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Economia Industriale (9 crediti)
Informazioni generali sul Corso e
Introduzione all’Economia industriale
Corso di Laurea in Economia Aziendale
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Informazioni sul Corso:
Docente: Lidia Mannarino
Studio: Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza, Cubo 0C, primo piano.
Email: l.mannarino@unical.it
Tel: 0984 492405;
Sito web: http://www.ecostat.unical.it/mannarino/
Informazioni sulla didattica: sul mio sito web. La pagina offrirà
tutte le informazioni sul Corso, comprese quelle relative ad
eventuali variazioni dell’orario delle lezioni e del ricevimento
studenti. Sulla stessa pagina verranno rese disponibili le
presentazioni in power point utilizzate nelle lezioni.
Ricevimento studenti, ogni giovedì dalle ore 11.00 alle ore 13.00
presso il mio studio.
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Informazioni sul Corso: Esame
L’esame è scritto.
La durata dell’esame è di 90 minuti.
Dettagli sulla modalità d’esame sarà fornita a
metà corso.
Salvo variazioni, le date degli appelli sono le seguenti:
08/06/2017;
06/07/2017;
12/09/2017
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Informazioni sul Corso: Requisiti e obiettivi
• Requisiti
Conoscenza delle nozioni e degli strumenti fondamentali della Microeconomia
• Obiettivo
Il corso mira a fornire conoscenze di base di economia industriale, con particolare attenzione alla struttura dei mercati, al comportamento delle imprese e alla performance economica dei settori industriali.
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Informazioni sul Corso: riferimenti bibliografici
Testi Consigliati:
L. Pepall, D.J. Richards, G. Norman, G. Calzolari, Organizzazione industriale, seconda edizione, McGraw-Hill, Milano, 2013.
Oltre al libro, sono utili gli appunti e le slides delle lezioni (che non sono in alcun modo sostitutive del libro)
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Introduzione all’Economia industriale
Concetti fondamentali
Scopo dell’Economia industriale (cap. 1)
Concetti base della microeconomia: Concorrenza, monopolio e surplus (cap. 3) e Motivi per cui è difficile avere mercati concorrenziali: analisi dei costi (cap.4)
Come individuare i mercati in cui si sfrutta il potere di mercato: misure di concentrazione (cap. 3)
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ORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE:
COSA, COME E PERCHÉ
CAPITOLO 1
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CHE COS’È l’Economia industriale?
Studio delle industrie, cioè di insiemi di imprese
(manifatturiere e di servizi).
Si occupa di:
• studiare il funzionamento dei mercati
• mettere a fuoco le condizioni di contesto in cui operano
le imprese (definire la struttura delle industrie)
• studiare le interazioni tra le imprese (natura della
competizione)
• come i comportamenti influiscono sul contesto (effetti
dei comportamenti su efficienza ed equità)
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CHE COS’È l’Economia industriale?
E’ lo studio della competizione imperfetta in un contesto di
interdipendenza : come le imprese si comportano nei mercati
in concorrenza imperfetta (che sono la maggior parte dei
mercati!) nella consapevolezza della loro interazione strategica
Ampio ventaglio di possibilità: Duopolio oppure una grande imprese che compete con molte altre più
piccole;
Prodotti potrebbero essere identici (cementi) o molto differenziati
(cosmetici);
L’entrata facile (ristoranti) o difficile (automobili)
Ampio ventaglio di decisioni: Prezzo
Prodotto
Promozione del prodotto
Analisi della concorrenza imperfetta è difficile
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COME: quali strumenti utilizza?
Costruzione di modelli sulla base della teoria dei giochi che consente di analizzare scenari in cui le imprese riconoscono l’interdipendenza (interazione strategica)
Derivazione di proposizioni verificabili empiricamente
Stime econometriche di relazioni predette dalla teoria
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Ragioni per lo studio dell’organizzazione industriale
PERCHÉ si studia organizzazione industriale?
