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Tesina di Tecnologie dell’Istruzione e
dell’Apprendimento
a cura di Erika Mordini
MATRICOLA : 167989
Scienze della Formazione primaria
INTRODUZIONE
Alla base del Cooperative Learning c’è il “Costruttivismo” o “post-cognitivismo”.
Gli studiosi più importanti che hanno approfondito le tematiche di questa corrente sono:
“Lev Vygotskji”, “Jerome Bruner” e Seymour Papert che evidenziano l’importanza delle
tecnologie nell’apprendimento in quanto raffigurano lo “scaffolding” cioè l’impalcatura
delle abilità umane. I precedenti modelli, il “Comportamentismo” e il “Cognitivismo” che
si concentravano sul comportamento dato dalla interazione tra stimolo e risposta da una
parte e elaborazione strettamente mentale di mappe cognitive dall’altra , entrano in crisi e
si lascia ampio spazio soprattutto al contesto di apprendimento che interagisce con le
capacità mentali/sociali del bambino nel processo di acquisizione delle conoscenze.
Possiamo affermare che la scuola del passato era basata sul pensiero del “perché”, oggi
l’azione educativa-didattica si orienta sul “come” e richiede un attento esame delle
metodologie didattiche per l’efficacia dell’intervento educativo.
Le proposte degli interventi didattici sono favoriti anche dal fatto che la scuola è oggi un
sistema aperto che grazie al principio di sussidiarietà si pone in stretta relazione con altre
istituzioni e contesti presenti sul territorio: La famiglia, l’extrascuola ecc…
Costruire una conoscenza, un sistema di idee, significa lavorare su altre conoscenze
spezzando ciò che propongono le precedenti, ampliando altri sistemi di idee e dando
origine ad un metodo. Il nuovo, quindi, di per sé non é altro che una differente
riorganizzazione del vecchio e costruire una conoscenza implica basarsi inizialmente su
ciò che è dato per scontato e cercare di proporre, poi, un cambiamento che, se accettato,
inevitabilmente andrà a modificare ciò che viene dato per scontato, tenendo presente che
l’obiettivo è di insegnare in modo tale da offrire il maggior numero di informazioni col
minimo di insegnamento. Molto spesso si osserva che la conoscenza appresa nei curricoli
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scolastici, rilevata dal contesto, rimane “inerte” ossia gli allievi non sono in grado di
utilizzarla attivamente in altri contesti, di conseguenza il Costruttivismo pone al centro del
processo formativo il soggetto che “costruisce” attivamente la propria conoscenza
collegandola strettamente alla situazione concreta in cui si verifica l’apprendimento. Con
il termine Costruttivismo si indica un orientamento, condiviso in molte discipline, secondo
il quale la realtà non può essere considerata come un qualcosa di oggettivo, indipendente
dal soggetto che la esperisce, perché è il soggetto stesso che crea, costruisce, inventa tutto
ciò che vuole comprendere di quello che lo circonda. L’alunno è posto al centro
dell’attività formativa, viene ad essere il protagonista di tale processo di elaborazione
mentale, affettiva e sociale. La realtà non può essere considerata indipendente da colui che
la osserva, dal momento che è proprio l’osservatore che le dà un senso partecipando
attivamente alla sua costruzione.
Accettare e promuovere il confronto con altri soggetti è la fase fondamentale del
costruttivismo, la costruzione della conoscenza, infatti, non riguarda solo il soggetto nella
sua individualità, ma è determinata dall’interazione con altri individui, anche se in questo
quadro teorico di riferimento ha valore rilevante il soggetto che apprende, in alternativa ad
un approccio educativo basato sulla centralità dell’insegnante quale depositario
indiscutibile del sapere.
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Che cos’è il Cooperative Learning?
L'apprendimento cooperativo, noto come “Cooperative Learning” è diventato in molti
paesi un importante approccio metodologico. In Italia questa metodologia ha avuto una
buona diffusione nella scuola dell'Infanzia e nella scuola Primaria. Numerosi studi hanno
dimostrato che con il cooperative learning gli studenti ottengono risultati scolastici più
elevati, più alti livelli di autostima, maggiori competenze sociali e una più approfondita
acquisizione di contenuti e abilità.
Gli alunni sono organizzati in piccoli gruppi per svolgere un’attività: in questo modo
apprendono aiutandosi l'un l'altro, sentendosi corresponsabili del percorso.
Elementi- chiave di tale metodologia sono: la valorizzazione del rapporto interpersonale
tra gli studenti, l'interdipendenza positiva, la promozione del ruolo di guida, di
facilitatore e di organizzatore dell'insegnante, l'attuazione di abilità sociali specifiche.
Tutti questi elementi concorrono al miglioramento della produttività e qualità del lavoro
scolastico.
Nella società attuale, nell’ambito della didattica assume particolare importanza il lavoro di
gruppo e ciò si contraddistingue positivamente l’insegnamento attuale rispetto a quello
tradizionale. Quest’ultimo è caratterizzato secondo una logica trasmissiva, dove prevaleva
solo il ruolo centrale degli insegnanti che si posizionavano quotidianamente sulla pedana
della cattedra a ricordare agli alunni il marcato ruolo e l’assoluta gestione delle lezioni. I
docenti della didattica tradizionale non consentivano ai loro allievi di interrompere la
spiegazione con argomenti inerenti a differenti punti di vista, non stimolavano il confronto
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e l’approfondimento delle concezioni degli allievi. Il loro scopo era il semplice lavoro
giornaliero: si esponevano delle nozioni, ma senza tener conto dell’efficacia dell’aspetto
emotivo1 oltre che cognitivo insito nell’apprendimento nella classe.
Per capire bene il metodo del cooperative learning, partirei inancitutto con la definizione .
Secondo Mauro Comoglio il Cooperative Learning è “ un insieme di principi, tecniche di
classe, nelle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi per attività di apprendimento e
ricevono una valutazione in base ai risultati conseguiti”.
Secondo altri autori per permettere un apprendimento cooperativo sono essenziali cinque
caratteristiche che sono :
- L’interdipendenza positiva.
- L’interazione promozionale faccia a faccia.
- La valutazione individuale.
- L’uso di abilità interpersonali nell’agire in piccoli gruppi.
- Il controllo e la revisione del lavoro di gruppo.
1 L'Educazione Razionale Emotiva riconosce che le emozioni, anche quelle negative, hanno un loro valore legato alla sopravvivenza della specie. Così come il dolore fisico ci comunica che qualcosa sta nuocendo al nostro corpo, anche il disagio emotivo funge da segnale che ci avverte dell'opportunità di mobilitare le nostre risorse per fronteggiare la situazione. Se però questo disagio emotivo si fa troppo intenso ne saremo sopraffatti e non saremo più in grado di attivare, in modo efficace, le nostre risorse personali. L'intento dell'Educazione Razionale-Emotiva non è quindi eliminare ogni emozione spiacevole, ma minimizzare l'impatto che tali emozioni hanno sulla vita dell'individuo, favorendo nel contempo la massimizzazione di emozioni positive
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Vorrei esaminare ora gli aspetti elencati:
1) L’interdipendenza positiva.
Un qualsiasi lavoro di gruppo elaborato con uno spirito negativo non porta facilmente al
raggiungimento dello scopo per cui il gruppo è stato creato. Quando gli alunni lavorano
insieme in un rapporto di interdipendenza reciproca, scambiandosi materiali e idee non
solo acquisiscono più facilmente i contenuti ma diventa anche curioso e utile scoprire
come un compagno possa affrontare una determinata tematica rispetto ad un altro.
L’attività formativa diventa in tal modo interessante agli occhi degli alunni e
dell’insegnante specialmente se all’interno dei gruppi ci sono alunni con esperienza di vita
diverse.
2) L’interazione promozionale faccia a faccia
Questo aspetto è fondamentale, perché i bambini, all’interno di un gruppo, mentre si
confrontano sentono il bisogno di sentirsi accettati e sentire la presenza dell’altro
soprattutto guardandosi negli occhi. Tale elemento non va trascurato e un buon docente
cerca di captare e far cogliere sia glia aspetti verbali insiti nella comunicazione verbale che
i gesti e gli atteggiamenti non verbali che caratterizzano la comunicazione non verbale2.
Come tutti sappiamo si può comunicare anche con il corpo e spesso possiamo scoprire che
gli alunni come anche gli insegnanti a volte non sono coerenti con ciò che dicono nei
movimenti gestuali (ad esempio muovere il collo, alzare la spalla sono movimenti che in
psicologia significano il mentire).
2 La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo non concernenti il livello puramente semantico del messaggio, ossia il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso.
