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Crescita digitaleCome internet crea lavoro, come potrebbe crearne di più
Sergio de Ferra
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Marco Simoni
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Mezzo di comunicazione globale che ha
annullato le distanze, trasformato il
concetto di informazione e messo il sapere
in rete, Internet sta rivoluzionando anche
l'economia. In Italia si stima che abbia già
creato 700mila nuovi posti di lavoro e che
l'internet economy abbia contribuito al 2%
del PIL nel 2010. Numeri assolutamente
rilevanti, ma l'Italia sconta un ritardo nella
diffusione di Internet. Questo limite
potrebbe diventare una grande opportunità
di crescita se si inverte rapidamente la
rotta.
Questo rapporto nasce per rispondere a
una semplice domanda: quanti posti di
lavoro, in particolare giovanile, si
potrebbero creare con una maggiore e
migliore diffusione di Internet?
Centinaia di migliaia: i risultati che abbiamo
ottenuto mostrano che in un ipotetico paese
medio l'aumento della diffusione del 10% di
Internet comporta un aumento
dell'occupazione complessiva di 0,44 punti
percentuali e un aumento dell'occupazione
giovanile di 1,47 punti percentuali.
Per cogliere queste
opportunità occorre
superare gli approcci
settoriali e costruire
un ecosistema che
sostenga le idee
innovative e aiuti le
imprese tradizionali
a crescere grazie alle potenzialità di
Internet. In molte lo hanno già fatto.
La crescita digitale è già una realtà, una leva
fondamentale per rimettere in moto l'Italia,
si tratta solo di accompagnarla senza
esitazioni.
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Crescita digitaleCome internet crea lavoro,
come potrebbe crearne di più
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Marco Simoni Sergio de Ferra
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Marco Simoni
Sergio de Ferra
Crescita digitale
Come internet crea lavoro, come potrebbe crearne di più
www.crescitadigitale.it
Il presente rapporto è distribuito
sotto Licenza Creative CommonsAttribuzione - Non commerciale
Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0)
Italia Futura
www.italiafutura.it
in collaborazione con Google Italia
progetto grafico
dol - www.dol.it
finito di stampare: giugno 2012
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Indice
Introduzione......................................................................................................................................................................................................................
Cosa sappiamo e cosa non sappiamo......................................................................................................................................................................................................................
Misurare la crescita digitale......................................................................................................................................................................................................................
Le fonti della crescita digitale......................................................................................................................................................................................................................
Conclusioni: due problemi, una risposta possibile......................................................................................................................................................................................................................
Appendice metodologica......................................................................................................................................................................................................................
Note biografiche
1.
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3.
4.
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Crescita digitale
Introduzione
La crescita digitale non è semplicemente l'aumento del numero di persone davanti a
uno schermo; crescita digitale è lo sviluppo economico e quindi occupazionale che trae
origine da una maggiore e migliore diffusione di Internet nell'economia, e di una sua
più accorta interazione con la formazione, con il lavoro delle aziende, con le missioni
degli enti pubblici, con gli altri fattori della produzione.
E' ormai passata una generazione da quando i primi browser iniziavano a connettere a
Internet le persone più giovani e intraprendenti. Il rumore dei primi modem è un
ricordo confinato a una porzione veramente piccola della popolazione: quella non
abbastanza giovane da esser nata con le connessioni veloci, quella non abbastanza
vecchia da aver aspettato proprio quelle connessioni veloci per affacciarsi alla rete,
magari con l'aiuto di figli e nipoti.
Oggi Internet è un'esperienza di massa che unisce in maniera crescente diverse classi
di età – nessuno è troppo giovane o troppo vecchio per essere online – diverse fasce
di reddito – la connettività veloce costa molto meno di un euro al giorno – e gran
parte del territorio italiano. In Lombardia il 54% delle persone si connette a Internet
almeno una volta a settimana; in Sicilia questo numero scende al 40% a ricordare le
persistenti differenze territoriali del paese, ma anche a segnalare come Internet riesca
a penetrare, superando difficoltà che in altri ambiti sono ben più marcate.
Come tutte le novità, Internet è un fenomeno che suscita sensazioni e reazioni
divergenti. Da un lato c'è chi ne sottolinea il carattere rivoluzionario, la capacità di
rompere vecchie abitudini e creare nuove opportunità e nuovi modelli. Dall'altro c'è
chi viene spaventato dalla novità, e teme che lasciare la strada vecchia non sia
prudente, che si perdano più cose di quelle che si guadagnano.
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Introduzione
E' questo un momento molto fertile per gli studi e le analisi su Internet, probabilmente
perché i dati iniziano a essere sufficienti per trarre le prime conclusioni, e offrire
indicazioni sulle migliori politiche da affiancare alla rivoluzione digitale. Eppure,
ancora non esiste uno studio che risponda a una semplice domanda: quanti posti di
lavoro si creerebbero in Italia con una maggiore e migliore diffusione di Internet e
una piena comprensione delle sue potenzialità?
Questo articolo vuole contribuire alla discussione pubblica sul rapporto tra crescita
economica e nuove tecnologie, e i modi per massimizzare l'impatto di queste ultime.
In particolare, vuole principalmente rispondere alla domanda fondamentale
sull'impatto di Internet sull'occupazione. A questo fine sfrutta banche dati di accesso
universale e metodologie consolidate in campo economico-sociale.
Le risposte trovate sono molto nette: la diffusione di Internet ha un impatto positivo
“puro” – ossia indipendente da altre concause – sull'occupazione, soprattutto
sull'occupazione giovanile. Inoltre, questo effetto aumenta quanto più alto è il livello di
formazione universitaria. Questo risultato è valido per tutte le economie avanzate ed è
particolarmente rilevante per paesi come l'Italia che scontano un ritardo sia per
quanto riguarda la diffusione di Internet che per quanto riguarda gli altri fattori –
come ad esempio la formazione, la facilità di fare impresa e le possibilità di accesso al
credito per le start-up – che consentono di cogliere le opportunità delle nuove
tecnologie.
