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EQUILIBRIO DI MERCATO,
POLITICHE ECONOMICHE E
BENESSERE
CONTROLLO dei PREZZI
• Vi sono situazioni in cui il principio di efficienza si scontra
con quello di equità.
• Considerazioni di tipo normativo possono indurre i
decisori politici ad intervenire nel mercato con una
regolamentazione dei prezzi.
• Vengono così create delle soglie di prezzo:
• Soglie superiori, quando si impone che il prezzo non
possa salire oltre un certo limite: prezzo massimo imposto
• Soglie inferiori, quando si impone che il prezzo non possa
scendere oltre il limite fissato: prezzo minimo imposto
Prezzo massimo o soglia superiore
• Se la soglia superiore si trova al di sopra del prezzo che si
verrebbe a creare nel mercato non regolamentato, la soglia
non è vincolante.
• Per esempio, se si impone che il prezzo del pane non possa
essere superiore a 4 €, ed il mercato «lasciato a sé stesso»
trova un equilibrio a 3 €, il prezzo imposto non è vincolante: è
come se l’imposizione non ci fosse.
• Se invece la soglia superiore imposta fosse di 2 €, allora al
prezzo di mercato di 3 € il prezzo imposto è vincolante.
• Quando la politica economica impone soglie superiori di
prezzo vincolanti, si determinerà una situazione di
disequilibrio (scarsità dell’offerta rispetto alla domanda)
Prezzo massimo o soglia superiore
Prezzo minimo o soglia inferiore
• Se la soglia minima di prezzo a cui si richiede debba essere venduto il bene si trova al di sotto del prezzo che si verrebbe a creare nel mercato non regolamentato, la soglia non è vincolante
• Per esempio, se si impone che il salario di un lavoratore non possa essere al di sotto della soglia di 10 € all’ora, e l’equilibrio di mercato è di 15 € , allora il prezzo imposto non sarà vincolante, e l’equilibrio di mercato non viene modificato
• Se invece il mercato trovasse l’equilibrio a 5 €, allora il prezzo minimo imposto sarebbe vincolante: l’effetto sarebbe che una parte del lavoro offerto dai lavoratori non troverebbe una domanda corrispondente
• Ci sarebbe cioè un eccesso di offerta di lavoro, o in altri termini un certo livello di disoccupazione determinato dalla politica del salario minimo imposto
Prezzo minimo o soglia inferiore
Esempio di soglia minima: salario
• Per molti contratti di lavoro viene imposta una soglia minima di retribuzione.
• Questo comporterà una situazione di disequilibrio se la quantità di lavoro domandata dalle imprese al prezzo soglia è inferiore rispetto alla quantità che i lavoratori vogliono offrire a quel prezzo.
• Se però le imprese possono trasferire i costi sui consumatori aumentando il prezzo del bene, la curva di domanda di lavoro si sposterà verso alto/destra e si determinerà un nuovo equilibrio (si recupera un po’ di occupazione)
Esempio di soglia minima: salario
Offerta di lavoro
Domanda di lavoro
Salario di
equilibrio
Occupazione di
equilibrio
a) Mercato del lavoro libero da vincoli
Offerta di lavoro
Domanda di lavoro
Salario
minimo
Quantità
domandata
Quantità
offerta
Eccedenza di lavoro
(disoccupazione)
b) Mercato del lavoro con salario minimo vincolante
Esempio di soglia minima: salario
Salario
minimo
𝐷1
𝐷2
Quantità
offerta
Offerta di lavoro
Nuova quantità
domandata
Nuovo livello di disoccupazione
c) Mercato del lavoro con salario minimo vincolante e
aumento della domanda di lavoro
Esempio di soglia minima: salario
IMPOSTE
• Si è visto precedentemente che lo Stato può adottare
delle politiche di assistenza e sostegno per i lavoratori
disoccupati
• Le voci di spesa relative all’assistenza sono uno dei (tanti)
capitoli della spesa pubblica
• Come si finanziano?
• Le imposte servono per finanziare la spesa pubblica.
EFFETTI DISTORSIVI DELLE IMPOSTE
• La spesa pubblica ha un effetto positivo sul benessere della società (soprattutto se questa è efficiente) quando è destinata ad un effettivo miglioramento del benessere dei cittadini: per finanziare programmi di assistenza, sanità, istruzione, beni pubblici, etc.
