Giornaclaun 10

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Segnatevi questa data importantissima!! Il

17 maggio 2015 ci sarà la GNR, Gior-

nata del Naso Rosso!Dove? A Sirmione; quest’anno con due

postazioni: una presso Largo Ghoethe,

proprio di fronte all’ingresso del castello

e l’altra in via XXV Aprile, sul langolango

in zona Colombare.Orario? Beh dalla mattina fino al tardo po-

meriggio!!E cosa troverete? Troverete i claun

di corsia Risvegliati V.I.P. Brescia che por-

teranno il loro servizio dall’ospedale in

piazza...con giochi, balli, musica, pallonci-

ni, truccabimbi, fantastiche fotografie, gad-

gets e tante informazioni!! Colori, sorrisi,

abbracci ed energia allo stato puro!!!

Ma perché la GNR? Perché la GNR è

l’unica giornata nazionale di raccolta fondi

che porta in piazza tutte le 55 associazioni

V.I.P.che fanno parte di V.I.P.Italia Onlus.

E le offerte raccolte a cosa ser-

vono? Servono soprattutto per la nostra

formazione!! Perché V.I.P.Italia punta

molto sulla formazione sia tecnica che

emozionale, per essere preparati al me-

glio per la nostra missione: portare un

sorriso negli ospedali e a tutte le persone

che incontriamo.Poi, oltre alla formazione, si finanziano le

missioni all’estero e la pubblicazione del

giornalino di V.I.P.Italia.

Quindi che dire: vi aspettiamo!!

Ti aspettiamo!!Sì, proprio tu:vieni a trovarci!!!

Ti divertirai un sacco!!

(Parlato)Ma lo sai che per fare un sorriso

muovi solo venti muscoli del viso?

mentre invece quando sei arrabbiato

sono settanta i muscoli che hai usato?

E allora...sorridi!!!

Da dove nasce un sorriso...

non nasce dalla sorgentema può sgorgare improvviso

come fa l’acqua di fonte...lo può portare un abbraccio

Un morso di cioccolato, il sole che sciooglie il ghiaccio

perché l’inverno è passato.

Da dove nasce un sorriso...

non nasce dai campi aratie non e’ un chicco di riso

ma come i fiori dei pratilo fa sbocciare un saluto,una vacanza di mareo quel pagliaccio tuo amico

che arriva quando stai male.

Rit. E allora dai dai dai...

fai nascere un sorriso...Forza, dai dai dai...comincia tu per primo...Quando incontri uno sguardo un po’ triste

puoi ridargli la felicitàlanciando il tuo sorrisocome boomerangti ritornerà.

A cosa serve un sorriso...

a migliorare la vita,a fare sì che il camminosia dolce anche in salita...E se e’ passato un topinoche si è portato via un dente

vedrai che fare un sorriso

è ancora più divertente...

Rit.

Evviva la terapiache ti ridà il buonumore.La nostra folosofia:vogliamo un mondo migliore!

Con un bel Naso Rossoe la giacca a colori,ti toglieremo di dosso la tristezza e i dolori ….Per le piazze e per strada,

nelle case, in corsia,noi dovunque si vadaporteremo allegria.Siamo i V.I.P. del sorriso:Viviamo In Positivo!

Rit.

claun Ciaccapo (Federica Boldini)

2

inno

del

la G

NR

201

5

UN BOOMERANGDI FELICITA’

(T.Forti – L.Saccol)

www.giornatadelnasorosso.it

Un anno fa non conoscevo nemmeno l’associazione V.I.P. RISVEGLIATI Brescia, ma duran-

te la GNR dello scorso 18 maggio a Sirmione, ho visto il paese illuminarsi con tanti Nasi

Rossi, scaldarsi con un’energia quasi magica e ho ascoltato risate che mi sono entrate in

profondità toccando l’Anima… e, da allora, tutto è cambiato per me. Ho iniziato un per-

corso che mi ha rivoluzionato e continuerà a farlo e, quando qualche mese fa, mi hanno

proposto di essere referente per questa giornata, non ho potuto che accettare, con quella

spontaneità e pazzia di buttarsi nel vuoto tipica di noi Claun!

Ma ora siamo in macchina, io e la mia socia Ciaccapo, in questa avventura che ci

vedrà impegnate per 2 giorni in quel di Bologna, dove un centinaio di Claun, referenti

delle V.I.P. locali, saranno riuniti e formati dalla Staff Nazionale per preparare insieme gli

strumenti per dare vita, il 17 maggio 2015, all’11ma edizione della Giornata del Naso Rosso. Per

fortuna esiste Lorenzo che ci accompagna musicalmente e ci dà la carica : alzarsi alle 5.30 del

mattino non ci piace per nulla! Io sono agitata perché è tutto nuovo per me; non conosco nessuno

(ma questo non è mai stato un limite..anzi) ma, soprattutto, mi sento piccina e inadeguata a

confronto di persone che da anni SONO Claun. Appena arrivata a Bologna scopro che i Clau-

nini come me, ancora in formazione, in altre città vengono chiamati Claun Sformati. Ecco,

penso io, temine proprio adatto per darmi carica!! La sformata AgaLaGnoma è pronta per

essere “massacrata” da Claunformatissimi e con tanta esperienza. Holé!

Un po’ timida e sulle mie, mi ritrovo coinvolta in bans divertentissimi che alzano subito

l’energia e ovviamente mentre tutti vanno da una parte..io vado dall’altra..ma questo mi aiuta

a rilasciare un po’ la tensione. Nell’arco della due giornate ci dividono in due gruppi per farci

sperimentare vari moduli e “toccare” con mano i vari aspetti dell’organizzazione.

Innanzitutto lo scopo dell’incontro è quello di creare lo spirito del gruppo, tanti Claun da

ogni parte d’Italia con un’unica “grande Madre”: VIP ITALIA. Siamo 3900 Claun e il 17

Maggio rallegreremo 55 piazze italiane..ma la radice è unica. E lì sta la forza della Federazione.

Non siamo soli, mai. Dietro il nostro Naso Rosso e i camici con le maniche a strisce verdi e gialle,

batte un unico grande Cuore Claun che vive da V.I.P. (Viviamo In Positivo).

