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Alberto ZucchiResponsabile Servizio Epidemiologico Aziendale
ATS Bergamo
Alberto ZucchiAlberto ZucchiResponsabile Servizio Epidemiologico AziendaleResponsabile Servizio Epidemiologico Aziendale
ATS BergamoATS Bergamo
Elementi di Epidemiologia:
metodi, strumenti, indicatori
ed esempi applicativi
Elementi di Epidemiologia:
metodi, strumenti, indicatori
ed esempi applicativi
Obiettivi della giornataObiettivi della giornata
Discutere l’apporto dei metodi epidemiologici ai processi di programmazione sanitaria e socio-sanitaria nel contesto attuale
Sviluppare una terminologia comune
Conoscere alcuni elementi fondamentali della metodologia epidemiologica
Discutere lDiscutere l’’apporto dei apporto dei metodi metodi epidemiologici ai processi di epidemiologici ai processi di programmazioneprogrammazione sanitaria e sociosanitaria e socio--sanitaria nel contesto attualesanitaria nel contesto attuale
Sviluppare una Sviluppare una terminologia terminologia comunecomune
Conoscere alcuni Conoscere alcuni elementi elementi fondamentalifondamentali della metodologia della metodologia epidemiologicaepidemiologica
Dal punto di vista etimologico, epidemiologia è una parola composita di origine greca, che letteralmente significa
«discorso riguardo alla popolazione»
“EPIDEMIOLOGIA”““EPIDEMIOLOGIAEPIDEMIOLOGIA”” EPIDEMIOLOGIA
“Studio della distribuzione e delle cause
di malattia nell’uomo”(MacMahon & Pugh,
Epidemiologic Methods, 1970)
“Studio della distribuzione e
dei determinanti della frequenza di malattia
nelle popolazioni umane”
(Hennekens & Buring,
Epidemiology in Medicine, 1987)
“Studio delle malattie e dei fenomeni ad esse
correlati attraverso l’osservazione della
distribuzione e dell’andamento delle
patologie nella popolazione,
l’individuazione dei fattori di rischio che ne
condizionano l’insorgenza e la diffusione,
nonché la programmazione degli idonei
interventi preventivi e curativi attraverso
un’adeguata offerta sanitaria”
(Carlo Signorelli,
Elementi di Metodologia Epidemiologica, 2000)
3 parole chiave:
•FREQUENZA
•DISTRIBUZIONE
•DETERMINANTI
La misura della frequenza di malattia
(cioè il riconoscimento dell’esistenza di un
problema attraverso la quantificazione della sua
presenza nella popolazione) è il primo passo
nello studio delle patologie.
La distribuzione di malattia individua
chi sviluppa una malattia ed in quale
momento/circostanza della sua vita.
L’individuazione dei determinanti
deriva direttamente da frequenza e
distribuzione, poichè per elaborare un’ipotesi
eziologica è necessario conoscere questi due
elementi.
DETERMINANTI
DISTRIBUZIONE
FREQUENZA
KEY WORDKEY WORDKEY WORD TRADUZIONE...TRADUZIONE...TRADUZIONE...
FREQUENZAFREQUENZAFREQUENZA il problema esiste...il problema esiste...il problema esiste...
DISTRIBUZIONEDISTRIBUZIONEDISTRIBUZIONE in sottogruppi particolari...in sottogruppi particolari...in sottogruppi particolari...
DETERMINANTIDETERMINANTIDETERMINANTI a causa di...a causa di...a causa di...
IN SINTESI…
Le fondamentali differenze fra il clinico e l'epidemiologo possono essere così descritte:
•il clinico si occupa della diagnosi e terapia di malattie nel singolo individuo;
•per l'epidemiologo, invece, il singolo non ha alcun valore (se non in quanto parte di una popolazione);
•il compito del clinico è quello di 'curare' un ammalato;
•il compito dell'epidemiologo è quello di studiare (al fine di prevenire) le malattie in popolazioni confrontando gruppi (o sottopopolazioni) di soggetti sani con gruppi di soggetti ammalati.
Differenze tra epidemiologia e clinicaDifferenze tra epidemiologia e clinica: in sintesi…
Epidemiologia
IL RAPPORTO DI CAUSA-EFFETTO
IN EPIDEMIOLOGIA:
GLI STRUMENTI, IL PRODOTTO, IL FINE
••FREQUENZAFREQUENZA
••DISTRIBUZIONEDISTRIBUZIONE
••DETERMINANTIDETERMINANTI
LE 3 PAROLE-CHIAVE TENDONO AD
INDIVIDUARE UNA RELAZIONE CHE
SPIEGHI IL FENOMENO ESAMINATO
QUESTA RELAZIONE E’
IL
RAPPORTO DI
CAUSA-EFFETTO
RAPPORTO DI CAUSA-EFFETTO
IL FINE DELLO STUDIO DI QUESTA CONNESSIONE
LOGICA E’ IL TENTATIVO DI SPIEGARE LA REALTA’
OSSERVATA
GLI STRUMENTI CHE POSSIAMO UTILIZZARE SONO
DIVERSI, MA SI RICONDUCONO AL TERMINE DI
“STUDIO”, NELLE SUE VARIE ACCEZIONI (DISEGNO
TRASVERSALE, LONGITUDINALE, SPERIMENTALE,
DESCRITTIVO, ETC.)
IL PRODOTTO DI QUESTI STRUMENTI E’ COSTITUITO
DA “ELEMENTI” UTILI AD ELABORARE (INFERENZA) ED
ENUNCIARE UNA “LEGGE GENERALE”
QUALE E’ LA LOGICA A MONTE
DELL’INTERO PROCESSO ?
In ambito statistico (e scientifico in
generale), si adotta il “metodo
scientifico”:
applichiamo la regola del confronto e
della valutazione per ottenere le
informazioni utili ad elaborare una
“legge generale”
Galileo Galilei fu il primo a strutturare formalmente il “metodo scientifico”
Tutti i modelli di studio OSSERVANO la realtà, MA:
1. L’epidemiologia analitica e descrittiva SI LIMITA ad osservare
la realtà e, senza modificarla, ne trae inferenze
(LOGICA INDUTTIVA)
2. La sperimentazione clinica (epidemiologia clinica, clinical
trials...)
INTRODUCE una modificazione (il farmaco), NE OSSERVA le
conseguenze sulla realtà e ne trae inferenze utili non solo per i
pazienti, ma anche per validare un’ipotesi scientifica e/o ipotizzarne
altre
(LOGICA SPERIMENTALE)
I TIPI DI STUDIO IN
EPIDEMIOLOGIA
Epidemiologia: Epidemiologia: 2 grandi capitoli operativi2 grandi capitoli operativi
Obiettivi di uno studio Obiettivi di uno studio epidemiologicoepidemiologico
Identificare i determinanti del fenomeno (fattori di rischio/protezione)
Stimare la frequenza di un fenomeno (malattia, etc.)
