Giornaclaun 12

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Il numero del nostro Giornaclaun appena stampato e già in distribuzione nelle corsie degli ospedali.

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il nuovo Consiglio Direttivo Eccomi qui, io sono Cionfola. Nonché nuova segretaria del consiglio direttivo. Ancora non ci credo, conoscete tutti la sensazione che si prova quando un sogno viene realizzato? Ecco, proprio così mi sento dall’ultima assemblea in cui ci sono state le elezioni, e in questo so-gno desidero portare quelli di tutti, tutti i desideri che l’associazione

ha, tutto ciò che ogni claun vorrebbe realizzare per farla crescere ed espandere sempre di più. Ho, prima di tutto, tanta voglia di mettermi

in gioco, tantissima voglia di imparare, di condividere, di conoscere, e di organizzare, perché in un’associazione ogni cosa ha il suo posto, e in ogni posto ci sono cuori che battono: il mio, quello degli altri claun, e quello delle persone che incontriamo ogni volta! Per me, essere parte del direttivo, significa prendere tutti gli altri per mano, e accompagnarci insieme verso tutte le direzioni che l’associazione ha, in particolare diretti all’incontro con gli altri. claun Cionfola

(Valeria Cristini)

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Ciao amici, qui è Abbraccetto. Faccio parte del consiglio di-rettivo dei Risvegliati... Quando si sono aperte le candidature non mi sarei mai sognata di essere dove sono ora, eppure, giorno dopo giorno, il desiderio di far parte della storia dei

Risvegliati come membro del direttivo si è fatto sempre più forte. Ecco allora che, mi sono candidata, con la speranza di poter

dare all’Associazione tutto il positivo che io, in un solo anno, ho ricevuto in ab-bondanza. Poi l’assemblea, l’elezione, il primo direttivo. Insomma, un sacco di emozioni che possono essere racchiuse in un’unica: Amore. Quindi grazie a chi mi ha donato amore, grazie a chi ne donerà a coloro che ne hanno bisogno, grazie anche a chi sta ancora scoprendo cos’è e a chi invece non può più farne a meno. E grazie a tutti quelli che in associazione credono in me e in questo nuovo direttivo.

claun Abbraccetto(Federica Verga)

Di origine Torinese, vivo ormai da diversi anni in Lombardia. Mi chiamo Gianduiotto (proprio come il cioccolatino) e sono appena stato eletto come nuovo Presidente dei Risvegliati.Rispetto alle aspettative che questo importantissimo incarico

mi riserverà, posso dire con certezza che mi attendono tre anni emozionanti e ricchi di opportunità, ma anche di responsabilità

verso tutti i claun che credono in me. Cercherò di affrontare al meglio tutte le situazioni che verranno, sia positive che negative, per far sì che tutti i soci vedano in me una persona su cui poter contare in qualsiasi momento. Naturalmente non sono solo: con gli altri claun del direttivo, formiamo un gruppo unito e motivato; sono molto contento di poter collaborare con loro e auguro di poter vivere al meglio questa esperienza con serenità e un pizzico di sana follia positiva!! Grazie a tutti i “colleghi del consiglio direttivo” che ci hanno preceduto ed hanno svolto i loro compiti nel modo migliore, in momenti non fa-cili, in cui l’associazione ha vissuto cambiamenti importanti ed è cresciuta sempre più. Credo fortemente nei Risvegliati, nel Vivere In Positivo, nel Naso Rosso che portiamo, perché sono tre “elementi” che uniti insieme hanno il grande potere di far sentire meglio le persone e donare un sorriso a chiunque ne abbia bisogno.“Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”. (Cit. Maya Angelou)

Tre anni all’interno del direttivo terminati e altri che tre mi aspet-tano... …Se ho deciso di ricandidarmi è perché il bilancio è sta-to certamente positivo… Se da un lato è un impegno e una re-sponsabilità importante, dall’altro si ha una prospettiva di visione

privilegiata per osservare comprendere ed elaborare le idee in una crescita costante. Credo che un elemento fondamentale per vivere al

meglio l’esperienza del direttivo sia la qualità della squadra con cui si collabora. I compagni sono preziosi, insieme si devono costruire basi importanti per consolidare e organizzare la vita associativa: ogni membro ha la sua personalità e diverse capacità che si metteremo a disposizione in dialogo e confronto costruttivi. L’augurio che mi sento di fare a tutti è di vivere quest’avventura ricordandosi sempre le motivazioni po-sitive che ci hanno spinto ad iniziare il percorso speciale nel volontariato della clownte-rapia: donare il nostro sorriso. claun Pomellina

(Tecla Gottardi)

Il tempo è il dono più prezioso che ogni giorno ci è dato e dedicare parte di esso agli altri è un po’ come rimettere in circolo l’amore che riceviamo. Il mettermi in gioco per questo tipo di esperienza

è stata una sfida che si è fatta strada dentro di me piano piano e poi è esplosa come un uragano: mi ha lasciato poche possibilità di scelta e allora mi sono affidata. La testimonianza dei vecchi membri del

C D mi ha stimolata, provocata, ha donato creatività alla mia mente e allora, forte della mia inesperienza che ha i suoi pro e i suoi contro, ho scelto di donare, con tutta la mia disponibilità, il mio tempo e le mie energie per la missione Claun, per lavorare con e per quegli amici Claun che mi hanno cambiato la vita. “Stay hungry, stay foolish”

claun Gioppy(Martina Tizzano)

A dicembre 2015, l’Assemblea dei Risvegliati ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo.Nel riportare i messaggi dei nuovi consiglieri, salutiamo e ringraziamo tutti i membri dei Consigli Direttivi del passato che, lavorando con passione e dedizione hanno permesso

alla nostra Associazione di crescere fin qui.

claun Gioppy(Martina Tizzano)

Ciao, sono Harticiok, claun di appena 44 anni, che si è candidato nuovamente al ruolo di dirigente ed è stato rieletto. Quali sono le mie prospettive per il futuro è presto detto. Essere trait d’union, elemento di continuità tra il direttivo passato e il nuovo appena eletto, e per quanto possibile supportare le nuove

leve. Per questo mandato, mi sono proposto per l’incarico di tesoriere, figura che mi intriga, e che accolgo anche come sfida personale. Ruolo per il quale non mancherò di chiedere aiuto ai tesorieri passati, che con

precisione puntigliosa e professionalità hanno svolto il compito di far quadrare i conti della nostra associazione che nel tempo è cresciuta e si è sviluppata su più fronti. Concludo con un augurio e un in bocca al lupo a noi del nuovo direttivo: che si possa, ognuno con i propri talenti, essere costruttivi, rispettosi e perseguire quello che è la missione della nostra associazione, VIVERE IN POSITIVO. claun Harticiok

(Cristiano Donna)

Se qualcuno, fino all’anno scorso, mi avesse detto che sarei en-trato a far parte del Consiglio Direttivo dei Risvegliati, direttivo mi sarei messo a ridere.... Ed invece?

