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GIOVANI PORTIERI: LO SVILUPPO MOTORIO
Daniele Airoldi
Preparatore portieri Aurora Pro Patria 1919
Attività di base / Giovanissimi Regionali
INDICE
1. Lo sviluppo motorio – Fattori genetici
a. Cenni di fisiologia
b. Ereditarietà – aspetti biologici
c. Portieri ed ereditarietà
d. Verificare lo stato di sviluppo
2. Lo sviluppo motorio – Fattori ambientali
a. Fattori ambientali
b. Alimentazione
c. Condizioni socio economiche e psicologiche
d. Sviluppo motorio e attività fisica (Capacità coordinative, condizionali, senso-
percettive)
e. Le 10000 ore di allenamento
3. Programmare una stagione
PREFEZAZIONE
Appena smesso di giocare (e il calcio giocato sicuramente non mi rimpiange) la prima domanda che
mi è venuta in mente prima di iniziare ad allenare i giovani portieri è stata:
COSA DEVO FARE PER AIUTARE I RAGAZZI A MIGLIORARE?
La prima risposta che mi è venuta in mente è stata: ALMENO NON DEVO FARE DANNI.
Una risposta conservativa, che ha però aperto la mia voglia di conoscenza a 360°.
Dietro a questa risposta ci sono state altre migliaia di domande che mi sono posto ampliando la mia
cultura oltreché il mio tipo di allenamento.
Alcune risposte sono nelle righe a seguire, altre domande sono ancora da scoprire.
Questo lavoro è un piccolo viaggio all’interno del mio percorso di formazione, probabilmente se lo
farei tra un paio di anni o se lo avessi fatto in passato sarebbe completamente diverso…
Alcune risposte iniziali…
Che cos’è lo sviluppo motorio?
E’ la capacità di accumulare nel tempo competenze motorie che costituiscono un repertorio sempre
più ricco e disponibile per le esigenze funzionali del soggetto.
La scienza che studia e cura la crescita fisica della persona nell’età evolutiva viene definita
AUXOLOGIA.
E’ intesa come interazione tra accrescimento (aumento dimensioni corporee – aspetto
QUANTITATIVO) e sviluppo (differenziazione in senso morfologico e funzionale – aspetto
QUALITATIVO) fino al raggiungimento della maturazione completa.
Questa scienza analizza le varie tappe della crescita.
Lo sviluppo motorio dipende dai seguenti fattori:
- Fattori genetici
- Fattori ambientali
Prima di analizzare i 2 fattori in dettaglio è bene, secondo me, avere qualche cenno di fisiologia per
poter comprendere le parti spiegate successivamente.
1. LO SVILUPPO MOTORIO – FATTORI GENETICI
1a. CENNI DI FISIOLOGIA
Che cos’è la fisiologia?
La fisiologia è la disciplina biologica che studia il funzionamento degli organismi viventi. La
fisiologia applicata allo sport studia tutte le componentistiche che riguardano il movimento.
Di seguito qualche cenno per capire dove andare ad agire per impostare un allenamento congruo per
un portiere di calcio del settore giovanile.
MECCANISMI ENERGETICI
L’organismo umano soddisfa tramite la trasformazione di energia chimica in energia meccanica le
richieste di dispendio dovute all’attività fisica. La forma di energia chimica più facilmente
utilizzabile dall’organismo è l’ATP (Adenosintrifosfato) producibile in 3 modalità:
- Anaerobico alattacido (agisce senza ossigeno e senza accumulo di acido lattico)
- Anaerobico lattacido (sistema della glicosi anaerobica, assenza di ossigeno ma con
accumulo di acido lattico, un elemento che se in eccesso inibisce la contrazione muscolare)
- Aerobico (agisce in presenza di ossigeno)
Gli zuccheri sono i composti di partenza per cui l’assimilazione e scomposizione produce energia.
Grassi e proteine intervengono solo in particolari situazioni (sforzi molto prolungati).
I meccanismi energetici sono catalogabili a seconda delle capacità e potenza da produrre. In pratica,
conoscendo il tipo di esercizio da svolgere, è possibile valutare il sistema energetico da allenare.
ATTIVITA’ NEUROMUSCOLARE
L’apparato muscolare è movimentato in qualsiasi situazione dal sistema nervoso. Il sistema
neuromuscolare è supportato inoltre dagli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, che provvedono
al trasporto dell’ossigeno e delle sostanze nutritive necessarie, mentre eliminano le sostanze di
rifiuto.
L’unità funzionale del muscolo scheletrico è l’unità motoria, costituita dal motoneurone (che invia
l’impulso, partito dalle strutture corticali e sottocorticali del sistema nervoso), dal suo assone (nervi
periferici) e dalle fibre muscolari che vengono attivate.
Le sinapsi sono il punto di contatto attraverso cui il neurone comunica con un altro neurone o con
l’organo effettore del movimento.
Ogni singola fibra nervosa motoria innerva diverse fibre muscolari mediante le placche terminali
motrici, o giunzioni neuromuscolari. Le fibre muscolari appartenenti alla singola unità si
contraggono in maniera sincrona, secondo il principio del tutto o niente e sono dello stesso tipo (I /
IIA o IIB). Dove è richiesto un controllo fine del movimento ogni motoneurone controlla poche
fibre (muscoli estrinseci degli occhi), mentre nei muscoli degli arti inferiori il rapporto è qualche
migliaia di fibre per motoneurone.
Il mediatore chimico che trasmette l’impulso è l’ACETILCOLINA.
La contrazione muscolare si attua quando una serie di filamenti proteici di actina e miosina sono
forzati a scorrere uno sull’altro. In pratica i filamenti di actina si collegano sui filamenti di miosina
scorrendo lungo questi, con conseguente sviluppo di tensione e accorciamento della fibra
muscolare. Il movimento delle fibre dipende dalla scissione di ATP, necessario per la fornitura di
energia. E’ l’unica fonte di energia sfruttabile senza l’intervento dell’ossigeno.
Il reclutamento di unità motorie cambia a seconda del carico, se il carico è leggero verranno
reclutate solo alcune unità, mentre nel caso di un carico massimale recluteremo tutte le unità
motorie disponibili nel muscolo.
E’ stato rilevato con dei test sul bicipite brachiale, che i dati di velocità di trasmissione nervosa sono
nettamente superiore negli adulti rispetto ai bambini. Aumentando la velocità di trasmissione è
possibile rendere più immediato l’impulso al muscolo, riducendo il tempo di latenza. Non è stato
però verificato se il tempo di trasmissione dell’impulso è allenabile oppure è nel codice genetico
dell’individuo (crescita lineare con lo sviluppo). Infatti, la velocità dell’impulso e il tipo di fibre
muscolari influenzano la capacità motoria di reazione semplice, fondamentale per il portiere di
calcio.
Le caratteristiche muscolari dei soggetti sono dipendenti principalmente dalla genetica e solo in
minima parte modificabili attraverso l’allenamento.
I tipi di fibra presenti nei muscoli di un individuo sono:
- fibra I: detta anche fibra rossa o “lenta”, che lavora per mezzo del sistema aerobico. Fibra di
tipo resistente, pochi filamenti di actina e miosina rispetto alle altre fibre. I motoneuroni che
innervano queste fibre sono di piccole dimensioni, hanno bassi valori di attivazione e
innervano un numero di fibre compreso tra 10 e 180.
- Fibra IIB detta anche fibra bianca o “rapida”, lavora con il metabolismo anaerobico.
Tantissimi filamenti di actina e miosina, si stanca velocemente. Fibra di forza e velocità a
rapida contrazione. I motoneuroni che innervano queste fibre sono grandi e a conduzione
veloce, innervano un numero di fibre compreso tra 300 e 800.
- Fibra IIA: una fibra che ha le migliori caratteristiche di fibre IIB e fibre I. questa fibra, se
correttamente allenata, può essere trasformata in fibra I o IIB. I motoneuroni che le
innervano hanno le stesse caratteristiche di quelli IIB.
Il colore delle fibre dipende dal trattamento colorante che subiscono per essere visibili al
microscopio.
SPECIALIZZARE LE FIBRE MUSCOLARI
Il portiere di calcio ha necessariamente bisogno di sviluppare le fibre IIB, lavorando quindi con un
meccanismo energetico di tipo anaerobico alattacido. Questo perché la durata massima dell’azione
di un portiere è di 4/5 secondi (parlando di un’uscita alta con ripartenza, tante altre situazioni
durano anche meno di un secondo). Quindi, durante l’allenamento stagionale (escludiamo quindi la
preparazione precampionato e quella invernale), sarebbe opportuno effettuare la maggior parte delle
esercitazioni (soprattutto situazionali) di durata 8-10 secondi massimo per evitare il lavoro lattacido
o aerobico.
La mia esperienza, però, soprattutto nell’allenamento tecnico e coordinativo con i giovani porta a
far durare un esercizio più del tempo teorico, effettuando un numero di ripetizioni vicino al MRCM
(Massima reperibilità compito motorio, cioè il numero massimo di ripetizioni effettuate con qualità
massima del lavoro), in quanto senza una adeguata ripetizione degli stimoli difficilmente il gesto
entra nel bagaglio motorio dall’allievo.
Inoltre, nei ragazzi, come indicato nella tabella in figura 4, il sistema anaerobico lattacido non
andrebbe sollecitato fino ai 10-12 anni.
Età
Sistema aerobico
Sistema anaerobico lattacido Sistema anaerobico alattacido
5 - 8 anni + +
9 - 12 anni ++ + ++
(Legenda: + inizio sviluppo / ++ incremento / +++ sviluppo importante)
Figura 1 – La tabella riporta lo sviluppo dei vari sistemi energetici in rapporto all’età biologica dei soggetti
Ognuno di noi possiede un “progetto muscolare” ben determinato, infatti la velocità di trasmissione
dell’impulso è condizionata dalla sezione dell’assone che innerva la fibra. Le fibre IIB sono
innervate da motoneuroni veloci (sezione maggiore), mentre le fibre di tipo I vengono innervate da
motoneuroni lenti (sezione minore).
Per questo un corretto allenamento delle fibre IIA diventa fondamentale per il miglioramento delle
prestazioni. Infatti, con un corretto programma è possibile modificare le fibre intermedie in uno o
nell’altro tipo, a seconda dell’attività da svolgere, andando così a lavorare sinergicamente e in
maniera adeguata allo sport da praticare.
La genetica, ovviamente, è alla base del portiere come di ogni altro sportivo, ma un corretto lavoro
dell’istruttore è fondamentale nello sviluppo motorio dell’atleta.
LA RESPIRAZIONE
La respirazione, oltre ad essere la funzione fisiologica che consente lo scambio di ossigeno a livello
polmonare, è strettamente legata alla percezione del corpo e allo stato emotivo. Controllando il
ritmo e la qualità della nostra respirazione si può avere miglior controllo sulla tensione muscolare.
L’importanza di una educazione respiratorio costituisce la base dell’attività motoria. Può essere
stimolata attraverso l’acquaticità in quanto:
1. E’ volontaria e deve essere appresa
2. Si esegue prevalentemente con la bocca
3. Espirazione attiva
4. Inspirazione passiva
5. Rapporta espirazione / inspirazione 3:1 (sulla terraferma è di 1:1)
Sulla terra ferma queste caratteristiche non possono essere sviluppate così marcatamente, in quanto
la respirazione è involontaria, una dota innata e si esegue in prevalenza con il naso.
I parametri più importanti che determinano le variazioni del ritmo della respirazione sono la
profondità, la frequenza, il rapporto fra la durata dell’inspirazione e quella dell’espirazione, le pause
e la portata del flusso inspiratorio. Con un volume di respiri al minuto costante, la profondità e la
frequenza di respirazione sono indirettamente proporzionali: se si aumenta la profondità la
frequenza scende e accrescendo invece quest’ultima la respirazione diventa meno profonda.
Dopo un’attenta valutazione delle varie forme di ritmo respiratorio si giunge alla conclusione che a
riposo la condizione ottimale è rappresentata da un’ampiezza e da una frequenza medie. Durante gli
sforzi, è principalmente la portata della respirazione che dovrebbe salire, mentre la frequenza
dovrebbe aumentare soltanto di poco. In linea di massima, durante il lavoro la respirazione profonda
e lenta (propria delle persone allenate) è considerata razionale, mentre quella superficiale con una
frequenza elevata è definita irrazionale e dunque poco efficace.
NEURONI SPECCHIO
I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano quando un individuo (o animale)
compie un’azione oppure quando l’individuo osserva la stessa compiuta da un altro soggetto. La
scoperta di questi neuroni è avvenuta casualmente, da parte di studiosi dell’università di Parma,
durante lo studio della corteccia premotoria su dei macachi tramite elettrodi posti nella parete
frontale. Durante una pausa di alcune sperimentazioni, un ricercatore prese una banana da un cesto
di frutta e notò la reazione di alcuni neuroni. Da li la scoperta che non solo eseguendo movimenti si
attivano i neuroni motori ma anche osservando azioni eseguite da altri. Questa scoperta ha un valore
enorme (oltre ad aiutare la ricerca livello di malattie come l’autismo o l’apprendimento linguistico)
per gli istruttori in quanto dà una valenza enorme all’apprendimento per imitazione. Infatti,
partendo dal presupposto che osservando un’azione si attivano gli stessi neuroni di quando l’azione
viene eseguita, gli studiosi hanno stipulato una serie di indicazioni da rispettare per attivare questo
tipo di neuroni. In particolare:
1. Mostrare interamente la tecnica da eseguire senza frammentazioni: i neuroni specchio codificano
le intenzioni, non vengono attivati durante la semplice osservazione di oggetti statici. Quindi, in una
didattica di insegnamento, è preferibile far vedere l’azione completa per poi frammentarla
successivamente se necessario per una affinazione tecnica (dal globale all’analitico)
2.Mostrare la tecnica alla giusta velocità: l’allievo può apprendere la tecnica solo alla giusta
velocità, né troppo lento (causa distorsione della realtà), né troppo veloce (causa non
“registrazione” della corretta immagine)
3. Mostrare la tecnica dalla giusta angolazione: l’esecuzione dell’insegnante deve essere
necessariamente osservata dalla prospettiva in prima persona dell’allievo. Per esempio, nel caso
l’istruttore proponesse un tuffo alla sua destra con gli allievi di fronte, l’esecuzione agli allievi verrà
richiesta a specchio (quindi tuffo sul lato sinistro). In caso si volesse proporre il tuffo sul lato
omologo, sarebbe preferibile osservare l’azione alle spalle del mister.
4. Chiarire agli allievi che la tecnica andrà imitata e non solamente osservata, ponendo il focus sui
punti salienti dell’azione: al fine di un corretto apprendimento, prima e durante l’osservazione
l’istruttore deve essere in grado di direzionare l’attenzione sugli aspetti salienti (o quelli che
vogliano essere curati maggiormente) durante l’esecuzione.
5. I neuroni specchio agiscono anche sull’istruttore: una volta eseguito il gesto da parte dell’allievo,
l’istruttore che lo sta osservando lo ripercorre internamente tramite l’azione dei suoi neuroni
specchio e confrontato con il pattern motorio che l’insegnante ha individuato come riferimento, può
effettuare le dovute correzioni.
Quelle elencate sono alcune regole da rispettare nel caso si voglia sfruttare al meglio l’azione dei
neuroni specchio. Va ricordato che i NS codificano solamente atti motori già presenti nel repertorio
dell’osservatore. Infatti, nel caso in cui si osservi un movimento nuovo, l’attivazione dei NS
permette di spezzettare in più frammenti l’atto motorio in piccole parti già conosciute,
ricomponendolo poi nella sequenza temporale corretta. Ogni frammento, infatti, corrisponde ad un
movimento già immagazzinato, e tramite la collaborazione di altre aree del cervello viene
riassemblato per poter definire un nuovo pattern motorio.
Risultano quindi fondamentali i processi attentivi durante la visione e la spiegazione dei vari
movimenti da parte degli atleti.
LO SCHEMA CORPOREO
“Lo schema corporeo non è un’entità biologica o fisica, ma il giusto risultato e la condizione di
giusti rapporti tra l’individuo e il proprio ambiente” Wallon, 1967
Partendo dalla frase di Wallon si può capire come lo schema corporeo sia l’insieme che si ha del
proprio corpo, sia da posizione statica che dinamica, in relazione con lo spazio e gli oggetti che lo
circondano.
Nella fase di sviluppo, le varie tappe di identificazione dello schema corporeo sono:
- tappa del corpo vissuto (fino a tre anni circa)
- tappa del corpo percepito (fino a sette anni circa)
- tappa del corpo rappresentato (fino a dodici anni circa)
Questa ultima tappa viene definita grazie anche all’apprendimento dei concetti di dominanza (la
prevalenza di un emicorpo rispetto all’altro) e lateralità (simmetria tra un lato e l’altro del corpo).
Vayer, invece, fa accenno all’equilibrio come una delle costituenti fondamentali dello schema
corporeo, siccome condiziona in parte gli atteggiamenti del soggetto di fronte al mondo esterno. I
requisiti per un buon equilibrio si trovano negli analizzatori, e soprattutto quello visivo, quello
uditivo, quello vestibolare e quello cinestesico.
Fondamentale per una corretta visualizzazione dello schema corporeo diventa anche il concetto di
respirazione. Per aiutare a prendere coscienza dell’atto respiratorio, al bambino può essere utile
“vedere” l’attività polmonare tramite il gonfiare i palloncini o soffiare su una pallina da ping pong
per spostarla nello spazio.
1b. EREDITARIETA’ – ASPETTI BIOLOGICI
Il patrimonio genetico (o GENOMA) è la totalità del materiale genetico di un organismo, è
composto da 46 cromosomi, 3,2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti un quantitativo di geni
compreso tra 20000 e 25000. Nel patrimonio genetico sono contenute tutte le informazioni di
crescita non modificabili di un soggetto.
I quadri di riferimento (pattern di crescita) stilati dalla nascita all’adolescenza sono così divisi:
1. Periodo neonatale (da 10 a 150 giorni)
2. Prima infanzia (da 160 fino a 2 anni)
3. Seconda infanzia (da 2 a 6 anni)
4. Terza infanzia (da 6 alla pubertà – 10-12 anni)
5. Pubertà (da 10-12 a 15-17 anni)
6. Adolescenza (dalla fine della pubertà fino al termine dell’accrescimento)
La fase più critica è quella della pubertà, che ovviamente varia da soggetto a soggetto sia per
periodo di inizio che durata. Tanner ha individuato come primo segno di inizio pubertà la crescita
testicolare, seguita dalla comparsa di peluria pubica e ascellare.
Lo studio, però, effettuato diversi anni fa in Inghilterra del 1962, ha una valenza prettamente
indicativa in quanto con il miglioramento delle condizioni ambientali è probabile che i quadri di
riferimento siano variati nel corso degli anni.
Di seguito sono riportate le scale di Tanner (G sta per genitali – P per peli):
G1 assenza di sviluppo
G2 ingrossamento scroto e testicoli senza aumento del pene anni 9,5 - 13,8
G3 crescita di scroto e testicoli e del pene (specie in lunghezza) anni 10,9 - 14, 11
G4 aumento del pene in spessore, sviluppo del glande; crescita anni 11,9 - 15,10
dello scroto con iperpigmentazione e dei testicoli
G5 genitali adulti anni 11,10 - 17
P1 assenza di sviluppo
P2 peli lunghi, sottili, lisci e poco pigmentati alla base del pene anni 11,3 - 15,7
P3 peli più grossi, arricciati sparsi sul pube anni 11,10 - 16
P4 peli di tipo adulto su superficie limitata anni 12,2 - 16,5
P5 peli adulti anni 13,0 - 17,0
Un’altra suddivisione, stilata da Stratz nel 1904, divide i periodi di crescita in fasi di TURGOR
(traduzione letterale dal latino = rigonfio/turgido - aumento ponderale con modificazioni a livello
muscolare e adipose) e PROCERITAS (traduzione letterale dal latino = altezza/lunghezza -
aumento di statura a livello scheletrico).
Nel particolare l’autore parla di:
1. Turgor primus (da 2 a 4 anni)
2. Proceritas prima (da 5 a 7 anni)
3. Turgor secundus (da 8 a 11 anni)
4. Proceritas secunda (periodo prepuberale)
5. Turgor tertius (periodo postpuberale)
Ovviamente, queste suddivisioni sono solo identificative, sono variabili da soggetto a soggetto.