Epidemiologia DESCRITTIVA
Epidemiologia DESCRITTIVA
Epidemiologia ANALITICA
Epidemiologia ANALITICA
Descrive CHE COSA E’il fenomeno in studio (chi, dove, quando, quanto, etc.)
Descrive CHE COSA E’il fenomeno in studio (chi, dove, quando, quanto, etc.)
Raccoglie dati per la Verifica di un’ipotesi(perché si verifica il fenomeno? E’ associato a qualche fattore?, etc.)
Raccoglie dati per la Verifica di un’ipotesi(perché si verifica il fenomeno? E’ associato a qualche fattore?, etc.)
ProtocolloProtocollo--Elementi focaliElementi focali
Indipendentemente dal tipo di studio, si deve Indipendentemente dal tipo di studio, si deve sempre costruire un protocollo di studio/disegno sempre costruire un protocollo di studio/disegno di studio che abbia questi elementi presenti:di studio che abbia questi elementi presenti:
ObiettiviObiettivi
MetodiMetodi
Popolazione in studioPopolazione in studio
Strumenti (ad es. questionari)Strumenti (ad es. questionari)
Tecniche di analisiTecniche di analisi
Aspetti eticiAspetti etici
Conduzione di uno studio Conduzione di uno studio
epidemiologicoepidemiologico
Definizione degli obiettivi della ricercaDefinizione degli obiettivi della ricerca
Analisi delle condizioni di contestoAnalisi delle condizioni di contesto
Redazione di un protocollo di ricercaRedazione di un protocollo di ricerca
Il protocollo dello studioIl protocollo dello studio
Il protocollo di uno studio Il protocollo di uno studio èè la struttura logicola struttura logico--formale di unformale di un’’indagine con i dettagli operativiindagine con i dettagli operativiCondizionando il tipo di dati raccolti e le modalitCondizionando il tipo di dati raccolti e le modalitààdi raccolta, definisce i modi appropriati delldi raccolta, definisce i modi appropriati dell’’analisi analisi e delle dell’’interpretazione dei datiinterpretazione dei datiScegliere la struttura logicoScegliere la struttura logico--formale implica la formale implica la scelta delle caratteristiche da rilevare ed il modo scelta delle caratteristiche da rilevare ed il modo con cui si rilevanocon cui si rilevano
Definizione obiettivi
Individuazione del campodi osservazione e
dei soggetti candidati allo studio
Selezione variabili significative e
degli strumenti di rilevazione
Piano d’analisi dei dati raccolti
Scelta del tipo di indagine eScelta del tipo di indagine edel tipo di rilevazionedel tipo di rilevazione
Individuazione unitàdi rilevazione ed
eventuale campionamento
Struttura logica di un protocollo di Struttura logica di un protocollo di
uno studiouno studioProgettazione dello studioProgettazione dello studio
LL’’obiettivo dello studioobiettivo dello studio deve essere formulato deve essere formulato precisamente. Ogni indagine dovrebbe fornire una precisamente. Ogni indagine dovrebbe fornire una adeguata risposta almeno ad una precisa domanda. adeguata risposta almeno ad una precisa domanda. ((formulata, possibilmente, in termini quantitativiformulata, possibilmente, in termini quantitativi) ) La progettazione dello studio richiede di La progettazione dello studio richiede di avere a priori avere a priori unun’’ idea della analisi finale dei datiidea della analisi finale dei dati. A questo scopo . A questo scopo èèutile provare a definire fin dallutile provare a definire fin dall’’inizio le tabelle chiave del inizio le tabelle chiave del rapporto finalerapporto finalePrima della progettazione Prima della progettazione èè necessario condurre una necessario condurre una ricerca bibliograficaricerca bibliografica sullsull’’argomento che si vuole argomento che si vuole investigareinvestigare
Formulazione di un quesitoFormulazione di un quesito
LL’’obiettivo della ricerca deve essere quello di dare una obiettivo della ricerca deve essere quello di dare una risposta esplicita a un problema definito in maniera risposta esplicita a un problema definito in maniera esplicitaesplicita: : èè necessario per prima cosa conoscere bene necessario per prima cosa conoscere bene ll’’argomento approfondirlo e avere familiaritargomento approfondirlo e avere familiaritàà con i suoi con i suoi vari aspettivari aspettiRispondere in modo chiaro al Rispondere in modo chiaro al quesitoquesito diventa allora diventa allora ll’’obiettivo della ricercaobiettivo della ricerca, che deve guidare tutto il resto , che deve guidare tutto il resto della pianificazionedella pianificazioneÈÈ possibile definire possibile definire quesiti secondariquesiti secondari, cio, cioèè altri aspetti a altri aspetti a cui si può dare risposta nel corso della ricerca, che non cui si può dare risposta nel corso della ricerca, che non sono essenziali e che non devono in alcun modo sono essenziali e che non devono in alcun modo influenzare il perseguimento della risposta al quesito influenzare il perseguimento della risposta al quesito primarioprimario
Rationale di uno studioRationale di uno studio
Il rationale di uno studio Il rationale di uno studio contiene gli elementi del contiene gli elementi del contesto del problema contesto del problema trattato, le sue dimensioni trattato, le sue dimensioni epidemiologiche e le epidemiologiche e le motivazioni che inducono ad motivazioni che inducono ad intraprendere lo studiointraprendere lo studio
Rationale di uno studioRationale di uno studio
Esempio: studio osservazionale dei pazienti con tosseEsempio: studio osservazionale dei pazienti con tosse