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3) La valutazione individuale
Con la precedenza ai lavori inter-gruppali è cambiato anche il modo di valutare un’attività
formativa. Prima di ampliare l’aspetto valutativo relativo al cooperative learning è
importante partire da una premessa sulla valutazione. La valutazione è prima di tutto una
diagnosi e non bisogna assolutamente confondere la verifica con la valutazione. La
verifica è il momento tecnico per arrivare alla valutazione, mentre quest’ultima è il
giudizio della prova. Dunque un insegnante deve sapere prima che COSA VALUTARE e
successivamente COME VALUTARE.
- COSA VALUTARE : Rispetto alla didattica tradizionale non è più l’alunno l’oggetto
della valutazione ma l’insegnamento
- COME VALUTARE :S i hanno a disposizione molti strumenti da utilizzare per la
raccolta di dati: griglie di valutazione, tassonomie, agende personali con schemi di
riferimento.
All’interno della “didattica tra pari” in un lavoro cooperativo, l’alunno espone con più
creatività e in questo ambito acquisisce importanza anche l’autovalutazione.
E’ fondamentale che il bambino acquisisca anche il senso di auto-critica che sospinge a
migliorare le sue prestazioni e a cambiare approccio metodologico, se necessario.
L’attività di valutazione in itinere è finalizzata a verificare continuamente e costantemente
il sussistere di quei presupposti e di quelle condizioni che garantiscono la coerenza e
l’utilità dell’intervento progettuale rispetto al raggiungimento degli obiettivi e delle
finalità identificate.
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4) L’uso di abilità interpersonali nell’agire in piccoli gruppi
Oggi si dà molta importanza alle abilità personali riferite ad un determinato contesto che
può essere ludico, scolastico o lavorativo ossia alle “Competenze”. Nell’ambito formativo,
all’interno dei gruppi scaturiscono diverse abilità di alunni che sorprendono gli insegnanti
che a sua volta orientano la loro attività in base ad esse. All’interno di un gruppo c’è
l’alunno che prende iniziativa, il compagno che guida l’attività , gli altri espongono idee e
convinzioni con la scelta di determinati strumenti da poter utilizzare per approfondire, altri
verificano le attività conseguite, insomma ciascuno dei bambini prende parte con abilità
peculiari al lavoro di gruppo. Gli allievi in tal modo si sostengono a vicenda e imparano,
con risultati sia nella sfera cognitiva che affettiva.
5) Il controllo e la revisione del lavoro di gruppo
Prima di procedere alla valutazione dell’insegnante che ha sollecitato il lavoro di gruppo, i
bambini coinvolti devono passare al controllo o alla verifica del compito svolto. A mio
parere questa fase è molto importante: gli alunni, in tal modo, controllano il loro lavoro e,
se ci sono errori, si rendono conto quanto sia necessario ripartire da questi per
approfondire e ricercare di nuovo delle strategie, che aiutano a trovare soluzione a dei
problemi. Si riparte così per una ricerca circolare di nuove idee, di modalità per poter
affrontare l’argomento e infine di confronto e valutazione per ogni alunno sul contenuto
affrontato. Dopo tutti questi passaggi, la revisione del lavoro svolto si può presentare con
soddisfazione e curiosità anche per capire lo scopo, cioè gli obiettivi dell’apprendimento
di quel determinato insegnamento.
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Avendo analizzato gli aspetti caratterizzanti del cooperative learning, è ora necessario dare
una definizione di gruppo:
“Un gruppo è un insieme dinamico costituito da individui che si percepiscono
vicendevolmente come più o meno interdipendenti per qualche aspetto”.
Questa definizione è stata coniata da Kurt Lewin, psicologo tedesco che, negli anni Trenta
e Quaranta del secolo scorso, ha indagato in un'ottica gestaltista, le cosiddette dinamiche
di gruppo.
Il gruppo produce, oltre agli obiettivi, anche le norme di funzionamento e i valori.
Anzi, proprio la normazione del gruppo, che può avvenire solo dopo che si è risolta la
fase del conflitto, diventa momento qualificante per il gruppo stesso, perchè, con i valori,
vanno a formare quella che diventerà la "cultura" del gruppo.
Esistenza di ruoli
Il gruppo non può esistere se non si differenzia al suo interno in ruoli.
I ruoli sono le attese che gli altri hanno nei confronti di un membro del gruppo per il fatto
che quel membro occupa una determinata posizione. Il ruolo, quindi, è un sistema di
attese, sia che si parli di ruoli funzionali, sia che si parli di posizioni di status, o di
leadership, i ruoli sono ciò che gli altri si attendono da noi.
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Da dove derivino queste attese, su cosa si basino, quanto si adeguino alle nostre reali
capacità e/o piacere, sono tutte questioni da risolvere proprio nella relazione con il gruppo.
Chi partecipa al cooperative learning si prefigge un obiettivo comune nella risoluzione di
un qualsiasi problema, aspetto principale del “Problem Solving”3e sanno dare spazio alle
idee di tutti i componenti del gruppo senza pregiudizi e offese di qualsiasi genere riguardo
al contenuto prestabilito dal docente e dagli allievi. L’insegnante deve incoraggiare e
sostenere un elevato livello di attenzione alle dinamiche che interagiscono all’interno di
3 Il problem solving è l’insieme di tutti i metodi e le tecniche di soluzione dei problemi e delle relative strategie da mettere in atto.
Per problema (dal greco pròblema, da proballo = metto avanti, propongo) intendiamo:
Una questione da risolvere partendo da elementi noti mediante il ragionamento Un problema di aritmetica, di geometria, di algebra. I dati del problema sono in questo caso gli elementi noti Una questione, situazione difficile o complessa di cui si cerca la soluzione (circolare in auto è un problema).
A tal proposito è indispensabile che il problema sia ben posto (eventualmente in seguito ad una sua ri-formulazione) e sia stato ben compreso
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una attività e saper favorire la comunicazione stimolando con argomenti che implicano
una certa dose di curiosità e attualità per quanto riguarda il mondo dell’infanzia. E’ molto
importante a mio parere soprattutto l’interazione e lo scambio di opinioni personali e
nozioni cognitive tra bambini stranieri e italiani e favorire in tal modo il confronto
interculturale e annotare le divergenze per poterle affrontare in maniera espositiva e ludica
magari attraverso l’attività del “Role-Playng” .
Vorrei descrivere, a questo proposito, un’esperienza che ho svolto insieme con
l’insegnante di italiano all’interno di una classe di scuola primaria, in occasione del
tirocinio diretto:
Si trattava di un’esperienza di gruppo per rendere la lettura e la comprensione più
gradevole alla classe. Inizialmente, con tono pacato, ho sollecitato gli alunni a fantasticare
e mettersi al posto dei personaggi quasi come se ci fossero loro al centro delle avventure.
Come un vortice gli alunni si lasciavano catturare da immagini suggestive e dall’uso della
voce che si accompagnava nello stesso tempo al ruolo del protagonista /antagonista della
storia.
Gli alunni si scambiavano il personaggi e i ruoli e ciò li portava anche a cambiare di
conseguenza il tono della voce (aumento/ diminuzione) e a voler sapere spinti dalla
curiosità il finale .
I racconti venivano scelti dagli alunni con l’aiuto della docente di italiano che favoriva
anche la comunicazione non verbale, quindi attraverso la gestualità per ampliare e
comprendere meglio quella verbale.
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Accanto alla lettura, la scrittura si esercitava sia in caratteri maiuscoli e successivamente
minuscoli con il proseguimento del dettato o della copiatura dal libro di testo.
Gli esercizi erano concentrati sulla motivazione alla riuscita scolastica come temi per
affrontare concetti per il futuro e di amicizia, solidarietà per spingere con le varie
metodologie più adatte il bambino verso l’orizzonte multiculturale.
Sono nate nuove storie di vita suggestive a riguardo che riguardarono racconti biografici
di bambini provenienti da altre parti del mondo e tutto ciò si è rivelato ai miei occhi e a
quelli dei compagni un lavoro affascinante e di scoperta di temi che non conoscevo e che
successivamente ho voluto approfondire attraverso l’ausilio dei testi e di Internet per poter
svolgere successivamente un’attività più completa e strategica.
Una volta terminati i riassunti delle spiegazioni, i temi e le comprensioni del testo ho
aiutato la docente nella correzione degli elaborati quindi alla verifica e poi alla valutazione
degli stessi .
Sono venuti fuori aneddoti molto curiosi soprattutto dallo scambio di ruoli nelle storie e
ho notato un particolare interesse e dedizione culturale da parte dei bambini stranieri
nell’intraprendere mestieri molto complessi e mirati alla cura della persona come nella
maggior parte dei casi a voler diventare un medico stimato da tutti.
Bisogna ammettere che sono rimasta soddisfatta dalla volontà che scaturiva durante queste
esercitazioni in classe.
Durante il processo delle esercitazioni in gruppo in classe ho osservato con molta
attenzione gli aspetti della comunicazione non verbale nel confronto di idee.
