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Consumo parte 2 Risparmio, vincoli di liquidità, incertezza e ricchezza
• La teoria del reddito permanente • Richiami su rischio e u9lità a:esa • Avversione al rischio e prudenza • Prudenza e risparmio precauzionale • La teoria del random walk • I vincoli di liquidità • Uno sguardo ai da9 sulla ricchezza
3) La teoria del reddito permanente di Friedman • Reddito permanente: livello costante di reddito che, se
percepito per tu:a la vita, genera lo stesso vincolo di bilancio intertemporale di quello che la famiglia ha di fronte.
• Il reddito corrente è pari alla somma di due componen9: una transitoria e una permanente.
• Y = YP+YT • Il consumatore reagisce a variazioni di YP • La formulazione di Friedman della funzione di consumo è
• C = aYP • Una variazione transitoria di reddito avrà un effe:o molto
rido:o sui consumi.
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Commen9 • Secondo Friedman la propensione media al consumo è
• C/Y = aYp/Y
• Soluzione al consump9on puzzle: • Nel breve periodo o in “cross sec9on” questo rapporto
può decrescere, nel lungo periodo è costante. • So:o l’ipotesi di Aspe:a9ve razionali, solo le variazioni
ina:ese dei reddi9 hanno effe:o sui consumi (Teoria del randow walk di Hall)
EffeZ per le poli9che fiscali?
• Come reagisce il consumo delle famiglie/individui eterogenei a variazioni nelle risorse economiche?
• Gli effeZ sul consumo dipendono dalla natura e persistenza delle variazioni?
• Variazioni a:ese nel reddito possono produrre un effe:o diverso sul consumo rispe:o a variazioni non a:ese?
• Variazioni temporanee nel reddito presentano effeZ diversi se confrontate a variazioni permanen9?
• Che effe:o possono avere variazioni di ammontare contenuto rispe:o a variazioni elevate di reddito?
Quesiti
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La teoria del reddito permanente di Friedman
• Reddito permanente: livello costante di reddito che, se percepito per tu:a la vita, genera lo stesso vincolo di bilancio intertemporale che la famiglia fronteggia.
• Il reddito corrente è pari alla somma di due componen9: una transitoria e una permanente.
• Y = YP+YT • Il consumatore reagisce a variazioni di YP • La formulazione di Friedman della funzione di consumo è
• C = aYP • Una variazione transitoria di reddito avrà un effe:o molto
rido:o sui consumi.
Commen9 • Secondo Friedman la propensione media al consumo è
• C/Y = aYp/Y • Soluzione al consump9on puzzle: • Nel breve periodo o in “cross sec9on” questo rapporto può decrescere, nel lungo periodo è costante.
• So:o l’ipotesi di Aspe:a9ve razionali, solo le variazioni ina:ese dei reddi9 hanno effe:o sui consumi (Teoria del randow walk di Hall)
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EffeZ per le poli9che fiscali? • Come reagisce il consumo delle famiglie/individui eterogenei a variazioni nelle risorse economiche?
• Gli effeZ sul consumo dipendono dalla natura e persistenza delle variazioni?
• Variazioni a:ese nel reddito possono produrre un effe:o diverso sul consumo rispe:o a variazioni non a:ese?
• Variazioni temporanee nel reddito presentano effeZ diversi se confrontate a variazioni permanen9?