Razionale Razionale Descrizione generale del fenomeno (la tosse Descrizione generale del fenomeno (la tosse costituisce il costituisce il meccanismo per liberare le vie respiratorie da secrezioni in meccanismo per liberare le vie respiratorie da secrezioni in eccessoeccesso))Definizione del sintomo (Definizione del sintomo (la tosse la tosse èè definita acuta se dura meno definita acuta se dura meno di 3 settimane, cronica se persiste oltre questo periododi 3 settimane, cronica se persiste oltre questo periodo))Dimensioni epidemiologiche ( Dimensioni epidemiologiche ( incidenza = 5incidenza = 5--40% della 40% della popolazionepopolazione))Motivazioni dello studio ( Motivazioni dello studio ( la corretta diagnosi permette di la corretta diagnosi permette di risolvere il 98% dei casi trattati con la terapia pirisolvere il 98% dei casi trattati con la terapia piùù appropriataappropriata))
• Population: l’insieme di coloro che hanno le caratteristiche per potere far parte dello studio
• Indicator (variabile indipendente): è un test diagnostico o un intervento terapeutico o una condizione di cui ci interessa valutare il rapporto con l’outcome
• Comparator: è la popolazione con cui si confronta quella oggetto dello studio (cioè quella caratterizzata dalla presenza dell’indicator)
• Outcome (variabile dipendente): è il parametro che si deve misurare per valutarne l’eventuale relazione con l’indicator
• Time: è il tempo, stimato in anticipo, che ci occorrerà per completare il nostro studio
PICOT è un acronimo che ricorda gli oggetti fondamentali da prendere
in considerazione per la corretta proposizione di un quesito
Formulazione di un quesito
Elementi di un protocollo di Elementi di un protocollo di
uno studiouno studioLe scelte da operare (spesso indotte dagli scopi Le scelte da operare (spesso indotte dagli scopi delldell’’indagine e dai dati disponibili o rilevabili), riguardano, in indagine e dai dati disponibili o rilevabili), riguardano, in dettaglio:dettaglio:
Fonti datiFonti datiPartecipanti allo studioPartecipanti allo studioDisegno dello studioDisegno dello studioTipo di rilevazioneTipo di rilevazioneBase dello studioBase dello studioDefinizione e ruolo delle variabiliDefinizione e ruolo delle variabiliPiano per lPiano per l’’analisi dei datianalisi dei datiConsiderazioni eticheConsiderazioni etiche
Disegno degli studi epidemiologiciDisegno degli studi epidemiologici
Per motivi etici lPer motivi etici l’’epidemiologia analitica non epidemiologia analitica non può basarsi su può basarsi su esperimentiesperimenti
ll’’assegnazione del livello di trattamento assegnazione del livello di trattamento èè sotto il sotto il controllo dello sperimentatorecontrollo dello sperimentatore
dunque impiega dunque impiega studi osservazionalistudi osservazionalill’’esposizione viene esposizione viene ““vissutavissuta”” (non assegnata) (non assegnata) indipendentemente dallindipendentemente dall’’esecuzione dello studio esecuzione dello studio epidemiologico. epidemiologico.
Disegni dello studio in epidemiologiaDisegni dello studio in epidemiologia
Studi dStudi d’’intervento (sperimentali)intervento (sperimentali)
°° Trial clinici randomizzatiTrial clinici randomizzati
°° Trial di campoTrial di campo
·· a livello individualea livello individuale
·· a livello aggregato (trial di comunita livello aggregato (trial di comunitàà))
Studi osservazionali (non sperimentali)Studi osservazionali (non sperimentali)
°° Studi di coorteStudi di coorte
°° Studi casoStudi caso--controllocontrollo
°° Studi crossStudi cross--sectional (trasversali)sectional (trasversali)
°° Studi basati su dati di routineStudi basati su dati di routine
·· a livello individualea livello individuale
·· a livello aggregato (studi ecologici)a livello aggregato (studi ecologici)
STUDI BASATI SULLE STATISTICHE CORRENTI
Sono i classici studi cui ci si riferisce con il termine EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA.
Sulla base di dati -non necessariamente di natura strettamente sanitaria- raccolti
routinariamente (ad es. nascita, decesso, ricovero
ospedaliero, etc.) si rilevano numerosi aspetti relativi allo stato di salute della popolazione; integrati con altri dati di tipo biologico, sociale, demografico, etc., permettono
la costruzione di un sistema di "indicatori sanitari".
STUDI TRASVERSALI
Sono indagini che permettono di valutare la "prevalenza" di una certa
patologia, ovvero la situazione relativa alla patologia in studio in un preciso momento (teoricamente ad un istante,
detto T0 ).
STUDI CASO-CONTROLLO
Fanno parte delle indagini "longitudinali", insieme agli studi di coorte, poichè si
sviluppano nel tempo. L'andamento degli studi caso-controllo è di tipo retrospettivo, valutando la presenza nel
passato di un sospetto fattore di rischio, relativamente ad un gruppo di soggetti malati
("casi") ed a un gruppo di soggetti sani ("controlli"), pienamente confrontabili per età,
sesso, etc..
Schema di uno studio casoSchema di uno studio caso--controllocontrollo
Esposti(a)
Non esposti(b)
Casi (M1)
(tutti i casi nella popolazione)
Esposti(k c)
Non esposti(k d)
Controlli (M0)(frazione k degli eligibili)
&
(k indipendente da esposizione)
Popolazione in studio(N = P0 + P1)
OR = ad/bc
STUDI DI COORTE
L'indagine prospettica segue nel tempo un certo gruppo di soggetti (inizialmente sani)
che presentino un sospetto fattore di rischio, per valutare l'insorgenza della patologia in
studio. La frequenza d'insorgenza viene quindi comparata o alla popolazione generale o, più frequentemente, con un altro gruppo di soggetti (anch'essi individuati all'inizio dello
studio) non presentanti il sospetto fattore causale.
Esito +
(a)
Esito -
(c)
Esposti(P1)
Esito +
(b)
Esito -
(d)
Non Esposti(P0)
Popolazione in studio(Allocazione non controllata dal ricercatore)
RD = I1 - I0RR = I1 / I0
I1 = a / P1 t I0 = b / P0 t
Schema di uno studio di coorteSchema di uno studio di coorte
Il TEMPO è la chiave… Qual Qual èè il disegno dello studio il disegno dello studio pipiùù appropriatoappropriato ??