Infatti, se da un lato la posizione arretrata del nostro paese in tutte le classifiche
internazionali dedicate a misurare lo sviluppo di questi ambiti è una delle cause
dell'attuale situazione di sofferenza economica, da un'altra prospettiva esse indicano
molto chiaramente la direzione in cui muoversi per invertire la china. La strada dello
sviluppo digitale è infatti a portata di mano e ha dimostrato di poter dare risultati
importanti in tempi relativamente brevi.
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Questo articolo si sviluppa in tre paragrafi.
Il primo offre una rassegna sintetica delle principali conclusioni che sono state
raggiunte recentemente in report redatti o commissionati da importanti istituzioni
internazionali, pubbliche e private, sul tema della crescita digitale. Se da un lato questi
studi hanno confermato l'impressione di un impatto positivo di Internet sull'economia,
la maggior parte di essi hanno lasciato aperte molte questioni, tra cui quella del suo
effetto, e quindi del suo potenziale, occupazionale.
Il secondo paragrafo cercherà di colmare questo ritardo, mostrando il netto saldo
positivo della crescita digitale in termini occupazionali.
Il terzo paragrafo infine investigherà le dinamiche causali, affrontando una domanda
che sorge dalle nostre conclusioni: attraverso quali dinamiche si sviluppa l'effetto
occupazionale positivo di Internet? Approfondiremo, senza pretese di completezza, la
questione della preparatezza all'uso di Internet, compresa la formazione, l'accesso al
credito e più in generale le qualità dell'ambiente imprenditoriale; tre settori in cui
portare avanti una agenda che aiuti il nostro paese a cogliere le potenzialità della
crescita digitale, con uno sguardo aperto allo sviluppo del paese in senso ampio e
comprensivo.
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Cosa sappiamo e cosa non sappiamo
Cosa sappiamo e cosa non sappiamo
La domanda sull'impatto occupazionale di Internet è molto importante perché anche i
più accesi sostenitori della sua forza rivoluzionaria possono nutrire dei dubbi sulla sua
effettiva capacità di creare posti di lavoro. Una recente rassegna curata dalla Banca
Mondiale ha riassunto i risultati ottenuti da diversi studi sugli effetti che Internet può
avere sulla crescita economica aggregata. Si tratta di risultati dal range molto ampio,
il che riflette sia la diversità di approcci metodologici che i diversi focus geografici.
Nonostante una generale conclusione positiva sull'effetto di Internet sulla crescita, le
misure oscillano molto: per una crescita del dieci per cento della penetrazione di
Internet si stima una maggiore crescita economica che oscilla dallo 0,24% del
prodotto interno lordo, con riferimento alla Germania, all'1,50%, il massimo, con 1riferimento a 20 paesi OCSE .
Un altro studio del 2009 suggerisce che l'impatto di Internet è diverso a seconda del
reddito del paese interessato: i paesi in via di sviluppo godrebbero in proporzioni
leggermente maggiori della diffusione di Internet sulla crescita. Per ogni 10% in più di
penetrazione di Internet, il reddito nazionale crescerebbe del 1,38%. La stessa cifra per 2i paesi già sviluppati si attesterebbe invece al 1,24% .
E' ancora più incerta la misura dell'effetto di Internet sull'occupazione. In un report 3dell'OCSE del 2008 , si sottolinea innanzitutto che dal punto di vista teorico l'effetto è
indeterminato, specialmente nei paesi a economia avanzata. Infatti, gli strumenti
legati alla connessione Internet concorrono a una tecnologia di tipo generale (General
1.
..........................................................................................................
1. Tim Kelly and Carlo Maria Rossotto, Broadband Strategies Handbook, The World Bank 2012
2. LECG, Economic Impact of Broadband. An Empirical Study, LECG February 2009
3. OECD, Broadband and the Economy, Ministerial Background Report, OECD 2008
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Purpose Technology - GPT), ossia in grado di influenzare tutti i settori economici con
effetti occupazionali potenzialmente contraddittori.
Ad esempio, uno studio recente della Boston Consulting ha provato a stimare quale sia
la dimensione della parte dell'economia legata a Internet, concludendo che essa ha
raggiunto nel 2010 in Italia la cifra ragguardevole del 2% del Pil. Questa cifra si
raggiunge sommando il volume della spesa ascrivibile a Internet in quattro capitoli
fondamentali (consumi, investimenti, spesa istituzionale, esportazioni nette), che 4comprendono anche, ad esempio, il totale delle spese effettuate sui negozi online .
Tuttavia, queste conclusioni contengono un'implicita tensione che è importante
sciogliere. Infatti, la crescita della spesa su Internet potrebbe corrispondere al
contemporaneo diminuire della spesa offline. Per restare all'esempio dei negozi
online, se da un lato questi servizi sono sempre più apprezzati dai consumatori per la
loro capacità di aumentare la concorrenza e dunque tenere bassi i prezzi – e questo
spiega la loro crescita costante – si potrebbe supporre che essi siano labor saving,
ossia che creino pochi posti di lavoro mentre ne distruggono molti. Quanti
magazzinieri o commessi sono sostituiti da un negozio online?
Implicitamente confermando queste difficoltà teoriche, il rapporto dell'OCSE già citato
conclude in maniera estramemente vaga sull'effetto occupazionale di Internet,
riportando studi minori sul tema.
