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COMUNE DI CALENZANO AGEVOLAZIONI ED INCENTIVI PER LA PROMOZIONE DELLA QUALITA’ E DELLA SOSTENIBILITA’ IN EDILIZIA I criteri e gli indirizzi, oggetto del presente regolamento, sono volti ad incentivare la
consapevolez-za del valore della sostenibilità ambientale e della qualità costruttiva associata
ad interventi di riqua-lificazione urbana ed edilizia (sostenibilità outdoor), oltre a rendere
realizzabili condizioni di benes-sere psicofisico e di salubrità degli ambienti interni
(sostenibilità indoor).
In questa ottica gli interventi edilizi dovranno essere realizzati in modo da interagire ed
utilizzare le potenzialità ambientali del territorio, e nello stesso tempo, essere parte degli
obiettivi di salvaguardia e di sostenibilità dello stesso.
Il sistema delle Regole Il presente Regolamento e le Norme di indirizzo in esso contenute definiscono i requisiti di
qualità e di sostenibilità cui un’opera edilizia deve aderire per accedere alla riduzione degli
oneri di urbanizzazione ed agli incrementi volumetrici.
Sono oggetto del presente Regolamento tutti gli interventi edilizi che, a partire dalle condizioni
minime qualitative richieste per legge o regolamento, raggiungano ulteriori e più alti livelli
prestazionali rispetto allo standard.
Questi livelli sono riferiti al:
risparmio di risorse ambientali primarie (suolo, acqua, ecc.);
risparmio energetico (riduzione dei consumi di energia ottenuti grazie a dispositivi
architettonici bioclimatici o all’uso di tecnologie ed impianti a questo scopo deputati);
qualità della vita (scelte insediative atte a prevenire l’impatto di agenti aggressivi
esterni e per il miglioramento del confort abitativo. Questo è possibile attraverso il
rilievo dei fattori climatici del territorio come ad esempio i venti dominanti, ciclo
dell’acqua, soleggiamento etc. e delle fonti di inquinamento);
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salubrità degli ambienti (attenzione alla scelta dei materiali da costruzione ed all’uso di
accorgimenti costruttivi utili a migliorare la qualità biologica e psicologica degli
ambienti).
In particolare si dovrà:
favorire per quanto e possibile la corretta esposizione al sole degli edifici in funzione
della tipologia individuata, ad esempio per gli edifici in linea la disposizione sull'asse
est- ovest per favorire il massimo soleggiamento e per ottenere affacci contrapposti
sud (funzioni principali) e nord (spazi di servizio).
Valutazione delle modalità con cui dal punto di vista dell'irraggiamento solare i diversi
edifici interagiscono tra loro.
Differenziazione funzionale dei fronti e delle dimensioni delle forature in funzione
dell'orientamento (necessita di verifica dell'illuminazione naturale degli ambienti).
Valutazione della posizione degli edifici rispetto a fonti potenzialmente inquinanti
(acustiche, elettromagnetiche, radon, ecc.)
Accesso agli incentivi Per usufruire delle agevolazioni previste, i soggetti proponenti devono sottoscrivere una
dichiarazione d’obbligo con la quale si richiede l’accesso agli incentivi con allegata
documentazione tecnica necessaria che dimostri il raggiungimento degli obiettivi di qualità
ecosistemica evidenziati.
Gli incentivi previsti e che valgono per le nuove costruzioni, per interventi di ristrutturazione
urbanistica e interventi su edifici esistenti di cui alla L.R. n° 52 del 14/10/1999, Art.4 comma 2
lett. b, c,d, consistono sia in sconti sugli oneri di urbanizzazione che su premi volumetrici.
Le percentuali per la riduzione degli oneri e per l’accesso agli ulteriori premi volumetrici sono
assegnate in base al raggiungimento degli obiettivi di qualità ecosistemica e bioecologica
(sostenibilità indoor ed outdoor) attestati da apposita relazione tecnica, con riferimento alle
specifiche prestazionali individuate nelle successive schede.
Valgono in ogni caso le seguenti regole: Extra spessori murari
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Ai fini del calcolo delle volumetrie urbanistiche, delle superfici coperte e della Sul sono esclusi
i seguenti extra spessori:
La parte delle murature esterne, siano esse portanti o tamponature eccedenti i 30 cm
di spessore finito. La porzione di muratura extra spessore non può in ogni caso
superare i 30 cm., comprensivi di eventuali intercapedini vuote fino ad un massimo di
6 cm. Nel caso di “pareti ventilate” è ammessa un’intercapedine vuota fino ad un
massimo di 3 cm.
Dovranno in ogni modo essere rispettate le distanze minime dai confini di proprietà, dai
fabbricati, e dalle strade previste da leggi e regolamenti.
La porzione superiore e non strutturale dei solai interpiano sino ad un extra spessore
massimo di 15 cm ad interpiano (evidenziandone la funzione dal punto di vista
dell’isolamento termico e/o acustico). Le stesse modalità sono applicate alle
coperture praticabili. Nel caso di tetto verde o di tetto ventilato l’incremento di
spessore del pacchetto sarà funzionale alle caratteristiche tecniche della soluzione
prescelta.
Le precedenti norme si applicano compatibilmente con la salvaguardia delle facciate di valore
storico artistico ed ambientale.
Soluzioni per il risparmio energetico e di Architettura bioclimatica Ai fini del calcolo della volumetria, della superficie coperta e della Sul di un edificio destinato
ad uso residenziale e terziario (turistico ricettivo, commerciale e direzionale), sono esclusi dai
computi urbanistici le seguenti superfici e volumi finalizzati espressamente all’ottenimento del
comfort ambientale e risparmio energetico attraverso il miglioramento della coibentazione e lo
sfruttamento del massimo soleggiamento durante la stagione più fredda:
Verande e serre solari non riscaldate disposte nei fronti da sudest a sudovest con
funzione di captazione solare che abbiano la superficie esterna, riferita a pareti e
copertura, vetrata per almeno il settanta per cento. Il volume delle serre non può
superare il venti per cento del volume riscaldato dell’edificio; deve in ogni caso essere
accuratamente previsto l’adattamento delle serre alla stagione più calda mediante
schermature, aperture etc.
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Spazi collettivi interni coperti o racchiusi da vetrate quali corti chiuse, spazi
condominiali coperti e climatizzati naturalmente, progettati al fine di migliorare il
microclima del complesso edilizio, con incidenza fino ad un massimo del venticinque
per cento della superficie coperta dell’edificio.
Le finalità e le funzionalità dei punti precedenti devono essere certificate da specifica
relazione firmata da un tecnico competente e contenente il calcolo dell’energia risparmiata
mediante l’adozione delle tecniche sopracitate, nonché la verifica del benessere
termoigrometrico durante tutto l’arco dell’anno. Il calcolo tecnico allegato deve documentare
che i volumi così realizzati e relativi ai punti 1. e 2. assicurano un contributo energetico
superiore almeno del 20% di quello previsto dalla normativa vigente.
Le medesime strutture dovranno in ogni caso garantire il rispetto dei requisiti di illuminazione
e aerazione degli ambienti che vi si affacciano, secondo le norme regolamentari e sanitarie
vigenti.
Individuazione dei punteggi conseguibili per ogni categoria di intervento individuata per l’accesso agli incentivi. Il presente regolamento individua tre categorie di intervento che evidenziano ciascuna un
punteggio conseguibile, la somma dei punti conseguiti indica l’incentivo cui si ha diritto.
Di seguito sono riportate le descrizioni ed i contenuti delle schede da compilare per l’accesso
agli incentivi:
Scheda A) Analisi del sito;
(La compilazione di questa scheda non attribuisce punteggio ma costituisce
prerequisito per l’accesso agli incentivi).
Scheda B) Risparmio energetico ed uso di risorse rinnovabili.
Scheda C) Tecnologie Bioedili per il risparmio delle risorse e per la salubrità degli
ambienti interni.
Scheda D) Riqualificazione ed estensione elementi naturali.
Le Schede Scheda A) - Analisi del sito
elementi da analizzare nella scheda:
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Clima Igrotermico e precipitazioni
Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili
Disponibilità di luce naturale
Campi elettromagnetici
Clima acustico
Scheda B) - Risparmio energetico ed uso di risorse rinnovabili Risparmio energetico
ed uso di risorse rinnovabili
La relazione del tecnico dovrà dimostrare
il risparmio energetico ottenuto
dall’applicazione di uno o più punti della
tabella esemplificativa.
Risparmio Energ. +20 % = 40 punti
Risparmio Energ. +30 % = 50 punti
Risparmio Energ. +40 % = 60 punti
B1
B2
B3
B4
B5
B6
Interventi sul tessuto urbano
Valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili
Ad es. Utilizzo di serre solari (secondo quanto già
descritto nel sistema delle regole valevoli sempre);
Interventi sugli involucri
Ad es. Privilegiare l’esposizione, coperture ventilate etc.
Interventi sugli impianti per il raffrescamento e
riscaldamento ambientale
Ad es. utilizzazione di impianti che favoriscono il risparmio
energetico ed il benessere psico-fisico interno
(riscaldamento radiante a pavimento o a parete, a soffitto
etc.)
utilizzazione di sistemi centralizzati di produzione del
calore e di contabilizzazione singola dei consumi;
utilizzazione di impianti solari per la produzione dell’acqua
calda e/o per la loro integrazione negli impianti di
riscaldamento;
Illuminazione naturale
Altre modalità che il tecnico dovrà descrivere attenendosi
ai principi ecosostenibili e biocompatibili delle presenti
linee guida
Scheda C) Tecnologie Bioedili per il risparmio delle risorse e per la salubrità degli ambienti
interni Tecnologie Bioedili per il risparmio delle
risorse e per la salubrità degli ambienti
interni
C1) Materiali naturali e/o tradizionali, materiali riciclabili.