Motivata principalmente da motivi di antitrust (norme
in materia di antitrust e evoluzione negli Stati Uniti, in Europa e in Italia
sono nel #1.3): se i risultati che si producono in mercati
non concorrenziali non si avvicinano a quelli
concorrenziali occorre chiedersi se e come la politica
pubblica può migliorare le allocazioni di mercato
Ma anche interesse nella ricerca di soluzioni private
(non mediate da enti/istituzioni pubbliche) alle
inefficienze del mercato
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Ragioni per lo studio dell’organizzazione industriale
Le norme antitrust e la teoria dell’organizzazione industriale
Bisogno di una normativa antitrust già riconosciuto da Adam Smith: “Persone dello stesso commercio di rado si incontrano, anche per gaiezza e divertimento, ma le loro conversazioni finiscono sempre in cospirazione contro il pubblico, o in qualche espediente per aumentare i prezzi.”; “I monopolisti, tenendo bassa l’offerta, riescono a vendere i loro beni a un prezzo molto superiore a quello naturale.”
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Ragioni per lo studio dell’organizzazione industriale
Sherman Act 1890 Sezione 1: vieta i contratti, intese e cospirazioni volte “a
restringere il mercato” Sezione 2: rende illegale ogni tentativo di monopolizzare un
mercato
Clayton Act (1914) Volto a prevenire il monopolio “prima della formazione”
Rende illegali pratiche “che potrebbero ridurre in maniera sostanziale la competizione o volte a creare un monopolio”
Federal Trade Commission fondata quello stesso anno
Tuttavia, l’applicazione delle suddette norme sottoposta a una “rule of reason” Prova d’intenzionalità
“La legge non punisce la sola dimensione di un’impresa”
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Il modello Struttura- Comportamento-Performance
(fino agli anni ’70)
“Spettro di variabilità” dei mercati: dalla competizione perfetta–al monopolio puro
Maggiore vicinanza al monopolio significa maggiore perdita di benessere sociale
Compito dell’Organizzazione Industriale secondo tale modello è di identificare i legami tra la struttura di mercato (competizione/oligopolio/monopolio), il comportamento delle imprese (strategie di prezzo, di pubblicità, ecc…) e i risultati di mercato in termini di benessere (“perdita secca”)
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Il modello Struttura- Comportamento-Performance
Limiti del modello:
Diverse imterpretazioni dei dati! Esempio, le imprese con maggiori quote di mercato hanno profitti maggiori. Questo risultato da cosa dipende?
perché maggiore è il potere di monopolio
oppure perchè l’impresa più efficiente riesce ad avere maggiori quote di mercato e quindi più profitti?
Problemi di misurazione: è difficile
misurare il profitto economico;
definire quale sia il mercato rilevante;
distinguere tra breve e lungo periodo…..
Nessuna attenzione all’interazione strategica!
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Le nuove tendenze: la Chicago School e oltre
La Scuola di Chicago (anni ‘70) Sia motivi positivi che negativi possono portare ad un monopolio, ad
esempio una migliore tecnologia L’entrata potenziale può disciplinare un monopolio Se la struttura del mercato è endogena, la causalità è difficile da
determinare (la struttura di mercato determina il comportamento o viceversa?)
L’Organizzazione Industriale Post-Chicago (dagli anni ‘80 in poi) Grande attenzione ai comportamenti strategici (teoria dei giochi)
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La nuova organizzazione industriale
La nuova organizzazione industriale è un mix di vari aspetti
Teoria per stabilire le politiche degli enti regolatori
Riconoscimento di un legame tra struttura di mercato e comportamento delle imprese
In sintesi, i problemi inerenti alla politica antitrust hanno rappresentato un’importante motivazione per gli economisti industriali (dalla fine del diciannovesimo secolo, passando per l’approccio S-C-P e fino ad arrivare al paradigma post-Chicago).