A questa domanda A questa domanda èè possibile possibile rispondere rispondere considerando considerando ll’’ambito ambito SPECIFICO di SPECIFICO di ricerca che ricerca che ss’’intende indagareintende indagare
I sei disegni dello studio che si devono conoscere
• Case series--what clinicians see
• Ecological—descriptions,
geographical comparisons
• Cross sectional--survey, a
snapshot in time
• Case-control--compare people
with and without a disease
• Cohort--follow people over time
to see who gets the disease
• Randomised controlled trial
(RCT)--the human experiment
Riferimento:
BMJ
2001;09:261-
304 August
ISSN 0966-
6494
Campi di ricerca e disegni dello studioCampi di ricerca e disegni dello studio
Le terapieLe terapie: per testare l: per testare l’’efficacia di un efficacia di un trattamento terapeutico, di una procedura trattamento terapeutico, di una procedura chirurgica, dei metodi alternativi di offrire un chirurgica, dei metodi alternativi di offrire un servizio sanitario o di altri interventi il disegno servizio sanitario o di altri interventi il disegno dello studio preferito dello studio preferito èè il il trial casuale trial casuale randomizzatorandomizzato (randomised controlled trial)(randomised controlled trial)
Le diagnosiLe diagnosi: per dimostrare se un nuovo test : per dimostrare se un nuovo test diagnostico diagnostico èè valido (ciovalido (cioèè credibile) e affidabile credibile) e affidabile (fornisce risultati coerenti) il tipo di studio (fornisce risultati coerenti) il tipo di studio preferito preferito èè il il cross sectional surveycross sectional survey (dove il (dove il nuovo test viene confrontato con un nuovo test viene confrontato con un gold gold standardstandard) )
Campi di ricerca e disegni dello studioCampi di ricerca e disegni dello studio
Gli screeningGli screening: per dimostrare la validit: per dimostrare la validitàà di test da di test da applicare ad ampi strati di popolazione con lo applicare ad ampi strati di popolazione con lo scopo di individuare una patologia in fase scopo di individuare una patologia in fase asintomatica il tipo di studio ideale asintomatica il tipo di studio ideale èè il il cross cross sectional surveysectional surveyLa prognosiLa prognosi: per determinare qual : per determinare qual èè ll’’esito piesito piùùverosimile di una patologia diagnosticata allo verosimile di una patologia diagnosticata allo stadio iniziale lo studio da preferire stadio iniziale lo studio da preferire èè quello di quello di coortecoorteI fattori eziologiciI fattori eziologici: per determinare se un : per determinare se un potenziale fattore di rischio potenziale fattore di rischio èè associato allo associato allo sviluppo di una malattia gli studi da preferire sviluppo di una malattia gli studi da preferire sono quelli di sono quelli di coorte o caso controllocoorte o caso controllo, a , a secondo di quanto secondo di quanto èè rara la malattiarara la malattia
MISURE IN EPIDEMIOLOGIAMISURE IN EPIDEMIOLOGIAMISURE IN EPIDEMIOLOGIA
Uno delle attivitUno delle attivitàà fondamentali in fondamentali in
epidemiologia epidemiologia èè rappresentata dalla rappresentata dalla
quantificazione delle malattie o di fenomeni quantificazione delle malattie o di fenomeni
ad esse correlati. ad esse correlati.
La conoscenza del numero di individui La conoscenza del numero di individui
ammalati o infetti in una popolazione ammalati o infetti in una popolazione èè
indispensabile per una vastissima gamma di indispensabile per una vastissima gamma di
motivi, fra i quali i pimotivi, fra i quali i piùù importanti sono: importanti sono:
stimare i danni, prevedere l'evoluzione della stimare i danni, prevedere l'evoluzione della
malattia nel tempo, mettere a punto azioni di malattia nel tempo, mettere a punto azioni di
profilassi.profilassi.
Il contare i singoli casi di malattia, Il contare i singoli casi di malattia,
senza fornire alcun significativo senza fornire alcun significativo
riferimento, riferimento, èè raramente utile in raramente utile in
epidemiologia. epidemiologia.
Per ottenere dei dati utilizzabili ed Per ottenere dei dati utilizzabili ed
interpretabili, dobbiamo esprimere i interpretabili, dobbiamo esprimere i
risultati delle nostre misure sotto risultati delle nostre misure sotto
forma di "proporzioni" o "tassi".forma di "proporzioni" o "tassi".
Es.: componenti di un tasso di Es.: componenti di un tasso di mortalitmortalitàà per una malattia infettivaper una malattia infettiva L'insieme degli individui biologicamente
capaci di esprimere l'evento viene detto
««popolazione a rischiopopolazione a rischio»».
Gli individui della popolazione a rischio
che sono soggetti ad uno o più "fattori di
rischio" (assimilabili ai determinanti)
vanno a formare la cosiddetta
««popolazione ad alto rischiopopolazione ad alto rischio»»
"POPOLAZIONE A RISCHIO": quando una popolazione (o un suo sottoinsieme) presenta un rischio, piú o meno elevato, di contrarre
una malattia. In genere, con questa locuzione, si fa riferimento alla popolazione
recettiva ad una determinata malattia.
ANDAMENTO DELLE MALATTIE IN AMBITO DI POPOLAZIONE
ANDAMENTO DELLE MALATTIE IN AMBITO DI POPOLAZIONE
Dipende da:
1. Modalità di diffusione dei fattori causali
2. Distribuzione delle variabili che influenzano l'evoluzione dello stato di rischio
Si presenta secondo 4 modalitàgenerali:
1. ASSENZA2. SPORADICITA'3. ENDEMIA4. EPIDEMIA
ANDAMENTO DELLE MALATTIE IN AMBITO DI POPOLAZIONE
1. 1. ASSENZAASSENZA
CONDIZIONE IN CUI UNA MALATTIA NON E' MAI STATA PRESENTE IN UNA COMUNITA'
O COMUNQUENON VI APPARE DA MOLTISSIMO TEMPO
(DECENNI O SECOLI)
2. 2. SPORADICITA'SPORADICITA'
CONDIZIONE IN CUI UNA MALATTIA SI PRESENTA NELL'AMBITO DI UNA COMUNITA'
OCCASIONALMENTE E CON POCHI CASI.
TALI CASI DEVONO PRESENTARSISEPARATI TRA DI LORO
SIA IN SENSO TEMPORALE(AD INTERVALLI DI TEMPO MOLTO LUNGHI)
SIA IN SENSO SPAZIALE(DISTANTI GEOGRAFICAMENTE COME LUOGO DI
INSORGENZA)
3. ENDEMIA3. ENDEMIA
CONDIZIONE IN CUI UNA MALATTIA SI PRESENTA NELL'AMBITO DI UNA COMUNITA'
•STABILMENTE IN SENSO TEMPORALE
E CON UN
•NUMERO DI CASI PRESSOCHE' COSTANTE
RISPETTO ALLA NUMEROSITA' GLOBALE DELLA POPOLAZIONE
(CIOE' CON UN TASSO DI INCIDENZASOSTANZIALMENTE COSTANTE NEL TEMPO) .
IN RELAZIONE ALLA PREVALENZA DELLA PATOLOGIA,
POSSIAMO POI EFFETTUARE UN'ULTERIORE DISTINZIONE TRA 2 DIFFERENTI SITUAZIONI:
1. ELEVATA ENDEMIA1. ELEVATA ENDEMIA
(IL "TASSO" DI PREVALENZA NELLA POPOLAZIONE E' DI VALORE ELEVATO)
2. BASSA ENDEMIA2. BASSA ENDEMIA
(IL "TASSO" DI PREVALENZA NELLA POPOLAZIONE E' DI VALORE MODESTO)
Es. Tumori, Diabete, etc.