Strutture
C1.1. Strutture orizzontali – punti 3
C1.2. Strutture verticali portanti – punti 10
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C1.3. Strutture verticali non portanti – punti 3
C1.4. Copertura – punti 3
Finiture
C1.5 Rivestimenti – punti 3
C1.6 Pavimenti – punti 3
C1.7 Intonaci – punti 3
C1.8 Pitture – punti 3
C1.9 Trattamenti – punti 3
C1.10 Collanti e leganti – punti 3
C1.11 Coibentazioni – punti 3
C1.12 Impermeabilizzazione – punti 3
Impianti
C1.13 Impianto elettrico per la riduzione del campo
elettromagnetico indoor, costituito almeno da:
• Disgiuntore di rete
• Schermatura cavi zona notte
• Schermatura scatole derivazione zona notte Punti 6
C1.14 Miglioramento del clima acustico oltre quanto stabilito dalla
normativa vigente.
• Maggiore isolamento e protezione degli ambienti in presenza di
forti emissioni (forte inquinamento acustico) punti 20
• Maggiore isolamento e protezione degli ambienti in presenza di
medie emissioni (medio inquinamento acustico) punti 10
C2) Fitodepurazione ed acque
C.2.2 Fitodepurazione punti 10
C3) Incremento delle superfici drenanti oltre i minimi stabiliti dalla
normativa vigente (almeno +25%) punti 5 C4) Interventi sul ciclo
dell’acqua
C.4.1 Erogatori a riduzione di portata punti 3
C.4.2. Cisterne per la raccolta di acqua piovana per uso non
potabile punti 10
C.4.3. Cassette WC a doppio pulsante punti 3
C.4.4. Presenza di rete duale punti 15
C5) Valutazione della presenza di Radon ed interventi per la
riduzione in caso di superamento della concentrazione oltre i limiti
di legge
• Solo misurazione punti 3
• Isolamento ed altri interventi per l’eliminazione del gas punti 10
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Scheda D) Riqualificazione ed estensione elementi naturali
Riqualificazione ed estensione
elementi naturali
Verde D1) Incremento delle aree verdi oltre i minimi
stabiliti dalla normativa vigente.
• Incremento + 10% - punti 15
• Incremento dal 10% al 20% - punti 20
• Incremento oltre il 20% - punti 25
La quantificazione degli incentivi Il presente regolamento definisce e individua gli incentivi concessi applicando un criterio
premiante che consente, oltre all’ottenimento di scaglioni sempre maggiori di sconto sugli
oneri di urbanizzazione secondaria, anche dei bonus volumetrici per gli interventi di maggiore
qualità ecosistemica. I bonus volumetrici non sono applicati agli edifici a destinazione
produttiva o commerciale, agli edifici ricadenti in zona A o in zona agricola.
TABELLA PUNTEGGI 1. NUOVE COSTRUZIONI
Punteggio conseguito sconto urbanizzazione secondaria Condizioni cumulative
50/69 30 %
70/89 40 %
90/109 50 %
Fino a 400 mq Sul consentita il benefit volumetrico, pari al 5% della Sul, scatta da 70 punti in avanti
Da 110 in avanti 70 %
Sopra 400 mq di Sul consentita il benefit volumetrico, pari al 5% della Sul, scatta da 110 punti in avanti
2. INTERVENTI SUL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE Punteggio conseguito sconto urbanizzazione
secondaria Condizioni cumulative
50/69 30 %
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70/89 40 % Il benefit volumetrico, pari al 5% della Sul, scatta da 70 in avanti
90/109 50 %
Da 110 in avanti 70 % Il benefit volumetrico, pari al 10% della Sul, scatta da 110 punti in avanti
Diritto alle agevolazioni e controllo sulle opere eseguite
Per accedere alle agevolazioni previste è necessario sottoscrivere una dichiarazione
d’obbligo.
A garanzia dell’ottemperanza di quanto previsto dagli incentivi e dalle agevolazioni
per la Bioarchitettura, sarà chiesta fidejussione bancaria o assicurativa pari all’importo
degli incentivi previsti. Nel caso di incrementi di Sul la non ottemperanza di quanto
previsto comporterà la revoca dell’atto autorizzativo e la conseguente applicazione
della vigente normativa in materia di illeciti edilizi.
Il professionista incaricato del progetto dovrà illustrare con appositi elaborati grafici,
tabelle dimostrative e particolari costruttivi la rispondenza del progetto ai requisiti per
cui si intende avvalersi degli incentivi.
Il Direttore dei Lavori dovrà asseverare la rispondenza delle opere eseguite al
progetto che ha ottenuto gli incentivi.
La fine dei lavori dovrà essere corredata da elaborati grafici che attestino la
conformità delle opere alle linee guida ed alle schede di cui sopra., da
documentazione fotografica eseguita in corso d’opera e da certificazioni e/o schede
tecniche dei materiali impiegati. Le opere eseguite in difformità da quanto dichiarato
saranno soggette alla applicazione della vigente normativa in materia di illeciti edilizi. TIPOLOGIE DI INTERVENTO PREVISTE, DESCRIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI Di seguito si descrivono le tipologie di intervento previste, si descrivono nel dettaglio le
modalità di attivazione degli interventi, si individuano gli obiettivi che le diverse tipologie di
intervento devono consentire.
Scheda A) - Analisi del sito
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a) Indicazioni per la redazione della documentazione di Analisi del Sito e per il monitoraggio e
riduzione dei fattori potenzialmente inquinanti
Gli elementi oggetto dell’analisi del sito possono essere distinti in:
agenti fisici caratteristici del sito,
fattori ambientali.
Gli agenti fisici caratteristici del sito sono gli elementi che agiscono sull’opera/edificio da
realizzare, condizionando il progetto edilizio e divenendo dati del progetto. La conoscenza
degli agenti fisici caratteristici del sito è necessaria per:
l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il benessere
ambientale (igrotermico, visivo, acustico, etc.);
l’uso razionale delle risorse idriche;
soddisfare le esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce naturale,
clima acustico, campi elettromagnetici, accesso al sole, al vento, ecc.).
I fattori ambientali sono invece quegli elementi dell’ambiente che sono influenzati dal
progetto. Non sono perciò, di norma, dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o
componenti dello studio di impatto ambientale (SIA) eventualmente da effettuare per l’opera
da progettare ai sensi delle normative vigenti (es.: qualità delle acque superficiali o livello di
inquinamento dell’aria). La conoscenza dei fattori ambientali interagisce con i requisiti legati
alla salvaguardia dell’ambiente durante la vita dell’opera progettata:
salvaguardia della salubrità dell’aria;
salvaguardia delle risorse idriche;
salvaguardia del suolo e del sottosuolo;
salvaguardia del verde e del sistema del verde;
salvaguardia delle risorse storico culturali.
Si ritiene importante segnalare come, nel processo progettuale, i requisiti legati alla
salvaguardia dell’ambiente definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del progetto ma che
questi obiettivi, per essere raggiunti, debbano basarsi sui dati ricavati da una specifica analisi
del sito
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Di seguito sono riportati alcuni elementi di metodo per la redazione della documentazione di
Analisi del Sito in riferimento agli agenti fisici caratteristici del sito, mentre per i fattori
ambientali, non essendone richiesta l’analisi, si rimanda alle normative vigenti1.
A.1 Clima Igrotermico e precipitazioni
Vanno reperiti i dati relativi alla localizzazione geografica dell’area di intervento (latitudine,
longitudine e altezza sul livello del mare).
In secondo luogo vanno reperiti i dati climatici (si vedano la norma UNI 10349, i dati del
Servizio meteorologico dell’ARPAT, le cartografie tecniche e tematiche regionali, ecc.):
andamento della temperatura dell’aria: massime, minime, medie, escursioni termiche;
andamento della pressione parziale del vapore nell’aria;
andamento della velocità e direzione del vento;
piovosità media annuale e media mensile;
andamento della irradiazione solare diretta e diffusa sul piano orizzontale;
andamento della irradianza solare per diversi orientamenti di una superficie;
caratterizzazione delle ostruzioni alla radiazione solare (esterne o interne
all’area/comparto oggetto di intervento).
I dati climatici disponibili presso gli uffici meteorologici possono essere riferiti:
ad un particolare periodo temporale di rilevo dei dati;
ad un “anno tipo”, definito su base determinista attraverso medie matematiche di dati
rilevati durante un periodo di osservazione adeguatamente lungo;
ad un “anno tipo probabile”, definito a partire da dati rilevati durante un periodo di
osservazione adeguatamente lungo e rielaborati con criteri probabilistici.
1 Si veda in particolare: Direttiva 85/337/CEE, Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. Direttiva 96/61/CE, Direttiva del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento. Direttiva 97/11/CE, Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. Legge 8/7/86, n. 349, Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno ambientale. D.P.C.M. 27/12/88, Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6, L. 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377. D.P.R. 27 aprile 1992, Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale e norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, per gli elettrodotti aerei esterni. D.P.R. 12 aprile 1996, Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della L. 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale. L.R. 18 maggio 1999, n. 9, Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale.
