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EOI de Soria Plaza Bernardo Robles, 3 42003 Soria Telefono 975228652 Dipartimento di Italiano
1ª Rivista d’italiano della EOI di Soria Nº1 Dicembre 2012
In questo numero parliamo di:
Com’è una nostra giornata tipo
Decalogo del buon alunno
Coordinatori:
Professoresse e lettore del Dipartimento di Italiano Redattori: Alunni di tutti i corsi Con la partecipazione speciale: Direttore della EOI di Soria, prof.ssa Ana Bravo, Vicky Verdet (Eoi Zamora)
Eccoci, finalmente, con il 1º numero della 1ª rivista del
dipartimento di italiano della nostra scuola. L’idea è nata dalla
necessità di creare una cosa nuova, una cosa unica e
caratteristica dove poter raccogliere i frutti del lavoro di
professori e alunni e di quanti vogliano partecipare. Si tratta di
un modo per far arrivare i nostri scritti oltre gli stretti confini
scolastici e poter così vedere che il nostro sforzo è stato in
qualche modo ripagato. In queste pagine troverete articoli,
temi, curiosità: e tutto sarà opera vostra. Non solo è un modo
per metterci in gioco e continuare a imparare l’italiano, ma sarà
anche un bel ricordo quando, un domani, ci ritroveremo tra le
mani questa rivista. Un ricordo di quest’anno passato insieme
uniti dalla stessa passione per la lingua e la cultura italiana.
Ringrazio tutti gli alunni che parteciperanno al nostro progetto,
la professoressa María José Gónzalez che ha approvato da
subito l’idea, il lettore Sergio Carbone per la sua disponibilità a
darci una mano, ma mi è doveroso ringraziare anche il
direttore della nostra scuola, la professoressa e ex alunna Ana
Bravo e gli studenti di altre EOI che invieranno il loro contributo
per arricchire le nostre pagine.
Sperando che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di
numeri sempre più interessanti e divertenti.
Buona lettura!
Prof.ssa e capo dipartimento di italiano
Raffaela Corsini
Uomini con(tro) donne
La parola al direttore
Es un orgullo para mí, y un
honor además, poder tomar la
palabra en la primera revista del
Departamento de Italiano. Diré, para comenzar, que la
idea de fundarla me parece excelente. Y sus objetivos,
importantes: informar, formar, entretener, motivar,
fomentar el conocimiento de la lengua italiana y el
acercamiento a su cultura, a su historia, a su
monumentalidad. También dar a conocer vuestras
actividades, opiniones y proyectos.
Las clases de italiano en esta EOI comenzaron en el
curso 1997-1998. Y fueron muy bien acogidas. La
lengua italiana, Italia, no necesitan presentación sino
conocimiento; afán por descubrir en su historia y su
cultura, las señas de identidad de un gran pueblo. Más
tarde conseguimos crear un espacio propio, pequeño,
pero suficiente, en el piso superior de las antiguas
Escuelas Públicas de Soria. Un lugar emblemático
para una lengua necesaria. Porque, si todas las lenguas
son necesarias, útiles y competitivas; si todas, como
reza el eslogan de nuestro Centro, “abren las puertas
del mundo”, mucho más la lengua de Roma, Florencia
y Venecia, la lengua de todas las expresiones artísticas
y culturales, la lengua de millones y millones de
personas que la utilizan cada día con orgullo.
Jesús Bozal Alfaro, Director
pag. 2
INDICE - Presentazione - La parola al direttore (in spagnolo) - Babel. L’italiano e l’inglese: mamma mia, che confusione! - Una bella città . Burgos . Soria . Alicante . Valladolid . Medina De Pomar . Alcorisa . León . Che città è? . Il mio paesino . La mia città - Un giorno comune . La vita quotidiana di un giovane universitario . La mia giornata tipo . Un giorno a Soria - Decalogo del buon professore e del buon alunno -Proverbiando… . Non tutto il male… . La donna che era lì . Tra moglie e marito… . Le bugie, si sa, hanno… . Tardi? Mare? . Moglie e buoi… -Dai nostri corrispondenti (Eoi Zamora) . Pensieri liberi -Italia contro Spagna . Differenze tra spagnoli e italiani . Spaghetti, pizza e mandolino -Cadavere squisito -Caro Thomas… -SMS in rima -Vincitori del concorso Lettera a Babbo Natale . 1º classificato: Elefante . 2º classificato: Galleta -Uomo e donna . Uomo e donna nella società . Rapporto tra uomo e donna: aldilà degli stereotipi -Il cammino di Santiago -Ricordi d’infanzia - Tempo libero e tecnologia
-Natale
in italiano, e tu devi parlare un po’ d’italiano e chiedere un macchiato, un espresso, oppure un caffè-latte. Quando sono tornata a parlare con la mia collega, le ho raccontato tutto, e le ho detto.
-“Guarda, ma io della tua lingua non ne ho idea, non so cosa scrivere. La lingua che io insegno è molto diversa da quella che tu parli, e tutti quelli che vogliono parlare l’inglese e l’italiano mischiano tutto, adesso smetto di cercare una bella idea e ti auguro buon natale”
- Ma, Anna, dai, non hai capito che l’italiano ha preso in prestito le parole dall’ inglese, e l’inglese dall’ italiano?
-E boh! –Ho detto- se tutte le lingue prendono in prestito parole da altre lingue non c’è bisogno di impararne tante.
E così ho deciso di continuare a studiare l’inglese per
imparare anche l’italiano, perché lo so che gli inglesi odiano
i paparazzi, ma a loro piace mangiare la pizza e anche gli
spaghetti!
Ana Bravo, ex alunna di italiano
Siccome la mia collega di lavoro mi ha chiesto di scrivere un piccolo articolo per la sua rivista per gli alunni della EOI, io ho cominciato a pensare… Per niente facile, perché ho pensato: io non parlo bene italiano, insegno inglese. E l’italiano e l’inglese non hanno niente in comune, il primo è una lingua latina, e l’altro è una lingua sassone. Parole italiane non ne conosco… perché quando sono andata in Italia a fare la baby-sitter, tutti gli italiani, parlavano un inglese strano per aiutarmi a capire meglio. Invece di parlare l’italiano con me, parlavano il proprio inglese, per farmi capire meglio e ad esempio mi raccontavano quanto cool e trendy erano i vestiti in fashion quest’anno e anche, invece di utilizzare i nomi dei vestiti italiani utilizzavano sempre, jeans, leggings, pullover e le t-shirt, e anche mi lasciavano utilizzare il mouse del loro computer per potere cercare su Internet o sul web di trip per conoscere l’Italia. E niente, io veramente ho visto questo sforzo tremendo che hanno fatto i miei amici per utilizzare l’inglese e così farmi sentire integrata. Lo so quanto è costoso per gli italiani imparare altre lingue, perché a Londra, se vuoi prendere un bel caffè, siccome il migliore caffè è italiano, loro hanno scritto i nomi dei caffè
Una bella città pag. 3
Burgos è la mia città e, per me, la città più bella del mondo.
