Post on 15-Feb-2019
transcript
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
1 1
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO IIFACOLTÀ DI INGEGNERIA
Anno Accademico 2001-2002
ELEMENTI DIORGANIZZAZIONE
AZIENDALE(Prof. Guido Capaldo)
Appunti delle lezioni
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
2 2
Testo di riferimento per la parte di Organizzazione aziendale
§ G. Bernardi, SISTEMI ORGANIZZATIVI AZIENDALI, Edizioni Libreriaprogetto, Padova.
§ Appunti dalle lezioni
Letture di approfondimento
AAVV, Manuale di Organizzazione, ISEDIDaft, Organizzazione Aziendale, ApogeoMintzberg, La progettazione dell’organizzazione aziendale, il Mulino.Morgan, Images: Le metafore dell’organizzazione, Franco Angeli
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
3 3
CAPITOLO 1: INTRODUZIONE ALL’ORGANIZZAZIONE ........................... 4
LA DEFINIZIONE DI ORGANIZZAZIONE...................................................................... 4LA CLASSIFICAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI ......................................................... 6TEORIE DELL’ORGANIZZAZIONE .............................................................................. 6
La scuola classica .............................................................................................. 7La scuola neoclassica......................................................................................... 9Approccio moderno e interdisciplinare ............................................................ 10
CAPITOLO 2: LA VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DELLEORGANIZZAZIONI ............................................................................................. 16
I PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI ............................................... 16L’IMPRESA ............................................................................................................ 18
CAPITOLO 3: LA PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA............................ 24
LE VARIABILI STRUTTURALI A LIVELLO MACRO: QUATTRO COMPONENTI BASE
DELL’ORGANIZZAZIONE ......................................................................................... 24PROGETTAZIONE A LIVELLO MACRO....................................................................... 27
I diversi tipi di struttura organizzativa: ............................................................ 27I criteri per la scelta della struttura organizzativa ........................................... 38L’evoluzione delle strutture organizzative ........................................................ 41
PROGETTAZIONE A LIVELLO MICRO: L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.................... 44La studio del lavoro.......................................................................................... 44I Processi di produzione nelle aziende manifatturiere di servizi ....................... 49La scomposizione del lavoro ............................................................................ 51
CAPITOLO 4: IL COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO........................... 57
IL COSTO DEL COORDINAMENTO............................................................................. 61MODALITÀ DI COORDINAMENTO ............................................................................ 63MECCANISMO DI COORDINAMENTO........................................................................ 66
BIBLIOGRAFIA.................................................................................................... 68
APPENDICI
Casi studio
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
4 4
CAPITOLO 1: Introduzione all’organizzazione
LA DEFINIZIONE DI ORGANIZZAZIONE
Non è molto facile definire cosa siano le organizzazioni. E’ più facile fareesempi di organizzazioni formali che cercare di dare una definizione deltermine. Ecco alcune definizioni proposte in letteratura:
1. Il complesso delle modalità secondo le quali viene effettuata la divisionedel lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento fra talicompiti (MINTZBERG)
2. Coordinamento razionale delle attività di un certo numero di persone alfine del raggiungimento di uno scopo od obiettivo comune ed esplicito,mediante la divisione del lavoro e delle funzioni, e mediante una gerarchiadi autorità e di responsabilità (SCHEIN)
3. Il ruolo che i singoli dipendenti dell’impresa devono svolgere e lerelazioni che devono intercorrere fra essi, perché il coordinamento del lorolavoro assicuri un contributo ottimale al conseguimento degli obiettiviaziendali.(ALDRICH)
Ciò è valido per ciascuna delle principali tipologie di organizzazioni:imprese, amministrazioni pubbliche, organismi non profit
Un’altra definizione di organizzazione
4. Un sistema complesso di persone, associate per il conseguimento di unoscopo unitario, fra cui si dividono le attività da svolgere, secondo certenorme, stabilendo a tal fine dei ruoli, collegati tra loro in modo più o menogerarchico, in rapporto dinamico con l’ambiente esterno.(BERNARDI)
sistema complesso MODALITÀ DEI MODELLI DIANALISI: RIDUTTIVI OESPLICATIVI
di persone AUTONOMIA E CONFORMITÀNEL COMPORTAMENTO DELLE
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
5 5
PERSONEassociate per uno scopo COERENZA TRA OBIETTIVI
INDIVIDUALI, OBIETTIVIDELL’ORGANIZZAZIONE, EDOBIETTIVI DEI GRUPPI
si dividono le attività da svolgere GRADO DI SPECIALIZZAZIONE ECONSEGUENTE ESIGENZA DELCOORDINAMENTO
secondo certe norme STANDARDIZZAZIONE DELLEATTIVITÀ: PROCEDURESCRITTE, AUTONOMIADECISIONALE
stabilendo dei ruoli AUTORITÀ E RESPONSABILITÀin modo gerarchico ACCENTRAMENTO/DECENTRA
MENTO DELLE DECISIONI;DIMENSIONIDELL’ORGANIZZAZIONE
in rapporto dinamico con l’ambienteesterno
APERTURA O CHIUSURA VERSOL’ESTERNO
Semplificando, una possibile sintesi di queste definizioni è la seguente:
Le organizzazioni sono quelle unità sociali, cioè quei raggruppamenti di individuiche hanno le seguenti caratteristiche:
a) un fine determinato o determinabile;b) un certo numero di meccanismi diretti ad assicurare che le attività svolte tendanoa raggiungere quel fine;c) la possibilità di sostituire i propri componenti quando questo si riveli necessario.
Il primo requisito, esclude una serie di sistemi sociali che, pur svolgendo una grandequantità di funzioni, non hanno un fine predeterminato. Ad esempio : la famiglia, lenazioni, gruppi di amici, le comunità.Il secondo requisito comporta per i singoli membri l’adozione di comportamenti nelrispetto di diritti e doveri specifici generalmente esercitati nell’ambito di ruolipredeterminati. Tale requisito può anche essere considerato comeFORMALIZZAZIONE senza peraltro voler connotare tale termine di valenzenegative in contrapposizione con informale e/o sostanziale.Infatti non è assolutamente esclusa la possibilità di mutare le norme dicomportamento in funzione sempre del fine principale.Il terzo requisito infine è quello che assicura alle organizzazioni la sopravvivenzaoltre ed al di sopra dei singoli componenti.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
6 6
LA CLASSIFICAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI
Nella definizione precedente, rientrano ad esempio organizzazioni del tipo:Ministeri, banche, società di assicurazione, industrie, partiti politici, ospedali,università, scuole di ogni tipo, chiese ed associazioni religiose, prigioni, manicomi,associazioni ricreative, culturali, e così via.Sorge quindi spontanea la necessità di dover procedere ad una classificazione perchénon è possibile pensare di trattare in termini di studio nella stessa manieraorganizzazioni tra di loro molto diverse quali Enti pubblici o aziende.Un primo criterio di classificazione può essere formulato in base al tipo di fine che unorganizzazione persegue, per esempio: commerciale, industriale,a fine di lucro,educativo, di trasporto merci e/o passeggeri, ecc.Bisogna però in tale criterio identificare con cura il vero fine, in quanto essendol’organizzazione formata da individui, ognuno di essi, percepisce il finedell’organizzazione in maniera diversa dagli altri e può adoperarsi per raggiungerequello che egli ritiene essere il fine, che non necessariamente può coincidere conquello istituzionale.Ci sono poi organizzazioni pubbliche o private, economiche, quando esiste uncontratto di lavoro sia esso individuale o collettivo, associative, quando c’èvolontarietà, coercitive, quando la partecipazione è obbligatoria (ad esempio eserciticon coscrizione obbligatoria, scuole dell’obbligo ecc.).Infine possiamo pensare ad un modello di tipo accademico o professionale che èquello cui si ispirano tutte le scuole di livello elevato, gli ospedali, le Università, lecliniche, le organizzazioni di ricerca e così via.Questo modello è caratterizzato dalla presenza di una base di componenti in generepassiva: allievi, pazienti ecc.., dalla presenza di un vertice di professionisti che svolgeun ruolo attivo, legati all’organizzazione da un contratto di lavoro di tipo specialecioè che prelude dal vincolo gerarchico ed è più libero di altri rapporti, può esserelegato al segreto professionale ed ad un comportamento deontologico se non ad ungiuramento etico- professionale.Esistono ancora altri membri nel ruolo di amministratori che si occupano degli aspettipratici,operativi, materiali dell’organizzazione .Molto spesso questo tipo di modello ha a capo una persona che funge da primus interpares per i professionisti e da dirigente di grado più elevato per gli amministratori.
TEORIE DELL’ORGANIZZAZIONE
In estrema sintesi è possibile riassumere lo sviluppo degli studi e delle teoriesull’organizzazione in tre fasi (Balducci, 1989):
a) La scuola classica;b) la scuola neoclassica;c) l’approccio moderno e interdisciplinare
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
7 7
I vari approcci proposti nell’ambito di questi tre filoni principali possono essereconsiderati altrettanti tentativi di risposta a un interrogativo fondamentale che ha dasempre assillato il management aziendale, in tutte le epoche ed in tutte le tipologie diorganizzazione:
su quali variabili (leve di intervento organizzativo) è possibile intervenire permodificare l'organizzazione e migliorare i livelli di prestazione?
La scuola classicaUna delle prime risposte a questa domanda è stata fornita dagli studiosi appartenentialla scuola classica.La scuola classica si sviluppa agli inizi del ‘900; le concentrazioni capitalistichehanno dato luogo a grosse entità produttive che operano però ancora secondomodalità di tipo artigianale; si risente il bisogno di razionalizzare le modalitàoperative di queste grandi concentrazioni; si sviluppa quindi tutta una serie di filonidi tipo prescrittivo che si propongono di individuare le regole dell’organizzazionerazionale; rammentiamo qui lo Scientific Management (Taylor, Fayol). Questi filonifanno riferimento a studi di tipo ingegneristico e/o economico-giuridico. Va quievidenziato che la concezione dell’individuo in tali modelli è quella dell’homooeconomicus, cioè di un attore dotato di assoluta razionalità il cui obiettivo e i cuicomportamenti sono tesi a ottimizzare i suoi sforzi per ottenere il massimovantaggio/profitto dalle sue azioni.Alla base delle teorie classiche dello scientific management si ritrovano trepresupposti:
a) l’applicazione del metodo scientifico all’analisi dei processi lavorativi;b) il concetto di divisione del lavoroc) il concetto di gerarchia attraverso l’istituzione della delega e della separazione
fra compiti amministrativi/direzionali e operativi.
Un passo tratto dalla Bibbia ci fornisce un illuminante esempio del concettotayloristico di gerarchia e di delega; nel libro dell'Esodo, si legge che Mosè sia moltoafflitto dalla sensazione di incapacità di realizzare la missione che gli è stata affidata,di non riuscire a governare con efficienza il suo popolo e si rivolge al suocero Ietro,uomo dalla idee chiare e pragmatiche, chiedendogli:
"Cosa posso fare con questa gente?".E Ietro gli risponde: "Perché siedi tu solo e tutto il popolo ti sta attornodalla mattina alla sera? Non va bene così…….scegli fra il tuo popolouomini capaci, timorati di Dio, uomini leali e sdegnosi di lucro e stabiliscilinel popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine ecapi di decine, affinché comandino in ogni occorrenza e riferiscano a te
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
8 8
soltanto le questioni di maggiore importanza ma risolvano loro le cause piùpiccole, così il peso che grava su te sarà alleggerito" (Esodo, 18)
Sostanzialmente possiamo affermare che il suocero di Mosè identifichi una precisaleva di intervento organizzativo: la gerarchia
Gerarchia: Sistema di coordinamento che posiziona all'interno dell'organizzazionepersone al di sopra di altre secondo criteri di maggiore o minore responsabilità, dimaggiore o minore discrezionalità decisionale, di maggiore o minore potere diinfluenzamento del comportamento dei subordinati
A partire soprattutto dalla fine dell'ottocento, con la progressiva espansione dellaproduzione di tipo industriale, si sono susseguite una serie di teorie organizzative che,basandosi su questi presupposti e in particolare sul concetto di gerarchia, hannotentato sia di trovare delle regole esplicative e prescrittive per la comprensione delfunzionamento delle organizzazioni e quindi in grado di fornire al management delleindicazioni sulle variabili di intervento organizzativo
Le implicazioni manageriali delle teorie tayloristiche che hanno trovatosuccessivamente piena implementazione nelle fabbriche di Henry Ford possonoriassumersi nelle seguenti:
• Ripartizione del lavoro secondo criteri di specializzazione delle funzioni• Gerarchia come strumento di regolazione dei rapporti tra superiore e
subordinati• Unità di comando e di direzione: "nessuno può obbedire a due capi"….."un
solo capo ed un solo programma per operazioni che mirano ad un unicoobiettivo
• Centralizzazione delle decisioni verso i livelli gerarchici superiori• Subordinazione degli interessi particolari all'interesse generale dell'azienda• Equa e soddisfacente retribuzione dei dipendenti• Stabilità del personale, "per fruire con regolarità delle capacità acquisite"• Iniziativa e spirito di corpo: "occorre promuovere la coesione del
personale….sbaglia quel capo che agisce per dividere il personale allo scopo didominarlo…..dividere il nemico è utile, chi divide le proprie truppe commetteinvece una grossa colpa contro l'azienda".