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Gli elementi reperiti vanno adattati alla zona oggetto di analisi per tenere conto di elementi
che possono influenzare la formazione di un microclima caratteristico:
topografia: altezza relativa, pendenza del terreno e suo orientamento, ostruzioni alla
radiazione solare ed al vento, nei diversi orientamenti;
relazione con l’acqua;
relazione con la vegetazione;
tipo di forma urbana, densità edilizia, altezza degli edifici, tipo di tessuto (orientamento
edifici nel lotto e rispetto alla viabilità, rapporto reciproco tra edifici), previsioni
urbanistiche.
Alcuni dati climatici (geometria della radiazione solare, irradianza solare) sono utili anche per
l’analisi della disponibilità di luce naturale.
A.2 Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili
Va verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità
dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e calore a copertura parziale o
totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio progettato (si vedano le fonti
informative del punto 1 ed eventuali fonti delle aziende di gestione dei servizi a rete). In
relazione alla scelta progettuale vanno valutate le potenzialità di:
sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla
disposizione del sito;
sfruttamento energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento; sfruttamento
di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice;
sfruttamento di biomassa (prodotta da processi agricoli o scarti di lavorazione del
legno a livello locale) e biogas (produzione di biogas inserita nell’ambito di processi
produttivi agricoli);
possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbane esistenti;
possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.
E’ poi utile un bilancio delle emissioni di CO2 evitate attraverso l’uso delle energie
rinnovabili individuate.
A.3 Disponibilità di luce naturale
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Si valuta la disponibilità di luce naturale (a e b) e la visibilità del cielo attraverso le ostruzioni
(c).
a) valutazione del modello di cielo coperto standard CIE ( Comitèe Internationale Eclairage -
Comitato Internazionale Illuminazione naturale), per la determinazione dei livelli di
illuminamento in un’area si definisce il modello di cielo (visto come sorgente di luce)
caratteristico di quel luogo, determinando la distribuzione della luminanza della volta celeste
specifica del luogo (in assenza di quello specifico del sito si assume come riferimento il cielo
standard della città nella quale si progetta);
b) valutazione del modello di cielo sereno in riferimento alla posizione del sole per alcuni
periodi dell’anno (per esempio uno per la stagione fredda, gennaio, uno per la stagione calda,
luglio); la posizione apparente del sole è determinata attraverso la conoscenza di due angoli,
azimutale e di altezza solare, variabili in funzione della latitudine e longitudine e consente di
valutare la presenza dell’irraggiamento solare diretto, la sua disponibilità temporale e nonché
gli angoli di incidenza dei raggi solari sulla zona di analisi (raggi solari bassi o alti rispetto
all’orizzonte).
c) valutazione della visibilità del cielo attraverso le ostruzioni esterne - L’analisi delle
ostruzioni è già stata richiamata al punto 1 – clima igrotermico e precipitazioni:
ostruzioni dovute all’orografia del terreno (terrapieni, rilevati stradali, colline, ecc.);
ostruzioni dovute alla presenza del verde (alberi e vegetazione che si frappongono tra
l’area ed il cielo), con oscuramento variabile in funzione della stagione (alberi
sempreverdi o a foglia caduca);
ostruzioni dovute alla presenza di edifici, esistenti o di futura realizzazione secondo la
vigente pianificazione urbanistica generale o attuativa.
A4. Clima acustico Occorre reperire la zonizzazione acustica del Comune ai sensi della “Legge quadro
sull’inquinamento acustico”, n.447 del 1995 e i relativi decreti attuativi e della relativa
normativa regionale, al fine di valutare la classe acustica dell’area di intervento e quella delle
aree adiacenti. Successivamente occorre la rilevazione strumentale dei livelli di rumore
esistenti con localizzazione e descrizione delle principali sorgenti di rumore; valutazione dei
relativi contributi alla rumorosità ambientale specificando i parametri di misura (posizione,
periodo, durata, ecc.);
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A.5 Campi elettromagnetici (vedi anche: ”L’inquinamento elettromagnetico”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela
del territorio, Vol. 1). Per un intorno di dimensioni opportune (sotto specificate) è necessario analizzare:
se sono presenti conduttori in tensione (linee elettriche, cabine di trasformazione, ecc);
se sono presenti ripetitori per la telefonia mobile o radio.
Nel caso di presenza di queste sorgenti sarà necessaria un’analisi più approfondita volta ad
indagare i livelli di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto
con particolare riferimento ai limiti di legge (si vedano il D.M. 381/98 e la L.R. 30/2000).
In particolare, per le sorgenti elettriche, si consiglia l’analisi dei livelli di esposizione in
presenza di conduttori che distino dall’area di intervento meno di:
100 m nel caso di linee elettriche aeree ad altissima tensione (200 - 380 kV);
70 m nel caso di linee elettriche aeree ad alta tensione (132 – 150 kV);
10 m nel caso di linee elettriche aeree a media tensione (15 – 30 kV);
10 m nel caso di cabine primarie;
5 m nel caso di cabine secondarie (cabine di trasformazione MT/BT).
In caso di presenza di sorgenti elettriche entro le distanze indicate sarà necessario valutare,
attraverso prove sperimentali, i livelli del campo elettrico e magnetico attraverso misure in
continuo su un periodo di almeno 12 ore o comunque in corrispondenza dei momenti di
massimo carico del conduttore.
Vista la facilità con cui il campo elettrico è schermato dall’involucro edilizio, sarà possibile
limitare le misure alle aree ove è prevista permanenza prolungata di persone all’esterno
(giardini, cortili, terrazzi).
Nel caso di antenne per la telefonia mobile, dovranno essere presi in considerazione gli
impianti ricadenti entro un raggio di 200 m dall’area oggetto di intervento.
I rilievi di campo elettromagnetico andranno effettuati per un arco di tempo significativo
(almeno 24 ore) o in corrispondenza del periodo di maggior traffico telefonico. I rilievi
dovranno essere effettuati secondo il D.M. 381/98.
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Scheda B) - Risparmio energetico ed uso di risorse rinnovabili (vedi anche: ”Fonti energetiche tradizionali e problematiche ambientali” e “Allegato 1”, Linee guida per la pianificazione e la
edificazione sostenibile e per la tutela del territorio, Vol. 1)
Le presenti linee guida possono contribuire all’obiettivo strategico di diminuire le potenze
installate assolute e specifiche (kW/m2), dei consumi energetici assoluti e specifici
(GJ/m2/anno) e alla riduzione delle emissioni in atmosfera a parità di prestazioni e
migliorando il servizio reso.
Le presenti linee guida, in accordo gli articoli 1, 4, 5, 8, 25 e seguenti della Legge 9 gennaio
1991, n. 10 e successive modificazioni ed integrazioni, fissano criteri generali tecnico-
costruttivi, tipologici ed impiantistici atti a facilitare e valorizzare l’impiego di fonti energetiche
rinnovabili ed assimilate per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda
sanitaria, l’illuminazione, la dotazione di apparecchiature elettriche degli edifici in relazione
alla loro destinazione d’uso e rapporto con il tessuto urbano e territoriale circostante.
B.1 Interventi sul tessuto urbano
a) Nel processo di progettazione energetica delle aree su cui deve sorgere un nuovo
complesso di edifici è essenziale ottenere un’integrazione ottimale tra le caratteristiche del
sito e le destinazioni d’uso finale degli edifici, al fine di recuperare energia, in forma attiva e
passiva.
b) A tale scopo prima della fase di definizione della disposizione delle strade e degli edifici, va
redatta una relazione descrittiva del sito contenente:
caratteristiche fisiche del sito, come pendenze, vie di scorrimento dell'acqua, percorso
del sole nelle diverse stagioni, etc.;
contesto del sito: edifici e strutture adiacenti, relazione dell'area con strade esistenti,
altre caratteristiche rilevanti (viste sul panorama circostante, orientamento
dell'appezza-mento...);
le ombre prodotte dalle strutture esistenti sul sito o adiacenti;
gli alberi sul sito o adiacenti, identificandone la posizione, la specie, le dimensioni e le
condizioni;
direzione, intensità, andamento annuale dei venti prevalenti.
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c) Sulla base dell'analisi precedente, il tracciato delle strade, dei lotti da edificare e dei singoli
edifici si dovrà tendere a:
garantire un accesso ottimale alla radiazione solare per tutti gli edifici, in modo che la
massima quantità di luce naturale risulti disponibile anche nella peggiore giornata
invernale (21 dicembre);
consentire che le facciate ovest degli edifici possano essere parzialmente schermate
da altri edifici o strutture adiacenti per limitare l'eccessivo apporto di radiazione termica
estiva, se ciò lascia disponibile sufficiente luce naturale;
garantire accesso al sole per tutto il giorno per tutti gli impianti solari realizzati o
progettati;
trarre vantaggio dai venti prevalenti per strategie di ventilazione/raffrescamento natu-
rale degli edifici e delle aree di soggiorno esterne (piazze, giardini...);
predisporre adeguate schermature di edifici ed aree di soggiorno esterne dai venti
prevalenti invernali.
