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L’assemblea diocesana presso l’auditorium Benedetto XVI

l’assemblea.Più di seicento operatori dalle parrocchieassieme al vescovo per riflettere sulle priorità pastorali

L’urgenza di ripartireda famiglia e giovani

Le sfide del nostro tempo al centro di un eventodallo stile sinodale. «Quando una Chiesa non si incontra mai, non è una vera Chiesa»

DI MARIA NUCCIO

iù di seicento operatoripastorali hanno rispostoall’invito del vescovo Angiuli

che per la prima volta ha convocatoun’assemblea diocesana per dareavvio all’anno pastorale. Nell’introdurre i due punti al centrodella riflessione dell’assemblea, ilvescovo ha sottolineato con profondaconvinzione l’importanza dell’essereChiesa che si incontra e vive ladimensione della comunioneaffettiva ed effettiva, poichè «unaChiesa che non si incontra mai –sostiene il vescovo – non è Chiesa».Per questo motivo, nei diversiincontri che in questi anni si sonosusseguiti nelle foranie, egli hasempre sostenuto la necessità di unostile sinodale per dare forza eincisività all’azione pastorale,stimolando l’intera Chiesa ugentina apercorrere questa strada nellacertezza di ottenere frutti chealtrimenti non maturerebbero. Nella riflessione offertaall’assemblea, a cui è seguito unvivace dibattito, il vescovo si èsoffermato su due documenti cheegli ha prodotto per orientare ilcammino ecclesiale: una letteraredatta in occasione della visitapastorale, e la bozza del documento“Ripartire dal Vangelo delMatrimonio e della famiglia”, laquale focalizza il tema pastorale chequest’anno guarda ai sacramentidell’iniziazione cristiana come tappenecessarie nella trasmissione della

Pfede. La lettera“Ritorniamo avisitare i fratelli” faseguito all’indizionedella visita pastorale,annunciata il 22gennaio 2016 e prepara le parrocchiea viverla con spirito veramentecomunitario a partire dal febbraio2017, quando inizierà effettivamente.Nel testo il vescovo richiama ilsignificato e il valore della visita perla Chiesa particolare, che coinvolgein prima persona il vescovo stesso eciascuna comunità, invitata ascorgere nella sua presenza il BuonPastore che si prende cura del suogregge. Tutta la lettera è comescandita proprio dal desiderio di

“prendersi cura” come risposta aduna precisa domanda contenuta nelrito di Ordinazione del vescovo e chenella visita pastorale trova attuazione.«Questo invito a prendermi cura divoi – scrive Angiuli – assume ora unsignificato più incisivo in riferimentoall’impegno di visitare le vostrecomunità perché rende più concretied espliciti i sentimenti di paternità,di sollecitudine e di amicizia checaratterizzano i nostri rapporti e chesaranno ulteriormente approfonditi

durante i giorni che trascorrerò inmezzo a voi». Così, come il vescovosi prepara con la preghiera e lo studioalla visita pastorale, anche leparrocchie sono invitate a compiereuna preparazione comunitaria con lariflessione e la preghiera, con l’aiutodi un sussidio preparato dall’Ufficioliturgico diocesano. Con la bozza del documento“Ripartire dal Vangelo delMatrimonio e della famiglia”, ilvescovo invita l’intera Chiesadiocesana a riflettere e ad offrire ilproprio contributo per esplicitare,con un progressivoapprofondimento, il tema pastoraleche ha come punto centrale lafamiglia e i giovani, secondo quantopropone il quadro di riferimentoteologico–pastorale per questodecennio “Educare a una forma divita meravigliosa”, promulgato dallostesso Angiuli nel 2014.Nel contesto del percorso pastorale diquest’anno “Famiglia e trasmissionedella fede: i sacramentidell’iniziazione cristiana”, il vescovoha chiesto maggiore attenzione allacentralità da dare all’educazione deigiovani, all’amore e alla famiglia, pertentare una svolta culturale in unasocietà che sembra appiattire esvuotare di senso questi ambiti chesono fondamentali per la crescita e larealizzazione dei giovani. InoltreAngiuli ha sottolineato come latrasmissione della fede non puòfermarsi alla celebrazione deisacramenti, ma deve investire tutti gliambiti con cui si esprime la vita deiragazzi, e pertanto l’impegnopastorale potrà essere fruttuoso sesaprà sfruttare lo stile dell’oratorionel quale tutti i ragazzi, adolescenti egiovani, possono esprimere lapropria vitalità e trovare spazi diformazione e di educazioneimprontati agli autentici valori delVangelo. Sarà questo l’impegno e la direzioneoperativa della nuova équipe dipastorale giovanile che coinvolgerà leenergie di alcuni giovani sacerdoti.