È una città calda in State e fredda in inverno.
È molto turistica, con molti giardini e alberi.
Ha due fiumi, accanto dalle quali si può camminare.
Ha anche molte chiese ma la più bella di tutte è la cattedrale.
A mio parere, in Inverno è quando più bella è la città.
Vi invito a conoscerla.
Elvira, 2º basico
Soria è una città piccola, molto bella e
rilassante. Il fiume Duero è vicino alla città.
L´acqua è fredda. C´è una bella Chiesa “San
Saturio” accanto al fiume. Soria ha molte
chiese belle e antiche, ma ha anche due chiese
nuove.
L´inverno è lungo e freddo. C´è spesso la
neve in inverno. L´estate è breve.
Ci sono molti giardini grandi e verdi con molti
alberi e panchine dove le persone si siedono.
La collina “Santa Ana” è vicina alla città. C´è
un monte, Valonsandero, accanto Soria, dove i
soriani vanno molto.
La squadra di calcio di Soria è il Numancia.
Ci sono due feste a Soria: San Sarturio e San
Juan. San Juan è molto divertente.
Sara, 2º basico
Io sono nata a Alicante, una città vicino al mare quasi sempre soleggiata.
La mia casa é un pó lontana dal mare, ma si puó andare a piedi.
Per arrivare fino al mare, da casa mia, dobbiamo attraversare due strade e dopo girare a destra. Continuare fino un parco e
girare à sinistra, dopo andare lungo la strada e infine girare a destra una altra volta quando sono arrivati alla porta.
La casa della mia nonna é di fianco alla mia. Sopra la sua casa, c’è una accademia dove studio tedesco.
Vicino il mare, ci sono due centri commerciali dove ci sono molti ristoranti di touto il mondo: Giapponese, tedesco, francese,
spagnolo...
La spiaggia que preferisco si chiama El postiguet. Non si puó andare a piedi perche é molto lontana. Dentro il mare c’è un
toboggan per touti.
Davanti alla spiaggia, si trova il mio ristorante favorito. É un ristorante dove si può mangare cibi di touto il mondo, quella que
preferisco é il giapponese.
La mia cittá ha molti parchi dove si può giocare, sedersi per parlare, ballare quando c’èla orchestra, fare lo sport, sonare la
chitarra...
C’è una stazione ferroviaria tra la spiaggia e la mia casa.
Quello que preferisco della mia cittá é il sole e poterre passeggiare lungo la spiaggia.
Deyanira Peris Comino, 2º basico
pag. 4
Valladolid è stata la città più bella del mondo con molti palazzi e castelli ma ora non c’è quasi nessuno. Tuttavia, ci sono altri edifici importante vicino al centro. Per esempio, nella piazza principale sta il Consiglio, davanti al quale, ci sono molti edifici con appartamenti. Prima, nella piazza, cérano alcuni alberi. Dietro il Consiglio sta la piazza della Rinconada, dove si trova l’ufficio postale.
Un’altra cosa importante a Valladolid sono le chiese. Le principali sono la cattedrale accanto alla chiesa Vecchia, la chiesa de San Benedetto vicino al Consiglio e la chiesa di San Paolo, lontana dal centro.
Due fiumi attraversano la mia città: il Pisuerga e il Esgueva.
Valladolid non è molto grande ma si può trovare tutto quaello che è necessario.
Pamela, 2º básico
Ti voglio descrivere la piccola città dove abito. Medina
de Pomar é situata nell nord di Burgos. La piazza
centrale ha molti alberi e panchine e ha anche una
struttura per riprodurre musica. Intorno alla piazza c’è
un albergo chiamato “Hostal Merindades” e accanto
all’ospedale c’è una grande Chiesa. In un’altra parte c’è
un castellode 1000 anni. Vicino al castello c’è il
munizipio con una piccola piazza che ha una bella
fontanain mezzo. In centro ci sono molti strade con i
bare e i caffe, i bancomat e la farmacia. Per finire, nella
periferia ci sono l’ospedale e la scuola.
Eva, 2º básico
Io abito in una piccola città, Alcorisa, nel nord di Teruel.
Nel centro della città si trova una piazza molto grande. In
questa piazza ci sono molti bar. Di fronte, si trova una chiesa
e vicino c’è un parco.
Un po’ lontano dal centro, c’è un altra piazza. Sulla piazza c’è
una bella fontana e vicino a questa piazza si trova la farmacia
e il supermercato.
La scuola della mia città è molto lontana dal centro ma vicina
a un altro parco.
Anche, la piscina è lontana ma noi andia spesso.
Elsa, 2º básico
Medina de Pomar
La mia bella città: Valladolid Io sono nato a Valladolid, capoluogo della regione di Castilla y León. È una piccola città, ma ha di tutto. Il mio quartiere
si chiama La Rondilla, è situato nella parte nord della città, un quartiere popolare con i lavoratori di diverse nazionalità.
Accanto al mio quartiere si trova il fiume Douro. C’è un enorme parco chiamato Ribera de Castilla dove la gente va a fare
una passeggiata, fare jogging, abbronzarsi e incontrarsi con gli amici. Vicina alla mia casa è la Piazza San Pablo, una
delle attrazioni più popolari di Valladolid. Tra il parco e la Piazza San Pablo è il mio instituto dove ho studiato comercio e
marketing. In questo momento c’è un festival di cinema, “la Seminci”. Per la città passano registi e attori da tutto il
mondo, che vengono dal Giappone all’Argentina, e ci sono film in tutte le lingue. Devi presto venire per visitare!
Fernando M, 2º básico
La mia città si chiama Valladolid e si trova in Castilla e Leon.
Non è una città molto grande. Abito vicino alla stazione dil
treno. Dove abito ci sono anche molti studenti, perché c'è
vicino una grande biblioteca. Non abbiamo mare, ma alcuni
chiamano "La spiaggia" al ruscello dil fiume.
C'e molto traffico per la strada. C'è un bel parco per fare una
passeggiata che si chiama "El parque grande".
Ci sono molti monumenti che ti raccomando di andare a
vedere.
Spero che tu venga qualche giorno e possa vederlo con i tuoi
occhi.