Gli apparati che compongono il corpo umano hanno ognuno una propria velocità di crescita e
rispondono ai seguenti modelli:
- MUSCOLARE, OSSEOARTICOLARE, CARDIOCIRCOLATORIO E RESPIRATORIO:
sviluppo lento, lo scatto di crescita improvviso è coincidente con la pubertà.
- SISTEMA NERVOSO CENTRALE: è il primo a svilupparsi, a 6 anni è già quasi completo
(80-90% dello sviluppo finale)
- APPARATO RIPRODUTTIVO: parte dalla pubertà.
La velocità di crescita è direttamente proporzionale allo stato di salute e non è mai pari a zero.
Per analizzare il soggetto sono state studiate delle curve di crescita basati su studi campione nelle
varie popolazioni che permettono di verificare, controllare e inquadrare lo stato del soggetto in
rapporto allo standard.
I valori da analizzare per valutare il corretto sviluppo sono il peso e l’altezza (nei neonati, fino a 2
anni, si tiene conto anche del diametro della scatola cranica).
Le tabelle vengono definite PERCENTILI, di seguito l’esempio di una curva per analizzare i
ragazzi e le ragazze tra i 2 e i 20 anni.
La tabella di destra è riferita ai maschi, quella di sinistra è riferita alle femmine.
In linea di massima vengono considerati perfettamente in linea con la crescita i soggetti compresi
tra il 25° e il 75° percentile, ma comunque non a rischio i percentili tra il 3° e il 97°.
Figura 2 - Con un righello individuare l'incrocio tra età e altezza e leggere il proprio percentile di altezza.
Successivamente, individuare l'incrocio tra età e peso e leggere il proprio percentile di peso. I due percentili non dovrebbero essere troppo distanti tra loro. L'ideale (per ciascuna età) dovrebbe essere il peso corrispondente al proprio percentile di altezza.
Queste curve permettono di analizzare, a livello calcistico, la precocità di alcuni soggetti che
sportivamente vengono sopravvalutati, ma spesso i risultati ottenuti dipendono dalla precocità dello
sviluppo rispetto ai coetanei. Per seguire dettagliatamente un soggetto in via di sviluppo andrebbe
considerato sia l’aspetto quantitativo (dati antropometrici) che qualitativo.
I dati antropometrici più semplici e utili da tenere in considerazione per i portieri di calcio possono
essere:
- Peso
- Altezza
- Altezza da seduti
- Apertura braccia
- BMI (Body mass Index – Indice massa corporea)
- Età del primo menarca (per le ragazze)
- Percentuale di massa grassa
Le femmine crescono prima dei maschi e terminano lo sviluppo in anticipo. La pubertà è l’epoca in
cui si registra la maggior differenziazione sessuale con cambiamenti repentini negli organi
riproduttivi, nelle dimensioni e nelle forme corporee e nelle proporzioni dei tessuti.
1c. PORTIERI ED EREDITARIETA’
Il portiere è un ruolo molto influenzato dalla genetica. Il primo aspetto che balza all’occhio è
l’altezza dei numeri uno.
Per stilare dei dati antropometrici generali per un portiere sono stati raccolti altezza, peso e indice di
massa corporea (BMI) per ogni portiere di seria A nella stagione in corso (2013/14) e degli ultimi
campionati europei (2012)
Nome Società Anno di
nascita
Altezza Peso BMI Lateralità
dominante
Andrea Consigli Atalanta 1987 189 79 22.11 Destro
Giorgio Atalanta 1976 186 80 23.12 Destro
Frezzolini
Gianluca Curci Bologna 1985 191 90 24.67 Destro
Dejan Stojanović Bologna 1993 196 89 23.16 Sinistro
Marco Silvestri Cagliari 1991 191 80 21.92 Destro
Vlada Avramov Cagliari 1979 188 85 24.04 Destro
Alberto Frison Catania 1988 191 87 23.84 Destro
Mariano Andujar Catania 1983 194 87 23.11 Destro
Christian
Puggioni
Chievo 1981 187 81 23.16 Destro
Michael Agazzi Chievo 1984 189 85 23.79 Sinistro
Neto Fiorentina 1989 191 83 22.75 Destro
Antonio Rosati Fiorentina 1983 195 90 23.66 Destro
Mattia Perin Genoa 1992 188 77 21.78 Destro
Albano Bizzarri Genoa 1977 193 88 23.62 Destro
Samir
Handanovic
Inter 1984 193 89 23.89 Destro
Juan Pablo
Carrizo
Inter 1984 189 88 24.63 Destro
Gianluigi Buffon Juventus 1978 191 83 22.75 Destro
Marco Storari Juventus 1977 187 76 21.73 Destro
Etrit Berisha Lazio 1989 194 92 24.44 Sinistro
Federico
Marchetti
Lazio 1983 188 82 23.20 Sinistro
Francesco Bardi Livorno 1992 188 82 23.20 Destro
Luca Anania Livorno 1980 190 81 22.43 Destro
Gabriel Milan 1992 193 90 24.16 Destro
Christian Abbiati Milan 1977 191 92 25.21 Destro
Rafael Napoli 1990 186 88 25.43 Destro
Pepe Reina Napoli 1982 188 92 26.02 Destro
Antonio Mirante Parma 1983 193 79 21.20 Destro
Nicola Pavarini Parma 1974 190 81 22.43 Destro
Morgan De
Sanctis
Roma 1977 190 86 23.82 Destro
Lukasz Skorupski Roma 1991 187 84 24.02 Destro
Angelo Da Costa Sampdoria 1983 186 81 23.41 Destro
Vincenzo Fiorillo Sampdoria 1990 190 75 20.77 Destro
Alberto Pomini Sassuolo 1981 187 83 23.73 Destro
Gianluca Pegolo Sassuolo 1981 183 76 22.69 Sinistro
Daniele Padelli Torino 1985 191 82 22.47 Destro
Tommaso Berni Torino 1983 185 80 23.37 Destro
Zeljko Brkic Udinese 1986 194 88 23.38 Destro
Simone Scuffet Udinese 1996 187 85 24.30 Destro
Rafael Verona 1982 187 80 22.87 Sinistro
Nikolaj Mihajilov Verona 1988 194 87 23.12 Destro
Nome Nazionalità Anno di
nascita
Altezza Peso BMI Lateralità
dominante
Wojciech
Szczęsny
Polonia 1990 195 75 19,72 Destro
Grzegorz
Sandomierski
Polonia 1989 196 87 22,65 Sinistro
Przemysław
Tytoń
Polonia 1987 195 80 21,04 Destro
Konstantinos
Chalkias
Grecia 1974 199 88 22,22 Destro
Alexandros
Tzorvas
Grecia 1982 190 79 21,88 Destro
Michalis Sifakis Grecia 1984 191 82 22,48 Destro
Igor Akinfeev Russia 1986 185 78 22,79 Destro
Anton Sunin Russia 1987 190 83 22,99 Destro
Vjačeslav
Malafeev
Russia 1979 185 76 22,21 Destro
Petr Cech Rep. Ceca 1982 196 92 23,95 Sinistro
Jan Lastuvka Rep. Ceca 1982 191 80 21,93 Destro
Jaroslav Drobný Rep. Ceca 1979 192 87 23,60 Destro
Maarten
Stekelenburg
Olanda 1982 197 84 21,64 Destro
Michel Vorm Olanda 1983 183 74 22,10 Destro
Tim Krul Olanda 1988 188 83 23,48 Sinistro
Stephan Andersen Danimarca 1981 188 82 23,20 Destro
Anders
Lindegaard
Danimarca 1984 193 80 21,48 Destro
Kasper
Schmeichel
Danimarca 1986 189 83 23,24 Destro
Manuel Neuer Germania 1986 193 90 24,16 Destro
Tim Wiese Germania 1981 193 91 24,43 Destro
Ron Zieler Germania 1989 188 86 24,33 Destro
Eduardo Portogallo 1982 187 84 24,02 Destro
Rui Patrício Portogallo 1988 189 86 24,08 Sinistro
Beto Portogallo 1982 182 80 24,15 Destro
Victor Valdes Spagna 1982 183 78 23,29 Destro
Pepe Reina Spagna 1982 188 92 26,03 Destro
Iker Casillas Spagna 1981 185 84 24,54 Sinistro
Gianluigi Buffon Italia 1978 192 83 22,52 Destro
Morgan De
Sanctis
Italia 1977 190 86 23,82 Destro
Salvatore Sirigu Italia 1987 192 80 21,70 Destro
Shay Givem Irlanda 1976 185 84 24,54 Destro
Keiren Westwood Irlanda 1984 188 86 24,33 Sinistro
David Forde Irlanda 1979 188 90 25,46 Destro
Stipe Pletikosa Croazia 1979 193 83 22,28 Destro
Ivan Kelava Croazia 1988 195 90 23,67 Sinistro
Danijel Subašić Croazia 1984 192 84 22,79 Destro
Maksym Koval' Ucraina 1992 188 80 22,63 Destro
Andrij P″jatov Ucraina 1984 190 78 21,61 Destro
Oleksandr
Horjaïnov
Ucraina 1975 184 82 24,22 Destro
Andreas Isaksson Svezia 1981 199 88 22,22 Destro
Johan Wiland Svezia 1981 188 78 22,07 Destro
Pär Hansson Svezia 1986 185 82 23,96 Destro
Hugo Lloris Francia 1986 188 78 22,07 Sinistro
Steve Mandanda Francia 1985 185 82 23,96 Destro
Cédric Carrasso Francia 1981 192 87 23,60 Destro
Dalla raccolta di questi dati, analizzando l’altezza, si può notare che la media dei portieri della serie
A è di 189.92. Lo scostamento massimo è di 13 cm (dai 183 cm di Gianluca Pegolo ai 196 di Dejan
Stojanović).
Molto simile il discorso per i portieri di Euro 2012, l’altezza media è di 189,88 cm. Lo scostamento
massimo è di 16 cm (dai 183 cm di Victor Valdes ai 199 di Andreas Isaksson e Konstantinos
Chalkias)
L’altezza media della popolazione italiana adulta di sesso maschile è di circa 175 cm (dati ISTAT),
quindi balza all’occhio che un criterio di selezione iniziale riguarda proprio la statura (quasi 15 cm
tra la media italiana e la media dei portieri!).
Altezza media portieri Serie A 2013/14
180
181
182
183
184
185
186
187
188
189
190
191
192
193
194
195
196
197
198
199
200
Alt
ezza i
n c
m
Figura 3 – Nel grafico si può vedere la poca differenza di statura che c’è tra tutti i portieri della serie A.
Dalle informazioni raccolte si può notare come sia importante avere una statura sopra la media per
poter competere ad altissimi livelli. Per questo è importante monitorare la crescita dei giovani
portieri in tutte le fasi di sviluppo. Ovviamente, il talento non è prescindibile dalla sola altezza,
quindi a volte risulta sbagliato selezionare, soprattutto in giovane età, ragazzi in base al solo fisico.
Soprattutto nelle categorie giovanili e dilettanti, è importante non influenzare le scelte solo in base
ai cm, ricordandosi che si ha a che fare comunque con bambini / ragazzi che potrebbero risentire
molto della “discriminazione” subita.
Interessante è anche il discorso della lateralità, infatti la percentuale di portieri mancini in serie A è
del 15% sul totale, rispetto al 10% della media italiana (fonte ISTAT). Ancora più alta è la media
dei portieri mancini a Euro 2012 (vicina al 18%). Negli sport individuali come il tennis o il pugilato
essere mancini è un grosso vantaggio, in quanto si è abituati a colpire a specchio (cosa che non
succede tra destri). Inoltre, pare più semplice migliorare l’uso dell’arto debole da parte di un
mancino rispetto ad un destro, questo potrebbe creare di piccoli vantaggi anche nel ruolo del
portiere.
Dopo la raccolta di questi dati, come è possibile stabilire un prospetto di crescita affidabile?
1d. VERIFICARE LO STATO DI SVILUPPO
DETERMINAZIONE APPROSSIMATIVA ALTEZZA DA ADULTO
Per prima cosa, sarebbe utile verificare la statura dei genitori per stabilire se il giovane portiere ha
nei suoi geni quello relativo all’altezza. Infatti, con una percentuale vicina al 95% di dati esatti si
riesce a stabilire un campo di valori abbastanza preciso in cui si stabilizzerà l’altezza da adulto del
soggetto.
La formula base è: ((altezza mamma + altezza papà) / 2) ± 6.5cm.
Il ± è dovuto al sesso del soggetto: se il figlio è maschio bisogna aggiungere 6.5 cm alla media
dell’altezza dei genitori, mentre se è femmina togliere 6.5 cm.
Il valore risultante, poi, potrebbe avere uno scostamento sia superiore che inferiore di 5,5 cm.
ESEMPIO (dati reali):
Mamma = 163
Papà = 184
Altezza ipotizzata dei figli in età adulta = 180 ± 5.5
Figlio 1 = 176
Figlio 2 =184
DETERMINAZIONE DELL’ETA’ BIOLOGICA
Nelle pagine precedenti sono stati analizzati i grafici percentili di crescita. E’ stato spiegato come
ogni individuo abbia la sua curva di crescita, quindi è importante capire la differenza tra età
cronologica (dati anagrafici) e età biologica.
L’età biologica, in fisiologia, viene definita come l’età che si può attribuire ad un individuo sulla
base delle sue condizioni morfologiche (aspetto esteriore) e funzionali (condizione dei tessuti)
rispetto agli standard di riferimento. Spesso, quindi, l’età biologica non corrisponde all’età
anagrafica, per questo è molto importante definirla per valutare il grado di sviluppo di un soggetto
per stabilire un programma di lavoro.
Come anticipato, per chi lavora nello sport è importante non prendere abbagli riguardo le
prestazioni in età evolutiva fortemente condizionate dallo sviluppo.
Oltre alla valutazione “visiva” di Tanner sulla pubertà, (vedi capitolo precedente) ci sono altri
metodi per stabilire lo stato di sviluppo del giovane atleta, di seguito la presentazione di alcuni.
RADIOGRAFIA DEL POLSO
La radiografia del polso è un metodo molto efficace per verificare l’età ossea dei pazienti.
Infatti, le strutture cartilaginee subiscono un effetto di ossificazione durante la crescita. Come altre
ossa lunghe, il processo di sviluppo delle ossa del polso comincia con l’ossificazione delle diafisi,
seguito dai centri di ossificazione delle epifisi e la formazione dei piani di crescita epifisiali.
Queste ossificazioni seguono un ritmo di cambiamento
pressoché standard in tutti i soggetti, i vari stadi di crescita
sono stati raccolti nell’atlante di Greulich&Pyle. In questo
documento sono state raccolte immagini radiografiche della
mano sinistra di bambini – maschi e femmine – ogni 3 mesi
circa durante tutto il periodo dello sviluppo.
Figura 4 – Schema di un osso lungo
Il pediatra, confrontando le immagini dell’atlante con le radiografie del soggetto esaminato riesce a
stabilire l’età biologica.
Questo metodo ha diverse controindicazioni, legate a:
- Uso di radiazioni con dei soggetti in fase di sviluppo
- Costo delle radiografie
- Possibili differenze di interpretazione da pediatra a pediatra
- Errore dell’operatore durante l’esecuzione dell’esame (possibile scostamento di circa un anno)
- I dati riportati nell’atlante sono di un’epoca passata (anni ’30 del secolo scorso) e di uno specifico
contesto sociale (Stati Uniti d’America). E’ noto infatti che in Africa, per esempio, la maturazione
sessuale avviene precocemente rispetto al mondo occidentale.
METODO AD ULTRASUONI
Le calcificazioni del polso descritte nel metodo radiologico di valutazione dell’età ossea vengono
sfruttate anche dal metodo ad ultrasuoni. Infatti, il principio di questa valutazione è di verificare la
velocità dell’onda nella mano del paziente.
Per esempio, la velocità di un’onda ad ultrasuoni nella cartilagine (età ossea minore) è di 1700
m/sec, mentre in ossa calcificate è compresa tra 2200 e 4500 m/sec. Quindi, stabilendo una velocità
delle onde ultrasoniche è possibile determinare con esattezza il grado di sviluppo.
Questo metodo è migliore rispetto al precedente in quanto non emette radiazioni ionizzanti e riduce
l’errore dell’essere umano sulla valutazione.
Purtroppo, però, la scarsa disponibilità economica attuale in campo calcistico vede questo
dispositivo presente in pochissime realtà.
DETERMINAZIONE DELL’ETA’ BIOLOGICA ATTRAVERSO IL CALCOLO DEL BMI
Un metodo semplice che non richiede nessun tipo di attrezzatura e comunque valido per la
determinazione dell’età biologica è il calcolo del BMI (Body mass Index). Rispetto alle modalità
esposte precedentemente, questa valutazione avviene tramite un metodo indiretto. Infatti,
conoscendo peso e altezza del soggetto preso in considerazione si può ottenere facilmente il BMI di
ogni atleta ed inserirlo nella rispettiva classe di maturazione.
Il BMI si ottiene con la seguente formula: PESO (kg) / Altezza² (m).
Il valore risulta però attendibile solo se il ragazzo valutato non presenta una elevata massa grassa,
che viene rilevata attraverso lo spessore di due pliche (forma di piega dei tessuti nel corpo umano)
cutanee, quella sottoscapolare e quella tricipitale. La misurazione manuale si effettua prendendo la
plica interessata tra pollice ed indice ed applicando lo strumento. Per evitare errori, si effettuano tre
misurazioni su entrambi i lati del corpo (potrebbero essere presenti delle asimmetrie) per poi
ricavarne una media matematica. I valori vengono inseriti negli schemi plicometrici di Durnin e
viene valutata la massa grassa, massa magra e il peso ideale.
Se i valori tabellari rispecchiano il normopeso, inserendo il dato del BMI nella tabella seguente
(figura 5) si può valutare con discreta precisione la classe di maturazione del soggetto.
Dopo aver determinato la maturazione di ogni atleta del gruppo si può verificare cosa allenare.
Figura 5 – Classe di maturazione in funzione del BMI
Da rilevazione continue durante un determinato periodo dell’altezza di un soggetto si possono
inoltre disegnare due curve, quella di distanze e quella di velocità.
ATTITUDINE E PORTIERE
Oltre alle valutazioni fisiche, per identificare se un bambino che si sta avviando al ruolo sia
predisposto è possibile fare caso ad alcuni comportamenti che mantiene durante i giochi motori. Per
prima cosa, è necessario che il piccolo portiere provi grande piacere a stare tra i pali. La crescita di
un giovane è garantita se c’è interesse al ruolo.
Oltre a questa basilare osservazione, è possibile verificare che il bambino sia propenso al contatto
con compagni e il terreno, non abbia paura della palla e abbia delle ottime doti di orientamento.
Per verificare queste attitudini si possono proporre dei semplici giochi (anche non specifici – vedi
sezione sulle condizioni socioeconomiche e psicologiche) per valutare chi possa intraprendere con
maggior probabilità di riuscita il ruolo del portiere. Ovviamente, anche chi non possiede tali abilità
naturali, può -se interessato a giocare in porta- intraprendere il ruolo e sviluppare queste doti con
l’abitudine e l’allenamento.
2 SVILUPPO MOTORIO - FATTORI AMBIENTALI
I fattori ambientali sono quei meccanismi di crescita nei quali è possibile intervenire e sono legati a:
- ALIMENTAZIONE: fondamentale per un corretto sviluppo. Il ragazzo ha bisogno di una
alimentazione sana e completa per crescere.
- CONDIZIONI SOCIOECONOMICHE: Le condizioni igieniche, sanitarie, il lavoro minorile, lo
spostamento di carichi incidono in maniera netta sulla crescita del soggetto. Per esempio, una lunga
malattia incide pesantemente sullo sviluppo del soggetto e sulla velocità di crescita.
- CONDIZIONI PSICOLOGICHE: hanno una forte incidenza sullo sviluppo. E’ fondamentale
evitare condizioni avverse che condizionano la crescita del soggetto, per esempio è stato verificato
che lo stress, le difficoltà emotive, i rapporti complessi in famiglia influiscono negativamente sullo
sviluppo del bambino.
- ATTIVITA’ FISICA: ruolo di primo piano.