In un certo momento, ho chiuso gli occhi e ho visto tante bellissime e colorate marionette che si

muovevano all’interno dei reparti degli ospedali e, sopra a tutti, una Federazione divertita che

si destreggiava, allegra e nasuta, a muovere quei fili ingarbugliati di persone un po’ pazze quali

siamo. L’immagine mi ha molto divertita perché è rassicurante avere “le spalle coperte”

da qualcuno che vive e sente ciò che provi e mi sono letteralmente innamorata di alcune

persone che mi hanno trasmesso una carica e amore per ciò che fanno e lo vivono quotidia-

namente trasmettendo il messaggio di Vivere in Positivo.

Giochi di fiducia, giochi per creare gruppo, giochi creativi..queste alcune delle attività che ci

stanno impegnando oltre a spazi di comunione, empatia e condivisione. Non mancano i mo-

menti di rilassamento coccoloso, ascoltando storie che tanto piacciono alla nostra Ciaccapo

e scambi di regali per portarci il ricordo tangibile di un incontro speciale.

Cosa ho ricevuto io?? Due batterie!! E le ho trovate eccezionali: il nostro compito è quello

di donare energia a chi non ne ha, per far crescere la voglia di affrontare le difficoltà . Al

tempo stesso noi ci ricarichiamo di quei sorrisi ritrovati e la catena di energia è un circolo

infinito. Ogni minuto che passa mi sento più serena e forte. Posso accantonare le mie

insicurezze e lasciarmi andare in quel mondo in cui ho scelto di vivere, essere me stessa

senza preoccuparmi di essere all’inizio. Tutti ci sono passati e, tra un abbraccio e un sor-

riso, sento che ce la posso fare, che sono una di loro. Ci rimettiamo in macchina, sempre

con il nostro Lorenzo a manetta e ascoltiamo nel nostro profondo ciò che questi due giorni

ci hanno trasmesso: a volte le forti emozioni e i cambiamenti lasciano senza parole e devono

essere metabolizzati. Una cosa è certa: abbiamo un vagone carico di entusiasmo ed idee per

poter trasmettere al meglio la carica ai nostri compagni Claun con cui, INSIEME, scenderemo

in piazza per portare tutta la nostra allegria, gioia e voglia di esserci.

Vi aspettiamo a Sirmione domenica 17 maggio 2015!

25 Gennaio: referenti GNR

a BOLOGNA

3

inno

del

la G

NR

201

5

E allora DAI DAI DAI...FAI NASCERE UN SORRISO..FORZA DAI DAI DAI..COMINCIA TU PER PRIMO!!

claun AgalaGnoma (Claudia Pagani)

Frequentando io gli stessi ambienti dei claun (poverini loro, mi trovano quasi ovun-que vadano!), l’altra sera sono stato invitato a raccontarmi e a raccontare il reparto con i suoi piccoli pazienti dal mio punto di vista. Una serata davvero bella e feconda, grazie alla quale ho riguardato il reparto di oncoe-matologia pediatrica in modo nuovo: questa è stata per me la serata di formazione con i nostri claun. Anzi, direi di più: è stata l’occa-sione per riflettere a voce alta su quello che io sono in ospedale… sapete, pensare è una cosa, parlare agli altri delle cose pensate è decisamente un’altra cosa. E allora, grazie a Dio e grazie ai claun!Innanzitutto dico chi sono: sono fra Gio-vanni, frate francescano e da un anno e mezzo circa (dal 4 settembre 2013) sono cappellano, assieme ad altri quattro frati, negli Spedali Civili di Brescia. Iniziai questa stupenda avventura, che in realtà è molto più che una semplice avventura, essendo la mia vita (l’ospedale è proprio la mia casa, abitandoci io dentro), per obbedienza, che mi piace definire come una grandissima be-nedizione; essa poi è stata anche resa più bella dal fatto che mi vennero affidati i re-parti pediatrici (in realtà non proprio tutti, bensì 7 ai quali si aggiungono due reparti adulti). A me i bambini piacciono moltissi-mo e piace stare con loro, osservare i loro modi di fare, ascoltare le loro “trovate”; sic-come a stare con loro io mi trovo proprio a mio agio, da loro ci vado io. L’ospedale è una scuola di vita, nella quale si impara-no le cose che valgono davvero e si impara pertanto a dare il giusto valore alle cose, e i maestri sono proprio i bambini e attraverso di loro anche i loro genitori.Cosa fa un frate in ospedale? Se l’operatore sanitario riporta il paziente nel letto e il claun lo porta fuori dal reparto (bellissima affermazione di Moreno, il coor-diantore della Pediatria Oncoematologica), il frate non lo porta in chiesa: non è il cate-

chismo che sono qui a fare, sebbene Gesù sia fondamentale per il mio essere qui: è in nome suo (l’abito che porto lo dice piutto-sto eloquentemente) che io sono in ospeda-le, è per amare Lui e come Lui (lo so di non esserne pienamente capace, ma apprezzate almeno l’impegno!). Il modo principale per realizzare questo è l’ascolto e l’accoglienza, che per me è debi-trice di quella che a me è riservata dai pic-coli pazienti e dai loro genitori. Io entro in stanza sempre bussando e chiedendo per-messo, consapevole di poter essere giunto nel momento sbagliato e di poter ricevere un rifiuto temporaneo o anche permanen-te, ma ciò non è poi così importante: in quella stanza il primo e il più importante non sono certo io, lo è piuttosto il bimbo (o l’adolescente) e quindi lo sono i suoi geni-tori. Soltanto dopo, molto dopo, vengo io. Quindi se a me è riservato un rifiuto, dove sta il problema? Quello che giustamente ci si può attendere da me, ed è ciò che mi sembra di porre al centro del mio impegno, credo sia di servire i bambini. Come servirli? Tenendo gli occhi aperti per cogliere (non oso dire compren-dere, perché sarebbe pura presunzione) chi mi sta di fronte, perché io possa percepir-ne il bisogno, che può anche essere che io varchi nuovamente e subito, ma stavolta in uscita, la soglia della porta della stanza in cui sono appena entrato. Sì, qualche volta è successo e non è un gran piacere, ma se faccio il permaloso, non ho capito niente. E lo spirito del servizio? Lo voglio coagulare dentro delle parole bellissime di san France-sco d’Assisi: “Nulla dunque di voi trattenete per voi stessi, affinché tutti e totalmente vi accolga Colui che tutto a voi per amore si offre”: disponibilità a stare da parte, con un approccio all’altro discreto e delicato, an-che scherzoso o addirittura giocoso, ma pur sempre delicato, senza dimenticare che non è soltanto fra Giovanni che gli altri devono

