura di origine, sulla formazione dei docenti e sull’integrazione sociale.
D.P.R. 31/8/1999,n.394 garantirà quanto sopra a tutti i minori stranieri, indipendentemente dalla loro posizione giuridica. Precisa inoltre che l’iscrizione scolastica può avvenire in qualunque momento dell’anno.
C.M.n.155/2001 azioni di sostegno al personale docente impegnato in scuole a forte processo migratorio; CCNL art.5 e 29 fondi aggiuntivi per scuole con una percentuale di stranieri superiore al 10% degli iscritti.
C.M.n. 160/2001 attivazione di corsi e iniziative per la formazione di minori stranieri e delle loro famiglie.
L. Bossi-Fini 30/7/2002 non ha cambiato le procedure di iscrizioneCNPI 20/12/2005 documento di analisi generale sul ruolo della scuola
nella società multicurale.C.M.,n. 24, 1/3/2006 quadro riassuntivo di indicazioni per l’organizzazione
di misure volte all’inserimento degli alunni stranieri.Circolare n.28, 15/3/2007 sugli esami di licenza del 1° ciclo di istruzione.
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La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione
degli alunni stranieriLo schema del documento
Brun F. Lucia
PRESENZA ALUNNI
STRANIERI
RISPOSTA DELLA SCUOLA ITALIANA CHE
PUNTA SU:
COMPETENZE DEGLI INSEGNANTI
COLLABORAZIONI CON GLI ENTI LOCALI
AUTONOMIA SCOLASTICA
FORMAZIONE DEL PERSONALE
PER UNA VIA ITALIANA ALL’INTERCULTURA DOVE
LA DIVERSITA’ E’ OCCASIONE DI APERTURA
ELEMENTI DELLO SCENARIO
GLOBALIZZAZIONE
EUROPEIZZAZIONE
RIFORMA DELLA SCUOLA
TRASFORMAZIONE
NELLE COMPETENZE TERRITORIALI
DEI LINGUAGGI
DEI SAPERI
TUTTO CIO’ SI RICHIAMA A 4
PRINCIPI GENERALI
UNIVERSALISMO SCUOLA COMUNE CENTRALITA’ DELLA PERSONA
INTERCULTURAAZIONI IN 3 MACRO AREE
PER L’INTEGRAZIONEPER L’INTERAZIONE INTERCULTURALE
RELATIVE AGLI ATTORI E ALLE
RISORSE
COME
Pratiche di accoglienza, di inserimento, di apprendimento dell’italiano come L2 La valorizzazione del plurilinguismo Le relazioni con le famiglie L’orientamento
COME
Interventi mirati alle relazioni a scuola e nel tempo extrascolastico Alle discriminazioni e ai pregiudizi
CIOE’
Dirigenza Autonomia Reti tra le istituzioni scolastiche La società civile, Il territorio La formazione dei docenti e del personale non docente
SONO LE 10 LINEE D’AZIONE
Brun F. Lucia
1- Pratiche di accoglienza ed inserimento
2- Italiano seconda lingua
3- Valorizzazione
del plurilinguismo
4-Relazione con le famiglie
straniere e orientamento
5-Relazioni a scuola e nel tempo
extrascolasticoper
6- Interventi sulle
discriminazioni e sui pregiudizi
7- Prospettive interculturali
nei saperi e nelle competenze
8- L’autonomia e le reti tra istituzioni
scolastiche, società civile e territorio
9- Il ruolo dei
dirigenti scolastici
10- Il ruolo dei docenti e del personale non docente
Momento cruciale che tiene conto di fattori:- conoscitivi- amministrativi- relazionali- pedagogico-didattici- organizzativi
2 tipi di attività
Organizzativaper
Individuare modelli Definire ruoli Prevedere strumenti Elaborare materiali Erogare risorse Acquistare materiali
Glottodidattica per
Definire modellodi competenza Individuare problemi Definire livelli di competenza Elaborare e diffondere Formare docenti
Riguarda:
Plurilinguismo nella scuola
Plurilinguismo individuale
Attenzione a 3 aspetti
Scelta consapevole
della scuola da parte delle famiglie
Coinvolgimento delle famiglie
nell’accoglienza
Coinvolgimento attivo e
corresponsabile delle famiglie
immigrate
Valorizzare la persona Riconoscere l’altro nella diversità Rendere possibile lo scambio Mediare e favorire la socializzazione Aiutare Favorire un clima di dialogo
contrastando
Antisemitismo Islamofobia Antiziganismo
2 dimensioni complementari
Ampliamento del campo cognitivo
attraverso
Agire sul piano affettivo e relazionale attraverso
Promuovere capacità di decentramento Ricerca di criteri condivisi Sollecitare atteggiamenti di apertura
Contatto Condivisione di esperienze Lavoro per scopi comuni cooperazione
Come educazione alla diversità
Prospettiva trasversale e interdisciplinare evitando:
Oggettivizzazione delle culture Lorodecontestualizzazione Folklorizzazione ed esotismo
Nuova educazione alla cittadinanza
3 necessità ed attenzioni
Portare a sistema e diffondere la conoscenza attraverso RETI DI SCUOLE
Collaborare per prevenire fenomeni di concentrazione
Lavoro congiunto tra scuola e territorio
•Funzione strategica Formazione mirata
docenti
Non docenti
Acquisire competenze adeguate Formazione
Formazione Approfondimento autoriflessivo ed esperienziale