B.2 Valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili nelle diverse tipologie edilizie
Come previsto dall’art. 26 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10 negli edifici di proprietà
pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno
energetico degli stessi, per il riscaldamento, il condizionamento, l’illuminazione e la
produzione di acqua calda sanitaria, favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o
assimilate, salvo impedi-menti di natura tecnica ed economica, da dimostrare da
parte del progettista nella relazione tecnica. In particolare, se non si verificano tali
impedimenti, l’impiego di fonti rinnovabili è indicato nella misura del 20% del
fabbisogno energetico dell’edificio.
Per gli edifici di proprietà privata, qualunque ne sia la destinazione d’uso vale quanto
stabilito al punto precedente. In particolare, se non si verificano tali impedimenti,
l’impiego di fonti rinnovabili è indicato nella misura del 10% del fabbisogno energetico
dell’edificio.
A meno di documentati impedimenti di natura tecnica, economica o funzionale, in
fase di progettazione, gli edifici di nuova costruzione dovranno essere possibilmente
posizionati con l’asse longitudinale principale lungo la direttrice est-ovest con una
tolleranza di 30 gradi e le interdistanze fra edifici contigui all’interno dello stesso lotto
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devono garantire nelle peggiori condizioni stagionali (21 Dicembre) assenza di
ombreggiamento, a causa degli edifici circostanti.
Serre solari. Sia nelle nuove costruzioni che intervenendo su edifici esistenti è
opportuno prevedere la realizzazione di serre solari.
Negli edifici adibiti a residenza con tetto piano o sulle falde esposte a sud, sud-ovest
si suggerisce di prevedere una coppia di tubi ben isolati, o vano tecnico, di
collegamento fra il collettore di distribuzione dell’acqua calda di ciascun appartamento
e il tetto dell’e-dificio per l’eventuale installazione di collettori solari per la produzione
di acqua calda.
Negli edifici adibiti a residenza si suggerisce di privilegiare gli impianti di
riscaldamento centralizzati con contatore di calore per appartamento.
Per le seguenti categorie di edifici si indicano le tecnologie di utilizzo delle fonti rin-
novabili di energia e di risparmio energetico da adottare, a meno che non sia
dimostrata con apposita relazione, l’impossibilità tecnica o l’assenza di convenienza
economica. h.1) Edifici adibiti a residenza con carattere continuo e assimilabili:
sistemi di captazione solare per il riscaldamento di ambienti e per la produzione di
acqua calda per gli usi igienici e sanitari, con superficie non inferiore 20% della
superficie utile;
impianti di micro-cogenerazione alimentati a gas anche abbinati con macchine
frigorifere ad assorbimento;
pompe di calore per climatizzazione estiva-invernale, ove possibile azionate mediante
motore a combustione interna a gas;
impianti di condizionamento a gas (ad assorbimento) purché i consumi di energia
primaria siano inferiori a quelli di una macchina equivalente a compressione di vapori
saturi alimentata elettricamente;
h.2) Edifici adibiti ad uffici o assimilabili, supermercati, ipermercati o assimilabili, cinema,
teatri e sale riunione:
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sistemi di captazione solare per il riscaldamento di ambienti e per la produzione di
acqua calda per usi igienici e sanitari, con una superficie non inferiore al 20% della
superficie utile;
pompe di calore per climatizzazione estiva-invernale, ove possibile azionate mediante
motore a combustione interna a gas;
impianti di cogenerazione abbinati con macchine frigorifere ad assorbimento;
impianti di condizionamento a gas (ad assorbimento) purché i consumi di energia
primaria siano inferiori a quella di una macchina equivalente a compressione di vapori
saturi alimentata elettricamente;
Per questa tipologia di edifici si dovrà certificare l’adozione di tutti i sistemi tecnologica-
mente disponibili per la riduzione del fabbisogno di energia per il raffrescamento.
h.3) Edifici adibiti ad ospedali, cliniche o case di cura
sistemi di captazione solare per il riscaldamento di ambienti e per la produzione di
acqua calda per usi igienici e sanitari;
impianti di cogenerazione di energia elettrica e termica per strutture ospedaliere, ove
possibile con abbinamento con macchine frigorifere ad assorbimento;
h.4) Edifici ed impianti adibiti ad attività sportive;
pompe di calore, ove possibile azionate da motore alimentato a gas, destinate a
piscine coperte riscaldate per deumidificazione aria-ambiente e per riscaldamento aria-
ambiente, acqua-vasche e acqua-docce;
pannelli solari piani per la produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari destinata
a docce in impianti sportivi con particolare riferimento ai campi all’aperto;
pannelli solari piani per il riscaldamento dell’acqua delle vasche delle piscine;
pannelli fotovoltaici (PV) per una copertura della potenza di picco diurna equivalente o
superiore al 2%. h.5) Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili
sistemi di captazione solare per il riscaldamento di ambienti e per la produzione di
acqua calda per usi igienici e sanitari;
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i) I suggerimenti di cui al precedente punto h) decadono qualora l’edificio sia progettato al fine
di sfruttare tecniche e tecnologie di riscaldamento e raffrescamento naturale o “passivo”, e sia
dimostrato che:
nel periodo invernale il consumo di energia primaria è inferiore a quella prevista dal
“fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale” calcolato come
indi-cato nel comma 7 dell’art. 8 del DPR n° 412 del 26 agosto 1993 di una
percentuale superiore al 10%;
nel periodo estivo il valore massimo della temperatura operante nell’ambiente più
sfavorito, calcolata in assenza di impianto di climatizzazione, sia inferiore del 10% a
quella massima esterna.
B.3 Interventi sugli involucri2
a) Al fine di limitare la trasmissione del calore attraverso i componenti opachi dell'involucro
edilizio, limitando gli apporti solari estivi indesiderati e le dispersioni termiche invernali,
occorre agire su:
la scelta dei materiali di tamponatura perimetrale la scelta di serramenti esterni che
garantiscano dispersioni contenute sia dal punto di vista conduttivo che da quello della
tenuta all'aria;
la realizzazione di tetti ventilati e l'uso di guaine schermanti per la protezione
dall’inquinamento elettromagnetico;
evitare e limitare ponti termici strutturali e di forma.
La massa termica dell'edificio costituisce un elemento non trascurabile nella de-terminazione
dei fabbisogni energetici. Anche in questo caso la possibilità di sfruttare l'inerzia delle pareti e
2 L'adempimento delle norme previste in attuazione della legge 10/91 orienta il progettista verso l'adozione di misure atte a limitare le dispersioni di energia attraverso l'involucro. Tuttavia ciò non garantisce per niente una minimizzazione dei consumi durante l'intero anno poiché alcune delle misure necessarie a limitare il fabbisogno energetico per riscaldamento possono non essere efficaci nei confronti dei fabbisogni per raffrescamento e viceversa. Un’analisi di questo tipo è attuabile solo mediante l'uso di strumenti di calcolo complessi (come DOE-2, TRNSYS, ESP, BLAST,) che forniscano, sulla base di una simulazione annuale, un bilancio energetico completo, cioè i valori di consumo di energia e domanda di potenza per le diverse ore del giorno lungo tutto l'arco dell'anno. Inoltre i tradizionali metodi di progettazione impiantistica fanno uso di metodi semplificati (regime stazionario o regime transitorio parametrizzato). L'uso dei software citati, tutti operanti su regimi transitori, permette invece di ottimizzare la progettazione dell'involucro in funzione delle prestazioni invernali ed estive e di definire con maggiore precisione le dimensioni degli impianti evitando inutili ed inefficienti sovradimensionamenti.
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degli elementi strutturali per ottenere risparmi energetici può essere valutata con modelli di
simulazione anche al fine di ottimizzare la disposizione dei materiali isolanti.
b) Una serie di accorgimenti consente di controllare la radiazione solare allo scopo di
utilizzare i guadagni di calore in inverno e di ridurre i carichi estivi. Nello specifico è
opportuno:
privilegiare l'esposizione a sud delle superfici vetrate (poiché possono essere
facilmente schermate), e mantenere limitata l'ampiezza delle superfici vetrate esposte
ad ovest che possono aumentare drammaticamente i carichi di condizionamento estivo
durante le ore calde del pomeriggio;
evitare l'ingresso di radiazione solare diretta in estate mediante l'uso di aggetti o altri
elementi fissi esterni che non ne impediscano l'ingresso in inverno.
c) Gli aggetti orizzontali per riparare le finestrature sono fortemente raccomandati sulle
facciate con orientamento sud, sud-est, e sud-ovest, dove le superfici vetrate devono essere
mantenute completamente in ombra durante le ore centrali della giornata. Le schermature
possono essere strutture semplici e relativamente leggere sia dal punto di vista strutturale
che architettonico, contribuendo ad arricchire visualmente la facciata. L'effetto sul carico
termico e sul comfort (riduzione della temperatura esterna ed interna delle superfici vetrate) è
rilevante, senza penalizzare il contributo delle vetrate alla com-ponente naturale
dell'illuminazione. La riduzione della temperatura della superficie interna delle vetrate
consente un utilizzo completo dello spazio interno, in alternativa, o aggiunta, la schermatura
delle parti vetrate ed opache delle facciate può essere realizzata tramite vegetazione
decidua.
d) L'uso di vetri doppi è fortemente raccomandato per tutte le esposizioni in quanto di grande
efficacia sia dal punto di vista energetico che economico. Per le facciate rivolte ad ovest è
raccomandato l'uso di vetri doppi selettivi con cavità contenente gas a bassa conduttività, e
con un valore del rapporto tra l’energia luminosa trasmessa e l’energia solare totale
trasmessa, Ke, maggiore di 1; lo stesso valore di Ke è raccomandato anche per le altre
esposizioni. Sulla facciata nord sono raccomandati vetri doppi, con gas a bassa conduttività e
almeno una superficie basso-emissiva.