Javier, 2º básico Leòn: Viaggio alla città dei leoni
Vengo da León, una città non molto grande ma molto
bella. Ci sono tantissime cose da vedere e luoghi da
visitare a León...! Monumenti, piazze, giardini immensi...
La mia via preferita è «La Calle Ancha», sempre vivace,
con musica di strada spesso e con moltissimi negozi con
cose molte diverse. Fuori della «Calle Ancha» si trova la
cattedrale, è un po’ lontano ma vale la pena. La
cattedrale è maestosa e imponente fuori e dentro. Ha
centinaia di finestre dai vetri colorati. Accanto alla
cattedrale ci sono negozi con prodotti tipici della zona.
Credo che è il distintivo, il simbolo più caratteristico della
città. Inoltre, è un luogo perfetto per una passeggiata
(con amici, la tua famiglia o il tuo fidanzato o fidanzata)
o semplicemente, per rilassarsi in una delle tantissime
panchine che ci sono, o mangiare qualcosa.
Fernando R., 2º básico
La mia città è grande ma allegra e tranquilla. C’è una
cattedrale vicino al centro, in cui la gente va a prendere
una o due birre. Dietro questo quartiere, ci sono le
discoteche. Lontano dal centro, tra la biblioteca e
l’auditorium c’è un grande fiume. Sopra questo fiume ci
sono tre ponti. E davanti al fiume e su una collina c’è un
grande parco. I bambini giocano sotto i grandi alberi. Nel
centro del parco c’è una fonte dove i pesci nuotano.
Questi luoghi sono lontani della mia casa. Abito fuori della
città, accanto all’ospedale. Per arrivare alla mia casa, devo
prendere l’autobus, che va lungo la città fino alla mia casa.
Sandra, 2º básico
Il mio paesino è piccolo, semplice e bello. Ha un grande fiume, con un ponte di pietra, ponte medievale di sedici arcate. Lungo il fiume ci sono molte varietà di alberi e uccelli. Nel mio paesino ci sono anche due belle chiese molto antiche e un vecchio castello. Ci sono pure molte persone simpatiche e ospitali. Inoltre, c’è vino di qualità, con denominazione di origine controllata. D'altra parte, la mia casa si trova nel centro storico. È grande perché ha due piani, benché non è lussuosa. Possiede quattro camere da letto e dispone di due bagni. È molto luminosa durante tutto l'anno. Io posso osservare le due chiese dalla mia camera. Questo è un privilegio. La mia amica Teresa è gentile e gestisce un delizioso e piccolo agriturismo. È economico e il prezzo include la prima colazione. Ha poche stanze, ma questi sono doppie e grande. Tutte le stanze sono dotate di TV, riscaldamento, bagno in camera e balcone con vista verso un parco verde. Non hanno frigobar perché nella la casa c’è un soggiorno con camino, cucina e tutte le attrezzature.
Blanca, 1º básico
pag. 5
La mia città
La mia città è bella, centrale e
fredda. Ci sono molti monumenti,
c`è un bel parco chiamato
“Campo Grande”, è accogliente,
ci sono animali e alberi.
La mia città ha una spiaggia, ma
non l´acqua del mare: è l’acqua
dolce del fiume Pisuerga.
Marina A., 1º básico
La mattina di solito mi sveglio alle sette meno un
quarto circa, ma davvero mi alzo alle sette. Faccio la
doccia, mi vesto con calma e faccio colazione (pane
con burro e un bicchiere di latte o altri giorni, cereali).
Dopo mi lavo i denti e vado all’ università. Sto quattro
o cinque ore, ma questo dipende dei giorni perché
spesso sto sei ore. Più tarde, ritorno alla residenza e
mangio velocemente perché ho molte cose per fare.
Quando ho finito i compiti, ascolto musica e mi rilasso,
ma a volte preferisco navigare su Internet, leggere un
buon libro o fare una breve passeggiata,
semplicemente. Martedì e giovedì vado a EOI,
(quest’anno studio il secondo livello di Italiano), ma
questa settimana non posso perché frequento un
corso di sottotitolaggio. Alle sette ritorno da scuola.
Sono stanco...! Alla sera ceno nella mia residenza con i
miei compagni e parliamo della nostra giornata. Dopo,
vado in camera mia. Prima di andare a letto prendo il
mio computer per guardare la posta elettronica e
scrivo alcuni e-mail per i miei amici stranieri.
I fine settimana sono un po’ differenti. Anche sabato
mi alzo presto perché in questo momento frequento
un corso di linguaggio dei segni nella Croce Rossa.
Dopo il corso mangio fuori, in un ristorante carino e
riposo il resto della giornata. Domenica mattina mi
fermo in camera per fare tutti i compiti. La sera faccio
un giro al centro commerciale o vado al cinema per
vedere un film, ma adesso è troppo caro e così, vado a
palestra della mia residenza o leggo il giornale con un
cappuccino.
Fernando R, 2º basico
La vita quotidiana di un giovane universitario.
LA MATTINA
Mi sveglio alle 7,15 mi alzo, mi lavo i denti e
faccio la doccia, poi faccio colazione. Vado al
lavoro alle 8, di solito vado in macchina. Alle 10
prendo un caffè al bar e torno al lavoro alle 11.
Lavoro fino alle 15.
Il fine settimana mi alzo alle 10, dopo la
colazione, sabato, vado a fare la spesa con mia
moglie, poi andiamo al bar per prendere
l’aperitivo prima di pranzare. La domenica vado
a casa della mia mamma prima di prendere
l’aperitivo.
IL POMERIGGIO
Alle 15,15 pranzo e poi vado alla Scuola di
Lingua per imparare l’italiano, il lunedí e il
mercoledì delle 5 alle 6, e il martedì e il giovedì
delle 5 alle 6 meno 20. Poi, quando arrivo a casa
mia, sempre apro l’e-mail e spesso faccio i
compiti e navigo su internet.
Sabato sera faccio una siesta e poi, a volte vado
allo stadio per vedere una partita di calcio. Se
non c’è calcio, esco al bar con i miei amici. La
domenica con mia moglie andiamo al cinema,
se no, facciamo una passeggiata per la città.
LA NOTTE
Quasi sempre ceno alle 9, poi guardo la TV e se
non mi piace il programma, leggo un libro Non
vado mai a letto prima di mezzanotte.
Bernar, 2º basico
pag. 6
Di solito mi sveglio alle sei e mezza per fare yoga prima di
andare in università.
Dopo avere fatto esercizio fisico, faccio la doccia, mi vesto
(non mi trucco mai) e prendo la prima colazione.