La concorrenza è vista come un pilastro di un’economia basata sul libero mercato.
Da qui l’interesse a conoscere in che modo le imprese competono quando hanno potere di mercato, quali implicazioni ha tale concorrenza e quale potrebbe essere il ruolo della politica pubblica nell’aiutare i mercati non concorrenziali a raggiungere risultati vicini a quelli di concorrenza perfetta.
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A) Le imprese hanno potere di mercato?
B) Come si acquisisce e si consolida il potere di mercato?
C) Quali sono le conseguenze del potere di mercato?
D) Qual è il ruolo delle politiche pubbliche?
I problemi fondamentali dell’Economia
Industriale
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Come si fa a capire se le imprese sono in grado di estrarre un profitto positivo dalle attività produttive?
Indicatori usati: • differenza tra profitto medio di una impresa e
profitto medio dell’industria
• Indice di Lerner
• LI=0 Concorrenza perfetta • LI=1/ELASTICITA’ DELLA DOMANDA • (MONOPOLIO)
A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura?
dove P e C’ denotano il prezzo praticato dall’impresa
e il costo marginale.
LI = P-C’
P
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B. Come si acquisisce e consolida il potere di mercato?
Esiste una relazione piuttosto stretta tra potere
di mercato e imperfezione dei mercati:
o Se non esistono barriere all’entrata, ci si può
attendere che un profitto positivo (o superiore al
profitto medio) attiri l’entrata di concorrenti, che
riduce i profitti fino ad annullarli.
o Se ci sono imprese che fanno profitti i mercati
sono imperfetti
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B. Come si acquisisce e consolida il potere di
mercato? Il potere di mercato si determina e si consolida:
•per legge (monopolio legale via brevetti, concessioni, licenze, protezionismo)
•perché, ad alcune condizioni, le strutture più concentrate minimizzano i costi complessivi dell’industria (monopolio naturale)
•con comportamenti strategici
•innovazione (anche senza protezione del brevetto può determinare posizioni di monopolio)
•differenziazione del prodotto/pubblicità
•deterrenza all’entrata
•collusione/fusione
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C. Quali conseguenze del potere di mercato?
A) Potere di mercato significa profitti (più) elevati
(maggiore valore dell’impresa), e spese maggiore per i
compratori.
Questo effetto distributivo (o di trasferimento) è di interesse se si
ritengono i compratori meritevoli di maggiore tutela dei venditori
(tutela dei consumatori).
B) Più interessanti sono le forme di inefficienza paretiana
dovute alla presenza di potere di mercato. Inefficienza paretiana = un mercato (una organizzazione,
un’economia) funzionano in modo paretianamente inefficiente se
esiste un modo per migliorare la situazione di almeno uno dei
soggetti coinvolti senza peggiorare quella degli altri.
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C. Quali conseguenze del potere di mercato?
Inefficienza “allocativa” = gli scambi sono inferiori a quelli
che sarebbero efficienti (conseguenza di prezzi troppo
elevati)
Inefficienza “produttiva” = i costi sostenuti sono troppo
elevati (ci sono “sprechi” dovuti alla mancanza di sufficiente
“pressione competitiva”).
“Costi di influenza” = risorse vengono sprecate (dal punto di
vista della società) per cercare di appropriarsi delle “rendite”
create dal potere di mercato (il rent-seeking behaviour nella
pubblica amministrazione).
«Efficienza dinamica» Le rendite conferite dal potere di
mercato potrebbero però essere il principale motore
dell’innovazione e della crescita economica da un punto di
vista dinamico
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D. C’è un ruolo per politiche pubbliche in
presenza di potere di mercato?