Evidenza su effeZ di poli9che fiscali a:ese
• Shapiro and Slemrod (AER 2009) usano survey data per misurare l’effe:o di risposta ai trasferimen9 fiscali 2008 del Piano Bush iden9ficando un moderato effe:o sui consumi delle poli9che di riduzioni fiscali
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Da9 divisi per età e classe di
reddito
Evidenza • Solo per una parte marginale degli intervista9 le riduzioni
fiscali si sarebbero trasformate in aumento dei consumi per mol9 hanno aumentato i risparmi od u9lizzate le risorse per pagare debi9 (effe:o precauzionale o di vincolo di liquidità)
• Effe:o propensione marginale al consumo delle riduzioni di circa 0.33
• Un simile design di poli9che di s9molo possono avere effe:o sulle condizioni economiche delle famiglie ma non necessariamente incen9vare nella maniera desiderata i consumi
• Simile analisi è condo:a per i tagli fiscali del 2001 anche ques9 considera9 temporanei. Le s9me di propensione marginale al consumo di tali vantaggi fiscali sono tra 20% e 40% In questo caso gli effeZ sono più marca9 per le famiglie con meno liquidità e basso reddito (che possono superare i vincoli di liquidità)
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Alcune spiegazioni 3) Evidenza che il consumo risponde a modifiche a:ese del
reddito. (Jappelli e Pistaferri 2010) L’analisi empirica dimostra che spesso gli effeZ di variazioni transitorie e prevedibili sono dovu9 al contenuto ammontare di tali variazioni od in caso di variazioni posi9ve al fa:o che perme:ano di “allentare” i vincoli di bilancio intertemporale dovu9 alle imperfezioni nei merca9 di capitale
• InfaZ il consumo è poco sensibile a variazioni nega9ve di reddito previste in assenza di vincoli di liquidità.
• In questo caso l’agente rappresenta9vo risulta limita9vo come ipotesi in quanto l’eterogeneità nelle condizioni economiche della popolazione e nelle loro cara:eris9che può influenzare la presenza di vincoli di liquidità e quindi portare a diversi risulta9 in termine di risposte a poli9che fiscali
Ulteriore evidenza • Gli studi di shock inattesi di reddito si sono focalizzati
sulle conseguenze di eventi con plausibili effetti permanenti di malattie, disabilità, disoccupazione o perdite non prevedibili di raccolti agricoli in paesi in via di sviluppo
• Evidenza sottolinea marcati effetti di shock permanenti relativamente a quelli transitori. Lavori di
• Blundell et al. (2008) identificano effetti di risposta a shock permanenti del consumo in USA di circa 0.65 (con valori inferiori in caso di più elevata istruzione e superiori in caso di bassi redditi). Jappelli and Pistaferri (2008) identificano effetti simili per l’Italia con un coefficiente di circa 1.
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Un approfondimento: L’u9lità a:esa • Il modo convenzionale di rappresentare le scelte in condizioni
d’incertezza è considerare il valore a:eso dell’u9lità a:raverso i diversi sta9 del mondo che possono verificarsi.
• Esempio: posso o:enere tre diverse somme in base ai valori
assun9 in tre possibili differen9 sta9 del mondo dalla variabile aleatoria X:
• xa con probabilità pa • xa con probabilità pb • xc con probabilità pc L’u9lità a:esa di X, ovvero EU(X) è data da:
EU(X)=pau(xa)+pbu(xb)+pcu(xc)
• Questo modello, chiamato “Expected U9lity” model, richiede alcune ipotesi supplementari rispe:o a quelle usate per le scelte del consumatore in assenza d’incertezza:
1. La conoscenza dei risulta9 e delle probabilità di ogni possibile stato del mondo (incertezza traducibile in “lo:erie”)
2. Invarianza della funzione d’u9lità soltanto rispe:o a
trasformazioni lineari: l’u9lità usata per misurare il consumo diventa cardinale.
3. Il Teorema di Von Neumann e Morgerstern cara:erizza
assioma9camente Il modello dell’u9lità a:esa e perme:e di definire nuovi conceZ: l’avversione al rischio, Il certo equivalente e il premio per il rischio.
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• L’avversione al rischio si traduce nella concavità della funzione d’u9lità e poggia sulla
• “Disuguaglianza di Jensen”: • U(E(X)) > EU(X) • Questa disuguaglianza dice che avere con certezza una somma il valore a:eso di X garan9sce maggior u9lità della “lo:eria” X
• Esempio di lo:eria: • Testa = 10 euro • Croce = 90 euro • La Jensen inequality afferma che un individuo avverso al rischio (ovvero con U concava) preferisce 50 euro cer9 alla lo:eria.
xj
E(X)
U(x) =(u(xa+u(xb))/2
xa xbCE(X )
u(xb )
u(xa )
u(E(X ))
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Consumo come “random walk” • Par9amo dalla teoria di Friedman C = aYP
• Consideriamo il modello intertemporale, uguagliando r e rho a zero ma con incertezza sui consumi futuri
• Max U(c1)+EU(c2+ε2), dove ε2 è un “puro rischio” es testa o croce con +10 e -‐10.