Poi, vado a l’università con i miei compagni, dove studio
traduzione di Inglese e Tedesco.
Qualche volta ritorno a casa alle due, altre volte a
mezzogiorno, ma quando arrivo presto, posso studiare un po’
prima di mangiare.
Quando sono arrivata alla residenza, mangio con i miei amici.
Poi mi lavo i denti e faccio la siesta se sono molto affaticata.
Il pomeriggio faccio i miei compiti e, se ho tempo libero,
guardo un film, leggo... Ma, per rimanere sveglia ho bisogno
di un caffè!
Due volte alla settimana vado in palestra per fare aerobica
con un’amica dalle otto e mezza alle nove e mezza.
E due o tre volte alle settimana (martedì, giovedì e qualche
volte venerdì) hanno lezione di Italiano.
Dopo avere fatto tutto, vado spesso passeggiare con il mio
ragazzo per conoscere Soria.
Alle otto e mezza ceno sempre (meno il lunedì e il mercoledì;
perche devo andare in palestra, cosicché ceno alle dieci).
Poi guardo la TV, studio o leggo prima di andare a letto.
Deyanira, 2º basico
È difficile per me scegliere una giornata tipica
perché tutti i giorni sono differenti ma per fare
questa redazione penso che descrivere un lunedì
può essere un buon esempio.
I lunedì mi sveglio alle otto sebbene, a volte, non
mi alzo fino alle otto e un quarto. Mi vesto, mi
metto le scarpe, mi lavo la faccia e i denti, e
faccio il letto. Dopo preparo lo zaino e vado in
cucina per fare colazione. Più tardi vado
all’Università a piedi. Devo essere lì dalle nove a
mezzogiorno. Generalmente, dopo avere finito le
lezioni, ritorno a casa con i miei amici ma, qualche
volta, noi andiamo al bar per prendere un panino
e qualcosa da bere.
Pranzo alle tre, più o meno, e poi faccio i compiti
perché alle sette ho lezione di conversazione
d'inglese fino alle otto oppure alle otto e mezza.
Quando arrivo a casa verso le nove, sono molto
stanca. Ceno e, mentre leggo un po’ un libro nel
computer, chiamo mio padre per telefono. Poi mi
lavo i denti e vado a letto perché i martedì devo
alzarmi molto presto.
Pamela, 2º basico
Ti voglio descrivere com’è la mia giornata qui a Soria. La
mattina comincia per me di solito alle sette e quindici minuti.
Prima mi sveglio e faccio una doccia. Dopo faccio la colazione
con le mie compagne d’appartamento e vado all’università dalle
otto all’una.
Dopo essere tornata dall’università, il pomeriggio, faccio il
pranzo anche con le compagne. Dopo, se è martedì o giovedì,
vado alla scuola di lingue per imparare italiano dalle cinque alle
sette e quaranta, se no, esco con gli amici qualche volta. Anche
due volte al mese vado alla scuola per una lezione extra. Poi,
torno all’appartamento per studiare e fare i compiti.
La sera ceno e guardo la TV o leggo un libro. Alcune volte
vediamo anche un film. La notte vado a letto a mezzanotte ma
se è fine settimana andiamo a letto più tardi perché, di solito,
facciamo festa. Alcuni fine settimana prendo invece l’autobus e
vado alla mia casa con la mia famiglia.
Eva, 2º básico
La mattina mi sveglio quasi sempre alle sette e mezza, faccio la colazione (sempre un bicchiere di latte e un altro di succo d’arancia), mi vesto e mi metto le scarpe, mi lavo i denti e poi vado all’ università alle nove. Là, più tardi, vado spesso con i miei compagni a prendere un caffé o uno spuntino e presto ritorniamo a lezione. Alle due sono quasi sempre al residence per mangiare. Ci vogliono quindici minuti per arrivare a piedi. Non cucino mai, ma tutti dobbiamo sparecchiare la tavola. Dopo, raramente mi riposo però faccio sempre i compiti o vado a lezione di qualcosa. Di notte arrivo al residence alle nove e ceno. Dopo avere cenato mi spoglio. Finalmente mi posso riposare! Faccio ancora un po’ di compiti e infine vado a letto.
Sandra, 2º básico
pag. 7
1.- Sii giusto con tutti gli studenti.
2.- Ricordati che ci sono altre materia è non solo la tua.
3.- Devi rispettare il limite di tempo per correggere gli esami.
4.- Arriva presto alle lezioni.
5.- Spiega chiaramente.
6.- Non fare paura per essere rispettato.
7.- Prepara le lezioni.
8.- Ascolta i suggerimenti degli alunni.
9.- Non ti arrabbiare per niente.
10.- Tieni conto che tutti possono fare errore.
1. Non arrivare tardi alle lezioni
2. Fa tutti i giorni i compiti
3. Ascolta il tuo professore
4. Sii gentile con i tuoi compagni
5. Metti il tuo telefonino in silenzio
6. Non mangiare alle lezioni
7. Rispetta gli altri compagni
8. Non parlare spagnolo
9. Non rubare le parole ai compagni
10. Studia la lezione prima di andare alle lezioni
Alunni 2º básico
pag. 8
Quella mattina la sveglia non aveva suonato. L’avevo
programmata per le sei e mi ero svegliata alle sette e tre
quarti. Era la prima volta che succedeva. Che sfortuna!
Proprio quel giorno in cui avevo un appuntamento
importantissimo alle nove. Da che ero stata licenziata
dalla ditta in cui lavoravo avevo cercato lavoro per
parecchi mesi e finalmente, mi avevano chiamato per un
colloquio. Ero speranzosa. Magari tutto andasse bene e
mi assumessero. La segretaria che mi aveva telefonato
mi aveva consigliato di essere molto puntuale se volevo
ottenere quel posto. Se non mi preparavo in fretta sarei
arrivata in ritardo! Mi vestii in cinque minuti. Scesi le
scale quasi volando, ma giusto nell’ultimo gradino uno
dei tacchi delle mie scarpe si è rotto. Sono caduta, e mi
sono fatta male alla caviglia. Credevo che non fosse una
distorsione perché il dolore era leggero, sicché ritornai a
casa per mettermi un altro paio di scarpe e uscii un’altra
volta. Ero nervosa, non sapevo se ce l’avrei fatta ad
arrivare in tempo. Nella stazione mi sono accorta che
avevo perso il treno, e con esso la possibilità di
raggiungere un lavoro di cui avevo molto bisogno. Cosa
fare? Pensai che la cosa migliore sarebbe stata quella di
prendere un taxi, ma non trovavo nessuno. Alla fine sono
riuscita a prenderne uno. Quando giunsi a destinazione,
alle dieci di mattina circa, quello che vidi era dantesco. Il
mio colloquio era all’ottantesimo piano della torre nord
del World Center di New York. Era l’11 settembre 2001.