• Anche quando la spesa pubblica è efficiente però si deve considerare l’effetto negativo delle imposte sull’economia di mercato
• Tranne pochissime eccezioni, che comunque presentano altre controindicazioni poco desiderabili, tutte le forme di imposizione fiscale (sul reddito, sul patrimonio, sui consumi) determinano una qualche forma di distorsione sul mercato, in quanto modificano gli incentivi degli agenti economici
IMPOSTA SUL CONSUMO: INCIDENZA
• Consideriamo il caso di un’imposta sul consumo:
un’imposta sul consumo ha un effetto depressivo
sull’economia, dato che in seguito all’incremento di
prezzo la quantità scambiata sul mercato sarà inferiore
rispetto a quella desiderata in assenza di tassazione
• Il prezzo del bene aumenterà, anche se in genere di un
ammontare inferiore rispetto all’imposta
• Acquirenti e venditori dei beni di consumo tassati si
ripartiscono l’onere dell’imposta.
• L’incidenza dell’imposta è il modo in cui l’onere
dell’imposta si ripartisce tra acquirenti e venditori
IMPOSTA SUL CONSUMO: INCIDENZA
• Le imposte sul consumo possono essere di due tipi: sulla quantità o ad valorem
• Nel caso di imposte sulla quantità il prelievo fiscale è determinato da un prezzo (l’imposta) che si aggiunge al prezzo di mercato per ogni unità di prodotto. Questo tipo di imposta viene chiamata accisa: esempi di accisa sono l’imposta sulla benzina, sui tabacchi, sugli alcolici
• Nel caso di imposte ad valorem l’imposta viene fissata in rapporto al valore del bene: per esempio l’IVA, imposta sul valore aggiunto, per molti beni è attualmente fissata al 22% del valore del bene
• L’effetto dell’imposta sul consumo sull’equilibrio di mercato (l’incidenza dell’imposta) è lo stesso, sia che l’imposta sia di tipo ad valorem sia che sia un’accisa
IMPOSTA SUL CONSUMO: INCIDENZA
• Consideriamo per esempio un’imposta sulla quantità di un
bene di consumo
• Supponiamo che in assenza di imposta il mercato avesse
trovato l’equilibrio al prezzo 3 €, scambiando una quantità
pari a 100
• Se lo Stato impone una tassa sulla quantità pari a 0.50 €,
la curva del prezzo subisce uno spostamento: per ogni
unità di prodotto dovremo considerare il prezzo richiesto
dai venditori, ed il prezzo (tassa) richiesto dallo Stato.
• Rappresentiamo la nuova curva del prezzo con una
traslazione verso l’alto della curva d’offerta. Lo
spostamento è pari alla tassa
Incidenza dell’imposta
• La nuova curva di offerta interseca la curva di domanda in corrispondenza di una quantità inferiore
• I venditori sono disposti a vendere 90 unità al prezzo unitario di 2.80 €
• I consumatori sono disposti ad acquistare 90 unità al prezzo di 3.30 €
• Questo è il nuovo equilibrio in presenza di tassazione; la differenza tra quanto pagano i consumatori e quanto incassano i venditori è esattamente l’imposta
• Chi paga l’imposta? L’onere fiscale si ripartisce tra le due parti: i consumatori pagano 30 centesimi (onere fiscale del consumatore)in più rispetto a prima, i venditori incassano 20 centesimi (onere fiscale del venditore) in meno.
• L’incidenza dell’imposta non è ripartita in parti uguali: i consumatori hanno un onere superiore (10 centesimi) rispetto ai venditori
Elasticità e Incidenza dell’imposta
• La ripartizione dell’onere fiscale tra venditori e compratori
dipende dalla elasticità delle curve di domanda e di
offerta.
• L’imposta incide di più sulla parte di mercato che ha una
curva più rigida.
• La parte di mercato caratterizzata da maggiore elasticità
ha un onere inferiore.