Nel caso di molte patologie di tipo cronico-degenerativo negli ultimi decenni si e' assistito al
passaggio da condizioni di bassa endemia ad alta endemia. Perchè ?
Essenzialmente 2 motivi:
-- Tasso di incidenza progressivamente crescenteTasso di incidenza progressivamente crescente-- Crescente durata della malattia a causa del Crescente durata della malattia a causa del miglioramento diagnostico (diagnosi precoci e miglioramento diagnostico (diagnosi precoci e screening) e terapeutico (sopravvivenza screening) e terapeutico (sopravvivenza aumentata)aumentata)
4. EPIDEMIA4. EPIDEMIA
CONDIZIONE IN CUI L'INCIDENZA DI UNA MALATTIA
NELL'AMBITO DI UNA COMUNITA'
AUMENTA IMPROVVISAMENTE(TALORA DRAMMATICAMENTE
IN TERMINI NUMERICI)SIA IN TERMINI TEMPORALI CHE IN
TERMINI SPAZIALI.
L'EPIDEMIA PUO' INSORGERE IN POPOLAZIONI IN CUI LA MALATTIA E' ASSENTE O
SPORADICA, PER L'IMPROVVISA COMPARSA DEI FATTORI DI RISCHIO
(Es. nuovo ceppo virale, improvviso aumento degli inquinanti ambientali, etc.),
OPPURE IN SITUAZIONI DI TERRENO ENDEMICO, COME EVENTO CASUALE PER L'ACCIDENTALE
AGGRAVARSI DEI FATTORI CAUSALI.
QUALORA CIO' AVVENGA CON REGOLARITA', POSSIAMO PARLARE DI
ANDAMENTO ENDEMO-EPIDEMICO(Es. alcune malattie infettivo: morbillo, etc.)
DEFINIAMO INOLTRE
PANDEMIAPANDEMIAL'ANDAMENTO EPIDEMICO CHE COINVOLGE UN ELEVATISSIMO NUMERO DI PERSONE SU AREE
SPAZIALI ANCHE MOLTO ESTESE(INTERE NAZIONI O CONTINENTI)
(ES. INFLUENZA UMANA)
ANDAMENTO TEMPORALE TIPICO DI UN EPISODIO EPIDEMICO
DISTINGUIAMO 3 FASI:
1. FASE ASCENDENTE
Si distingue per l'elevata incidenza in tempi ristretti e la prevalenza sempre crescente della patologia nella popolazione;
2. FASE DI ACME
La prevalenza rimane costante sui valori di "prevalenza massima" raggiunti
durante la fasce ascendente, a causa di una sostanzialmente pari numerositàtra i casi incidenti di malattia e le guarigioni (o i decessi);
3. FASE DISCENDENTE
L'incidenza tende via via a decrescererispetto al numero di guarigioni e/o di decessi,
portando così anche alla diminuzione della prevalenza.Al termine della 3.a fase l'epidemia può dirsi conclusa.
LE MISURE DI FREQUENZA
ATTENZIONE!
Un elemento di confusione è dovuto al fatto che, in medicina, «tasso» è
invalso in uso quale sinonimo di rapporto o proporzione, in quanto non si
considera la variabile «tempo».
Ad esempio, si parla di «tasso di glicemia» per indicare la quantità di glucosio
presente per unità di volume di un campione di sangue.
Di fatto, spesso «tasso» si usa come sinonimo di «proporzione»: è
importante chiarire/chiarirsi nel contesto specifico!
In sintesi, l’epidemiologia si prefigge tra i suoi
outcome principali:
• la misura della frequenza delle malattie
nella popolazione (misure di prevalenza e
incidenza)
• la misura dell’associazione tra l’evento
malattia e uno o più fattori di rischio (Rischio
Relativo, Odds Ratio, altre misure di rischio)
Le misure epidemiologiche
Le misure epidemiologiche
Per perseguire tali obiettivi l’epidemiologia deve
avvalersi necessariamente delle metodologie
statistiche per tre ordini di motivi:
• controllare la variabilitvariabilitàà "biologica""biologica" del
fenomeno sotto studio
• controllare gli effetti di confondimentoeffetti di confondimento
esercitato da una o più variabili, sulla stima
dei parametri di frequenza o di associazione
• esplorare la presenza di interazionipresenza di interazioni tra
variabili
Le misure di frequenza delle malattie possono descrivere:
• l'insieme di tutti i casi esistenti in un determinato momento ed in una determinata popolazione
• il verificarsi di nuovi casi
PREVALENZA E INCIDENZA
La prevalenza misura il numero di individui di
una popolazione che, in un dato momento,
presentano la malattia.
Poiché il fattore «tempo» - a rigore - non è importante nel
calcolo della prevalenza, questa misura è di tipo statico e
non può essere definita come «tasso» (anche se il
termine “tasso di prevalenza” è ormai invalso in uso);
si tratta invece di una «proporzione» che, quindi, assume
un valore compreso fra 0 e 1
La prevalenza misura il numero di individui di
una popolazione che, in un dato momento,
presentano la malattia.
Poiché il fattore «tempo» - a rigore - non è importante nel
calcolo della prevalenza, questa misura è di tipo statico e
non può essere definita come «tasso» (anche se il
termine “tasso di prevalenza” è ormai invalso in uso);
si tratta invece di una «proporzione» che, quindi, assume
un valore compreso fra 0 e 1
PREVALENZA PREVALENZAALCUNI AUTORI DISTINGUONO 2 TIPI DI PREVALENZA:
1. PREVALENZA PUNTUALE
(n° casi esistenti/pop.totale) in un “punto” nel tempo
2. PREVALENZA PERIODALE
(n° casi esistenti /pop.media) in un “periodo” o intervallo temporale
La prevalenza periodale è una misura “composta” dalla prevalenza puntuale dello starting point,
più i nuovi casi (casi incidenti), più le ricadute.
PREVALENZA
Lo scopo del modello è quello di sottolineare come una variazione di prevalenza di unamalattia possa derivare da una variazione dell'incidenza e/o del decorso della malattia.
Per esempio, i miglioramenti nella terapia di alcune malattie inguaribili (es. AIDS dell'uomo) corrispondono ad una riduzione del flusso attraverso la valvola della mortalità e quindi hanno l'effetto paradossale di indurre un aumento della prevalenza.
D'altra parte, per altre malattie (guaribili) la prevalenza può ridursi parallelamente all'accorciamento del decorso per una più rapida guarigione in seguito alla somministrazione di un farmaco molto attivo; questo effetto, nel modello, corrisponde ad un aumento della portata della «pompa della guarigione». Oppure, la prevalenza può diminuire perché la malattia porta a morte i colpiti più rapidamente (apertura della «valvola della mortalità»)
USO DELLA PREVALENZA
La prevalenza è impiegata nella programmazione sanitaria, in quanto misura l'impatto e la penetrazione che una malattia ha in un
determinato territorio.