fra i nostri amici... Fra Giovanni

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incontrare (che miseria sarebbe!), ma Colui che dà il senso alla presenza di questo frate e del suo voler bene, che è il Bene stesso. Quasi mai prego con i bambini e i loro ge-nitori, ma per loro non risparmio preghiere da solo. Qualora trovassi però un terreno favorevole alla cosa o addirittura la richie-sta esplicita, perché non cogliere la bella opportunità per consegnare insieme tutto nelle mani di Dio? Nella concretezza la mia presenza si tradu-ce nel dialogo rispettoso e carico d’affetto, che con i genitori e talvolta anche con gli adolescenti mi porta ad ascoltare l’espres-sione di sentimenti importanti, forse inevi-tabili e quindi comprensibili, quali la rabbia, la paura, lo smarrimento. Quasi immancabilmente poi si fa presen-te una tremenda domanda: “Perché?” con la considerazione: “Ma non è giusto!”. E io, che una risposta non ce l’ho e credo che non devo nemmeno avercela, che faccio a questo punto: sto nell’esperienza accan-to a loro, consapevole della mia distanza da loro (che non posso nascondere a me stesso), essendo loro il dolore, che io pos-so solo vagamente intuire, perché io sono sano, non sono più un bambino e non sono nemmeno papà. Qualcuno però si potreb-be domandare come si trovi un frate di fronte a uno che cristiano e cattolico non è. Subito detto: se l’altro ha un vissuto di fede, ci trova accomunati dalla fede stes-sa in Dio, la qual cosa crea un immediato

ponte di comunicazione e di accoglienza reciproca. Posso infatti affermare con gioia di avere dei rapporti bellissimi con bambini e genitori musulmani, singh, cosa per cui non posso che ringraziare Dio stesso. Le fatiche relazionali più gravi, normalmen-te vengono da coloro che non credono in Dio e più ancora da color che rifiutano tut-to ciò che a Lui riconduce, fosse anche un uomo con un abito come il mio. In definiti-va la difficoltà sussiste quando viene equi-vocato il senso della mia presenza o viene biasimato a priori.Non posso mancare di esprimere in chiusu-ra la riconoscenza che ho nei confronti dei claun che ho conosciuto e che frequente-mente mi coinvolgono in quello che loro fanno, esprimendo il massimo della mia “scemenza”: ben volentieri indosso i loro occhiali, maneggio il loro spazzolone WC-microfono-pettine, m’infilo delle mutan-dine di bambino sulla testa. Certo talvolta vengo scambiato per un collega dei claun, tanto che qualcuno pensa che sia un frate finto. E che fatica far credere che invece sono vero!Ma sopra ogni cosa ciò che suscita la mia stima nei loro confronti è il loro genuino de-siderio di custodire la presenza della gioia e in definitiva della vita, che sempre con-serva la sua bellezza, in quei bambini che a motivo della malattia soffrono e faticano non poco. Non dimentichiamolo: san Paolo ci insegna che la gioia è frutto dello Spirito

Santo! Grazie di vero cuore e… avanti col sorriso!

Fra Giovanni Farimbella

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Anche claun Il Capitano, che dal nome sembra il più forte di tutti, era impaurito per il primo servizio, ma in ospedale, con tutti i bambini è riuscito a trasmettere tutto l’amore che porta nel cuore, e scrive così:

“Condivido così, a caldo! È stato il mio primo servizio, sarò forse l’ul-timo dei “nuovi” ad averlo fatto perché ho cercato un gruppo con cui avevo più intesa, perché ancora non mi sentivo pronto e per-ché ero molto timoroso ed impaurito. E con chi finisco in coppia? Con Tabi! Mai vista, mai conosciuta e credo che il suo nome, il suo volto ed il suo sorriso saranno impressi a fuoco nel mio cuore a

vita perché è stata veramente magnifica! Mi ha fatto “sbloccare” e mi ha fatto fare un servizio spettacolare! Quindi.. Inutile programmarsi

la vita! Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno pronto a stupirti!Cambio reparto, cambio coppie: Sonnolento…Incredibile! ZioA nato per essere clown del sorri-so! FatAmore, Tiritilli e Lunasole sembrano già esperte, sono veramente brave solari e capaci! Hoplà è un grandissimo organizzatore e un grandissimo leader! E poi ringrazio Mattia! Ho lasciato il mio cuore in quella stanza! In conclusione! È stato SUPER!!!! Grazie davvero di cuore a tutti !!!!”

Che meraviglia poi, quando succede che i genitori ritornano bam-binie si divertono, porta beneficio ai loro bambinichepercepisco-nosempre lo stato d’animo di mamma e papà!

Ecco le parole della nostra piccola ma grande claun Cipensosu…o meglio, Cipensosù, con l’accento sulla u!

“Ciao a tutti! Come avrete capito, il mio nome non me lo sono scelta a caso nel senso che sulle cose ci devo veramente pen-sare per poi arrivare a una conclusione... e dopo averci pen-sato volevo condividere con voi ciò che ho provato nel mio primo servizio di sabato. E’ stato tutto una grande magia, l’in-certezza di volerlo fare realmente, passi sicuri alternati a passi

incerti verso oncologia, mille pensieri nella testa che ho visto svanire nel momento in cui entro dalla porta della stanza e vedo

lei, che ci aspetta con un sorriso meraviglioso, il mio angelo riesce a farmi stare tranquilla e la prima stanza va alla grande, aiutati anche dai claun fuori.. Così esco e nemmeno ci penso più alla paura di non sapere cosa fare o di non fare abbastanza per loro, andiamo ai monitor, poi chirurgia, ortopedia e pronto soccorso.