In microeconomia l’intervento pubblico è giustificato solo dai fallimenti del mercato:
• beni pubblici
• asimmetrie informative
• esternalità
In Economia Industriale l’intervento pubblico si giustifica per:
• Limitare le conseguenze negative del potere di mercato (regolamentazione, antitrust e politiche per l’industria)
• Rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politica industriale)
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Politiche a tutela della concorrenza in Europa
Due livelli:
1.Nazionale (singoli Stati)
2.Sovranazionale(EU)
Il secondo livello è quello più interessante:
• La maggior parte dei paesi ha una esperienza antitrust molto
recente. L’Italia: un’anomalia
• Prima norma antitrust specifica è del 1990, ben 100 anni dopo lo
Sherman Act!
• La normativa ricalca quella europea
• AGCM è l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
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Politiche a tutela della concorrenza in EU
Nate con intento specifico: garantire la formazione e il
funzionamento del Mercato Unico Europeo
Trattato di Roma 1957 , rivisto con Trattato di Amsterdam,
1997, disciplinò intese restrittive e abuso posizione
dominante (art 81 e 82 del Trattato di Amsterdam)
Regolamento 4064/89 disciplina in materia di fusioni e
cincentrazioni (sostituito poi dal regolamento 139/2004)
Principio della sussidiarietà tra norme europee e norme
nazionali
DG Comp responsabile per l’attività antitrust in EU
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Politiche a tutela della concorrenza in EU
Art 81 e 82 del Trattato di Amsterdam
Art.81 (101) vieta gli accordi, le decisioni di associazione e
le pratiche concordate che siano restrittivi della concorrenza,
sancendone la nullità.
Divieto che non è assoluto, in quanto la stessa norma prevede anche la
possibilità di esserne esonerati, in presenza di determinate condizioni
Art.82 (102) abuso di posizione dominante(pratiche adottate
dall’impresa dominante, in virtù della sua posizione per
danneggiare le imprese rivali)
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Articolo 81 1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra
imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche
concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che
abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco
della concorrenza all'interno del mercato comune ed in particolare quelli
consistenti nel:
a)fissare direttamente o indirettamente i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero
altre condizioni di transazione.
b)limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli
investimenti,
c)ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento,
d)applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili
per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno
svantaggio nella concorrenza,
e)subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri
contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi
commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.
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Articolo 81
2. Gli accordi o decisioni, vietati in virtù del presente articolo, sono nulli di
pieno diritto.
3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate
inapplicabili:
-a qualsiasi accordo o categoria di accordi fra imprese,
-a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e
-a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordate
che contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a
promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli
utilizzatori una congrua parte dell'utile che ne deriva, ed evitando di
a)imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per
raggiungere tali obiettivi,
b)dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte
sostanziale dei prodotti di cui trattasi.
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Articolo 82
È incompatibile con il mercato comune e vietato,
nella misura in cui possa essere pregiudizievole al
commercio tra Stati membri, lo sfruttamento
abusivo da parte di una o più imprese di una
posizione dominante sul mercato comune o su una
parte sostanziale di questo.
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Articolo 82
Tali pratiche abusive possono consistere in particolare:
a)nell'imporre direttamente od indirettamente prezzi d'acquisto,
di vendita od altre condizioni di transazione non eque,
b)nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a
danno dei consumatori,
c)nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti
condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando
così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza,
d)nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da
parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che,
per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano
alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.
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Considerazioni
Prezzi elevati e profitti elevati richiedono un
intervento sanzionatorio solo se diretti ad escludere altre
imprese dal mercato o quando sono l’espressione di
comportamenti collusivi o dell’esercizio di potere di
mercato legato a fenomeni di crescita interna o esterna.
La disciplina antitrust europea e italiana adotta
tale distinzione vietando:
Abuso da parte delle imprese dominanti nel mercato nazionale o
in sue parti rilevanti;
operazioni di concentrazione che comportano la creazione di una
posizione dominante che possono eliminare o ridurre la
concorrenza.
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Informazioni generali sul Corso e
Introduzione all’Economia Industriale
(Fine)
Corso di Laurea in Economia