Una svolta fondamentaleurante i lavori dell’assemblea dioce-sana, il vescovo Angiuli ha invitato i

presenti a mettere il sacramento del Ma-trimonio al centro di ogni riflessione pa-storale: «Bisogna intendere l’azione pasto-rale come un impegno globale che si svi-luppa in modo circolare. Il punto di par-tenza diventa anche il punto di arrivo e diripartenza. Tenendo presente questo as-sunto, ci domandiamo: da dove comincia-re per compiere la svolta pastorale che au-spichiamo? Il passaggio fondamentale con-siste nel dare la priorità al sacramento delMatrimonio rispetto all’iniziazione cristia-na dei fanciulli e dei ragazzi. Se ontologi-camente la vita cristiana ha inizio con i sa-cramenti dell’iniziazione cristiana, pasto-ralmente l’avvio deve partire dal sacra-mento del Matrimonio».

D

Èquipe Notre-Dame. «Così il movimentoaiuta gli sposi a scoprire la loro vocazione»

e Èquipes Notre-Dame sono un mo-vimento internazionale di spiritualitàconiugale, all’interno del quale gli

sposi cristiani intraprendono un camminodi fede per riscoprire e vivere la dimensio-ne vocazionale del Matrimonio come Sa-cramento. L’esperienza nasce in Francia nel1939, grazie a Padre Henri Caffarel.Ogni equipe è formata da 4 a 7 coppie conun sacerdote consigliere spirituale. Le duevocazioni diventano complementari e aiu-tano l’equipe a percorrere il cammino inmodo corretto e completo. La riunione sisvolge una volta al mese, a turno in casa

L di ogni coppia, come segno di accoglien-za e di apertura verso i fratelli in Cristo.Il «dovere di sedersi» è forse l’impegno piùoriginale che il movimento propone, per-ché, attraverso il dialogo aperto e sincero,fatto almeno una volta al mese, la coppiaha l’opportunità di riflettere in profonditàe alla presenza del Signore. In diocesi l’«End» è presente con due set-tori. Il settore A si compone di 13 équipes,66 coppie e 10 consiglieri spirituali. Il set-tore B annovera 13 equipes, 68 coppie, u-na vedova e 9 consiglieri spirituali.

Doriana e Salvatore Ancora

La parrocchia evangelizza gli adulti per trasmettere il Vangelo ai piccoli

a struttura di pastorale familiare èsorta nel 1980 per volontà dell’alloravescovo della diocesi, Michele

Mincuzzi, che affidò ad un piccolo gruppoil compito di occuparsi di questo settore. Ilvalore e il significato di quanto c’è oggi valetto alla luce del cammino fatto, dellesollecitazioni e delle iniziative che hannoinciso anche sul piano culturale. Adesempio, la preparazione al matrimonio.Dalle poche esperienze di incontro con ifidanzati si è passati ai “Corsiprematrimoniali”, lasciati alla libera eresponsabile sensibilità dei nubendi. Unasvolta significativa fu la scelta del vescovoMiglietta, che nel 1992, a conclusione diuna settimana di riflessione sulla famiglia,li volle rendere obbligatori. Oggi sono“Itinerari in preparazione al Sacramento”,nella forma di catechesi esperienziale,quasi sempre a livello parrocchiale, guidatada un sacerdote e da una o più coppie, con