L'attenzione ai messaggi non-verbali è un elemento fondamentale per una comunicazione
efficace. I messaggi non verbali potranno essere ricavati da molti elementi: la postura, la
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gestualità, l'espressione facciale, il tono e l'inflessione delle parole pronunciate,
l'abbigliamento e il modo di occupare lo spazio. Ognuno di questi elementi riflette la
personalità dell'interlocutore e la sua estrazione socioculturale, oltre che rivelare degli stati
emotivi transitori e contingenti. Segnali facili da rilevare sono mediati dai movimenti del
corpo. Di importanza centrale sono le incongruenze: per esempio, qualcuno che vi dica di
essere completamente d'accordo con voi incrociando le braccia ed arretrando non
trasmette un messaggio coerente. Altro elemento interessante sono le espressioni del volto:
chi mantiene troppo la stessa espressione probabilmente non trasmette un'informazione
attendibile. D'altra parte, anche la direzione dello sguardo è importante per poter dare
credibilità ad un messaggio verbale: come ogni madre sa, un bambino che dice di essere
innocente abbassando lo sguardo, ammette la sua colpa. L'impatto emotivo che il parlante
suscita è un elemento essenziale in una comunicazione che voglia essere efficace. Le
emozioni includono i sentimenti, i cambiamenti fisiologici e i modelli espressivi aperti.
Anche le persone che hanno una difficoltà di espressione verbale delle loro emozioni
possono esprimerle attraverso le espressioni facciali ed il linguaggio del corpo. Per
qualcuno la condivisione delle emozioni è la parte più difficile di una comunicazione.
Prima di poter esprimere le proprie emozioni è indispensabile comprendere i propri
sentimenti.
Dunque bisogna dire che all’interno di un lavoro di gruppo entrano in gioco numerose
competenze sia da parte dell’insegnante, che stimola la classe e adotta strategie di
conduzione, sia da parte dei bambini, che affrontano con punti di vista differenti.
Nella scuola elementare è indispensabile partire da quegli aspetti dell'organizzazione
sociale che appartengono al contesto di vita del fanciullo e gli sono più vicini o comunque
più facilmente accessibili. E' ciò che si indica spesso come indagine d'ambiente (ad
esempio: la famiglia, la scuola, il quartiere, il paese, le attività presenti nella comunità, il
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Comune, ecc.) che può rappresentare contenuti significativi e motivanti per cominciare ad
individuare i fattori rilevanti dell'organizzazione sociale e le loro dinamiche
interrelazioni. Infatti l'esperienza quotidiana del fanciullo richiede interventi didattici di
chiarificazione, di semplificazione, di ridefinizione terminologica e concettuale, in breve
di mediazione e di sistemazione.
Anche in relazione con i temi che verranno scelti come oggetto di specifiche indagini di
carattere storico e geografico, si potranno affrontare, negli anni successivi, quei problemi
che consentono di cogliere i caratteri essenziali del sistema sociale ed istituzionale.
Per rendere possibile al ragazzo che esce dalla scuola elementare di procedere nella
conoscenza e nella comprensione del mondo sociale, è necessario prendere in esame
anche elementi relativi all'organizzazione politica nazionale ed internazionale (con
particolare riguardo all'Europa comunitaria) e al sistema giuridico che la regge.
Lo studio dei caratteri fondamentali della nostra Costituzione, visti anche nelle loro
matrici storiche ideali, consente di individuare gli elementi portanti del nostro sistema
democratico (diritti di libertà, eguaglianza e giustizia sociale, principio e organizzazione
della rappresentanza, ecc.) come sistema aperto al confronto e alla trasformazione.
Sembra opportuno mostrare delle carte geografiche mute realizzate con la plastichina e le
tempere dove i bambini posso divertirsi a posizionare con le bandierine create da loro le
città , i monti e i fiumi,solo cosi potranno essere favoriti nell’apprendimento perché a
volte lo studio a memoria porta a dimenticare in fretta le acquisizioni e soprattutto non
capire i contenuti.
In tutte le varie attività di formazione nel lavoro di gruppo, i bambini hanno scelto tra i
compagni, colui che doveva guidare l’intesa, la conduzione e la gestione attraverso
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tecniche di Role - Playng 4 Durante lo svolgimento si rilevava un clima di sintonia tra gli
allievi e si scambiavano gli elaborate e le opere che servivano per raggiungere gli
obiettivi prestabiliti del lavoro.
Ho riscontrato delle difficoltà e controversie soprattutto nei momenti decisivi
nell’esposizione dei lavori finali. Gli alunni stranieri erano aiutati dai compagni e da una
figura professionale5 . Per i vocaboli di più difficile comprensione i compagni guidavano
come dei tutor che si soffermavano sul significato con la mimica e linguaggi gestuale.
INFORMATICA
La disciplina dell’informatica , introdotta da qualche anno nei programmi ministeriali,
risulta fondamentale , oltre ad avere valenza di per sé, come approccio metodologico e di
sistema per affrontare il lavoro di gruppo e la sua elaborazione in forma di relazione
scritta per qualsiasi disciplina.
Si riportano dunque a seguire i principali fondamenti della materia.
COMPETENZE
Conoscere e utilizzare le tecnologie informatiche per apprendere e comunicare.
Conoscere e utilizzare i programmi di videoscrittura.
4 In un gioco di ruolo, abbreviato spesso in GdR, GDR o RPG (dall'inglese role-playing game), un giocatore, chiamato generalmente "Master", "Custode", "Narratore" ecc. racconta una storia, mentre gli altri assumono il ruolo di personaggi della storia. A volte i personaggi sono ideati da loro, altre volte dal Master, e si muovono in un mondo immaginario o simulato, con precise e a volte complesse regole interne. Ogni personaggio è caratterizzato da svariate caratteristiche a seconda del tipo di gioco di ruolo (ad esempio forza, destrezza, intelligenza, carisma e così via), generalmente definite tramite punteggi, che descrivono le capacità del personaggio. Il ruolo dei giocatori, che muovono i personaggi nella storia, è di interpretare le azioni dei personaggi e le loro reazioni col contesto immaginario che il Master crea intorno a loro. 5 Considerato che al Servizio Amministrazione Servizi Scolastici spetta il compito precipuo di fornire servizi di assistenza scolastica per il sostegno del diritto allo studio, si è ritenuto opportuno, al momento dell’iscrizione ai servizi e della presentazione delle domande relative ai vari benefici avvalersi della presenza della figura professionale di mediatore linguistico che assista le famiglie di utenti stranieri nell’attività di erogazione delle informazioni e compilazione della modulistica che è stata tradotta appositamente in varie lingue. Tali figure saranno di supporto anche agli istituti scolastici che ne richiedano l’intervento in momenti particolarmente delicati quali l’accoglienza degli alunni immigrati e la comunicazione con le loro famiglie. Inoltre dette figure professionali sono utilizzate anche per l’attività di traduzione di documenti, avvisi, bandi ecc.
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Utilizzare il computer e internet come ambienti di ricerca.
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
Scrivere al computer utilizzando Word, selezionare e formattare il testo , inserire Word
art e clip art.
Utilizzare lo Scanner.
Inserire Grafici e tabelle.
Realizzare ipertesti.
Iniziare a usare il Power- Point.
Interpretare e utilizzare in modo responsabile informazioni riguardanti la rete.
CONTENUTI E ATTIVITA’
Durante le esercitazioni in classe i bambini si consultano a vicenda, sono bambini molto
vivaci e soprattutto spontanei.
Il lessico è limitato a questa età e la maestra di italiano ha aiutato i bambini con
canzoncine e filastrocche che i bambini scrivevano sul Word e poi riproponevano in
classe o alle recite di fine anno scolastico.
Le insegnanti elaboravano le mappe concettuali, cioè schemi per poter facilitare il loro
intervento e per non trascurare le tappe essenziali di approfondimento di lezioni
precedenti per poter accedere a quelli successivi.
Che cosa è l’insegnamento efficace?
-Caldo e comprensivo
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-organizzato e sistematico
-stimolante e fantasioso
Mi sono ispirata per il mio tirocinio allo stile indiretto di Flanders.
preferisce uno stile problematizzante.
favorisce le domande degli alunni (il sapere si concretizza attraverso la curiosità degli
allievi).
fornisce l’incoraggiamento.
Gli indicatori di Flanders sono i seguenti :
- L’insegnante pone domande
- accetta le opinioni degli alunni
- valorizza le idee dei bambini
- approva e incoraggia gli alunni (significa accogliere la personalità del bambino e se c’è
qualcosa di sbagliato, si dice senza pregiudizi e offese).
Le metodologie usate dai docenti in classe per scopi didattici le ho trovate molto efficaci e
orientative6 , ho potuto scrivere sul mio quaderno annotazioni da prendere come
riferimento per la mia attività d’ insegnamento futura.
6 Cfr. “La funzione orientativa a scuola”, Isidori Maria Vittoria, Il dibattito europeo sull’educazione e sull’istruzione, Ediz.ETS, Pisa 2008, p.34.