• con CPO: • U’(c1)=EU’(c2+ε2). Se l’u9lità è quadra9ca, abbiamo U’ lineare e quindi:
• c1=E(c2). Se le aspe:a9ve sono razionali, allora:
• c2 = E(c2) +ε2 e quindi
• c2 = c1+ε2 (Ipotesi del Random Walk)
Il risparmio precauzionale • Consideriamo ancora il modello intertemporale, uguagliando r e rho a zero ma ipo9zzando incertezza sui consumi futuri
• Max U(c1)+EU(c2+ε2), • con CPO: • U’(c1)=EU’(c2+ε2). • -‐U’(c1)=-‐EU’(c2+ε2) • Quindi se U’’’>0, allora c1<c2 e si genera risparmio precauzionale
• La “prudenza” è quindi associata a U’’’>0
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Vincoli di liquidità
C2= Y
1(1+ r )+Y
2
+ = ++ +2 2
1 11 1C YC Yr r
C1
C2
Y1
Y2
C1= Y
1+Y2
(1+ r )
Effe:o dei vincoli di liquidità
• Se un vincolo di liquidità agisce nel primo periodo, riduce i consumi rispe:o a quelli desidera9
• Se abbiamo + periodi e i comsumatori temono il verificarsi di un
vincolo di liquidità nei periodi successivi, questo genera risparmio precauzionale, riducendo ancora una volta i consumi dei primi periodi.
• Alla fine, sia la prudenza sia i vincoli di liquidità hanno l’effe:o di
ridurre i consumi e generare risparmio • I vincoli di liquidità sono par9colarmente importan9 come causa
dell’”eccessivo” risparmio in Italia (fino a 15 anni fa! ) dell’alta sensibilità dei consumi al reddito corrente.
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Conclusioni • L’effe:o di prudenza, vincoli di liquidità creazione di una eredità
per i figli è quello di generare un profilo di consumo che:
• 1) tende a seguire un leggero pa:ern a campana sull’arco della vita • 2) Non è lineare nella ricchezza o nel reddito permanente ma tende
ad essere concavo
• Per concludere esamineremo due aspeZ:
• A) l’effe:o della ricchezza sui consumi in Italia (Guiso Visco e Paiella 2005) e
• B) la distribuzione della ricchezza nel nostro paese (D’Alessio 2012)
L’effe:o della ricchezza sui consumi in Italia (Guiso Visco e Paiella 2005)
Tables and Figures
Table 1
SUMMARY STATISTICS FOR THE SHIW SAMPLE
A. Household characteristics Year
1993 1998 2002All Real estate Risky asset All Real estate Risky asset All Real estate Risky asset
Holders Holders Holders Holders Holders holdersAge 53 53 50 53 54 51 55 56 53
Less than highschool*
0.707 0.671 0.384 0.605 0.580 0.370 0.634 0.605 0.391
Household size* 3.025 3.114 3.137 2.978 3.032 2.976 2.716 2.783 2.859Married* 0.741 0.782 0.843 0.743 0.777 0.801 0.685 0.723 0.782
Self-empl. head* 0.143 0.157 0.250 0.153 0.164 0.212 0.120 0.132 0.184Not-working 0.449 0.444 0.292 0.447 0.452 0.357 0.532 0.550 0.422
Moved from regionof birth*
0.202 0.182 0.193 0.180 0.162 0.178 0.191 0.169 0.197
Living in theSouth*
0.352 0.355 0.139 0.366 0.363 0.147 0.331 0.321 0.093
No. of obs. 7,730 5,440 753 6,793 4,988 1,374 7,484 5,478 1,556
Note: Real estate includes lands and buildings. Risky assets include stocks, private bonds and mutual funds. * denotes"share of households". Mean values.