Piccoli gesti e grandi sorrisi che al momento non mi sembravano niente ma ora mi fanno riflettere molto e rimangono impressi nella

mente, come quel primo sorriso che ho visto e “rubato” per portarlo nel cuore per sempre. Grazie mille agli an-geli Chietta, Muletto, Pastisù che mi hanno accompagna-ta, coccolata, supportata anche solo con una mano sulla spalla, e anche a tutte le altre che hanno condiviso ser-vizio con me, Ciaccapo, Reginella e Nontiscordardime.

Un abbraccio a tutti, con affetto la vostra Cipenosusù, con l’accento sulla u!”

claun Cipensosù(Valentina Palini)

claun Il Capitano(Rocco Giofrè)

Pagine a cura di claun Cionfola (Valeria Cristini)Emozioni condivise

claun FatAmore(Silvia Passini)

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Ebbene sì, anche i claun compiono gli anni! Quindi festeggiamo claunUilly tutti insieme, teletrasportandoci nel suo ricordo… eeeeee ciao ciao a tutti.....

“Il 29 gennaio 2010, 24 individui si ritrovarono in un salone tutti assieme con delle facce alquanto strane... Loro stavano per intra-prendere un cammino chiusi in quel salone per ben 3 giorni conse-cutivi... Il tempo era abbastanza pessimo (erano, se non erro, scesi circa 20 cm di neve) ma, tutto quello che succedeva fuori da quel

salone, ai 24 individui non toccava: erano presi in esercizi strani, par-ticolari, bizzarri e nuovi. Eh sì: stavano per diventare dei piccoli e nuovi

claunini di corsia... Da allora son passati Cinque anni e di quei 24 individui ne son restati 9 (+ 2 arrivati un paio di mesi dopo). Cinque anni di emozioni, sorrisi, pianti, discussioni, soddisfazioni... di tantissime cose, ma, soprattutto, della voglia di andare avanti in questo cammino per portare un sorriso a chi ne ha davvero bisogno! Bombi, Chietta, Nascondino, Pastisu’, Pomellina, Sakkiera’, Sonnolento, Tajgos, Colore, Elfo e Uilly... TANTI AUGURI !! Ciauz “

E la nostra Abbraccetto ci scrive così:

“Ciao a tutti! Questo mese ho scelto di fare servizio in Pronto Soccorso.  Era il mio secondo servizio, quindi potete immagina-re l’agitazione. Ambiente nuovo, contesto diverso... Insomma!

Per fortuna avevo Flamingo vicino. È stata una serata suuuuuper divertente ! All’inizio ero la sua ombra, stra impaurita... Poi dietro a

l u i è facile nascondersi (hihi). Piano piano mi si è sciolto il cuore e mi son sen-tita sempre più spontanea . Non volevo più andare a casa!  Voglio quindi ringraziare il mio angelo Flamingo perchè è stato molto disponibile ed è riuscito a coinvolgermi subito, ed è riuscito anche a farmi riflettere molto con delle belle parole che mi ha detto!  Concludo con una frase di una canzone che, tornando dall’ospedale domeni-ca sera, ho ascoltato a tutto volume...  “Quando stringo delle mani, o se abbraccio dei bambini, vedo cosa sono e cosa sei...”

Insomma, accade di innamorarsi di quei sorrisi così belli, veri e pieni e di aver voglia di donare ancora, ancora e ancora ...

claun Uilly(Marco Selvaggi)

claun Abbraccetto(Federica Verga)

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Sono ormai quattro anni che l’Istituto Palazzolo Suore delle Poverelle di Brescia – che ospi-

ta minori da zero a diciotto anni temporaneamente allontanati da famiglie in difficoltà –

ha avviato una proficua collaborazione con i claun dell’Associazione V.I.P. “Risvegliati” di

Brescia, oltre che una storia di amicizia e di condivisione.

L’idea, per la verità, è nata per caso grazie ad un’intuizione di Lampo, Senape e

Guru (che ancora ringraziamo di cuore) che prestavano servizio come volon-

tari in Comunità e contemporaneamente erano “portatori sani di Naso Rosso”.

Per l’Associazione, la comunità rappresentava una nuova frontiera, dal mo-

mento che i claun erano soliti prestare servizio presso i reparti pediatrici degli

ospedali, e quindi era importante riuscire ad elaborare un progetto che riu-

scisse ad integrare le “abilità clownesche” con gli obiettivi più prettamente

educativi utili per i nostri ragazzi. È nato così il PGC 1 (Piccoli Grandi Claun 1),

che si è concluso con la realizzazione di uno spettacolo aperto ai volontari e

agli amici dell’Istituto.

I temi che nel tempo sono stati affrontati sono stati diversi: le emozioni,

l’importanza delle regole, i sogni e i desideri, il tutto sempre condito

dal sorriso, dall’ironia e dall’idea di fondo che l’acronimo V.I.P. ci ricorda:

Viviamo In Positivo.

L’appuntamento è ormai diventato annuale ed è divenuto parte inte-

grante della nostra programmazione educativa (per la cronaca siamo

arrivati al PGC 5 !), ma soprattutto è atteso con ansia dai nostri ragazzi,

anche da quelli più timidi, impacciati o sfiduciati, segno che questo

famoso Naso Rosso ha il potere di sciogliere paure e resistenze e di

facilitare apertura, vicinanza al prossimo e messa in gioco, nel rispetto

delle potenzialità e dei limiti di ciascuno.

Più volte, come educatrce, mi sono chiesta il motivo di questa speciale

alchimia che pian piano si è venuta a creare, e la spiegazione che mi sono

data è che le due realtà – i V.I.P. e l’Istituto Palazzolo – hanno in comune, senza

saperlo, più di quanto si creda, vale a dire un tessuto valoriale molto simile,

fatto di attenzione alla persona, semplicità, spirito di servizio. Valori che ritro-

viamo anche nella mission del nostro Istituto e che discendono dal carisma

del fondatore delle nostre Comunità – il Beato Luigi Palazzolo – che avrebbe

sicuramente apprezzato l’operato dei claun V.I.P., non solo per l’umiltà e la

semplicità a cui prima si faceva riferimento, ma anche perché, da bravo pe-

dagogo, attribuiva un grande valore al gioco come strumento di aggrega-

zione e come chiave per accedere all’altro. Lui stesso era infatti conosciuto

– o forse, per l’epoca, era meglio dire additato – come “il prete dei burattini”,

utilzzati come strumento per veicolare la catechesi e i valori evangelici.