Diversamente dall'incidenza, essa può essere determinata attraverso una sola indagine
epidemiologica, esaminando tutti gli individui della popolazione o, più verosimilmente, un
campione rappresentativo.
USO DELLA PREVALENZA
- può stimare il carico di una patologia in una popolazione- poiché riflette sia l’incidenza che la durata, può contribuire al monitoraggio dei programmi di controllo per condizioni croniche- quando non siamo in grado di calcolare l’incidenza, i tassi di prevalenza possono stimare l’importanza di una patologia in una popolazione (avendo ben presente che la prevalenza può non essere una buona stima dell’incidenza!!)- stime periodiche della prevalenza puntuale possono essere utili nel monitorare i cambiamenti dei quadri patologici nel tempo
(CAVEAT: survey trasversali ripetute nel tempo NON SONO l’equivalente di
uno studio longitudinale, e quindi non permettono inferenze etiologiche né stime di mutamenti nel rischio di malattia nel tempo !)
L'incidenza misura il numero di individui che vengono colpiti
dalla malattia in un determinato periodo di tempo.
Essa misura, cioè, il numero di nuovi casi nel periodo di
tempo ed individua il rischio (cioè la probabilità) di
ammalare cui è soggetto un esposto in quella popolazione.
Si può anche dire che l'incidenza misura la velocità di
spostamento dallo stato di salute (assenza di malattia) allo
stato di malattia.
L'incidenza rappresenta la variazione di una quantità (i nuovi
ammalati) per la variazione unitaria di un'altra quantità (il
tempo); essa quindi è una misura dinamica e costituisce un
vero «tasso».
INCIDENZA
DENSITA’ DI INCIDENZA
Il Tasso di Incidenza (densità di incidenza)permette di stimare l'incidenza nelle coorti aperte
dove gli individui possono essere osservati per differenti periodi di tempo:
In inglese (Density Incidence)
D.I.: D.I.:
n.nuovi casi / totale personan.nuovi casi / totale persona--tempo di osservazionetempo di osservazione
L'incidenza è importante nello studio delle cause di malattia
e della loro azione a livello di popolazione: infatti, una
variazione dell'incidenza testimonia una
modificazione dell'equilibrio dei determinanti di modificazione dell'equilibrio dei determinanti di
malattiamalattia,
o una modificazione dello stato di recettività della
popolazione ecc.
In aggiunta alla prevalenza, la valutazione dell'incidenza
risulta utile nella valutazione dell'efficacia di un programma
di prevenzione.
INCIDENZA
INCIDENZA
- è una misura diretta del rischio:ELEVATA INCIDENZA = ELEVATO RISCHIOELEVATA INCIDENZA = ELEVATO RISCHIO
mentre
ELEVATA PREVALENZA NON SIGNIFICA NECESSARIAMENTE ELEVATO RISCHIO
(può semplicemente riflettere una aumentata sopravvivenza)
COSI’ COME BASSA PREVALENZA NON SIGNIFICA NECESSARIAMENTE
BASSO RISCHIO(può essere determinata da un evento rapidamente letale, o da una
terapia efficace molto rapida, o da una bassa incidenza)
IL NON CONSIDERARE ADEGUATAMENTE LA DIFFERENZA TRA
CASI PREVALENTI E CASI INCIDENTI CASI PREVALENTI E CASI INCIDENTI PUO’ ESSERE UNA IMPORTANTE
FONTE DI BIAS !(ad esempio, negli screening ripetuti,
il primo screening raccoglie casi sia prevalenti che incidenti, il secondo solo incidenti)
INCIDENZA
IMPRESSIONI DIFFERENTI DATE DA PREVALENZA ED INCIDENZA:
UN ESEMPIO
Studio di Framingham sulle patologie cardiache, 1950
Lo studio partì con una survey per misurare nel campione di 4469 soggetti la prevalenzaprevalenza di patologia coronarica (CHD,
coronary heart disease);
2 anni dopo la popolazione fu nuovamente osservata per determinare i casi incidenticasi incidenti.
Esaminiamo i tassi di incidenza e prevalenza di CHD per sesso ed età. Quali sono le principali informazioni che le 2 tabelle ci danno ?
Quali sono le principali informazioni che le 2 tabelle ci danno ?
1- dalla tab.1 (tassi di prevalenza) appare
un’identica frequenza dell’evento
tra giovani maschi e giovani femmine
(tasso di 5 per 1000, ratio M/F 1.0);
2- ma dalla tab.2 (tassi di incidenza) appare un
RISCHIO 24 volte maggiore nei giovani maschi rispetto
alle giovani femmine (tassi per 1000 24.2 vs 1.0,
ratio M/F 24.2);
3- il differenziale per sesso declina con l’età.
Prevalenza/Incidenza/DurataPrevalenza/Incidenza/Durata
3 elementi in strettissima connessione3 elementi in strettissima connessione
LE MISURE LE MISURE DI RISCHIODI RISCHIO
•• RISCHIO RELATIVORISCHIO RELATIVO
•• ODDS RATIOODDS RATIO
•• RISCHI ATTRIBUIBILI RISCHI ATTRIBUIBILI (non ne parliamo)(non ne parliamo)
PER CONFRONTARE I RISCHI SONO USATE DIVERSE
MISURE DI ASSOCIAZIONE TRA ESPOSIZIONE MISURE DI ASSOCIAZIONE TRA ESPOSIZIONE E MALATTIAE MALATTIA
LE MISURE DI RISCHIOLE MISURE DI RISCHIO
VENGONO DEFINITE ANCHE
““MISURE DI EFFETTOMISURE DI EFFETTO””,
RAPPRESENTANO
DIFFERENTI CONCETTI DI RISCHIO CONCETTI DI RISCHIO
E SONO USATE PER DIFFERENTI SCOPI
RISCHIO RELATIVORISCHIO RELATIVO
“Quanto è superiore la probabilità tra gli esposti di contrarre la malattia
rispetto ai non esposti?”
Ci avvaliamo, in questo caso, delRISCHIO RELATIVO (“Risk Ratio”),
cioè del rapporto tra l’incidenza negli esposti e l’incidenza nei non esposti.
RR = I e / I non eRR = I e / I non e
RR ovviamente non ci dice nulla sul valore di rischio assoluto (cioè dell’incidenza).
Ad esempio, a valori di RR elevati potrebbero corrispondere valori di rischio assoluto bassi, se la malattia
non è frequente.