2a - ALIMENTAZIONE
“Fai che il cibo sia la tua prima medicina” (Ippocrate)
L’alimentazione è uno dei fattori chiave della crescita dei soggetti in via di sviluppo. Se si pensa
alla nutrizione come ad un fattore allenante, si può ben presto capirne l’importanza.
Infatti, in media un ragazzo in via di sviluppo che partecipa a competizioni ad alti livelli svolge
attività fisica 4 volte la settimana.
Se si pensa che in una corretta alimentazione si dovrebbero consumare i 3 pasti principali al giorno
(esclusi quindi gli spuntini) risulta notevole l’incidenza del cibo in una settimana (sarebbero 21
allenamenti!).
La disciplina che studia gli effetti del cibo sull’essere umano viene definita nutrizione.
Nella fase di crescita è necessario (e comunque è sempre importante) avere una dieta equilibrata.
In una dieta equilibrata è necessario che i tre principali macronutrienti (carboidrati, proteine e
grassi) siano all’incirca in eguale rapporto.
In dettaglio, di seguito, le caratteristiche dei macronutrienti.
CARBOIDRATI (zuccheri): sono la più comune fonte di energia per gli uomini. Si dividono in
varie categorie derivate dalla velocità di assorbimento: veloci (pasta e zuccheri semplici – prodotti
raffinati), semilenti (cibo integrale) e lenti (frutta e verdura).
Da questa divisione primaria si può notare la diversità tra prodotti raffinati e integrali, alimenti base
della dieta mediterranea. Queste due tipologie di cibo, seppur derivate dalla stessa materia prima,
sono molto differenti sia per la produzione (nella farina integrale viene inserito tutto il seme, mentre
in quella raffinata vengono tolti sia la crusca esterna che l’embrione) che per l’effetto sul corpo
umano.
I carboidrati in generale incidono pesantemente sull’indice glicemico.
L’indice glicemico è un sistema di classificazione numerica per misurare la velocità di digestione e
assorbimento dei carboidrati e il loro conseguente effetto sulla glicemia (punteggio IG alto = picco
istantaneo, breve durata).
Il meccanismo di regolazione dell’indice glicemico si basa sul controllo di due ormoni antagonisti
prodotti dal pancreas, l’insulina e il glucagone.
L’insulina interviene in caso di salita della glicemia (il
glucagone nel caso di discesa) spingendo le cellule ad
utilizzare come fonte di energia in caso di carenza i carboidrati
(il glucagone spinge ad utilizzare grassi e proteine). La
quantità di insulina secreta dal pancreas dipende dalla velocità
con la quale si innalza la glicemia. .
I carboidrati raffinati hanno un indice glicemico altissimo,
quindi nell’immediato dopo pasto più insulina deve essere
prodotta dal pancreas per stabilizzare la glicemia. Come
visibile dal grafico, il picco glicemico scatena una velocissima
liberazione di insulina che abbassa la glicemia provocando un
senso di fame. Inoltre, l’insulina in eccesso non permette
all’organismo di bruciare grassi, che vengono immagazzinati nel tessuto adiposo.
Nel secondo grafico, invece, assumendo carboidrati grezzi o
vegetali, l’indice glicemico rimane più stabile, rimandando la
sensazione di fame ed evitando sbalzi che provocano
sonnolenza, nervosismo e cali di prestazione (Ipoglicemia
reattiva). Mantenendo stabile l’indice glicemico si favorisce la
secrezione di glucagone, che permette di bruciare grassi e
proteine mobilizzandole anche dal tessuto adiposo.
Un picco di glicemia provoca una richiesta intensissima di zuccheri. Una volta terminata la “scorta”
immagazzinata nel fegato, interviene un altro ormone, il cortisolo (prodotto dalle ghiandole
surrenali), che inibisce la sintesi di proteine e di GH se prodotto in eccesso. Per i giovani, questo
ormone in elevata quantità influisce notevolmente sulla crescita, essendo il GH l’ormone necessario
allo sviluppo. Stesso discorso vale per le proteine, infatti il cortisolo rompe le proteine present i nei
muscoli per trasformarle in carboidrati necessari a dare energia al corpo umano. Questa sintesi
provoca una regressione nel tono muscolare creando grossi problemi agli sportivi (e non solo).
GRASSI (Lipidi): sono un importante riserva di energia per il corpo umano, in quanto liberano una
grossa quantità di calorie per unità di massa. Inoltre producono ormoni, costituiscono la membrana
cellulare in tutti i tessuti e sono precursori di sostanze regolatrici del sistema cardiovascolare, della
coagulazione del sangue, della funzione renale e del sistema immunitario. Hanno come
caratteristica comune l’insolubilità in acqua.
I grassi si dividono principalmente in SATURI (sostanze solide, caratterizzate da legami semplici
carbonio-carbonio, di provenienza animale) e INSATURI (sostanze generalmente liquide, più
legami nella catena di carbonio, provenienza vegetale).
A loro volta, i grassi insaturi, sono suscettibili a molte reazioni, in particolare all’idrogenazione.
Con questo trattamento, gli acidi grassi diventano TRANS o IDROGENATI (margarina e
merendine varie) che comportano gravi danni alla salute. Questi grassi sono “favorevoli”
all’industria alimentare, in quanto hanno costi ridotti, stabilità alla temperatura e lunga scadenza.
La quantità di grassi idrogenati che il nostro corpo può sopportare senza subire danni è pari a zero
(ministero della salute). I danni che ne derivano possono essere di tipo cardiovascolare, problemi di
crescita nei bambini, aumentano i livelli di insulina in risposta a carichi glicemici, interferiscono
con la risposta immunitaria e abbassano il colesterolo HDL e alzano quello LDL.
I grassi più importanti per un corretto sviluppo sono:
- IL COLESTEROLO: prodotto per la maggior parte autonomamente dal fegato, deve essere
integrato solo per una minima parte dall’alimentazione (massimo 0.5 grammi giornalieri). E’
fondamentale per il funzionamento cellulare (ne costituisce addirittura la membrana), è coinvolto
nella crescita e nella divisione cellulare ed è essenziale nello sviluppo degli embrioni.
Esistono due tipologie di colesterolo, uno buono detto HDL (High density lipoprotein) che previene
gli ictus e uno cattivo, detto LDL (Low density lipoprotein) che provoca un inspessimento delle
arterie, riducendo il passaggio di sangue e probabile causa di infarti e ictus.
Le lipoproteine LDL si trovano solo nei grassi di origine animale, maggiore è il consumo di questo
tipo di alimento, maggiore è il livello di colesterolo nel sangue.
Per tenere sotto controllo i valori di colesterolo è necessario un esame del sangue, di seguito, in
tabella, i valori di colesterolo corretti e
a rischio.
Figura 6 - Tabella di valutazione dei valori del colesterolo
- OMEGA 3: sono degli acidi grassi polinsaturi che permettono di mantenere l’integrità delle
cellule, abbassano i livelli dei trigliceridi e proteggono dalle malattie cardiovascolari.
- OMEGA 6: sono acidi grassi polinsaturi che abbassano il colesterolo.
Il rapporto tra omega 6 e omega 3 ideale per la stabilità del corpo dovrebbe essere di 6:1. Questi due
acidi grassi non possono essere sintetizzati dal corpo umano ma devono essere necessariamente
assunti attraverso la nutrizione, per questo vengono chiamati essenziali.
Essi proteggono l’intestino, assorbono sostanze tossiche, aiutano il sistema immunitario e hanno
una potente azione antinfiammatoria.
PROTEINE: sono grandi molecole biologiche formate da una o più catene di amminoacidi legate
tra loro attraverso i legami peptidici. La sequenza dei singoli amminoacidi è dettata geneticamente e
determina la funzione della singola proteina. Rappresentano circa il 10-15% della massa corporea e
i tessuti che ne contengono di più sono i muscoli (circa il 20% - le cellule nervose ne contengono
circa il 10%).
Ricoprono una doppia funzione nel corpo umano: una strutturale (compongono enzimi, recettori,
ormoni e immunoglobuline) e l’altro funzionale (intervengono in parecchie funzioni corporee).
Le proteine non sono entità stabili ma sono soggette ad un ricambio continuo (turnover proteico). Il
cambio proteico avviene continuamente e cala con il passare dell’età. A causa di questo ricambio
continuo, si può trarre un bilancio (detto BILANCIO AZOTATO) che non è altro che la differenza
tra azoto assunto con le proteine alimentari e l’azoto eliminato dal turnover proteico.
Gli altri elementi essenziali per il corpo umano sono le vitamine e i minerali, definiti micronutrienti,
in quanto non sono direttamente collegate alla produzione di energia e di assunzione inferiore al
grammo giornaliero.
ALIMENTAZIONE E CRESCITA
Alimentazione e crescita viaggiano di pari passo, risulta fondamentale seguire una dieta sana per
permettere un corretto sviluppo al corpo umano.
Nei primi 12 mesi di vita il bambino triplica il suo peso e cresce in altezza del 50%. In questo
periodo, il latte materno fornisce un apporto nutrizionale ottimale per una crescita corretta, in
quanto contiene proteine, minerali e vitamine oltreché anticorpi, antinfiammatori, enzimi e ormoni
necessari al bambino. L’allattamento può durare fino ai 2 anni se richiesto dal bambino.
Dai sei mesi si iniziano ad introdurre i cibi soliti, accompagnandoli al latte.
Successivamente, dall’età scolare, è strettamente necessaria l’assunzione di ferro, calcio e vitamine,
che devono essere adeguate soprattutto mangiando cibi diversi, in particolare frutta e verdura. Va
evitata una assunzione eccessiva di calorie, restando fedeli ai 5 pasti giornalieri con spuntini salutari
e non le solite merendine costituite da grassi saturi (frutta in particolare).
Anche l’idratazione è fondamentale, soprattutto durante il periodo estivo e l’attività fisica. Infatti,
durante lo sport, gli allenatori sono tenuti a permettere una corretta idratazione dei bambini,
consentendo di bere all’incirca ogni 20-25 minuti.
Dall’adolescenza diventa necessario assumere più ferro e calcio per evitare cali di questi nutrienti
fondamentali e quindi malattie (tipo anemia o rotture osee).
Soprattutto i ragazzi che svolgono attività sportiva devono reintegrare correttamente le energie
consumate, di seguito alcune regole fondamentali per evitare l’innalzamento di peso:
1- Mangiare cibi differenti ogni giorno per diversificare la diete, ma anche il gusto
2- Fare colazione, infatti, dopo il sonno il corpo necessità energia. Saltare la colazione può
causare fame incontrollata, mancanza di concentrazione e stanchezza. Un’ottima scelta per
la colazione potrebbero essere i cereali e la frutta, ricchi di carboidrati.
3- Frutta e verdura ad ogni pasto, infatti forniscono vitamine, minerali e fibra. Sono necessarie
almeno 5 porzioni di frutta / verdura giornaliere. La frutta è da preferire a stomaco vuota
perché ha una velocità di assimilazione rapida, se incontra altro cibo il suo effetto viene
rallentato.
4- Assumere grassi con moderazione, stando attenti soprattutto a quelli saturi. I grassi saturi si
trovano nei prodotti a base di latte, nei dolci, nelle carni rosse e nelle merendine.
5- Spuntini e merende trovano uno spazio fondamentale nella dieta. Si dovrebbe scegliere tra
frutta, noci, alimenti a base di carboidrati non raffinati per evitare uno squilibrio energetico
dovuto all’innalzamento dell’indice glicemico. Evitare il più possibile lo zucchero bianco.
6- Bere molta acqua, evitando, soprattutto con i piccoli, le bevande gasate e zuccherate.
7- Attenzione alle patate (sempre) e alle carote (solo cotte), che hanno un indice glicemico
elevatissimo
8- Salare poco il cibo, in quanto il sale indurisce le arterie abbassando la capacità di recupero
ed assimilazione dei nutrienti
Per gli sportivi, è fondamentale mantenere il livello dell’indice glicemico stabile, evitando le
cosiddette “crisi di fame” che colpiscono soprattutto gli sport di resistenza. Nel capitolo precedente,
comunque, sono presenti tutte le precauzioni alimentari per evitare sbalzi di glicemia.
MALATTIE LEGATE ALL’ALIMENTAZIONE – JUNK FOOD
La malnutrizione può essere legata sia alla ipernutrizione (eccesso), sia alla iponutrizione
(mancanza). La nutrizione, se effettuata in modo corretto, garantisce la crescita, l’efficienza
psichica e fisica dei ragazzi ed è determinata da tre variabili:
1. Il bilancio energetico
2. la composizione corporea
3. la funzionalità corporea
Per misurare questi dati è possibile verificare costantemente gli indici antropometrici, gli indici
biochimici (analisi del sangue e urine) e quelli immunologici (capacità di produrre anticorpi).
Questi dati, tenuti costantemente sotto osservazione, possono dare indicazioni sullo stato del fisico
del giovane.
I dati più facilmente misurabili sono quelli antropometrici, se ci fossero dei grossi scompensi tra le
varie misurazioni è necessario approfondire con analisi biochimiche.
Attualmente, i ragazzi occidentali tendono all’obesità. Dati alla mano, nel mondo il problema
dell’obesità ha superato quello delle persone sottopeso.
L’obesità può essere di due tipi:
- a mela: la più pericolosa, con accumulo di grasso sulla vita
- a pera: con accumulo di grasso sulle cosce e fianchi (tipica delle donne giovani)
Questa malattia dipende dai seguenti fattori:
- ereditarietà e ambiente: la capacità di metabolizzare i nutrienti è genetica, ma la vita
sedentaria, la riduzione dei bisogni energetici porta ad aggravare la situazione
- obesità comportamentaria: causata da tensione emotiva o uno shock subito. E’ tipica di
bambini ed adolescenti con già uno o entrambi i genitori obesi.
Dall’obesità dipendono poi diverse malattie, dette anche “del benessere”. Infatti, questo elenco di
malattie è difficilmente presente nei paesi poveri, dove la dieta è principalmente composta da
vegetali, poveri di grassi e colesterolo LDL.
Queste malattie sono principalmente:
- Malattie cardiovascolari come infarti (prima causa di morte italiana data dal collasso delle
pareti del cuore) o ictus (occlusione di una vena o arteria)
- Ipercolesterolemia
- Ipertensione
- Tumori: l’eccesso di alcuni macronutrienti (grassi e proteine), la mancanza di vitamine e
antiossidanti portano spesso alla formazione di tumori, soprattutto della prostata, mammella
e del colon
Causa di questi malanni, oltre alla squilibrio nutrizionale, sono i fast food.
In questi locali viene consumato il cosiddetto Junk food (cibo spazzatura), termine coniato nel 1972
da Michael Jacobson, definendo le bibite gassate (tutto zucchero e nessun nutriente).
Il cibo viene definito spazzatura in quanto è ricco di calorie (quindi ipercalorico) ma povero di
macronutrienti quali vitamine, Sali minerali e antiossidanti. Per questo è stato coniato il termine
“Caloria vuota”, infatti alimentandosi in continuazione con questo tipo di cibi si viene in contatto
con carenze di minerali e vitamine, rischio di carie e diabete, innalzamento dei valori di colesterolo
e ovviamente, al sovrappeso.
Le categorie più a rischio sono ovviamente gli adolescenti e i bambini, attratti dalle pubblicità di
questi locali e soprattutto disinformati sui valori nutrizionali.
Per questo, sia a livello scolastico che soprattutto sportivo sarebbe fondamentale sensibilizzare i
genitori (e non i bambini – loro non fanno la spesa…) alla corretta alimentazione. Si eviterebbero
un sacco di problemi fisici (la malnutrizione porta anche ad infiammazioni, problemi ossei,
debolezza) e di patologie, oltreché lo star male in campo (cosa tipica dei preadolescenti, causa
merenda o colazione pesante).
Di seguito una “dieta” che potrebbe essere utile per i calciatori. Ovviamente, ogni caso va per sé,
quindi è preferibile sentire un nutrizionista nel caso si volesse provare a mangiare sano.
COLAZIONE
Frutta fresca con succhi di frutta, qualche frutto secco. In alternativa fette biscottate e marmellata.
Da evitare il latte vaccino (pesante da digerire, ricco di proteine ma anche di grassi) e il caffè, in
quanto altera l’assimilazione dei nutrienti
SPUNTINO MATTUTINO
Frutta fresca
PRANZO
Prevalenza di carboidrati (pasta integrale, riso, cereali) conditi con legumi. Il corretto rapporto è 1 g
di legumi ogni 2 di carboidrati.
Insalata verde con carote o altre verdure crude (condita con olio, poco sale e limone)
In alternativa verdure cotte.
E’ sconsigliato un piatto proteico in quanto l’assimilazione delle proteine deve avvenire
successivamente all’attività fisica, per poter reintegrare correttamente il fisico dopo lo sforzo.
Anche la frutta andrebbe evitata dopo pranzo.
MERENDA
Frutta fresca.
CENA
Piatto prevalentemente proteico prediligendo carni bianche, pesce o uova. Evitare le carni rosse, i
formaggi e gli insaccati per il lungo tempo di assimilazione e di digestione (la carne rossa ci mette 3
giorni ad essere digerita!!!).
Inserire nella cena verdura cotta o insalata verde come per il pranzo.
E’ importante variare molto spesso l’alimentazione, ma attenersi alle regole sopraelencate per
migliorare la prestazione. Uscire dalle regole per una pizza o una bistecca chianina non è un
problema, se resta una eccezione e non lo standard della nostra alimentazione.
2b - CONDIZIONI SOCIOECOMOMICHE E PSICOLOGICHE
La società in cui i bambini crescono attualmente è notevolmente mutata rispetto a solo una
quindicina di anni fa. Sicuramente c’è stato un miglioramento delle condizioni igienico sanitari dal
dopo guerra ad oggi, anche se negli ultimi anni l’alimentazione scorretta (vedi paragrafo
precedente) e la sedentarietà stanno mutando profondamente le caratteristiche di crescita dei
bambini.
Infatti, considerando che per la maggior parte del tempo i bambini passano il loro tempo seduti in
un aula scolastica o davanti alla tv, che l’insegnante di educazione fisica venga considerato “quello
della ginnastica” (snobbata la sua importanza) e lavora massimo per n°2 ore settimanali (se è
presente nell’istituto), che nel resto della giornata smartphone e consolle la fanno da padrona,
sicuramente c’è stata una involuzione della abilità motorie dei giovani.
A prescindere dall’importanza dell’attività fisica intesa come sport, si sta perdendo di vista anche il
gioco motorio come fattore di crescita psicologica soprattutto nei bambini tra i 6 anni e la
preadolescenza.
I bambini hanno delle caratteristiche morali e caratteriali differenti in funzione della loro fascia di
età. Non si può chiedere ad un bimbo di 6 anni di sviluppare un gioco tattico in quanto non ha le
basi per applicarlo! Di seguito una tabella riassuntiva indicativa (ogni bimbo ha il suo carattere e le
sue capacità dovute principalmente alle esperienze vissute) con le varie attitudini divise per fasce di
età partendo dai 6 anni arrivando ai 13 (dai primi calci agli esordienti).
CATEGORIA TIPO DI CRESCITA CAPACITA’ PSICOMOTORIE
CAPACITA’ PSICOLOGICHE
PRIMI CALCI (dai 6 agli 8 anni)
Proceritas, rapida crescita della statura, scarsa muscolatura e fragilità articolare / ossea dovuta alla non completà calcificazione
Riconosce la tridimensionalità, corpo come punto di riferimento nello spazio, prima capacità di staccarsi dall’azione concreta eseguita con possibilità di disegnarla o descriverla. Riconosce la lateralità prevalente (non
cercare di modificarla)
Necessita di riferimenti concreti, egocentrismo, impulsivo e irrazionale, necessita di vedere effettuate
le situazioni prima di riprodurle. Capacità di immedesimazione in situazioni fantasiose. Il rispetto delle regole avviene per paura delle punizioni.
PULCINI (dai 8 ai 10 anni)
Turgor, miglioramento della massa muscolare e del sistema cardio-circolatorio. Avviene
una breve pausa evolutiva che permette al bambino di assumere padronanza del suo corpo.
Età dell’oro della motricità, migliora l’autocontrollo, l’orientamento nello spazio
(anche se non è il periodo di massimo sviluppo), la coordinazione oculo-manuale e l’equilibrio in volo.