L una metodologia attiva, per aiutare igiovani a conoscere la Parola di Dio e acomprendere come può e deve diventareprassi di vita ordinaria. In molte parrocchieé utilizzato un sussidio diocesano, frutto distudio e di esperienza attraverso il contattocon i fidanzati nei percorsi effettuati. Glioperatori, formati nei convegni, seminari,Settimane di studio sulla spiritualitàconiugale, organizzati dall’Ufficio nazionalee dagli altri enti del settore, hanno messo adisposizione della diocesi le competenzeacquisite, impegnandosi in percorsibiennali di educazione all’amore congruppi di giovani, in campi scuola estivi,nell’accompagnamento di gruppi coppieparrocchiali, in percorsi per genitori inparticolar modo delle scuole materne diIstituti religiosi, con molti dei quali è stataed è ancora intensa la collaborazione. Sononati corsi diocesani di formazione sulledinamiche di gruppo, sulla preparazione

dei genitori e dei padrini al Battesimo deifigli, sull’educazione sessuale e su temiscottanti come divorzio, aborto, gender.Due giornate di spiritualità per tutte lecoppie costituiscono tuttora un importantemomento di preghiera comune, come latradizionale “Giornata per la vita”, durantela quale vengono offerte preziosetestimonianze e compiuti gesti disolidarietà. In passato sono state raggiuntele scuole attraverso dei concorsi su temiproposti dai vescovi. Sino ad alcuni anni faalta è stata la partecipazione agli esercizispirituali per coppie e famiglie e ad eventinazionali. La sofferenza di tante famiglieha trovato accoglienza nel “Centro famigliadiocesano”, inaugurato nel 1993 allapresenza di monsignor Charles Wella,esperto Onu per la famiglia. Oggi,trasformato in Consultorio diocesano,opera a Ugento, Taurisano, Montesano.

Mario e Giulia Macrì

«Il cambiamento d’epocache stiamo attraversandorichiede alla Chiesaun nuovo metodo d’azionefatto di accoglienza, rispettoe discernimento evangelico»In tal modo i genitorivengono accompagnatia essere i primi formatoridella fede dei loro figli

DI STEFANO ANCORA *

amiglia e giovani: i soggetti sui quali porre l’at-tenzione, come si evince dal progetto pastoraledella Chiesa ugentina “Educare ad una forma di

vita meravigliosa”. In particolare, la proposta di lavo-ro per quest’anno pastorale coinvolgerà le parrocchiee le famiglie, insieme, nel delicato compito di tra-smettere la fede alle nuove generazioni, a partire dal-l’iniziazione cristiana: tema, un tempo superfluo, e cheora emerge in modo pressante. Molte famiglie, di fat-to, vivono ai margini o lontani della pratica religiosae nonostante ciò chiedono ancora i sacramenti per ipropri figli, legate ad una tradizione di tipo sociolo-gica piuttosto che ad una convinzione di fede. In que-sti casi è necessario seguire la logica biblica del “nonspegnere il lucignolo fumigante”, incoraggiando lasantificazione di queste famiglie, accogliendole e ac-compagnandole alla recezione dei sacramenti per i lo-ro figli. Altre famiglie, ancora poche, almeno in dio-cesi, pur vivendo situazioni moralmente illecite, chie-dono ugualmente i sacramenti per i figli. Anche in que-sto caso si impone un’attenzione pastorale nuova e i-nedita che richiede rispetto e discernimento, perché isacramenti siano celebrati nella verità e con carità.Occorre una profonda riflessione e revisione del mo-do attuale di vivere il percorso dell’iniziazione cri-stiana che superi la scolarizzazione della catechesi afavore della catechesi esperienziale; che coinvolga dipiù le famiglie come protagoniste nella educazionealla fede dei propri figli con percorsi di evangelizza-zione per gli stessi genitori; che le comunità parroc-chiali maturino maggiormente una sensibilità pasto-rale di accoglienza e di discernimento. Il cammino,di certo, è impegnativo e arduo. Il cambiamento d’e-poca attuale pone tutti questi interrogativi e non si puòpiù pensare che tornino i tempi di prima. Il Vangeloseminato con amore e pazienza farà fruttificare il nuo-vo che già avanza.

* vicario per la pastorale

F

DI BENIAMINO NUZZO *

venuto per me il momento di entrare in una relazionepiù profonda con voi e di mettermi in ascolto delle vo-stre gioie e delle vostre speranze e affiancarvi nel vostro

quotidiano cammino di fede». Così esordisce il vescovo Angiulinella lettera alla Chiesa ugentina all’inizio della sua prima visitapastorale. E con l’apostolo Paolo esprime il bisogno di ritornare«a visitare i fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziatola parola del Signore per vedere come stanno» e per «verificare erilanciare gli obiettivi pastorali, contenuti nel documento pro-grammatico “Educare a una forma di vita meravigliosa”», so-prattutto in riferimento alle due grandi attenzioni pastorali ed e-ducative del tempo presente: la famiglia e i giovani. Prendendo lo spunto da una delle domande del rito di Ordina-zione episcopale che recita «Vuoi prenderti cura, con amore di pa-dre, del popolo santo di Dio e con i presbiteri e i diaconi, tuoicollaboratori nel ministero, guidarlo sulla via della salvezza?», e-gli sviluppa in modo semplice e profondo la volontà di “pren-dersi cura” nel nome di Cristo, come servo di tutti, come ammi-