La ragione di questa incertezza ancora fino al 2007 può spiegarsi con la limitata
disponibilità di dati: anche solo 5 anni fa l'esplosiva espansione di Internet non era
sufficiente a stimare il suo effetto occupazionale in maniera solida. Tuttavia, come 5osservato tra gli altri da un rapporto redatto per la Commissione Europea , era
possibile ipotizzare un risultato netto positivo a seguito dell'impatto che la banda
larga – intesa con un criterio multidimensionale che non si riferisce solo
all'infrastruttura di fibra ottica – ha sulla produttività del lavoro a seguito di una serie
dinamica di effetti in una molteplicità di settori: dalla burocrazia alla salute, dalle
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4. BCG, Fattore Internet. Come Internet sta cambiando l'Economia italiana, The Boston Consulting Group, 2011
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industrie dell'export a quelle della creatività.
Questo rapporto stima che le aziende che adottano tecnologie Internet conoscano
aumenti della produttività del 5% nel settore manifatturiero e del 10% nel settore dei
servizi.
Un altro rapporto curato recentemente da McKinsey per il Digital Advisory Group ha
invece stimato che Internet ha già creato in Italia 700mila nuovi posti di lavoro, 6generandone 1,8 per ogni posto perso .
Si tratta di indizi significativi che spingono a credere che un impatto positivo
sull'occupazione è probabile e che prevalga sugli effetti labor saving, indizi sui quali ha
preso le mosse la nostra analisi.
Cosa sappiamo e cosa non sappiamo
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5. Micus, The impact of broadband on growth and productivity. A study on behalf of the European Commission, Dusseldorf 2008
6. DAG, Sviluppare l’economia digitale in Italia: un percorso per la crescita e l’occupazione
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Misurarela crescita digitale
I dati comparativi
E' rilevante, specialmente in questo momento e per paesi come l'Italia che ancora non
sono usciti da una fase negativa del ciclo economico, conoscere le dimensioni della
crescita digitale e le sue ricadute occupazionali. Questa analisi infatti è fondamentale
per comprendere non solo i trend passati, ma soprattutto le potenzialità per gli
sviluppi futuri. Il primo passo di questa analisi è osservare alcuni dati comparativi.
Nel 2012, la disoccupazione giovanile ha toccato in Italia i massimi storici, con un 7tasso allarmante di 35,9% per il mese di marzo 2012 . Questo dato si somma a un
altro ritardo storico dell'Italia, relativo alla modestia del tasso di occupazione
giovanile, rispetto al quale l'Italia non sconta ritardi solo nei confronti delle economie
aperte e dinamiche del nord Europa, come l'Olanda o la Svezia, ma anche nei confronti
degli altri grandi paesi Europei. L'Italia ha meno delle metà degli occupati giovani
della Germania, un terzo in meno della Francia (vedi Figura 1 a pag. 12).
Questo dato può essere confrontato con un altro, a suggerire una prima indicazione.
La Figura 2 (a pag. 13) infatti mostra un indice che abbiamo calcolato usando due
misure comunemente usate per valutare l'impatto di Internet: la diffusione di
abbonamenti alla banda larga tra famiglie e imprese, e il numero medio di individui
connessi. Questa misura ci consente di distaccarci da una raffigurazione della
diffusione di Internet che dipenda solamente dal dato delle infrastrutture, e offre un
2.
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7. Istat, Occupati e Disoccupati, 4 Aprile 2012
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Misurare la crescita digitale
indice più completo della penetrazione di Internet nei diversi paesi.
Anche in questo caso la posizione dell'Italia è nelle parti basse della classifica. In un
indice che varia da 0 a 100, il nostro paese è circa a 38, mentre Germania, Francia e
Regno Unito superano abbondantemente 50. I nostri “vicini” di classifica sono la
Polonia, il Portogallo, la Grecia. Questo dato offre un importante suggerimento: è
improbabile che Internet distrugga posti di lavoro, altrimenti i paesi con in cui è
maggiormente diffuso dovrebbero anche vedere calare i loro tassi di occupazione. Al
contrario, è noto che l'Olanda, la Danimarca, la Svezia, sono stati in grado fin dalla
fine degli anni '90 di abbattere il numero di disoccupati e mantenere un costante, alto,
tasso di occupazione.
La correlazione tra tasso di occupazione giovanile e diffusione di Internet si vede con
ancora maggior chiarezza dalla Figura 3 (a pag. 15) che mostra come i paesi con una
minore presenza di Internet sono anche quelli con un basso o bassissimo tasso di
occupazione giovanile. Purtroppo, come si vede, l'Italia appartiene a questo gruppo.
Effetto occupazionale puro di Internet
Tuttavia, osservare i dati in questo modo non dice nulla dell'effetto specifico di
Internet. Può darsi infatti che i due fenomeni – alta diffusione di Internet e alto tasso
di occupazione - siano entrambi generati da un terzo fenomeno e non vi sia tra loro
alcun rapporto di causa-effetto. In altre parole, la correlazione che si osserva
potrebbe essere spuria e dipendere da cause diverse senza che vi sia alcun legame
causale tra le due grandezze.
Per ovviare a questi inconvenienti, la seconda parte dell'analisi consiste nell'utilizzare
una tecnica econometrica molto diffusa (regressione di panel data - i dettagli
metodologici sono in appendice per chi volesse approfondire). Le conclusioni che
abbiamo raggiunto sono state per alcuni versi sorprendenti.
In termini semplificati, la tecnica di regressione consente di isolare i rapporti tra due
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Figura 1 Occupazione giovanile 2010Fonte dati: OCSE, EPR 15-24, 2010
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Figura 2 Uso di Internet nei Paesi OCSEFonte dati: Banca Mondiale, Fixed Internet Broadband subscribers, International Telecommunication Union, Individuals using the Internet
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variabili (in questo caso: il cambiamento del tasso di occupazione e l'aumento della
diffusione dell'uso di Internet) anche in presenza di fenomeni che per loro natura sono
soggetti a una molteplicità di rapporti causali con diverse variabili. Nel nostro caso
eravamo interessati a sapere: se aumenta l'indice di diffusione di Internet del dieci per
cento, quanti occupati in più o in meno si avrebbero l'anno dopo nella fascia d'età tra i
15 e i 64 anni? E quanti nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni?