Invece ho iniziato a pensarci seriamente quando si sono aperte le candidature; mi son detto: “Sono ormai 6 anni che faccio parte di

questa Associazione, conosco abbastanza le varie dinamiche che le girano attorno, sia a livello locale che federale….perchè non provarci? E così, grazie a chi mi ha dato la sua fiducia e mi ha votato, mi son ritrovato nel Con-siglio Direttivo dei Risvegliati V.I.P. di Brescia... wow che odore... ops che onore !!… Adesso sono qui, con con altri 6 membri, a cercare di mandare avanti nel migliore dei modi un’ Associazione di 116 persone, già ben avviata e solida, ma che vuole fare ancora molta strada … insieme !!In bocca al lupo a NOI claun Uilli

(Marco Selvaggi)

È il 25 ottobre 2015 ed io sto rientrando da Gornja, dopo una settimana passata con bellissime perso-ne: Eugenia, Gianna, Nadia, Alessandra e Federica la più giovane (18 anni), di Concesio; come me, è l’unica ad esserci già stata.Ritorniamo indietro alla settimana precedente, ai momenti prima della partenza. Il giovedì sentivo già la tensione di accompagnare queste persone in questo viaggio a loro quasi sconosciuto. “Come fac-cio?” mi domando “Sarò in grado?” … devo solo fare quello che MULETTO mi ha insegnato l’anno prima: devo fare quello che il mio cuore sa far bene, senza fatica. Alle sette di domenica mattina il mio gruppo è già sul pulmino, pronto a partire; siamo in auto-strada diretti verso Gornja, questo posto straordi-nario. Si incominciano i primi discorsi e i primi gesti; già si capisce che siamo già un gruppo, un gruppo che deve affrontare una settimana insieme che sarà piena di emozioni e di affetto. Riesco a percepire la tensione dei miei compagni perché l’anno prima è successo lo stesso anche a me. Mentre guido, ascolto i loro discorsi e penso: “Sono già una bella squadra, hanno già capito quel-lo che andiamo a fare e che devono essere uniti; si-curamente, insieme, faremo delle belle cose”.Arriviamo davanti al cancello del castello alle 14, andiamo nella casetta dei volontari, sistemiamo le nostre valigie ed il letto per la nanna, intanto che aspettiamo l’ora del giro in ospedale per vedere quello che ci aspetta la mattina seguente.Fra noi, sale la tensione: siamo davanti alla porta: guardo i miei compagni e dico: “Ragazzi, siete pron-ti?” la loro risposta è: “Sì, Bombi!”.Apro la porta dell’ospedale: mi assale l’odore dell’anno prima, mi sembra una fotocopia: davanti a me vedo Daniel, stessa stanza, stesso lettino; lo guardo dal corridoio gli dico: “Vengo dopo, Daniel; prima vado da Nina!”.Entriamo nella stanza, guardo i miei compagni e vedo in loro la tensione della prima volta, ma, nel-lo stesso tempo, la consapevolezza di quello che stanno facendo. Torniamo alla stanza di Daniel; il suo sguardo mi prende subito e sembra dir-mi: “Dai Bombi, fammi solletico come mi facevi giocare, così rompiamo la tensione che stanno accumulando i tuoi compagni!”. Mi avvicino e gli faccio il solletico, lui ride come un matto e così mi sembra che i ragazzi si liberino come per magia di ciò che pesa sulle loro spalle. Tutto è diventato più facile e, continuando il giro, abbiamo raccolto molte emozioni e allontanato le nostre paure. Il lunedì si comincia a farli passeggiare ed a giocare in sala giochi; bellissimo: siamo tutti pieni di entusiasmo! Da martedì e fino a sabato, sveglia presto per lavarli, dargli la

colazione, il pranzo e la cena, ma anche tanti giochi e coccole. Insomma: sono giornate pienissime...... Cosa posso dire? Una parola sola: GRAZIE !Grazie Eugenia, Nadia, Gianna, Alessandra e Federi-ca: avete fatto passare ai ragazzi una settimana bel-lissima. Grazie per avermi aiutato a dare a questi ragazzi tante emozioni e tanto affetto, ma, soprat-tutto, Grazie per aver lasciato tantissimo amore a questi ragazzi che, sono sicuro, lo ricorderanno. I gesti fatti col cuore non si dimenticano mai. Ri-porto al mio gruppo i ringraziamenti del direttore, delle infermiere e di Borca la responsabile del per-sonale. Io, ragazze, vi ringrazio con tutto l’affetto possibile: grazie Eugenia; grazie Gianna; grazie Na-dia; grazie Alessandra; grazie Federica

Ed eccoci qui, il 19 ottobre; il nostro primo giorno a Gornja. Un sorriso, un abbraccio, l’incontro di due sguardi che si toccano. Fuori piove e fa freddo, ma nei corridoi, in sala giochi ed in ogni singola came-ra, avverti solo il calore dell’amore e delle emozioni che ricevi. Gornja è: dove trovi te stesso nelle altre persone; certezza che esistono gli angeli; prende-re in cura la persona affidata; sentirsi una piccola goccia in una terra fertile e assetata; linguaggio di sguardi; sentimenti che non hanno bisogno di parole; riscoprire la forza del contatto; un altro mondo; persone sconosciute che diventano una squadra; capire il dolore di chi è costretto ad ab-bandonare un figlio; una settimana di vita intensa; una settimana per conoscerli; una settimana per innamorarti;Un vechio proverbio indiano dice: “ il guerriero non è colui che toglie la vita, ma è colui che si occupa delle persone che hanno bisogno, degli indifesi, dei bambini, degli ammalati, di chi non può prendersi cura di se stesso.