B. Household income, consumption and wealthYear
1993 1998 2002All Real estate Risky asset All Real estate Risky asset All Real estate Risky asset
Holders Holders Holders Holders holders HoldersEarnings 22,200 26,100 41,200 23,800 26,800 36,300 23,700 27,200 36,700
Expenditure 16,400 18,400 25,500 16,900 18,000 23,800 16,800 18,000 24,000Net wealth 98,200 147,300 294,000 105,400 145,700 222,800 114,800 162,800 241,300Real assets 89,300 135,400 239,100 94,100 132,800 173,000 103,000 151,000 200,000Real estate - 134,400 - - 121,900 - - 150,000 -Fin. assets 6,600 8,400 50,300 8,500 10,800 37,400 7,500 10,000 35,900
Risky fin. assets - - 33,000 - - 36,500 - - 20,000
Note: See Note to Panel A for the definitions of real estate and risky assets. Earnings and expenditure (on non-durables andservices) refer to the year; the other variables are end-of-year values. Figures are in euros of year 2002. Median values.
Un quadro generale: reddi9 e ricchezza
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Table 5
HOUSEHOLD MARGINAL PROPENSITY TO CONSUME OUT OF WEALTH(1) (2) (3) (4) (5) (6)All All All Real estate
holdersAll All
(Net wealth)/Y 0.020*** 0.021*** 0.021*** 0.021***(0.002) (0.003) (0.003) (0.002)
(Net financial. wealth)/Y 0.038*** 0.038***(0.010) (0.010)
(Net real wealth)/Y 0.016*** 0.016***(0.002) (0.002)
Cap. gains on real estate/Y 0.019*** 0.028*** 0.016**(0.007) (0.007) (0.007)
Age/10 -0.118*** -0.119*** -0.024 -0.112*** -0.112***(0.023) (0.022) (0.015) (0.022) (0.022)
Age squared/100 0.002 0.002 -0.002* 0.002 0.002(0.002) (0.002) (0.001) (0.002) (0.002)
High school diploma -0.094*** -0.095*** -0.073*** -0.092*** -0.093***(0.010) (0.010) (0.007) (0.010) (0.010)
University degree -0.210*** -0.210*** -0.157*** -0.211*** -0.212***(0.012) (0.012) (0.009) (0.013) (0.013)
Household size -0.012*** -0.012*** -0.010*** -0.010*** -0.010***(0.003) (0.003) (0.002) (0.003) (0.003)
Married -0.072*** -0.071*** -0.007 -0.069*** -0.069***(0.011) (0.011) (0.005) (0.010) (0.010)
Self-employed head -0.011 -0.011 -0.032*** 0.009 0.008(0.013) (0.013) (0.012) (0.011) (0.011)
Not-working 0.193*** 0.192*** 0.094*** 0.192*** 0.192***(0.015) (0.015) (0.010) (0.015) (0.015)
Moved from region of birth 0.066*** 0.066*** 0.030*** 0.062*** 0.063***(0.010) (0.010) (0.006) (0.009) (0.009)
Living in the Center 0.036*** 0.038*** 0.037*** 0.040*** 0.042***(0.008) (0.008) (0.005) (0.008) (0.008)
Living in the South 0.144*** 0.145*** 0.106*** 0.147*** 0.148***(0.009) (0.009) (0.006) (0.010) (0.010)
Year: 1993 0.074*** 0.081*** 0.032*** 0.078*** 0.083***(0.011) (0.012) (0.008) (0.012) (0.012)
Year: 1995 0.076*** 0.084*** 0.061*** 0.081*** 0.087***(0.007) (0.008) (0.007) (0.007) (0.007)
Year: 1998 0.043*** 0.048*** 0.015* 0.044*** 0.048***(0.009) (0.009) (0.008) (0.009) (0.009)
Year: 2000 0.034*** 0.037*** 0.012* 0.034*** 0.036***(0.008) (0.008) (0.007) (0.008) (0.008)
Year: 2002 0.036*** 0.033*** 0.013** 0.035*** 0.033***(0.007) (0.007) (0.006) (0.007) (0.007)
Constant 0.705*** 1.211*** 1.208*** 0.782*** 1.191*** 1.189***(0.011) (0.059) (0.059) (0.040) (0.057) (0.057)
Observations 45,173 45,173 45,173 32,325 45,173 45,173R-squared 0.057 0.093 0.094 0.215 0.102 0.103
Marginal propensity toconsume out of income
0.705(0.011)
0.698(0.138)
0.697(0.139)
0.603(0.083)
0.713(0.136)
0.712(0.136)
Note: The left-hand side variable is the ratio of household expenditure on non-durable goods and services tohousehold earnings, denoted by Y. For the construction and definition of variables, see the data appendix. Robuststandard errors in parentheses. *significant at 10%; ** significant at 5%; *** significant at 1%.