I dati presi in considerazione per dare una risposta a queste domande si riferiscono a
28 paesi dell'OCSE per dodici anni dal 1999 al 2010, si tratta dunque di una banca dati
abbastanza ampia per poter trarre delle conclusioni plausibili. Bisogna notare che
anche pochi anni in meno nella banca dati non consentirebbero di effettuare queste
stime, il che spiega per quale ragione i rapporti pubblicati quattro o cinque anni fa
non potevano dare una risposta soddisfacente a queste domande. Infatti, secondo le
nostre ricerche, si tratta della prima volta che viene stimato l'effetto occupazionale
“puro” di Internet su una banca dati che prende in considerazione sia il dato di
cambiamento temporale (appunto, dal 1999 al 2010) che un ampio insieme di paesi.
La tecnica della regressione ci consente inoltre di stimare quale sia l'effetto della
diffusione di Internet sull'occupazione mentre si tengono costanti alcune altre
importanti variabili che potrebbero anch'esse avere un effetto sulle dinamiche del
lavoro, in particolare: la crescita economica, il livello di tassazione sul lavoro, il
cambiamento della competitività internazionale, il livello di coordinamento salariale.
Nonostante questi controlli siano così numerosi, le nostre stime confermano un
costante e significativo effetto occupazionale della diffusione di Internet. Questo
effetto vale per il tasso di occupazione di tutta la popolazione – ossia tra i 15 e i 64
anni – ma vale in maniera ancora più forte – circa tre volte tanto – per il tasso di
occupazione giovanile.
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Misurare la crescita digitale
Figura 3 Correlazione tra la diffusione di internet e l'occupazione giovanileFonte dati: OECD e Banca Mondiale, cit.
Paesi Bassi
Svizzera Islanda
Danimarca
Australia
Canada
Austria
Norvegia
Regno Unito Nuova Zelanda
Stati Uniti
Germania
Messico
TurchiaCile
GiapponeFinlandia
Svezia
Slovenia
FranciaIrlanda
Spagna
Israele
Belgio
RepubblicaCeca
Polonia
Portogallo
ItaliaGrecia
Ungheria
RepubblicaSlovacca
Corea
5 10 15 20 25 30 35 40
0,15
0,25
0,35
0,45
0,55
0,65
occu
paz
ion
e g
iova
nil
e
correlazionelineare
diffusione di internet
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Le cifre
La tecnica descritta sopra ci consente di isolare l'effetto di Internet sull'occupazione
dall'effetto di altri fattori che ne influenzano d'andamento. In altre parole, ci
consentono di sapere che impatto abbia Internet sull'occupazione a parità di ogni altro
fattore. I risultati così ottenuti mostrano che in un ipotetico paese medio l'aumento
della diffusione di Internet del 10% comporta un aumento dell'occupazione
complessiva di 0,44 punti percentuali e un aumento dell'occupazione giovanile di 1,47
punti percentuali. Questo primo dato è importante perché scioglie il dubbio che ha
mosso questo studio. Certamente esiste un effetto di Internet nel senso di mutare le
abitudini delle persone e anche quindi di far diminuire l'importanza di alcuni lavori.
Tuttavia, questo effetto è più che compensato da un effetto di creazione di nuovo
lavoro che certamente non può essere riferito solamente al settore della Information
and Communication Technology (ICT) ma dipende da un insieme maggiori di cause –
di cui discuteremo più avanti.
Per spiegare meglio il significato di queste percentuali, proviamo ora a svolgere una
simulazione dal significato illustrativo. La Figura 4 (a pag. 17) mostra la rapidità di
diffusione di Internet in alcuni paesi tra cui l'Italia. Si nota con chiarezza che la
crescita nel nostro paese è stata molto inferiore a quella registrata in paesi come i
Paesi Bassi, la Germania o la Francia. In altre parole: da noi meno aziende pubbliche e
private, meno famiglie e meno individui utilizzano Internet. Di conseguenza, l'aumento
della occupazione che deriva dalla diffusione di Internet è stato minore di quello che
sarebbe potuta essere e minore di quanto avvenuto altrove.
Quale sarebbe invece la condizione occupazionale attuale se l'Italia fosse stata capace
di avere la stessa diffusione di Internet che si è riscontrata in Francia, un paese a noi
vicino e comparabile dal punto di vista della dimensione e dello sviluppo? E se fossimo
stati bravi addirittura come l'Olanda, paese tra i migliori performer? Il risultato è
rappresentato schematicamente dalla Figura 5 (a pag. 18).
Se l'Italia nel 2010 fosse stata in grado di arrivare alla stessa diffusione Internet della
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Figura 4 Trend di diffusione di InternetFonte dati: Banca Mondiale, Fixed Internet Broadband subscribers
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Paesi Bassi
Francia
Gemania
Regno Unito
Slovenia
Italia
Grecia
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Figura 5
Simulazione su stime degli autori
+ 18
6.0
00
+ 9
6.0
00
alla
Fra
ncia?
+ 2
70.0
00
+ 14
1.0
00
all’O
landa
?Quanti occupati in più ci sarebberose l’Italia avesse una diffusione di Internet pari...
occupazione totale
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Francia (che è simile a quella della Germania) ci sarebbero circa 200mila occupati in
più nella fascia d'età tra i 15 e i 64 anni, di cui 100mila nella fascia di età 15-24. Se poi
fosse stata in grado di raggiungere i livelli dell'Olanda gli occupati in più sarebbero
oltre 275mila di cui oltre 140mila giovani.