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Recenti studi dimostrano che le lavagne interattive utilizzate come strumento didattico
aiutano l’apprendimento e migliorano l’interazione tra studenti e insegnanti.
Parallelamente alle lavagne interattive, anche strumenti multimediali maggiormente
diffusi possono assolvere il ruolo di facilitatori in una dimensione accogliente, nella quale
tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze
di crescita individuale e sociale.
Allo stesso modo, in questi ultimi anni, si è assistito ad una progressiva diffusione delle
metodologie cooperative al fine di incrementare e stimolare l’interazione tra bambini
disabili, stranieri o, più semplicemente, in condizioni di svantaggio rispetto ai compagni.
Sviluppare metodologie che consentano al singolo di contribuire attivamente allo
sviluppo dei saperi emerge come sfida di primaria importanza per le nuove tecnologie in
interazione con le metodologie didattiche, punto di forza per prevenire qualsiasi forma di
disagio in un ambiente in costante evoluzione. Le lavagne interattive possono essere
affiancate agli strumenti tradizionali in un’ottica di accoglimento e valorizzazione delle
diversità grazie al cooperative learning, con l’obiettivo di favorire l’integrazione degli
alunni stranieri, diversamente abili o svantaggiati dal
punto di vista dell’apprendimento. Grazie all’interazione tra nuove tecnologie e l’ormai
dimostrata efficacia dell’apprendimento cooperativo in campo di prevenzione del disagio
sociale, è possibile perseguire una sperimentazione di metodi di insegnamento innovativi.
Obiettivi:
L’intervento formativo proposto intende coinvolgere gli insegnanti, attraverso un’attività
di confronto reciproco, nella messa a punto di moduli didattici interattivi attraverso l’uso
abbinato delle LIM, delle tecnologie multimediali e di un contesto didattico cooperativo.
A questo proposito verranno presentate le linee guida della progettazione cooperativa, gli
strumenti multimediali, le principali potenzialità delle lavagne interattive e le
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sperimentazioni didattiche in corso d’opera per stimolare collaborazione e l’acquisizione
di competenze.
In un’attività didattica, anche nell’ambiente esterno alle mura scolastiche come può essere
il cortile do una scuola i bambini delle prime classi vengono spesso sollecitati in itinere
dalla richiesta dell’insegnante a raccogliere da terra materiali per poter intraprendere in
seguito una ricerca di gruppo. Con le foglie raccolte nel giardino scolastico e bastoncini si
possono creare in ogni gruppo che si verrà ad instaurare nell’ambito microdidattico opere
differenti e ricche di creatività e colori a partire dai collage su cartoni colorati e carta
pesta allo studio dell’origine e la morfologia delle piante attraversi l’illustrazione delle
stesse come nei musei scolastici.
Detto ciò l’ambiente risulterà molto stimolante nella conduzione di un progetto artistico e
scientifico; il bambino riesce ad acquisire le conoscenze con immediatezza e una spiccata
volontà lasciando anche la parola al compagno che è coinvolto con lui in un processo di
apprendimento.
Nel primo ciclo per la formazione didattica degli alunni i docenti della scuola primaria si
soffermano molto sul principio della creatività che stimola la fantasia e anche con una
semplice creazione come può essere un disegno implica un significato profondo,l’alunno
riesce a far capire ai componenti del gruppo e al gruppo –docente le problematiche che lo
affliggono momentaneamente o da molto tempo ( entra in gioco anche il gruppo-famiglia
e i pari).
La scuola deve disporre al vasto pubblico di bambino una varietà di strumenti per
permettere alla classe di manipolarli e utilizzarli come mezzi per arrivare ad uno obiettivo
comune per poter rendere efficaci la gestione e la conduzione dell’insegnamento-
apprendimento.
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Un’insegnante di inglese può esercitare attraverso un lavoro di gruppo un’esercitazione di
listening con più vantaggio rispetto alla semplice lezione centrata sulla trasmissione e
ripetizione momentanea del contenuto. Questa può utilizzare sia lo stereo che il computer
per l’ascolto e la visione di canzoni, filastrocche e esercitare la pronuncia della lingua ed a
ogni gruppo stimolare un lavoro diverso in modo tale da riunire alla fine della lezione i
vari aspetti in un unico progetto per esempio: In una classe di sedici bambini italiani e
quattro stranieri, si partisce una divisione da quattro elementi disponendo magari gli
allievi di altri paesi europei uno per ogni gruppo che possono facilitare la comunicazione
dell’inglese con la relativa traduzione .
- Il gruppo 1 : Sottolinea tutti i verbi di un brano e ripete la pronuncia in inglese.
- Il gruppo2 : Sottolinea i soggetti disegnando accanto agli stessi le figure di appartenenza e
cercano di spiegarle in italiano.
- Il gruppo 3: trova gli articoli e i complementi mimando le azioni.
- Il gruppo 4: disegna e ritaglia i personaggi coinvolti nella storia facendo una ricerca e
approfondendo gli eventi dell’avventura in italiano.
Dopo aver eseguito le singole fasi ogni gruppo si fa carico di un portavoce scelto
all’interno che spiega in sintesi il lavoro conseguito autonomamente senza l’aiuto
dell’insegnate che dovrà approfondire in seguito nella presenza di errori e incomprensioni
e con l’ascolto attivo per la comprensione dei contenuti. La verifica verrà esercitata prima
tra i bambini stessi magari tramite l’autovalutazione lasciando spazio all’autocritica da
prendere solo come ulteriore spinta e non uno scoraggiamento comune dettato dai
pregiudizi che subentrano anche dall’esterno magari da altri gruppi. Solo successivamente
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la valutazione aspetterà all’insegnante che attraverso una tassonomia elaborata all’inizio
dell’attività può dichiarare un lavoro soddisfacente nei contenuto oppure dovrà essere di
nuovo sottoposto a ricerca perché non sufficiente per l’obiettivo prefissato.
L’attività del cooperative learning può essere esercitato anche negli spazi aperti non solo
in classe soprattutto quando durante il periodo della primavera escono belle giornate di
sole e sbocciano fiori profumati. Durante la ricreazione e l’attività motoria i bambini
vengono invitati ad esercitare giochi collettivi scelti e inventati dagli alunni stessi
soprattutto per migliorare l’intesa sociale e una efficace relazione bambino-ambiente.
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Pensiamo al gioco “Ruba Bandiera”, molto conosciuto anche dalle insegnanti e anche io
stesso praticavo da bambina. Il gioco è rimasto uguale a quello tradizionale e soprattutto è
ancora il favorito nell’elenco elaborato dalla classe.
Si formano due gruppi ( squadre) e i compagni mostrano la loro compattezza e anche
confronto con la squadra partecipante dall’altra parte. Per quanto concerne la scelta dei
partecipanti del gruppo spesso la dimensione di genere veniva risaltata con insistenza in
quanto i maschietti vogliono distinguersi dalle femminucce e difficilmente accettano
interferenze dell’altro sesso.
Noi insegnanti dobbiamo cogliere le variabili che vengono fuori e cercare di utilizzarle per
risolvere queste problematicità affettive-sociali che incombono anche in un’esperienza
ludica. Dobbiamo studiare la situazione e risolverla magari formando anche noi stesse un
gruppo-docenti e risolvere la questione attraverso vari punti di vista in tal modo possiamo
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evitare anche che la soggettività personale (le opinioni, aspettative su un determinato
aspetto) influenzi l’intero processo di una ricerca.
FASE OPERATIVA
Si riportano a seguire alcune modalità del cooperative learning applicate ad alcune
discipline.
LAVORO DI GRUPPO DI GEOGRAFIA
A dispetto del metodo tradizionale di imparare la geografia, sembra opportuno mostrare
delle carte geografiche mute realizzate con la plastichina colorata in modo tale da essere
manipolata e modellata dai componenti di ogni gruppo. L’attività può essere condotta
anche con le tempere dove i bambini posso divertirsi a posizionare con le bandierine
create da loro le città , i monti e i fiumi, solo cosi potranno essere favoriti
nell’apprendimento perché lo studio a memoria porta a dimenticare in fretta le
acquisizioni e soprattutto non capire i contenuti.
In tutte le varie attività di formazione nel lavoro di gruppo, i bambini hanno scelto tra i
compagni, colui che doveva guidare l’intesa, la conduzione e la gestione attraverso
tecniche di Role - Playng .
Durante lo svolgimento si rilevava un clima di sintonia tra gli allievi e si scambiavano gli
elaborate e le opere che servivano per raggiungere gli obiettivi prestabiliti del lavoro.
Ho riscontrato delle difficoltà e controversie soprattutto nei momenti decisivi
nell’esposizione dei lavori finali. Gli alunni stranieri erano aiutati dai compagni
favorendo la didattica tra pari e da una figura professionale.