Risulta9: • “The marginal propensity to consume out of household
wealth is 0.02 and is highly sta9s9cally significant. The marginal propensity to consume out of labor income is about 0.71 and is also es9mated with high precision”
• “Both marginal propensi9es are consistent with the predic9ons of a standard Ando-‐Modigliani life cycle model, even if the former is on the low side and the la:er on the high side of the spectrum of the es9mates generally found in the literature”
• In par9cular, the la:er result is indica9ve of the possible presence of non-‐negligible liquidity constraints for a relevant frac9on of the households included in our sample
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Ricchezza e Disuguaglianza D’Alessio 2012
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0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 20150
100
200
300
400
500
600
700
800
900
Ricchezza netta pro
capite
Ricchezza netta
Ricchezza netta pro capite al netto del debito pubblico
Ricchezza netta / PIL
Ricchezza netta / PIL al netto del debito pubblico
Fig. 1 Andamento della ricchezza netta in Italia, 1965-2010 (numero indice dei valore a prezzi costanti; base 1965 =100)
Il rapporto tra ricchezza e PIL ha ovviamente un andamento meno pronunciato, perché il PIL è anch’esso cresciuto notevolmente nel periodo. È però notevole che il rapporto sia comunque all’incirca raddoppiato (un po’ meno, se si esclude il debito pubblico), segnalando che il nostro paese ha in questi cinquant’anni incrementato la propria ricchezza più di quanto abbia incrementato la produzione. Questo indicatore testimonia la crescente rilevanza delle condizioni patrimoniali rispetto a quelle reddituali nella nostra società, aspetto che può assumere un rilievo in termini di incentivi allo sviluppo e in termini di disuguaglianza; la ricchezza che ci proviene dal passato è infatti oggi più rilevante di ieri in rapporto a quella che è possibile procurarsi giorno dopo giorno con l’attività lavorativa e di impresa.
3. Comparazione nel tempo e tra paesi della disuguaglianza
In Italia i 10 individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza che è all’incirca equivalente a quella dei 3 milioni di italiani più poveri [Cannari e D’Alessio 2006]; ciò esemplifica il divario che anche in un paese sviluppato come il nostro separa i ricchi dai poveri.