E il gioco, appunto, è il fulcro di questi laboratori: acrobazie, micromagie,

scenette, barzellette, marionette, come modo leggero e al tempo stesso

“serissimo” – basti pensare a quanta energia ed impegno profondano i ra-

gazzi nel gioco – per sperimentare cose nuove o per affrontare argomenti

importanti e profondi come le emozioni o le regole a cui prima si faceva

riferimento. Ma loro, i veri protagonisti e destinatari dell’esperienza, cosa

ne pensano? “A me piace lavorare coi clowns perché poi faccio lo spetta-

colo e mi prendo gli applausi”, mi ha detto una ragazzina. E un’altra: “Sono

bravi e imparo cose nuove”; e ancora: “Mi diverto a fare le magie”. E, per

finire: “Io da grande voglio fare il clown!” e all’obiezione: “Ma non è un lavo-

ro …”, la risposta che non ha bisogno di ulteriori commenti, è stata: “Sì, ma

fanno divertire i bambini!”. Buon PGC 5 a tutti e ancora un sentito GRAZIE

a nome delle Suore, degli educatori e dei nostri ospiti!

P.G.C. piccoli GRANDI claun

Donatella Cafieroreferente della Comunità “La Sorgente”

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Giochiamo insieme ...Pagine a cura di

claun Gianduiotto (Luca Curti)Indovina la PAROLA MAGICARisolvi questo gioco e troverai la Parola Magica usata dai Claun!

Trova i nomi dei claun

Chi si nasconde qui sotto?

COCCICOMEVUOICUGGINADIDO’ESQUISPERFETTI

COCCO’COTTONFIOCCUOREDIPANNADISPETTOFAGOTTINA

COLORECUCICUCICUOREPAZZOELPOFATAMORE

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Indovina la Parola Magica!!Sostituisci i simboli con le lettre corrispondenti e scoprirai la famosa

Parola Magica usata dai claun!!!

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

E P N P Q U Z Z C I B F V O

C E C E C E E

!!!

N Q Z Z C E

Indovina la Parola Magica!!Sostituisci i simboli con le lettre corrispondenti e scoprirai la famosa

Parola Magica usata dai claun!!!

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

E P N P Q U Z Z C I B F V O

C E C E C E E

!!!

N Q Z Z C E

Indovina la Parola Magica!!Sostituisci i simboli con le lettre corrispondenti e scoprirai la famosa

Parola Magica usata dai claun!!!

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

E P N P Q U Z Z C I B F V O

C E C E C E E

!!!

N Q Z Z C E

Giochiamo insieme ...Trova le differenze e cerchiale Metti la busta nella cassetta delle lettere

ORIGAMI! Ori che? O R I G A M I !

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Giochiamo insieme ...Trova i nomi dei claun

ABBRACCETTOAMOREBETTINABRIZZOLOTTACIACCAPOCIPENSOSU’

ACCIPINELLABABBALECCABIBIRBABIUCILIEGINA

AGALAGNOMABAGOLABOMBICHIETTACIONFOLA

Trova le differenze e cerchiale

Colora gli spazi con il puntino e scopri chi si nasconde

Compila il cruciverba

Colora gli spazi con il puntinoe scopri chi si nasconde

Aiuta il peoto a raggiungere la festa

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Gocce di GioiaA volte la gioia arriva da sola improvvisamente, a volte lentamen-te e spontaneamente, a volte bisogna farla crescere con un po’ di impegno. Qui alcuni esercizi inventati del tutto liberamente coniu-gando alcune tecniche di psicoterapia con le modalità claun.

Da soli, questi esercizi, non bastano, ma come “gocce” possono aiu-tare la “gioia”… “SEMI -SOGNO, SEMI-SVEGLIO, SEMI -STIMOLATO”Cerco un posto ed una posizione comoda. Immagino di essere in un posto che mi piace tantissimo. Cerco di mettermi con il mio corpo in prossimità di una temperatura che stimoli in assonanza la mia immagine: ad esempio immaginandomi nei mari caraibici, mi sdra-io in una vasca calda; se invece preferisco la neve in montagna, posso trovarmi in un posto tranquillo al parco o semplicemente aprire la finestra o mettermi due pezzettini di ghiaccio sulla fron-te.. Attenzione, non devo “esagerare”, semplicemente darmi uno stimolo tale da avere la sensazione fisica del mio corpo con l’imma-gine nella mia testa! Immagino dunque un’azione da fare e faccio piccoli gesti in similitudine, come ad esempio se sto nuotando, mi metto a pancia in giù, se invece scio, fletto un po’ le gambe da un lato e poi dall’altro.. Non sarà esattamente come farlo per davve-ro, ma sarà comunque una possibilità per fare qualsiasi cosa, e vi farà star meglio!

L’ULTIMO PASTO PER FINTA Cosa mi piace di più mangiare? Ci penso un po’ ed organizzo il mio pasto ideale, entro una settimana e dieci giorni massimo, perché poi scadrà il termine. Nel frattempo prendo foglio e biro e scrivo, velocemente e senza starci su troppo a pensare, una lista di 10 cose che voglio fare, da qui, ai prossimi 20- 30 anni. Allo scade-re del periodo che mi sono programmata per il pasto lo consumo come se fosse l’ultima cena che mi godo. Cerco di assaporare ogni più piccola sfaccettatura, pensando che saranno le ultime sensa-zioni che godrò della mia vita. All’ultimo sorso della bevanda che mi sono riservata, faccio un brindisi a me stessa: “Evviva la vita che non finisce qui.., ho almeno ancora 10 cose da realizzare, ed una trentina d’anni per farlo!”

Una signora va dal fruttivendolo: “Vorrei una mela”, e il fruttivendolo:

“Gialla o rossa?”, e la signora ribatte:

“Non importa, tanto poi la sbuccio!”

Un ragazzo torna a casa dopo essere andato dal dentista.

– Ti fa ancora male il dente? – gli domanda il padre.

– Non lo so… l’ha tenuto il dentista!

–Ehi! Perché quel cane ha un semaforo sulla

schiena?--E’ un incrocio!-

- Sai, mio fratellocammina da 4 mesi…– Oh immagino dove

sarà arrivato!