Incidenza dei sussidi al consumo
• Il sussidio è un’imposta negativa: per un bene sussidiato il prezzo di mercato si modifica in quanto lo Stato (o altre Amministrazioni Pubbliche) eroga una somma per ogni unità di bene acquistato (sussidio sulla quantità) o in percentuale del valore del bene (sussidio ad valorem)
• In genere l’erogazione dei sussidi al consumo viene decisa per favorire il consumo di un bene, ritenuto particolarmente meritevole per i suoi effetti positivi sulla società: per esempio i servizi sanitari, l’istruzione, certi servizi di trasporto
• Così come nel caso dell’imposta, anche per il sussidio si ha una distorsione (in questo caso desiderabile): si modificano gli incentivi e si consuma più di quanto il mercato avrebbe scelto in assenza di sussidio
• Per esempio, supponiamo che al prezzo di 60 € i biglietti ferroviari venduti siano 300 al giorno
• Se il decisore politico ritiene che sia necessario favorire un maggiore utilizzo del trasporto ferroviario, potrà erogare un sussidio, p.es. di 20 €
• Il sussidio può essere rappresentato come una traslazione verso il basso della curva di offerta: è quanto i venditori sono disposti ad incassare dai consumatori dopo avere ricevuto il sussidio dallo Stato
• Date le curve di domanda ed offerta rappresentate nel grafico, il nuovo equilibrio sarebbe in corrispondenza della quantità 400 al prezzo di 75 incassato dai venditori e di 55 pagato dai consumatori.
• Chi si avvantaggia di più del sussidio? La parte del mercato più anelastica: in questo caso i venditori, che hanno un beneficio di 15 € per unità, mentre i compratori hanno un beneficio di 5 €
Sussidi: fig. 6.8 corretta
Ammontare
del sussidio
(20 euro a
viaggio)
𝑂1
𝑂2
D
𝑄𝐸 Q
75
60
55
Economia del Benessere
• L’economia del Benessere studia il modo in cui
l’allocazione delle risorse influisce sul benessere
economico degli individui che compongono la
società
• Acquirenti e venditori di un certo bene ricevono dei
benefici dalla loro parteciapzione al mercato
• L’equilibrio è la allocazione che massimizza il benessere
totale dei venditori e degli acquirenti del bene scambiato
nel mercato.
Surplus del Consumatore
• Il Surplus del Consumatore misura il benessere
economico degli acquirenti del bene.
• La misura si basa sulla Disponibilità a Pagare (DAP; in
inglese: Willingness to Pay, WTP) dei consumatori per
acquistare il bene.
• In particolare, la DAP si riferisce al massimo prezzo che
un consumatore è disposto a pagare per il bene: cioè il
valore di quel bene per il consumatore.
• Il Surplus (netto) del Consumatore è calcolato come
differenza tra quanto il consumatore è disposto a pagare
per il bene e quanto effettivamente paga.
Domanda e surplus del consumatore
• Il denaro che il consumatore è disposto a cedere per
acquistare una unità in più del bene è il costo opportunità
di quel bene: anzichè spendere quei soldi per acquistare
altri beni o servizi preferisce utilizzarli per quel bene.
• Quindi l’utilità che produce quell’unità in più del bene deve
essere superiore a quelli di altri beni.
• Il prezzo che il consumatore è disposto a pagare
rappresenta l’utilità di una unità in più di quel bene.
Domanda e surplus del consumatore
• L’area compresa tra la curva di domanda (disponibilità a
pagare del consumatore) e il prezzo effettivamente
pagato misura il surplus (netto) del consumatore.
• Se prendiamo in considerazione variazioni discrete della
disponibilità a pagare, potremmo costruire una “curva” di
domanda a gradini, come rappresentata nel grafico
Domanda lineare e surplus del
consumatore • La curva di domanda lineare presuppone variazioni
continue della disponibilità a pagare per variazioni
continue della quantità
• Nel caso di domanda lineare l’area compresa tra la curva
di domanda ed il prezzo sarà un triangolo, la cui area
potrà essere misurata con formule geometriche
• Si possono misurare anche le variazioni di surplus,
determinate per esempio da una diminuzione di prezzo:
l’incremento di surplus sarà dato dalla variazione del
surplus dei consumatori che acquistavano il bene al
prezzo precedente, più il surplus dei consumatori che si
aggiungono sul mercato dato il nuovo prezzo
Domanda e surplus del consumatore
SURPLUS del Produttore
• Il Surplus del Produttore misura il benessere economico
dei venditori del bene.