MA IL RR CI FORNISCE LA
FORZA DELLFORZA DELL’’ASSOCIAZIONE TRA ASSOCIAZIONE TRA
ESPOSIZIONE E MALATTIAESPOSIZIONE E MALATTIA,,
E QUINDI E’ LA MIGLIOR MISURA D’EFFETTO NEGLI STUDI EZIOLOGICI.
RISCHIO RELATIVO (“Risk Ratio”): rapporto tra l’incidenza negli esposti e l’incidenza nei non esposti.
RR = I e / I non e
In una tab. 2X2 :
F.RISCHIOF.RISCHIO
EVENTOEVENTO PRESENTE ASSENTE
SISI AA BB
NONO CC DD
TOTALETOTALE A+CA+C B+DB+D
RR = [A / (A+C)] / [B /(B+D)]RR = [A / (A+C)] / [B /(B+D)]
EsercizioStudio inglese PROSPETTICO sulla suscettibilità alla rosolia in donne che non
avevano ancora avuto una gravidanza: confronto tra donne di origine asiatica e non
suscettibilità alla rosolia
caratteristica
asiatiche non
asiatiche
SI 161 748
NO 2475 34020
TOTALE 2636 34768
• Calcolare il RR
suscettibilità alla rosolia
caratteristica
asiatiche non asiatiche
SI 161 748 NO 2475 34020
TOTALE 2636 34768
Il RR di suscettibilità alla rosolia per le asiaticherispetto alle non asiatiche è:
RR = (161/2636) / (748/34768) = 2.84
ODDS RATIO
Significa “Rapporto dei vantaggi, delle probabilità”.
Si utilizza negli studi caso-controllo: in questi studi, per la natura retrospettiva dell’indagine, non possiamo derivare l’incidenza
della malattia.
Ma possiamo stimare con buona approssimazione il RR, mediante
il calcolo dell’indice OR, a condizione che:
la patologia abbia (relativamente) bassa incidenza nella
popolazione generale (ad es., malattie croniche)
il gruppo di controllo sia un campione rappresentativo della
popolazione generale per quanto concerne la frequenza della caratteristica studiata
OR= AD /CB
EVENTO
F.RISCHIO SI NO
SI A B
NO C D
TOTALE A+C B+D
esercizio
POTUSPOTUS MalatiMalati CONTROLLICONTROLLI tottot
>1 LT/DIE>1 LT/DIE 100100 5050 150150
< 1 LT/DIE< 1 LT/DIE 400400 750750 11501150
ASTEMIASTEMI 500500 12001200 17001700
tottot 10001000 20002000
Uno studio caso-controllo condotto per valutare il ruolo dell’abitudine all’alcool (su 2 diversi livelli di esposizione)
rispetto all’etiologia del tumore all’esofago ha prodotto questi risultati:
• Calcolare l’OR complessivo (potus si vs potus no)• Calcolare gli OR relativi ai 2 diversi livelli di esposizione
esercizio
POTUSPOTUS MalatiMalati CONTROLLICONTROLLI tottot
>1 LT/DIE>1 LT/DIE 100100 5050 150150
< 1 LT/DIE< 1 LT/DIE 400400 750750 11501150
ASTEMIASTEMI 500500 12001200 17001700
tottot 10001000 20002000
•Calcolare l’OR complessivo (potus si vs potus no)
OR = 1,5
esercizio
POTUSPOTUS MalatiMalati CONTROLLICONTROLLI tottot
>1 LT/DIE>1 LT/DIE 100100 5050 150150
< 1 LT/DIE< 1 LT/DIE 400400 750750 11501150
ASTEMIASTEMI 500500 12001200 17001700
tottot 10001000 20002000
•Calcolare gli OR relativi ai 2 diversi livelli di esposizione
Principali evidenze di Demografia ed Principali evidenze di Demografia ed Epidemiologia in provincia di BergamoEpidemiologia in provincia di Bergamo
La prevenzione, le cure e le innovazioni tecnologiche hanno comportato un miglioramento della vitamiglioramento della vita e un innalzamento della speranza di vita, ma anche un aumento di pazienti che soffrono di patologie cronicheaumento di pazienti che soffrono di patologie croniche.
Serve mantenere e migliorare i livelli raggiuntimantenere e migliorare i livelli raggiunti, in un contesto nel quale alla crescita della domanda sanitaria e socio sanitaria corrisponde una contrazione delle risorse disponibili.
Ai progressi medici-tecnologici, deve seguire un nuovo approccio di cura nuovo approccio di cura
multidisciplinare e integratomultidisciplinare e integrato che assicuri la continuità del percorso assistenziale e garantisca un’appropriata presa in carico del cittadino, “mantenere cronica” la cronicità il più possibile, garantendo al soggetto il miglior compenso clinico, ritardando il più possibile il danno d’organo con le conseguenze in termini di invalidità/disabilità.
LE TEMATICHE GENERALI
DEMOGRAFIA
EPIDEMIOLOGIA
IL SISTEMA DI OFFERTA
IL QUADRO DI CONTESTO
96
La piramide dell’età della popolazione bergamasca rappresenta la struttura di una popolazione in cui la maggioranza dei soggetti è concentrata nelle fasce di età centrali
dando al grafico una conformazione tipica delle popolazioni “vecchie”. La riduzione della natalità e l’aumento dell’età media
evidenziano uno scenario di progressivo invecchiamento.
DEMOGRAFIA
DEMOGRAFIA
La mappa illustra la distribuzione
territoriale della popolazione totale; risulta concentrata
nella zona urbana, peri-urbana e della
Bassa bergamasca,mentre le zone
montuose appaiono “spopolate”
Popolazione totale
98
La struttura demografica della popolazione presenta unindice di vecchiaia pari a
131,96 con ulteriore peggioramento rispetto
all’anno precedente (pari a 127,47);
tale indice rimane comunque inferiore sia alla Lombardia
(155,74), sia all’Italia (161,43)
DEMOGRAFIA
Valle Brembana, Valle Seriana e Bergamo hanno il più alto tasso di popolazione anziana.
Indice di vecchiaia
99
La distribuzione geografica del tasso di natalità evidenzia maggior concentrazione nell’area della Bassa bergamasca e nell’Est Provincia, zone in cui tipicamente si sono concentrati gli immigrati e che presentano attrattive lavorative e abitative per le coppie giovani, mentre rimane esclusa l’area urbana. Le alte valli presentano e l’area di Bergamo i tassi di natalità piùbassi.