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e) L'uso di materiali di finitura superficiale opportuni, selezionati in base al loro indice di
riflessione solare (Solar Reflectance Index) deve consentire di diminuire l'albedo del tetto e
delle facciate.
f) Disporre collettori solari sul tetto consente di schermare il tetto stesso e di utilizzare la
radiazione solare intercettata.
g) Tetti ventilati o schermi orizzontali sul tetto dotati di superfici riflettenti/basso emissive
riducono l'irraggiamento diretto ed il re-irraggiamento.
h) La ventilazione del tetto va abilitata in estate e disabilitata nella stagione di riscaldamento.
i) Oltre a quanto previsto dal D.P.R. 412/93 gli edifici dovranno rispondere ai seguenti
requisiti:
durante il periodo estivo, compreso tra il 1 giugno ed il 30 settembre, il valore massimo
della temperatura operante dell’ambiente più sfavorito calcolata in assenza di impianti
di climatizzazione, non deve superare il valore massimo della temperatura esterna;
il livello di illuminamento naturale degli ambienti di nuovi edifici o ristrutturati deve
essere contenuto in relazione alla destinazione d’uso ed alla localizzazione.
l) Al fine di garantire che il controllo della radiazione solare non impedisca la ventilazione
naturale e non determini una domanda aggiuntiva di illuminazione artificiale:
è sconsigliata l’adozione di vetri riflettenti (con coefficiente di trasmissione luminosa nel
visibile inferiore al valore precedentemente indicato) per una superficie corrispondente
almeno a quella imposta dalle norme vigenti per l’illuminazione naturale;
è raccomandato l’uso di oscuranti esterni ad elementi orizzontali regolabili (quali ad
es.: persiane scorrevoli, veneziane ecc.);
le aperture vetrate degli edifici dovranno essere dotate di vetri camera con almeno due
lastre separate da intercapedine. E’ prevista una deroga nel caso sia comprovata la
necessità di soddisfare altri requisiti funzionali (esempio: adozione di cristalli
antisfonda-mento quando necessari).
B.4 Interventi sugli impianti per il raffrescamento/riscaldamento ambientale
a) La progettazione dell'involucro edilizio consente la riduzione dei carichi per riscaldamento e
per raffrescamento. Solo dopo aver accuratamente progettato l'involucro secondo le linee
guida precedenti ci si occuperà di dimensionare gli impianti di riscalda-
mento/raffrescamento/controllo dell'umidità.
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b) Per quanto concerne il riscaldamento invernale, si cercherà di privilegiare il ricorso ad
impianti centralizzati, prevedendo, laddove si sta progettando una rete di teleriscaldamento o
un impianto di cogenerazione, i dispositivi per il futuro allacciamento alla rete. E’ del tutto
sconsigliato il ricorso alle caldaie singole.
c) In ogni caso il sistema di distribuzione del calore dovrà prevedere la parzializzazione delle
utenze, l'installazione per ciascuna di esse di sistemi di termoregolazione locale e quindi la
contabilizzazione del calore per ogni singola utenza presente (vedi anche L.10/91).
d) Analoghi sistemi di controllo e contabilizzazione vanno previsti anche nel caso di impianti
centralizzati per il condizionamento estivo.
e) Per quanto riguarda il raffrescamento ambientale si raccomanda fortemente l'uso di sistemi
che utilizzino come sorgente energetica il calore prodotto nella centrale cogenerativa. L'uso di
gruppi refrigeranti ad assorbimento alimentati ad acqua calda permette, infatti, di
incrementare la convenienza energetica ed economica dell'intero sistema di produzione,
distribuzione e uso dell'energia nell'area in esame.
f) L'eventuale aggravio delle spese di investimento potrà essere compensato in due distinti
modi:
nel caso sia l'utente finale ad acquistare calore e gestire un proprio impianto di
raffrescamento, il prezzo dell’energia termica estiva deve tenere conto del vantaggio
derivante ai gestori dell'impianto di cogenerazione dalla possibilità di utilizzo anche
estivo del calore prodotto;
nel caso sia il gestore della rete a vendere freddo all'utente, il prezzo praticato deve
tenere conto degli oneri di ammortamento e gestione degli impianti oltre che di
produzione del calore necessario, ma risultare competitivo rispetto al costo della
frigoria ottenuta da impianto a compressione di vapore convenzionale.
g) L'uso di pannelli radianti integrati nei pavimenti o nelle solette dei locali da climatiz-zare
assicura condizioni di comfort elevate con costi di installazione competitivi. Sfruttando l'effetto
radiativo di grandi superfici di scambio è possibile lavorare con temperature dell'acqua più
basse in inverno e più alte in estate con notevole aumento dell'efficienza dell'impianto di
cogenerazione e raffrescamento.
h) In ogni stanza è fortemente raccomandato l'uso di valvole termostatiche con sensore di
temperatura separato dalla valvola, posta ad una distanza tale da non risentire da disturbi
dovuti a effetti radiativi diretti. Tale misura ha lo scopo di garantire:
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un controllo della temperatura in ogni locale e quindi un elevato livello di comfort;
la riduzione degli sprechi connessi a condizioni disuniformi nell'edificio ed il pieno
utilizzo degli apporti solari invernali gratuiti attraverso le vetrate.
i) Il controllo della purezza dell'aria e dell'umidità relativa deve essere garantito da un sistema
di ventilazione meccanica dimensionata per un valore di ricambi d'aria strettamente
necessario secondo le indicazione della normativa italiana e del Regolamento di Igiene,
possibilmente adottando strategie di ventilazione controllata in base alla domanda. Allo scopo
di ridurre il consumo energetico del sistema di distribuzione dell'aria occorre utilizzare:
condotti e diffusori che garantiscano perdite di carico ridotte;
ventilatori con motori ad alta efficienza e controllo della velocità.
È fortemente raccomandato che i circuiti di mandata e di ripresa dell'aria siano fra loro
interfacciati mediante un recuperatore di calore stagno per consentire un recupero energetico
di almeno il 50%.
l) Occorre verificare la convenienza energetica dell'uso notturno dei sistemi di venti-lazione
meccanica se le caratteristiche dell'edificio sono tali da prefigurare la possibilità di sfruttarne
la capacità termica per "conservare" il freddo notturno per il giorno successivo.
m) L'uso del terreno come serbatoio/sorgente di calore permette di pre-raffreddare o pre-
riscaldare l'aria (o l'acqua) "gratuitamente". Ad esempio il preraffrescamento dell'aria in estate
ed il preriscaldamento in inverno può essere ottenuto attraverso la realizzazione di un
condotto sotterraneo attraverso cui far circolare l'aria di ricambio prima di immetterla in
ambiente.
n) La produzione di acqua calda sanitaria è preferibile sia effettuata utilizzando il fluido
termovettore distribuito dalla rete o, in alternativa, mediante l'utilizzo di pannelli solari con
integrazione da teleriscaldamento o a gas, oppure mediante pompe di calore. L'uso di
semplici boiler elettrici comporta sprechi energetici ed economici non compatibili con criteri
progettuali orientati alla sostenibilità, quindi sono del tutto sconsigliati.
B.5 Illuminazione naturale
È fortemente raccomandato l'utilizzo appropriato dell'illuminazione naturale ovunque
fattibile e la sua integrazione con illuminazione artificiale ad alta efficienza. Le
strategie da considerare per l'ammissione di luce naturale sono:
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• vetrate verticali
• lucernari
• guide di luce (cioè sistemi riflettenti o diretti di captazione della luce naturale)
Qualunque sia la strategia adottata nel caso specifico, è fortemente raccomandato
adottare colori chiari nelle finiture superficiali degli interni, onde minimizzare
l'assorbimento della radiazione luminosa.
Le vetrate verticali sono il mezzo più semplice per fornire illuminazione. Una superficie
vetrata pari a circa il 20% del pavimento può fornire illuminazione adeguata fino ad una
profondità di circa una volta e mezzo l'altezza della stanza. Profondità maggiori
richiedono altri accorgimenti (per esempio lamine orizzontali ad alto coefficiente di
riflessione possono guidare la luce a profondità maggiori).
Sulle facciate nord sono fortemente raccomandati vetri doppi, con trattamento selettivo
(con Ke >1), riempiti con gas a bassa conduttività. La proprietà di selettività consente
di bloccare la maggior parte della radiazione infrarossa in ingresso in estate ed in
uscita in inverno senza ridurre significativamente l'apporto di luce naturale.
Vetri dello stesso tipo sono consigliati sulle facciate orientate prevalentemente a sud,
ovest ed est, a meno che le vetrate non siano schermate con aggetti o vegetazione.
È fortemente consigliato che le vetrate con esposizione S, S-E e S-W dispongano di
protezioni orizzontali esterne come specificato precedentemente, progettate in modo
da non bloccare l'accesso della radiazione solare (e dunque anche luminosa) diretta in
inverno Si consiglia di ridurre al minimo la superficie dei telai che intercetta la
radiazione.