Un marinaio spiegò le vele al vento.. ma il

vento non capì!

claun Pallola(Paola Brena)

le freddure di claun Cionfola e

claunAbbraccetto

Sai perché gli indigeni hannosempre freddo? Perché Cristoforo

Colombo li ha scoperti!

Cosa ci fanno tante galline al polo Nord?

Il circolo pollare artico!!!

“Conta pure su di me” disse la calcolatrice

Perché un gobbo non potrà mai diventare

avvocato? Perché non può studiare diritto!

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Le avventure diPenso a chi non c’è più

Tomà, un ragazzino come tanti altri, non troppo bello, non troppo brutto, ogni tanto ha bisogno di star da solo a rimuginare un pò. Stasera se ne sta nel suo letto a guardare il soffitto senza aver voglia di fare niente: ha “strani” pensieri in testa che non capisce ed un senso di vuoto e nostalgia che non si giustifica.“Tomà scendi. E’ pronta la cena.” Lo chiama la mamma.Ma Lui “Scusa mamma, ma non mi sento … preferisco stare qui”.Tomà che rinuncia alla cena? Qualcosa non va: non è un gran mangione, ma non ha mai rinunciato a stare a tavola a chiacchierare ed a prolungare il tempo per an-dare a dormire.Solo dopo pochi minuti la mamma di Tomà è già sull’u-scio della camera con il ter-mometro in mano: “Cosa c’è che non va? Stai male?” ed in quel mentre appoggia la mano fresca, un po’ bagnata ed odorante di soffritto, sul-la fronte del figlio.“No.. niente sto bene.” ri-sponde Tomà.“In effetti sei fresco.. – com-menta la mamma - C’è allora qualcosa che non va con gli amici? Hai avuto problemi a scuola?”“Uffa mamma! Ti ho detto che non ho niente; allora: non ho niente! Capito..?” Solitamente la mamma di Tomà, reagisce immediatamente ai toni aggressivi, a maggior ragione se vengono dai figli, perché devono abi-tuarsi al rispetto: innanzitutto dei genitori, ma in genere degli adulti e di quelli nel ruolo di educatori … In questo caso però, anche se non capisce il figlio, intuisce che non è opportuno insistere, e decide di soprassedere e di ridi-

scendere in cucina. Con tono pacato ed un po’ preoccu-pato saluta il figlio: “ Vah beh, ti tengo a parte un piatto … A dopo.”Tomà, sempre sdraiato sul letto e con sguardo distratto, continua a rimuginare. Da qualche tempo, a scuola, si parla dei giorni della me-

moria: un’occasione per fare lezione di storia, geo-grafia ed italiano. E’ stato proprio leggendo un brano tratto dal “Diario di Anna Frank”, che una sua compa-gna di classe si è messa a piangere: pensava a chi non c’è più.Anche Tomà pensa a chi non c’è più; ma quante per-sone non ci sono più!Tra i suoi famigliari è man-cato solo un nonno, il papà della mamma, ma lui quasi non lo ha neanche conosciu-to … Però Tomà ora ricorda molte alre vite “mancate”: quella famiglia amica dello zio, anni or sono, morta intera, papà mamma e due figlioletti, in un inciden-te d’auto; il papà della sua vicina di casa che è stato in ospedale e non è più ri-tornato; la bimbetta della cugina sopravvissuta pochi giorni dalla nascita; la mo-glie dell’amico del papà … e tutte quelle persone che si studiano a scuola.. che forse non si studierebbe-ro, pensa Tomà, se fossero

ancora vive. Quando si sveglia alla mattina, Tomà va a scuola con ancora addosso tutti questi fantasmi …Senza grande intenzionalità, ne parla un po’ con gli amici … Un amico lo dice ad un altro compagno, questo lo dice ad un ragazzo della classe inferiore e via dicendo: in tut-ta la scuola nel giro di una settimana non si fa altro che

A Rebus, a Peciancolo ed ad altri piccoli grandi angeli incontrati nelle nostra vita

parlare delle persone “scomparse”: come una macchia d’olio l’idea della morte sta invadendo tutta la scuola! Inizialmente sono tutti un po’ incupiti. Gli insegnanti percepiscono un po’ il disagio, ma loro stessi hanno ti-more ad affrontare il tema: chi non ha mai avuto paura della morte per sé o per i propri cari? Un giorno, però, qualcosa cambia. Viola, una bambina delle prime classi chiede al maestro: “Come si fa a non dimenticare?” Il maestro, dall’abitudine all’impegno politico e so-ciale, non sa esattamente cosa non vuole dimenticare l’allieva, e senza pensarci troppo e quasi distratta-mente risponde “Pensando al significato e alle conse-guenze, con la testimonian-za!” Viola guarda il mae-stro con gli occhi sgranati. “Cosa?!?”Il maestro sorride renden-dosi conto effettivamente della difficoltà di farsi ca-pire. Sempre sorridendo, dice all’allieva: “Cerca di pensare alla cosa più im-portante” Viola ha da poco perso la nonna: non la ve-deva spesso, ma ricorda che, ogni volta, le portava delle caramelline buone buone che teneva sul fondo della borsetta. Ecco cos’e-ra la cosa più importante! “Trovato!”grida a tutta la classe “e adesso?”“Cerca di portarlo con te!” aggiunge il maestro, pen-sando a qualcosa di astrat-to. Viola va a casa felicis-sima: “Mamma, ha detto il maestro che domani devo portare a scuola le caramelle!”Il giorno dopo, l’entusiasmo di Viola e delle sue caramelle ha contagiato un po’ tutti, per cui tutti pensano di porta-re a scuola qualcosa di “bello e di importante” di chi non c’è più. La scuola diventa un campo di gara delle cose pìù belle e svariate.