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GORNJALa nostra missione V.I.P.Ciao a tutti, sono claun Ciaccapo e sono qui a rac-contarvi la storia di un sogno...un bel sogno che poi è diventato una bellissima realtà.All’inizio era un’idea

che ogni tanto mi ronzava in testa, poi è diventata un sogno...fino a quando ho sentito profondamente che dovevo provare a viverlo.Ho deciso che dovevo provare a partire per il proget-

to/missione di Gornja in Croazia; si tratta di un progetto che occupa sei settimane all’anno per V.I.P. Italia onlus e che permette ad alcuni claun di fare servizio in una strut-tura che ospita ragazzi di ogni età con gravi disabilità fisi-

che e/o mentali, per la maggior parte senza famiglia.V.I.P. Italia dà la possibilità a tutti i claun in regola con la for-mazione e i servizi annuali di inoltrare la propria candidatura allo staff nazionale che segue questo progetto e quest’ultimo valuta e sceglie chi può partire. Così ho deciso di compilare il form di adesione indicando le mie caratteristiche, i miei pregi e i miei difetti, nella speranza di essere scelta. L’ho corretto per sette volte, con il timore di non essermi spiegata... L’ho spedito; il mio direttivo ha dato parere favorevole e ….. lo staff nazionale mi ha selezionata!!Insieme a me sono stati selezionati altri 7 claun di altre cit-ta’ e con loro ci siamo incontrati durante il week end di formazione obbligatorio. Sono stati due giorni importanti per conoscerci, sperimentarci, giocare, ridere ed emozio-narci, oltre che per avere informazioni pratiche su cosa poter fare o poterci aspettare a Gornja. Il 20 settembre siamo partiti e, dopo un lungo viaggio in pulmino, ci siamo immersi su-bito in questa realtà molto diversa dagli ospedali italiani: molto forte, nel vedere persone con gravi malformazioni e nell’essere a contatto con loro tutta la giornata (dal bagno al mattino, all’imboccarli ai pasti, al gioco, alla buonanotte); molto emozionante, nell’entrare in contatto anche solo con sguardi e carezze; molto difficile per l’approccio ad alcuni ra-gazzi nella terapia intensiva e semintensiva o a reazioni per noi “inusuali” o impreviste; ma anche molto divertente e di grande crescita personale. Mi sono portata via tanti ricordi e dei veri nuovi amici claun, con cui mi sono confrontata, dai quali mi sono fatta aiutare ed ho aiutato. I ricordi più forti? Il primo giorno la mia attenzione e’ stata attirata da un bambi-no che era immobile nel lettino, mi sono avvicinata ed e’ stato difficile guardarlo perchè la malattia gli aveva lasciato segni evidenti sul viso...ma dopo un attimo i suoi “difetti” non li ve-devo più..vedevo solo la sua bellezza...e in quell’istante ho compreso che tutta la settimana sarebbe andata bene...per-chè ero sicura di voler essere lì..e il mio cuore era sereno....e infine l’ultima sera, durante la buona notte, tra luci tenui e musiche dolci, lo stesso bambino mi ha chiamata con il suo “verso” e nel buio della stanza l’ho riconosciuto...e ho profon-damente sentito che il mio cuore non era solo sereno ma era pieno...pieno di amore... un abbraccio

claun Ciaccapo(Federica Boldini)

claun Bombi(Virgilio Bonfadini)

Eccomi qua a raccontare una storia, la mia storia, la storia di una Claun che, dopo tanti anni di servizio nel mondo dei bambini, decide di rendersi utile incontrando le persone che desiderano diventare

Claun come me e i miei amici che, al momento, fanno parte del nostro

gruppo.Da qualche anno sono membro del-lo “staff selezioni” cioè di quel grup-po che si occupa di incontrare gli aspiranti Claun che ci contattano e si dimostrano interessati a diventare

dei meravigliosi Claun di corsia. Siamo tanti, noi Risvegliati VIP Claun  di Brescia,

e ogni anno veniamo a contatto con tante persone che vorrebbero intraprendere que-

sto cammino insieme a noi. È una sensazione bellissima sapere che  il nostro modo di interagi-

re con i bambini malati è sempre più conosciuto e apprezzato . Sapete cosa mi colpisce molto?  Il fatto che spesso chi decide di entrare nel nostro gruppo ci ha conosciuti direttamente in ospedale, visti nel-le corsie, ci ha vissuti mentre era genitore o fratello di un bimbo ricoverato. Questa è una soddisfazio-ne grandissima, vuol dire che la nostra presenza in ospedale è stata gradita e, forse anche,  a volte ad-dirittura utile.Sarà per questo motivo, o sarà anche per la consa-pevolezza ormai acquisita che per la persona mala-ta sia piacevole ricevere oltre alle cure anche tante attenzioni, che ogni anno noi dello staff “selezioni” riceviamo sempre più richieste di adesione all’asso-ciazione.  Allora cosa facciamo: rispondiamo fissan-do una data in cui ci possiamo vedere, in cui pos-

siamo spiegare meglio in cosa consiste questo tipo di volontariato, quali sono gli impegni inderogabili, quali sono anche le meravigliose emozioni a cui si va incontro. Poi  procediamo con dei piacevoli colloqui individuali che permettono  una conoscenza miglio-re da parte di tutti e, come contorno alle serate, non facciamo mai mancare qualche simpatico bans. Pur-troppo la parte più difficile di questo incarico è che non possiamo accettare  tutti coloro che incontria-mo! È davvero una brutta sensazione per me dover dire a qualcuno che non potrà partecipare al corso di formazione per diventare Claun e venire con noi in ospedale, ma questo si rende necessario per il fatto che ogni nuovo Claun che entri in associazio-ne dovrà poi essere seguito personalmente nel suo percorso per almeno un anno e richiede quindi un forte impegno aggiuntivo da parte dei Claun “vin-tage” (vecchi!).Nel corso di questi anni, ho conosciuto tante perso-ne, ragazzi molto giovani, altri meno, chi già impe-gnato in altri ambiti di volontariato, chi invece alla sua prima esperienza, e questi incontri mi hanno arricchita; porto nel mio cuore i sorrisi delle persone che mi hanno spiegato quali fossero le motivazioni che li spingevano a volersi unire a noi. Ho scoperto che esistono tanti modi di vivere diversi, tanti modi diversi di pensare, tanti modi di sentire le proprie emozioni e tanti modi di esternarle o di nasconder-le, e soprattutto ho scoperto che sono tutti interes-santi, che non esiste un “giusto” e uno “sbagliato” , ma semplicemente una grande varietà di persone che, nel nostro caso, sono accomunate da un obiet-tivo comune: portare il sorriso ai bambini.Il mio motto? Non è mai troppo tardi per ricomin-ciare. Ciao