Inizia una fase di decentramento dell’ego, per
questo si può iniziare a fare i giochi di squadra, il bambino si adegua al gruppo di appartenenza. Le spiegazioni astratte iniziano ad essere comprese, resta comunque migliore la tecnica dell’imitazione. Il rispetto
delle regole avviene in quanto il bimbo riconosce nell’istruttore una persona più esperta e capace.
ESORDIENTI (dai 10 ai 12 anni)
Proceritas, secondo stadio di allungamento. Il bambino crescendo perde la coordinazione acquisita
precedentemente, sembrando goffo e impreciso nei movimenti.
Lo spazio assume una valenza completa, come la valutazione delle traiettorie aeree. Lavoro
sulle capacità coordinative speciali della disciplina.
Migliora la capacità di relazionarsi con gli altri, diventando capace di rappresentare mentalmente le
possibili reazioni altrui. Distacco dall’infanzia, capacità di elaborare concetti astratti. Capacità di criticare chi ha intorno, sia esso un adulto o un coetaneo, in alcuni casi compare un atteggiamento di sfida verso l’istruttore. Le
regole devono essere accettate prima di essere rispettate.
ALLENARE CON IL GIOCO
Oltre che a curare la preparazione fisica e conoscere alcuni principi della pedagogia, un buon
istruttore deve assolutamente integrarsi con gli allievi e proporre attività interessanti quanto
piacevoli. Come primo passo è fondamentale riuscire ad appassionare i ragazzi allo sport e al ruolo
specifico, senza interesse non può esserci apprendimento! L’empatia tra allenatore e portieri è
fondamentale per creare un ambiente di lavoro positivo.
Per questo, secondo me, spesso in un allenamento, soprattutto con le prime due fasce di attività di
base (primi calci e pulcini, ma anche esordienti) risulta fondamentale inserire il gioco motorio.
Il gioco motorio può essere sviluppato come una situazione globale comprendente obiettivi specifici
per lo sport praticato.
Inoltre, può essere utilizzato a livello educativo in quanto vengono inseriti dei principi fondamentali
di ciascuno sport: rispetto delle regole, autonomia nel gioco (fantasia motoria - l’istruttore non può
continuare a dare indicazioni, altrimenti da situazione globale si trasforma in analitico puro!) e
agonismo.
Per l’avviamento al ruolo del portiere di calcio, tralascerei la categoria primi calci passando
direttamente ai pulcini. Questo per il semplice motivo che una specializzazione specifica precoce
potrebbe creare problemi dal punto di vista delle esperienze motorie, lascerei spazio alla multi
sportività.
Dai pulcini, si dovrebbero proporre dei giochi con obiettivi specifici in fase di attivazione (per
favorire l’approccio cognitivo) e nella fase finale dell’allenamento (per mantenere alta la
partecipazione fino alla fine).
Di seguito una serie di giochi che propongo nelle mie sedute come esempio.
1. Ragno Velenoso (didattica dell’uscita bassa, tuffo, contatto con il terreno, capacità di
orientamento)
I portieri, in uno spazio delimitato, tentano di sfuggire al “ragno”, che muovendosi in
ginocchio, in quadrupedia o con varie andatura coordinative deve toccare i compagni per
fare diventare anch’essi ragni. Vince l’ultimo portiere rimasto.
VARIANTI: conduzione del pallone, gestione del campo tipo sparviero
2. I 4 cantoni (spostamenti, capacità di anticipazione, collaborazione)
Un portiere, scelto in genere a caso, "sta nel mezzo". Mentre gli altri stanno nei quattro
cantoni o angoli dello spazio di gioco che è più o meno un quadrato. Lo scopo del gioco è
scambiarsi di posto occupando il cantone libero senza farsi anticipare da chi sta nel mezzo.
Chi rimane senza angolo sta nel mezzo. Se i giocatori sono molti sono possibili varianti
aumentando il numero dei cantoni e anche quanti stanno nel mezzo.
3. 3.Bowling (rilanci e appoggi manuali e podalici)
I portieri devono rilanciare palla per abbattere un conetto posto come obiettivo
VARIANTI: diversi tipi di rilancio sia manuale che podalico, diversi obiettivi
4. Calcio tennis (giocate podaliche, manuali, capacità di anticipazione, orientamento,
collaborazione, comunicazione, ecc…a seconda delle variabili proposte)
5. Ruba il tesoro (spostamenti, conduzione podalica / manuale, coordinazione oculo-manuale)
I portieri, divisi in due squadre, devono riuscire a rubare tutto il tesoro della squadra
avversaria (palloni), riuscendo a mantenere almeno 1 tesoro della propria squadra.
Il campo di gioco è diviso in 2 metà uguali e in ogni metà si posizionano 2 cerchi in modo
casuale. Sulle 2 linee di fondo campo posizioniamo 5 palloni di colore diverso a seconda
delle due squadre.
Bisognerà quindi entrare nella metà campo avversaria per andare a rubare un tesoro alla
volta e portarlo nella propria metà campo. Gli avversari sono passivi, portare la palla in
conduzione.
VARIANTI: Un avversario diventa “pirata” e deve tentare di fermare chi ruba il pallone
6. Partitelle con obiettivi (obiettivo tecnico a seconda delle versioni)
7. Difendi i palloni (uscita bassa, orientamento spazio temporale)
All’interno di uno spazio sono posizionati n°2 portieri con numerosi palloni. Gli avversari
devono tentare di rubare i palloni senza farsi prendere dal portiere. Il gioco finisce o quando
non ci sono più avversari o quando non ci sono più palloni
8. Dodgeball (presa, difesa di un obiettivo, rilanci e appoggi)
I portieri si sfidano in una partita di palla guerra lanciando palla come richiesto dal mister.
Gli obiettivi sono non farsi colpire dalla palla o prendere palla al volo.
Per evitare che i bambini restino fermi, quando uno viene preso non viene eliminato ma si
aggiunge un punto alla squadra. Vince chi ha più punti.
VARIANTI: difesa di un conetto che, se abbattuto, garantirebbe la vittoria alla squadra
avversaria.
Altra variante con un nastro che divide i campi, la palla deve necessariamente passare sopra
al nastro e non può atterrare nel campo avversario.
9. Ponte tibetano (presa, rilancio, abilità coordinative varie, controllo del corpo in volo)
I portieri disposti su due file distanti 10 mt una dall’altro si lanciano i palloni (di varie forme
e dimensioni) tentando di colpire il giocatore in mezzo al campo. Chi colpisce va al centro.
VARIANTI: gioco tipo torello con il giocatore al centro che deve recuperare la palla, invece
di schivarla.
10. Il fuggitivo (presa, rilancio, capacità di differenziazione, capacità di equilibrio,
orientamento)
Un portiere, il fuggitivo, deve evitare di farsi colpire dai compagni che con 2 o più palloni
effettuano lanci nella sua direzione. Il fuggitivo può muoversi liberamente nel campo
rispettando però lo spazio delimitato, mentre i compagni possono spostarsi solamente in
saltelli in equilibrio monopodalico.
11. Palla rilanciata (presa, orientamento spazio temporale, rilanci e appoggi, contatto con il
terreno)
Due squadre composte da 3 portieri ciascuno (si può adattare a qualsiasi numero di
giocatori) stazionano all’interno di 2 quadrati di 4 mt per lato posti a 6-7 metri di distanza
l’uno dall’altro. Ogni squadra deve lanciare il pallone all’interno del quadrato avversario
tentando di far passare la palla oltre la linea posteriore del quadrato utilizzando il tipo di
rilancio richiesto dal mister.
VARIABILI: 2 palloni, rilancio sopra ad un nastro posto a metà campo con punto sul
rimbalzo, i goal valgono anche se la palla passa dal lato del quadrato, ecc…
FAIR PLAY E AGONISMO
L’agonismo è una parte fondamentale nel gioco. Non va visto come un effetto negativo o un modo
per imparare a barare (“Devo vincere a tutti i costi”), ma come una sfida continua con se stessi per
poter continuamente migliorare.
Infatti il principio fondamentale per tutti gli istruttori deve essere quello di preferire la prestazione
al risultato in ambito giovanile.
Non basta però partecipare, e neanche insegnare che l’importante è solo la vittoria con ogni mezzo,
bisogna essere in grado di riuscire a tirar fuori il meglio da ogni bambino.
Infatti, è necessario, secondo me, che il primo obiettivo sia il miglioramento di se stessi, e questo è
possibile tramite il rinforzo verbale dell’istruttore, che deve essere in grado di stimolare i bambini
per poterli aiutare a prendere coraggio e impegnarsi sempre di più.
Qui interviene la bravura dell’allenatore che deve stimolare l’autovalutazione per conoscere i propri
limiti (feedback interno) senza però far pesare le lacune del giovane.
In queste situazioni si dovrebbe sviluppare l’agonismo che sfocerà successivamente nel fair play
(gioco leale) o etica sportiva. Il fair play è un modo di pensare, non solo di comportarsi.
Per aiutare il fair play a Gand (Belgio), il 24 settembre del 2004, è stata promossa la dichiarazione
sull’etica nello sport giovanile.
Secondo questo documento, tutti i ragazzi dovrebbero avere il diritto di:
1. praticare sport
2. Divertirsi e giocare
3. vivere in un ambiente salutare
4. essere trattati con dignità
5. essere allenati ed educati da persone competenti
6. ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuale
7. gareggiare con bambini dello stesso livello in adeguate competizioni
8. praticare lo sport in condizioni di sicurezza
9. riposarsi
10. avere la possibilità di diventare campione oppure di non esserlo
2C - ATTIVITA’ FISICA
L’attività motoria svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo sia fisico ma anche psicologico
dell’individuo. I processi di crescita sono gestiti dal sistema endocrino (vedi figura 8), che produce
gli ormoni necessari allo sviluppo. Di seguito l’elenco degli ormoni più importanti durante la
crescita con relativa ghiandola di produzione:
- TIROXINA (Tiroide)
- CORTISOLO E ANDROGENI (Corteccia surrenale)
- TESTOSTERONE ED ESTROGENI (ghiandole sessuali)
- INSULINA (Pancreas)
- ORMONE DELLA CRESCITA - GH (ipofisi)
Il principale ormone implicato nei processi di crescita è appunto il GH (acronimo di Growth
Hormone). Il GH è un ormone peptidico (cioè formato da catene di amminoacidi legate tra loro) che
promuove l’accrescimento e la divisione miotica delle cellule di quasi tutti i tessuti corporei. Il GH
viene secreto nell’ipofisi anteriore (ghiandola pituitaria), soprattutto nell’infanzia e nella gioventù.
Dopo i 20 anni, la sua sintesi inizia a diminuire a tal punto che in una persona di 50 anni è circa la
metà che in una di 20. I picchi di produzione sono durante le prime ore di sonno profondo.
Di seguito, nel grafico, una sintesi delle funzioni del GH (figura 8).
Figura 8 - Funzioni del GH
La secrezione del GH è fortemente influenzato dall’attività fisica. La stimolazione del GH è
direttamente proporzionale all’intensità dell’allenamento, quindi maggiore è l’accumulo di acido
lattico, maggiore sarà la produzione di GH. A parità di sforzo fisico, la secrezione del GH risulta
maggiore nelle donne rispetto agli uomini e nei bambini rispetto agli adulti.
Gli ormoni agiscono in modi e tempi differenti a seconda del soggetto. Per questo è importante l’età
biologica per allenare al momento giusto i vari periodi critici (o FASI SENSIBILI) per stimolare il
recettore giusto. Per questo se l’attività motoria è corretta e adeguata favorisce i processi di crescita
determinando un miglioramento nelle funzionalità dei tessuti.
Figura 7 – Il sistema endocrino è composto da un insieme di ghiandole e cellule le quali secernono nel sangue gli
ormoni (composti da lipidi o proteine). Gli ormoni vengono rilasciati dal citoplasma cellulare e riversati nel
sangue. L’apparato endocrino assieme al SNC gestisce il funzionamento del corpo. Nell’immagine sono
rappresentate le principali ghiandole del corpo umano.
Martin, nel 1982, ha studiato le cosiddette fasi sensibili. Sono periodi ontogenetici (quindi
individuali ad ogni persona) caratterizzati da una allenabilità molto favorevole per determinate
capacità motorie e compiti sportivi. Nella seguente tabella (Figura 9) vengono rappresentate le fasi
condizionali, coordinative ed emotive che andrebbero stimolate a seconda delle varie età.
E’ stato studiato e verificato che, alcune capacità, se non sviluppate durante il corretto periodo
temporale, quindi allenate poco o nel modo sbagliato, non solo non vengono più recuperate
(capacità coordinative e velocità su tutte) ma potrebbero dare problemi futuri al ragazzo (pensare ai
carichi sul rachide di ragazzi in fase di sviluppo). Una regola per un corretto allenamento potrebbe
essere quella di evitare di forzare i tempi ma lavorare per gradi attendendo il giusto momento. La
tabella, ovviamente, è indicativa e si basa sull’età biologica (e non cronologica) dell’atleta.
Lavorando con gruppi di lavoro molto eterogenei, come capita soprattutto nelle categorie
ESORDIENTI e GIOVANISSIMI, sarebbe preferibile dividere i gruppi a seconda delle
caratteristiche biologiche.
Si può verificare dalla tabella che lo sviluppo delle capacità coordinative può essere proposto già in
fase prepuberale (il SNC a 6 anni è già quasi completo), mentre i lavori condizionali di forza
devono essere sviluppati posteriormente alla pubertà (più che per problemi muscolari si
incorrerebbe in guai al rachide, ai tendini, legamenti e articolazioni).
In sostanza, l’attività motoria fatta in modo adeguato è un fattore positivo sia per l’adattamento
biologico, protegge dai paramorfismi, prepara il soggetto all’età adulta sia per uno sviluppo regolare
che per il raggiungimento di obiettivi sportivi.
Figura 8 – Tabella di Martin sulle fasi sensibili durante la crescita (1982)
ALLENAMENTO FUNZIONALE?
In ogni convegno sportivo si sente parlare di allenamento funzionale.
Ancora oggi, anche nello sport di altissimo livello, l’allenamento viene considerato come un
insieme di singole unità funzionali (tattica, tecnica, aspetto fisico) che successivamente possano
essere assemblate ed utilizzate in senso globale.
Il padre di questa teoria fu Cartesio (1596-1650) secondo cui l’uomo viene paragonato ad un
orologio, cioè composta da varie parti meccaniche integrate tra loro. In più degli animali, l’uomo
possiede il “Cogito”, cioè una autocoscienza che spiega le azioni volontarie degli esseri umani.
Da questi studi iniziali è stata formulato il principio dell’arco riflesso aperto, quindi i recettori erano
stati interpretati come trasmettitori di un segnale che portava come conseguenza una reazione. Con
questa ipotesi, l’attività di ricezione era relegata ad un ruolo marginale e non integrata ad un
feedback che comprende gli adattamenti necessari per interagire con l’ambiente.
Per sviluppare un processo di allenamento favorevole all’arco riflesso aperto, nella teoria classica
dell’allenamento di Pavlov l’attività analitica precede il l’attività globale, intesa come somma di
movimenti analitici.
Da studi più recenti, però, è emerso che tutta l’attività fisica che l’atleta realizza è resa possibile
attraverso il feedback e il feedforward, quindi è stato introdotto il principio dell’anello riflesso, per
cui i recettori periferici sono supportati da una innervazione efferente che posta in parallelo a quella
afferente permette di:
1. regolare la funzione motoria
2. attivazione di processi di ricerca nell’ambiente
3. confronto incrociato tra i vari recettori
4. selezione dell’informazione necessaria al movimento ed eliminazione di ciò che non è
ritenuto utile.
Esiste quindi un flusso continuo di segnali afferenti necessari al controllo o alla modifica di
qualsiasi attività motoria. Le azioni motorie si sviluppano tutte secondo un futuro desiderato, per cui
il soggetto si è proposto come scopo di azione. Seguendo il principio dell’anello riflesso,
l’organismo reagisce all’ambiente in qualsiasi
situazione che varia effettuando continuamente delle
scelte. Diversamente da quanto si credeva in passato,
l’impulso efferente (cioè quello che permetterà il
movimento) non può essere deciso a priori dal cervello,
ma viene completamente sviluppato nel S.N.P., a
seconda delle variabili ambientali che influenzano il
segmento da spostare.
Detto questo, è necessario rivedere la programmazione
dell’allenamento in funzione delle nuovo conoscenze, in modo da rendere veramente “funzionale”
l’allenamento dei giovani portieri.
Per perfezionare una caratteristica motoria è necessario effettuare numerose ripetizioni e
probabilmente ognuna risulterà migliore della precedente. Infatti, partendo dal presupposto del
controllo ad “anello chiuso” l’esecuzione del gesto tecnico migliorerà grazie ad un perfezionamento
del processo di controllo e non di un immagazzinamento in memoria del gesto.
Per questo, se vengono analizzati singolarmente i gesti tecnici, ognuno sarà diverso da un altro per
l’incredibile variabilità dei gradi di libertà che il corpo umano possiede.
L’allenamento allora diventa funzionale quando rispetta i movimenti e i tempi della prestazione di
gara. Questa procedura si ottiene nel calcio attraverso esercitazioni di tipo globale inducendo gli
atleti a sviluppare i movimenti pensati dall’allenatore come pattern motori per poi perfezionarli
nelle ripetizioni di tipo analitico.
Nella realtà dei movimenti, tutti le azioni sia transitive (spostare qualcosa) che intransitive
(spostarsi) passano attraverso il core (nucleo centrale) attraverso l’attivazione di catene muscolari.
Il controllo del movimento dipende essenzialmente dal controllo neuromuscolare e dal controllo
posturale dinamico. Per migliorare queste caratteristiche si dovrebbe andare ad agire:
1. Cinestesi e propriocezione
2. Stabilità dinamica del complesso bacino, nucleo (core), scapola
3. Feedback (controllo reattivo) e feedforward (controllo pre-attivo)
4. Schemi motori finalizzati
5. Esplorazione dei pattern vulnerabili
6. Stimolazione degli elementi afferenti senso percettivi
Partendo da alcune definizioni analizziamo ciò che risulta fondamentale sapere per organizzare un
buon allenamento nelle varie fasce d’età.
DA ABILITA’ MOTORIA AD ABILITA’ COGNITIVA
ABILITA’ MOTORIA significa eseguire correttamente il movimento richiesto. Ciò che determina
la buona riuscita di una abilità motoria è la qualità del movimento stesso.
Può essere vista secondo 2 punti:
1. Punto di vista del compito motorio: Organizzazione del compito motorio / importanza degli
elementi motori e cognitivi / situazione ambientale
2. Punto di vista dell’esecutore: massima certezza di ottenere l’obiettivo / minimo dispendio
energetico / minimo dispendio temporale
Possono essere divise in:
DISCRETE: compito motorio organizzato in modo tale che sia breve con inizio e fine ben definiti.
ESEMPIO: afferrare una palla da fermo
SERIALI: serie di compiti motori organizzati in sequenza in un lasso di tempo più ampio rispetto
alle abilità discrete. Spesso, la buona riuscita dell’abilità seriale dipende dall’ordine delle azioni.
Sono delle azioni discrete collegate tra loro.
ESEMPIO: uscita alta e rilancio
CONTINUE: l’azione si svolge in modo continuativo e spesso ripetitivo senza inizio e fine
identificabile. ESEMPIO: corsa continua
Nell’abilità cognitiva, al contrario rispetto dell’abilità motoria, la natura del movimento risulta
meno importante rispetto alla strategia da compiere.
I vari sport possono essere divisi in:
MINIMA PRESA DI DECISIONE, MASSIMO CONTROLLO MOTORIO: salto in alto, palestra
EQUILIBRIO TRA ABILITA’ MOTORIA E ABILITA’ COGNITIVA: calcio e sport situazionali
MASSIMA PRESA DI DECISIONE, MINIMO CONTROLLO MOTORIO: scacchi
A seconda del grado di prevedibilità dell’ambiente, le abilità motorie possono essere:
- OPEN SKILL: quando l’ambiente circostante è variabile e imprevedibile, come per esempio in
tutti gli sport di situazione
- CLOSE SKILL: quando l’ambiente circostante non propone imprevisti, come nuotare in una
corsia di una piscina.
Ovviamente, nelle situazioni di open skill è più complicato e importante l’ambiente circostante,
l’atleta deve adattare il suo movimento alla situazione, ci vuole una grande capacità dei recettori di
analizzare la situazione e svilupparla al meglio.