La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è in effetti assai più pronunciata di quella sul reddito6. Considerando l’ultimo anno per cui è disponibile il 6 Le stime della ricchezza prodotte a partire da dati raccolti presso le famiglie mediante indagini campionarie (in Italia, si utilizza l’indagine sui bilanci delle famiglie italiane, o IBF, condotta dalla Banca d’Italia) consentono di condurre analisi sugli aspetti distributivi dei fenomeni, problematica pressoché preclusa utilizzando i dati macro, ma scontano alcuni problemi di misura tipici. Le famiglie, di fronte a
21
Appendice: tavole statistiche
Tab. A1. La ricchezza delle famiglie in Italia, 1965-2010 (prezzi 2010)
Anni
Ricchezza
netta
(miliardi di
euro)
(*)
Ricchezza
netta pro
capite (euro)
Ricchezza
netta pro
capite al netto
del debito
pubblico
(euro)
Ricchezza su
PIL
Ricchezza al
netto del
debito
pubblico su
PIL
1965 1.137 21.875 19.128 2,7 2,4
1970 1.619 30.176 25.739 2,8 2,4
1975 2.462 44.298 36.829 3,5 2,9
1980 3.324 58.875 49.606 3,7 3,1
1985 3.275 57.736 43.462 3,3 2,5
1990 5.143 90.645 69.886 4,2 3,2
1995 6.007 105.683 77.833 4,4 3,2
1996 6.172 108.518 80.236 4,4 3,3
1997 6.616 116.267 87.785 4,6 3,5
1998 6.937 121.903 93.533 4,7 3,6
1999 7.132 125.289 96.644 4,9 3,7
2000 7.352 129.071 100.742 4,9 3,8
2001 7.356 129.072 100.594 4,8 3,7
2002 7.635 133.198 105.079 4,9 3,8
2003 7.874 136.020 108.413 5,0 4,0
2004 8.207 140.375 112.536 5,1 4,1
2005 8.591 146.225 117.706 5,3 4,3
2006 8.860 149.841 120.719 5,4 4,4
2007 8.925 149.696 121.054 5,5 4,4
2008 8.787 146.347 117.563 5,3 4,2
2009 8.767 145.288 115.445 5,7 4,5
2010 8.638 142.481 112.085 5,6 4,4 (*) Per il periodo 1995-2010, elaborazioni su dati Banca d’Italia [2011]; per gli anni precedenti
elaborazioni su stime Cannari e D’Alessio [2006].
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• “Questo indicatore tes9monia la crescente rilevanza delle condizioni patrimoniali rispe:o a quelle reddituali nella nostra societa, aspe:o che puo assumere un rilievo in termini di incen9vi allo sviluppo e in termini di disuguaglianza;
• la ricchezza che ci proviene dal passato è infaZ oggi piu rilevante di ieri in
rapporto a quella che è possibile procurarsi giorno dopo giorno con l’aZvita lavora9va e di impresa. “
• “In Italia i 10 individui piu ricchi posseggono una quan9ta di ricchezza che è all’incirca equivalente a quella dei 3 milioni di italiani piu poveri; cio esemplifica il divario che anche in un paese sviluppato come il nostro separa i ricchi dai poveri”
• Differenza tra reddito e ricchezza: il 10 per cento delle famiglie piu ricche
possiede oltre il 40 per cento dell'intero ammontare di ricchezza ne:a • mentre il 10 per cento delle famiglie a piu alto reddito riceve invece solo il
27 per cento del reddito complessivo.
12
0,55
0,60
0,65
0,70
0,75
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1986
1987
1989
1991
1993
1995
1998
2000
2002
2004
2006
2008
Ricchezza familiare non aggiustata
Attività reali
Ricchezza familiare ricostruita
Fig. 2. Indice di concentrazione di Gini della ricchezza netta, 1977-2008
Ma come risultano i livelli di ricchezza e di disuguaglianza della ricchezza in Italia nel panorama internazionale?
Per quanto riguarda l’ammontare della ricchezza delle famiglie, le stime di Davies, Sandstrom, Shorrocks e Wolff [2009] sulla distribuzione dell’intera ricchezza del pianeta attribuiscono una posizione piuttosto favorevole all’Italia; considerato pari a 1 il peso del nostro paese in termini di popolazione, l’indice risulta pari a circa 3 in termini di PIL e a circa 4,5 in termini di ricchezza. In altri termini, il nostro paese risulta maggiormente favorito in termini di ricchezza pro capite di quanto non lo sia per il prodotto pro capite.
Per quanto riguarda la distribuzione della ricchezza, le indicazioni che si ricavano dagli studi internazionali presentano risultati non sempre convergenti. Secondo le indicazioni di Sierminska, Brandolini e Smeeding [2007], che fanno uso della banca dati del LWS10, i livelli di disuguaglianza che si osservano in Italia sarebbero inferiori a quelli di tutti i paesi considerati nell’analisi (Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania e Finlandia). Questa considerazione rimarrebbe inalterata se in luogo dell’indice considerato da quegli autori si valutasse la posizione dell’Italia sulla base degli indici corretti prima mostrati. Altre stime [Davies, Sandstrom, Shorrocks e Wolff, 2009] mostrano che gli indici di concentrazione dell’Italia sono relativamente bassi (al 10 Il Luxembourg Wealth Study (LWS) è un progetto che mira a rendere disponibili per la ricerca scientifica i micro dati sulla ricchezza delle famiglie derivanti da indagini campionarie condotte in vari paesi. Analogamente al progetto del LIS che riguarda i redditi, sui dati viene effettuato un lavoro di omogeneizzazione per renderli il più possibile comparabili. Si veda http://www.lisproject.org/.