Avevo salvato la vita. Non tutto il male vien per nuocere.
Ana, 2º avanzado
La donna che
non era lì La settimana scorsa ho visto al telegiornale una notizia che raccontava la storia di una donna spagnola, Alicia Esteve, la quale raccontava la sua esperienza come sopravvissuta della tragedia dell’11S alle Torri Gemelle di New York come se fosse un'altra donna, Tania Head. Per sei anni questa donna era passata attraverso vari programmi televisivi, giornali, ecc., era diventata famosa e riscosso la simpatia di tutti. È venuta anche a presiedere un'associazione delle vittime dell'11 settembre. Ma si sa, le bugie hanno le gambe corte, e gradualmente le dichiarazioni sul suo passato hanno sollevato sospetti di alcuni giornalisti del New York Times che hanno scoperto tutto. La storia è stata mostrata in un documentario del National Geographic “The woman who wasn’t there” (la donna che non era lì).
Carmen, 1º avanzado
Due mesi fa Maria mi ha telefonato. “Ci siamo lasciati” e ha cominciato a piangere. Mezz’ora dopo era a casa mia per raccontarmi tutto. “Da quando ci siamo sposati litighiamo molto spesso, ma questa volta è stata diversa” Mi ha detto che Paolo è tornato ubriaco a casa venerdì dopo il lavoro e che non era la prima volta; che ha cominciato a gridare come un pazzo e a rompere tutto” Era tanto nervosa che le ho proposto di passare la notte a casa mia. Il giorno dopo Maria e Paolo erano di nuovo insieme come se nulla fosse successo e da quel momento Paolo, il quale consideravo un vero amico, non mi parla più. Adesso non dimenticherò il proverbio: “Tra moglie e marito non mettere il dito”.
Cristina, 1º avanz
pag. 9
La piccola Noemi, non sapeva ancora che "le bugie
hanno le gambe corte", era andata con sua mamma a
fare spesa, a lei piaceva tantissimo soprattutto perché
finiva sempre per comprarle qualcosa di buono per fare
merenda.
Quella volta, la mamma aveva tanta di quella fretta che
non si era fermata come sempre, nel posto che più
desiderava Noemi, per cui questa piccola bambina, senza
pensare un attimo si prese una borsa di patatine, senza
che sua mamma se ne accorgesse. Una volta fuori dal
negozio, la bambina, molto sfacciata, si prese la busta di
patatine. La mamma le chiese da dove fosse uscita quella
busta me lei rispose: L’hai comprata tu”. La mamma,
arrossendo al sentire quella bugia, rifece a sua figliA la
domanda, ma lei ripetè la stessa bugia. Dopo tre volte la
piccola riuscì a confessare, tra i pianti, il furto, per cui
finalmente la mamma le disse: " Peccato confessato è
mezzo perdonato"
María, 2º avanzado
"Meglio tardi che mai"' diceva lui mentre metteva a posto i suoi libri sullo scaffale. Io lo guardavo muta; erano più di cinque anni che cercava di finire l’universita', sembrava si fosse arreso. Non mi aveva mai dato retta, per cui io non ero nessuno per dargli un consiglio, a meno che lui non me ne chiedesse uno. Magari scompare dalla sua mente questa maledetta idea, comunque sia "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".
María, 2º avanzado
A casa mia io da sempre ho ascoltato quello di moglie e buoi dei paesi tuoi. Credo che fosse il mio nonno il primo che mi lo disse tanti anni fa, quando da piccolo facevamo insieme quelle passeggiate in campagna. “Figliolo” - diceva – “non dimentichi mai questo bel proverbio”. Lui lo diceva convito e la sua convinzione era la convinzione di quello che aveva ascoltato i suoi genitori lo stesso messaggio. Ma un giorno in un piccolo paesino della costa adriatica sulla spiaggia ho conosciuto Tatiana, una dea bionda de origine russo. Una ragazza alta, bella e bionda, de grandi occhi verdi, e, quindi, l’amore ha attecchito. É quello que ho aveva ascoltato da piccolo, il vecchio proverbio, diciamo, familiare ha sfumato come la rugiada dal mattino quando esce il sole.
Jaime, 2º avanzado
pag. 10
Quando uno conosce Paola, impara che esistono due tipi di
italiani: quelli che indossano le mutande D&G e i siciliani.
--------------------------------------- Perché te ne vai in Brasile?- Lui mi rispose che aveva bisogno
di sentirsi libero. Che non sopportava il freddo in inverno e che
il suo corpo tremava in assenza di sole. Ogni ottobre cercava
una destinazione per allontanarsi dal freddo alla ricerca di se
stesso.
--------------------------------------- Rita parlava benissimo spagnolo, non sembrava leccese. Infatti,
tutti dicono che se l’operazione di cambio di sesso fosse stata
gratuita in Italia, lei avrebbe scelto di diventare uno spagnolo. ---------------------------------------
Mi porti al mare?- Gli proposi di andare al fiume ma lui mi
disse che i bambini di fiume sono tristi. I bambini non lo sanno
ancora perché sono piccoli, ma quando saranno grandi,
invidieranno i bambini di mare perché non si sentiranno mai
liberi quanto loro.
--------------------------------------- Da quando sono stata ad Avellino a trovare Marianna è
diventata la mia sorellina. Mi manchi tantissimo tesoro...
--------------------------------------- Vieni a vedere il tramonto?- Lui mi portava fuori dalla città
perché né gli edifici, né le il consumismo, né lo smog
permettevano a nessuno di vedere più lontano del proprio naso.
Senza i pistacchi, i tramonti non sarebbero stati gli stessi.
--------------------------------------- Biondissima, altissima, discretissima. Avevo la certezza che
fosse una svizzera che si fingesse italiana. Infatti io credevo di
avere un accento migliore del suo. Quel giorno conobbi la mia
prima veneta. Fu allora che capii che tutte le mie lettrici erano
nate dal Po in giù. Anzi, l’immigrazione italiana in generale. ---------------------------------------
Gli chiesi perché ci rimanesse. Mi rispose che più aveva cercato
all’estero e più era convinto del posto dove voleva vivere. A
casa sua aveva tutto quello che lo rendeva felice. Lì nell’isola si
sentiva libero insieme al sole, al mare e al tramonto.