Queste cifre sono assolutamente rilevanti e tanto più importanti perché si riferiscono
a un effetto “puro” di Internet, dunque indipendente da eventuali altri cambiamenti
nell'economia. Tuttavia, le nostre stime portano anche a un'altra conclusione
importante. L'effetto di Internet sulla crescita è tanto più marcato quando si
accompagna a una crescita dell'istruzione universitaria: l'effetto occupazione della
diffusione di Internet diventa più forte quando cresce il capitale umano del paese.
Questo risultato è particolarmente importante per il nostro paese perché l'Italia, come
si vede con chiarezza dalla Figura 6 (a pag. 20), è uno dei paesi dell'OCSE con il minor
numero di laureati tra la popolazione adulta. Infatti, se da un lato questo dato è il
sintomo di una condizione difficile, esso tuttavia dà la misura degli enormi margini
per la crescita digitale nel nostro paese se si implementassero politiche tese ad
aumentare la quota di laureati nella popolazione adulta.
In altre parole, gli effetti occupazionali delle nuove tecnologie non dipendono
solamente dalla loro diffusione in sé, ma anche dal contesto in cui si avviene questa
diffusione. Non si tratta di un semplice effetto additivo, ma moltiplicativo. Non stiamo
sostenendo l'idea di per sé tautologica che un numero ampio di politiche per la
crescita dia risultati occupazionali migliori di un numero scarso di tali politiche. Il
punto è che l'effetto occupazionale di Internet è più sostenuto se nel frattempo
crescono anche i livelli di formazione, in modo, appunto, moltiplicativo.
Questo risultato conferma numerosi studi precedenti che suggeriscono come le
opportunità legate a Internet non dipendano solo dalla sua diffusione in termini
quantitativi, ma in maniera cruciale anche dall'ecosistema nel quale le nuove
tecnologie si trovano ad operare. Politiche per far crescere l'ecosistema digitale
possono, in un paese come l'Italia, rappresentare una forte spinta per lo sviluppo e
l'occupazione.
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Figura 6 Laureati per 100 abitanti tra i 25 e i 64 anniFonte dati: OCSE, Tertiary education attainment, 2009
Canada
Giappone
Stati Uniti
Nuova Zelanda
Finlandia
Danimarca
Australia
Corea
Norvegia
Belgio
Irlanda
Svezia
Regno Unito
Paesi Bassi
Svizzera
Islanda
Spagna
Francia
Lussemburgo
Germania
Grecia
Polonia
Ungheria
Austria
Messico
Slovacchia
Portogallo
Repubblica Ceca
Portogallo
Italia
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Le fontidella crescita digitale
Nell'individuare potenziali politiche per sostenere la crescita digitale è innanzitutto
importante avere un'idea dei meccanismi attraverso i quali essa prende forma.
Infatti, se nel precedente paragrafo abbiamo identificato robusti e positivi effetti
occupazionali di Internet, la tecnica impiegata non consente di analizzare i
meccanismi causali che li determinano e quindi le politiche che è possibile mettere in
campo per una loro maggiore diffusione.
In altre parole: dopo il nostro studio abbiamo la ragionevole sicurezza che una
maggiore e migliore diffusione di Internet ha positivi effetti occupazionali. Tuttavia,
non abbiamo finora affrontato la questione altrettanto importante dei meccanismi
attraverso i quali questo effetto occupazionale si verifica nella realtà concreta
dell'economia. In questo paragrafo ne affronteremo alcuni tra i più importanti.
Essere “preparati”
Come abbiamo accennato in precedenza, l'Information and Communication
Technology è una GPT, General Purpose Technology, ossia una tecnologia
comparabile all'avvento in passato della ferrovia o della rete elettrica, in grado di
modificare in profondità l'economia, in tutti i settori. Nel caso di Internet, è una 8tecnologia che rafforza l'importanza di mansioni ad alto contenuto di conoscenza .
Infatti, la relazione moltiplicativa da noi individuata tra la diffusione di Internet e il
livello di formazione si inserisce in una scia di precedenti conclusioni dal tenore
3.
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8. Micus, cit.
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analogo. Uno studio del 2009 che concentrava la sua attenzione sulla stima dell'effetto
di Internet sulla produttività aggregata, aveva tratto due importanti conclusioni.
Primo, gli effetti positivi di Internet sulla produttività non sono lineari. In altre parole,
a livelli troppo bassi di diffusione non si riscontrano effetti significativi sulla
produttività. Secondo, gli effetti positivi sulla produttività si riscontrano solamente
quando vi sono sufficienti investimenti complementari in formazione dei giovani e 9formazione continua dei lavoratori adulti .
Le ragioni che condizionano l'effetto positivo di Internet sulla crescita al livello di
istruzione e competenze possono essere riassunti nel concetto di “readiness”
(traducibile in “preparatezza”). Se un paese - le sue imprese e i suoi cittadini - non è
sufficientemente pronto a integrare Internet nella sua economia, gli investimenti in
tecnologia hanno un impatto molto minore.
Nella classifica di un indice composito che misura quanto i diversi paesi europei siano
preparati a trarre vantaggio dal potenziale di Internet, l'Italia è, nuovamente, sotto la
media, molto distante dai piani alti della classifica occupati dai paesi nordici, 10Germania, Regno Unito . Nuovamente: questo indice rappresenta una condizione di
attuale difficoltà, ma suggerisce anche delle importanti potenzialità, dato che
intervenendo sui fattori che limitano la nostra “preparatezza”, si possono avere
risultati molto positivi sulla crescita complessiva.
Per queste ragioni interventi per rafforzare il livello di formazione degli italiani fanno
parte integrante di una politica tesa a migliorare l'impatto economico di Internet.
Infatti, il più recente Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario del Ministero
dell'Università mostra che nel 2009/2010 si è registrato un declino del numero delle
immatricolazioni, delle iscrizioni e anche una riduzione dei laureati. Questo dato è
preoccupante perché mina alla radice la possibilità per l'Italia di giovarsi delle
potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Alle misure per l'istruzione universitaria
inoltre vanno affiancati sia un rafforzamento delle politiche per la formazione
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9. LECG, cit.