APPRENDIMENTO MOTORIO E PRESTAZIONE
L’apprendimento motorio è un processo interno che riflette il livello di capacità individuale e può
essere valutato in base alla costanza di realizzazione di un compito motorio. Si migliora
l’apprendimento con l’esercizio continuo.
La prestazione, invece, è sempre osservabile (singola esecuzione del compito) e viene valutata in
situazioni di pressione e viene spesso influenzata dalla motivazione, dalla concentrazione, dalla
fatica e dalla condizione fisica.
Gli stadi dell’apprendimento motorio sono divisibili in vai modi a secondo degli autori:
1. Verbale cognitivo / motorio / autonomo (Fitts e Posner 1966)
2. Coordinazione grezza / fine / disponibilità variabile (Meinel)
3. Stadio della coordinazione / scelta dei parametri esecutivi (Hewell 1985)
4. Idea del movimento / fissazione / diversificazione (Gentile 1987)
I presupposti per l’apprendimento sono:
1. L’ambiente sociale tra i vari allievi, allievi-istruttore e allievi-dirigenti
2. Il linguaggio dell’istruttore: gli istruttori devono stimolare gli allievi, comunicare e dimostrare le
fasi del movimento da esporre.
3. La motivazione: l’allievo deve essere disposto ad imparare
4. La comprensione: l’allievo deve capire cosa fare prima di eseguire il compito
5. Il feedback: la verifica delle varie situazioni. Il feedback può essere intrinseco, se eseguita dal
soggetto stesso tramite gli organi senso percettivi oppure estrinseco se proposta dall’istruttore (cioè
avviene da un punto di vista esterno). Può essere eseguito a circuito chiuso quando il movimento è
molto lento o a circuito aperto nel caso in cui il feedback è postumo all’esecuzione.
La valutazione del feedback può essere eseguita sulla prestazione (KP-fornisce indicazioni tecniche:
“Il piede era orientato male”) o sul risultato (KR-“Hai preso goal”). Per gli atleti non esperti, è
plausibile fornire sempre indicazioni sul feedback in quanto basano le loro percezioni
principalmente sulla vista. Una volta migliorata la qualità dell’esecutore, si preferisce evitare
continue indicazioni per dare più spazio ad un feedback intrinseco realizzabile grazie ad un miglior
controllo cinestesico.
6. Basi motorie solide: è necessario per un buon apprendimento avere delle basi motorie complete,
altrimenti difficilmente un soggetto potrebbe imparare nuove abilità motorie (dal semplice al
difficile). Il feedback deve piano piano sparire (o sottolineare solo grossi errori) per diventare da
estrinseco ad intrinseco.
Il buon insegnate deve:
a. conoscere perfettamente le caratteristiche tecniche e motorie dell’azione da compiere
b. osservare e analizzare l’esecuzione per individuare l’errore principale (è infatti importante
correggere un errore alla volta, non una sequenza)
c. identificare la causa dell’errore, in modo da programmare una sequenza di esercitazioni per
migliorare.
d. Il feedback deve essere generale per i principianti, diventando poi specifico man mano che
l’esperienza aumenta
e. Il feedback è preferibile sia positivo e non negativo, per un punto di vista motivazionale e
per impostare una immagine motoria corretta (Meglio , per esempio su una situazione di
uscita alta, “usa il ginocchio destro come slancio” che “hai sbagliato ad usare il sinistro”)
f. Permettere al soggetto di ripetere subito il gesto tecnico dopo l’errore
g. Stimolare la valutazione intrinseca e talvolta coinvolgere l’allievo a osservare ed esprimere
feedback sulla prestazione di un compagno
Gli errori possono essere di due tipi:
a. di selezione della risposta (scelgo un gesto motorio piuttosto che un altro a seconda della
situazione) – la correzione è lenta, devo cambiare completamente selezione, costa circa 200 msec
b. di esecuzione della risposta (scelgo un gesto motorio corretto ma lo eseguo con contrazioni
sbagliate) – la correzione è velocissima in quanto non devo riselezionare la risposta ma solo
modificare quella intrapresa, il tempo di modifica è pari a circa 30-50 msec
Per un allievo di scarse capacità o insicuro è importante dare feedback positivo, mentre per un
allievo con grandi potenzialità è preferibile moderare le lodi. Infatti, un allievo già in grado di
svolgere compiti motori è in grado di eseguire un feedback intrinseco.
La progressione di apprendimento motorio più utilizzata in letteratura è quella di Meinel. Le tre fasi
in dettaglio vengono descritte come:
A. Coordinazione grezza (stadio verbale-cognitivo): primo approcio con un nuovo compito.
Grosse difficoltà ad impostare il movimento, impacciati e con problemi di realizzazione.
L’istruttore deve partire da una abilità già nota e per passo progredire verso una più
complicata. La comunicazione può essere verbale (con incoraggiamenti e rafforzamenti
positivi) supportata anche dalla dimostrazione dell’istruttore o da immagini / filmati.
Nello stadio della coordinazione grezza sarebbe importante effettuare:
1. Esercitazioni con bloccaggi articolari (es: progressione del tuffo partendo da decubito fino
a raggiungere il gesto tecnico da posizione di attesa)
2. Esercitazioni di tipo simmetrico (es: mobilità articolare o esercizi di salto partendo dal bi
podalico arrivando al monopodalico)
3. Esercitazioni di tipo globale : cura dell’obiettivo piuttosto che del corretto gesto tecnico.
Nel caso di correzioni di tipo tecnico, far in modo che la spiegazione renda comprensibile
l’effettivo miglioramento.
B. Coordinazione fine (stadio motorio): movimento eseguito in maniera fluida e corretta.
L’apparato cinestesico riesce a fornire informazioni dettagliate per cui l’atleta riesce ad
analizzare i propri errori. E’ opportuno modificare sistematicamente i fattori variabili
(velocità di esecuzione, spazi di azione, reazioni rapide).
Per migliorare ulteriormente questo stadio, oltre a riprendere la metodologia di allenamento
proposta per la coordinazione grezza, possono essere inserite le esercitazioni pre-
situazionali, cioè nel contesto ambientale della gara ma gli atleti che le eseguono hanno una
sequenza predefinita.
C. Disponibilità variabile (stadio autonomo): complicare l’esercitazione e modificarla, variabile
più complesse. Si tratta della capacità che hanno i grandi atleti di adattarsi alla situazione
proposta. A livello motorio i muscoli antagonisti, spesso contratti nelle precedenti
situazioni, sono rilassati e aiutano a compiere il movimento in grande libertà. Le istruzioni
verbali vengono facilmente associate all’azione motoria, le informazioni cinestesiche sono
precise (si riesce facilmente a riconoscere l’errore) e l’attenzione è focalizzata sui giusti
stimoli.
Le esercitazioni da proporre, oltre a riprendere quanto indicato in precedenza, sono quelle di
tipo situazionale, vicine allo svolgimento della gare, con quanta più imprevedibilità
possibile.
FASE COORDINAZIONE GREZZA COORDINAZIONE FINE DISPONIBILITA’ VARIABILE
SVOLGIMENTO POSITIVO Solo in condizioni
estremamente favorevoli In condizioni favorevoli Anche in situazioni difficili
ERRORI Frequenti, scarso riconoscimento e lenta correzione
Lievi, buon riconoscimento e rapida correzione
Riconoscimento degli errori e correzione personale altissime
SENSAZIONI MOTORIE – INFORMAZIONI CINESTESICHE
Confuse, informazioni cinestesiche poche importanti, prevale la componente visiva
Sensazioni motorie precise, informazioni cinestesiche acquisiscono importanza.
Sensazioni motorie accurate, informazioni cinestesiche di alta precisione.
COMPRENSIONE DELL’AZIONE
Comprensione delle spiegazioni a grandi linee, utilizzare dimostrazioni o immagini come supporto.
Le spiegazioni verbali vengono associate con buone
risposte motorie.
Solidi legami tra sensazioni motorie e linguaggio.
TENSIONE MUSCOLARE I muscoli antagonisti sono tesi e i gradi di libertà articolare ridotti
I muscoli antagonisti sono tesi e i gradi di libertà articolare
ridotti in condizioni ambientali difficili.
Ottimo rapporto tra tensione
muscolare e libertà articolare
ATTENZIONE Cosa fare / come eseguirlo / alto livello di distrazione
In condizioni ambientali favorevoli l’attenzione è risparmiata, altrimenti si ritorna a verificare cosa fare e come eseguirlo.
L’attenzione è rivolta agli stimoli pertinenti e risparmio di energie mentali.
CAPACITA’ MOTORIA E ABILITA’ MOTORIA
Gli studiosi differenziano capacità e abilità motoria.
Le capacità sono definite come le caratteristiche individuali non migliorabili con l’esercizio. Le
capacità sono stabili e durature, ereditarie, poco numerose e sostengono l’esecuzione delle abilità.
Le abilità invece sono le singole prestazioni sviluppate come risultato dell’esercizio.
Le capacità si dividono in 2 sottogruppi (Fleishman, 1962):
1. Percettivo motorie
2. Di efficienza motoria
Secondo Blume, le capacità vengono divise in 3 sottogruppi (divisione definibile “classica”):
1. Capacità senso-percettive
2. Capacità coordinative
3. Capacità condizionali
CAPACITA’ SENSO-PERCETTIVE
Le capacità senso-percettive vengono definite come l’insieme del rapporto sensoriale e neurologico
che il soggetto instaura con il mondo esterno (SENSORI) e la relativa presa di coscienza
(PERCEZIONE).
Gli analizzatori che raccolgono le informazioni sono di 2 tipi:
1. Analizzatori interni
2. Analizzatori esterni
Gli analizzatori interni si dividono a loro volta in:
1. Analizzatore cinestesico: riceve stimolazioni dalla muscolatura, dai tendini e dalle
articolazioni, attraverso recettori specifici che inviano informazioni sulle tensioni e sugli
angoli articolari, sulle loro variazioni e sul rapporto spaziale dei vari segmenti corporei.
Nelle attività sportive è determinante in quanto è strettamente collegato agli altri
analizzatori. La velocità di trasmissione dell’impulso cinestesico è più rapida rispetto agli
altri organi, permettendo la possibilità di correzioni.
2. Analizzatore statico-dinamico o vestibolare: è situato nell’orecchio interno e fornisce
informazioni collegate ai movimenti nello spazio. È molto sensibile ai movimenti del capo
ed offre un contributo notevole ai fini dell’equilibrio e al coordinamento motorio fine
all’ambiente. Esistono due tipi di recettori in questo apparato:
a. Recettori maculari: sensibili sia alla direzione che alla forza di gravità.
b. Recettori ampollari: sensibili all’accelerazione angolare della testa.
Gli analizzatori esterni invece sono:
1. Analizzatore visivo: convoglia più dell’80% delle informazioni esterne, fornisce
informazioni relative alla propria azione e alle modifiche situazionali nell’ambiente.
Importante sia nelle situazioni ad open skill sia a closed skill. Prevale sugli altri analizzatori
anche se risulta fondamentale escluderlo in alcune situazioni (scherma, portiere di calcio) di
allenamento per migliorare l’equilibrio (strettamente collegato) e per migliorare i tempi di
risposta (evitare la predominanza visiva, sviluppare tutti i sensi). L’analizzatore visivo
permette due tipi di visione: focale e ambientale. La visione focale serve per identificare gli
oggetti presenti nel nostro campo visivo centrale consentendo la messa a fuoco ed è una
visione consapevole.
La visione ambientale, al contrario della prima, permette di visualizzare la parte periferica
del nostre campo visivo, senza che il soggetto se ne accorga direttamente avendo anche una
componente inconscia. La visione ambientale è determinante per:
a. stabilità e al movimento degli oggetti
b. velocità e tempo del movimento
c. direzione rispetto al corpo di chi vede
d. stabilità ed equilibrio corporeo
Nello sport, l’atleta esperto ha una fortissima capacità di utilizzare la visione ambientale, che
viene collegata direttamente alla capacità di reazione e a quella di anticipazione motoria. Si
può ritenere fondamentale anche negli aggiustamenti cinestesici degli atleti.
Tutti i soggetti hanno un occhio dominante, facile da stabilire tramite alcuni test, come per
esempio quello indicato di seguito:
1. Solleva entrambe le braccia di fronte a te.
2. Come nell'immagine, crea un triangolo con le
mani, sovrapponi i pollici e gli indici. Crea uno
spazio da cui guardare attraverso e fissa un
oggetto in lontananza, preferibilmente tondo,
come la maniglia di una porta
3. Focalizza il tuo sguardo sull'oggetto e non sulle
mani.
4. Chiudi un occhio alla volta. Se tenendo l'occhio
sinistro aperto, continui a vedere l'oggetto
significa che sei visivamente mancino. Al contrario, se tenendo l'occhio destro aperto,
continui a vedere l'oggetto significa che sei visivamente destro.
2. Analizzatore tattile: ha i recettori situati su tutta la superficie cutanea e rileva sensazioni di
contatto, di pressione e temperatura. E’ molto importante a livello di sport manuali in quanto
permette un controllo del movimento fine nella gestione della palla.
3. Analizzatore acustico: riceve le informazioni relative ai rumori provocati dal movimento.
Importante sia per la comunicazione con i compagni, sia per verificare la correttezza di un
gesto tecnico, sia per dare ritmo all’azione.
Il rendimento di apprendimento cambia a seconda delle modalità di insegnamento:
1. Sentire – 20%
2. Vedere – 30%
3. Combinazione di vedere e sentire – 40%
4. L’allievo dice – 75%
5. L’allievo esegue – 90%
SCHEMI POSTURALI E MOTORI DI BASE
Le abilità sportive derivano dalla combinazione degli schemi posturali e degli schemi motori di
base.
Gli schemi posturali possono essere statici o statico-dinamici, in cui diverse parti del corpo rimango
in un rapporto fisso tra di loro. Esempi di schemi posturali sono il flettere, estendere, addurre,
abdurre, pronare, supinare, ecc…
Riguardano essenzialmente i rapporti tra:
- Busto e arti inferiori
- Busto e arti superiori
- Busto e capo
- Singoli elementi degli arti inferiori
Vengono definiti tridimensionali in quanto permettono lo spostamento in tutte le dimensioni dello
spazio euclideo.
Analizzando gli schemi posturali si può notare come il busto sia essenzialmente il nucleo centrale
del corpo umano ed è il più importante incrocio funzionale del movimento. Infatti, attraverso il
“core” (così viene definito il centro del movimento) transitano le catene muscolari destinate ad
attivare i movimenti, in particolare:
- la catena obliqua posteriore
- la catena obliqua anteriore
- la catena longitudinale
- la catena laterale
I movimenti fondamentali secondo Andorlini, prodotti attraverso le catene cinetiche, le cui
combinazioni permettono una infinita serie di altri movimenti, sono 8:
- rotolarsi
- accovacciarsi
- tirare
- spingere
- allungarsi in affondo
- gattonare
- girarsi
- camminare o correre
Pensando ad un rilancio di un portiere a bilanciere, è evidente la combinazione di questi movimenti
come correre, allungarsi in affondo e tirare.
Gli schemi motori di base, invece, permettono tutte le più complesse attività funzionali. Nella
tradizione anglosassone vengono divisi in locomotori (correre, camminare, saltare, rotolare, fare
una capriola, arrampicarsi, strisciare) e non locomotori o manipolativi (lanciare, ricevere, afferrare,
palleggiare – coordinazione oculo manuale). Vengono definiti quadridimensionali in quanto, oltre
allo spazio, viene fortemente interessato anche il tempo (quarta dimensione).
Il miglioramento e il perfezionamento degli schemi motori di base può essere definito come le
fondamenta del movimento, permettendo un successivo sviluppo delle capacità coordinative.
CAPACITA’ COORDINATIVE
La coordinazione può essere definita come l’organizzazione del controllo periferico del corpo
permettendo di eseguire un qualsiasi movimento nella maniera più efficace possibile.
Le capacità coordinative si dividono in due macrogruppi:
2. GENERALI
Le capacità coordinative generali secondo BLUME sono:
- apprendimento motorio
- controllo motorio
- trasformazione motoria
DIREZIONE E CONTROLLO
Capacità di controllare il movimento in relazione ad un obiettivo prefissato.
ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE
Capacità di modificare la propria azione in relazione a nuove situazioni senza compromettere il
risultato previsto.
3. SPECIALI
1. EQUILIBRIO STATICO E DINAMICO
Capacità di mantenere il corpo in posizione (o di ristabilirla) compiendo movimenti lenti o stando
fermi (EQUILIBRIO STATICO) oppure movimenti rapidi e ampi (EQUILIBRIO DINAMICO).
Quando il corpo non è in appoggio né a terra, né su un attrezzo viene definito EQUILIBRIO IN
VOLO.
Un corpo viene detto in EQUILIBRIO quando il centro di gravità cade all’interno della base di
appoggio. La postura viene regolata dai muscoli posturali che si oppongono all’azione della gravità.
L’equilibrio è regolato:
1. dall’apparato vestibolare, adibito alla regolazione dei cambiamenti di moto
del corpo. Si trova all’interno dell’orecchio ed è costituito dai canali
semicircolari che sono pieni di liquido (ENDOLINFA) in cui si trovano i
recettori dell’equilibrio (LABIRINTICI) che rispondo alle accelerazioni
angolari e lineari della testa. Le informazioni di questo sistema si sommano
alle informazioni provenienti dai propriocettori (FUSI
NEUROMUSCOLARI E APPARATO TENDINEO DEL GOLGI) dando
le indicazioni al cervello sulla posizione del corpo nello spazio
(APPARATO CINESTETICO).
2. dalle informazioni tattili e pressorie che permettono di riconoscere il grado
di scivolamento di un terreno o l’impatto con un compagno
3. dalle informazioni visive che permettono di avere punti di riferimento nello
spazio e di mantenere, in posizione eretta, la testa dritta evitando
regolazioni ai recettori dell’equilibrio.
Una volta ricevute le informazioni sensoriali, il cervelletto emette subito una risposta rapida e
inconscia per adattare muscoli e articolazioni a ritrovare una nuova base d’appoggio stabile.
Essendo una reazione involontaria, è impossibile eliminare la reazione di equilibrio. Irrigidendo
però la muscolatura è più difficile effettuare le regolazioni muscolari che regolano la postura.
Un corpo è in posizione di equilibrio migliore nel caso in cui la sua base di appoggio è più ampia e
quanto è più basso il proprio baricentro. Per effettuare più velocemente un tuffo, quindi, è
necessario spostare il baricentro (che si trova idealmente davanti alla 3° vertebra lombare)
attraverso la spinta della gamba e l’inclinazione del busto e delle braccia in direzione del punto in
cui si vuole arrivare.
Oltre all’equilibrio proprio, esiste anche l’equilibrio DEMANDATO, cioè trasmesso ad un oggetto
(es. pallone, conetto, ecc…) a cui si impone una staticità in appoggio sul nostro corpo.
FASE SENSIBILE: 8-15 ANNI (CON PARTICOLARE CURA TRA I 10 E I 13)
ESERCIZI GENERALI:
- INSTABILITA’ CON ELEMENTI PROPRIOCETTIVI
- SALTI SU TRAMPOLINO (CARPIATO, RUOTATO, SALTARE E COMBINARE
ALTRI MOVIMENTI MANUALI)
- INSTABILITA’ CAUSATA DA FORZE ESTERNE
- PREACROBATICA (ROTAZIONI, ROTOLAMENTI, CAPRIOLE, RUOTE E
VERTICALI)
- AUMENTO DELL’ALTEZZA DAL SUOLO
- PRECLUSIONE DELL’USO DELLA VISTA
- CORSA E ARRESTO IMPROVVISO
- SALTI IN BASSO CON AMMORTIZZAZIONE
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Prese, esercitazioni di destrezza su elementi propriocettivi
- Spostamenti in tutte le direzioni con arresto in posizione di attesa (o in appoggio monopodalico)
seguito da parata
- Esercitazioni di preacrobatica seguite da gesto tecnico
- Uscite in presa alta con contatto di sagome e compagni
2. DIFFERENZIAZIONE CINESTETICA
Capacità di selezionare il giusto grado di tensione muscolare in rapporto all’esigenza motoria.