Il crescente affermarsi dei principi dello scientific management nelle organizzazioninei primi decenni del '900 comportò la diffusione delle cosiddette variabili diintervento organizzativo di tipo strutturale che richiedono di effettuare scelte relativea:
• criteri di divisione del lavoro e raggruppamento dei compiti in unità
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
9 9
• definizione del numero di livelli gerarchici e dell'ampiezza di controllo• definizione di mansioni e ruoli• grado di strutturazione e formalizzazione dei compiti• descrizione attraverso documenti: organigrammi, descrizione di mansioni.• modifica attraverso atti formali (disposizioni organizzative, circolari, avvisi
affissi in bacheca, ecc.)
Un modello organizzativo che è diretta conseguenza dei modelli impostati suiprincipi dell’approccio classico è il modello burocratico. Approccio burocratico: sirifà a Max Weber (1864-1920), ed alla sua ipotesi di fondo sull'organizzazione:affinché l'organizzazione sia in grado di raggiungere razionalmente i propri obiettivioccorre eliminare le arbritarietà e le occasioni di conflitto nelle relazioniinterpersonali e tra i gruppi. Ciò è possibile razionalizzando la gestione delleorganizzazioni agendo variabili di intervento relative a:
• Razionalizzazione della gestione: attraverso divisione del lavoro e gerarchia;• separazione del lavoro dalle caratteristiche degli individui;• poteri ed obblighi definiti sulla base delle attività da svolgere e non delle
caratteristiche degli individui;• lavoro regolato da procedure e norme predeterminate;• comportamenti individuali regolati da procedure e norme predeterminate;• impersonalità delle relazioni interpersonali;• selezione e promozione fondate sulla competenza tecnica.
Al progressivo diffondersi dell'approccio burocratico come modo di vederel'organizzazione va ricondotta la diffusione di una seconda classe di variabili diintervento organizzativo definite meccanismi operativi.
I meccanismi operativi coincidono con l’insieme di strumenti gestionali che rendonooperativa la struttura. Essi sono in genere riferiti a:
• obiettivi• politiche• procedure• regole e norme operative• sistemi di premi e sanzioni
La scuola neoclassicaTale approccio si sviluppa a partire dagli anni trenta. Se l’approccio classico reaprescrittivo, questo approccio è descrittivo (mentre, cioè, l’approccio classicoesponeva le regole che si devono seguire per essere organizzati, l’approccio
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
10 10
neoclassico descrive come le cose vadano realmente nelle organizzazioni concrete, aldi là dei dettami teorici). Se l’approccio classico si rifaceva a discipline razionali eprescrittive come le discipline fisico-ingegneristiche, l’economia e il diritto,l’approccio neoclassico si rifà a scienze tradizionalmente descrittive quali lasociologia e la psicologia. Se la concezione dell’uomo che sta alla base delloscientific management è quella del decisore razionale, quella che sta alla basedell’approccio neoclassico è quella dell’homo sociologicus e l’attenzione si spostasulle relazioni sociali tra i membri dell’organizzazione e sui meccanismimotivazionali basati su fattori psicologici (l’accettazione, la gratificazione sociale,l’autorealizzazione. A questo approccio afferiscono la scuola delle relazioni umane(Mayo) e i contributi di sociologi quali Selznick, Merton, Gouldner, Crozier.
Le teorie organizzative nate in questo filone hanno in parte messo in discussione edin parte integrato i principi dello scientific management e dell'approccio burocratico.In ogni caso è profondamente mutato il significato dell'organizzazione rispetto aiprimi del novecento. Basti pensare ad esempio:
• al contributo del cosiddetto movimento delle relazioni umane (Mayo,Roethlisberger and Dickson, Barnard intorno agli anni 30) che evidenziòl'importanza delle interazioni sociali ai fini delle prestazioni delleorganizzazioni, l'importanza dei modelli di leadership nel determinare ilcomportamento dei gruppi e degli individui, l'importanza dell'attenzione verso ilavoratori. Famoso l'esperimento di Roethlisberger presso uno degli stabilmentistatunitensi della Western Electric: in una ricerca sull'igiene del posto dilavoro, fu aumentata l'intensità dell'illuminazione e si ottenne come risultato unaumento di produttività. Per avere conferma della validità dell'esperimento,l'intensità dell'illuminazione venne abbassata e si ottenne, contrariamente alleaspettative, un ulteriore aumento della produttività: i ricercatori conclusero chel'attenzione verso i lavoratori e non le condizioni di lavoro erano il fattoredeterminante.
• al contributo della Scuola Comportamentistica ed in particolare all'approcciomotivazionista (Maslow, '43; Lewin, Jacques, Argyris, Leavitt et al. anni '50 e'60) basato sullo stretto legame tra motivazione e prestazione individuale;
Approccio moderno e interdisciplinareQuesto approccio si sviluppa alla fine degli anni 50 e cerca di integrare i due approcciprecedenti, articolandosi in diversi filoni: quello decisionale (capostipiti Simon eMarch – paradigma della razionalità limitata), quello situazionale o della contingencytheory (Burns and Stalker, Woodward, Lawrence and Lorsch, quello biologico(Miller, Maturana e Varela), quello etnometodologico, quello sociologico (Berger eLuckmann, Giddens), quello della learning organization (Senge, Nonaka, Weick),quello del reengineering. E’ difficile dire se questo approccio è di tipo descrittivo o
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
11 11
prescrittivo in quanto le discipline di riferimento sono sia di tipo prescrittivo(economia. Logica formale) che descrittivo (sociologia, psicologia, antropologia).Del resto anche i confini tra le discipline sono progressivamente venuti meno, comeaccade per esempio nelle teorie del collective choice e di decision making in cuil’economia ha ormai inglobato contributi che derivano dalla sociologia e dallapsicologia sociale.
L’integrazione fra le due scuole è ispirata ai concetti dell’analisi dei sistemi ed inparticolare dei sistemi umani.Mentre i teorici classici avevano concepito l’organizzazione come uno studiomeccanico di strutture, i neoclassici, avevano soprattutto studiato gli uomini cheformano le strutture, adottando e fondendo elementi di discipline quali la Sociologia,la Biologia, la cibernetica in un approccio che verrà in seguito definito sistemico.I sociologi hanno introdotto nei rapporti fra individui ed azienda il carattere libero edoperante di ogni individuo.I biologi hanno sviluppato analogie con gli organismi viventi in termini di problemidi crescita, patologie, sopravvivenza, sviluppo regolato etc…I cibernetici hanno studiato i sistemi di autoregolamentazione delle funzioni di uninsieme complesso che ha un obiettivo comune in genere complesso anch’esso. Si dàpiù peso alla organizzazione informale ed agli influssi che i sistemi esterniall’ambiente che ci circonda possono avere sull’efficienza globale.
In realtà, tali sviluppi delle teorie organizzative non hanno comportato, fino allasoglia degli anni '80 significativi mutamenti nella prassi aziendali in relazione agliinterventi di riorganizzazioneE' come se per decenni i messaggi di Simon, March, Nonaka, Weick, ecc. fosserorimasti inascoltati dalle imprese che continuavano ad incentrare la loro attenzionesulle variabili strutturali e sulle procedure anche se, rispetto all'epoca di Taylor eWeber, tali variabili organizzative assumevano significato sempre più complesso ediventavano sempre più sofisticate.In particolare a partire dall'inizio degli anni '60 estrema attenzione viene dedicata alproblema della scelta della struttura organizzativa più adatta a realizzare le strategieaziendali.Per quanto riguarda la struttura organizzativa a livello macro (configurazioneorganizzativa) verso la fine degli anni 50 si sviluppano una serie di ricerche e di filonidi studi che descrivono i cambiamenti che è necessario apportare alla strutturaorganizzativa ogni qualvolta l'impresa modifica la sua strategia o quando insorgonosignificativi mutamenti nel contesto ambientale in cui opera l'impresa . Ad esempioBurns e Stalker (inizio anni '60) e qualche anno dopo Lawrence-Lorsch, evidenzianola necessità di adattare la struttura organizzativa ai mutamenti ambientali
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
12 12
Ambiente stabile
Ambiente stabile
Ambiente instabile
Ambiente instabile
Cambiamenti lenti e
prevedibili
Cambiamenti rapidi e
imprevedibili
Strutture di tipo meccanicistico
Strutture di tipo meccanicistico
Strutture di tipo organicistico
Strutture di tipo organicistico
Ambiente stabile
Ambiente stabile
Ambiente instabile
Ambiente instabile
Cambiamenti lenti e
prevedibili
Cambiamenti rapidi e
imprevedibili
Strutture di tipo meccanicistico
Strutture di tipo meccanicistico
Strutture di tipo organicistico
Strutture di tipo organicistico
Variabili organizzative Struttura meccanicistica Struttura organicistica
Numero di livelli diautorità
Molti Pochi
Ampiezza del controllo Ristretta AmpiaCentralizzazione delledecisioni
Elevata (vertice) Bassa
Compiti individuali Specializzati e definiti Ruoli, obiettivi eresponsabilità
Processo di comunicazione In senso verticale(superiore -> subordinato)
Orizzontale e verticale
Autorità Basata sulla posizione Basata sulle competenzeQuantità di regole formali Alta BassaGamma retributiva Bassa AmpiaPossibilità di interazionefra membri di diverse unitàorganizzative
Bassa Alta
Fino all'inizio degli anni '80, la variabile di intervento più agita è certamente lastruttura. Interventi sulle altre variabili vengono effettuati molto menofrequentemente. Inoltre spesso gli interventi sulle diverse variabili vengono progettatie gestiti in maniera disgiunta.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
13 13
Strutturaverticale
Compitidi routine
Culturarigida
Strategiacompetitiva
Sistemiformali
Strutturaorizzontale
Culturaadattiva
Arricchimentodei ruoli
Strategiacollaborativa
Informazionicondivise
Cambiamento organizzativoa servizio
delle prestazioni
Paradigma del sistema meccanico
Paradigma del sistema biologico
Ambiente stabilePrestazioni efficienti
Ambiente turbolentoLearning Organization
Strutturaverticale
Compitidi routine
Culturarigida
Strategiacompetitiva
Sistemiformali
Strutturaverticale
Compitidi routine
Culturarigida
Strategiacompetitiva
Sistemiformali
Strutturaorizzontale
Culturaadattiva
Arricchimentodei ruoli
Strategiacollaborativa
Informazionicondivise
Strutturaorizzontale
Culturaadattiva
Arricchimentodei ruoli
Strategiacollaborativa
Informazionicondivise
Cambiamento organizzativoa servizio
delle prestazioni
Paradigma del sistema meccanico
Paradigma del sistema biologico
Paradigma del sistema meccanico
Paradigma del sistema biologico
Ambiente stabilePrestazioni efficienti
Ambiente turbolentoLearning Organization
Ambiente stabilePrestazioni efficienti
Ambiente turbolentoLearning Organization
Tuttavia, alla fine degli anni '70, numerose furono le grandi aziende che si reseroconto che il problema dell'efficacia organizzativa non poteva essere risolto attraversointerventi limitati alla modifica della struttura. Di conseguenza si assistette a unrinnovato interesse degli studiosi di organizzazione e dei consulenti verso il realepeso che le variabili di intervento organizzano hanno ai fini dell'efficaciadell'organizzazione. In particolare la variabile struttura organizzativa vienesottoposta a una attenta critica.Questa situazione viene molto bene sottolineata da un articolo di fondamentaleimportanza pubblicato nel 1980 sulla rivista "Business Orizons" da alcuni consulentidella McKinsey, Waterman, T.J. Peters, J.R. Phillips,che presentavano i risultati diuna serie di interviste effettuate, sul tema dell'efficacia organizzativa, a dirigenti dinumerose imprese statunitensi: IBM; Kodak; Hewlett-Packard, Du Pont ectCiò che emergeva dalla loro analisi era che la Struttura non è l’organizzazione.