Vicky Verdet, 1º intermedio Eoi di Zamora
Pensieri liberi
pag. 11
Gli stereotipi sui diversi paesi e culture sono sempre esistiti. L'immagine che noi spagnoli abbiamo riguardo agli italiani è a volte distorta, come quella che gli italiani hanno sugli spagnoli. Degli italiani si pensa che mangino soltanto pizza e pasta e che solo in Italia si sappia fare al dente, che si beva sempre caffè e si mangino i migliori gelati nel mondo. Si crede che tutti siano appassionati di calcio e tifosi di qualche squadra e che si vestano alla moda anche se a volte indossano la tuta e portano degli occhiali da sole enormi. Per quanto riguarda il modo di essere si pensa che siano persone aperte, amichevoli e allegre. Gli uomini hanno la fama di essere farfalloni, appassionati, sicuri di se stessi e un po' pesanti. E le donne di essere belle ed eleganti e tra le migliori mamme nel mondo. I giovani italiani sono molto attaccati alla famiglia e buona colpa ce l'hanno le famose mamme italiane. Il carattere mi ricorda un poco quello degli spagnoli e penso che di tutti i popoli europei gli italiani siano quelli più affini agli spagnoli. Siamo socievoli e allegri ma anche chiassosi e festaioli rispetto agli altri europei. A questo punto gli italiani sono conosciuti per non saper fare la fila e gli spagnoli per arrivare in ritardo agli appuntamenti e fare la siesta. Infine siamo due culture con elementi comuni ma molto differenti tra di noi. Per esempio gli orari e il cibo.
CRISTINA, 1º avanzado
La Spagna e l´Italia sono due paesi che hanno molte cose simili: tutte
e due sono europei, sono bagnati dal mar Mediterraneo; la dieta è
basata sulla carne, il pesce, la verdura, l´olio... Ma abbiamo anche
molte differenze soprattutto nel livello culturale.
Gli italiani sono più espressivi degli spagnoli, usano moltissimo i gesti
per accompagnare le loro espressioni. Il suo linguaggio corporale attira
la nostra attenzione.
Usiamo gli stessi prodotti d´alimentazione però loro mangiano più
pasta che verdura; noi spagnoli non mangiamo spesso la pasta ne la
cuciniamo come loro.
Un´altra cosa che fanno in modo diverso è guidare la macchina: è
come se i segnali stradali non esistessero! Qui siamo più tranquilli degli
italiani e le città sono meno frenetiche.
Fisicamente siamo simili: abbiamo quasi la stessa altezza, la pelle
abbronzata e abbiamo i cappelli bruni.
Un altro stereotipo italiano è la mafia, ma più che uno stereotipo è
una realtà che muove tutti i settori dell´economia, la cultura, lo sport e
perfino la politica.
Ana, 1º avanzado
- Se questa notte nevica, ti chiamo per dirtelo
- Se tu mi amassi almeno un po´, sarei infelice
- Se avessi potuto andare all´opera, avrei fatto la chiamata
- Se ho tempo libero andrò al mare.
- Se avessi più tempo passerei a prenderti.
- Se fossi stata spagnola sarei diventata una cantante di successo.
- Se avrò fame, faremo una bella passeggiata.
- Se vincessi alla lotto, leggerei molti libri.
- Se avessi dormito meglio, avrei voluto ballare flamenco.
- Se farà bel tempo domani non andrò al lavoro.
- Se vedessi la partita sabato, potremmo anche andare in viaggio insieme.
- Se avessi avuto tempo per imparare musica, avrei visto Paolo e chiara.
pag. 12
. Ciao Thomas, mi chiamo Amador, sono spagnolo e abito a Soria. Mi piace la “formula 1”. Sono biondo e magro. Non sono molto chiacchierone ma mi piace la fiesta. Scrivimi presto. Ciao!
. Ciao, sono Teresa, abito a Soria, in Spagna. Mi piace molto parlare italiano. Puoi parlare con me
questo fine settimana? Ciao, Teresa
. Ciao Thomas, sono Ana Belén. Sono spagnola di Soria, una piccola città. Sono alta e magra, chiacchierona e
un po' invadente. Ciao e scrivimi presto! =)
. Ciao Thomas, Io mi chiamo Vanessa. Io sono Spagnola, di Soria, ma abito a Salamanca. Sono nutrizionista e
lavoro tutta la settimana ma sono libera nel fine settimana. Ciao!, scrivimi presto!
. Ciao, mi chiamo Rubén, sono Spagnolo di Madrid, ma abito a Soria. Come va? io sono felice. Ho 27 anni e
ho lavoro. Ho i capelli scuri e sono magro. Quanti anni hai? Ciao, e scrivimi presto!
. Ciao, mi chiamo Esther. Sono spagnola di Soria. Sono giovane e simpatica. Sono molto sognatrice e
allegra. Sono un po' riservata. Scrivimi presto!
. Ciao, mi chiamo Diego! Abito a Soria ma sono di Valladolid. Studio Traduzione nell'università di
Valladolid. Sono attivo, goloso, bruno e magro. Anche io sono libero nel fine settimana. Ciao e scrivimi!!
Alunni 1º básico
A causa della mia professione ho adottato
una risoluzione: tutti devono leggere un
romanzo sull'amore, la vita e il pranzo.
Carmen, 1º avanzado A causa della mia nobile professione ho perso il treno e sono ancora alla stazione
Ti chiedo amico di non abbandonarmi, nel pub più vicino potrai incontrarmi
Cristina, 1º avanzado
Alunni 1º e 2º avanzado
Non importa chi tu sia, né il posto in cui ti trovi:
ogni momento è buono per leggere!
pag. 13
Egregio Signor Babbo Natale,
sono un embrione di una elefantessa africana, e
vivo nel suo grembo da quasi due anni. Mi manca
molto poco per nascere e per vedere finalmente la
luce solare.
Scrivo perché voglio chiederle alcuni desideri:
In primo luogo, vorrei dire che voglio uscire di qui il
più presto possibile, perché ho molta voglia di
conoscere i miei genitori e i miei fratelli, davvero.
In secondo luogo, potrebbe ridurre leggermente la
dimensione delle mie orecchie? Mi stanno
schiacciando nel piccolo spazio dove abito. Non
capisco perché il mio naso è così grande. Non ho
mentito mai, io sono un elefante buono.
E per ultimo: ho sentito i miei genitori dire che
vogliono chiamarmi Dumbo, ma non mi piace
questo nome, dato che ci sono già troppi elefanti
chiamati così. Voglio un nome più originale, come
mia cugina Annabelle, che ha vinto un concorso di
pittura in India nel 1964. Quando sarò grande vorrei
essere un pittore (ma non un imbianchino).