DEMOGRAFIA
Indice di natalità
La presenza straniera si radica sempre più (i maschi costituiscono il
12% dell’intera popolazione maschile, le femmine il 11%); è distribuita eterogeneamente sul territorio
Indice di vecchiaia sopra media
Ind
ice di n
atalitàsotto m
edia
Il quadrante inferiore di destra ècaratterizzato congiuntamente da bassi livelli di natalità ed alti livelli di vecchiaia
Una provincia eterogeneaUna provincia eterogenea
Vi Vi èè notevole eterogeneitnotevole eterogeneitàà sul territorio per gran parte degli sul territorio per gran parte degli indici consideratiindici consideratiLe analisi evidenziano come le aree provinciali siano Le analisi evidenziano come le aree provinciali siano suddivisibili in suddivisibili in tre sostanziali gruppi, caratterizzati tre sostanziali gruppi, caratterizzati congiuntamente da una congiuntamente da una diminuzione della popolazione diminuzione della popolazione giovane e produttiva e da un aumento della popolazione giovane e produttiva e da un aumento della popolazione anzianaanziana
Primo gruppo:Primo gruppo: Grumello, Valle Cavallina, Seriate, Grumello, Valle Cavallina, Seriate, Romano di Lombardia, Dalmine, Isola Bergamasca, Romano di Lombardia, Dalmine, Isola Bergamasca, TreviglioTreviglio
Secondo gruppo:Secondo gruppo: Valle Valle Imagna,Imagna, Valle Valle SerianaSeriana, Alto , Alto Sebino, Basso Sebino,Sebino, Basso Sebino, Valle Valle SerianaSeriana Superiore, BergamoSuperiore, Bergamo
Terzo gruppo:Terzo gruppo: ValleValle BrembanaBrembana
DEMOGRAFIA
I MACRO FENOMENI I MACRO FENOMENI EPIDEMIOLOGICIEPIDEMIOLOGICI
BDA 2015BDA 2015--categorie prevalenticategorie prevalentiCOME QUANTIFICO IL FENOMENO COME QUANTIFICO IL FENOMENO ““CRONICITACRONICITA’”’” IN UN TERRITORIO?IN UN TERRITORIO?
ATTRAVERSO UN SISTEMA DI
CLASSIFICAZIONE EPIDEMIOLOGICADEI PAZIENTI CHE FACCIA USO DI TUTTE LE INFORMAZIONI DISPONIBILI
Il modello noto come
BDA-Banca Dati Assistiti-
porta all’identificazione, mediante una serie di
algoritmi decisionali che incrociano le
informazioni presenti nei data base di ATS, di
una o più patologie per assistito, assegnandolo ad
un profilo epidemiologico
ProfiloSanitarioAssistito
PROFILI BDA
01.deceduti
02.trapiantati
03.insufficienza renale cronica
04.HIV/AIDS
05.neoplastici
06.diabetici
07.cardiovasculopatici
08.broncopneumopatici
09.gastroenteroepatopatici
10.neuropatici
11.malattie autoimmuni
12.malattie metaboliche/endocrinopatie
13.partorienti
14.altro utente
15.altro non utente
CR
ON
ICIT
A’
BDA 2015BDA 2015BDA – ATS Bergamo
Profilo 2015 per categorie prevalenti e genere
GENERE
F M Totale
N N % N N % N N %
01.deceduti 5.488 1,0% 4.761 ,9% 10.249 ,9%
02.trapiantati 431 ,1% 826 ,1% 1.257 ,1%
03.insufficienza renale cronica 1.382 ,2% 2.704 ,5% 4.086 ,4%
04.HIV/AIDS 1.401 ,2% 3.437 ,6% 4.838 ,4%
05.neoplastici 26.609 4,7% 21.762 3,9% 48.371 4,3%
06.diabetici 20.784 3,7% 25.497 4,6% 46.281 4,1%
07.cardiovasculopatici 70.255 12,4% 61.319 11,0% 131.574 11,7%
08.broncopneumopatici 7.906 1,4% 8.189 1,5% 16.095 1,4%
09.gastroenteroepatopatici 16.569 2,9% 13.547 2,4% 30.116 2,7%
10.neuropatici 6.845 1,2% 5.717 1,0% 12.562 1,1%
11.malattie autoimmuni 6.685 1,2% 1.015 ,2% 7.700 ,7%
12.malattie metaboliche/endocrinopatie
11.903 2,1% 4.944 ,9% 16.847 1,5%
13.partorienti 8.162 1,4% 0 ,0% 8.162 ,7%
14.altro-utente 306.743 54,2% 291.957 52,4% 598.700 53,3%
15.altro-non utente 74.893 13,2% 111.229 20,0% 186.122 16,6%
Totale 566.056 100,0% 556.904 100,0% 1.122.960 100,0%
BDA 2015BDA 2015--POPOLAZIONE POPOLAZIONE ATS BERGAMOATS BERGAMO
100,0%1.150.534.3081.024,56100,0%1.122.960Totale
76,9%884.222.5412.679,6629,4%329.976CRONICI
23,1%266.311.767335,8370,6%792.984NON CRONICI
Somma %Somma totaleConsumo pro
capiteN %n. soggetti
Totale consumiCONSUMI PER
CRONICITA' PRESENTE vs
ASSENTE
BDA 2015 BERGAMO BDA 2015 BERGAMO ––cronicitcronicitàà e fonti di e fonti di consumoconsumo
364,88164,08639,90533,80916,91CRONICI
11,709,26135,9933,07127,55NON CRONICI
MediaMediaMediaMediaMedia
File_FRiabilitazioneSpecialistica AmbulatorialeFarmaceuticaRicoveri
CONSUMI PRO CAPITE
PER CRONICITA'
PRESENTE vs ASSENTE
BDA 2015BDA 2015--ATS BERGAMO ATS BERGAMO
COMORBOSITACOMORBOSITA’’
% comorbosità per classi età (popolazione totale)
,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
70,0%
80,0%
90,0%
100,0%
0-4
10-1
420
-24
30-3
440
-44
50-5
460
-64
70-7
480
-84
90+
Classi età
%
% no comorb
% comorb
BDA 2015BDA 2015--POPOLAZIONE POPOLAZIONE ATS BERGAMOATS BERGAMO
100,0%1.150.534.3081.024,56100,0%1.122.960Totale
54,8%630.485.9394.023,0314,0%156.719Comorbiditàpresente
45,2%520.048.369538,2286,0%966.241Comorbiditàassente
somma %Somma totaleMediaN %n.soggetti
Totale consumiCONSUMI PER COMORBIDITA' PRESENTE VS
ASSENTE
Grazie per l'attenzione!Grazie per l'attenzione!Grazie per l'attenzione!
ALBERTO.ZUCCHI@ATS-BG.IT