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corso base 2016DI NUOVO CUORE E NUOVI OCCHI:ISTRUZIONI PER L’USO“Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande, senza stupirmi di niente. […] Su un tavolo più giovane, da una mano d’un giorno più giovane il pane di ieri era tagliato diversamente”

Disattenzione, W. Szymborska

Il corso base non è che un trampolino di lancio; è quell’esperienza in cui si ritrova un pro-prio lato bambino prigioniero e offuscato dall’essere adulto: ed allora ci si chiede come è possibile che sia rimasto lì per così tanto tempo senza che nessuno se ne prendesse cura. E poi si inizia a nutrirlo, a farlo giocare con altri bambini, ad assegnargli un ruolo nella propria vita: sarà lui il responsabile della fiducia (in noi stessi e negli altri) e della capacità di giocare e di stupirsi ancora a venti, cinquanta o settant’anni guardando un’alba od un tramonto. “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che è dentro di sé” diceva Pablo Neruda. È questo il clown (o forse sarebbe meglio dire il claun): è colui che pur conservando la propria identità aggiunge a questo puzzle il tassello mancante, il bambino perso e ritrovato, per una completezza interiore priva di paragoni. “Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti”, affermava la più brillante mente del ‘900, quella mente capace di far nascere la teoria della relatività proprio in virtù del suo stupore nei confronti dell’Universo.

Vi voglio raccontare come son diventato claun Solemio☀attraverso una favola. «C’era una volta un ragazzo curioso che aveva la passione per tutti i colori del mondo. Si divertiva tanto quando arrivava il carnevale, perché le maschere variopinte mettevano allegria e lo facevano ridere tanto. Gli piacevano anche i camaleonti che cambiando il colore della loro pelle si nascondevano dai predatori. Ma più di tutti gli piacevano gli arcoba-leni dopo il temporale, perché gli facevano dimenticare la paura dei tuoni. Un bel dì in inverno incontrò Donji, un claun che gli insegnò tanti giochi per aiutare le persone a non vedere il mondo in bianco e nero o, peggio, solo grigio. Tutto questo era possibile grazie ad un gesto molto semplice: un sorriso. Il sorriso può essere contagioso e il claun è un “portatore insano di sorrisi”: insano perché è il primo a sorridere e farsi contagiare dal riso degli altri. Così, capii perché mi piaceva tanto il carnevale: è il giorno dell’allegria fuori dall’ordinario. Compresi cosa mi affascinava dei camaleonti: la loro capacità di diventare parte del mondo circostante. Capii il motivo dell’attrazione per gli arcobaleni: sono la prova che c’è sempre il sole, anche quando piove. Insomma, il claun per me è il concen-trato del carnevale, dei camaleonti e degli arcobaleni: cercano di portare nelmondo che gli sta intorno l’allegria e la luce, dove la paura e la tristezza hanno portato via il sorriso alle persone. Il claun fa tutto ciò, con la sua presenza in ospedale, indossando un naso rosso».

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claun Cuggina(Alma Rodondi)

claun Fortuna (Lucia Fiore)

claun Solemio (Vincenzo Staiano)

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Ci sono giornate per le quali non smetterò mai di essere grata.

Una di queste è stata proprio la “Giornata del Dono” sabato 12 dicembre .

L’emozione non ha voce si dice, e quando il mio cuore ha pulsato così forte per aver vissuto

a casa Ronald un pomeriggio di tipizzazioni per nuove speranze di Vita, ho fatto sì che pro-

prio il mio cuore parlasse al mondo intero. Casa Ronald è un “nido” che ospita

le famiglie ed i loro bambini che sono in attesa o hanno già fatto il trapianto di

midollo osseo. Insieme ad ADMO ed alla mia immensa famiglia di Nasi Rossi,

abbiamo potuto vivere l’emozione di vedere 42 nuove albe di vita, 42 persone

si sono recate a casa Ronald per farsi tipizzare con un semplice prelievo di

sangue ed entrare a far parte del registro mondiale di futuri donatori di mi-

dollo osseo! E proprio lì…nel posto giusto...dove i bambini ospiti della Casa

ci hanno reso ancor più visibile il gesto meraviglioso di questo dono; vederli

sorridere, giocare, vedere in loro battere una nuova Vita, una speranza per

crescere e poter far sì che la malattia diventi solo un ricordo!

Posso dire davvero che quest’anno il mio CREDO in tutto ciò che ho vis-

suto, in primis con i miei fratelli di Naso, la “mia” casa Ronald ed ADMO

mi fa socchiudere gli occhi riportandomi alla mente anche la giornata

di settembre in piazza Vittoria a Brescia dove ben altre 130 persone si

sono fatte tipizzare … non dimenticando anche le due giornate di Lu-

glio ad Iseo, sempre in piazza per l’evento Ecorace. Posso dire che quasi

200 speranze di Vita si sono accese! La Vita non è altro che un insieme

di attimi da vivere insieme all’altra vita…quella dentro ognuno di noi!

La GIORNATA DEL DONO

Claun Lunasole(Elisabetta Brambani)

Pagine a cura diClaun Gianduiotto

(Cluca Curti)

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Prendo un momento per me per liberare la mia immaginazio-ne, e faccio un gioco con me stesso. Ripenso ad un episodio accadutomi recentemente: poco fa, nella giornata di ieri, o nella settimana appena trascorsa. Penso al mio stato d’animo di quella situazione, e provo ad identificare l’emozione provata principalmente: gioia, stupore, disgusto, paura, tristezza, rabbia, invidia o gelosia. Queste sono solo alcune, di base, ma possono venir-ci in mente altre più complesse. Le emozioni, di per sé, non sono né giuste né sbagliate. Possono essere utili. Ad esempio, la gioia per aiutarci a cercare ciò che ci fa star bene, lo stupore a creare quel senso di interesse propositivo, il disgusto e la paura ad allontanarci da ciò che fa male, la tristezza a sentire il dolore per la perdita di cose importante, la rabbia a scaricare il dolore con azione, l’invidia a capire cosa ci piacerebbe, e la gelosia a rimarcare ciò a cui teniamo. Provo a immaginare di dare personificazione a questa emozione: sesso, statura, peso, età, colore, vestiti ed acconciatura, e cosa farebbe. Insomma tutto quello che ci viene in mente. E’ un gioco immaginario e nella fantasia tutto è possibile. Non importa il risultato … solo il fatto di averlo anche solo un po’ immaginato, rende più “attive” le nostre emozioni e un po’ migliori noi.