"Il surrealista belga René Magritte dipinse una serie di pipe e intitolò laserie "Ceci n'est pas une pipe": questa non è una pipa. In altri termini, larappresentazione di un oggetto non è l'oggetto. Nello stesso modo, unastruttura non coincide con l'organizzazione.Dal punto di vista razionale,ogni manager ed ogni consulente sanno bene che il 'fare organizzazione'implica molto di più di quanto i diagrammi, le caselle, le linee tratteggiate,le descrizioni delle posizioni e le matrici possono indicare. Troppo spesso,però, tutti ci comportiamo come se non lo sapessimo: se desideriamooperare un cambiamento, modifichiamo la struttura"(R.H. Waterman, T.J. Peters, J.R. Phillips, 1980- Structure is notOrgazation, Business Horizons, june 1980)
Gli interventi di riorganizzazione effettuati attraverso il prevalente ricorso alla solamodifica della struttura organizzativa difficilmente migliorano l'efficaciaorganizzativa. In diversi casi l'intervento sulla (sola) struttura organizzativa mette in
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
14 14
crisi l'organizzazione e comporta un peggioramento delle prestazioni aziendali pervarie ragioni:
• scarsa capacità della struttura organizzativa di 'spiegare' le prestazionidell'impresa
• scarsa applicabilità dell'approccio strategia(struttura: solo raramente lastrategia sembra richiedere soluzioni strutturali univoche
• le crescenti complessità e le molteplici ed a volte contrastanti sollecitazionidell'ambiente richiedono cambiamenti organizzativi rapidi e flessibili: lastruttura organizzativa è uno strumento poco flessibile e non consentecambiamenti rapidi ed efficaci
Waterman, Peters, e Phillips dopo aver riflettuto sui risultai delle loro ricerchedecisero di formulare uno schema di nuovo modello di organizzazione (il modellodelle 7 S), che in seguito discussero in una serie di seminari rivolti al topmanagement di grandi aziende statunitensi ed utilizzarono per affrontare i problemiorganizzativi di tali imprese.
StrutturaStruttura
Sistemi operativi
Stilidirezionali
Staff
Competenze
StrategiaSistema di
valori premianti
StrutturaStruttura
Sistemi operativi
Stilidirezionali
Staff
Competenze
StrategiaSistema di
valori premianti
Il significato delle 7 S
Lo schema delle 7 S può essere utilizzato per spiegare/progettare:
o il cambiamento organizzativo a livello sia di struttura che di singola unitàorganizzativa
o la molteplicità dei fattori che influenzano la capacità di cambiamentoorganizzativo;
o l'interconnessione delle variabili: è difficile ottenere progressi in una variabilesenza operare contemporaneamente cambiamenti anche nelle altre;
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
15 15
o l'insuccesso di molte strategie riconducibile ad una mancata considerazione di tuttii fattori dello schema (tra i diversi fattori non esiste una gerarchia implicita o unordine sequenziale: a priori non è ovvio quale sarà il fattore trainante delcambiamento; dipende dal particolare momento: in alcuni casi può essere l'uno, inaltri casi l'altro);
o la pari dignità di tutte le variabili; soprattutto quelle che nell'approcciotradizionale all'organizzazione vengono considerate di scarso rilievo (stile,capacità, ad esempio);
o l'importanza della congruenza interna e quindi l'attenzione alle interazioni ed agliadattamenti reciproci tra le variabili: "l'insieme delle 7 variabili è come un insiemedi bussole: quando tutti e 7 gli aghi hanno la stessa direzione, si può dire che si èdi fronte ad una impresa bene organizzata"
Lo schema è tuttora estremamente valido. La sua adozione consente in linea diprincipio di acquisire capacità di risposte rapide e flessibili ai mutamenti aziendali,adottando una tattica di cambiamento organizzativo non focalizzata unicamente sullasola struttura organizzativa.Esso ben si adatta alle nuove caratteristiche e alle mutate esigenze delleorganizzazioni del nostro tempo:
q contesto ambientale dell'organizzazione sempre più soggetto a rapidi edimprevisti mutamenti;
q continua necessità di innovare prodotti/servizi;q focalizzazione su processi piuttosto che su funzioni;q sempre meno valida la distinzione tra una parte "alta" dell'organizzazione
destinata a progettare, innovare, stabilire obiettivi, controllare le prestazioni eduna pate "bassa" alla quale è richiesto solo di operare rispettando compitipredefiniti ed immutabili;
q a tutti i livelli, le situazioni che i singoli individui si trovano a dover affrontaresempre più mutevoli ed imprevedibili;
q a tutti i livelli, esiste sempre meno predefinibilità e prescrittività delle azioniindividuali.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
16 16
Capitolo 2: La valutazione delle prestazioni delle organizzazioni
I PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI
Cosa si intende quando si parla di buona o cattiva organizzazione? Comesi esprime un giudizio di validità di un’organizzazione? Rispetto a qualiparametri e variabili è possibile esprimere un tale giudizio?Negli approcci tradizionali il giudizio dipendeva dal grado in cui unaorganizzazione rispettava in modo coerente i “Principi organizzativi”,ritenuti validi in tutte le situazioni e per tutte le organizzazioni.
Negli approcci moderni, il parametro diriferimento è l’obiettivo
il compito primario,(perché l’organizzazione si è costituita),
IL “TASK”
Come può essere il “task”:
- identificato o da identificare, più o meno recepito, più o meno esplicito;
- soggettivo, diversificato, in quanto può dipendere:a) dalla storia dell’azienda;b) dall’ambiente/settore in cui l’azienda opera;c) dalle strategie aziendali e dal suo posizionamento competitivo;d) dai fattori critici di successo che queste inducono;e) dalle caratteristiche delle risorse disponibili, specie quelle
critiche.
- variamente influenzato dall’ambiente esterno;a) mantiene scambi con l’esterno, dai quali dipende per lo
sviluppo;
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
17 17
b) reagisce a quelle variazioni che minacciano la suasopravvivenza;
c) cerca di sviluppare risorse interne per rendersi indipendentedall’ambiente esterno.
Dunque l’organizzazione è il luogo in cui si sviluppano attività di:
ADATTAMENTO rivedere e gestire i confini con l’esternoCONVERSIONE trasformazione di input in output, cioè uso di
risorse per realizzare prodotti, beni, servizi,ecc.
“Fare organizzazione” significa perciò migliorare l’adattamentoesterno e migliorare il funzionamento o grado di integrazione internanei processi di conversione
Processo di
trasformazione
Ambiente
•Materie prime•Persone•Risorseinformative•Risorse finanziarie
Input
Produzione,manutenzione,adattamento, gestione
Prodottie
Servizi
Output
Processo di
trasformazione
Ambiente
•Materie prime•Persone•Risorseinformative•Risorse finanziarie
Input
Produzione,manutenzione,adattamento, gestione
Prodottie
Servizi
Output
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
18 18
Dallo schema suddetto, lo stato di salute di un’organizzazione si può misurare,indirettamente, tramite opportuni parametri di prestazione
EFFICIENZA
Valore risorseeeeProdotteeeeValore risorse
consumate
Output ottenutiInput utilizzati
Misura la capacità di utilizzare le risorse. Il“rendimento” dell’organizzazione
EFFICACIARisultati effettivi
Risultati attesi
Output effettiviOutput previsti
Misura la capacità di realizzare gli obiettiviprogrammati
FLESSIBILITÀ Esprime il tempo necessario per passaredall’output attuale a un nuovo output
Come del resto si è già evidenziato in precedenza esistono differenti tipologie diorganizzazione (Ministeri, banche, società di assicurazione, industrie, partiti politici,ospedali, università, scuole di ogni tipo, chiese ed associazioni religiose, prigioni,manicomi, associazioni ricreative, culturali, ecc.) che si possono classificare rispettoad alcune caratteristiche, per esempio rispetto alla loro finalità. I parametri relativaalla efficienza, all’efficacia e alla flessibilità possono essere adoperati per valutare leprestazioni di un qualunque tipo di organizzazione.In questo corso, tuttavia, focalizzeremo la nostra attenzione su un particolare tipo diorganizzazione, l’impresa che è caratterizzata dal fatto che il suo obiettivo primario èriconducibile sempre a un obiettivo economico che, nel linguaggio degli economisti,va sotto il nome di massimizzazione del profitto.
L’IMPRESA
Definizione: Il complesso di beni e persone organizzato per la produzione(erogazione) di determinati beni o servizi – il cui ammontare vienedeterminato in relazione alla domanda che ne farà il mercato – con lafinalità di raggiungere specifici obiettivi di tipo economico
Imprese classificate in base a:
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
19 19
∗ oggetto della produzione (manifatturiere o servizi);∗ settore di attività (alimentare, tessile, chimico, ecc.);∗ dimensioni (piccole, medie, grandi);∗ forma giuridica (impresa familiare, Società a responsabilità limitata,
società per azioni, etc.)
Obiettivi economici dell’impresa
ARCO DITEMPO
OBIETTIVI
Di breveperiodo(obiettivi operativi)
1 anno Ottenere un profitto soddisfacente
Di lungoperiodo(scelta strategiche)
3-5 anni Obiettivi di sviluppo:- aumentare la propria quota di
mercato- diversificare i prodotti/servizi
offerti- ampliare i propri mercati- migliorare la qualità dei
prodotti/servizi offerti
In sintesi: perpetuare la capacità diottenere livelli di profittosoddisfacenti
RILEVANZA DELLA CONGRUENZA TRA SCELTESTRATEGICHE ED OBIETTIVI OPERATIVI OVVEROSODDISFACENTE LIVELLO DI PROFITTO NELBREVE PERIODO E SODDISFACENTI TASSI DISVILUPPO NEL LUNGO PERIODO
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
20 20
Il sistema impresa
AmbienteProcesso di
trasformazioneAmbienteInput Output
Flusso fisicoFlusso informativo
Flusso economico/finanz.Flusso decisionale
programmaz. e controlloorganizzativo e personale
• Materiali• Persone• Capitali• Macchinari• Tecnologia• Know-how
• Beni• Servizi
• Livello tecnol.• Sviluppo prof.
• Soddisfazione
AmbienteProcesso di
trasformazioneAmbienteInput Output
Flusso fisicoFlusso informativo
Flusso economico/finanz.Flusso decisionale
programmaz. e controlloorganizzativo e personale
• Materiali• Persone• Capitali• Macchinari• Tecnologia• Know-how
• Beni• Servizi
• Livello tecnol.• Sviluppo prof.
• Soddisfazione
Le funzioni aziendali
Passiamo adesso ad un esame di dettaglio delle principali funzioni ed attivitàaziendali. Immaginiamo di esaminare una struttura staff and line che prevede pertantodelle funzioni centralizzate e delle attività decentrate.
FINANZA: E’ la tesoreria dell’azienda cioè il luogo dove confluiscono tutti i ricavi edove è possibile reperire a tempo e luogo debito il danaro per pagare i fornitori.Opera anche con la risorsa danaro per vendere ed acquistare alle migliori condizionidi mercato ed è responsabile del flusso di cassa e della liquidità aziendale.
MARKETING E COMMERCIALE: E’ l’ente che indirizza lo sviluppo dei nuoviprodotti mediante una ricerca specifica di quello che i clienti finali desiderano.Quando è “forte” è in grado anche tramite la pubblicità di indirizzare addirittura igusti e le necessità dei clienti. E’ ancora responsabile dei prezzi e degli scontipromozionali alla rete e spesso delle vendite e dell’assistenza post-vendita. Anticipaanche le necessità legislative e fiuta quello che i movimenti ad esempio verdi e/oecologisti richiederanno.
PROGETTAZIONE + RICERCA E SVILUPPO: E’ responsabile del disegno delprodotto dei materiali che lo comporranno ed anche della possibilità di progettare inmaniera normalizzata cioè in modo da ridurre i tempi di progetto di ulteriori futuriprodotti utilizzando particolari base già studiati . E’ sempre alla ricerca delmiglioramento dei prodotti e soprattutto della funzione alla quale i prodotti stessisono destinati .
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
21 21
INDUSTRIALIZZAZIONE: E’ responsabile della fattibilità,cioè, di come verràcostruito il prodotto, intendendo con ciò, la scelta delle soluzioni tecniche piùeconomiche in termini di macchine, attrezzature, ed impianti sia specifici che generalinecessari a quel determinato livello produttivo. E’ ancora responsabile della risorsa”tempo”, cioè delle previsioni e dei programmi necessari all’ingresso in produzionedel prodotto.