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Per i vocaboli di più difficile comprensione i compagni guidavano come dei tutor che si
soffermavano sul significato con la mimica e linguaggi gestuale.
Una particolare applicazione del cooperative learning la possiamo trovare nella
illustrazione di un progetto dedicato all’integrazione di alunni extracomunitari.
IL PROGETTO STRANIERI
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Pensiamo come possa essere vantaggioso ai fini didattici e sociali il cooperative learning
per gli alunni stranieri.
Nella mia esperienza di tirocinio nella Scuola Primaria ho potuto verificare con i miei
occhi un’interessante progetto utile per l’inserimento dei bambini di altre culture
all’interno della classe.
Il “Progetto stranieri” è stato attivato dall’istituto formativo con lo scopo di migliorare
l’integrazione di alunni provenienti da altre parti del mondo con lo scopo di favorire
l’integrazione e fornire loro un orientamento nella scuola primaria.
Il progetto è nato dalle situazioni problematiche e dalla percezione dell’esistenza di
problemi inerenti il contesto della classe; per fare un esempio tra i bambini stranieri
un’alunna proveniente dal Marocco di nome Ismya durante il momento ricreativo e nelle
attività di gruppo si isolava e si isolava senza intenzione di un inserimento mentale e
affettivo con i compagni . Oltre a questo punto un altro aspetto di cui bisognava tener
conto è che la bambina presentava seri problemi con la conoscenza e l’utilizzo della
lingua italiana nei vari contesti.
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Anch’io, trovandomi accanto alle docenti di tutte le discipline, mi sono preoccupata e ho
agito nel contesto formativo e ludico insieme a loro con questo progetto per alleviare la
situazione che con il passare del tempo risultava più difficoltosa anche per la gestione
didattica stessa (il programma era rallentato: c’era un disequilibrio di fondo generato dal
fatto che il maggior numero dei compagni che conoscevano bene la lingua e avevano
favorivano un clima sociale adeguato non si trovavano concordanti con i tempi della
bambina rumena.
Le docenti hanno stimolato attraverso una collaborazione interclasse degli esercizi di
gruppo e di socializzazione per approfondire inizialmente l’approccio linguistico al fine di
migliorare l’apprendimento cooperativo all’interno della classe. Questo approccio ha
condotto a risultati positivi, soprattutto livello di autostima della bambina è migliorato,
lei che si sentiva inferiore per molti aspetti agli allievi della sua classe nel rendimento.
Inoltre ha aiutato anche, attraverso metodologie adeguate affiancate dal tutor della
classe, un primo livello di comprensione della lingua italiano, attraverso l’ascolto attivo
nell’esposizione orale dei compagni nei vari racconti di vita.
Molte volte mi una domanda ha percorso la mia mente: Come posso aiutare la bambina
ad integrarsi nel gruppo classe? Ho usato in tal modo uno strumento efficace per
verificare la socialità all’interno della classe ossia il Test Sociometrico di Moreno.
Quest’ultimo è un tipo di test di facile somministrazione e particolarmente utile per gli
insegnanti che lo hanno adottato spesso per valutare la socializzazione instaurata
all’interno della classe è il test . La sua struttura è molto semplice: si tratta di quattro
domande relative ad attività tipiche della vita scolastica. Ad esempio :
Domanda 1 : Con quali compagni della tua classe preferiresti studiare?
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Domanda 2 : Con quali compagni della tua classe prepareresti uno spettacolo di teatro?
Domanda 3 : Con quali compagni della tua classe organizzeresti una festa di
compleanno?
Domanda 4 : Con quali compagni andresti a parlare al preside per fare una gita?
Questo tipo di test l’ho adottato anche nei confronti dei bambini stranieri per
comprenderne appunto il grado di socializzazione/ integrazione.
Ho presentato agli allievi questo test con l’indicazione di esprimere non più di tre
preferenze per ogni domanda. A tale scopo sul foglio erano tracciate solo tre righe sotto
le domande per evitare che qualcuno indicava un numero differente di preferenze.
Per la prova mi è sembrato opportuno non comunicare direttamente alla classe i risultati
del test, in modo particolare perché chi, fra gli allievi, è oggetto di poche scelte o di
nessuna sarebbe messo in grave imbarazzo. E’ più opportuno rispondere agli alunni in
piccoli gruppi e comunicare solo in linee generali i risultati. Gli allievi possono
interpretare anche in modo distorto i risultati, soprattutto coloro che hanno problemi
nelle relazioni sociali con i propri compagni che risulterebbero demotivati e frustrati da
risultati negativi. Questo può valere anche per un alunno molto popolare che potrebbe
avere una reazione eccessiva di fronte ad un alto gradimento sociale.
La somministrazione del test richiede pochi minuti; successivamente l’insegnante
procederà alla lettura e alla codifica dei risultati. In base alle risposte degli studenti si
costruisce una matrice sociometrica e di seguito il relativo sociodramma . La matrice
consiste in una tabella a doppia entrata, in cui si riportano le scelte reciproche degli
allievi. Sommando i risultati delle colonne e delle righe si arriva a calcolare sia quante
scelte ha fatto un allievo, sia da quanti compagni è stato scelto per ogni tipo di domanda.
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La quantificazione delle risposte permette di ordinare gli allievi in base alle scelte
ricevute, partendo da chi ha avuto il massimo numero di preferenze , che può essere
indicato come figura molto popolare e in qualche caso come vero e proprio leader del
gruppo, fino agli allievi che non hanno ricevuto alcuna scelta.
In quest’ ultimo caso si parla di allievi isolati rispetto al gruppo; riguardo alle diverse
ragioni che causano l’isolamento l’insegnante deve poter indagare meglio per
comprendere il significato delle situazioni specifiche.
A partire dai risultati è possibile stabilire un sociodramma , cioè una rappresentazione
grafica dei risultati stessi. Uno dei modelli più usati è quello a bersaglio : al centro viene
messo il bambino che ha ricevuto più scelte più lontano quindi nei cerchi più grandi
quelli che ne hanno ricevute meno.
Le domande poste agli studenti delineano due tipi di scelte sociali: una relativa ai
momenti del tempo libero e del divertimento e l’altra allo studio e alle attività scolastiche.
La finalità di questo tipo di analisi è quello di dare a tutti l’occasione di allargare i loro
rapporti sociali e di favorire il gioco e lo studio .
Dai risultati che sono venuti fuori da tale test ho potuto constatare purtroppo la verità sul
clima cognitivo e affettivo tra i bambini e devo ammettere che non mi sono sbagliata in
quanto i dati hanno rivelato che la bambina non era molto compresa e accettata dalla
classe. Nei momenti ludici ho incoraggiato i compagni tramite attività ludiche cooperative
ad accettarla per assaporare la cultura diversa e prendere spunti significativi e ampliare
le conoscenze per un futuro migliore.
Per un’agevolazione della crescita socio-culturale degli alunni è necessario garantire
appunto stimoli adeguati dal punto di vista cognitivo-relazionale.
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Ora vorrei esporre gli obiettivi di insegnamento del progetto:
- Arricchire il lessico tramite l’ascolto attivo.
- Narrare brevi esperienze personali in semicerchio e condividerle insieme rilevando punti
concordanti e discordanti per un miglior confronto e novità.
- Comprendere,ricordare e riferire i contesti essenziali dei testi ascoltati.
- Riconoscere sillabe, parole e frasi e giocare a turno magari a metterle in ordine con alle
relative vignette.
- Acquisire progressivamente la strumentalità della lettura e della scrittura.
Dopo questo breve cenno mi sembra opportuno segnalare che anche in orario
extrascolastico sono state conseguite lezioni di recupero e apprendimento cooperativo per
gli alunni stranieri e anche per quelli italiani che necessitavano di un supporto linguistico
da un’insegnante esterno per approfondire la comprensione didattica per un totale di
sessanta ore aggiuntive di docenza.
Penso che sia di estrema importanza e soprattutto in questi casi gestire attentamente una
“programmazione”che riguardi anche gli aspetti più “nascosti” del processo formativo,
in particolare quelli organizzativi relativi alla gestione dei tempi, degli spazi e delle
relazioni. La programmazione didattica deve spettare ai docenti che scelgono
collegialmente il loro insegnamento cooperativo stabilendo in tal modo anche i punti da
poter scavare attraverso tecniche adeguate ai bambini. Essi devono stabilire quindi le
modalità concrete per mezzo delle quali conseguire le mete fissate dal programma e la
scansione più opportuna di esse, sia con l’inserimento di nuove e stimolanti attività di
gruppo, sia con la valorizzazione degli insegnamenti tradizionali. Mentre il programma è
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qualcosa di statico, fisso da inseguire, la programmazione è qualcosa che si evolve, che si
evolve e che tiene in considerazione le condizioni socio-culturali della classe cui è
destinata e delle peculiarità del territorio di appartenenza. La programmazione è in
continua evoluzione con il comportamento e la conoscenza-comprensione di tutti gli
alunni nessuno escluso.