Capacità di essere sensibili alla posizione dei vari segmenti corporei ed essere in grado di
intervenire per modificarli. Regola l’economia e la precisione dei movimenti.
E’ interdipendente alle capacità condizionali di forza, rapidità ed elasticità muscolare.
Con una buona sensibilità cinestetica è possibile riconoscere e memorizzare le sensazioni muscolari
e articolari che permettono di creare uno schema corporeo.
FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA I 12 E I 16 ANNI)
ESERCIZI:
- STACCHI SU PERCORSI AD ALTEZZE E LUNGHEZZE DIVERSE
- UTILIZZO DI PALLONI CON PESI E DIMENSIONI DIVERSI
- CAMBI DI DIREZIONE CON DISTANZE DIVERSE
- ESERCITAZIONI AD OCCHI CHIUSI CON ESECUZIONE DI GESTI SEGMENTARI O
DI PRECISIONE (ESERCITAZIONI DI DESTREZZA MANUALE)
- GIOCHI DI MIRA O PRECISIONE
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Spostamenti con diversi tipi di corsa a seconda delle posizioni da assumere rispetto a palla
- Prese con vari tipi di palloni
- Serie di prese dinamiche (o tuffi) con pallone calciato a diverse distanze rispetto al portiere
- Rilanci e appoggi manuali con diversi palloni e con distanze diverse a seconda delle situazioni
- Calcio tennis
3. RITMO
Capacità di eseguire movimenti in successione ritmica, attraverso l’organizzazione cronologica
delle contrazioni e decontrazioni musolari.
Il ritmo viene diviso in:
- Fase ciclica, l’azione si produce in modo regolare nella sequenzialità dei gesti (Slalom a
distanze uguali, conduzione mantenendo le distanze)
- Fase alternata, si alterna la velocità di azione secondo regole stabilite a priori ( Slalom a
distanze diverse, conduzione cambiando le velocità a seconda delle zone)
- Fase variata, eseguire percorsi diversi mantenendo però la stessa andatura (Slalom con
percorso diverso, arrivare nello stesso momento alla fine)
- Fase aciclica, capacità di adattare il proprio ritmo esecutivo agli stimoli esterni (un giocatore
lancia palla in aria / il secondo mantiene lo stesso ritmo di salto dei rimbalzi del pallone, due
giocatori si passano la palla, un terzo porta in conduzione la palla alla velocità del
passaggio.
FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE 10 E 12 ANNI)
ESERCIZI:
- VARIAZIONI IMPROVVISE DI VELOCITA’, SIA CON RIFERIMENTO CHE
CASUALI
- SKIP VARI CON LADDER E A CORPO LIBERO
- PASSAGGIO DALLO SKIP ALLA CORSA, DAL BALZO ALLA CORSA
- ASSOCIAZIONE DEI MOVIMENTI A CADENZE DIFFERENTI DI VELOCITA’
- ESERCITAZIONI A COPPIE TENTANDO DI MANTENERE LE STESSE BATTUTE
DEL COMPAGNO
- ESERCITAZIONI A CATENA TRA COMPAGNI
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Serie di skip seguiti da gesto tecnico
- Slalom in passo accostato
- Esercitazioni di destrezza a coppie (lavoro con 2 palloni)
4. ACCOPPIAMENTO E COMBINAZIONE
Capacità di eseguire movimenti combinati e coordinati tra loro, secondo l’idea motoria prestabilita.
Ogni movimento umano, anche la semplice flessione dell’avambraccio è frutto di un’azione
combinata tra muscoli agonisti e antagonisti, sinergici, stabilizzatori ed equilibratori. E’
strettamente collegata con le capacità cognitive, soprattutto nell’apprendimento di nuovi movimenti
in quanto l’elaborazione è volontaria e controllata. Una volta che l’apprendimento è completo,
l’azione diventa autonoma in quanto il pattern motorio è già precostituito.
La combinazione può essere allenata tramite esercizi di combinazione intersegmentaria, che può
essere:
- Associata, quando i movimenti dei vari segmenti del corpo avvengono nella stessa
direzione, sullo stesso piano e al medesimo ritmo (es. circonduzione delle braccia
contemporaneamente).
- Dissociata, quando i movimenti dei vari segmenti del corpo avvengono in diverse direzioni,
piani o ritmo (es. circonduzione del braccio destro, palleggio con il sinistro)
- Omologa, movimenti dello stesso lato del corpo (es: alzo braccio destro e gamba destra)
- Crociata, movimenti su piani incrociati del corpo (es: alzo braccio destro e gamba sinistra)
FASE SENSIBILE: DA 8 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 11 E 12
ANNI)
ESERCIZI:
- CORDINAZIONE INTERSEGMENTARIA
- COMBINAZIONE DI CORSA E SALTO
- ANDATURE VARIE
- COMBINAZIONE DI VARI GESTI TECNICI O MOTORI
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Salto della corda (vale anche come esercizio per sviluppare la capacità di ritmo)
- Esercitazioni specifiche di doppia parata (esempio: uscita di pugno, parata sulla respinta /
deviazione, seconda parata da terra)
- Combinazione di più gesti preacrobatici (capovolta, rotolata, capovolta indietro)
5. ORIENTAMENTO SPAZIO TEMPORALE
E’ la capacità di organizzare i movimenti nella dimensione spazio-temporale. Lo spazio e il tempo
sono due parametri sempre presenti in ogni gesto motorio, possono essere definite come le
coordinate nelle quali avviene il rapporto tra sé e il mondo esterno.
La capacità di orientamento è strettamente collegata al lavoro degli analizzatori che riescono
accuratamente a fornire valutazione su distanze e traiettorie, orientamento rispetto ai compagni e gli
avversari.
L’orientamento spaziale è strettamente collegato a tutti gli analizzatori, mentre l’orientamento
temporale è strettamente collegata alla visione e alla percezione uditiva.
Di seguito un riepilogo dei fattori che incidono nel miglioramento dell’orientamento spaziale e
temporale.
ORIENTAMENTO ANALIZZATORI INTERESSATI
EVOLUZIONE E SVILUPPO
SPAZIALE Tutti
Spazio topologico (fino ai 3 anni): sopra / sotto, alto basso, davanti dietro riferiti a sé stessi. Spazio prossimo (dai 3 ai 6 anni): concetti spaziali riferiti oltre che a sé ad oggetti, concetto di lateralità (destra/sinistra), occupazione dello spazio
Spazio euclideo (dai 7 anni in su): distanze, traiettorie, forme precise
TEMPORALE Vista e udito Tempo contingente: ora, subito Tempo soggettivo: durata breve o lunga a seconda di ciò che si svolge. Tempo cronologico: tempo reale (si percepisce solo da adulti)
FASE SENSIBILE: DA 10 A 15 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 13 E 15
ANNI)
ESERCIZI:
- STIMA DEI PASSI PER PERCORRERE UN DATO PERCORSO (O SALTELLI O
CAPOVOLTE)
- UTILIZZARE UN NUMERO DI PASSI PREDEFINITO PER FARE UNA DISTANZA
PREIMPOSTATA (ES: 10 PASSI PER FARE LA PORTA)
- ESERCITAZIONI DI VALUTAZIONE DELLA TRAIETTORIA
- ESERCITAZIONI SPAZIALI DI RIEMPIMENTO DELLA ZONA O SVUOTAMENTO O
DI DISTANZA DA COSE / PERSONE
- CAMBIARE LE DIMENSIONI DEI CAMPI DA GIOCO
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Valutazione delle traiettorie aeree con vari strumenti (cerchi, palline da tennis e conetti, vortex,
frisbee, ecc..)
- Esercitazioni di posizionamento in porta dopo gesto preacrobatico
- Esercizi di difesa di più portine
6. CAPACITA’ DI REAZIONE
E’ la capacità di reagire rapidamente e in modo corretto (scegliendo quindi il giusto gesto motorio)
agli stimoli provenienti dall’esterno.
Si divide in due tipologie:
- REAZIONE SEMPLICE: risposta ad un segnale codificato pre-conosciuto (Es. risposte ad
ordini, luce del semaforo, sparo nello sprint).
E’ poco allenabile, dipende molto dalla genetica, si ha un miglioramento massimo del 15-
20% con possibilità di intervenire solo in età precoci.
- REAZIONE COMPLESSA: risposta a situazioni interattive e molteplici, che richiedono una
interpretazione da parte dell’individuo.
La capacità di reazione semplice dipende principalmente dal tempo di latenza, cioè quella frazione
di tempo che passa dalla ricezione dello stimolo all’azione motoria. La parte più lenta del tempo di
latenza è quella riguardante l’elaborazione dei dati, soprattutto se si tratta di stimoli nuovi. E’
importante per questo sviluppare al massimo gli analizzatori per diminuire il tempo di latenza. E’
comunque difficilmente migliorabile.
La capacità di reazione complessa, invece, è strettamente collegata al vissuto e all’esperienza. Per
risolvere situazioni complicate, è necessaria una grande capacità di analizzare ogni situazione.
Saper raccogliere in ogni situazione di gioco l’input utile alla corretta lettura dell’azione per
risolverla in modo adeguato. E’ strettamente collegata alla capacità di adattamento e
trasformazione.
In generale gli esercizi di reazione richiedono una grande componente attentiva, solitamente con i
bambini è preferibile non inserire gli esercizi di reazione nel riscaldamento o nella fase finale
quando si è stanchi.
Il tempo di reazione dipende da 5 fasi:
1. ricezione dello stimolo dall’analizzatore
2. passaggio dello stimolo dal SNP al SNC
3. valutazione dello stimolo da parte del SNC, scelta della risposta e formazione del segnale
effettore (la parte più lunga)
4. entrata del segnale effettore nel muscolo
5. risposta del muscolo (movimento)
FASE SENSIBILE: DA 6 A 12 ANNI (CON PARTICOLARE ATTENZIONE TRA 8 E 10 ANNI)
ESERCIZI:
- ESERCITAZIONI CON ELEMENTI DI PSICOCINETICA (SVILUPPO DEGLI
ANALIZZATORI)
- FASI DI GIOCO
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Esercizi di intervento con 2 o più palloni
- Esercitazioni di psicocinetica con colori, numeri, con varie possibilità di scelta
- Parate su tiri ravvicinati
7. CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE
E’ la capacità di prevedere l’andamento, la lettura, la successione e gli esiti di una azione
programmando correttamente i propri compiti motori.
Consente di prevedere in anticipo lo sviluppo del gioco, permette di avere a disposizione
programmi motori attraverso processi di anticipazione. Per questo, soprattutto nel ruolo del portiere,
è una capacità fondamentale, che permette di distinguere il giocatore qualificato da quello carente.
Fondamentale per acquisire questa dote è l’esperienza, infatti l’unico modo per migliorarla è far
vivere ai ragazzi delle situazioni di gioco.
ESERCIZI SPECIFICI PER IL RUOLO:
- Situazioni di gioco
- Giochi motori
- Esercitazioni globali
3 - PROGRAMMARE UNA STAGIONE
LA REGOLA DELLE 10000 ORE
“Il successo è per 1% ispirazione, per il 99% sudore” E. Hemingway
Dopo aver discusso su genetica e ambiente, come si combinano le cose?
Negli anni trenta, alcuni psicologi formularono l’ipotesi che per diventare maestri in una particolare
abilità erano necessarie 10.000 ore di pratica.
Questa ipotesi, ripresa nel 1993 dallo svedese Anders Ericsson e successivamente dal giornalista
Malcom Gladwell nel suo libro “Fuoriclasse, storia naturale del successo”, è stata applicata su un
gruppo di violinisti.
I giovani musicisti, seguiti fin dall’età di 5 anni, sembravano tutti decisamente portati per suonare lo
strumento scelto e si applicavano per la stessa quantità di tempo.
Dagli 8 anni ai 20, però, il tempo di applicazione è variato molto: alcuni di loro sono arrivati
all’eccellenza (circa 10000 ore di pratica), mentre gli altri si sono fermati a circa 4000 ore,
rimanendo nella mediocrità.
Sul peso che ha il talento in una disciplina, le opinioni sono molto divergenti. In alcuni ambiti,
come nel portiere di calcio o in altri ruoli specifici (David Epstein in “The sports gene” ha verificato
che i giocatori di baseball hanno una visione periferica 2 volte superiore alla media, abbiamo visto
come i portieri di calcio abbiamo una statura fuori norma), la genetica rimane molto importante, ma,
come dicono anche i vecchi proverbi (sbagliando si impara!), la pratica è fondamentale.
Nuovi studi, pubblicati il 24/02/2014 da David Hambrick dell’università Michigan State University,
hanno smentito la regola delle 10000 ore, constatando che il duro impegno nella propria attività
possa permettere di raggiungere un terzo delle capacità individuali, dando il 66% delle abilità alla
genetica.
Probabilmente, occorre una miscela di ottimi geni, di duro lavoro e di vissuto per creare un
fenomeno. Noi istruttori proviamo a fornire esperienza e fatica. Coi geni si vedrà.
“Il talento innato è come l’hardware di un computer, mentre l’allenamento è il software” D. Epstein
IL MODELLO PRESTATIVO
Per stabilire un programma di lavoro consono con quello che viene richiesto attualmente ad un
portiere di calcio, bisogna definire un modello prestativo. Il modello prestativo a cui ho fatto
riferimento nel mio programma di lavoro è quello derivato dallo scout fatto da Mr. Rapacioli
durante i mondiali del 2010.
Dalla tabella si può notare come la fase offensiva del portiere sia la più utilizzata, mentre difesa
della porta e difesa dello spazio si equivalgono.
Questo non vuol dire che bisognerà fornire una percentuale pari al il 70% di allenamento sulla fase
offensiva (il portiere diventa determinante sempre e comunque in fase di difesa), ma fare in modo
comunque di sviluppare il gioco di squadra partendo dalle categorie inferiori con lavori di appoggio
e rilancio sia podalico che manuale.
Le sedute verranno poi divise (partendo dagli esordienti se le basi motorie sono ben solide) in egual
modo tra difesa porta (prese, tuffi, deviazioni, posture, spostamenti in porta) e difesa spazio (uscite
alte/basse, valutazione traiettorie, spostamenti nello spazio, duelli).
Per questo, ogni mesociclo di lavoro sarà composta da 4 microcicli tecnici con argomenti differenti
(uno a settimana), due di difesa porta, due di difesa spazio. Gli obiettivi coordinativi saranno
strettamente legati a quelli tecnici (o viceversa). Coordinazione e tecnica viaggiano sempre a
braccetto. MESOCICLO OBIETTIVO TECNICO
PRINCIPALE
OBIETTIVI COORDINATIVI
PRINCIPALI
MICROCICLO 1 TUFFO IN PRESA EQUILIBRIO (PREACROBATICA) / DIFFERENZIAZIONE
MICROCICLO 2 USCITA BASSA E DUELLO
COMBINAZIONE /
TRASFORMAZIONE /
ORIENTAMENTO
MICROCICLO 3 TUFFO CON DEVIAZIONE EQUILIBRIO / COMBINAZIONE
MICROCICLO 4 USCITA ALTA COMBINAZIONE /
ORIENTAMENTO
(VALUTAZIONE TRAIETTORIE)
L’esempio in tabella riporta un micro ciclo applicabile alla categoria giovanissimi regionali.
Partendo dal 1° micro ciclo, che riguarda il tuffo in presa, possiamo vedere come sia strettamente
collegata l’equilibrio (con preacrobatica) al tuffo e la differenziazione (sensibilità delle mani) alla
presa.
Nel 2° micro ciclo, la combinazione di corsa e tuffo e la capacità di orientamento sono strettamente
collegate con l’uscita bassa, mentre la capacità di trasformazione e di adattamento è indispensabile
per una gestione dei duelli (1vs1).
Nel 3° micro ciclo si ritorna alla capacità di equilibrio per i tuffi e alla combinazione per effettuare
una rialzata per una seconda parata (tuffo, deviazione, rialzata e secondo intervento).
Nel 4° micro ciclo, sulle palle alte, sono maggiormente stimolate le capacità di combinazione
(corsa, salto, presa e atterraggio) e l’orientamento spazio temporale (valutazione traiettorie aeree).
Ovviamente, è molto difficile se non impossibile isolare un gesto tecnico o coordinativo, allenando
un gruppo eterogeneo con ragazzi dagli 11 ai 13 anni ho verificato attraverso la seguente tabella le
abilità coordinative che andrebbero sviluppate maggiormente durante la stagione.
Una “X” rappresenta un basso valore, “XXX” il massimo momento di sviluppo.
ANNATA / FASE SENSIBILE APPRENDIMENTO DIFFERENZIAZ. REAZIONE ORIENTAMENTO RITMO EQUILIBRIO COMBINAZIONE
13 ANNI X XXX X XXX X XXX XX
12 ANNI XXX XXX X XX XX XXX XXX
11 ANNI XXX X XX X XXX XXX XXX
Per questo motivo si prediligono le esercitazioni con equilibrio, orientamento, differenziazione e
combinazione. Le altre capacità coordinative andrebbero sviluppate maggiormente nella categoria
pulcini, senza comunque tralasciarle. Infatti, in una situazione di 1vs1 o di tiro in porta la reazione
viene sempre e comunque allenata, come anche del resto il ritmo in una esercitazione sulla
frequenza passi propedeutica all’uscita bassa. Il portiere deve essere a livello coordinativo completo
al 100%!
In ogni seduta, rispettando i modelli della partita saranno presenti esercitazioni tecniche, ludiche e
pre-situazionali di fase offensiva, integrandole possibilmente con l’obiettivo dell’allenamento (es:
presa e appoggio manuale, uscita alta e rilancio podalico).
Soprattutto nella fase di attivazione, se non viene svolta con la squadra, prediligo inserire un gioco
motorio (calcio tennis, bowling con varianti) o una situazione di gara (giro palla con avversari –
solitamente svolta nell’ultimo allenamento della settimana) per stimolare la fase offensiva.
Allenando un gruppo numeroso, come capita a molti nel settore giovanile / attività di base, dopo
ogni intervento “difensivo” tendo ad inserire una giocata offensiva verso un portiere non impegnato
nell’esercizio per mantenere attivi tutti e non dare troppi tempi morti alla seduta.
PROGRESSIONI DIDATTICHE
In ambiente giovanile assumono una importanza fondamentale per l’apprendimento di gesti tecnici
le progressioni didattiche.
La progressione didattica viene definita come un avanzamento graduale di un movimento, dal
semplice al complesso, con il fine di raggiungere un determinato obiettivo.
Per ottenere un buon lavoro con i portieri risulta importante lavorare sulle varie progressioni,
tenendo sempre presente che i movimenti del numero uno sono tutte azioni seriali, quindi un
insieme di varie azioni semplici combinate tra di loro.
Ogni istruttore dovrebbe avere un “modello ideale” per ogni gesto tecnico, in modo da poterlo
scomporre in varie semplici azioni per ottenere poi la sequenza completa.
Ovviamente, oltre che al proprio modello ideale, ogni istruttore deve conoscere alla perfezione i
propri portieri sia a livello tecnico che coordinativo in modo da poter colmare inizialmente le
eventuali lacune. Tecnica e coordinazione viaggiano sempre di pari passo.
Di seguito un esempio della mia idea per lo sviluppo di un gesto tecnico.
STABILIRE I DETTAGLI DEL GESTO TECNICO
Il gesto tecnico di cui vorrei portare l’esempio è l’uscita alta con presa del pallone. Di seguito una
lista delle accuratezze tecniche da seguire per poter eseguire il gesto tecnico nel modo da me scelto.
1. Postura (Apertura gambe, posizione piedi, posizione mani, angolo piegamento gambe, angolo
piegamento schiena, posizione testa) e posizione (distanza e posizionamento rispetto ai
riferimenti fissi pallone, linee del campo e porta)
2. Valutazione traiettoria
3. Percezione avversari e compagni
4. Chiamare palla
5. Spostamento in corsa in direzione della palla
6. Fase di caricamento (ideale il 3°tempo) progressivo abbassamento delle gambe per garantire
la massima capacità di stacco
7. Impatto con la palla in stacco (durante lo stacco evitare di caricare troppo con le braccia,
mantenerle davanti per evitare intralci)
8. Posizione delle braccia e della testa durante l’impatto
9. Rotazione eventuale del busto/anca durante la fase di atterraggio in modo da atterrare il più
possibile fronte campo.