ACQUISTI: E’ Responsabile delle politiche di acquisto:
- materiali diretti cioè quelli che si ritrovano nel prodotto finito,- materiali indiretti,cioè quelli che servono a lavorare il prodotto o a manutenere le
macchine, le attrezzature e gli impianti ed infine- i servizi /prestazioni di ditte esterne alla qualità massima ed al costo minimo.
Nelle aziende molto grandi o nelle multinazionali è estremamente importante sulprezzo di acquisto la quantità dei prodotti/servizi comprati e la durata nel tempo delleforniture (Economie di scala).
AMMINISTRAZIONE: E’ la funzione che rileva i costi sostenuti dall’aziendaidentificati per singolo prodotto e per singolo centro di costo/profitto e per ciascunafase di lavorazione. In termini di reporting si occupa della redazione delle previsionidi spesa e degli investimenti redigendo un documento, sulla base delle notizie forniteda tutti gli enti aziendali, denominato BUDGET . Qualora ci siano delle circostanzeche possono variare le previsioni iniziali si parla di riprevisioni o FORECAST.E’ superfluo ricordare che è chiaramente responsabile di mettere in evidenza tutti gliscostamenti quantitativi ed i ritardi /anticipi nella attuazione degli investimenti.
PERSONALE ED ORGANIZZAZIONE: E’ il responsabile della corretta gestionedella risorsa umana cioè delle persone che costituiscono l’azienda, in tutte i processi ele attività che tale gestione comporta.Si passa dalla selezione al reclutamento, all’assunzione all’accoglimentoall’addestramento/formazione alla retribuzione, ai servizi di tutela della salute, dellasicurezza e del patrimonio aziendale ai servizi generali logistici, ai rapporti con isindacati interni ed esterni, il tutto nel pieno rispetto dei contratti di lavoro. Inparticolare per quanto attiene all’organizzazione si occupa della tenuta degliorganigrammi, della redazione delle mansioni e della ricerca del personale da inserirenelle posizioni vacanti o carenti.
PRODUZIONE: è la funzione che fabbrica il prodotto nel rispetto dei programmi diproduzione concordati in termini di quantità, di qualità e di costi assegnati e con illivello di servizio richiesto, e gestendo le risorse assegnate. Provvede allapianificazione delle attività produttive per il rispetto dei programmi.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
22 22
QUALITA’: La funzione qualità, merita un discorso più approfondito. Fermorestando che le specifiche di prodotto sono definite dalla progettazione, in origine siera partiti da una organizzazione che prevedeva la funzione al di fuori dellaproduzione, perché era vista come controllo delle attività produttive . Si esplicava intermini di Collaudo, Controllo, Enti di supporto tecnologico, come laboratori,officine di verifica della tenuta nel tempo del prodotto che si occupavadell’invecchiamento ultrarapido per controllare la durata; e da un ente che redigeva inanalogia alla produzione i cicli di controllo dei pezzi e impostava statisticamente uncontrollo dell’affidabilità dei processi o delle lavorazioni.Il collaudo era un giudice inflessibile che giudicava se il prodotto o i materiali inarrivo fossero “conformi” ad un campione rispondente alle specifiche.Il controllo, una volta che si fossero trovati pezzi anomali, determinava leresponsabilità tecnologiche delle anomalie attribuendo cioè le “colpe” o allaprogettazione del pezzo, o alla fornitura, oppure infine ad una corretta esecuzionedell’officina. Oggi invece in una visione più moderna e responsabile il collaudo è unaoperazione che gli operai stessi che costruiscono si auto- attribuiscono, certificando laqualità del proprio lavoro. Analogamente i fornitori si autocertificano rendendo vanal’accettazione arrivi, rimane all’ente Qualità la redazione di audit periodici dilavorazione e di processo gestendo il sistema complessodell’S.P.C.(Statistical.Process. control.). Siamo in regime di gestione totale dellaQualità : T.Q.M.
MANUTENZIONE: SI occupa di manutenere il patrimonio aziendale: infrastrutture,strutture, impianti generali, impianti specifici, macchinari, attrezzature, sempre incondizioni di perfetta efficienza anche ai fini ambientali. Prevederne i costi relativi,redigere cicli e programmi delle attività prevedibili e programmabili, provvedere atutte le esigenze immediate di pronto intervento richieste dalla fabbricazione .Gestireinfine i volumi (minimi) dei materiali di manutenzione.
GESTIONE MANODOPERA Sulla base dei cicli di produzione redattidall’industrializzazione del prodotto, prevedere i fabbisogni di manodopera diretta(cioè degli operai che aggiungono valore al prodotto) ed indiretta (cioè degli operaiche servono nelle attività ad esempio di manutenzione, trasporto materiali, redazionedi report qualitativi = audit, sia in maniera puntuale che come previsione nel tempolegata alla conoscenza dei programmi produttivi.
GESTIONE MATERIALI: si occupa della corretta gestione della risorsa Materialiesplicando tale funzione secondo tre direttrici.Sulla base dei programmi di produzione e con la conoscenza della composizioneanalitica del prodotto/prodotti, ordina ai fornitori esterni scelti dagli acquisti imateriali diretti ed indiretti necessari.Provvede al ricevimento, all’immagazzinamento ed al rifornimento dei materialiordinati, curando che i livelli di scorta siano i minimi concordati.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
23 23
Provvede infine ai trasporti verso l’esterno di tutto quanto necessari o e qualche voltaanche del prodotto finito verso i clienti esterni. Le moderne teorie di riduzione costihanno portato all’utilizzo di tecniche: J.I.T. cioè just in time = in tempo utile. Si trattadi sincronizzare le fasi produttive al fine di minimizzare i tempi di giacenza e laquantità delle scorte.
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
24 24
CAPITOLO 3: la progettazione organizzativa
LE VARIABILI STRUTTURALI A LIVELLO MACRO: QUATTRO
COMPONENTI BASE DELL’ORGANIZZAZIONE
1 - STRUTTURA
Tutte le variabili che per essere modificate hanno bisogno di un attoformale (es. organigrammi, procedure, descrizioni dei compiti, criteri didivisione del lavoro, gruppi di lavoro, ecc.).L’intelaiatura formale, la statica dell’azienda.L’hardware dell’organizzazione.
Le strutture organizzative sono determinate dalle scelte relative a:- configurazione- criterio di divisione del lavoro e raggruppamento dei compiti in
unità- definizione del numero di livelli gerarchici ed ampiezza del
controllo- modalità e criteri di coordinamento gerarchico- definizione di mansioni e ruoli- grado di strutturazione e formalizzazione dei compiti- rapporto autorità/responsabilità/obiettivi-
*ORGANIGRAMMI∗ JOB DESCRIPTION/DESCRIZIONI MANUALI∗ PROCEDURE∗ DISPOSIZIONI ORGANIZZATIVE
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
25 25
2 - MECCANISMI OPERATIVI
L’insieme di strumenti gestionali che rendono operativa unastruttura (sistema di controllo di gestione, sistemapremiante, localizzazione fisica, ecc.)
Le regole di collegamento fra le posizioni definite dalla struttura chedefiniscono come si possono/debbono svolgere le diverse attività. Ilsoftware dell’organizzazione.In particolare si definisce struttura organizzativa il modo in cui in unaimpresa sono esplicitamente e formalmente assegnate (delegate) leautorità e le responsabilitàAutorità e responsabilità in senso economico. Evidenziare che sono duelati della stessa medagliaSoffermarsi sul concetto di delega da parte del primo livello(responsabilità sul risultato economico complessivo) in poi
Principali meccanismi o sistemi aziendali:- sistema informativo- sistema di pianificazione- sistema di controllo- sistema di valutazione del personale- sistema di gestione del personale- sistema di qualità- sistema di gestione logistica- ecc.
* OBIETTIVI∗ POLITICHE∗ PROCEDURE∗ REGOLE E NORME OPERATIVE
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
26 26
3 - PROCESSI
L’insieme delle relazioni socio-psicologiche fra individui,fra gruppi, fra individui e gruppi (es. atteggiamenti,comportamenti, percezioni di sé e degli altri, stile dileadership, motivazione, ecc.).Le persone e il loro comportamento organizzativo. Le relazioniinterpersonali. Il “clima”, le condizioni ambientali in cuistruttura e meccanismi si realizzano.
I processi più importanti che influenzano le prestazioni organizzative:- motivazione- leadership (stile di direzione)- comunicazione- decision making- cooperazione/conflitto- gestione del potere- ecc.
4 - CULTURAL’insieme dei valori condivisi dai membridell’organizzazione (es. ciò che viene insegnato ai nuoviassunti come il modo più corretto di percepire, pensare,sentire in relazione a un determinato problema).
Chi siamo, cosa vogliamo, come reagiamo ai cambiamenti, comescegliamo
Corso di Economia e Organzzazione aziendale – Introduzione all’organizzazione (appunti dalle lezioni)
27 27
PROGETTAZIONE A LIVELLO MACRO
I diversi tipi di struttura organizzativa:
Struttura funzionale
Utilizza il criterio di specializzazione funzionale
Tipologia di struttura adottata quando la ricerca dell’efficienza avviene tramite lacompetenza specialistica, rispetto alle risorse da trattare e alle attività specifiche dasvolgere
Vantaggi Svantaggi
1 Privilegia obiettivi di efficienza, riduzione dei costi distruttura, economie di scala
Appesantimento delcoordinamento e tendenza allaburocratizzazione
2 Formazione specialistica dei dipendenti Resistenza alla diversificazioneprodotti/mercati; non si favoriscel’innovazione
3 Controllo centralizzato Non si sviluppano competenzemanageriali integrate
4 Accentramento delle responsabilità di profitto Difficoltà gestionali delle variabiliambientali
5 Controllo dei costi delle funzioni
6 Gestione rapida delle eccezioni operative del sistemadi comunicazione e decisionale tramite la gerarchia
7 Buona flessibilità operativa
8 Buone possibilità di sviluppo dimensionale
9 Persone/unità orientate in modo diversificato,secondo le caratteristiche specifiche delle diversefunzioni
La struttura funzionale tende a mantenersi immutata nel tempo; quando sievidenziano gli svantaggi suddetti non si cambia la struttura fondamentalema si inseriscono elementi integrativi come comitati, gruppi di lavoro, ecc.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 28
Prima parte - INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELL’ORGANIZZAZIONE
I diversi tipi di struttura organizzativa: Struttura funzionale
DIREZIONEGENERALE
CENTROELABORAZIONE
DATIDIREZIONE
COMMERCIALE
Amministraz. clienti
MARKETING
Distribuzione
DIREZIONETECNICA
ProgettazioneTecnologie e impiantiProduzione
STAB. 1 Rep. 1 Rep. 2 Rep. 3
STAB. 2 Rep. 1 Rep. 2 Rep. 3
DIREZIONEAMMINISTRATIVA
Contabilità generaleContabilità industrialeFinanza
ACQUISTI
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 29
Struttura per prodotto
Utilizza il criterio di specializzazione per prodotto
Tipologia di struttura adottata quando cresce la diversificazionedei prodotti e la complessità di gestirli; si sposta pertantol'attenzione dalle “funzioni” ai “prodotti”
FUNZIONI PRODOTTI
Influenza relativa nelprocesso decisionale
Tipo di struttura: per funzioni per matrice per prodotto
Integrazioni: gruppi di lavoro per gruppi di lavoro per
prodotto funzioni
Ruoli di coordinamento per:
prodotti funzioni
Sistema informativo: rapporti sistema duplice di rapporti per funzionali informazione e di prodotto rapporto
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 30
Direzione Direzione Direzione Direzione Direzione Vendite Marketing Produzione Amministraz. Personale
Italia Export Stabilimenti Servizi di produzione
DIREZIONEGENERALE
Direzionefinanza
Direzionepianificazione e
controllo
Servizio relazionisindacali
Serviziolegale
DivisioneTessuti
DivisioneAbbigliamento
DivisioneArredamento
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 31
- Le unità responsabili di prodotto sono indicate col termine “divisione”(“struttura divisionale”)
- La struttura divisionale prevede che alle specifiche unità si assegni unaresponsabilità di profitto (“centri di profitto”)
Vantaggi Svantaggi1 Sviluppo dimensionale per aggregazione
di unità e tramite la crescita ediversificazione dei prodotti
In caso di dimensionicomplessive rilevantiogni singola divisionepuò trasformarsi instruttura funzionale, coni suoi specifici problemi;possibile sovraccaricodecisionale per ladirezione e ilcoordinamento
2 Autonomia decisionale e dicomportamento delle singole unità,adeguate ai rispettivi mercati diriferimento
Possibili conflitti fraesigenze di innovazione edi stabilità nelle divisioni
3 Attenzione e impiego del managementsui singoli prodotti
Possibili difficoltà dicoordinamento traobiettivi globali con gliobiettivi divisionali
4 Decentramento delle responsabilità diprofitto
Duplicazione di risorsespecialistiche, distribuitenelle diverse divisioni
5 Formazione e sviluppo di quadridirettivi con capacità gestionali globali
Possibile insufficienza dicapacità manageriali
6 Elasticità operativa e di flessibilitàgestionale e di miglioramento deiprodotti, anche in situazionimultiprodotto
7 Potenziamento e sviluppo deglistrumenti di pianificazione e controllodi gestione
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 32
Struttura per area geografica
E’ utilizzata quando la variabile critica non è la diversificazione dei prodotti ma la diversificazionegeografica di unità complesse e autosufficienti; alle unità organizzative interessate viene conferitoun sufficiente livello di autonomia, anche per ridurre l’esigenza di coordinamento.