nistratore della divina misericordia, co-me collaboratore della vostra gioia, percantare insieme la gloria di Dio.Sono cinque atteggiamenti che decli-nano lo stile evangelico del Pastore, fat-to di paternità, sollecitudine e amicizia.Con le parole di sant’Agostino, spiegache il compito del vescovo è «pascereCristo, per Cristo e in Cristo, e non vo-ler pascere per sé escludendo Cristo».Ciò richiede una particolare dedizionee un intenso amore a Cristo che diventamodello di amore sponsale e si espri-me attraverso uno sguardo capace diriconoscere, accogliere, rigenerare espendersi senza riserve in un esodo dasé senza ritorno.Mandato dal Padre a governare la suafamiglia, come servo di tutti, il vesco-vo avverte il brivido di assomigliare aCristo, servo di Dio e degli uomini.Questa identità è espressa dal simboli-smo ecclesiale delle insegne episcopa-li che richiamano l’essere maestro e ser-vo premuroso del suo popolo. Comeamministratore della divina misericor-dia, vero programma di vita per tutti,attraverso uno stile di comportamento

e un annuncio gioioso, egli invita a cantare in eterno la miseri-cordia del Signore, con lo stesso ardore di fede di santa FaustinaKowalska. Inoltre il vescovo sollecita a contemplare la gioia che erompe dalcuore di Maria. Il suo Magnificat, consegnato alla Chiesa perchélo prolunghi nei secoli, è anche il magnificat di questa Chiesa sa-lentina dove lo Spirito sta scrivendo storie meravigliose di santitàdi persone semplici che vivono con gioia ogni giorno, accanto aquelle dei servi di Dio don Tonino Bello e Mirella Solidoro. Concludendo la lettera, quasi in punta di piedi, egli chiede ai fe-deli: «Fatemi posto nei vostri cuori» (2Cor 7,2) e auspica che lavisita sia un momento propizio per vivere una più intensa espe-rienza ecclesiale. I frutti saranno copiosi, se insieme, pastore egregge, assumeranno l’impegno di una conversione continua.Raccomanda un’attesa fatta di preghiera, di condivisione comu-nitaria, di collaborazione attraverso gli organismi di partecipazione.Infine, con lo sguardo al futuro, egli invita a rimettere al centrodell’agenda pastorale il Vangelo del Matrimonio e della famiglia,un desiderio che è vivo tra i giovani e che motiva la Chiesa. La vi-sita pastorale sarà un ponte che unirà il cammino già fatto e quel-lo che resta ancora da compiere. E tutto ritorna in laudem gloriae.

* vicario generale

È«

«Vengo come segno di Gesùper incoraggiare e sostenere»

Tela del Buon Pastore

«Ritorniamo avisitare i fratelli»Angiuli illustra con una lettera il valore e il senso della sua prima visita pastorale alla diocesi

Un impegno per le coppie che dura da 35 anni

Nel nome della misericordialcuni appuntamenti scandiscono il mese diottobre. Lunedì 17 ottobre, alle 18:30, pres-

so l’Auditorium Benedetto XVI di Alessano, il prof.Ildebrando Scicolone terrà un convegno, orga-nizzato dalla scuola diocesana di formazione, sultema “I sacramenti: celebrazione della miseri-cordia di Dio”. Avrà luogo giovedì 20, alle 19, inCattedrale la veglia diocesana missionaria, du-rante la quale il vescovo conferirà il mandato a-gli operatori pastorali. Dal 22 al 23, infine, si terràil pellegrinaggio giubileare diocesano a Roma.