10. Presa della palla con atterraggio monopodalico ammortizzato. Mantenere la palla alta e non
chiuderla subito al petto.
11. Proseguire qualche passo la corsa dopo l’atterraggio
12. Preparazione per rilancio
Tutte queste indicazioni sono legate agli schemi motori di
base e ad alcune capacità sensoriali / coordinative e mentali.
Per esempio, la valutazione della traiettoria è strettamente
legata alla capacità coordinativa di orientamento spazio
temporale, la presa alla coordinazione oculo manuale, lo
stacco è un esercizio di combinazione molto complicato,
l’atterraggio di equilibrio.
Per questo, non ha nessun senso partire con esercitazioni sui
cross se gli schemi motori di base come corsa (in qualsiasi
modo e direzione), salto (con entrambi i piedi) o la presa non
sono ben sviluppati.
ANALISI DELLA SITUAZIONE INIZIALE
Stabiliti gli obiettivi per annata, sarebbe opportuno verificare nelle prime sedute della stagione se
gli allievi hanno le capacità motorie richieste per raggiungere quanto ideato. Nel caso tutte le
capacità motorie necessarie siano già abbastanza sviluppate, si procede con l’ideazione della
progressione didattica necessaria per raggiungere l’obiettivo finale.
In caso contrario, si dovrebbe andare a recuperare le basi per poi passare a delle situazioni sempre
più complesse.
PARTE PRATICA
VALUTAZIONE TRAIETTORIA
Verificato che le capacità motorie di base sono tutte apprese, si procede con l’analisi della lettura
delle traiettorie.
La traiettoria aerea è composta sempre da 3 punti caratteristici:
1. fase di partenza
2. fase di stallo (cioè il punto in cui il pallone passa dalla fase ascendente a quella discendente)
3. fase di arrivo
Per aiutare un giovane portiere a riconoscere
la fase di partenza della palla, il mister
dovrebbe proporre l’esercitazioni per
stimolare l’uso dei recettori principali
(oculare, sonoro e cinestesico).
Fondamentale per un portiere (che non ha
ancora un vissuto alle spalle) è evitare
l’anticipo della palla. A questo proposito, nel
settore giovanile, un consiglio utile potrebbe
essere quello di contare un secondo dopo il
rumore del calcio della palla prima di partire.
Una esercitazione utile (figura a lato)
potrebbe essere quella di dividere l’area in
zone delimitate, il portiere può muoversi
solo dopo che la palla lanciata dal mister entra nella zona accordata come segnale di partenza.
La fase di stallo deve essere riconosciuta da un portiere per capire in che punto andare a prendere
palla (vale la regola del più in alto possibile).
Di seguito una serie di esercitazioni secondo me utili:
1. Il mister lancia in aria un pallone, il portiere batte le mani nel momento in cui la palla
raggiunge la fase di stallo.
2. Il mister lancia in aria due palloni, il portiere dovrà prendere a richiesta: la palla più alta,
quella che cadrà prima, quella che cadrà più lontana, quella che cadrà più vicina, ecc…
3. Il mister lancia il frisbee al portiere che lo deve prendere in fase di salto
4. Il portiere effettua un auto lancio in aria e passa sotto al pallone più volte possibile nei più
svariati modi.
Per allenare, invece, la fase di arrivo della palla si possono proporre le seguenti esercitazioni:
1. Il portiere posiziona un cerchio nel punto dove pensa che cadrà la palla
2. Il portiere si posiziona in piedi (successivamente in ginocchio e poi seduto) a braccia alte
attendendo il pallone tra le mani
3. Il portiere recupera il pallone sul rimbalzo con le mani schiacciandolo a terra (poi in tuffo o
con i piedi)
4. Il portiere, su calcio del mister, deve posizionarsi più vicino possibile al rimbalzo della
palla, andando poi ad evitarla
Per avvicinare il portiere al modello prestativo, si possono proporre esercitazioni con recupero della
palla in salto. Tra queste possiamo citare:
1. Prese in stacco delle palline da tennis lanciate dal mister
2. Recuperare con un conetto le palline da tennis lanciate dal mister
3. Far passare la palla attraverso un cerchio tenuto sopra la testa
Queste esercitazioni possono essere proposte con vari tipi di pallone (tennis, pallavolo, rugby,
ritmica, palloni di calcio di diverse dimensioni) o di oggetti (frisbee e vortex su tutti) per variare
maggiormente la proposta e ampliare il vissuto del ragazzo. Anche le traiettorie e le posizioni di
partenza del mister devono essere più variabili possibili, come si può già inserire in queste
esercitazioni la chiamata della palla e la percezione dell’avversario tramite l’ausilio di sagome e
paletti, oppure compagni disposti nell’area di azione.
STACCO, IMPATTO CON LA PALLA E FASE DI ATTERRAGGIO
Per allenare lo stacco, sono necessarie esercitazioni che allenano la fase di rincorsa e caricamento.
Idealmente, il portiere dovrebbe riuscire ad avere la massima espressione di stacco tramite un terzo
tempo. Inoltre, si dovrebbe cercare un piccolo abbassamento durante il primo e il secondo passo per
ottenere la massima forza durante lo stacco. Per questo, si possono proporre esercitazioni di rincorsa
con abbassamento obbligato tramite l’ausilio di un nastro posizionato all’altezza della testa del
portiere, in modo da indurre il caricamento dell’arto di spinta. Inoltre, trova una particolare
importanza anche l’arto di slancio che dovrebbe essere alzato in modo da risultare perpendicolare al
busto.
Le esercitazioni di rincorsa e stacco andrebbero svolte su distanza diverse (capacità di
differenziazione) e su ogni linea di corsa (frontale, laterale, diagonale avanti e indietro).
Per evitare la “remata con le braccia”, si può inserire una presa prima dello stacco. In questo modo,
il portiere saltando con la palla in mano è obbligato al giusto lavoro di braccia.
Per allenare la fase di atterraggio, è importante lavorare sulle cadute (in modo che il giovane
portiere eviti traumi sulla colonna e le articolazioni ammortizzando bene l’atterraggio) e sulla
propriocezione (per evitare storte in caso di contatti con avversari e compagni o impreviste buche
nel terreno di gioco). Inoltre, va allenata la rotazione dell’anca in stacco in modo da garantire un
atterraggio frontale. La base di queste esercitazioni sono i balzi ruotati, da effettuare preferibilmente
con palla in mano per simulare la situazione che si verrà a creare in gara.
Infine, si può inserire un rilancio o appoggio con psicocinetica per avvicinare sempre di più
l’allenamento alla situazione di partita.
Come già accennato in precedenza, la base per ogni apprendimento dipende anche da una buona
spiegazione del compito da effettuare. La spiegazione deve essere breve e concisa, con
focalizzazione in particolari punti, seguita possibilmente da una esecuzione pratica da parte
dell’istruttore per stimolare il sistema specchio.
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI STAGIONALI
La programmazione della stagione avviene necessariamente in base agli obiettivi tecnici, tattici,
motori e mentali che si vogliono raggiungere al termine del percorso.
La definizione degli obiettivi è necessariamente collegata alla situazione iniziale che un istruttore
trova, all’età biologica di ciascun allievo, al tempo a disposizione e al materiale presente all’interno
della struttura sportiva.
La definizione degli obiettivi motori è strettamente collegata alle fasi sensibili e agli obiettivi
tecnici. Stabilendo l’età biologica di ciascun allievo è possibile individualizzare (nel limite del
possibile) o dividere in sottogruppi omogenei il lavoro da programmare.
Motricità e tecnica viaggiano di pari passo nello sviluppo del portiere.
Gli obiettivi tattici, invece, seguono a ruota gli obiettivi tecnici. Non ci può essere tattica senza
tecnica. Infatti, se un portiere non riesce a fare un appoggio manuale, difficilmente riuscirà ad
effettuarla in una situazione di gioco globale o di partita. Il bagaglio tecnico rimane il presupposto
per lo sviluppo di qualsiasi disegno tattico.
A livello mentale, ogni ragazzo va curato e aiutato singolarmente. Ogni persona è diversa da
un’altra, non tutti diventeranno portieri di calcio ma attraverso il gioco del calcio tutti possono
migliorare la propria area cognitiva se stimolata correttamente. Le esercitazioni, a seconda delle
varie fasce di età, dovrebbero essere dei giochi motori (con i più piccoli) o ludiche con problem
solving per sviluppare il più possibile anche questo tipo di obiettivi.
A livello specifico di ruolo, a seconda delle varie categorie vigenti attualmente in Italia a livello di
attività di base / settore giovanile, possiamo dividerle in:
- PICCOLI AMICI (dai 6 agli 8 anni)
Nessun obiettivo tecnico del ruolo specifico, si punta molto sulla multi sportività per lo sviluppo
di varie capacità motorie differenti che saranno alla base (le FONDAMENTA) del programma
da seguire in futuro.
Fondamentale è lo sviluppo di tutte le capacità motorie di base, della capacità di reazione a
stimoli semplici, della velocità e della mobilità articolare.
I bambini sono molto individualisti a questa età, risulterebbe molto complicato sviluppare delle
situazioni di squadra.
Per i bambini che volessero a tutti i costi cimentarsi nel ruolo, si dovrebbero preferire
esercitazioni globali che puntano allo sviluppo degli schemi motori di base. Dare pochissime
informazioni tecniche e lasciare la libera scoperta del ruolo. Evitare un addestramento tecnico
analitico.
PULCINI (da 8 a 10 anni)
Dalla categoria pulcini si può avviare alla monosportività specifica del ruolo. Lo specialista non
dovrebbe intervenire per più di un allenamento alla settimana lasciando comunque il gruppo
portieri aperto a chi volesse provare a cimentarsi nel ruolo. In questa categoria si consolidano le
fondamenta necessarie al successivo sviluppo introducendo anche qualche indicazione tecnica
specifica, come per esempio la presa a terra che risulta molto facile da effettuare sia statica
sfruttando il pollici in fuori, sia in tuffo sfruttando i 3 appoggi (mano sopra, mano dietro,
terreno). Il gruppo risulterà molto eterogeneo, quindi l’istruttore non dovrà focalizzare la sua
attenzione su particolari gesti tecnici che ad alcuni potrebbero riuscire (la presa a pollici in
dentro per esempio) mentre ad altri risultano molto complicati.
Lo sviluppo delle capacità cognitive e motorie resta di primaria importanza.
Come obiettivi specifici del ruolo si possono identificare:
- Contatto con il pallone e con il terreno senza paura
- Identificazione delle posture basilari del ruolo
- Buona capacità e uso degli appoggi, sia manuali che podalici su obiettivi statici
- Sa bloccare la palla rasoterra
- Buona capacità di tuffo spinta su entrambi i lati
- Buona capacità di orientamento verso la palla
- Buona capacità di difesa in situazioni di 1vs1 con ricerca della palla con le mani
- Buona capacità di deviare la palla direzionando la sfera
- Sviluppare il rilancio con palla in mano
- Capacità di eseguire gli spostamenti in porta
ESORDIENTI (da 11 a 13 anni)
Dalla categoria esordienti la specificità diventa necessaria per poter garantire un buon futuro ai
portieri. Il tempo di allenamento nelle sedute dovrebbe essere per il 60% con l’allenatore dei
portieri e per il 40% con la squadra (riscaldamento podalico se effettuato e partitella / tiri in porta
finali) almeno 2 volte alla settimana.
In questa categoria l’obiettivo principale è l’affinamento delle capacità coordinative e della tecnica
del portiere. La tecnica può essere integrata in un contesto tattico variabile in modo da iniziare a
creare un vissuto al portiere. Le sedute di allenamento vanno organizzate per obiettivi, tecnici o
coordinativi a seconda delle esigenze degli atleti.
Anche con questa categoria il gruppo sarà molto eterogeneo, ci saranno dei soggetti con uno
sviluppo marcato ed altri ancora in fase di sviluppo. Non farsi ingannare dallo sviluppo per
valutazioni intermedie sugli atleti.
Le capacità condizionali tendono ad aumentare, potrebbe essere l’ultimo momento utile per lavorare
sensibilmente su velocità e mobilità articolare. Iniziare con un lavoro di tipo anaerobico alattacido
per indirizzare gli allenamenti verso il modello prestativo.
Gli obiettivi specifici della categoria possono essere identificati con:
- Capacità di presa della palla in tutte le situazioni di gioco, sia statica, che dinamica, che in
tuffo
- Capacità di tuffo, sia destra che sinistra, con varie modalità: leva gamba, spinta, passo
accostato spinta, passo incrocio e spinta
- Capacità di lettura delle traiettorie frontali e laterali da breve distanza e di ricerca del pallone
lontano dalla porta
- Capacità di effettuare appoggi e rilanci su obiettivi statici e dinamici sia manuali che
podalici
- Capacità di deviare la palla
- Capacità di adattare la posizione e la postura in varie situazioni di difesa porta e spazio
- Capacità di uscita alta su palloni frontali
- Capacità di gestire le situazioni di 1vs1
- Capacità di comunicazione con la difesa (solo / uomo / gioca)
GIOVANISSIMI
Dalla categoria giovanissimi i ragazzi si avvicinano allo sviluppo motorio definitivo, si può
cominciare con un lavoro di forza a carico naturale senza comunque sollecitare troppo le
articolazioni.
Diventa importante un riassetto coordinativo, soprattutto nell’uso dei piedi, dovuto essenzialmente
alla fine del secondo periodo di proceritas. Dal secondo anno di giovanissimi in poi i gruppi
dovrebbero diventare abbastanza omogenei, la fase di sviluppo marcato dovrebbe essere terminata
per tutti. Da questo punto, iniziano ad avere un senso i test specifici del ruolo quali squat jump,
velocità sui 10/20 mt, CM jump, ecc… in quanto non dovrebbero risultare “falsati” dal continuo
sviluppo.
A livello di obiettivi tattici, va sviluppata molto la tattica individuale e dare una base di tattica di
squadra (gestione delle palle ferme, organizzazione della difesa).
Gli obiettivi tecnici e coordinativi rimangono di primaria importanza.
Gli obiettivi specifici per la categoria possono essere identificati con:
- Valutazione delle traiettorie da lunghe distanze
- Affinare tutte le capacità tecniche raggiunte nella categoria esordienti con velocità della
palla e del ritmo superiori
- Posizioni in campo rispetto a obiettivi fissi (posizione della palla, dei compagni)
- Capacità di difesa dello spazio dietro la difesa e lettura delle situazioni
- Capacità di deviare la palla in situazione di gioco ed effettuare la corretta rialzata
conseguente. Deviazioni sopra la traversa.
- Capacità di gestire retropassaggi, appoggi e giocate manuali in un contesto tattico (sviluppo
della fase offensiva). Impostare l’azione dalla difesa.
- Capacità di effettuare con precisione rilanci manuali a bilanciere
- Capacità di uscita alta anche su palloni a scavalcare
- Capacità di organizzare la difesa su palla inattiva
ANALISI DELLA SITUAZIONE INIZIALE
All’inizio della nuova stagione sono abituato, durante la prima settimana, a verificare lo stato dei
portieri con esercitazioni tecniche e coordinative. La varietà di queste esercitazioni permette di
stabilire un quadro generale, dipingere una situazione iniziale per svolgere un programma di lavoro
atto a raggiungere gli obiettivi preposti.
La verifica serve molto sia se i portieri sono nuovi, sia se sono già in rosa dalle precedenti stagioni.
Infatti, nelle età comprese tra gli 8 e i 15 anni, durante il periodo estivo ci potrebbero essere stati
grossi cambiamenti fisici e cognitivi nei ragazzi, quindi è preferibile non ripartire dalla situazione
finale della stagione precedente ma analizzare nuovamente lo stato di forma.
Al fine di conoscere a fondo i ragazzi e analizzare anche alcune capacità caratteriali, dalla categoria
esordienti propongo una scheda iniziale da cui si possono estrapolare dati molto significativi quali il
calcolo del BMI per verificare lo sviluppo (e anche la verifica con la tabella dei percentili), l’altezza
massima raggiungibile dal ragazzo, la crescita avuta durante la pausa estiva, ma anche alcune
indicazioni sull’ autostima dei ragazzi, sulla capacità autocritica, su cosa preferiscono fare negli
allenamenti.
Infatti, la sfera cognitiva, secondo me, ricopre una parte fondamentale dello sviluppo, tramite questa
scheda inizia il lavoro che andrà a sviluppare il feedback intrinseco del ragazzo.
Importantissima risulta poi la sezione riguardante gli infortuni passati / eventuali disturbi di crescita
come possono essere la sindrome di Osgood-Schlatter, o eventuali problemi di appoggi podalici
(valgismo o vaghismo).
Avendo in rosa un ragazzo con determinati traumi, è importanti confrontarsi con il preparatore
coordinativo per sviluppare un lavoro che non crei ulteriori problemi all’atleta.
PRO PATRIA 2014/2015
SCHEDA DATI PORTIERE
NOME:……………………………………………………………
COGNOME: ………………………………………………………
NATO IL: …………………………………………………………
RESIDENTE A: ……………………………………………………
ALTEZZA SETTEMBRE: …………………………………………
PESO SETTEMBRE: ………………………………………………
APERTURA BRACCIA SETTEMBRE: ……………………………
ALTEZZA MAMMA: ………………………………………………
ALTEZZA PAPA’: ………………………………………………….
NUMERO DI TELEFONO: ………………………………………….
E-MAIL: ……………………………………………………………….
PROBLEMI FISICI EVENTUALI – PROBLEMI DI SVILUPPO:
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
COSA PREFERISCI DEL RUOLO DEL PORTIERE?
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
QUALI SONO I TUOI PUNTI FORTI?
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
DOVE INVECE DOVRESTI MIGLIORARE DI PIU’?
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
L’analisi della situazione iniziale termina con la scheda da me redatta dopo la prima settimana di
lavoro.
Questa scheda, oltre a riportare i dati morfologici del portiere, è molto utile per vedere come nel
tempo il ragazzo sviluppa le sue capacità. Infatti, con una costanza mensile, è utile appuntare le
impressioni per ogni gesto tecnico / coordinativo riferendosi a dettagli senza cancellare le
precedenti.
In questo modo è possibile verificare se ci sono stati miglioramenti o se sono sorte altre difficoltà.
Dagli appunti presi sulla scheda è possibile modificare il proprio programma di lavoro per poter
raggiungere gli obiettivi predefiniti descritti sopra.
NOME COGNOME DATA DI NASCITA RESIDENZA
ALTEZZA PAPA’ ALTEZZA MAMMA
DATI MORFOLOGICI GIUGNO 2014
ALTEZZA: 179cm PESO: 62 kg
APERTURA BRACCIA: 184cm BMI: 19.35 (A2-A3)
DATI MORFOLOGICI SETTEMBRE 2014
ALTEZZA: 181,5cm PESO: 63 kg
APERTURA BRACCIA: 188cm BMI: 19,12 (A2-A3)
MANO PREFERITA: DESTRO
PIEDE PREFERITO: DESTRO
PROSPETTO DI ALTEZZA MAX A PIENO SVILUPPO: 194,5cm
DATA DI ARRIVO: 30/07/2013 SQUADRA DI PROVENIENZA: SOLBIATESE ARNO
VALUTAZIONI COORDINATIVE
REAZIONE
RITMO
EQUILIBRIO
ORIENTAMENTO
DIFFERENZIAZIONE
COMBINAZIONE
PREACROBATICA
VALUTAZIONI TECNICHE
PRESE:
TUFFO:
POSTURE
PALLE ALTE
USCITE BASSE
PIEDI:
VALUTAZIONI TATTICHE
DIFESA PORTA
DIFESA SPAZIO
DISTRIBUZIONE
VALUTAZIONI CONDIZIONALI
FORZA
VELOCITA’
MOBILITA’ ARTICOLARE
RESISTENZA
VALUTAZIONI PSICOLOGICHE
VALUTAZIONE GENERALE
RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI PREPOSTI
Quando il quadro iniziale è ben chiaro e gli obiettivi sono stati definiti, si parte con il lavoro vero e
proprio, come descritto nel paragrafo sui modelli prestativi.
L’istruttore deve focalizzare la propria attenzione sul raggiungimento degli obiettivi e non sulle
prestazioni in gara dei portieri. Ovviamente, delle buone partite sono molto utili per dare morale e
sicurezza al giovane portiere, oltre a verificare l’atteggiamento richiesto in allenamento, ma degli
errori o dei goal subiti con qualche colpa non devono condizionare troppo il lavoro svolto in
settimana.