Vantaggi Svantaggi1 Favorisce economie nei costi di
trasporto e forniturePuò provocare difficoltàdi coordinamento dellestesse funzioni fra lediverse aree
2 Privilegia l’interfunzionalità nell’area3 Consente un’eventuale differenziazione
rispetto ai mercati
DIREZIONEGENERALE
Staffcentrali
AREA 1 AREA 2 AREA 3
Funzioni Funzioni Funzioni
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 33
Struttura per progetto
Viene utilizzata quando l’azienda deve svolgere, oltre alla suaattività principale, anche attività specifiche, non ripetitive, didurata e importanza significative (progetti) ovvero operapermanentemente sulla base di simili attività.
Tali strutture comportano la creazione di ruoli di coordinamento deisingoli progetti - capi progetto o project manager - e si differenziano traloro per il tipo di autorità sulle risorse assegnate al capo progetto.
Tre tipologie di soluzioni organizzative
STRUTTURA PER PROGETTODEBOLE O PER INFLUENZA
Il capo progetto non haresponsabilità gerarchica sullerisorse assegnategli
STRUTTURA PER PROGETTOPURA O FORTE
Il capo progetto ha la completaresponsabilità gerarchica sullerisorse assegnategli
STRUTTURA PER PROGETTOA MATRICE
Il capo progetto condivide laresponsabilità gerarchica sullerisorse con i diversi responsabilifunzionali
1. STRUTTURA PER PROGETTO DEBOLE O PER INFLUENZA
Al capo progetto (responsabilizzato su variabili come i tempidi avanzamento, i costi, la qualità del progetto) è affidato unruolo di pianificazione, coordinamento e controllo dello
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 34
specifico progetto, trasversalmente alle diverse funzioni, masenza un’assegnazione gerarchica di risorse a tempo pieno.
Guiderà queste risorse non con il comando ma con l’influenza.
Lavora per conto della direzione da cui dipende.
Difficoltà:- ambiguità e difficoltà del ruolo del capo progetto- necessità che questo ruolo sia svolto da persone molto
prestigiose- ruolo basato solo sull’influenza e non sul comando
gerarchico.
Amministr. Progettaz. Produzione Personale Acquisti
2. STRUTTURA PER PROGETTO PURA O FORTE
Il capo progetto ha la diretta responsabilità delle risorseassegnategli per l’intera durata del progetto.
A livello centrale rimane la gestione delle risorse comuninonché l’assistenza, il coordinamento e il controllo globali.
DIREZIONEGENERALE
Capoprog. A
Capoprog. B
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 35
Vantaggi/difficoltàChiarezza del ruolo del capo progetto ma possibili inefficienzeovvero duplicazioni di risorse ovvero di attività funzionali.
DIREZIONEGENERALE
Ricerca eSviluppo
Vendite Amministrazione
Pianificaz.
Capoprogetto A
Capoprogetto B
Produz.
Collaudi Contabilità progetto
Progett.
Produz.
Collaudi Contabilità progetto
Gestionecontratti
ControlloQualità
Personale Gestionecontratti
ControlloQualità
Personale
Progett.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 36
3. STRUTTURA PER PROGETTO A MATRICE
Incrocio delle responsabilità - funzioni e progetti – che siritengono equivalenti.
Oltre all’incrocio funzione/progetto, la struttura per matrice puònascere come incrocio prodotto/funzione o mercato/funzione omercato/prodotti, ecc.
DIREZIONEGENERALE
Gestioneamministrativa
VenditeCollaudoProduzioneProgettazione
Respons.Progetto A
Responsabileprogettazione
Responsabileproduzione
Collaudatori Responsabilevendite
Responsabileamministraz.
Respons.
ProgettoResponsabileprogettazione
Responsabileproduzione
Collaudatori Responsabilevendite
Responsabileamministraz.
Respons.
ProgettoResponsabileprogettazione
Responsabileproduzione
Collaudatori Responsabilevendite
Responsabileamministraz.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 37
Struttura per progetto/matrice
Vantaggi Svantaggi1 Flessibilità Doppio comando e
quindi doppiadipendenza
2 Interfunzionalità Situazionipotenzialmenteconflittuali e mutevoli
3 Favorisce neidipendenti autonomiae professionalità
Struttura parzialmenteinefficiente che puòcomportare fortisovraccarichidecisionali e dicoordinamento alvertice
4 Orienta tutti i livellipiù al coordinamento ealla cooperazionepiuttosto che alcontrollo
5 Tensione verso gliobiettivi
6 Spinta innovativa
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 38
I criteri per la scelta della struttura organizzativa
1. DECISIONI STRATEGICHE (DS)- decisioni di espansione dei prodotti e mercati (DS e)- decisioni di diversificazione verso nuovi prodotti e
mercati (DS d)
2. DECISIONI DIREZIONALI (DD)- decisioni sulla struttura organizzativa (DD s)- decisioni sull’acquisizione e sviluppo di risorse (DD r)
3. DECISIONI OPERATIVE (DO)
- decisioni relative alla realizzazione delle attivitàproduttive
PERCHÉ VIENE SCELTA LA STRUTTURA FUNZIONALE
- Le decisioni strategiche (DS), direzionali (DD) ed operative(DO) sono concentrate in una sola persona
- Sussistono i seguenti vincoli: a) ambiente poco dinamico; b)dimensioni relativamente piccole; c) aziende con pochiprodotti e pochi mercati
- Ambiente fortemente stabile- Condizioni strategiche semplici
Nonostante i suoi inconvenienti la struttura funzionale non solo è la piùdiffusa ma rappresenta un modello organizzativo efficiente per le aziendeche operano in ambienti relativamente stabili dal punto di vista operativo estrategico e la cui gamma di prodotti sia limitata.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 39
PERCHÉ VIENE SCELTA UNA STRUTTURA DIVISIONALE
- Le decisioni strategiche (DS), direzionali (DD) ed operative(DO) sono affidate all’alta Direzione ed alle Direzionidivisionali
- Sussistono i seguenti vincoli: a) elasticità operativa inambienti dinamici; b) largo decentramento del carico dilavoro dell’alta direzione per le grandi aziende; c) adattoper aziende con molti prodotti e molti mercati; d) divisionidiversificate geograficamente
- Laddove c’è da combinare l’efficienza in condizioni distabilità con l’elasticità operativa
- Comporta una forte lievitazione dei costi per la duplicazionedi molte attività.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 40
Analisi della fattibilità aziendale
Dopo aver scelto i criteri di progettazione (o riprogettazione)organizzativa occorre fare un’analisi di fattibilità economica edal punto di vista delle risorse umane, al fine di evitarel’impossibilità realizzativa della nuova struttura organizzativaed in ogni caso per tenere conto delle limitazioni imposte.
FATTIBILITÀeconomica
FATTIBILITÀcome risorse umane
• Disponibilità finanziarie• Costi per lo sviluppo
tecnologico• Costi di impianto• Costi di esercizio• Costi di assunzione
personale• Costi di addestramento e di
sviluppo organizzativo• Tempi di mutamento della
struttura
• Costi acquisizione rinnovopersonale dirigente
• Costi di formazione delpersonale dirigente
• Attrezzature fisse• Costi di esercizio per la
direzione• Costi delle staff
∗ Disponibilità di personale∗ Condizioni mercato del
lavoro∗ Disponibilità professionalità
necessarie∗ Adattamento delle politiche
retributive ai livelli dimercato
∗ Congruenza delle politichedi relazioni industriali
∗ Disponibilità interna dipersonale dirigente per inuovi ruoli
∗ Condizioni di mercatoesterno dei dirigenti
∗ Disponibilità professionalitànecessarie a livellomanageriale
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 41
L’evoluzione delle strutture organizzative
Come si può intervenire per migliorare i livelli delle prestazioniaziendali?(DISTINGUERE TRA BREVE E LUNGO PERIODO)
1. Nuove o migliori combinazioni prodotto/mercato;2. Migliori livelli di tecnologia;3. Razionalizzazione delle risorse economico-finanziarie;4. Modifica dell’organizzazione.
4. Modifica dell’organizzazione
4.a Migliorando il funzionamento/integrazione interna4.b Migliorando il grado di adattamento verso l’esterno
IN COERENZA CON LE STRATEGIE AZIENDALI
Quindi l’organizzazione è una variabileprogettabile e pianificabile, come tutte le altrecomponenti aziendali
Il rapporto strategia/organizzazione
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 42
SCHEMA DI SINTESIFASI DEL CICLO DI VITA
DELL’IMPRESATIPOLOGIA DI STRUTTURA ORGANIZZATIVA
1. FASE DELLA NASCITAUn solo prodotto/mercato.Attività e decisioni limitate
Tutte le decisioni (basate sull’intuizione) sonoconcentrate nell’imprenditore; scarsissimadelega; uso limitato di staff ed esperti tecnici
2. FASE DELLACRESCITA
(fatturato, addetti, ecc.)- Opera sempre su un solo
prodotto/mercato;- Aumentano attività e
decisioni;- Necessità di deleghe su
attività operative
Organizzazionesemplice
3. DIVERSIFICAZIONEDEI PRODOTTI/MERCATI
(OMOGENEI)- Continua la crescita;- Necessità di deleghe su
parte delle attivitàstrategiche
3.a - Organizzazione funzionale
3. DIVERSIFICAZIONEDEI PRODOTTI/MERCATI
(OMOGENEI)
- Innovazione come attivitàricorrente (fondamentale) perl’azienda
3.b - Organizzazione per progetto
Capoprogetto A
Capoprogetto B
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 43
FASI DEL CICLO DIVITA DELL’IMPRESA
TIPOLOGIA DI STRUTTURAORGANIZZATIVA
4. DIVERSIFICAZIONEPER
“SOPRAVVIVENZA”
- Diversificazione,anche notevole, sunuoviprodotti/mercati
Organizzazionedivisionale
5. INTENSIFICAZIONEDELLAINNOVAZIONE
- Intensificazione deiprogetti diinnovazione
- Tale evoluzione dellastruttura operativa sipuò avere anchedirettamente dallafase 3
Struttura per progetto a matrice (limitata neltempo)
STADI DI SVILUPPO DELL’ORGANIZZAZIONE
1.Stadio
imprenditoriale
2.Stadio
della collettività
3.Stadio della
formalizzazione
4.Stadio
di elaborazione
Crisi:bisogno di gestire
una burocrazia eccessivaCrisi:
bisognodi delega
con controlloCrisi:
bisogno dileadership
Creatività
Definizione di una direzione chiara
Aggiunta di sistemi interni
Sviluppo del lavoro di gruppo
Crisi:bisogno di
rivitalizzazione
Declino
Maturitàcontinuata
Snellimento,filosofia da
piccola azienda
Grande
Piccola
DIM
EN
SIO
NE
STADI DI SVILUPPO DELL’ORGANIZZAZIONE
1.Stadio
imprenditoriale
2.Stadio
della collettività
3.Stadio della
formalizzazione
4.Stadio
di elaborazione
Crisi:bisogno di gestire
una burocrazia eccessivaCrisi:
bisognodi delega
con controlloCrisi:
bisogno dileadership
Creatività
Definizione di una direzione chiara
Aggiunta di sistemi interni
Sviluppo del lavoro di gruppo
Crisi:bisogno di
rivitalizzazione
Declino
Maturitàcontinuata
Snellimento,filosofia da
piccola azienda
Grande
Piccola
DIM
EN
SIO
NE
Resp.progetto A
Resp.progetto B
Reasp.progetto C
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 44
PROGETTAZIONE A LIVELLO MICRO: L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
• Lo studio del lavoro (tempi e metodi, tipologie di produzione• La scomposizione del lavoro (i movimenti elementari,
ergonomia)• L’analisi dei tempi (efficienza, produttività, forme di
retribuzioni)• Job description (mansioni, posizioni, ruoli)
La studio del lavoro
Si parte nel definire l’organizzazione del lavoro dallo studio del lavoro stesso che asua volta si divide in:
STUDIO DEI METODI che consiste nella rilevazione sistematica delle modalità conle quali viene compiuto un lavoro al fine di proporre l’introduzione di metodioperativi più semplici e razionali destinati a ridurre i costi di produzione.