Ok a proposito, sua signoria Babbo Natale, non si
dimentichi di portarmi alcune vernici per iniziare ad
imparare.
Un grande abbraccio rispettoso.
Elefante embrione
1º classificato: Blanca Muyo Redondo, 1º NB
Caro babbo Natale,
è già passato un anno, non ci credo! Sai che tutti gli
anni ti scrivo una letterina per raccontarti che
quest’ultimo anno non sono stata cattiva e cosa devi
regalarmi. Ma quest’anno sono già un po’ stanca. Ho
18 anni e questo fa 18 lettere e non hai dato ascolto
nessun anno a quelle cose che ti dico. Veramente non
so cosa fare.
Ti ho detto mille volte che non devi venire per il
caminetto, che a Natale lo usiamo spesso e sempre è
sporco di cenere. È meglio che usi la porta o il
balcone, che per noi non c’è problema ad alzarci nel
mezzo della notte per aprire la porta. Ma no, il
signore vuole fare la sua entrata per il caminetto e
poi lasciare il salotto con il disordine che noi
dobbiamo pulire il giorno seguente. Dunque, non
abbiamo una felice mattina di aprire i regali e di
sorrisi, no, abbiamo il regalo della pulizia.
Per questo motivo, quest’anno è meglio che non vieni
perché benché abbiamo voglia di avere regali e
passare una bella giornata di Natale, non vogliamo
pulire più. Se finalmente decidi di venire, sei
benvenuto se non sporchi.
Grazie mille per tutti questi anni pieni di regali. Ci
vediamo qualche giorno se ci trasferiamo in un’altra
casa.
Buon Natale!
GALLETA
2º classificato: Anabel Palacios Martín, 2º NA
Complimenti alle vincitrici e grazie a tutti/e gli alunni
che hanno partecipato.
BRAVI-BRAVE!
pag. 14
Anzitutto, penso che l’incorporazione massiva della donna al
lavoro abbia provocato grandi e positivi cambiamenti nei ruoli
tra i due sessi. Ma, sebbene sia giusto riconoscere che, rispetto
al passato, la situazione è migliorata, credo che la nostra
società continui ad essere maschilista.
In primo luogo, le donne fanno più fatica a fare carriera e,
perfino, a conservare il posto di lavoro quando diventano
madri. Inoltre, alcune lavoratrici sono pagate meno degli
uomini per fare lo stesso lavoro. E, purtroppo, ci sono ancora
parecchi casi di violenza di genere.
In secondo luogo, la nostra autostima è sempre minacciata,
cioè noi donne dobbiamo farlo tutto e tutto bene. Poi, l’uomo
diventa meglio col passare del tempo mentre noi donne,
invece, dobbiamo impegnarci per essere attraenti ...per gli
uomini!
Comunque, nonostante non si possa generalizzare, credo che
alcuni stereotipi siano vigenti perché contengono una gran
parte di verità; infatti, per esempio, credo che sia vero che le
donne siano sempre alla ricerca dell’ uomo perfetto. A sua
volta, gli uomini sembrano l’eterno Peter Pan; e cercano una
madre piuttosto che una compagna di vita.
Insomma, gli uomini e le donne siamo diversi per natura, e
questo implica una maniera differente di guardare il mondo.
Ma penso che dobbiamo essere consapevoli che se usiamo
stereotipi corriamo il rischio di limitarci come persone.
Ana, 2º avanzado
Rapporto tra uomo e donna:
al di là degli stereotipi
Percorrere il Cammino di Santiago è stata per me un’esperienza indimenticabile che mi ha segnato profondamente. L’ho fatto tredici anni fa e ho camminato centottanta chilometri in sei giorni, cioè, sei tappe giornaliere di trenta km ognuna. Le motivazioni che mi hanno spinto ad intraprenderlo sono molte: il bisogno di poter riflettere, l’amore per la natura, il fascino della sua arte e della sua storia... Ricordo che il primo giorno una pellegrina mi ha augurato una cosa che in quel momento mi è sembrata un po’ sinistra, mi ha detto: “che tu possa avere un cammino difficile perché ti aiuti nella vita”. E, infatti, alcuni giorni dopo, mi sono accorta che l’augurio si stava avverando perché, sebbene io abbia vissuto momenti bellissimi, è stato molto duro per me, nel senso che durante la marcia è arrivato un problema fisico; mi sono fatta male al ginocchio sinistro. Era una tendinite abbastanza grave e per questa ragione la dottoressa mi ha consigliato di non proseguire. Io, invece, ho deciso di andare avanti e, nonostante le difficoltà, la fatica e, a volte persino la sofferenza, ce l’ho fatta e sono riuscita ad arrivare a Santiago. Durante il Cammino ho riflettuto tantissimo sulla mia vita, ho conosciuto persone stupende a cui mi sono molto affezionata; ma, soprattutto, ho scoperto in me una forza che non credevo di avere. E, per tutto questo, malgrado a volte ancora il ginocchio mi faccia male, penso di non dimenticarlo mai.
Ana, 2º avanzado
È vero che il ruolo della donna nella società è cambiato moltissimo in poco tempo, ma si possono trovare alcune differenze tra i due sessi. In primo luogo, ci sono ancora molte donne che vengono sottovalutate nel loro posto di lavoro. Sono pagate di meno e non si conta su di loro per prendere decisioni importanti nelle ditte. Pertanto non si è ancora riusciti ad arrivare a una situazione perfetta e egualitaria fra i due sessi. D’altra parte, non è vero che sono soltanto gli uomini quelli che mettono in evidenzia le differenze tra i due sessi: ci sono anche donne che pensano che siamo differenti. Comunque, in quasi tutti i paesi la donna è oggi considerata come un elemento fondamentale nella società. Abbiamo donne ministro, presidente, direttrici di importanti ditte, ecc. In definitiva, penso che le donne oggi siano spesse volte sottovalutate, ma è vero che la società è cambiata molto e le
differenze tra i due sessi oggi quasi non esistono.
Anabel, 2º avanzado
pag. 15
Me lo ricordo come se fosse ieri: era una sera calda d'estate,
dovevo avere 8 anni. Quel giorno ero andato in Francia con
i miei genitori. Ci andavamo spesso in Francia, perché lì fare
la spesa costava abbastanza meno che in Belgio, si
potevano risparmiare tanti soldi. E poi abitavamo così vicino
alla frontiera, circa 20 minuti in macchina.
Quel giorno dunque, tornammo a casa verso le 9 della sera.