Se c’è un problema di concetto, come potrebbe essere giocare sempre palla ad un compagno
marcato, bisogna intervenire nell’immediato, altrimenti su errori in uscita alta piuttosto che sulle
posizioni in porta difficilmente con un paio di sedute intensive sull’argomento si riesce a risolvere il
problema. Preferisco, in tal caso, procedere con la programmazione stabilita per poter preparare i
portieri con delle basi motorie forti.
In queste categorie, infatti, si dovrebbe evitare l’allenamento della capacità di prestazione (fine
quello del risultato a breve termine), ma di preferire invece un allenamento incentrato sulla capacità
di carico, che ha come obiettivo principale l’insieme degli adattamenti necessari alla prevenzione
degli infortuni e alla costruzione di presupposti per l’ottenimento della massima prestazione a lungo
temine.
Anche in queste categorie, comunque, lo scout e la video analisi possono essere molto utili per
aiutare i ragazzi nella crescita. Parlando ai ragazzi il giorno seguente la gara sulle situazioni di
gioco vissute durante la partita, spesso capita che per il troppo agonismo non ricordano nemmeno
l’azione di cui si parla, anche se hanno compiuto un buon intervento.
Per questo, una video analisi potrebbe essere utile per mostrare quanto fatto di buono (sottolineare
con un rinforzo positivo le azioni eseguite correttamente) e gli errori.
Gli errori, però, non vanno fatti pesare eccessivamente, spesso preferisco commentare il coraggio
della scelta piuttosto che l’errore di esecuzione.
Nelle categorie esordienti / giovanissimi, per esempio, la valutazione delle traiettorie risulta molto
complicata. Per questo, se un portiere prova un uscita alta su corner ma subisce goal, durante
l’analisi video sottolineerei l’ottima presa di decisione e non la mancata presa della palla.
Inoltre, dall’analisi video, si possono far notare degli accorgimenti tattici difficili da sviluppare in
campo in queste categorie (mancanza di tempo e altri obiettivi primari) come l’organizzazione della
fase difensiva, l’utilità di una buona comunicazione, la posizione propria in rapporto allo spazio da
difendere dietro la linea di difesa, ecc…
Lo scout, invece, potrebbero essere utile per verificare la quantità e la qualità (situazioni risolte
correttamente / situazioni con errori) delle azioni realizzate durante la partita.
Inoltre, si possono trarre ottime indicazioni sui modelli prestativi della categoria in funzione di
quelli dei professionisti descritti in precedenza. Dallo scout, ho notato come nelle categorie
dell’attività di base, molti portieri hanno difficoltà a gestire i retropassaggi, oppure nascondersi per
evitarli. Come evidenziato precedentemente, la maggior quantità di azioni svolte è in fase offensiva,
quindi bisognerà stimolare i giovani portieri alle giocate podaliche con la difesa e alla costruzione
dell’azione.
L’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a raggiungere il massimo possibile, focalizzarsi sui
miglioramenti e non sui risultati.
LA SETTIMANA DI ALLENAMENTO (MICROCICLO)
Il micro ciclo viene indicato come il periodo minimo di programmazione per la pianificazione di
una stagione di allenamento. A priori, vengono stabiliti gli obiettivi tecnici e coordinativi del micro
ciclo strettamente legati tra loro in modo da garantire una coesione in tutte le sedute di allenamento.
Il micro ciclo dura da 3 sedute di allenamento (una settimana di lavoro) a 5 massimo, per
semplificare l’organizzazione applico il principio dei 3 allenamenti.
Avendo a disposizione circa 75 minuti di lavoro specifico con i portieri (giovanissimi regionali
A/B), ho come consuetudine di sviluppare un programma con difficoltà crescente, partendo al
lunedì dando più spazio alla coordinazione (getto le basi del lavoro), al mercoledì viene dato più
spazio alla tecnica (consolido in analitico) per arrivare al venerdì con un lavoro maggiormente
situazionale (inserisco le variabili).
In tutte e tre le sedute, comunque, lo schema con cui viene realizzato il lavoro è sempre lo stesso,
cambia solamente la durata di ogni parte del programma.
LA SEDUTA DI ALLENAMENTO
La seduta di allenamento è l’unità base del micro ciclo settimanale. Per programmare una corretta
seduta di allenamento è necessario rispettare delle regole basilari, derivate da tutti gli argomenti
trattati in precedenza.
1. Mai presentarsi all’allenamento senza una seduta programmata in relazione alle esigenze dei
mister delle relative squadre, del numero dei portieri, del meteo, del materiale a
disposizione, dello spazio a disposizione, della situazione psico fisica degli atleti
2. Rispettare tassativamente le fasi sensibili
3. Allenare in ogni seduta le componenti tecniche, tattiche, fisiche e mentali rispettando gli
obiettivi prefissati
4. Progredire con le esercitazioni dal facile al difficile
5. Rispettare i modelli prestativi
6. Rendere tutti partecipi dell’allenamento (eliminare i tempi morti)
7. Stimolare il feedback intrinseco, correggere comunque gli errori in modo da creare un
vissuto corretto all’atleta
8. Rendere la seduta più piacevole possibile per aumentare l’agonismo e l’impegno
9. Stimolare l’assunzione di rischi nelle scelte (es: uscite alte rischiose, giocate con i piedi
complicate, tentare prese) per dare al portiere la possibilità di conoscere e migliorare i propri
limiti
10. Saper adattare l’allenamento alla situazione che si viene a creare. Non fossilizzarsi su quanto
programmato ma adattare lo stimolo allenante in funzione alla reazione del gruppo.
Detto questo, secondo me, la seduta di allenamento nelle categorie esordienti / giovanissimi deve
essere composta da:
1. una fase di attivazione: aumento della temperatura corporea, nelle mie sedute le
esercitazioni sono di tipo ludico / giochi motori che tengono tutti impegnati. Le situazioni
che vado a creare spesso servono per lo sviluppo della fase offensiva, con appoggi manuali e
podalici, tecnica o sensibilizzazione, situazioni di ricezione e giro palla. Durante la fase di
attivazione si cercano:
A. aumento dei processi metabolici
B. aumento dell’irrorazione sanguigna, con conseguente miglior rifornimento di ossigeno
C. migliore eccitabilità del sistema nervoso
D. migliore sensibilità dei recettori sensoriali
E. migliore capacità di carico assorbite dalle articolazioni
L’attivazione è condizionata da:
A. età dell’atleta: in età scolare bastano anche solo 5 minuti, successivamente si dovrebbe
allungare
B. stato dell’atleta: un atleta fuori forma deve necessariamente rendere “morbido” il
riscaldamento per evitare sovraccarichi
C. momento della giornata: al mattino il riscaldamento deve essere più curato
D. specificità dello sport
E. temperatura esterna: con il freddo ovviamente il riscaldamento sarà più approfondito e
curato
Una volta terminata la fase di attivazione, evitare di rimanere fermi troppo a lungo, il corpo
si raffredda di 0,16°C ogni 10 minuti di lavoro a bassa intensità / inattività.
2. Una fase coordinativa: da fare nella prima parte subito dopo il riscaldamento, proporre i
gesti coordinativi che riguarderanno successivamente la seduta. Evitare lunghe file e rendere
la cosa più interessante possibile, magari proponendo una staffetta.
Al termine dell’esercitazione coordinativa può essere inserito anche un gesto tecnico.
3. Esercitazione analitica: eseguire una progressione didattica partendo dal gesto tecnico
scomposto (es: uscita alta con palla in mano) arrivando al gesto tecnico in forma analitica
(uscita alta su palla lanciata da M). La parte analitica non deve durare più di 15-20 minuti
per evitare la noia della ripetitività. Vanno eseguiti il maggior numero di gesti tecnici
possibili affinando il più possibile la tecnica.
4. Pre-situazionale con variabili: sviluppando l’esercitazione analitica si arriva ad una
esercitazione con alcune variabili per verificare l’apprendimento in una situazione globale.
5. Situazione di gioco: avendo solitamente gruppi di portieri numerosi, sviluppare situazioni di
gioco che tengono impegnati tutti i portieri non dovrebbe essere complicato. Allenare il
portiere con molte variabili valutando sempre le scelte che vengono effettuate, creando così
un vissuto al giovane numero 1.
6. Partitella con la squadra: se i mister danno la disponibilità alla collaborazione, sarebbe utile
integrare il lavoro svolto in una partitella con la squadra (l’unico vero e proprio allenamento
situazionale). Per esempio, se la seduta è incentrata sulla presa, ogni tiro in porta non
bloccato dal portiere potrebbe valere come un goal.
Di seguito un esempio di micro ciclo settimanale con il dettaglio di un allenamento completo.
MICROCICLO SETTIMANALE
DAL 03/11/2014 AL 07/11/2014
OBIETTIVO TECNICO PRINCIPALE: USCITA BASSA
OBIETTIVI TECNICI SECONDARI: 1vs1 / PRESA DELLA
PALLA
OBIETTIVO COORDINATIVO PRINCIPALE:
COMBINAZIONE / ORIENTAMENTO
OBIETTIVO COORDINATIVO SECONDARIO: TRASFORMAZIONE
DURATA ALLENAMENTO SPECIFICO: 75’
NUMERO DI PORTIERI A DISPOSIZIONE: 6
MATERIALE DA UTILIZZARE DURANTE LE SEDUTE:
- N°2 paletti
- Cinesini colorati (almeno 3 colori)
- N°6 conetti
- Nastro segnaletico
- Skimmy
- N°2 Speed ladders (o cerchi)
- Palloni
DATA: 03/11/2014 – LUNEDI’
RISCALDAMENTO 10’ I portieri, in fila, eseguono degli scambi podalici (varie traiettorie) con il mister (omino
blu) per poi colpire uno dei conetti posti in porta (dichiaro il colore.
VARIABILI: raccolta della palla e appoggi manuali per colpire i conetti
VARIABILE 2: rilancio (da terra o al volo) dopo presa o controllo della palla tentando
di colpire la traversa
SFIDA A PUNTI
COORDINATIVO 25’
Esercitazioni di mobilità articolare a coppie tenendo lo stesso ritmo. Al comando di M uscita
sotto al nastro.
I portieri divisi in 2 file poste frontalmente una all'altra, eseguono un percorso coordinativo
come da figura. All'uscita dal percorso, si fermano in postura in attesa della palla giocata
lateralmente dal mister (con varie traiettorie). Esce solo chi ha la palla più vicina, l'altro
portiere resta fermo.
VARIABILI: P1 è attaccante, P2 portiere. Se la palla arriva a P1, si gioca un duello.
ANALITICO 15’
Lavoro a giro: partenza in ginocchio, spinta sul pallone fermo, sia lato destro, sia sinistro.
VARIANTE: palla in movimento (traiettorie rasoterra, mezza altezza, palla con rimbalzo)
VARIANTE: i portieri partono in postura di attesa in piedi.
VARIABILI 15’
P1 in porta ha 2 / 3 palloni fronte a sé fermi a distanza di 5/6 mt. P2,
partendo a circa 7/8 mt dai palloni, sceglie quale attaccare per fare
goal a P1.
VARIANTE: le distanze tra P1 e P2 sono identiche.
VARIANTE 2: P1 parte ad handicap (con distanza maggiore) e gioca
un 1vs1 con il compagno.
SITUAZIONE DI GIOCO 10’
In un campetto 15x10, due portieri (1/2) sono posti a difesa della
zona di meta.
Un terzo portiere 3 parte al centro del campetto.
M gioca palla a 3 che si orienta e gioca un 1vs1 con il portiere
scelto.
M può anche giocare palla in direzione di 1 / 2 per lavorare
sull'uscita bassa in anticipo.
VARIANTE: al posto della zona di meta si inseriscono 2 portine
VARIANTE 2: M parte palla al piede o calcia verso la portina
DATA: 05/11/2014 – MERCOLEDI’
RISCALDAMENTO 10’
Calcio tennis con campo diviso in varie zone per valutazione traiettoria.
Ogni volta che un portiere tocca palla deve dichiarare il colore relativo alla sua posizione.
VARIANTE: toccare palla sia con le mani che con i piedi
VARIANTE 2: in determinate zone di campo la palla deve essere toccata solo con le mani o
solo con i piedi
COORDINATIVO 15’
Percorso ad orologio:
Un gruppo di portieri esegue per n°3 volte a testa il percorso
come da immagine (strisciata sotto al nastro / scaletta con
salti tipo campana / slalom tra i conetti / capovolta per
toccare il compagno), mentre l'altro esegue una serie di
scambi podalici sotto / sopra il nastro.
Vince chi esegue più passaggi corretti.
ANALITICO 25’
Portiere in piedi dietro ad un nastro, uscita bassa sotto dopo un passo (alternare la destra e la
sinistra).
VARIANTI: allontanare la posizione di partenza del portiere progressivamente in modo da
fare vari passi prima dell’uscita. Successivamente con palla in movimento.
VARIABILI 15’
P1 gioca tipo bowling a M che stoppa allungando palla per uscita bassa.
Stesso lavoro può essere fatto con palla a mezza altezza e battuta.
VARIANTE: M stoppa palla e gioca 1vs1 con P1
SITUAZIONE DI GIOCO 10’
P1 (omino verde) e M (omino blu) si scambiano palla al limite dell'area grande. M ad un certo punto gioca palla laterale con P2 che
deve valutare se uscire in anticipo o temporeggiare per 1vs1.
VARIANTE: M può girarsi e calciare
VARIANTE 2: anche P1 può calciare
VARIANTE 3: P1 parte per giocarsi 1vs1
DATA: 07/11/2014 – VENERDI’
RISCALDAMENTO 10’
Situazione di giro palla con tutti i portieri impegnati.
M (omino rosso al centro) comanda la situazione indicando con
un comando (vocale o visivo) dove giocare palla.
VARIANTE: la palla arriva sempre da M, P1 deve uscire e
giocare manualmente al compagno (con palla fuori area giocare con i piedi
VARIANTE 2: inserire avversari a disturbo dell’azione
COORDINATIVO 15’
Partenza in equilibrio su skimmy (prima bipodalico, poi monopodalico), scaletta, passaggio di
scatto sotto al nastro.
Lavoro a coppie se i portieri sono numerosi con modalità gara (o staffetta)
VARIANTI: eseguire scaletta con numerose modalità VARIANTE 2: inserire un gesto tecnico alla fine del percorso
ANALITICO 15’
Lavoro a coppie: P1 esegue una progressione didattica sul gesto tecnico dell'uscita bassa (partenza in
ginocchio, in piedi senza rincorsa, in piedi con rincorsa) poi rilancia con le mani verso i
conetti tentando di abbatterli. P2 deve difenderli.
VARIANTE: Se P2 blocca palla, parte in 1vs1 con P1 (alleno la transizione da fase
difensiva a offensiva)
VARIABILI 20’
M gioca palla all'interno dell'area, P1 deve dichiarare la zona dove andrà a
recuperare la palla con area divisa in zone (orizzontali o verticali).
Dopo la presa rilancio a P2.
VARIANTE: M parte palla al piede per 1vs1
VARIANTE 2: inserisco degli avversari in area (P1 valuta se uscire in
anticipo o temporeggiare per 1vs1)
SITUAZIONALE 15’
P1 si sposta nello spazio su alcune posizioni fisse impostate con dei cinesini
colorati.
Alla chiamata di M, P1 recupera la posizione per uscita bassa o 1vs1 con M.
SCHEDA DI VALUTAZIONE POST ALLENAMENTO
Al fine di raccogliere e collezionare più dati possibili e valutare ciò che viene proposto durante le
sedute, dalla categoria esordienti propongo una scheda post-allenamento con dei dati da inserire.
I valori che vado a richiedere ai portieri sono:
- RPE: Valutazione del carico interno. Con i giovani portieri è molto complicato ottenere dei
dati coerenti, lo ritengo uno strumento importante dai giovanissimi in su per capire la
reazione del carico allenante sul ragazzo. Per facilitare i più piccoli, ho recuperato la
seguente immagine che aiuta con dei colori e delle faccine a capire cosa si intende come
livello di fatica. La scala utilizzata è quella di Borg.
- VOTO ALLENAMENTO: valutazione da 1 a 10 da parte di ogni ragazzo sul gradimento
delle esercitazioni svolte. Questo dato, secondo me, risulta molto importante per capire che
tipologia di lavoro preferiscono i portieri. Maggiore è il gradimento, migliore sarà
l’apprendimento.
- AUTOVALUTAZIONE: valutazione da 1 a 10 da parte di ogni ragazzo sul proprio
rendimento nella seduta. Utile per aumentare il feedback intrinseco. Oltre al voto, chiedo ad
ogni ragazzo la cosa meglio riuscita nel suo allenamento e cosa da migliorare
maggiormente.
La compilazione di queste schede dovrebbe avvenire singolarmente, in modo che i ragazzi non
si influenzino tra di loro.
Inoltre, una parte della scheda viene completata da me:
- VOTO AL PORTIERE: valutazione da 1 a 10 sulla applicazione di ogni atleta in base alle
sue caratteristiche.
- COMMENTI: imprimo con un commento ciò che più mi ha colpito sia positivamente che
negativamente durante la seduta.
SCHEDE DI VALUTAZIONE INTERMEDIE E FINALI
Al termine del girone di andata e a fine stagione, propongo ai ragazzi una nuova scheda, utile sia
per tenere sotto controllo lo sviluppo motorio, sia per verificare il gradimento delle proposte
effettuate.
PRO PATRIA 2014/2015
ALTEZZA DICEMBRE: …………………………………………
PESO DICEMBRE: ………………………………………………
APERTURA BRACCIA DICEMBRE: ……………………………
IN COSA SEI MIGLIORATO MAGGIORMENTE? COSA HAI PREFERITO IN QUESTI MESI
DI ALLENAMENTO?
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QUALI SONO I TUOI PUNTI FORTI? E I PUNTI DEBOLI?
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COME VALUTI IL LAVORO SVOLTO DA SETTEMBRE AD OGGI?
ESPRIMI UN GIUDIZIO SIA A LIVELLO DI DIVERTIMENTO CHE APPRENDIMENTO
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CHIUDERE LA STAGIONE
Al termine delle attività agonistiche, bisognerebbe valutare se il lavoro svolto ha portato dei frutti e
verificare che gli obiettivi proposti siano stati raggiunti.
Per i portieri che saranno confermati per la stagione successiva, si dovrebbe iniziare a studiare e
capire dove si potrebbe agire per continuare il percorso di crescita.
Altri portieri, invece, non saranno più del gruppo per svariati motivi: pochi miglioramenti o
comportamenti inadeguati, cambio squadra per motivi personali, cambio squadra per una società più
importante.
Nel secondo e terzo caso, il preparatore può farci ben poco.
Nel primo, invece, si potrebbe fare un esame di coscienza per verificare se il fallimento è dipeso da
una errata valutazione iniziale (stabiliti obiettivi troppo pretenziosi), difficoltà di apprendimento
dovuta ad esercitazioni inadeguate, difficoltà dovute ad un problema di integrazione con il gruppo,
disinteresse del ragazzo o limiti tecnici / motori.
Questa analisi, secondo me molto importante, è fondamentale per ripartire con una nuova stagione
senza commettere gli errori proposti in passato.
“La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un
grande maestro.” Rita Levi Montalcini, 2008
BIBLIOGRAFIA
1. La preparazione stagionale coordinativa, tecnica, tattica e condizionale del portiere
Rapacioli Claudio, 2006
2. Le mani sulla palla
Berna Franco, Ermes Berton, 2007
3. Un mondo di giochi
Juan Carlos Mogni, 2008
4. Calcio. L'allenamento funzionale per i giocatori ed il portiere
Riccardo Capanna, Onofri Claudio, Ancona Stefano, 2005
5. Le 4 regole d’oro
Riccardo Capanna, 2007
6. Fuoriclasse. Storia del naturale successo
Malcolm Gladwell, 2010
7. Fisiologia dell'esercizio in età giovanile
Rowland Thomas W., 2012
8. Il senso della parata ed il gesto giusto per il portiere moderno
Andrea Castellani – Giorgio Rocca, 2011
9. Muovere l’allenamento
Alberto Andorlini, 2013
10. The china study
T. Colin Campbell, 2005
11. Wikipedia –enciclopedia libera