Prendo un momento per me per liberare la mia immaginazione, e faccio un gioco con me stesso. Ripenso ad un episodio accadutomi recentemente: poco fa, nella giornata di ieri, o nella settimana appena tra-scorsa. Penso al mio stato d’animo di quella situazione, e provo ad identificare l’emozione provata prin-cipalmente: gioia, stupore, disgusto, paura, tristezza, rabbia, invidia o gelosia. Queste sono solo alcune, di base, ma possono venirci in mente altre più complesse. Le emozioni, di per sé, non sono né giuste né sbagliate. Possono essere utili. Ad esempio, la gioia per aiutarci a cercare ciò che ci fa star bene, lo stupo-re a creare quel senso di interesse propositivo, il disgusto e la paura ad allontanarci da ciò che fa male, la tristezza a sentire il dolore per la perdita di cose importante, la rabbia a scaricare il dolore con azione, l’invidia a capire cosa ci piacerebbe, e la gelosia a rimarcare ciò a cui teniamo. Provo a immaginare di dare personificazione a questa emozione: sesso, statura, peso, età, colore, vestiti ed acconciatura, e cosa farebbe. Insomma tutto quello che ci viene in mente. E’ un gioco immaginario e nella fantasia tutto è pos-sibile. Non importa il risultato … solo il fatto di averlo anche solo un po’ immaginato, rende più “attive” le nostre emozioni e un po’ migliori noi.

Gocce di GiOiA

claun Pallola(Paola Brena)

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ANIMAZIONE EMOTIVA

MANTRA GRAFICO PITTORICO

A volte la gioia arriva da sola improvvisamente, a volte lentamente e spontaneamente, a volte bisogna farla crescere con un po’ di impegno. Qui alcuni esercizi inventati del tutto liberamente coniugando alcune tecniche di psicoterapia con le modalità claun.Da soli, questi esercizi, non bastano, ma come “gocce” possono aiutare la “gioia”…

sorrisi”, di “tristezza dell’anima” e di “nullaessenza”.Passata la notte, Tomà rinnova la voglia di incontrarsi con quel strano ragazzo un po’ “fuori dal mondo” . Quest’oggi è Tomà a voler antici-pare il tipo sull’albero con il pro-prio saluto: “Buongiorno Signor Poeta!”E l’altro, attualmente non più in pigiama, ma in tuta e scarpe di ginnastica, dall’alto, ride: “Mac-chè poeta... Chiamami piuttosto Monsieur Pet.”“Monsieur Pet?”domandaoreggia! Tomà-“ Sono “Pet” in francese.., “Furz “ in tedesco, “Fart” in inglese .. cioè il mio nome è semplicemente peto o scoreggia “Una bella risata coinvolge entram-bi.Monsieur Pet si sdraia su un ramo sporgente e allunga una mano ver-so Tomà: “Dai sali che ti spiego”. Tomà è un po’ titubante: tutto ciò che esce dalla norma spaventa. Perchè salire su un albero con un semisconosciuto, un po’ strano che per di più si fa chiamare Mon-sieur Pet? Tomà non è tipo di rinunciare a qualcosa solo perchè è insolito; valuta che l’albero è robusto, ed afferra il polso dell’altro, che lo tira verso l’alto. En-trambi sono ora sull’albero e ridono! Monsieur Pet, si sgranchisce leggermente, si alza in equilibrio in piedi tenendosi con una mano aggrappato ad un ramo più alto, allarga le gambe ed, a riprova del suo nome, con un bel suono “pre...preeep” butta fuori un po’ di aria!Un’altra lunga risata contagia entrambi!“Capitan Esploratore sei mio amico!” dice l’uno, e con un risolino ed un gesto invita l’altro a siglare l’amici-zia con lo stesso gesto liberatorio.

“Monsieur Pet sei mio amico!” risponde Tomà e con un imbarazzato riso fa anche lui una puzzetta.Ridacchiano, nuovamente, tutti e due, felici e per un

po’ incuranti del resto del mondo.L’imminente fine settimana di mezzo suggerisce di posticipare il prossimo incontro alla futura set-timana. Quando però Tomà passa dalla collina non trova nessuno. Non trova nessuno per un paio di gior-ni finché tra gli alberi, ormai quasi spogli, nota un bigliettino appeso ad un ramo con una molletta di le-gno per bucato: “Capitan Esploratore o Mr Puzzet-ta, ti aspetto per la prossima luna piena, alle 6.06. Monsieur Pet”Toma’ controlla sul calendario per non perdersi l’appuntamento e, di lì a dieci giorni, trova una scusa per la sua anticipata uscita mat-tutina. Fuori è ancora buio, e qualche nu-vola rende ancora più scuro il cie-lo, in cui risalta la pienezza della luna argentata. L’amico lo aspetta già appostato ed invita Tomà, “Ca-pitan Esploratore”, a salire su un abete attraverso una corda con vari nodi. Si salutano a loro modo:

una “puzzettina” ed una “scoreggina”. Ridono i due amici e poi appollaiati come due civette sull’albero, si godono il panorama. Da lì la città appare diversa: mol-to più magica ed intensa.Lo stesso Tomà si sente più vivo ed “intenso” del soli-to, pervaso da sensazioni, odori, e colori mai percepiti. Il sole sorge sulla città, mentre è ancora nel cielo la luna offuscata dalla luce ambrata dell’alba: un nuovo giorno ed una nuova amicizia sono nati.