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Ma l’Italia è una eccezione?
• Secondo Sierminska, Brandolini e Smeeding [2007], che fanno uso della banca da9 del LWS10, i livelli di disuguaglianza della ricchezza in Italia sarebbero inferiori a quelli di tuZ i paesi considera9 nell’analisi (Svezia, Sta9 Uni9, Regno Unito, Canada, Germania e Finlandia).
• Altre analisi ci pongono “a metà classifica”
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Tab. A4. Ricchezza familiare netta, 1987-2008 (numero indice: Italia = 100)
1987 1993 2000 2002 2004 2006 2008
Sesso
maschi 108,0 111,9 106,7 108,6 108,0 108,8 108,3
femmine 74,0 70,2 83,1 79,7 81,8 80,3 81,4
Età
fino a 34 anni 82,5 89,5 80,0 84,4 77,7 64,7 61,7
da 35 a 44 anni 87,1 88,7 81,6 84,3 81,0 84,5 77,2
da 45 a 54 anni 126,4 120,8 104,6 105,3 107,0 107,2 95,2
da 55 a 64 anni 126,2 130,3 133,7 136,6 132,3 122,1 131,0
oltre 64 anni 65,5 69,8 87,4 81,0 87,1 94,5 100,2
Condizione professionale
Lavoratore dipendente
operaio 61,9 54,7 51,6 48,1 48,9 50,1 44,0
impiegato 99,2 106,0 100,8 100,2 96,0 100,0 95,0
direttivo/quadro 149,9 167,4 128,1 147,8 133,8 143,8 143,1
dirigente 201,5 223,5 199,8 235,6 213,2 242,3 245,9
totale 87,5 90,4 84,0 84,8 80,0 85,4 78,0
Lavoratore indipendente
Libero professionista 249,9 234,1 176,7 181,2 176,1 172,1 202,5
imprenditore altro autonomo 183,3 180,6 163,0 168,6 172,9 152,7 153,4
totale 193,6 188,0 166,0 171,8 173,7 156,9 163,9
Pensionati e non occupati 61,6 71,4 87,9 84,4 89,2 92,2 97,8
Area geografica
Nord 108,6 108,5 123,3 121,1 111,9 108,8 109,0
Centro 113,3 118,5 99,8 104,6 118,7 128,0 124,2
Sud e Isole 80,2 76,2 67,6 67,9 70,2 68,3 69,6
TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
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Tab. A6. Opinioni sulla disuguaglianza, 2006 (punteggi medi)
Classe di ricchezza netta
(quinti) Area geografica
Fino
al 1
° qu
intil
e
Tra
il 1°
e il
2°
qui
ntile
Tra
il 2°
e il
3°
qui
ntile
Tra
il 3°
e il
4°
qui
ntile
Oltr
e il
4°
quin
tile
Nor
d
Cen
tro
Sud
e I
sole
Ital
ia
Tutti dovrebbero avere almeno il minimo necessario per vivere
8,5 8,6 8,3 8,4 8,5 8,6 8,3 8,4 8,5
Lo Stato dovrebbe limitare la disuguaglianza
8,3 8,2 8,0 8,0 7,8 8,0 8,0 8,1 8,1
La fortuna nella vita è importante 8,1 8,1 7,7 7,8 7,7 7,9 7,6 8,0 7,9
Il successo dipende dall’impegno 6,8 7,3 7,5 7,7 7,6 7,5 7,2 7,3 7,4
Le condizioni della famiglia di origine sono determinanti
7,4 7,5 7,2 7,3 7,1 7,1 7,4 7,5 7,3
La competizione stimola le persone a lavorare meglio
6,8 7,1 7,0 7,3 7,5 7,2 7,1 7,2 7,2
Chi si impegna di più dovrebbe essere più ricco degli altri
6,8 7,1 7,0 7,1 7,2 7,1 7,0 7,0 7,0
Le persone povere sono pigre 4,5 4,7 4,9 4,7 4,7 4,7 5,0 4,5 4,7
Le tasse sulle eredità dovrebbero essere alte
4,2 4,2 3,9 3,7 3,5 3,4 4,3 4,4 3,9
Ulteriori aspeZ • Secondo s9me del 2002, i trasferimen9 ricevu9 so:o forma di eredità o