A questo punto vorrei introdurre una nota critica a riguardo sull’argomento della
“Riforma Moratti”. Le indicazioni provenienti dal ministro Moratti, vennero stese sotto
forma di”obiettivi specifici di apprendimento” (OSA).
Secondo me questi vennero caricati di una forte valenza prescrittivi che venne poi
accentuata da una interpretazione francamente poco rispettosa del principio della libertà
di insegnamento data da molti funzionari ministeriali e dai dirigenti.
La totale assenza di ogni riferimento al mondo moderno e contemporaneo
nell’insegnamento della storia ai bambini, è apparsa fin da subito il punto più
sconcertante delle indicazioni Moratti; Il segnale di un aspetto pedagogico che preferisce
confinare i bambini nel limbo delle mitologie e del passato più astratto, insomma nella
sua massima lontananza rispetto all’attualità e inoltre i limiti derivano anche
dall’eccessiva parzialità dell’intervento. Pensiamo inoltre come possa essere coinvolgente
per i piccoli studenti ascoltare per esempio attraverso una riunione in cerchio un anziano
che racconta la sua esperienza vissuta con la guerra e anche permettere una sorte di
empatie e sentire sulla loro pelle le emozioni che ripercorre quel signore nel raccontare i
fatti vissuti con molta intensità.
Finalmente con il passare del tempo per un migliore adattamento del soggetto nella
società i cambiamenti si sono verificati nell’ambito strettamente formativo grazie
all’introduzione delle “Indicazioni per il Curricolo” di Fioroni. Secondo queste
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indicazioni : “ Le scuole dovranno educare istruendo i docenti a mettere al centro
l’alunno-persona”.
Il curricolo diventa più snello e prima di passare ad ulteriori argomenti è necessario
conoscere l’essenziale del precedente, l’efficacia dell’apprendimento passa dalla minor
quantità dei contenuti a una maggiore qualità. Sono completamente d’accordo con tali
citazioni perché secondo la mia opinione è fondamentale mettere al centro le esigenze
dell’alunno considerato come persona, per cui l’obiettivo principale non è solo quello di
raggiungere degli obiettivi disciplinari, ma conseguire appieno la formazione
dell’alunno-persona.
LAVORO DI GRUPPO: STORIA
L’attualità va collegata al passato anche per poter studiare il cambiamento e gli eventi
storici. Per quanto concerne l’insegnamento della storia come altri campi disciplinari in
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futuro nel mio percorso da insegnante mi riferirò spesso a temi di attualità con la
speranza di rendere i bambini più coinvolti e curiosi nello scoprire insieme argomenti da
poter affrontare nella società in cui vivono quotidianamente evitando il rischio di non
annoiarli durante le lezioni. Attraverso l’apprendimento di gruppo e la dimostrazioni di
reali fonti visive i contenuti rimangono impressi grazie anche ai colori e lavagne
interattive che stimolano la loro fantasia. Le lezioni devono rendere l’insegnamento-
apprendimento interattivo e ciò si svolge con la sua massima efficacia tramite il
semicerchio in la disposizione spaziale di banchi e sedie riveste un ruolo importante sia
per un permettere agli alunni di guardarsi negli occhi e sia per l’introduzione
dell’insegnante che avrà modo di riferirsi alla classe intera. L’insegnante può fornire
degli schemi per l’avvio di lavori di gruppo ma sta ai bambini l’autonomia della gestione
e attraverso una didattica tra pari approfondire tramite il loro linguaggio e conoscenze
comuni di un dato argomento. Per evitare discussioni all’interno dei piccoli gruppi che si
vengono a formare sarebbe opportuno far scrivere su un foglietto il nome del capo gruppo
per garantire la gestione del gruppo. I bambini in questo modo possono scambiarsi gli
elaborati, opinioni, aggiustamenti e nuove idee da poterle utilizzare per una ulteriore
ricerca di gruppo anche a casa e tra amici. All’interno del team l’inserimento dei
compagni stranieri verrà favorito da una figura professionale seduta professionale che lo
accompagna durante i compiti. Inoltre posso affermare con molta serenità che quando ho
osservato durante la mia esperienza di tirocinio ho potuto constatare che nell’incontro di
vocaboli italiani più difficili da comprendere i compagni svolgevano il raffinato ruolo
della spiegazione del significato semantico e sintattico come dei piccoli tutor. Bisogna
lasciare spazio alla spontaneità dei bambini che molte volte permette degli ottimi risultati
per l’efficacia del lavoro interattivo.
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LAVORO DI GRUPPO: MATEMATICA
Ci troviamo all’interno della classe 1° Elementare e stiamo svolgendo una lezione di
matematica e dobbiamo affrontare il mondo dei numeri con i nostri piccoli allievi.
Come possiamo far comprendere questo argomento a dei bambini così piccoli e come
possiamo stimolarli ossia quali strumenti utilizziamo per non rendere la tematica
incomprensibile?
Dunque possiamo introdurre un’attività ludica molto simpatica per la classe suddivisa da
piccoli gruppi di 4-5 membri per ciascun cerchio e li possiamo sollecitare a creare
attraverso un trenino colorato con i numeri nelle finestrelle, create con piccole mattonelle
di plastica (elaborate con la docente di immagine) e dei pennelli e acquerelli dei più
svariati colori caldi e freddi e la mescolanza degli stessi. I passeggeri di un’azienda di
Pavia presenti all’interno del mezzo rappresentati da bandierine di carte pesta devono
andare a delle città italiane per una condurre un’avventurosa ricerca collaborativa. Lo
scopo del gioco è far arrivare i passeggeri alla meta che è rappresentata dal numero
previsto dalla maestra. Il primo gruppo con l’aiuto dei regoli ha iniziato a scrivere le
prime fermate dal numero 1 al 6, il secondo gruppo da 7 a 12 e così via. Ogni pendolare
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deve fare almeno cinque tappe per andare a lavorare. Al termine del lavoro interattivo si
passa successivamente al confronto degli esercizi e qui si possono notare anche l’impegno
nella raffigurazione del treno e la comprensione che esce fuori da esercitazioni stimolanti
la mente e la creatività. Sarebbe opportuno appendere queste opere dei bambini sui muri
della classe da usare come riferimento per ricerche successive!
LAVORO DI GRUPPO: ITALIANO
Con la docente di italiano si può passare di conseguenza dal numero alla lettera. Ogni
bambino può creare lettere e successivamente parole su appositi cartoncini cromatici
forniti dall’Istituto stesso depositati all’interno dell’opposito armadietto di ogni aula.
Al termine della fase creativa ogni parola si può posizionare al di sotto dei numeri per
poter creare un vero discorso dei personaggi che possono essere quelli relativi durante il
viaggio nel treno e questo può essere usato sempre come in matematica come punto di
riferimento ogni volta che necessitano di consultarlo. Successivamente dopo che ciascun
componente ha svolto parzialmente il suo lavoro da integrare poi con gli altri per non
generare confusione si può chiedere al capogruppo la sua disponibilità nella spiegazione
e ad indicare con l’aiuto di una bacchetta l’operato svolto insieme che è appeso al muro. I
membri non potranno altro che confermare o criticare qualcosa a cui non hanno aderito
durante il corso dell’elaborazione aiutando il capogruppo a trovare una strategia
migliore da affrontare con i compagni di altri gruppi. Il lavoro di gruppo si può
incentivare con dei premi come caramelle, merendine e gite scolastiche su posti che i
bambini attendono di visitare con curiosità nei periodi adatti. A riguardo mi sembra
importante aggiungere un aneddoto, è essenziale annotare su un’agenda personale e di
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organizzare griglie e schemi differenti per ogni lavoro per poter confrontare la
progressione dei contenuti e la perdita di altri e soprattutto per poter annotare il
comportamento degli alunni e se necessario svolgere misure adeguate di intervento per
avviare anche con lo spirito adatto una fase successiva .
LAVORO DI GRUPPO: SCIENZE
L’insegnante di scienze per spiegare il mondo naturale può dividere i membri di una
classe in tre gruppi in base alle categorie degli animali: carnivori, erbivori, onnivori.
Con la realizzazione della pasta-sale colorata devono formare la sagoma degli animali
con l’aiuto anche delle formine e sotto in stampatello sui cartoncini distribuiti dalla
maestra scrivere con i pennarelli il nome generico come per esempio: gatto,cane, topo
ecc..
Queste esercitazioni possono essere guidate con quadri schematici di riferimento sotto
forma di albero genealogico dove i bambini nelle parti seguite da puntini possono
scrivere la nomenclatura dei parenti più stretti degli esseri viventi in base anche alle
similitudini dei caratteri.