10. Micus, cit, pag 25.
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continua dei lavoratori, sia per la diffusione di competenze digitali di base in tutta la
popolazione. Il Commissario Europeo Neelie Kroes ha affermato recentemente che il
41% della popolazione adulta italiana non ha mai usato Internet. E' necessario
recuperare questo gap per mettere l'Italia nelle condizioni di cogliere appieno le
opportunità offerte dalla crescita digitale.
Un ecosistema favorevole
Naturalmente, accanto ai fattori moltiplicativi dovuti al contesto di riferimento, la
crescita digitale è favorita e stimolata dallo sviluppo diretto di settori legati all'uso
delle nuove tecnologie. In altre parole, gli effetti di creazione di nuova occupazione e
di crescita economica dipendono anche dallo sviluppo di un'industria dedicata a
sviluppare servizi e prodotti legati ad Internet, che possono fungere da traino e
accompagnare i settori più tradizionali nell'economia digitale.
In ogni caso, l'effetto economico di Internet non dipende dalla sola dotazione di
infrastrutture, ma soprattutto dalla capacità di assorbimento tecnologico che mette in
grado il paese di sfruttarne le potenzialità. Un paragone dell'Italia con la Svezia svolto 11da uno studio già citato è in questo senso illuminante: i due paesi hanno la stessa
dotazione di banda larga, ma la Svezia si è mostrata maggiormente in grado di
approfittarne, grazie anche ad un ambiente più favorevole allo sviluppo dell'impresa
privata.
Quello della creazione di un'ambiente favorevole all'imprenditorialità è ovviamente un
campo dalle numerose dimensioni. La Banca Mondiale ha classificato per il 2012
l'Italia all'ottantasettesimo posto nella graduatoria sulla facilità di portare avanti
un'azienda, quattro gradini sotto la performance dell'anno precedente, dieci gradini
sotto la performance del 2009. Una discesa continua che dunque – esattamente come
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11. LECG, cit.
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avviene nel caso del calo delle iscrizioni all'università – ha l'effetto anche di limitare le 12potenzialità di sviluppo favorite dalla presenza di Internet .
A svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere l'impatto positivo di Internet, oltre
al capitale umano, sono in particolare, una struttura dei finanziamenti che sia vicina
alle necessità di impresa (e nel caso delle aziende ICT vicina alle necessità delle start-
up) e il bisogno di regimi regolamentari semplici.
Per fare nuovamente riferimento alla classifica della Banca Mondiale già citata,
considerando solo l'indicatore relativo al peso fiscale che grava sulle aziende, l'Italia è
al centotrentaquattresimo posto nel mondo! Il punto tuttavia non è solo relativo al
quanto (molti paesi avanzati hanno un livello di tassazione non lontano dal nostro) ma
soprattutto al come.
Leggendo i dettagli della classifica della Banca Mondiale cui abbiamo fatto
riferimento, si capisce bene quale debba essere la principale preoccupazione di ogni
nuovo giovane imprenditore in Italia: non solo il peso, ma anche il livello di
complicazione del sistema fiscale che lo costringe a effettuare ben 15 pagamenti
l'anno, e passare in media circa 285 ore l'anno, oltre un mese e mezzo a tempo pieno,
a risolvere problemi fiscali.
In altre parole, un geniale startupper italiano non avrebbe modo o tempo di
concentrarsi sullo sviluppo delle sue idee o sulle strategie di mercato perché
passerebbe gran parte del tempo a risolvere problemi burocratici. La pesantezza degli
adempimenti burocratici, se è un freno per il sistema economico nel suo complesso,
rappresenta spesso per i giovani innovatori un ostacolo all'idea stessa di avviare
un'impresa. Oggi che il digitale ha abbattuto radicalmente i costi e i tempi necessari
all'avvio di un'attività economica, una radicale semplificazione è la base per creare un
ecosistema che accolga gli innovatori.
Per questa ragione è da proseguire la strada, già iniziata dall'attuale governo, di
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12. World Bank and International Finance Corporation, Doing Business 2012. Doing Business in a More Transparent World, World
Bank: Washington 2011
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semplificazione della vita di imprese giovani. In particolare, una spinta verso la
digitalizzazione degli adempimenti burocratici e fiscali può essere doppiamente
efficace in questo senso, essendo sia una semplificazione in sè, sia una spinta
all'utilizzo del digitale da parte delle aziende tradizionali. In generale, misure che
vadano in questa direzione, agendo sul contesto complessivo, favorirebbero non solo
l'emersione di crescita digitale, per così dire, diretta – relativa alle imprese del settore
ICT - ma anche a quelle della old economy che pure si giovano del potenziale di
Internet.
Oltre alla semplificazione burocratica, la creazione di regimi di finanziamento
innovativi è essenziale per favorire la nascita di start up tecnologiche, attraverso un
quadro normativo e fiscale che promuova lo sviluppo di una rete di “Angel Investors”,
come avvenuto ad esempio in Olanda dalla metà degli anni '90.
Un volano per tutti
Una delle ragioni per cui non è agevole misurare l'impatto di Internet è legata proprio
alla sua pervasività. Internet cambia il modo in cui le aziende operano, in cui esse
interagiscono le une con le altre e, secondo un recente articolo dell'Economist, la 13rivoluzione digitale sta trasformando il modo in cui si producono le cose .
In altre parole, oltre ai fattori già discussi, l'impatto di Internet sull' economia ha due
effetti analiticamente distinti. Da un lato, esso migliora la produttività delle aziende
che si dotano di strumenti web, come abbiamo già visto in precedenza con guadagni
stimati tra il 5% e il 10%; dall'altro fa nascere nuove opportunità anche nella old
economy.