A

gli appuntamenti

A cura dell'Ufficio Pastorale diocesano

Piazza San Vincenzo, 173059 - Ugento (Le)tel. 0833.555030fax 0833.955835

email:redazioneavvenireugento@gmail.com

www.diocesiugento.org

UGENTOSANTA MARIA DI LEUCADomenica 16 ottobre 2016

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«Noi, testimoni di una vita che trova senso nel dono»

DI ROCCO MAGLIE

l Centro missionario diocesano è unorganismo che ha il compito di educarealla missionarietà, intesa come

annuncio, testimonianza, cooperazione trale Chiese, dialogo interculturale edinterreligioso, promozione di valori di pace,fraternità e giustizia. La Chiesa, per suanatura missionaria, cammina sulle strade

I

del mondo e vive per annunciare il Vangelo.L’impegno di questo Centro diocesano sicolloca, allora, a servizio della fede delpopolo di Dio per mantenere viva ladimensione missionaria nella pastoraleordinaria della vita della comunità,chiamata a portare la buona notizia delVangelo in tutte le periferie geografiche edesistenziali, come insegna il Papa. Èimportante sottolineare la ferialità di questoservizio, per evitare il rischio di identificarela missione unicamente con le iniziative chesi vivono durante il mese di ottobre,tradizionalmente consacrato al tema dellemissioni.Da diversi anni, i missionari si confrontano,durante l’ora di religione, con i ragazzi ditutte le scuole presenti nel territoriodiocesano, per offrire loro la testimonianzadi uomini e donne che hanno fatto deldono di sé e del servizio il loro stile di vita.

Inoltre, gli animatori missionari incontranopersonalmente i gruppi delle parrocchie, ilclero diocesano, le religiose e i religiosi,preparano la veglia missionaria diocesana,durante la quale tutti gli operatori pastoraliricevono dal vescovo il mandatomissionario. Non mancano occasioni peroffrire a quanti sono più sensibili unaformazione profonda e puntuale: vengonoorganizzati, infatti, dei percorsi tematici dispiritualità e di catechesi che maturino laconsapevolezza e la responsabilità dellachiamata missionaria. Alcuni esempi sonoil convegno missionario diocesano, gliappuntamenti di Missio Italia, i viaggiorganizzati in Rwanda e precisamente nelladiocesi di Kigali, con la quale la Chiesa diUgento ha intessuto da decenni un legamedi cooperazione e collaborazione, attraversoil quale hanno preso corpo alcuni progetticondivisi, il sostegno e le adozioni a

distanza, gli scambi culturali, lepermanenze di alcuni sacerdoti “fideidonum”, dall’Italia in Africa e viceversa. Vivere in uno stato di missione continuadiventa così il modo più bello per metterela propria vita a servizio del Regno di Dio.

Il Centro missionario diocesano e il suo delicato servizio per la fede del popolo di Dio. «Mantenere vivoil desiderio di annunciare il Vangeloperché la buona notizia raggiunga le periferie esistenziali e geografiche»

Una cooperazione concreta tra le Chiese:«Insieme per ridare speranza a un popolo»

ondividere la fede in Gesù significa ancheprendersi cura delle situazioni di miseria

umana, attraverso azioni concrete. In questosolco si inseriscono i progetti di cooperazionemissionaria della diocesi, che è presente invarie nazioni dei diversi continenti. Una presenza del tutto particolare è nelRwanda. Grazie a questa cooperazione,ultimamente hanno preso vita i progetti“Adduzione di acqua potabile a Rulindo” e“Speranza e futuro in Rwanda”. Attraverso il primo progetto si è volutorispondere alla mancanza di acqua nella zonadi Rulindo (circa 15.500 abitanti), situata aNord del paese. Qui erano installate solo 3cisterne, quasi sempre vuote a causa dellamancanza di piogge, costringendo gli abitantia recarsi alla sorgente, distante chilometridalle loro abitazioni. Si è garantito l’accesso adacqua potabile utilizzando le sorgenti dellecolline vicine: una rete di canali e di fontane

C pubbliche offre acqua pulita a tutta la valle. Il progetto “Speranza e futuro in Rwanda”,sovvenzionato dalla Cei, ha avuto comedestinatari circa 500 famiglie, con particolareattenzione alle donne capofamiglia, e oltre200 giovani provenienti da famiglie disagiate.Preziosa la collaborazione dell’IstitutoMadonnina del Grappa e di due volontariitaliani che svolgevano il servizio civile inRwanda. Si è dato ai giovani la possibilità diricevere una formazione culturale e socialematura e responsabile. Sono stati realizzatipercorsi formativo–preventivi sul problemadell’Aids, attivando processi educativi, chepromuovano la dignità della persona. Si èfavorito l’associazionismo e l’accesso almicrocredito per 75 famiglie e giovanicapofamiglia che hanno avviato un’attivitàlavorativa. Sono piccoli gesti di solidarietà, cheriaccendono, però, una speranza nuova.