Al termine dei lavori si può chiedere al primo gruppo di colorare i disegni, al secondo di
ritagliarli e al terzo di incollarli su un grande cartoncino arancione da poter appendere
insieme alle altre opere didattiche. Questa attività suggestiva agli alunni potrà essere
terminata con tutti i suoi vantaggi nell’ambito informatico attraverso il programma
“Power Point” dove si possono immaginare e comporre storie di animali con temi
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significativi per gli alunni. L’unione del gruppo si verifica in maniera incisiva soprattutto
nel caso in cui i computer sono pochi e si devono scambiare il turno fra di loro per
scrivere sulla tastiere e cogliere con più attenzione le immagini. La maestra girerà
nell’aula di informatica per esaminare in maniera più approfondita il lavoro condotto dai
bambini e si soffermerà in particolare sugli alunni stranieri che hanno più difficoltà nella
riproduzione della lingua italiana sul World.
Bisogna affermare che uno dei grandi vantaggi relativo attività dei lavori di gruppo è il
rafforzamento della motivazione intrinseca. Molti docenti si lamentano spesso per la
carenza e a volte della totale assenza di questa componente emotiva, cioè di un
riconoscimento personale da parte dell’allievo dell’importanza che riveste per lui una
certa acquisizione e tutto ciò risulta fondamentale sia per l’alunno che per l’approccio
alla didattica che verrà fuori. Le ragioni di questa estraneità e a volte di rifiuto manifesto
possono essere molteplici: dall’incapacità cognitiva di comprendere realmente ciò che
viene proposto, alle influenze negative di un ambiente familiare e sociale che disincentiva
gli apprendimenti. Da ciò ne deriva l’importanza del continuo supporto e confronto
positivo con i compagni per ciascun bambino e certamente nei limiti nei limiti anche
negativo (contrastante con idee tutte uguali nella classe) per poter affrontare meglio delle
iniziative che la vita ci pone
LABORATORIO INTERDISCIPLINARE DI GRUPPO: L’EDUCAZIONE
STRADALE.
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La scuola in cui ho prestato servizio di tirocinio è situata in una zona centrale e molto
trafficata, dunque piuttosto pericolosa; da qui si è voluta approfondire l’educazione
stradale.
FINALITA’:
- Favorire lo sviluppo di comportamenti corretti e responsabili in relazione all’uso e alla
conservazione di strutture e servizi di pubblica utilità e ad un avveduto comportamento
sociale.
OBIETTIVI FORMATIVI:
- Conoscere gli elementi che caratterizzano la strada.
- Riconoscere i principali segnali stradali (per forma, colore e significato), almeno quelli che
indicano pericolo.
- Conoscere i comportamenti corretti su alcuni mezzi di trasporto.
- Riflettere sulle conseguenze dannose di atteggiamenti scorretti.
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ATTIVITA’ E CONTENUTI
Le attività del laboratorio sono state proposte dal colleggio docenti in forma ludica e non
didascalico. Attraverso l’apprendimento cooperativo sono state le attività sono state
mediate con la praticità e produzioni grafiche-pittoriche.
A riguardo sono state conseguite storie, filastrocche, giochi di ruolo e anche l’intervento
di personale specializzato come in questo caso dei vigili.
Lo stile di apprendimento nelle varie attività mi è sembrato democratico, perché la
maestra ha accolto le opinioni che scaturivano dai singoli gruppi per trovare la giusta
soluzione insieme alle difficoltà durante lo svolgimento delle esercitazioni.
Questo poteva essere stimolo ad una riflessione degli stessi e ad una autocritica educativa
che portava ad un ragionamento di fondo e a risaltare il concetto di autostima.
Le letture all’interno del gruppo avvenivano con un tono alto soprattutto per permettere
l’ascolto ai compagni, ho notato che il maggior numero di bambini riscontavano difficoltà
nei termini con le doppie lettere o con troppe sillabe e le ripetevano più volte nella
correzione delle stesse.
Inoltre la maestra chiedeva ad ogni singolo alunno di leggere a voce alta il testo di una
singola pozione (fino al punto), scrutava intorno a sé per poter capitare le diverse
espressioni che indicavano il bisogno di un chiarimento a riguardo.
Alla fine trovava un accordo con la classe intera sul significato da attribuire con un filo di
ironia.
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Le letture di tutte le docenti di ogni disciplina servivano a problematizzare, integrare e
approfondire argomenti svolti precedentemente e ciò avveniva in particolare con il
sussidio di audiovisivi come lavagne luminose,lucidi e proiezioni.
La comunicazione delle insegnanti coinvolte nelle attività cooperative, era clinica, ossia
tendeva ad individuare i concetti spontanei degli allievi intorno a determinati contenuti.
Ciò avveniva in seguito a una discussione orientata, mediante domande dell’insegnante o
risposte suggerite dagli interventi degli alunni per analizzare fatti e fenomeni.
Gli argomenti erano carichi di attualità per consentire agli alunni di scrutare la realtà
circostante e trovare collegamenti tra il passato e il presente.
La maggior parte delle docenti per facilitare il loro insegnamento quotidiano elaboravano
delle mappe concettuali ossia elaboravano schemi operativi organizzati in modo da tener
presente le tappe principali attraverso una strategia didattica che non tralasciava gli
aspetti essenziali senza i quali gli alunni non possono giungere a padroneggiare
l’argomento.
Per me le attente metodologie usate nella classe sono risultate valide all’apprendimento
dei bambini e sono stata spinta ad annotare nero su bianco sul mio quaderno per far si
che tutto ciò resti un punto di riferimento per la mia futura attività da insegnante.
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PROGETTO DIDATTICO : LA NECESSITA DELLA RACCOLTA
DIFFERENZIATA
L’insegnante di matematica ha introdotto tale progetto sia per educare i bambini
attraverso il gioco alla cura dell’ambiente e per la salute dell’uomo che deve respirare
aria più pulita e anche per favorire i bambini nello studio dell’argomento della divisione.
E’ utile ricordare che un altro tema ampiamente trattato nella ricerca macrodidattica è
l’educazione ambientale7.
I problemi ecologici e di difesa ambientale rendono sempre più difficile reperire aree per
le discariche di tipo tradizionale, nelle quali immettere materiali di tutti i generi,
indifferenziati, talvolta inquinanti ( come medicinali, batterie, solventi ) o più spesso utili
come fonti di materie prime ( come ad esempio alluminio, carta, plastica,vetro ). La
composizione media dei rifiuti è un dato difficile da stabilire, varia con la zona, la
ricchezza e la cultura del cittadino, nonché con la produzione industriale del luogo.
Scopo finale delle norme nazionali e regionali in materia di rifiuti è di ridurre quanto più
possibile la quantità di residuo non riciclabile da portare in discarica o da trattare con
inceneritori o termovalorizzatori, e , contemporaneamente, recuperare, mediante il
riciclaggio dei rifiuti, tutte le materie prime riutilizzabili, che divengono così fonte di
ricchezza non più di inquinamento.
7 Tra le cinque tematiche di interesse comunitario delle Regioni che membri dell’Unione Europea oltre al problema dell’Occupazione, Discriminazione, il principio di Sussidiarietà ritroviamo:- La protezione delle risorse naturali che prevede l’investimento di risorse sullo sviluppo ambientale e che dal punto di vista educativo, comporta lo sviluppo dell’educazione ambientale. Vd Isidori Maria Vittoria, Il dibattito europeo sull’educazione e sull’istruzione, Ediz. ETS.Pisa 2008, p.58.
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In base a quanto abbiamo detto e riproponendo gli argomenti di insiemi e divisioni (di
partizione, di contenenza ecc) presentiamo ad esempio ai bambini un gioco interessante e
molto divertente: Bisogna aiutare Pinocchio a dividere i materiali per poi metterli nella
busta e buttarli nel secchione della spazzatura .
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Con l’aiuto della docente di immagine, viene chiesto ai bambini di disegnare su cartoni
colorati tre grandi contenitori per la spazzatura, dove viene posto un cartellino per
distinguere la carta, il vetro e la plastica.
La fase successiva dopo il disegno è quella del colore, con i pennelli e gli acquerelli,
infine una volta ritagliati i disegni sul cartoncino vengono appesi uno accanto all’altro.
I bambini devono disegnare oggetti con materiali diversi soprattutto formati da carta,
plastica e vetro su dei fogli bianchi per poi essere colorati e ritagliati!
Viene chiesto agli alunni un processo di divisione dei materiali per mettere ogni gruppetto
di oggetti nella busta giusta.
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Abbiamo in tal modo tre sacchi :
-plastica : bottiglie, buste,giocattoli….
-vetro : bicchieri, specchio,bottiglie …..
-carta : fogli, disegni che non piacciono ai bambini, lettere che si vogliono buttare ecc…
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Bisogna sollecitare i bambini che conseguono il lavoro di gruppo a scegliere i colori e i
materiali degli oggetti di studio soprattutto per mantenere vivo interesse e favorire
l’apprendimento in un clima ludico e interattivo!