Le avventure dil ’amicizia con “Monsieur Pet”

Tomà, un ragazzino come tanti altri, non troppo bello, non troppo brutto, in questi giorni si deve svegliare prima per andare a scuola: non può più fare la solita strada poiché interrotta da lavori. Ieri aveva provato un altro percor-so, ma aveva dovuto aspettare l’at-tesa di un sacco di semafori, per cui oggi ha preferito prenderla un po’ più alla larga, e passare dalla collinetta. Improvvisamente sen-te una voce che sembra chiamarlo: “Capitan Esploratore che fai in co-desti luoghi?”.Tomà non capisce. Si gira, si guar-da attorno, ma non vede nessuno. Forse, pensa, sarà stata qualche voce dall’autoradio di qualche vet-tura nel fluire del traffico.. Tutta-via le auto sono un po’ lontane e la voce sembra vicina.Si ferma, e si guarda attorno, di nuovo, attentamente: solo villette di discreta sembianza con un po’ di giardino, ma nessuna presenza umana. Gli sembra pure adesso di sentire una mezza risatina. Meglio lasciar perdere. Allunga il passo ed arriva a scuola. Al ritorno fa la stessa strada, ma non sente niente; forse si è solo immaginato tutto. …. Il giorno dopo, non ci sta più pensando, quando nuova-mente in prossimità di un boschetto privato sente la stessa voce: “Capitan Esploratore che fai in codesti luoghi?” .. ascolta.... “Capitan Esploratore che fai in codesti luoghi?”. Eh no ancora quella voce anomala! Tomà acuisce l’orecchio e la vista, gira lentamente su stesso di 360° ed ecco percepire qualcosa su in alto: tra le fronde di un castagno, un calzino sporco.. anzi

due calzini attaccati ad un pigiama... e nel pigiama chi c’è …? Chi è nascosto in cima ad un albero la mat-tina presto? Tomà vede un ragazzo dall’età non ben

identificata, ma dallo sguardo im-mediatamente simpatico: si incro-ciano gli sguardi, si incontrano gli occhi e si aprono spontaneamente i sorrisi.Passa forse qualche minuto così semplicemente, reciprocamente curiosi dell’incontro.Interrompe il silenzio Tomà: “Cosa fai qui?” L’indossatore del pigiama, si don-dola un po’ sul ramo e risponde: “ Do’ un aiuto all’autunno a staccar le foglie desiderose di viaggiare al vento.”“Già.” Conferma Tomà, come se si conoscessero da sempre, come se avesse senso, stare sull’albero in pigiama, a staccar le foglie autun-nali.Un cenno di saluto, e lo scolaro si avvia a scuola, dove arriva un po’ in ritardo. Per non rischiare di prendere una nota a scuola, il giorno successivo, Tomà si sveglia prima e parte con quindici minuti di anticipo, e sopraggiunto all’al-bero riceve il solito benvenuto:

“Capitan Esploratore che fai in codesti luoghi?”.“Io vado a scuola - risponde Tomà- e tu? Non vai a scuola ..od al lavoro?”Dal tipo sull’albero la riposta “No grazie. Non voglio impaludarmi di tristezza, l’anima galleggiante tra ge-lidi sorrisi, di gente incatramata di affanno e nullaes-senza”Tomà non può replicare, ancora una volta non capisce bene ma un’insolita sensazione di inquietudine gli re-sta addosso per tutta la giornata, al pensiero di “gelidi

claun Pallola (Paola Brena)Disegno realizzato da Cristina Braga

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SCRIVICI ...Dai, scrivici anche tu!In chirurgia, in ortopediaed in pediatria ovest trovi le cassette,oppure con una mail all’indirizzoinfo@risvegliaticlown.org

I tuoi messaggi, i disegni,i consigli, ecc...verranno pubblicati sui sitidella nostra associazione.

Ortopedia ChirurgiaPediatria ovest

Rossaghe, 22 dicembre 2015

Cari amici claun di corsia ,

con questa lettera vogliamo dirvi che ci

avete divertito molto alla festa di Nata-

le! Siamo contenti di aver ricavato molti

soldi e di averveli donati ; speriamo che

con questa donazione potrete far felici

molte altre persone. Le vostre magie ci

hanno stupito. E’ stata una bella espe-

rienza avervi conosciuto ed essere stati

con voi ; speriamo che anche altri bambi-

ni possano conoscervi perché siete dei veri

amici. Vi ringraziamo di essere venuti a

trovarci e speriamo di rincontrarci.

BUON NATALE!!!!

Da Stefano, Arianna, Davide G., Chiara,

Giacomo P. della classe 5^ di Rossaghe.

Cari claun di corsia ,

grazie per aver reso migliore la nostra festa di Natale con il

vostro contributo che ci ha fatto capire l’importanza di dona-

re un sorriso a tutte le persone. Ciao, vi auguriamo buone feste

e saremo felici se tornerete a trovarci per portarci altra gioia.

Cordiali saluti da Ilaria, Martina,

Giorgio e Simone di classe 5^.

Cari pagliacci ,

noi siamo Michelle, Elisa , Christopher, Davode B., Giacomi N.

Siete molto simpatici e portate gioia ed allegria negli ospedali

e alle persone ammalate; alla festa siete stati magnifici : a noi

è piaciuto soprattutto il numero della maestra Vip. Per finire,

vi auguriamo un Buon Natale!!! Tanti abbracci e baci da

Michelle – Elisa – Christopher – Davide B. – Giacomo N.

Esine

Cari Bombi, Harticiok, zio Lupo e Didò,

volevamo ringraziarvi per la bellissima

esperienza che ci avete portato sabato.

Speriamo con tutto il cuore che voi riu-

sciate a portare un sorriso come quello

che ci avete donato ai bambini che nel-

la loro vita hanno provato dolore e tri -

stezza. Speriamo di rincontrarci molto

presto. Vi auguriamo un buon Natale a

voi e a tutte le vostre famiglie.

BUONA FORTUNA!!!

Da Asia, Francesca, Gresa, Alessandro,

Tommaso della classe 5^ di Rossaghe.