I lucernari sono un mezzo estremamente efficace per l'illuminazione naturale degli
ultimi piani degli edifici, anche nelle parti centrali lontane dalle pareti perimetrali. Per
evitare aggravi al carico di raffrescamento occorre però evitare lucernari orizzontali ed
adottare tipologie a vetrata verticale o quasi verticale, oppure shed orientati a nord, in
modo da im-pedire l'accesso alla radiazione diretta durante l'estate e dirigere verso
l'interno la radiazione luminosa in inverno.
I condotti/guide di luce possono essere di diversi livelli di complessità. Nel presente
contesto si consiglia l'adozione di tipologie semplici che possano guidare verso il
basso e/o l'interno la luce che piove nei pozzi centrali degli edifici, o la creazione di
condotti di luce nelle zone interne degli edifici più massicci.
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Per la progettazione dei sistemi di illuminazione per interni negli edifici che saranno
realizzati si raccomanda fortemente di avvalersi di quanto esposto nell’Appendice 3
dove sono elencati, a seconda del tipo di locale, i valori standard di potenza installabile
per l'illu-minazione, insieme con i relativi livelli medi di illuminamento raccomandati in
relazione ai diversi compiti visivi. Tali standard (attorno ai 10 W/m2 di potenza totale
installata conside-rando lampada e alimentatore), garantiscono un corretto uso
dell'energia evitando sprechi o sottodimensionamenti e sono raggiungibili con
l'applicazione di tecnologie e componenti impiantistici ampiamente sperimentati nella
pratica illuminotecnica.
E' fortemente raccomandato l'uso di illuminazione fluorescente ad alta efficienza con
alimentazione elettronica. Gli apparecchi illuminanti dovrebbero contenere/integrare
riflettori a geometria ottimizzata per ridurre il numero di riflessioni ed avere alto
coefficiente di riflessione (maggiore o uguale al 95%).
Le schermature antiabbagliamento devono adempiere la loro funzione senza indebite
riduzioni di flusso luminoso. In particolare è fortemente sconsigliato l'uso dei vecchi tipi
di schermatura realizzati con un contenitore traslucido, responsabili di elevatissime
perdite di flusso.
Per quanto riguarda i controlli, sono fortemente raccomandati:
• Interruttori locali. L'impianto di illuminazione deve essere sezionato in modo che
ogni postazione o area funzionale possa essere controllata da un interruttore (a
muro, a cordicella, o con comando remoto ad infrarossi) per consentire di
illuminare solo le superfici effettivamente utilizzate.
• Interruttori a tempo. Nelle aree di uso infrequente (bagni, scale, corridoi) è
sempre economicamente conveniente l'uso di controlli temporizzati, ove non
siano presenti sensori di presenza.
• Controlli azionati da sensori di presenza. I sensori di ottima sensibilità e basso
costo attualmente sul mercato permettono un uso generalizzato di questo tipo di
controlli almeno nelle aree a presenza saltuaria. Se ne consiglia fortemente
l'uso.
• Controlli azionati da sensori di illuminazione naturale. Nelle aree che
dispongono di luce naturale ed in particolare in quelle servite da dispositivi di
miglioramento dell'illuminazione naturale (vetri selettivi, condotti di luce etc.) è
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consigliato l'uso di sensori di luce naturale che azionino gli attenuatori della luce
artificiale in modo da garantire un illuminamento totale costante sulle superfici di
lavoro e consistenti risparmi di energia.
Scheda C) Tecnologie Bioedili per il risparmio delle risorse e per la salubrità degli ambienti
interni (vedi anche: “Inquinamento indoor: i principali fattori di inquinamento presi in esame in una progettazione Bioecologica” e
“Allegato 2”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela del territorio, Vol. 1)
C.1 I materiali da costruzione
Il 5/05/2000 è entrato in vigore il D.M. 2 aprile 98 il quale rende operativa la Direttiva Europea
n° 89/106 CEE del 21/12/88 ed entra nel merito delle caratteristiche dei materiali da
costruzione presenti nell’articolo 32 della Legge n° 10/1991.
La Direttiva comunitaria già recepita in Italia con il D.P.R. n° 246 del 21/04/1993 stabilisce
che: le “opere di edilizia e di ingegneria civile siano concepite e realizzate in modo da non
compromettere la sicurezza delle persone, dove per sicurezza delle persone s’intende anche
il rispetto di requisiti essenziali ai fini del benessere generale, quali:
la salute;
la curabilità;
i risparmi energetici;
la tutela dell’ambiente.
In particolare nell’allegato I° del citato D.P.R., per quanto riguarda le caratteristiche dei
materiali relativamente ad Igiene – Salute ed Ambiente precisa:
L’opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene e la salute
degli occupanti o dei vicini e in particolar modo non provocare:
sviluppo di gas tossici;
presenza nell’aria di particelle o di gas pericolosi;
emissioni di radiazioni pericolose;
inquinamento o tossicità dell’acqua o del suolo;
difetti nell’eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi;
formazione di umidità su parti o pareti dell’opera.
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Per quanto riguarda gli aspetti energetici l’art. 32 stabilisce che “Ai fini della
commercializzazione, le caratteristiche e le prestazioni energetiche dei componenti degli
edifici devono essere certificate secondo le modalità stabilite con apposito decreto”
Decreto oggi finalmente reso esecutivo e che precisa: “l’inosservanza delle prescrizioni di cui
all’art. 32 della legge n° 10/91 è punita con sanzione amministrativa da un minimo di cinque
milioni (2582,28 Euro) ad un massimo di £ cinquanta milioni (25822,24 Euro)”.
Negli interventi di Bioarchitettura in qualsiasi misura, disciplinati e diretti dall’Amministrazione
Comunale, devono essere impiegati materiali sani e non suscettibili di indurre effetti dannosi
per le persone o per l’ambiente almeno per il 70% del loro totale per le caratteristiche non
obbligatorie ai fini di legge.
Per cui è prescritto:
l’uso di materiali sani e/o naturali secondo le definizioni Comunitarie (è definito
materiale sano un materiale che non contiene prodotti di sintesi in percentuale
superiore al 5%);
secondo quanto previsto dai regolamenti per il rilascio degli attestati di Eco Label dei
materiali da costruzione;
in ogni caso quanto già definito per legge ed indicato nel D.P.R. n° 246 del 21/04/1993
e nell’art 32 della legge 10/9;
l’uso di materiali tradizionali, di provenienza locale, riciclati e riciclabili.
C.2 Fitodepurazione (vedi anche: “La Fitodepurazione ”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela del territorio,
Vol. 1)
C.2.1. Normativa di riferimento
Principali norme in materia di scarichi civili che non recapitino in pubblica fognatura
Legge 10 Maggio 1976 n. 319, “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento
(G.U. n. 141 del 29/05/76) e successive modificazioni (L. 08/10/76 n. 690; L. 24/12/79
n. 650);
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Allegato 5 della Deliberazione Comitato dei Ministri per la tutela delle acque
dall’inquinamento 4 febbraio 1977, “Criteri, metodologie e norme tecniche generali di
cui all’articolo 2 lettere b), d), e) della legge 10 maggio 1976, recante norme per la
tutela delle acque dall’inquinamento (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.
48 del 21/2/1 977);
Delibera Comitato Internazionale del 30 dicembre 1980, “Direttive per la disciplina
degli scarichi delle fognature pubbliche e degli insediamenti civili che non recapitino in
pubbliche fognature (G. U. n. 9 del 10/1/1981);
Decreto Presidente della Repubblica 24/5/1988 n. 236, “Attuazione della direttiva CEE
n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinata al consumo umano, ai sensi
del-l’art.15 della legge 16/4/1987, n. 183” (G.U. n. 60 del 30/ 06/1 988);
Allegato B del Piano Regionale di Risanamento delle Acque (supplemento al BUR n.
66 del 15/1 2/1 989);
Legge 7/5/95 n. 72, con modificazioni del Decreto Legge 17/3/95 recante modifiche
alla disciplina degli scarichi;
Direttiva Comunitaria 271/91 recepita in Italia con il Testo Unico sulle Acque del
29/5/1999;
C.2.2. Fitodepurazione
L’utilizzo di impianti a fitodepurazione come recapito finale dei liquami provenienti dal trat-
tamento delle acque reflue è ammesso nelle zone sprovviste di pubblica fognatura, se-condo
quanto previsto dal presente Regolamento.
L’impianto a fitodepurazione (impianto fitodepurativo assorbente) sfrutta il potere de-
purativo di determinati tipi di vegetazione ed è costituito sostanzialmente da uno o più
letti assorbenti, sul fondo dei quali corre una tubazione disperdente che rilascia il
liquame in prossimità dell’apparato radicale delle piante.
I letti assorbenti sono costituiti da vassoi di estensione complessiva commisurata alla
potenzialità dell’impianto e realizzati in materiale atto a garantirne la tenuta
(calcestruzzo, resina poliestere od altro idoneo materiale). Sul fondo dei letti è steso
uno strato di ghiaietto (pezzatura mm. 8-15) dello spessore di almeno cm. 30. Al di
sopra del ghiaietto è riportato uno strato di terreno vegetale di spessore non inferiore a
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cm. 40. Il terreno vegetale viene quindi adeguatamente piantumato con arbusti
sempreverdi od altra vegeta-zione idrofila.