Silvana Montunato

Via all’indagine sulle virtù di Madre Elisa Martinezrande trepidazione aLeuca per quanto

accadrà il prossimo 17novembre in Basilica. Sarà,infatti, introdotta la causa dibeatificazione di Madre ElisaMartinez, fondatricedell’Istituto “Figlie di SantaMaria di Leuca”, attraversol’insediamento del tribunale,che avrà il compito diraccogliere informazioni etestimonianze sulla serva diDio. Madre Elisa nasce aGalatina nel 1905 e scegliegiovanissima la vita religiosa.Nonostante la salutecagionevole, fonda il nuovoistituto di suore, perraggiungere emarginati,carcerati, madri nubili ebambini abbandonati. Oggi lacongregazione da lei fondataè presente in 3 continenti.

G

Missionarie a Kicukiro in Rwanda

Da diversi anni la diocesi ugentina ha stretto un legame con quella di Kigali in Rwanda. Grazie a questa collaborazione, hanno preso vita i progetti “Adduzione di acqua potabile a Rulindo”, per rifornire una zona scoperta del Nord e “Speranza e futuro in Rwanda”, grazie al quale tante famiglie hanno avuto accesso ad un micro–credito

La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia,cuore pulsante del Vangelo edi proclamarla in ogni angolodella terra, fino a raggiungereogni donna, uomo, anziano,giovane e bambino.

Papa Francesco

«Vattene dalla tua terra verso dove ti indicherò»Ecco i volti e le storie di alcuni dei missionarioriginari della diocesi, ora a servizio degli ultimi

2 Domenica16 ottobre 2016

Dal Salentoai confinidel mondo

DI DAVIDE RUSSO

ono volti di gente sorridente. Sono storie chesi intrecciano. Hanno un denominatorecomune: la loro terra di origine.

Condividono anche il grande sogno di mettere lapropria vita a servizio del Regno di Dio, perdiventare un Vangelo vivente, che attrae con laforza dell’esempio, piuttosto che con laraffinatezza della forma. Sono nati in questaestrema punta d’Italia, il Salento, dove la terrarossa accoglie, da sempre, i raggi caldi del sole,come i passi stanchi dei pellegrini e dei migranti.Terra che si fa casa. Terra che diventa anchegrembo per questi missionari. Qui hannoimparato a conoscere il Vangelo, nelle parrocchiee dai racconti dei parenti, riuniti attorno al fuocodel camino d’inverno o nel giardino davanti acasa, quando si cerca refrigerio dalla caluradell’estate. Un Vangelo semplice, un Diosemplice, che sceglie alcuni e li invia come suoimessaggeri in quelle terre conosciute, fino adallora, solo tra i banchi di scuola durante le ore digeografia. E loro, i missionari di questa terra,hanno detto semplicemente: «Sì». Sonoconsapevoli di aver ricevuto gratuitamente edesiderosi di donarsi gratuitamente. Di terrasalentina è impastato ora un mondo migliore.

S

«Una presenza per la consolazione degli afflitti»ono padre Rocco, da Tricase, missionario della Consolata. Da23 anni vivo in Sudafrica. Evangelizzare, per noi missionari, si

è tradotto in una presenza consolatrice nelle ex città–ghettodella debellata Apartheid, nelle quali c’è ancora molto da fareper raggiungere una convivenza tra le diverse razze. Ho sempreinteso l’evangelizzazione come un cammino di una comunitàche promuove la dignità della persona: così, negli anni, abbiamosostenuto progetti per combattere il flagello dell’Aids, quandodue persone su tre erano infette. Così abbiamo incontrato icarcerati e le loro famiglie, cercando di educare alla nonviolenza. Il nostro impegno è andato anche nella direzione delcontrasto al traffico di esseri umani. È così che sono cresciutitanti “buoni samaritani”: agenti pastorali laici, e vocazioni locali.In poche parole, c’è stata una formazione di comunitàministeriali con uno spirito missionario. Ultimamente ho svolto ilmio servizio a Sud–Est della Repubblica e a breve mi trasferirò inun campo profughi del Regno del Swaziland. Da lì, sosterrò le 17missioni della diocesi a formare le Caritas locali.