Quando, quella sera, il preside della mia scuola mi ha telefonato per dirmi che mi avrebbe aspettato nel suo ufficio la mattina seguente perché voleva che cono-scessi un nuovo alunno, certo non pensavo di incon-trare un ragazzo così speciale.Appena entrato sono rimasto colpito: davanti a me c’era August (Auggie per gli amici), un ragazzo di dieci anni nato con una gravissima malformazione facciale, che ha reso la sua vita, e quella della sua famiglia, una continua lotta contro i pregiudizi della società che non riusciva a prendere in considerazione la sua “norma-lità”. Proprio a causa della sua situazione e dei nume-rosi interventi che aveva subito, i genitori lo avevano sempre tenuto a casa e lui non si era mai affacciato al mondo della scuola.Quando mi ha visto entrare, mi ha accolto con que-ste agghiaccianti parole. So di non essere un normale ragazzino di dieci anni. Sì, insomma, faccio cose normali, naturalmente. Mangio il gelato. Vado in bicicletta. Gioco a palla. Ho l’Xbox. E le cose come queste fanno di me una persona normale. Suppongo. E io mi sento normale. Voglio dire dentro. Ma so anche che i ragazzini normali non fanno scappare via gli altri ragazzini normali fra urla e strepiti ai giardini. E so che la gente non li fissa a bocca aperta ovunque vadano. Se trovassi una lam-pada magica e potessi esprimere un desiderio, vorrei avere una faccia così normale da passa-re inosservato. Vorrei camminare per strada senza che la gente, subito dopo avermi visto, si volti dall’altra parte. E sono arrivato a questa conclusione: l’unica ragione per cui non sono normale è perché nessuno mi considera normale. Ma in un cer-to senso posso dire che ormai mi sono abituato al mio aspetto fisico. So come fingere di non notare la faccia che fa la gente […]La sfida che la presenza di Auggie lanciava a me ed all’intera mia scuola era grandissima: come sarà ac-cettato dai compagni? Chi gli si vorrà sedere accanto? Come si comporterà lui con loro? Come lo tratteranno gli insegnanti? Eppure, sin dai primi giorni, Auggie, ci ha conquistati con la sua normalità e la sua semplicità.Superate le prime scontate difficoltà ed alcune resi-stenze, l’esperienza è diventata subito un’importan-te occasione di crescita per ciascuno di noi. La nostra avventura scolastica (che parte da uno spunto reale), è raccontata nel libro “Wonder”, scritto da R. J. Palacio

ed edito nel 2013 dalla Giunti. E’ proprio Auggie che, parlandone, “lo scrive” e, pur trattando un tema non semplice, lo fa in un modo molto delicato, ma senza nascondere niente: le reazioni della gente di fronte al suo aspetto fisico; le sue difficoltà nel far conoscere agli altri la sua reale personalità; le ansie dei genitori che sono preoccupati per il suo futuro e che temono anche per la sua incolumità; la fatica e la tenacia del preside e degli insegnanti (non tutti, purtroppo !…) che si impegnano perché anche lui possa sperare ed investire sul domani; la collaborazione della sorellina che lo difende da tutto e da tutti e che spesso si offre come schermo fra lui e la vita; la commiserazione di quegli adulti che provano soltanto pena e che non ri-escono a capire che può esistere anche una bellezza dell’anima; la cattiveria di alcuni compagni che, forse

per la troppa paura, non hanno mai voluto rapportarsi con loro e considerarlo “norma-le”; la complicità degli amici, quelli veri, che decidono di stargli accanto perché hanno capito ed apprezzato la grandezza del suo cuore. Ecco: il cuore ! Auggie ci insegna ad ascoltarlo, ad usarlo, a provare rispetto per il proprio e per quello degli altri. Auggie ci dimostra che la differenza non è un limite, che nella vita ci saranno sempre dei momen-ti brutti che vorremmo non dover affrontare, ma che, una volta superati gli ostacoli, ci per-mettono di sentirci ancora più forti. Auggie ci racconta di un bambino che, pur con alcune difficoltà, riesce a trovare il suo

ruolo nel mondo; la sua esperienza è un ma-nifesto alla voglia di vivere, un inno alla diversità che si può accogliere e presentare solo con la gentilezza.Stare accanto ad Auggie e leggere il suo libro mi ha fatto crescere perché mi ha insegnato ad accettare i miei limiti, a valorizzare le mie qualità, a rispettare gli altri, a praticare la gentilezza, ad ascoltare il cuore, …. a regalare sorrisi !…. tutte azioni che io ed i miei amici claun cerchiamo di compiere ogni giorno.Quando, alla fine dell’anno scolastico, Auggie ha cam-biato scuola, non ho avuto tempo di fargli un regalo.Adesso, però, so dove abita perché mi sono informato in segreteria, perciò domani andrò a casa sua, porterò un Naso Rosso e lo inviterò a scegliersi un nome claun.Vuoi venire con me?

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Se ti sorprendi a rideresolo tu sai perchécome un contagio passa giàda te a chi ti guarderà.

Ma avete presente la sensazione bella e ridicola che provate quando siete per strada, a scuola, al lavoro o davanti allo specchio e vi torna in mente una frase, una persona, una circostanza che vi aveva fatto ridere in passato e che vi fa ancora sorridere, ridere o addirittura sbellicare dalle risate tuttora??! A me a volte capita di rivivere il passato e di mettermi a ridere apparentemente senza motivo, ma mi piace un sacco.. è l’atto del ricordo arricchito dalla risata che lo rende ancora più favoloso!E non vi è mai capitato di vedere qualcuno sull’autobus o in coda al supermercato che guardando per aria si mette a ridere, mentre è avvolto nei suoi pensieri? A volte è proprio contagioso… dovremmo prenderci il compito di sorridere, almeno 10 volte al giorno; se si riu-scisse a contagiare almeno una persona alla volta, l’azio-ne a cascata sarebbe di dimensioni enormi: una marea di sorrisi in più, ogni giorno.

Che sia per sempre un giornosolo un attimoche sembri un pericoloche sia per scherzo, sbaglioo per miracolopurché sia tempesta

Per sempre o per un giorno? Sembra un po’ contradit-torio ma la realtà è che a volte i rapporti tra le perso-ne non sono così sicuri e duraturi come ci si immagina; spesso le relazioni sono fugaci, sono troppo veloci per volontà nostra o per l’altrui decisione, per comune ac-cordo o per scelta.A volte invece ci si incontra per caso, per scherzo, per errore o per fortuna e quella casualità si trasforma in forte legame, intensi sentimenti e grandi conquiste.La canzone suggerisce però di godersi ogni attimo, sia che si tratti di un incontro breve, sia che sia una lunga relazione.Il testo è una curiosa riflessione sulla fugacità dei sen-timenti nell’era dei rapporti fragili e senza futuro; a noi spetta il compito di renderli duraturi.

claun Giokabalù(Annarita Braga)

Se ti sorprendi a ridere solo tu sai perché come un contagio passa già da te a chi ti guarderà la libertà è un concetto semplice se non rinunci al complicato

Che sia per sempre un giorno solo un attimo che sembri un pericolo che sia per scherzo, sbaglio o per miracolo purché sia tempesta tempesta

Rubare tempo ai ‘non lo so’ non è così difficile resta l’incognita però di quanto poi sai perdere la libertà sembra temibile come un vulcano addormentato

Che sia per sempre un giorno solo un attimo che sembri un pericolo che sia per scherzo, sbaglio o per miracolo purché sia tempesta tempesta tempesta

La libertà è un concetto semplice se non ne sai il significato

Che sia per sempre un giorno solo un attimo che sembri un pericolo che sia per scherzo, sbaglio o per miracolo purché sia tempesta tempesta.