Gli insegnanti si sentono un pò spiazzati, ma non voglio-no frenare l’entusiasmo dei bambini; dopo un mese, però, c’è troppa confusione e troppo materiale in giro per la scuola. Il collegio docenti si lamenta, il preside minaccia la necessità di chiamare la cooperativa di sgombro per far pulire la scuola … Il maestro ripensa a cosa aveva detto a Viola. In fondo anche se gli altri non lo sanno, si sente un po’ responsabile di come stanno andando le

cose, per cui suggerisce di allestire una mostra.Accolta la proposta, con le vacanze di Pasqua viene inaugurata la mostra “la memoria”. I visitatori vari che vi acce-dono, siano genitori, paren-ti, politici o turisti, rimango-no tutti sorpresi. La mostra ha tanti disegni colorati, po-che parole, solo quasi sem-pre come didascalia o titolo, e tanti oggetti: ci sono gio-cattoli con nomi di bambini, libri di favole, con nomi di nonni, una crema di cioc-colato, col nome del papà di un bambino, un vestito ram-mentato, col nome di una nonna, una pigna col terric-cio che profuma di sale, a ricordo di una zia con cui si raccoglievano pinoli, delle piante, che commemorano una mamma che amava i fio-ri, perfino una sega, legata al nome di un nonno con cui il nipotino amava far legna, e naturalmente tante tante caramelle.Tra tutto il materiale spicca un grande disegno in cui,

a tempera, vi è colorato un grande arcobaleno. Sotto la scritta: “la mia amica Leila: è salita in cielo, ma ogni tan-to ritorna sulla terra con tanti colori”.

claun Pallola (Paola Brena)Disegno realizzato da Cristina Braga

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Ortopedia Chirurgia Ospedale di Esine

Pediatria ovest

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Ospedale di Esine

Conosci Annalilla?No? Allora non puoi cono-scere nemmeno La Vualà.Ma come: chi sono?Sono due ragazzine; hanno più o meno la tua età e, an-che se i loro nomi sono un po’ strani (lo devo ammet-tere ! …), sono due ragazze normalissime, proprio uguali a te e alle tue amiche. Sono compagne di classe e, l’ulti-ma settimana di scuola, vi-vono un’avventura del tutto particolare: la trovi narrata nel libro di Matteo Corradi-ni che si intitola “Annalilla”,

semplicemente come il nome della protagonista. Annalilla è una tipa vivace e coraggiosa ed è sempre allegra; ma è anche molto sensibile ed attenta agli altri.Sta vivendo quell’età un po’ strana: ha undici anni, il corpo che cresce e le gambe che ancora vorrebbero correre e giocare; il suo cuore sta imparando anche a battere in modo diverso dal solito, producendo un suono nuovo, dolce, ma che, a volte, fa ancora un po’ paura. Per fortuna, con lei, c’è sempre La Vualà, una ragazzina di colore che, da quan-do frequenta la sua stessa classe, è diventata la sua amica preferita. Annalilla è bella perché sa ascoltare: ascolta la pioggia, il vento, il sole sulla sua pelle; ascolta il proprio corpo che cambia, che sospira, che vive, che dice qualcosa; ascolta Rombo che fa il bullo, ma che tanto le piace; ascolta La Vualà e, con lei, ride, litiga, fa pace; ascolta la nonna che le vuole bene. Annalilla ascolta anche se stessa, mentre cresce. Sono i primi giorni di giugno e la scuola, per fortuna, volge al termine, quando, con uno stratagemma ed a una piccola bugia, Annalilla imbroglia i suoi genitori e, con la complicità e l’amicizia di La Vualà, riesce a stare a casa da sola per un’intera settimana.Non dirmi che non hai mai sognato una settimana di com-pleta libertà, lontano dai tuoi genitori, con la possibilità di dire e fare qualunque cosa ti passi per la testa.Ebbene: Annalilla ha questa fortuna e la vive intensamente! E, alla fine dell’esperienza, con orgoglio e soddisfazione, potrà dire di aver capito cosa significhi diventare grande.Il libro, che è diviso in sette capitoli (uno per ciascun giorno dell’avventura di Annalilla), sin dalle prime righe, ci offre un’importante chiave di lettura per capire e gustare meglio il suo messaggio: “.... Prima c’era già qualcosa. C’era la mia voglia di uscire a correre, come faccio spesso. C’erano i miei sogni …... , sarebbe bello cambiare. Sarebbe bello restare da sola a cavarmela, per un po’. Per conto mio.Prima c’era già qualcosa” …....A lettura conclusa, capirai che il tempo che passa, aiuta le persone a cambiare e a crescere; questa cosa, Annalilla la prova proprio sulla sua pelle, grazie ad una chiave magica che le affida un giorno sua nonna.“La curiosità è un seme. Non c’è niente da fare: per piccolo che sia, se qualcuno lo pianta nelle tue orecchie poi cresce.” Quale porta aprirà quella misteriosa chiave che la nonna

tiene sul comodino? Quella verso un mondo nuovo, che aspetta una ragazza quando diventa donna.In realtà, infatti, oltre che con l’amica La Vualà, Annalilla trascorre la sua settimana anche con la nonna che, malata e qua-si immobile, da più di un anno passa le sue gior-nate relegata in camera. All’improvviso, nonna e nipote si scoprono amiche e confidenti e, proprio gra-zie alle cure e all’affetto della nipotina, la nonna incomincerà a ricordare e raccontare la sua storia: un passato lontano che ha ancora tanto da insegnare ad Annalilla. Si scoprono amiche: pri-ma non ne avevano avuto il tempo: la nonna trop-po presa a lamentarsi per l’eccessiva vivacità della bam- bina; la nipote ancora trop-po piccola per pensare alla nonna come essere umano e non solo come un “soprammobile” da accudire; Annalilla riscopre la nonna proprio prendedosi cura del suo corpo. Entrambe, anziana e nipote, sono le protagoniste di un dolce cammino che lega passato e presente, ricordi e fantasie, sogni e battaglie. Una settimana che vale una vita, ricca di scoperte, dove, passo dopo passo, l’affetto tra loro torna a vivere. E’ proprio nell’ultima pagina, quando le nostre due sono sedute in riva al lago a gustarsi il tepore del venticello che, fra loro, si raggiunge il massimo dell’intesa ed i loro cuori, anche se diversi, compongono una melodia profondamente piena d’amore … ed è proprio lì che l’autore ci regala il più bel momento di poesia del libro,“Appoggia il mento alle ginocchia piegate e guarda il lago. È così vicina all’acqua da vedersi rispecchiata sulla su-perficie ferma della riva. Annalilla si tocca i capelli, gli occhi, la bocca che ha baciato.Si cerca in tasca ricordandosi della chiave e la tira fuori tenendola sospesa davanti a se’ con due dita. Si specchia di nuovo. La sciarpa vola nel vento. La chiave da-vanti all’acqua non fa nessun riflesso.”Oggi in tasca mi è rimasto solo un Naso Rosso.Ho già deciso a chi lo voglio regalare: lo darò alla nonna perché, con pazienza e discrezione, aiuta Annalilla a diventare grande, insegnandole che la vita è bella e va accolta con ironia ed allegria, proprio come noi claun cerchiamo di fare ogni giorno.