• Si basa sulla Disponibilità ad Accettare (DAA; in inglese:
Willingness to Accept, WTA) dei venditori per ciascuna
unità del bene
• Il surplus del produttore è dato dalla differenza tra il
prezzo che il produttore sarebbe disposto a ricevere per
ciascuna unità addizionale del bene e quanto
effettivamente riceve.
• La DAA (curva di offerta) è data dal costo di produzione di
ciascuna unità aggiuntiva del bene (costo marginale)
OFFERTA E SURPLUS DEL PRODUTTORE
• Per variazioni discrete della disponibilità ad accettare si
può costruire una curva a gradini
• L’area compresa tra la curva di offerta ed il prezzo
rappresenta il surplus del produttore: differenza tra quanto
sarebbe disposto ad accettare e quanto effettivamente
incassa.
• Il surplus del produttore misura il beneficio dello scambio
per i venditori
Curva d’offerta lineare e surplus
• Se consideriamo variazioni continue dlla disponibilità ad
accettare, per variazioni continue della quantità,
otteniamo una curva di offerta lineare
• Il surplus del produttore sarà l’area compresa tra la curva
di offerta ed il prezzo, e sarà misurabile mediante formule
geometriche
EFFICIENZA del MERCATO
• Un’allocazione delle risorse si dice efficiente se
massimizza il benessere del sistema economico.
• Il benessere del sistema economico è dato dalla somma
del benessere dei venditori e degli acquirenti del bene.
• Surplus totale = Surplus consumatore + surplus
produttore
• Surplus totale = Valore per il consumatore – Costo per il
produttore
EFFICIENZA del MERCATO
• Il libero mercato favorisce l’allocazione dei beni ai consumatori per
i quali questi hanno maggiore utilità (maggiore valore: sono disposti
a pagarli di più).
• Il libero mercato favorisce i venditori che producono il bene al
minore costo.
• Il libero mercato conduce alla quantità di beni che massimizza il
surplus totale nell’economia.
TASSAZIONE E BENESSERE
• La tassazione determina una distorsione del mercato ed
una riduzione del benessere nel sistema economico
• La perdita secca dovuta alla tassazione è la perdita di surplus (del
produttore e del consumatore) derivante dall’imposizione fiscale.
Perdita secca dovuta alla tassazione
• La variazione nel surplus totale è data:
• dalla variazione (-) nel surplus dei consumatori
• dalla variazione (-) nel surplus dei produttori
• dalla variazione (+) nel gettito fiscale
• La variazione (-) del surplus di venditori e consumatori è superiore
alla variazione (+) del gettito fiscale.
• In totale si ha quindi una perdita secca.
Perdita secca dovuta alla tassazione
• L’imposta produce una perdita secca di benessere
dovuta al fatto che si riduce la quantità scambiata del
bene, e venditori ed acquirenti del bene non possono
ottenere i benefici relativi alla quantità non scambiata.
DETERMINANTI DELLA PERDITA
SECCA • L’ammontare della perdita secca dipende da quanto la quantità
scambiata è diminuita in seguito alla tassazione.
• Questa dipende dall’elasticità al prezzo di domanda e di offerta.
PERDITA SECCA E MERCATO DEL
LAVORO
• Alcuni economisti ritengono che le imposte sul reddito da lavoro
siano estremamente distorsive, perchè l’offerta di lavoro è elastica
al prezzo.
• Se il reddito viene tassato gli individui lavorerebbero di meno, in
particolare:
• I lavoratori autonomi, i liberi professionisti
• Le famiglie non monoreddito
• Chi può decidere di anticipare il proprio pensionamento
• Oppure, altro effetto: economia sommersa
CURVA DI LAFFER
• Al crescere della tassazione, la perdita secca
crescerebbe più che proporzionalmente.
• Il gettito fiscale cresce al crescere dell’imposta, fino ad un
certo punto; poi decresce a causa del fatto che la perdita
secca diventa sempre più rilevante (la riduzione
dell’attività economica è così forte che il gettito
diminuisce).