STUDIO DEI TEMPI che consiste nell’applicazione di tecniche che tendono astabilire il tempo occorrente ad un operatore qualificato per sviluppare una attivitàspecifica ad un definito livello di prestazione.
Nelle due pagine successive sono riassunte le finalità specifiche dello studio dellavoro ed è riportato nella seguente figura lo schema dello studio del lavoro.
Studio delLavoro
Studio dei metodiPer semplificare il lavoro E sviluppare metodi più
Economici pereseguirlo
Studio dei metodiPer semplificare il lavoro E sviluppare metodi più
Economici pereseguirlo
Misurazione del lavoroPer determinare
Il tempo necessario pereseguirlo
Misurazione del lavoroPer determinare
Il tempo necessario pereseguirlo
Produttività
Studio delLavoro
Studio dei metodiPer semplificare il lavoro E sviluppare metodi più
Economici pereseguirlo
Studio dei metodiPer semplificare il lavoro E sviluppare metodi più
Economici pereseguirlo
Misurazione del lavoroPer determinare
Il tempo necessario pereseguirlo
Misurazione del lavoroPer determinare
Il tempo necessario pereseguirlo
Produttività
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 45
Naturalmente l’analisi del lavoro si applica anche ogni qualvolta sia necessariomodificare i prodotti o i processi /lavorazioni. Le finalità dello studio del lavoro sono:
q Utilizzazione razionale degli impianti, macchine e attrezzature;q Miglioramento dei posti di lavoro con l’eliminazione dei movimenti non
necessari;q Riduzione della fatica della manodopera;q Garantire la sicurezza del lavoro;q Determinare degli standard di produzione;q Aumento della produttivitàq Determinazione del costo del prodotto;q Consentire una corretta programmazione della produzione;q Definizione di sistemi di incentivazione.
Nella figura che segue sono riportati gli schemi dei vari tipi di produzione che hannocome è possibile considerare una enorme influenza sulla disposizione in pianta delmacchinario delle officine chiamato LAY-OUT. Si possono considerare due tipiprimari di processi che a loro volta assumono caratteristiche specifiche in funzionedella varietà e dei volumi dei prodotti stessi
ProduzioneContinua(di serie)
In linea
A lotti
A flusso
A catena Produzionediscontinua
(per commessa)
Commessa in serie
Commessa unica
ProduzioneContinua(di serie)
In linea
A lotti
A flusso
A catena Produzionediscontinua
(per commessa)
Commessa in serie
Commessa unica
mentre di seguito è riportata una utilissima matrice che mostra i vari tipi diproduzione legati ai vari tipi di processo.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 46
In pratica avviene che sia che si fabbrichino prodotti standardizzati che prodottispecifici o personalizzati, la produzione può avvenire sempre e solo su ordinazione osu previsione interna. Pertanto tentiamo di dare alcune definizioni delle varietipologie di produzione:
PRODUZIONE A LOTTI: - le operazioni vengono eseguite l’una dopo l’altra nellasequenza stabilita dal ciclo produttivo, generalmente dopo aver completata lalavorazione di ogni singola operazione.
PRODUZIONE A FLUSSO: - E’ caratterizzata da linee di produzione al limitedistinte per prodotto, costitute da un insieme di posti di lavoro su ciascuno dei quali sieffettua sempre la medesima operazione tecnologica secondo una successioneprestabilita in cui la quantità ed il tipo di produzione richiesta sono sempre costanti enon modificabili dall’attività del lavoratore.
Esiste una variante della produzione a flusso che prende il nome di GROUPTECHNOLOGY che prevede sempre dei flussi,ma in parallelo e più brevi che se daun lato ha il vantaggio di aver una maggiore flessibilità sul mix e sui volumi,dall’altro richiede più macchine e manodopera polivalente.
IngegneriaImpiantisticaOpere civiliGrande cantieristica navaleApparecchiature scientifichePrototipi
Produzioni artigianaliProduzioni di beni strumentaliComponenti meccaniciNautica da diportoVetture fuori serie
Farmaceutica chimica e fineMobilificiCalzaturifici industrialiAbbigliamento
Automobili di serieElettronicaElettrodomestici
PetrolchimicaChimica di baseMetallurgicaEstrattivaAlimentare (non stagionale)
PROGETTO
OFFICINA(JOB SHOP)
A LOTTI(BATCH)
PROCESSO IN LINEA (LINE)
PROCESSOCONTINUO
IngegneriaImpiantisticaOpere civiliGrande cantieristica navaleApparecchiature scientifichePrototipi
Produzioni artigianaliProduzioni di beni strumentaliComponenti meccaniciNautica da diportoVetture fuori serie
Farmaceutica chimica e fineMobilificiCalzaturifici industrialiAbbigliamento
Automobili di serieElettronicaElettrodomestici
PetrolchimicaChimica di baseMetallurgicaEstrattivaAlimentare (non stagionale)
PROGETTO
OFFICINA(JOB SHOP)
A LOTTI(BATCH)
PROCESSO IN LINEA (LINE)
PROCESSOCONTINUO
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 47
PRODUZIONE IN LINEA:- E ‘ caratterizzata da linee di produzione costituite dauna successione di posti di lavoro o stazioni , su ciascuno dei quali si effettua semprela medesima operazione tecnologica, operando su di una serie di parti staccate(stoccate a lato della linea ) di un prodotto finale che si spostano lungo la linea amezzo di un sistema meccanico a velocità continua ed uniforme oppure a scatti. Iltempo massimo a disposizione nella stazione si chiama tempo di stazione o cadenza.Il valore totale della produzione si ottiene dividendo per la cadenza i minutidisponibili . Ad esempio se una linea ha una cadenza di 3 minuti significa chel’operaio ha tre minuti di tempo per completare nella stazione il suo lavoro, se silavora su di un turno di 8 ore cioè di 480 minuti la produzione sarà di 480/3 = 160pezzi. La saturazione individuale invece rappresenta la percentuale riferita allacadenza del tempo di lavoro assegnato ad un singolo operaio cioè se nella stazione siè riusciti ad assegnare ad un operaio un lavoro la cui somma dei tempi parziali è di2,5 minuti, la saturazione sarà di 2,5/3x100 = 83.333%.
PRODUZIONE A PUNTO FISSO O AD ISOLA:- E caratterizzata da una posizioneprestabilita presso la quale far convergere tutti i materiali, le attrezzature, imacchinari interessati al processo.
Ognuno di tali tipi di produzione presenta vantaggi e svantaggi e qualche volta èaddirittura imposto dal tipo di produzione /prodotto.
Nella fig.seguente sono riportati i simboli che si utilizzano nell’analisi dei flussi, insede di analisi del metodo. Sono ormai riconosciuti a livello internazionale estandardizzati.
In un processo produttivo, dal punto di vista logistico, si possono individuareEssenzialmente:
OPERAZIONI
• TRASFORMAZIONI (geometriche, fisiche, chimiche)• spostamenti• soste (non identificabili come scorte)• ispezioni e controlli
MAGAZZINI (che comprendono anche quantità in movimento, ma con precisefinalità di polmone di disaccoppiamento o serbatoio)
SIMBOLOGIA
In un processo produttivo, dal punto di vista logistico, si possono individuareEssenzialmente:
OPERAZIONI
• TRASFORMAZIONI (geometriche, fisiche, chimiche)• spostamenti• soste (non identificabili come scorte)• ispezioni e controlli
MAGAZZINI (che comprendono anche quantità in movimento, ma con precisefinalità di polmone di disaccoppiamento o serbatoio)
SIMBOLOGIA
Nelle figure successive sono riportati alcune tipologie di flussi con l’utilizzo dellasimbologia surriportata e con la loro specifica utilizzazione.: - Monolineare, -Apettine,- Convergente,-Divergente, - convergente /divergente.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 48
Linea 1
Linea 2
Linea 3
Linea 4
Linea di m
ontaggio principale
Linea 1
Linea 2
Linea 3
Linea 4
Linea di m
ontaggio principale
Come si vede l’impianto è formato da una linea principale di montaggio verso la quale cocnorrono,in sequenza, le linee 1-4; lungo esse si attuano altrettatnti flòussi produttivi per la fabbreicazione disemilavorati che anrdranno poi ad essere montati tutti insieme sulla linea principale per costituire ilprodotto finito. Ilmovimento dei pezzi avviene attraverso nastri trasportatori o carrelli. E’ un flussotipico delle aziende automobilistiche.
Linea 1
Linea 2
Esempi: industria elettrodomestici
Esempi: industria tessile
Esempi: industria mobili
Linea 1
Linea 2
Esempi: industria elettrodomestici
Esempi: industria tessile
Esempi: industria mobili
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 49
I Processi di produzione nelle aziende manifatturiere di servizi
AMBIENTE
Organizzazione
Inputmaterie prime
Outputprodotti e servizi
Processodi trasformazione
Unità
Gestionedei materiali
Lavorazione Controllo
Assemblaggio
AMBIENTE
Organizzazione
Inputmaterie prime
Outputprodotti e servizi
Processodi trasformazione
Unità
Gestionedei materiali
Lavorazione Controllo
Assemblaggio
Tecnologie manufatturiere1. Prodotto tangigile2. I prodotti possono essere
immagazzinati per un consumo successivo
3. Capital intensive4. Scarsa interazione con il
cliente5. L’elemento umano può essere
meno importante6. La qualità è misurata
direttamente7. Sono accettabili tempi di
risposta più lunghi8. Il luogo di produzione è
moderatamente importante
Tecnologie per i servizi1. Prodotto intangibile2. La produzione e il consumo
avvengono simultaneamente3. Lavoro e knowledge intensive4. Interazione con il cliente
generalmente alta5. Elevata importanza
dell’elemento umano6. La qualità è percepita e difficile
da misurare7. È generalmente necessario un
rapido tempo di risposta8. Il luogo di erogazione è
estremamente importante
ServiziLinee aeree, hotel, consulenza,
assistenza sanitaria, studi legali
Prodotti e serviziFast-food, cosmetici,
agenzie immobiliari, agenzie di intermediazione,
negozi di vendita
ProdottoProduttori di bibite,
aziende siderurgiche,aziende automobilistiche,
stabilimenti di produzione alimentare
Tecnologie manufatturiere1. Prodotto tangigile2. I prodotti possono essere
immagazzinati per un consumo successivo
3. Capital intensive4. Scarsa interazione con il
cliente5. L’elemento umano può essere
meno importante6. La qualità è misurata
direttamente7. Sono accettabili tempi di
risposta più lunghi8. Il luogo di produzione è
moderatamente importante
Tecnologie per i servizi1. Prodotto intangibile2. La produzione e il consumo
avvengono simultaneamente3. Lavoro e knowledge intensive4. Interazione con il cliente
generalmente alta5. Elevata importanza
dell’elemento umano6. La qualità è percepita e difficile
da misurare7. È generalmente necessario un
rapido tempo di risposta8. Il luogo di erogazione è
estremamente importante
ServiziLinee aeree, hotel, consulenza,
assistenza sanitaria, studi legali
Prodotti e serviziFast-food, cosmetici,
agenzie immobiliari, agenzie di intermediazione,
negozi di vendita
ProdottoProduttori di bibite,
aziende siderurgiche,aziende automobilistiche,
stabilimenti di produzione alimentare
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 50
Configurazioni e carateristiche delle organizzazioni di servizi e prodotti
tecnichetecnicheinterpersonaliinterpersonaliCompetenze enfatizzateCompetenze enfatizzate
minoreminoremaggioremaggioreLivello di competenze Livello di competenze dei dipendentidei dipendenti
Risorse umane:Risorse umane:maggioremaggioreminoreminoreFormalizzazioneFormalizzazionecentralizzatocentralizzatodecentralizzatodecentralizzatoProcesso decisionaleProcesso decisionalebassabassaelevataelevataDispersione geograficaDispersione geografica
moltimoltipochipochiRuoli di confine separatiRuoli di confine separatiStruttura:Struttura:
ProdottiProdottiServiziServizi
tecnichetecnicheinterpersonaliinterpersonaliCompetenze enfatizzateCompetenze enfatizzate
minoreminoremaggioremaggioreLivello di competenze Livello di competenze dei dipendentidei dipendenti
Risorse umane:Risorse umane:maggioremaggioreminoreminoreFormalizzazioneFormalizzazionecentralizzatocentralizzatodecentralizzatodecentralizzatoProcesso decisionaleProcesso decisionalebassabassaelevataelevataDispersione geograficaDispersione geografica
moltimoltipochipochiRuoli di confine separatiRuoli di confine separatiStruttura:Struttura:
ProdottiProdottiServiziServizi
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 51
La scomposizione del lavoro
Proviamo a dare alcune definizioni importanti:
-PROCESSO: insieme programmato di attività che permette di realizzare un prodottocomplesso di caratteristiche ben definite. Esso può essere suddiviso in cicli.