Il liquame chiarificato in uscita dal dispositivo di trattamento (tipicamente, ma non ne-
cessariamente, una fossa settica tipo Imhoff) deve essere condotto, mediante
tubazione a tenuta, in un pozzetto da cui deve essere poi immesso nella condotta
disperdente. Detta condotta corre sul fondo del letto assorbente, immersa dalla strato
di ghiaietto, ed è costi-tuita da tubazioni microfessurate continue, posate con
pendenza non superiore allo 0,4%.
Il livello del liquame nell’impianto sarà determinato dal livello del pozzetto di distribu-
zione è dovrà corrispondere alla strato di ghiaietto posato sul fondo del letto
assorbente. Da qui i liquidi saranno assorbiti, per capillarità, dall’apparato radicale
delle piante collocate nel soprastante strato di terreno vegetale.
In uscita dall’impianto, sul lato opposto a quello di ingresso del liquame, deve essere
posto un secondo pozzetto di ispezione e da questo deve dipartire una tubazione di
troppo pieno di sicurezza che consente il celere deflusso di improvvisi ed eccessivi
apporti me-teorici, mantenendo il liquido nell’impianto ai livelli di progetto. La tubazione
di troppo pieno smaltirà l’eccesso di acqua nel suolo mediante un breve tratto di
tubazione disperdente per sub-irrigazione.
Le dimensioni dei letti assorbenti e della superficie piantumata dovranno essere tali da
garantire sufficienti livelli di depurazione ed evitare la formazione di reflui effluenti. A tal
fine l’impianto dovrà presentare una estensione (superficie della faccia superiore dello
strato di ghiaietto) di almeno mq. 1,50 per ogni abitante equivalente, con un minimo
assoluto di mq. 6.
La vegetazione da piantumare dovrà essere costituita da arbusti o fiori con spiccate
caratteristiche idrofile, quali ad esempio:
Arbusti Fiori Aucuba Japonica Bambù Calycantus Florindus Cornus Alba Cornus Florida Cornus Stolonifera Cotoneaster Salicifolia Kalmia Latifolia
Auruncus Sylvester Astilbe Elymus Arenarius Felci Iris Pseudoacorus Iris Kaempferi Lythrum Officinalis Nepeta Musini
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Laurus Cesarus Sambucus Nigra Thuya Canadensis
Lythrum Officinalis Nepeta Musini Petasites Officinalis
Per l'esercizio si controllerà periodicamente che non vi sia intasamento della
tubazione disperdente, che non si manifestino impaludamenti superficiali, che non
aumenti il numero delle persone servite ed il volume di liquame giornaliero disperso.
C.3 Riduzione dell'impermeabilizzazione superficiale
Tutti gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica nonché la realizza-
zione di sistemazioni esterne, parcheggi, viabilità pedonale e meccanizzata, rilevati e simili
sono soggetti alle disposizioni in materia di riduzione dell’impermeabilizzazione superficiale di
cui all’art. 4 comma 10 della Delibera del Consiglio Regionale 21 giugno 1994 n. 230; ai fini
dell’ottenimento delle agevolazioni, le superfici minime drenanti, definite dalle leggi vigenti
deve essere incrementato almeno del 30%.
Le disposizioni di cui al citato art. 4 comma 10, si applicano anche nel caso di interventi di
nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica che interessino aree od edifici che pre-
sentino superficie permeabile inferiore a quella prescritta. In tali casi la superficie permea-bile
dovrà essere incrementata sino al raggiungimento di detta misura minima.
C.4 Interventi sul ciclo dell'acqua (vedi anche: “Il recupero delle acque piovane”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela
del territorio )
Dovrà essere previsto un sistema di raccolta e di riutilizzazione delle acque meteoriche e/o
una loro dispersione negli spazi a verde attraverso un idoneo progetto di smaltimento. Tale
progetto dovrà garantire la dispersione per processi lenti delle acque meteoriche, raccolta ed
un loro impiego per usi no pregiati (irrigazione aree verdi, servizi igienici, ecc.) oltre ad un
adeguamento delle reti idriche scolanti.
Va ridotto il consumo d'acqua mantenendo o migliorando la qualità del servizio agli utenti
adottando alcune tecnologie ampiamente provate e di facile applicazione:
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temporizzatori che interrompono il flusso dopo un tempo predeterminato, even-
tualmente comandati da fotocellule (ma anche modelli ad azionamento manuale
consentono ottimi risultati)
sciacquoni per WC a due livelli (flusso abbondante, flusso ridotto) o con tasto di fermo
per graduazione continua; si consiglia di evitare gli sciacquoni a rubinetto perché
possono causare problemi di rumorosità e producono sprechi notevoli in caso di
dimenticanze anche sporadiche
miscelatori del flusso d'acqua con aria, acceleratori di flusso ed altri meccanismi che
mantenendo o migliorando le caratteristiche del getto d'acqua, riducono il flusso da
15-20 litri/minuto a 7-10 l/m e sono disponibili per rubinetti e docce.
Il risparmio di acqua calda e fredda consente di ripagare il leggero sovracosto di questi ap-
parecchi in pochi mesi, se applicati in fase di progettazione possono consentire grandi ri-
sparmi nel dimensionamento dei boiler e dei pannelli solari; in questo caso il costo totale di
impianto (rubinetti, docce e impianto di produzione acqua calda) è addirittura ridotto.
Recapito finale
Le acque pluviali possono essere smaltite mediante:
convogliamento in pubblica fognatura bianca o mista;
convogliamento in acque superficiali;
dispersione nel suolo;
accumulo in cisterna per uso irriguo, antincendio e simili (fermo restando che le even-
tuali tubazioni di troppo pieno devono comunque condurre ad una delle altre
destinazioni ammesse).
Quando possibile ed opportuno, deve essere privilegiato il reimpiego delle acque pluviali per
usi non pregiati e comunque compatibili con la loro qualità (irrigazione aree verdi, ci-sterne di
accumulo, ecc.) oppure la dispersione delle medesime, mediante processi lenti, negli spazi
verdi.
C.5 Il Radon (Tratto da “L’inquinamento da Radon”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela del
territorio, Vol. 1)
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Il radon e' un gas radioattivo presente nel suolo e nei materiali da costruzione; una volta
prodotto tende a diffondersi nelle abitazioni.
Quando è inalato, decade emettendo particelle radioattive ed aumenta il rischio di cancro ai
polmoni. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro e l'EPA hanno classificato il Radon come uno dei 75 agenti di cui vi è evidenza certa
di cancerogenità per l'uomo.
Il radon decade velocemente emettendo particelle radioattive (alfa) le quali anche legandosi
al particolato presente nell'aria, si fissano sulle superfici del tessuto polmonare.
Le radiazioni così emesse, danneggiano il DNA cellulare, lunghe esposizioni al radon sono
causa certa di cancro.
a) come il radon entra negli ambienti
Il radon si espande liberamente nell'atmosfera e di solito in ambienti aperti non raggiunge mai
concentrazioni considerate pericolose.
Negli ambienti chiusi, come ad esempio le abitazioni ed i luoghi di lavoro, si concentra
risalendo dal sottosuolo ed entrando attraverso il contatto terreno fondazioni tramite fessure
anche microscopiche. Il radon è presente anche nei materiali da costruzione provenienti da
terreni particolarmente ricchi di uranio ed in alcuni casi nelle acque.
b) la legislazione Italiana
Il Decreto Legislativo 241 del 26 Maggio 2000, rappresenta l’attuazione della Direttiva
96/29/Euratom in materia di protezione sanitaria della popolazione contro i rischi derivanti
dalle radiazioni ionizzanti.
Tale decreto prevede, tra l’altro, l’individuazione delle attività lavorative e dei luoghi in cui
esiste un reale pericolo di esposizione a prodotti di decadimento del radon e del toron.
Per quanto riguarda le abitazioni private non esiste un obbligo di legge, ma nel 1990 sia la
ICRP (International Commission on Radiological Protection) che la Commissione Europea
hanno raccomandato che non sia superato il limite di 200 Bq/m3 nelle abitazioni di nuova
costruzione e di 400 Bq/m3 in quelle esistenti e che siano prese immediate misure qualora il
presente limite sia superato.
c) come si misura il radon
Esistono diversi modi per misurare la presenza di radon nelle abitazioni, si possono eseguire
con strumenti e dosimetri passivi. I primi danno una misura puntuale e immediata, spesso
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sono utili per approfondire l’indagine o per eseguire uno screening veloce, di contro non
danno una misura mediata nel tempo (a meno di non immobilizzare uno strumento assai
costoso in un solo luogo per molti giorni). I dosimetri passivi, molto economici, danno invece
una media misurata durante il periodo di esposizione (da due settimane a tre mesi), ne
esistono di vari tipi, ma i dosimetri a tracce CR-29 sono i più usati al mondo perché ritenuti i
più affidabili.
Non esiste un metodo standard per il posizionamento dei dosimetri in un ambiente, due
tipologie abitative diverse, ubicate sugli stessi terreni e costruite con gli stessi materiali,
possono avere concentrazioni di radon molto differenti.
Tuttavia si può suggerire di posizionare i dosimetri nelle stanze ove si risiede più a lungo
(ricordarsi che in camera da letto trascorriamo almeno 6-8 ore al giorno), almeno uno per
piano, e di non variare le abitudini di vita. Posizionare un dosimetro in una casa che si chiude
per le vacanze, darà sicuramente un risultato diverso dalla situazione standard, perché
nessuno per giorni aprirà porte e finestre. Bisogna anche tener conto delle condizioni
ambientali e della stagione durante la quale si operano le misurazioni, infatti, durante le
stagioni invernali, è minore il ricambio d’aria, la pressione atmosferica aumenta o diminuisce
l'espansione del gas radon, terreni umidi o ghiacciati, aumentano la pressione di radon sotto
le fondazioni delle abitazioni.
d) I dosimetri
I dosimetri sono costituiti da lastrine poste in contenitori di plastica antistatica in cui il radon
entra per diffusione.