donazioni rappresentano una quota consistente della ricchezza ne:a delle famiglie, valutabile tra il 30 e il 55 per cento
• gli italiani avrebbero un’a:enzione verso i temi dell’uguaglianza
rela9vamente piu marcata rispe:o a quella presente in altri paesi. Ad esempio al quesito della WVS che chiede agli intervista9 di scegliere quale dei due valori tra uguaglianza e libertà sia ritenuto piu rilevante, gli italiani risultano in terza posizione, su 32 paesi, nel preferire l’uguaglianza alla libertà.
• Ma…la quota di italiani che ri9ene sia molto importante eliminare le
grandi disparità nei reddi9 è pari al 35 per cento, quota all’incirca mediana tra gli oltre 30 paesi analizza9.
• Alla domanda “un serio impegno non conduce al successo; è piu ques9one di fortuna e di relazioni”) l’Italia è agli ul9mi pos9 per il ruolo assegnato all’impegno e al lavoro (48esimo posto sui 55 paesi per cui è disponibile l’indicatore). Il punteggio medio dell’Italia (5,3) è simile a quello della Francia (5,3) mentre Germania 4,8; Olanda e Norvegia 4,9; Giappone 5; Gran Bretagna e Svezia 4,5; Spagna 4,2; Canada 4; Sta9 Uni9 3,9).
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Quanto siamo eterogenei? • A livello territoriale emergono alcune differenze nella direzione
a:esa, con un Mezzogiorno leggermente spostato verso una posizione piu fatalista (ruolo del caso) e che risente di un ambiente economico meno dinamico (ruolo delle origini familiari) rispe:o al Centro e al Nord, che invece presentano valori medi piu eleva9 per le affermazioni che fanno riferimento alla responsabilita degli individui nel successo e alla poverta.
• Piu in generale, e comprensibilmente, le famiglie piu povere sono
piu propense alla redistribuzione di quelle piu ricche. • Come nel caso dei divari geografici, tu:avia, le differenze, sebbene
sta9s9camente significa9ve, non sono par9colarmente marcate; ad esempio, l’affermazione che lo Stato dovrebbe limitare le disuguaglianze passa da un grado di accordo medio di 8,3 tra i piu poveri a 7,8 tra i piu ricchi.
Per approfondire • Browning, M. and Lusardi A. (2006) "Household Saving: Micro Theories
and Micro Facts", Journal of Economic Literature,34, 1797-‐1855. • Carroll, D. and Kimball M. (1996) "On the concavity of the consump9on
func9on", Econometrica, 64, 4, 981-‐992. • G. D’Alessio “Ricchezza e disuguaglianza in Italia”, Banca d’Italia:
Ques9oni di Economia e Finanza (Occasional papers) Numero 115 – Febbraio 2012.
• Dynan, K.E., Skinner, J. and Zeldes, S.P. (2004) "Do the Rich Save More?", Jounal of Poli9cal Economy, 112, 397-‐444
• C. Gollier “Economics of risk and 9me” (2002) MIT press • L. Guiso, M. Paiella, I. Visco “Do capital gains affect consump9on?
Es9mates of wealth effects from italian households’ behavior” Banca d’Italia, Temi di discussione del Servizio Studi �Number 555 -‐ June 2005
• D. Romer, Advanced Macroeconomics, McGraw Hill 2012.