-CICLO DI LAVORO: Successione logica di azioni atte a trasformare un materialeindefinito o grezzo in un elemento utilizzabile per ottenere il prodotto finale. Essopuò essere suddiviso in operazioni
-OPERAZIONE: Intervento che svolto secondo il modo (metodo) migliore realizzasullo stesso pezzo o in una medesima postazione,una parte definita del ciclo. Essapuò essere suddivisa in fasi o operazioni elementari.
-OPERAZIONE ELEMENTARE: Parte dell’operazione, costituita da un insieme dimovimenti semplici, facilmente individuabili, di facile misurazione e valutazione.Essa può essere suddivisa in micromovimenti.
-MICROMOVIMENTO :E’ il movimento elementare degli arti, del busto degliocchi, che rappresenta il massimo livello pratico di analisi realizzabile per unaqualsiasi attività lavorativa.
Vediamo adesso come si possono definire le OERAZIONI:
-OPERAZIONE LIBERA: E’ una operazione prettamente manuale, la cui durata puòoscillare entro ampi spazi o limiti in funzione dei livelli di prestazione volutamenteassunti da chi opera. Per esempio : il confezionamento di una borsa o di cucitura diuna tomaia sulla suola.
-OPERAZIONE LIMITATA: E’ una operazione manuale la cui durata è semprefunzione del livello della prestazione dell’addetto, ma resta contenuta entro i limitimassimi e minimi dovuti all’influenza dei vincoli tecnologici o impiantistici. Peresempio :foratura con trapano sensitivo o, verniciatura con aerografo.
-OPERAZIONE VINCOLATA: E’ un insieme di operazioni elementari, manuali etecnologiche, la cui durata è influenzata da vincoli di automazione. Per esempio:tornitura del diametro esterno di un ingranaggio oppure tutte le operazioni dimontaggio in linea.
-OPERAZIONE TECNOLOGICA: E’ quella operazione dove comanda la macchinaautomatica e la cui durata dipende soltanto dai parametri tecnici imposti. Per esempio: pressofusioni in P.V.C. o in leghe leggere.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 52
--L’ANALISI DEI TEMPI DI LAVORAZIONE
Tale metodologia consente di scoprire, ridurre o addirittura eliminare il tempo nonproduttivo, cioè il tempo nel quale non viene eseguito lavoro utile al processo cioèancora che aggiunge valore al pezzo, indipendentemente dalla causa che lo hagenerato.
Fra le tecniche dirette di misura dirette, ricordiamo :
v Il cronometraggio globale
v Il cronometraggio analitico o rilievo cronotecnico
v Il metodo delle osservazioni istantanee = work-sampling
v Il rilievo cinematografico
v La registrazione automatica
Fra le tecniche indirette di misura ricordiamo:
Ø la stima
Ø il confronto
Ø la sintesi dei tempi standard
Ø i sistemi dei tempi predeterminati nei vari sistemi in genere americani
Esistono numerosi termini utilizzati nell’analisi del lavoro ma uno dei più importantiè quello con cui si valuta o corregge il tempo rilevato che va sotto il nome di“EFFICACIA”. Nella tabella di fig 9|3 sono riportati nelle varie scale i coefficienti divalutazione dell’efficacia.
Alla fine dell’analisi del lavoro tra gli indici da tenere sotto controllo sono importanti,perché incidono sui costi e quindi sulla produttività sia il rendimento chel’efficienza.
IL RENDIMENTO : Si intende R= tempo assegnato/tempo consuntivato al nettodelle perdite tecniche come:; scarti, montaggi fuori sequenza, operazioni extra ciclo,materiali non a disegno, macchine o attrezzature carenti o diverse dalle previste etc edelle perdite organizzative come : mancanza materiale d/i guasto macchina /impiantoattrezzatura, mancanza lavoro da monte impossibilità a scaricare per mancatoassorbimento a valle, attesa collaudo attesa trasporto, mancanza energie, etc…
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 53
L’EFFICIENZA: Si intende espresso in % il limite di conseguimento degli obiettiviassegnati per un determinato periodo gestionale .
LA PRODUTTIVITA’: Si intende l’uso efficiente ed efficace delle risorse impiegatenella produzione di beni e servizi. Esso viene di solito espresso :
P=N°PRODOTTI / RISORSE IMPIEGATE.
Prima di chiudere anche questo capitolo vorrei esaminare brevemente le varie formedi retribuzione previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro (C.C.N.L.) e daredei brevissimi cenni di ERGONOMIA.
Fra le forme di retribuzione si distinguono :
-a tempo o ad economia che viene commisurata sulle ore di presenza lavorate inazienda.
- a cottimo individuale e collettivo che viene commisurata oltre quella in economiaquando il vincolo lavorativo viene superato dall’abilità del singolo. Con decorrenza1/1/1996 dovrà essere garantito un utile di cottimo non inferiore al 3,5% della pagabase.
Come si stabilisce l’ammontare della Retribuzione?
• CONTRATTAZIONE COLLETTIVA (Nazionale, territoriale, aziendale)
MINIMI CONTRATTUALI
• CONTRATTAZIONE INDIVIDUALE (Superminimi, premi, benefit)
• PRASSI AZIENDALE (sistema premiante e politica retributiva)
Come si stabilisce l’ammontare della Retribuzione?
• CONTRATTAZIONE COLLETTIVA (Nazionale, territoriale, aziendale)
MINIMI CONTRATTUALI
• CONTRATTAZIONE INDIVIDUALE (Superminimi, premi, benefit)
• PRASSI AZIENDALE (sistema premiante e politica retributiva)
Parliamo adesso di ERGONOMIA: Si definisce tale scienza come la progettazioneintegrata del sistema: UOMO-MACCHINA-AMBIENTE- avente come obiettivoquello di ribaltare la tendenza Tayloristica di adattare la macchina all’uomo e nonviceversa.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 54
Come sistema uomo- macchina si prefigge la semplificazione di funzionamento e deidispositivi di comando delle macchine, nonchè lo studio dettagliato del posto dilavoro per migliorare addirittura la postura del lavoratore.
Come sistema uomo ambiente si prefigge di migliorare, tra l’altro:
- il microclima,
- l’illuminazione,
- il livello del rumore,
- il livello delle vibrazioni,
- il livello dell’inquinamento
- la diminuzione della fatica.
Per poter evitare sovrapposizioni di compiti o addirittura carenza degli stessi, è buonanorma redigere il manuale aziendale dell’organizzazione che riporterà in dettaglio :La Struttura, gli Organigrammi che sono la rappresentazione grafica di dettagliodella struttura stessa ; l’indicazione delle persone che svolgono le attività previste conla definizione delle attività stesse ed i legami gerarchici o funzionali che esistono frale attività e quindi fra le persone. Riporteranno ancora gli Organici che sono lequantità di persone addette ad una attività specifica, suddivise per inquadramentocioè: dirigenti,funzionari impiegati ed operai a loro volta divisi per livellocontrattuale. Nello stesso documento verranno ancora indicate di dettaglio ledescrizioni delle Funzioni, delle Attività e delle mansioni. In quest’ultimo caso siparlerà di JOB-DESCRIPTION.
Esempio di scheda per la job description
1° livello di approvazione <capo>2° livello di approvazione <titolare della posizione>
Data
SCOPO <obiettivo della posizione>
DIMENSIONE <n. dipendenti diretti e ind., costo del lavoro, ecc.>
QUADRO DI RIFERIMENTO O SCENARIO<indicazioni sulle intenzioni e motivazioni dell'azienda in merito allaposizione>
FINALITA' <specificazione delle responsabilità dirette, condivise econtributorie>
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 55
In particolare otre un inquadramento generale dell’ufficio e/o reparto nel quale siopera con riferimento diretto agli organigrammi, viene descritta l’attività dell’ufficioe del posto di lavoro specifico. Si precisa ancora se vi sono dipendenti ed in chequantità e qualifica. Si precisa anche se i compiti descritti sono temporanei, oppurestabilizzati.Si passa poi alla descrizione della programmazione sequenziale del lavorosvolto,cercando di suddividere fra le informazioni principali quelle emesse da quelleimmesse e come tali informazioni vengono elaborate. Laddove sia necessario opossibile si disegna un diagramma di flusso dei principali collegamenti che poi riunitiinsieme con una lunga operazione di collage daranno luogo ad un megaflussogenerale per i processi più importanti ; ad esempio per le materie prime,larappresentazione grafica delle operazioni e delle informazioni,dalla programmazioneai fornitori fino all’alimentazione delle linee.Una volta completata la Job-description, qualora sia necessario, si può procedere allavalutazione della stessa posizione attuando quella che si chiama: JOB-EVALUATION . Si procede esaminando e giudicando in collaborazione del capodiretto i livelli di autonomia ed iniziativa della posizione in esame.Si intende per autonomia il livello di indipendenza nei confronti del proprio lavorogiudicando su scala quaternaria le prescrizioni ed il controllo.Si intende per iniziativa il livello di indipendenza nei confronti dell’esterno,valutando sempre su scala quaternaria la definizione dei risultati e delle risorse.Si passano infine ad esaminare le conoscenze specifiche indispensabili perl’inserimento nella posizione, la professionalità, la scolarità ed infine la necessità omeno di coordinare il lavoro di altre posizioni, con l’esame del livello dei rapporticon l’esterno.A questo punto su di un modello di sintesi si riportano le valutazioni per ogni singolocompito. La media pesata dei vari punteggi raggiunti definisce il livello ol’inquadramento della posizione.E’ altresì evidente che tale lavoro organizzativo può essere fatto in fase preventivadefinendo un profilo teorico della mansione per selezionare il personale adattoquando si devono ricoprire incarichi scoperti oppure a consuntivo per esempio,perpromuovere un dipendente in una posizione di livello superiore.Quando infine in funzione di analisi organizzative si ritiene di dover unificare due opiù posizioni in una struttura differente o in una organizzazione più snella si parla diJOB –ENRICHMENT .Invece quando si tende a ridurre le posizioni in organico per qualunque motivo epassare da due o più posizioni ad una sola si parla di JOB-ENLARGEMENT .Per concludere il manuale dell’organizzazione riporterà l’insieme dellePROCEDURE aziendali . Si intende per procedura la descrizione minuziosa intermini di compiti e responsabilità e flusso addirittura, oltre che delleinformazioni,anche della documentazione ; arrivando a specificare il numero dellecopie dei documenti che sono necessari a svolgere una determinata attività in manierauguale per tutti perché non vi siano dubbi sui comportamenti. Ad esempio si parla di
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 56
procedure che regolano l’acquisto di materiali e prestazioni su piazza; che regolano levisite mediche aziendali; che regolano come si debbano introdurre modifiche sulprodotto e così via.Per aziende molto diversificate in termini per esempio geografico, l’abilitàdell’estensore della procedura è quella di cogliere l’essenza delle norme, lasciandoalla sensibilità dell’utente di servirsi della copia in più o in meno per i suoi usispecifici e quindi di redigere procedure “quadro” non burocraticizzate.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 57
Capitolo 4: IL COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO
- Il coordinamento organizzativo nascedall’esigenza di armonizzare il funzionamentodelle singole unità produttive e tra queste,collocate a livelli diversi della strutturaorganizzativa.