Quest lavoro può essere svolto anche attraverso il computer grazie al Progettista
multimediale che si occupa soprattutto di sviluppare i contenuti e l’interfaccia e inoltre
può essere d’aiuto l’aiuto di un tutor che può adempiere a diverse funzioni ossia quella di
istruttore, facilitatore attraverso la guida nel processo formativo e infine mediatore-
animatore.
Per quanto riguarda altri materiali Gli alunni sono sollecitati ad usare la colla per poter
attaccare la busta contenente i materiali differenti su ogni contenitore della spazzatura
creato dalla classe stessa nella fase precedente.
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E’ fondamentale spiegare tale concetto ai bambini per un reale avvicinamento del
bambino al mondo ecologico8, ad un apprendimento che porti all’acquisizione di valori
come il rispetto dell’ambiente circostante e quindi anche per un migliore futuro!
Viene evidenziata inoltre, l’attività di gruppo, confronto e nuove conoscenze e tutto ciò
anche attraverso l’aspetto pluridisciplinare 9: entrano in gioco altre discipline, che
possono aiutare la matematica come la geografia, arte e immagine, la storia e quindi
anche le decisioni svolte collegialmente e un confronto tra i docenti coinvolti.
COOPERATIVE LEARNING E L.I.M.
8 Bisogna Trasmettere informazione per un utilizzo efficiente dell’energia Promuovere energie rinnovabili, al fine di un risparmio energetico Vivere gli ambienti verdi dell’area urbana attraverso un percorso-laboratorio volto a valorizzare la partecipazione e l’esplorazioneImparare ad essere consapevoli dell’importanza dello spazio verde per la vita del paese Saper attivare comportamenti responsabili per la sua salvaguardia ( WWW.ambiente e scuola .it)
9 In-docenti, o meglio inter-docenti, sono le proposte didattiche che questo spazio vuole presentare. Sì, perché la tanto decantata interdisciplinarità e i tanto celebrati percorsi didattici verticali non possono prescindere dall’ingrediente principale: I DOCENTI. Sono loro che, con la loro interazione e collaborazione, disegnano e realizzano i percorsi, programmano le strategie operative, stabiliscono obiettivi comuni. Sono loro la vera risorsa umana sulla quale deve basarsi una scuola che cresce. Questa rubrica intende dunque offrire, a tutti gli insegnanti che vogliano mettersi in gioco e confrontarsi costruttivamente con i colleghi, spunti e proposte per lavorare insieme.
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Recenti studi dimostrano che le lavagne interattive utilizzate come strumento didattico aiutano
l’apprendimento e migliorano l’interazione tra studenti e insegnanti. Parallelamente alle lavagne
interattive, anche strumenti multimediali maggiormente diffusi possono assolvere il ruolo di
facilitatori in una dimensione accogliente, nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro
diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale.
Allo stesso modo, in questi ultimi anni, si è assistito ad una progressiva diffusione delle
metodologie cooperative al fine di incrementare e stimolare l’interazione tra bambini disabili,
stranieri o, più semplicemente, in condizioni di svantaggio rispetto ai compagni. Sviluppare
metodologie che consentano al singolo di contribuire attivamente allo sviluppo dei saperi emerge
come sfida di primaria importanza per le nuove tecnologie in interazione con le metodologie
didattiche, punto di forza per prevenire qualsiasi forma di disagio in un ambiente in costante
evoluzione. Le lavagne interattive possono essere affiancate agli strumenti tradizionali in un’ottica
di accoglimento e valorizzazione delle diversità grazie al cooperative learning, con l’obiettivo di
favorire l’integrazione degli alunni stranieri, diversamente abili o svantaggiati dal
punto di vista dell’apprendimento. Grazie all’interazione tra nuove tecnologie e l’ormai dimostrata
efficacia dell’apprendimento cooperativo in campo di prevenzione del disagio sociale, è possibile
perseguire una sperimentazione di metodi di insegnamento innovativi.
Obiettivi:
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L’intervento formativo proposto intende coinvolgere gli insegnanti, attraverso un’attività di
confronto reciproco, nella messa a punto di moduli didattici interattivi attraverso l’uso abbinato
delle LIM, delle tecnologie multimediali e di un contesto didattico cooperativo. A questo proposito
verranno presentate le linee guida della progettazione cooperativa, gli strumenti multimediali, le
principali potenzialità delle lavagne interattive e le sperimentazioni didattiche in corso d’opera per
stimolare collaborazione e acquisizione di competenze.
Lavagna interattiva per il cooperative learning!
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Come si usa la lavagna interattiva nel cooperative learning?
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Con la LIM si possono svolgere tantissime attività: all’inizio si utilizza in genere per
insegnare a riassumere e a prendere appunti, quindi per rafforzare il metodo di studio. Il
docente prima raccoglie sulla LIM le preconoscenze degli alunni, "pensa a voce alta" su
come procedere per realizzare un testo di riassunto o per prendere nota, esegue fisicamente
il modelling alla lavagna (per queste due esperienze sono state applicate regole rigorose
per la realizzazione di riassunti e prendere note) e gli alunni discutono a voce alta con il
docente (fase metacognitiva) e tra di loro (esperienza di gruppo). Il docente può stampare
il modello di appunti prodotto, e gli alunni, in piccoli gruppi in apprendimento
cooperativo, in coppia o individualmente, producono dei testi di riassunto. L’esperienza
nasce da due idee di fondo: 1. il docente vuole risolvere un problema (sperimentato in
classe) “Come posso insegnare ai miei alunni a riassumere o a prendere note?”; 2. il
docente è un "piccolo artigiano" che pensa e studia come migliorare il successo di ogni
singolo alunno. Da questa esperienza si procede alla produzione di mappe concettuali ( in
modo cooperativo con la LIM )sia nei piccoli gruppi con portatile e poi presentazione alla
classe attraverso la LIM.. Con la LIM si può insegnare il frame, fare e salvare un
braistorming chiedendo agli alunni di categorizzare e analizzare a casa; con la lavagna
interattiva puoi lavorare sul cinema, con le immagini, fermare una scena, fare l’analisi
testuale, disegnare la scena, ecc.. Crediamo che non ci sia una materia della nostra scuola
che non possa non avere il vantaggio dell’uso della LIM in quanto il potenziamento del
metodo di studio aumenta e migliora la qualità dell’apprendimento di tutta la classe. Le
materie per le quali si fa uso costante della LIM (in classe) nelle nostre scuole sono:
religione, matematica, scienze, lettere, storia, geografia, lingua inglese, musica,
educazione tecnologica. Siamo sicuri che altre si aggiungeranno quando finalmente
avremo la LIM in tutte le classi.
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CONCLUSIONI
Da quanto esposto si può facilmente concludere che, non più solo l'insegnante, quindi, ma
soprattutto il gruppo, alla stregua di un’ ambiente organizzato, facilita e promuove
l'apprendimento.
In particolare, sia la metodologia del brainstorming che il cooperative learning si
caratterizzano per la valorizzazione di competenze multiple e di stili diversi nella
produzione di idee e di soluzioni condivise. Gli allievi sono chiamati ad affrontare un
problema o un compito comune: ciascuno di essi proporrà le proprie idee, le proprie
esperienze, le propria modalità intellettive. Il raccordo tra gli studenti dovrà svolgersi sul
piano della cooperazione, e non semplicemente su quello della collaborazione. I termini
sono talvolta impropriamente considerati sinonimi e in opposizione alla competizione. È
opportuno, pertanto, richiamare la distinzione tra i concetti fondanti l’apprendimento in
gruppo. La competizione va distinta in interna (tra i membri di un gruppo) ed esterna (tra
un gruppo e l’altro): il gruppo difficilmente tollera la competizione al proprio interno, ma
soltanto nei confronti di gruppi esterni. La competizione interna deve essere attentamente
analizzata: può risultare utile per spronare i soggetti a dare il meglio di sé, ma se eccessiva
può distruggere la motivazione personale. Le regole della competizione devono essere
approvate e condivise prima di avviare il lavoro; la responsabilità dei risultati é sempre
individuale. La collaborazione promuove lo sviluppo di competenze relazionali connesse a
spiccate motivazioni di ordine personale e a fattori affettivi. Il gruppo collaborativo
generalmente non si dà regole precise prima di avviare il lavoro, ma durante il suo farsi
(anche se spesso non se le dà affatto); la responsabilità dei risultati è del gruppo intero
indifferenziato. Con la cooperazione il gruppo promuove, integrandole, le competenze
personali e sociali. Le regole della cooperazione devono essere approvate e condivise
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prima di avviare il lavoro; ogni partecipante è responsabile di un settore o di una parte del
compito e contemporaneamente è responsabile del processo di produzione e del risultato
complessivo finale.
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