I dosimetri sono trasportati in buste sigillate in alluminio per permettere una lunga
conservazione. Il tempo di esposizione va da 1 a 3 mesi per i dosimetri Alpha Track Detector
e da 10 a 40 giorni per i Rapidos™
L'analisi della scansione dell’immagine avviene tramite le tecniche più moderne. Entrambi i
dosimetri forniscono un’esatta misurazione della concentrazione di Radon attraverso una
semplice procedura: dopo averli estratti dal loro contenitore protettivo (una busta di alluminio
a chiusura ermetica), si annota il numero riportato sul dosimetro, dell'ora e della data di inizio
dell'esposizione e si posizionano nell’ambiente da rilevare per il tempo necessario.
Al termine dell'esposizione, prima di richiuderli nel loro involucro protettivo, si annota la data e
l'ora di fine esposizione, si spedisco al laboratorio competente ed entro pochi giorni è fornito il
dato certificato espresso in Bq/m3.
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Quindi, non sono soggetti ad urti, non necessitano di corrente, non possono essere in alcun
modo pericolosi per i bambini o gli animali, si possono toccare e spostare (non di molto)
durante le pulizie di casa.
e) come si elimina il radon
Qualora la concentrazione di radon risultasse elevata il primo intervento di facile realizzazione
è l'aumento della ventilazione, degli ambienti stessi, ma se proviene dal sottosuolo, delle
cantine. Spesso è sufficiente sfruttare la ventilazione spontanea semplicemente aprendo
delle piccole prese d’aria negli scantinati.
Si può invece forzare il ricambio d’aria, sotto le abitazioni, inserendo delle apposite tubature.
Nei casi in cui le concentrazioni risultino molto elevate si può isolare, con le tecnologie
adeguate l'abitazione dal sottosuolo e, specialmente quando la presenza di radon nei terreni
ove si intende costruire e nota, è molto economico, isolare le fondazioni sin dall’inizio.
Se il radon proviene dai materiali di costruzione, oltre alla ventilazione degli ambienti, si
possono isolare tali materiali, con apposite guaine e vernici. Anche in questo caso, la
preventiva scelta di materiali di costruzione garantiti radon free, non influiscono di molto sulle
spese iniziali e risolvono il problema alla base.
Scheda D) Riqualificazione ed estensione elementi naturali (vedi anche: “Il giardino e le aree verdi”, Linee guida per la pianificazione e la edificazione sostenibile e per la tutela del
territorio, Vol. 1)
In diverse ricerche sperimentali è stato misurato il consumo energetico di edifici campione,
con condizionamento meccanico dell’aria, in assenza e in presenza di vegetazione nello
spazio circostante l’edificio.
Ad esempio i risultati della sperimentazione condotta sull'edificio di una scuola materna di 120
mq, riferiti a due giorni di misura - uno con il terreno circostante l’edificio non coltivato, l’altro
con il terreno sistemato a verde (con arbusti completamente sviluppati e piccoli alberi alti da 2
a 8 mt.) ha dimostrato che le temperature del terreno sistemato a verde, riesce a mantenere
temperature più o meno costanti nell’arco delle 24 ore e comprese tra i 30-35 °C, nella
stagione estiva, al contrario lo stesso terreno incolto, di notte raggiunge i 25°C, mentre di
giorno sfiora i 45°C, costringendo ad una consequenziale regolazione dell’impianto di
condizionamento e quindi a maggiori costi energetici di calore.
D.1 Interventi sull’albedo e l’uso del verde
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a) Andranno studiate tutte le forme per ridurre l’effetto noto come "isola di calore3". Alcuni di
questi fattori possono essere mitigati con una certa efficacia per mezzo di un'adeguata
progettazione delle aree circostanti gli edifici;
b) Il controllo dell'albedo (coefficiente di riflessione totale, cioè su tutte le lunghezze d'onda)
della pavimentazione degli spazi pubblici (strade, marciapiedi, parcheggi, etc...) permette di
ridurre le temperature superficiali con effetti sul comfort esterno e sulla riduzione dei carichi
solari nel condizionamento degli spazi chiusi. Le superfici chiare hanno un'albedo più alta
delle superfici scure. La semplice scelta di materiali ad elevato albedo per la realizzazione
delle superfici urbane dovrà essere effettuata nella direzione della riduzione delle temperature
delle superfici (e quindi la quantità di energia che esse re-irraggiano) e sui carichi di
raffrescamento garantendo contemporaneamente effetti sul comfort e benessere delle
persone (evitare gli sbalzi termici freddo interno-caldo esterno);
c) Il ricorso al verde non soltanto ha un valore decorativo, ma dovrà essere progettato e
quantificato in modo da produrre effetti sul microclima dell'area mitigando i picchi di
temperatura estivi grazie all'evapotraspirazione; dovrà inoltre consentire l’ombreggiamento
per controllare l'irraggiamento solare diretto sugli edifici e sulle superfici circostanti durante le
diverse ore del giorno;
d) Per quanto riguarda gli edifici, è opportuno disporre la vegetazione o altri schermi in modo
tale da massimizzare l'ombreggiamento estivo delle seguenti superfici, in ordine di priorità:
le superfici vetrate e/o trasparenti esposte a sud e sud ovest
le sezioni esterne di dissipazione del calore degli impianti di climatizzazione, i tetti e le
coperture
le pareti esterne esposte a ovest, ad est ed a sud
posizionare le superfici capaci di assorbire radiazione solare (alberi, pergolati, etc) ad
una distanza compresa fra 1,5 e 6 metri dall’edificio
3 Tale fenomeno si esplica in termini generali in un aumento delle temperature medie dell'aria e della temperatura media radiante delle superfici. Questa alterazione delle caratteristiche climatiche assume caratteri particolarmente notevoli nella stagione estiva, con differenze di temperatura fra città e campagna dell'ordine di qualche grado centigrado. Ciò comporta inevitabilmente un aumento della domanda di energia per il condizionamento estivo degli ambienti interni, oltre che condizioni di marcato di comfort negli spazi esterni. Un altro effetto dell'isola di calore urbana è l'accentuazione delle condizioni favorevoli alla formazione di smog fotochimico ed in particolare alla formazione di ozono. In considerazione di questo duplice effetto sui consumi e sulla qualità dell'aria il governo federale degli Stati Uniti ed alcune delle maggiori città statunitensi stanno attuando una serie di azioni per la riduzione dell'effetto isola di calore. Fra le molteplici cause che generano un'isola di calore vi è la concentrazione di usi energetici (trasporti, produzione di calore), l'uso di materiali di finitura delle superfici con caratteristiche termofisiche sfavorevoli, la scarsa presenza di vegetazione e di specchi d'acqua.
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Le ore in cui, nella stagione estiva, l'effetto di schermatura consente maggiori risparmi, sono:
per superfici esposte ad ovest: dalle 14.30 alle 19.30
per superfici esposte a est: dalle 7.30 alle 12.00
per superfici esposte a sud dalle 9.30 alle 17.30
e) Per ottenere un efficace ombreggiamento degli edifici occorre che gli alberi utilizzati siano
piantati a distanze tali che la chioma venga a situarsi a:
non più di 1,5 metri di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta ad est o
ovest;
non più di 1 metro di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta a sud.
f) È consigliabile che anche le parti più basse delle pareti perimetrali degli edifici esposte a
est ed ovest, siano ombreggiate per mezzo di cespugli.
g) L'uso di rampicanti sulle facciate consente buone riduzioni dell'assorbimento della ra-
diazione solare in estate e una riduzione delle dispersioni per convezione in inverno.
h) Si consiglia inoltre, compatibilmente con vincoli di natura artistica ed architettonica, il
ricorso al verde anche per le coperture. Tale scelta, se correttamente applicata (isolamento
delle coperture, carichi strutturali, forme di manutenzione del verde ecc.) può avere il duplice
effetto di miglioramento dell’inerzia termica estivo-invernale e di drenaggio del de-flusso delle
acque meteoriche.
i) La riduzione degli apporti solari estivi indesiderati è massima quando alberi, cespugli e
copertura verde del terreno sono combinati opportunamente nella progettazione del
paesaggio dell'area.
j) Ogni intervento di piantumazione dovrà prevedere l'uso di essenze che dimostrino un buon
adattamento all'ambiente urbano, siano preferibilmente caratteristiche del luogo, ab-biano
solo in estate una chioma folta (in modo da consentire apporti solari invernali), parti-
colarmente se disposte a sud del sito
k) Per quanto riguarda l'ombreggiamento delle zone adibite a parcheggio o di altre parti
stradali utilizzate per lo stazionamento dei veicoli risultati rilevanti sono ottenuti attenendosi
alle seguenti prescrizioni, che in ogni caso non possono mai andare in deroga rispetto a
quanto previsto dall’art. 13 delle Nta:
almeno il 10% dell'area lorda del parcheggio sia costituita di copertura verde;
il numero di alberi piantumati garantisca che la superficie coperta dalla loro chioma sia
almeno il 50% dell'area lorda;