Non faceva ancora buio, ma a poco a poco stava
tramontando il sole, e il cielo si tingeva di un bel colore
arancione. Dopo aver aiutato i miei a sistemare la spesa,
andai in giardino. Il nostro giardino era il mio posto favorito
della casa. Ci andavo quasi tutti i giorni, per giocare con
mio fratello o per osservare gli insetti, a volte addirittura mi
capitava di scavare con la pala nell'orto per aiutare mio
padre. Non era un giardino immenso ma, insomma, non era
nemmeno piccolo. Cioè, posto per giocare ce n'era
parecchio.
Per giungerci, si doveva prendere un sentiero strettisimo che
c'era fra i giardini dei nostri due vicini. Dopo si arrivava al
vecchio capannone, accanto a un arbusto ornamentale
molto carino che si arrampicava a una griglia, aveva dei
grandi fiori colore viola, e profumavano che era un piacere.
A me quel capannone faceva paura, era pieno di vecchi
attrezzi polverosi, e c'erano i ragni e i ratti, insomma, non ci
entravo quasi mai. Dopo, si arrivava al pollaio. Quello era
pure un posto oscuro ma non mi impauriva affatto. Anzi, mi
piaceva tantissimo andarci per vedere se le galline avevano
deposto qualche uovo. E infine si arrivava al giardino.
Noi abitavamo in città ma quel posto per me era un po'
come la campagna, infatti, lì c'era tutto quello che si
poteva trovare in campagna: alberi, piante selvatiche,
insetti, e tranquillità. Perché i nostri vicini non si facevano
vedere, erano quasi tutti pensionati e appena uscivano di
casa. Come in campagna vi dico. Quella era una sera
ordinaria, insomma, niente di speciale. Come al solito, mi
avvicinai all'albero del ribes per coglierne alcuni. Io adoravo
i ribes, soprattutto quelli grossi e verdi, con i peli. Ma il nostro
albero invece dava ribes piccoli e rossi, non erano buoni
quanto i verdi, ma me li mangiavo lo stesso. Questo era un
altro motivo per il quale mi piaceva andare in giardino,
c'erano parecchi alberi da frutta. C'era il melo, il gelso, il
rovo, l'arbusto dei lampioni, insomma, un po' di tutto.
Feci alcuni passi avanti per cogliere i ribes quando sentii un
piccolo rumore, quasi impercettibile. Qualcosa era saltato
accanto alla pianta di rabarbaro, ne ero sicuro perché non
c'era vento e le foglie si erano mosse. Doveva essere un
animale, "forse una cavalletta", pensai. All'improvviso si sentì
un altro rumore e di nuovo le foglie che si muovevano. Allora
la vidi: là sul rabarbaro c'era una bellissima rana verde. Non
ci potevo credere! Una rana, nel nostro giardino!
"-È pazzesco", pensai. Non era una rana qualsiasi,
era di quelle che si arrampicavano agli alberi e alle
canne dei fiumi e degli stagni con le sue ventose.
Cioè una raganella, una specie arboricola. Rimasi al
meno 10 minuti senza muovermi ad osservala, era
così carina, avrei voluto prendere la rete che usavo
per catturare le farfalle, ma l'avevo lasciata a casa.
Non avevo scelta, dovevo tornare lì a prenderla.
Corsi come un lepre verso casa, non c'era tempo
da perdere, chissà se quando tornerei ci sarebbe
ancora la rana?
-"Mamma, babbo, non mi crederete mai! Ho visto
una rana in giardino!" -"Dai, non dire sciocchezze,
non ci sono rane nel nostro giardino", mi disse mio
fratello. -"Eppure l'ho vista! non sono mica
bugiardo!". Ma non potevo continuare a perdere
tempo, dovevo prendere la rete e andare via
subito. Alla fine la presi e filai via.
Dovevo stare attento, non era il caso di spaventare
la rana. Tornai al posto dove l'avevo vista prima, ma
non vedevo un bel niente. Forse si mimetizzava così
bene con il colore delle foglie che non riuscivo a
trovarla. Invece no. Non c'era nessuna traccia
dell'anfibio. Mi dovevo fare una ragione, non la
troverei mai più. "Cacchio, non ci posso credere, ho
visto una rana", mi ripetevo a me stesso mentre
tornavo a casa.
Quell'episodio della rana mi aveva proprio
meravigliato. Era la prima volta che ne vedevo una
e per uno che andava matto per gli animali come
me, quella fu un'esperienza indimentichabile, così
entusiasmante. Alcuni giorni dopo seppi da dove
veniva la rana. Sì, perché mio fratello aveva
ragione, nel nostro giardino non avevamo mai visto
nessuna rana. È che il genero del nostro vicino, il
vecchio Roberto, aveva regalato a suo suocero una
dozzina di ranelle come quella che avevo visto.
Allora si capiva tutto. Il vecchio Roberto aveva un
piccolo stagno artificiale nel suo giardino, ed era
proprio da lì che era venuta la rana. Ma comunque,
dopo quel giorno non sono mai tornato a vedere
rane in giardino. Forse se n'erano andate. O forse gli
enormi pesci di Roberto le avevano mangiate tutte,
chi lo sa?
Julienne, 2º avanzado
pag. 16
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Tempo libero e tecnologia. L’altro giorno, quando sono arrivata a casa, ho guardato la cassetta della posta e oltre a tutte le fatture della banca, c’era una lettera di una mia amica d’infanzia. È stato molto sorprendente, perché era da tanto che non ricevevo una lettera. Di solito per parlare con i miei amici gli scrivo un messaggio col cellulare oppure a volte uso la posta elettronica, ma è da tanto che non scrivo una lettera. Sono abituata ad andare tutti i giorni su internet. Guardo i giornali, cerco informazioni, compro qualcosa… ma non si può dire che ho dipendenza dal pc. Secondo me adesso c’è tanta gente che non fa un uso giusto della tecnologia. Credo che ci siano tanti vantaggi, ma devi fare attenzione per non diventare dipendente. Inoltre, anche i bambini lo usano quando sono ancora troppo piccoli e non hanno nessun adulto vicino che li controlli. Non è che sia contrari all’uso della tecnologia, ma ha fatto sì che i rapporti siano cambiati, mi sembra tutto più artificiale. C’è gente che preferisce rimanere a casa davanti al computer, anziché andare in giro con i suoi amici. Va bene, puoi restare a casa qualche volta perché hai un nuovo videogioco che aspettavi da tempo, ma, secondo me, è più bello essere in compagnia. Anche se sei con amici non puoi stare sempre attento al cellulare, mi sembra un po’ maleducato. Insomma secondo me la tecnologia è molto utile per il lavoro, ma nel tempo libero deve esserci un limite.
Verónica, 2º intermedio
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