In biblioteca con i claun

claun Sonnolento (Michele Riva)

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Avreste voglia di vedervi un bel film, allegro, divertente ma che fa molto riflettere sul tema dell’amicizia e dell’aiuto reciproco? Non ser-ve assomigliarsi troppo per poter essere uni-ti da un forte legame di amicizia! La bellezza dell’amicizia sta nell’aiutarsi e nel protegger-si vicendevolmente, è bello essere ognuno il guerriero protettore dell’altra persona.Vi ho un pochino incuriosito?? Allora libera-tevi un paio d’ore e guardate il film “Quasi Amici”; ispirato ad una storia vera, raccon-ta l’incontro tra due mondi apparentemente lontani.Dopo un incidente in parapendio che lo ha reso paraplegico, il ricco aristocratico Phi-lippe assume Driss, un ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione, come badan-te personale. Driss purtroppo è la persona meno adatta per questo incarico. L’impro-babile connubio genera improbabili incontri tra Vivaldi e gli Earth, Wind and Fire, dizione perfetta e slang di strada, completi elegan-ti e tute da ginnastica. Due universi opposti entrano in rotta di collisione ma per quanto strano possa sembrare prima dello scontro finale troveranno un punto d’incontro che sfocerà in un’amicizia folle, comica, profonda quanto inaspettata.ANNO: 2011REGIA: Olivier Nakache, - Eric ToledanoATTORI: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet,Alba GaïaKraghedeBellugi, Cyril-Mendy, Christian Ameri, GrégoireOestermann, Joséphine de Meaux0PAESE: FranciaDURATA: 112 Min

TESTO:E levo questa spadaAlta verso il cieloGiuro sarò roccia contro il fuoco e il geloSolo sulla cimaAttenderò i predoniArriveranno in moltiE solcheranno i mariOltre queste mura troverò la gioiaO forse la mia fine comunque sarà gloriaE non lotterò mai per un compensoLotto per amore, lotterò per questo Io sono un guerrieroVeglio quando è notteTi difenderò da incubi e tristezzeTi riparerò da inganni e maldicenzeE ti abbraccerò per darti forza sempreTi darò certezze contro le paurePer vedere il mondo oltre quelle altureNon temere nulla io sarò al tuo fiancoCon il mio mantello asciugherò il tuo pianto E amore il mio grande amore che mi crediVinceremo contro tutti e resteremo in piediE resterò al tuo fianco fino a che vorraiTi difenderò da tutto, non temere maiE amore il mio grande amore che mi crediVinceremo contro tutti e resteremo in piediE resterò al tuo fianco fino a che vorraiTi difenderò da tutto, non temere mai Non temere il dragoFermerò il suo fuocoNiente può colpirti dietro questo scudoLotterò con forza contro tutto il maleE quando cadrò tu non disperarePer te io mi rialzerò Io sono un guerriero e troverò le forzeLungo il tuo camminoSarò al tuo fianco mentreTi darò riparo contro le tempesteE ti terrò per mano per scaldarti sempreAttraverseremo insieme questo regnoE attenderò con te la fine dell’invernoDalla notte al giorno, da Occidente a OrienteIo sarò con te e sarò il tuo guerriero E amore il mio grande amore che mi crediVinceremo contro tutti e resteremo in piediE resterò al tuo fianco fino a che vorraiTi difenderò da tutto, non temere maiE amore il mio grande amore che mi crediVinceremo contro tutti e resteremo in piediE resterò al tuo fianco fino a che vorraiTi difenderò da tutto, non temere mai Ci saranno luci accese di speranzeE ti abbraccerò per darti forza sempre Giuro sarò roccia contro il fuoco e il geloVeglio su di te, io sono il tuo guerriero

GUERRIERO

“…Ti difenderò da incubi e tristezze Ti riparerò da inganni e maldicenze E ti abbraccerò per darti forza sempreTi darò certezze contro le paure…” Sicuramente c’è qualcuno che pro-teggete o vorreste proteggere dalla paura, dalla fatica e dal dolore; ci sarà anche qualcuno che fa o vorrebbe fare lo stesso con voi! Avete mai pensato a quanto è bello sapere di poter contare sull’aiuto di un amico, di un parente o anche di qualcuno di poco cono-sciuto ma che per aiutarvi è disposto a combattere come un guerriero? Ecco, prendetevi qualche minuto e riflettete, chiudete gli occhi e respi-rate profondamente…chi è il vostro guerriero? E Voi, chi proteggete? Per chi fareste di tutto pur di renderla una persona felice?Ora che vi è venuto in mente, provate a chiamarlo, mandategli un messag-gino o semplicemente abbracciatelo appena ne avete la possibilità… Non c’è mai un solo sguardo o una carezza che vada perduta!!!

QUASI AMICI

Pagina a cura di:claun Giokabalù

(Annarita Braga)

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DOMENICA 17 MAGGIO 2015

a SirmioneDomenica 17 Maggio 2015RisveAMICO ... Un RisveAMICO non è un socio del-la nostra Associazione ma ci aiuta standoci viicino. Un RisveAMICO può essere informato sulle nostre attività, partecipare ad alcuni incontri organizzati dai Risvegliati, ricevere copia del Giornaclaun e del nostro calendario. Se ti piacesse diventare un RisveAMICO puoi contattarci all’indirizzo e-mail: risveamico@gmail.com

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RedazioneGiornaclaun:claun Cionfola (Valeria Cristini)claun Gianduiotto (Luca Curti)claun Giokabalù (Annarita Braga)claun Pallola (Paola Brena)claun Sonnolento (Michele Riva)

In copertina:disegno realizzato daclaun Gianduiotto(Luca Curti)

Il presidente:claun Tziolupo(Paolo Brunelli)

Grafica e Stampa:Tipolitografia Vilcar www.tipografiavilcar.it