La rapidità delle comunicazioni sulle diverse piattaforme che compongono il web –
dall'email ai social network – ha mutato il ciclo di vita delle idee. Grazie a Internet il
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11. The Economist, 21 Aprile 2012
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processo di selezione delle idee migliori è più rapido; grazie alle maggiori
comunicazioni, le idee migliori trovano più rapidamente modo di essere eseguite.
Questo stimola la nascita di nuovi progetti, di nuovi prodotti, di servizi che prima non
esistevano.
Per rafforzare questi fenomeni, accanto ai temi trattati precedentemente relativi al
capitale umano, ai regimi di finanziamento e alla semplificazione, è importante
identificare, sfruttando la scala locale di molta della industria italiana, specifici
sostegni alla digitalizzazione delle aziende, specialmente quelle che la sfrutterebbero
al fine di incrementare la loro esposizione internazionale.
Infatti, e questo vale specialmente per l'Italia, in cui gran parte della produzione
avviene nelle piccole e medie imprese, è possibile favorire tramite la digitalizzazione
economie di scala che consentono di superare gli svantaggi della dimensione ridotta. Il
web, in sostanza, può portare i distretti ad avere un nuovo ruolo nella crescita
dell'economia locale e nella sua esposizione internazionale, favorendo la
specializzazione locale grazie alla possibilità di un enorme ampliamento dei mercati di
riferimento.
Capitale e lavoro: tornare al territorio
L'innovazione in Italia va fatta anche partendo dalle sue realtà dinamiche e produttive,
ancora largamente organizzate in distretti locali. Bisogna dunque ispirarsi alla parte
migliore della tradizione dei distretti, in cui una banca locale concedeva prestiti per
l'innovazione sulla base della conoscenza diretta dell'imprenditore e dei suoi progetti;
in cui un tessuto produttivo sosteneva patti di lungo periodo con i lavoratori
contribuendo in modo determinante alla crescita di capitale umano e quindi
all'innovazione.
Sul capitolo dell'innovazione delle imprese non è dunque pensabile l'adozione di
scorciatoie statali basate su finanziamenti a pioggia. Al contrario, è fondamentale
l'intervento di mediazione e coordinamento degli attori locali: non solo i poteri
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pubblici, ma le banche, le camere di commercio, gli enti di formazione, i sindacati, etc.
Da un lato questo coordinamento garantisce che le azioni – che possono avvenire con
strumenti diversi, dal co-finanziamento alla concessione di garanzie reali per accedere
a prestiti orientati alla innovazione tecnologica – non configurino un assistenzialismo
vecchia maniera, ma riescano a iniettare innovazione nelle imprese italiane che sono
in grado di sfruttarla. Dall'altro una stretta cooperazione con gli enti di formazione
può favorire l'ingresso nelle aziende di una nuova generazione di “nativi digitali” in
grado di stimolare l'innovazione.
Possono essere proprio i giovani ad accompagnare le aziende a scoprire le
opportunità della digitalizzazione. Molto spesso infatti ci si trova di fronte ad un
blocco di natura culturale. Inserire, anche per poche settimane, “nativi digitali”
all'interno delle PMI può essere un modo per far scattare l'interesse verso il mondo
digitale, e allo stesso tempo dotarle di strumenti di base.
Prioritario è far sì che ogni impresa si doti di questi strumenti e conoscenze di base
per essere presenti in rete. In questo senso, un ruolo più attivo può essere giocato da
parte delle organizzazioni di categoria, sia nel veicolare il messaggio che la crescita
digitale è un'opportunità che riguarda tutti i settori economici sia, in concreto, sul
terreno della formazione e dell'accompagnamento degli imprenditori a scoprire le
nuove opportunità.
Poi, sono auspicabili forme di coordinamento locale che favoriscano la creazione di
piattaforme comuni rivolte in particolare all'internazionalizzazione, in modo da far
emergere economie di scala, rendere il territorio in grado di presentarsi in maniera
forte sui mercati internazionali e permettere anche ai produttori più piccoli di cogliere
le opportunità dell'e-commerce.
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Conclusioni: due problemi, una risposta possibile
Questo articolo è nato per cercare di rispondere a una serie di domande urgenti, in un
momento di crisi economica come l'attuale, caratterizzato allo stesso tempo dal
continuo emergere di nuove tecnologie. Qual è stato l'impatto di Internet sulla crescita
e l'occupazione? Come si fa a massimizzarne l'impatto positivo? Come si situa l'Italia
nel panorama delle nazioni avanzate? Quali misure, infine, possono essere prese per
favorire la crescita digitale?
Alcune risposte che abbiamo trovato dall'analisi di banche date pubbliche sono molto
nette: Internet ha un effetto positivo “puro” sull'occupazione, a conferma dunque che
un uso delle nuove tecnologie da parte di famiglie e imprese non cambia solo
qualitativamente il modo di produrre e rapportarsi alla società, ma migliora
quantitativamente l'occupazione, soprattutto per i più giovani.
In maniera forse meno sorprendente, ma non meno significativa, la nostra analisi ha
trovato un effetto moltiplicativo di Internet e del livello di formazione del capitale
umano. Tanto maggiore il secondo, tanto maggiore l'effetto occupazionale di Internet.
La conseguenza di questa analisi è che per favorire la crescita legata all'uso delle
nuove tecnologie sono necessarie misure che non riguardano solo il settore ICT. Anzi,
delle idee che abbiamo raccontato, nessuna riguarda solo il settore ICT. Arricchimento
del capitale umano, semplificazione dell'ambiente in cui operano le aziende,
coordinamento di misure per favorire l'innovazione, sono politiche che sostengono la
crescita digitale proprio perché sostengono nel complesso la crescita economica.