TEMPESTA

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In biblioteca con i clown

claun Sonnolento(Michele Riva)

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INSIDE OUTDa qualche mese è uscito nelle sale INSI-DE OUT, un film di animazione che riesce a coinvolgere sia bambini che adulti gra-zie all’alternanza di comicità, avventura e azione, con momenti decisamente

più riflessivi . Inside out, che può es-sere tradotto con “dal di dentro”, è un viaggio appassionante nella

lettura delle emozioni che ci ac-compagnano sempre e, allo stesso

tempo, sono così sconosciute perché difficilmente ci viene insegnato a legger-le e capire quale bisogno personale le fa nascere. E’ quindi una buona occasione per far conoscere in modo divertente le emozioni di base ai nostri ragaz-zi: Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto, nel film sono dei buffi perso-naggi, che mandano degli impulsi a Riley, la protagonista del film, attraverso una console ultra tecnologica situata in un luogo chiamato Quartier Generale (il “cuore pulsante” del no-stro cervello!) per aiutarla ad affrontare la vita. Riley è una ragazzina che trascorre i suoi primi 11 anni di vita in un am-biente che la rende estremamente felice, ma, a farle perdere improv-visamente l’equilibrio, è un trasloco, reso necessario dal lavoro di mamma e papà, che la allontana dal natio Minnesota, dall’amica del cuore e dall’amato hockey. Nuova scuola, nuova vita, mille difficoltà e, soprattut-to, un sacco di nuove emozioni per Riley che si troverà ad affrontare un cambiamento davvero impegnativo.E il cambiamento avverrà attraver-so un’avvincente avventura che si sviluppa in parallelo tra la sua in-teriorità e le cose che le accadono nella vita quotidiana. Nel film trovia-mo anche un personaggio ci ispira per il nostro volontariato di clown dottori: Bing Bong, amico immaginario creato dalla fantasia di Rilley; un po’ gatto, un po’ elefante e delfino che piange caramelle e sogna di condurla sulla luna. Bing Bong, rosa e soffice come zucchero filato, gui-derà Gioia e Tristezza dentro i sogni e gli incubi di Riley, scegliendo alla fine di scivolare nell’oblio per favorire la crescita della sua compagna di giochi. Grazie a lui ed a tutte le emozioni, alla fine il sorri-so torna sul viso di Riley, ormai non più bambina, nell’abbraccio caldo dei suoi genitori.

claun Ciliegina(Angela Mezzini)

Ti sei maichiestodove vivono

davvero

le emozioni?

Hai maiprovato

a dareun nomea ciò

che sentidentro?

i claun e la RSA di Sale MarasinoL’ RSA di Sale Marasino cos’è ?Sale Marasino è una ridente loca-

lità lacustre adagiata sulle rive del lago Sebino, sponda bre-sciana, proprio di fronte a quel-lo splendido gioiello che è Mon-te Isola. Mentre RSA, acronimo di Residenza Sanitaria Assisten-ziale, è quella che una volta ve-niva chiamata casa di riposo, nella quale sono presenti 87 anziani. Il progetto RSA nasce nel Gennaio

2015 su richiesta di Stefania, animatrice presso la struttu-ra, che, con una semplice mail, ci ha chiesto la nostra dispo-nibilità ad essere presenti per portare i nostri colori, sorrisi e allegria. Dopo una serie di in-

contri con i responsa-bili, abbiamo redatto con loro le linee guida del progetto, che, dopo opportune correzioni e revisioni, è stato appro-vato e firmato da noi e dalla società che gesti-sce la RSA.E così, nel mese di Maggio 2015, siamo di-ventati claun di corsia, corsia diversa da quella

degli ospedali, ma in real-tà uguale perchè troviamo anche qui persone alle quali far nascere un sorriso.Tanti sono i motivi che ci

hanno portato a provare questa nuova espe-rienza.Il principale è l’idea che la nostra missione non sia limitata ai soli bimbi, ma acquisti un più ampio respiro per-ché il missionario della gioia è colui che porta un sorriso dove ce n’è bisogno.

Scrivendo queste righe penso al nostro servizio in Hospice a Gussago, luogo complicato e difficile ma dove troviamo persone a cui non manca la voglia di sor-ridere. Un altro motivo che ci ha convinto della fattibilità del progetto è la volon-tà espressa da oltre 50 claun Risvegliati VIP di essere disponibili a provare a far servizio con gli anziani.Certamente ci ha colpito l’entusiasmo di Stefania e del personale presente che, sin da subito, si è dimostrato disponibile e ci ha accolto a braccia aperte.Vedete, amiche e amici, gli anziani non sono tanto diversi dai bimbi che incon-triamo negli ospedali, anche a loro si illuminano gli occhi mentre le bolle di sapone volteggiano in aria, anche a loro piacciono i palloncini colorati che ci chie-dono per regalarli ai loro nipotini, anche a loro piace essere ascoltati quando rac-contano chi sono, cosa facevano, etc. Non hanno paura di sorridere, di piangere e non lesinano battute a noi claun.Nella parabola della vita si trovano nello stesso punto anziani e bambini con la sola differenza nella vita vissuta e nelle esperienze da raccontare.Il progetto si concluderà a Giugno 2016 e, già ora, i referenti dei Risvegliati e della RSA con il nostro direttivo, stan-no valutando se gettare le basi per un rinnovo di questa collaborazione bella e costruttiva.Un GRAZIE speciale a chi in questi mesi si sta adoperando per garantire continu-ità al progetto.Queste splendide persone, certamente giovani dentro, ci aspettano.....

Claun Harticiok (Cristiano Donna)

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CERCACI ...cerca la nostra associazionesu Facebook conRISVEGLIATI-VIP-BRESCIA-ONLUSe metti MI PIACE!CONTATTACI ...www.risvegliaticlown.org - info@risvegliaticlown.orgwww.facebook.com/groups/287988422555/

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Redazione:claun Ciliegina (Angela Mezzini)claun Cionfola (Valeria Cristini)claun Fortuna (Lucia Fiore)claun Gianduiotto (Luca Curti)claun Giokabalù (Annarita Braga)claun Pallola (Paola Brena)claun Solemio (Vincenzo Staiano)claun Sonnolento (Michele Riva)In copertina:disegno realizzato daclaun GianduiottoIl presidente:claun Gianduiotto(Luca Curti)

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