- Esso si riferisce a:1. alla coerenza degli obiettivi tra le diverse unità, sia verticale
che orizzontale;2. alle modalità realizzative delle prestazioni ed alla loro
economicità;3. al tempo ovvero alla sincronizzazione nell’avanzamento
delle attività tra loro collegate.
- Fattori che influenzano l’esigenza del coordinamento:1. il grado di differenziazione fra le unità;
2. l’interdipendenza fra le unità;
3. l’incertezza del compito ovvero la complessitàdelle funzioni svolte nelle unità;
4. le dimensioni delle unità.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 58
1. il grado di differenziazione fra le unità
Ovvero quanto e come, diversamente, le unitàsviluppano nel tempo certe caratteristiche, ad esempioin termini di:- orientamento temporale delle attività e delle decisioni;- grado di strutturazione dei compiti;- tipi di obiettivi preminenti;- tipi e modalità di relazioni interpersonali adottate
nell’unità.
- E’ indotto dalle caratteristiche dell’ambiente esternocon cui l’unità è in rapporto nonché dallecaratteristiche progettuali ovvero dai criteri diraggruppamento utilizzati per comporre le unità.
Conclusione
Quanto maggiore sarà il grado didifferenziazione fra una o più unità, tantopiù difficile e complesso sarà ilcoordinamento fra le stesse.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 59
2. l’interdipendenza fra le unità
E’ il collegamento esistente tra le varie unità, in termini di flusso operativo edecisionale.
Tre tipi di interdipendenza:2.1 generica
Unità A Unità B
Quando ogni parte fornisce un contributo discreto separabile dall’insieme ed èsupportata dall’insieme nel senso che da questo tre le risorse necessarie al suofunzionamento (es. divisioni di prodotto di un’azienda multidivisionale).
2. l’interdipendenza fra le unità2.2 sequenziale
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 60
Unità A Unità B
Quando l’output per una unità costituisce l’input per l’altraunità (es. un’unità di produzione che alimenta un’unità dimontaggio).
2.3 reciproca
Unità A Unità B
Quando l’output per una unità costituisce l’input per l’altra unità ed anche il contrario(es. il caso dello sviluppo di nuovi prodotti).
3. l’incertezza del compito
La differenza tra le informazioni necessarie (funzione della diversità degli output,degli input, del livello di prestazione attesa) e le informazioni disponibili (funzionedella capacità di raccoglierle, ovvero della storia dell’organizzazione, dellecompetenze e delle specializzazioni disponibili, del sistema informativo) ovvero leinformazioni da trattare durante lo svolgimento del compito che dipendono dal tipodi decisioni da adottare e dalla tecnologia disponibile. L’incertezza del TASKdipende da
Variabilità Difficoltànumeri di casi eccezionali che si incontrano eche richiedono esecuzioni differenti da caso acaso
complessità del processo di analisi da svolgere
instabilità nel tempo dei compiti assegnati tempo necessario all’analisiinstabilità nel tempo degli inputs necessariallo svolgimento del compito e degli outputsrichiesti
Livello di know-how richiesto
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 61
IL GRADO DI VARIABILITÀ del task determina:
- il livello di standardizzazione (quanto di può tradurre inprocedure)
- il livello di routinizzazione- il livello di meccanizzazione
Quindi, il livello di strutturazione ovvero la possibilità di farricorso a modalità di coordinamento “a preventivo”,relativamente semplici e a basso costo.
IL GRADO DI DIFFICOLTÀ ha influenza organizzativa su:
- il livello di competenza professionale (specializzazione)- il livello di complessità organizzativa ovvero grado e livello
di differenziazione orizzontale e verticale (quantaspecializzazione e quanto coordinamento)
Quindi, influenza i modelli decisionali e soprattutto i modellidi coordinamento ovvero all’aumentare delle difficoltà sidovrà passare gradualmente a modalità di coordinamentosempre più sofisticate e complesse.
IL COSTO DEL COORDINAMENTO
La crescita dell’esigenza del coordinamento, in relazione alla variabilità edifficoltà decisionale, fa crescere il costo del coordinamento medesimo.
1. In generale, nell’ambito delle organizzazioni, si tende a ricercare le soluzioniche, a parità di prestazione, minimizzano i costi, in particolare quelli dicoordinamento.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 62
2. Le prestazioni di una organizzazione sono migliori quando le azioni dellesue parti sono coordinate rispetto a quanto ogni parte dell’organizzazioneagisca in modo indipendente.
Si tratta di bilanciare i costi conseguenti l’esigenza di coordinamento con laconseguente scelta di certe modalità di coordinamento con i costi derivantidall’eventuale mancato coordinamento
COSTI DELCOORDINAMENTO
costoannuo
assenza di completocoordinamento coordinamento
Il livello di coordinamento non va perseguito in assoluto,ma esiste un punto oltre il quale il costo del coordinamento
COSTI DEL MANCATO COORDINAMENTO- es. difettosità- ritardi di consegne- scarsa qualità
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 63
è maggiore dei benefici che produce; è sempre opportunoindividuare dei meccanismi di coordinamento meno costosia parità di coordinamento realizzato o più efficaci a paritàdi costo.
MODALITÀ DI COORDINAMENTO
1 - PROCEDURE E NORME- Si specificano in anticipo quali dovranno essere icomportamenti da adottare, in relazione ai compiti svolti, nellespecifiche situazioni.- Vantaggi:a) si elimina la necessità di trattare ogni situazione come
nuova;b) si assicura stabilità per l’esecuzione dei compiti;c) si garantisce la sostituibilità del personale nel tempo e nei
luoghi.
- Si adatta bene in situazioni ad alta ripetitività di situazionisimili, quindi è tipico delle organizzazioni di grandidimensioni.
2 - PIANI E PROGRAMMI- L’organizzazione si limita a prefissare obiettivi o specifiche
di prestazione, lasciando ai membri la scelta delle modalitàoperative più opportune per realizzare tali obiettivi oprefissando dei programmi che, oltre alla fissazione degliobiettivi, prevedono anche l’entità ed il tipo di risorse dautilizzare.
- Dato il sovraccarico di coordinamento dei livelli più altidell’organizzazione, ne consegue un aumento di delegaverso i livelli inferiori.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 64
- Pone dei problemi di controllo, dato il maggiore grado dilibertà consentito ai subordinati ai quali si fa fronte conaccurata selezione e addestramento, rigorosa selezione dellenecessità di deleghe, controllo di gestione (controllo aposteriori).
3 - GERARCHIA- Agisce a due livelli: 1) identifica la persona a cui rivolgersi
nei casi non previsti dalle procedure; 2) conferma icomportamenti attesi di ruolo attraverso la gestione deimeccanismi di premio/sanzione
- Strumento piuttosto costoso poiché tende ad autoriprodursi
- Ha il vantaggio di essere flessibile, sia nell’uso che nellagestione
4 – RELAZIONI ORIZZONTALI- Creazione o consenso allo stabilimento di relazioni laterali
fra unità e/o posizioni di lavoro e nella conseguenteformulazione congiunta delle decisioni
- Così si sposta il livello decisionale verso il basso ovvero sidecentrano le decisioni senza modificare la strutturagerarchica e senza dover creare gruppi autosufficienti.
- In alcuni casi questo ruolo può assumere carattere formalepiù preciso e la sua funzione diventa quella di rappresentarela direzione superiore nelle decisioni inter-unità per quantoattiene ad una particolare linea di prodotto (es. productmanager) progetto (es. project manager).
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 65
5 – RIUNIONI PROGRAMMATE
- Il coordinamento avviene con la creazione di appositicomitati e/o la convocazione di apposite riunioniprogrammate, con vari tipi di obiettivi: scambio diinformazioni, presa di decisioni, assunzioni di impegnireciproci fra gli enti, ecc.
6 – RIUNIONI NON PROGRAMMATE
- Quando i problemi da analizzare e le decisioni da prenderesono complesse, imprevedibili e non ripetitivi si ricorre agruppi di lavoro e/o riunioni estemporanee.
- Il gruppo di lavoro o la task-force che ne scaturisce ha unadurata definita e agisce in parallelo alla strutturaorganizzativa di base; quando lo specifico problema per cuiil gruppo è stato creato è risolto, il gruppo stesso si scioglie ei componenti rientrano nella loro unità di appartenenza.
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 66
MECCANISMI DI COORDINAMENTO
1. ADATTAMENTO RECIPROCO
2. SUPERVISIONE DIRETTA
3. STANDARDIZZAZIONE DEI PROCESSI DI LAVORO
4. STANDARDIZZAZIONE DEGLI OUTPUT
5. STANDARDIZZAZIONE DELLE CAPACITA’ DEILAVORATORI
1. ADATTAMENTO RECIPROCO
- Coordinamento ottenuto con la comunicazioneinformale; il controllo del lavoro resta nelle mani dicoloro che lo eseguono;
- Utilizzato nelle aziende più semplici;
- Utilizzato anche nelle aziende più complesse;
- Il successo dipende dall’abilità dei soggettinell’adattarsi l’uno all’altro.
2. SUPERVISIONE DIRETTA
- Una persona assume la responsabilità del lavoro dialtri, dando loro ordini e controllando le loro azioni;
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 67
- Coordinamento preventivo attraverso lastandardizzazione.
3. STANDARDIZZAZIONE DEI PROCESSI DILAVORO
- Si specificano o si programmano i contenuti del lavoro
4. STANDARDIZZAZIONE DEGLI OUTPUT
- Vengono specificati i risultati del lavoro ovvero ledimensioni del prodotto o la performance (es. taxi)
5. STANDARDIZZAZIONE DELLE CAPACITA’ DEILAVORATORI
- Viene specificato il tipo di formazione richiesto pereseguire il lavoro.
LA MAGGIOR PARTE DELLEORGANIZZAZIONI COMBINA TUTTI E CINQUE
MECCANISMI
Università di Napoli Federico II – A.A. 2000-2001 - Dipl. di Ing. Meccanica - Economia ed organizzazione Aziendale – Costantino Formica 68
Bibliografia
Aldrich, H. (1979), Organizations and Environmnet, Englewood Cliffs, NJ: Prentice HallArgyris, C., Schon, D.A. (1978), Organizational Learning. A theory of Action Perspective, Reading
(MA), Addison Wesley.Barnard, C. (1938), The Functions of the Executive, Cambridge, MA: Harvard University Press.Berger, L. and Luckmann, T.(1966), The social construction of the reality, Harmondsworth,
Penguin.Burns T., Stalker, G.M. (1978), The Management of Innovation, London: Tavistock.Crozier, M. (1964), The Bureaucratic Phenomenon, London: Tavistock.Fayol, H. (1949), General and Industrial Management, London: Pitman.Giddens, A. (1984), The constitution of society: outline of a theory of structuration, Cambridge,
Polity Press.Gouldner, A. (1973), “Reciprocity and Autonomy in Functional Theory”, in A.W. Gouldner (ed.),
For Sociology, Harmondsworth: Penguin.March, J.B.(1988), Decision and Organization, Oxford, Blackwell LtdMarch J.G., Simon, H. (1958), Organizations, New York: John Wiley.Maslow, A.H. (1943), “A Theory of Human Motivation”, Psychological Review, 50, pp. 370-396.Maturana, H., Varela, F. (1980), Autopoiesis and Cognition: the Realization of Living, London:
Reidl.Mayo, E. (1933), The Human Problem of an Industrial Civilization, New York: MacMillanMerton, R.K. (1968), Social Theory and Socila Structure, New York: Free Press.Miller, J.G. (1978), Living systems, New York: McGraw Hill.Mintzberg, H. (1979), The Structuring of Organization, Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall.Nonaka, I. (1995), “A Dynamic Theory of Organizational Knowledge creation”, Organization
Sciences, vol. 5, n.1.Roethlisberger, F.J., Dickson, W.J. (1939), Management and the Worker, Cambridge, MA: Harvard
University Press.Schein, E. (1985), Organizational Culture and Leadership, San Francisco: Jossey Bass.Selznick, P. (1957), Leadership in Administration, New York: Harper and Row.Senge, P.M. (1990), The fifth discipline: the Art and Practice of the Learning Organization, New
York, DoubleDay Currency.Simon, H. (1947), Administrative Behavior, New York: MacMillanTaylor, F. W. (1911), Principles of Scientific Management, New York: Harper & Row.Weber, M. ((1947), The theory of Social and Economic Organization, London: Oxford University
Press.Weick, K. E. (1976), The Social Psychology of Organization, 2nd edition, Reading (MA), Addison
Wesley.Woodward, Lawrence and Lorsch, Waterman, T.J. Peters, J.R. Phillips (1980), “Structure is not
Organization”, Business Horizons.