In conclusione, le caratteristiche di Internet come tecnologia a scopo generale
motivano politiche a largo spettro che, nel favorire la capacità dell'Italia di cogliere le
opportunità legate alla rete, favoriscono sia la old economy che la new economy,
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accanto a processi di crescita culturale e civile.
Non solo. Il nostro studio ha mostrato come la crescita digitale sia capace, in
particolare, di creare occupazione giovanile. In sostanza, politiche volte alla
digitalizzazione del sistema economico e più in generale alla crescita digitale possono
contribuire ad affrontare allo stesso tempo due dei grandi problemi italiani: la crescita
economica e la creazione di opportunità per i giovani. E possono farlo, come abbiamo
visto, con interventi certo coraggiosi ma allo stesso tempo semplici e - sopratutto -
non improntati alla spesa pubblica.
La crescita digitale - quindi - può rappresentare davvero una delle soluzioni concrete
ai problemi urgenti dell'Italia, oltre che una prospettiva di lungo periodo. Si tratta solo
di accoglierla senza esitazioni.
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Appendice metodologica
I risultati di questo studio derivano da un'analisi econometrica di tipo panel data il cui
obiettivo è quello di quantificare l'effetto della diffusione di Internet sulla crescita
dell'occupazione.
Stimiamo i coefficienti di un'equazione lineare la cui variabile dipendente è la crescita
dell'occupazione, intesa come cambiamento annuale del tasso d'occupazione. La
variabile indipendente principale della regressione è la diffusione di Internet nel
tempo e nei diversi paesi. Nei dati, questa variabile è rappresentata dal numero di
connessioni a banda larga per 100 abitanti. Includiamo inoltre nella regressione una
serie di controlli che ragionevolmente supponiamo possano influenzare la crescita
dell'occupazione, al fine di non distorcere i coefficienti a causa di variabili omesse. I
controlli inclusi sono variabili di tipo macroeconomico come la crescita del Pil e
variabili relative al mercato del lavoro come la quota della popolazione in educazione
secondaria, un indice di coordinazione salariale e un indicatore relativo all'intensità
del cuneo fiscale.
Siamo coscienti del rischio che i coefficienti da noi stimati possano essere distorti
dalla presenza di endogeneità e variabili esplicative omesse. In particolare, si può
immaginare che la diffusione di Internet non sia una variabile effettivamente esogena
ma sia piuttosto influenzata dall'andamento dell'economia in un certo paese. Al fine di
ridurre l'entità di questo problema stimiamo la regressione includendo le variabili
indipendenti rilevanti (banda larga, crescita del Pil) con un periodo di ritardo. Così
facendo escludiamo la possibilità che i coefficienti da noi osservati rispecchino
erroneamente una crescita di Internet dovuta alla crescita dell'economia e
dell'occupazione piuttosto che viceversa.
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Dato che in tutti i paesi la diffusione di Internet presenta una tendenza temporale
fortemente crescente, abbiamo incluso questa variabile in differenze, studiando così
l'effetto della crescita di Internet ed ovviando a problemi di correlazione spuria dovuta
a non stazionarietà delle variabili. Per la stessa ragione anche il tasso di occupazione e
il Pil sono inclusi, rispettivamente, in differenze e tassi di crescita.
I risultati della nostra stima sono del segno atteso, evidenziando un effetto positivo
della diffusione di Internet sulla crescita dell'occupazione. Questo effetto risulta
particolarmente forte quando consideriamo esclusivamente l'effetto sull'occupazione
giovanile piuttosto che sull'occupazione dell'intera popolazione in età lavorativa. Un
ulteriore risultato del nostro studio è quello per cui il livello di istruzione della
popolazione contribuisce ad aumentare l'effetto di Internet sull'occupazione. Stimando
una regressione includendo un termine di interazione tra la diffusione di Internet e la
frazione della popolazione in educazione secondaria, troviamo che il coefficiente
relativo a questa variabile è positivo per livelli alti di istruzione. In altre parole,
l'effetto interattivo è negativo a valori molto bassi di istruzione e diventa positivo per
valori alti di istruzione.
Il campione da noi studiato è quello dei paesi OCSE nel periodo tra il 1999 e il 2010.
Alcuni paesi (Estonia, Lussemburgo, Messico, Cile) sono stati esclusi dall'analisi a
causa della loro scarsa rilevanza in termini di dimensioni o per la mancanza di dati
relativi ad alcuni controlli. Abbiamo inoltre studiato il medesimo modello con un
campione relativo alle diverse regioni italiane piuttosto che ai paesi OCSE. A causa
della minor disponibilità di dati sulla diffusione di Internet nel tempo tra le regioni
italiane, dubitiamo tuttavia della significatività di tali risultati e abbiamo scelto di non
riportarli nel presente studio. Il dataset e i risultati completi delle regressioni sono
disponibili in un'appendice aggiuntiva su richiesta presso gli autori.
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Fonti dei dati utilizzati
OCSE: Tasso di occupazione (Employment Population Ratio), Tasso di occupazione
giovanile (Employment Population Ratio 15 - 24), Cuneo fiscale (Average tax wedge),
Studenti in educazione secondaria (Secondary education, enrolled students), Laureati
in istruzione terziaria (Tertiary education, graduates), Crescita del Pil (GDP growth),
Banca Mondiale: Sottoscrizioni a Internet di tipo Banda Larga (Fixed Internet
Broadband subscribers)
International Telecommunication Union: Utilizzatori di Internet (Individuals using the
Internet)
Data Base on Institutional Characteristics of Trade Unions, Wage Setting, State
Intervention and Social Pacts, 1960-2010, Jelle Visser: Coordinazione salariale (Wage
Coordination)
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Note biografiche
Marco Simoni
Insegna economia politica alla
London School of Economics, dove è
coordinatore del Master in public
Administration in European Public
and Economic Policy.
Sergio de Ferra
25 anni, è PhD student presso la
London School of Economics, dove si
occupa di macroeconomia.
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