Rocco Marra

S

Sud Africa

Un’opera a sostegno delle bambine abusateono Carmelinda, vengo da Presicce e sono una suora Discepola diGesù eucaristico. Da 10 anni vivo nelle Filippine, alla periferia di

Buenavista, nell’isola del Mindanao. Svolgo il mio servizio in unacasa protetta per bambine e ragazze dai 5 a 17 anni, abusatepsicologicamente, fisicamente e sessualmente: un’opera delicata,volta al sostegno delle ragazze e alla cura delle loro ferite. Lavoriamo

perché recuperino autostima efiducia negli altri e lottiamo spessocontro i loro atteggiamentiautolesionisti e persino contro iloro abusatori che continuano aperseguitarle. Desideriamoriportarle ad una vita normale,aiutandole a ritrovare la dignità dipersone. Il buio viene superato,quando alle ragazze si dàl’occasione di esprimere il positivoche hanno dentro, valorizzandolocon lo studio e relazioni buone.Oltre a questo apostolato,abbiamo anche una scuolamaterna a servizio di questoterritorio. In cantiere abbiamo ilsogno di una scuola elementare:

anche i più poveri dovrebbero frequentare la scuola, poiché lamaggioranza di loro, non potendo raggiungere la scuola statale più“vicina”, resta senza istruzione. Bambini analfabeti non potrannomai programmare un futuro migliore. E noi questo non lo vogliamo.

Carmelinda Sergi

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Filippine

«Condividere tutto per portare Cristo a tutti»atteo: un ragazzino, oggi di 30 anni, di un paese del bassoSalento, Taurisano, con tanti desideri nel cuore, un po’

confusi, ma pieno di determinazione. La mia famiglia mi haeducato ai valori cristiani, indicandomi sempre il povero nelquale riconoscere Gesù. Così dopo il diploma, a 19 anni, con unaforte decisione, intrapresi il cammino di consacrazione e diordinazione sacerdotale nell’ordine dei Frati Minori Cappuccinidi Puglia. La svolta missionaria non è stata una novità, ma uncompletamento di un cammino intrapreso in parrocchia con ilMovimento giovanile missionario e concretizzato con lavocazione. Da più di due anni vivo in Albania a Nenshat, in uncentro di periferia dove il tempo sembra quasi essersi fermato.La missione ha come primo obiettivo l’evangelizzazione: farconoscere Gesù e il suo Vangelo. Questo avviene mediantel’annuncio e l’offerta di gesti caritativi, ma soprattuttocondividendo le gioie e i dolori, le ingiustizie e la povertà diquesta gente. Farsi come loro per portare a tutti Cristo: eccocome vivo da sacerdote e frate francescano.

Matteo Di Seclì

M

Albania

«Povera tra i poveri: loro mi annunciano Gesù»ono di Ugento, da 36 anni piccola sorella di Gesú di Charles deFoucauld. Da 26 anni sono in Cile, 20 dei quali nel deserto di

Atacama, insieme ai lavoratori stagionali della frutta. Attualmentevivo nella periferia della capitale con tutto ciò che “periferia” lasciaintendere. La Chiesa di Ugento mi ha annunciato un Gesú concreto,incarnato nella storia. Quando conobbi la famiglia religiosa dellaPiccole sorelle di Gesú, capii chequi avrei trovato quello che poi édiventato realtá: una vitacontemplativa in piena massaumana per gridare il Vangelo conla vita. Vivere povera in mezzo aipoveri, come il lievito che siperde nella massa. Gesú é l’unicomodello che desidero seguireradicalmente. Charles deFoucauld diceva: «Quando hoscoperto che Dio esiste, non hopotuto fare altro che vivere soloper Lui». Oggi sono felice di viverequi, tra gli immigranti haitiani. Iproblemi sono tanti, ma nonmancano gioie, speranze e lotteper costruire un mondo miglioree concretizzare la proposta di Gesú. Spesso mi ripeto: «Ti ringrazioPadre del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose aisapienti e le hai rivelate ai piccoli». Grazie ai “piccoli” checontinuano a rivelarmi Gesú.

Donata Cairo

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Cile

Il gioco come momento di condivisione e scambio tra i piccoli scolari e i missionari

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