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Guida completa antinfiammatori naturali promossa da www.mangostano.eu
UNA BREVE INTRODUZIONE
Da oltre 60 anni a questa parte gli scaffali delle nostre farmacie ci
permettono di scegliere fra innumerevoli farmaci antinfiammatori che si
rendono utili in molti contesti. Ma cosa succede quando questo utilizzo
diventa un abuso? E quanto può essere pericoloso abusare di questi
farmaci?
In questa piccola guida cercheremo di capire quali sono i farmaci
antinfiammatori, come funzionano e quali sono i loro effetti collaterali,
nello stesso tempo tenteremo anche di dare qualche alternativa naturale,
ricorrendo ai fitocomplessi antinfiammatori di piante, frutti e verdure
facilmente reperibili.
Ovviamente queste pagine vogliono solo essere un modo per informare su
farmaci che comunemente ritroviamo nei bagni di milioni di famiglie e non
vuole in nessun modo sostituirsi al parere di un medico o di un esperto.
Tuttavia è bene sapere che le alternative ai farmaci sintetici esistono e
possono esserne un valido aiuto per tutte le persone allergiche o immuni ai
comuni farmaci antinfiammatori sintetici o semplicemente per tutti coloro
che cercano un’alternativa naturale.
La guida sarà strutturata in tre parti, la prima descrive cos'è
l'infiammazione e i processi biologici coinvolti, la seconda spiegherà cosa
sono i farmaci antinfiammatori e la terza elencherà alcune piante
fitoterapiche con proprietà antinfiammatorie.
Buona lettura.
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PARTE I - L'INFIAMMAZIONE
L’infiammazione è un processo di protezione attivato dal nostro organismo
per bloccare ed eliminare gli agenti lesivi che hanno attaccato il nostro
corpo e nel contempo attivare i processi di riparazione sui tessuti lesi. Con
il termine agente lesivo si possono intendere un’infinità di fenomeni:
attacchi da virus e batteri, tossine prodotti dagli stessi agenti patogeni,
lesioni derivanti da fattori esterni come scottature, traumi tissutali, agenti
tossici e chimici e un gran numero di corpi estranei.
L’infiammazione si riconosce principalmente per le sue caratteristiche
cardinali:
Rubor: arrossamento della zona interessata a causa del maggiore afflusso
sanguigno
Calor: aumento della temperatura della parte lesa causato dall’aumento
dell’attività cellulare
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Dolor: dolore più o meno acuto data l’alterazione biochimica locale
Tumor: gonfiore della parte lesa determinato dal maggiore afflusso di
liquidi nel punto della lesione
Functio lesa: legata al dolore che provoca il movimento della zona
interessata da infiammazione
Il tessuto vascolare si dilata a partire dai più piccoli capillari per facilitare il
trasporto degli agenti riparatori verso la zona lesa. In questa fase vengono
liberate una serie di agenti riparatori, il cui rilascio è favorito da una
maggiore permeabilità capillare e un maggiore afflusso sanguigno. In questa
fase vengono trasportati il leucociti che, dal letto capillare, passano nel
tessuto leso. Il sangue aumenta la sua consistenza e diminuisce il proprio
flusso in modo da rallentare e delimitare la diffusione dei patogeni,
permettendo ai leucociti di entrare in azione. Questa raccolta di liquidi,
cellule, proteine e sangue sulla zona colpita prende il nome di essudato.
Una volta giunti nella zona dell’infiammazione i leucociti sono in grado di
riconoscere gli agenti lesivi che vengono catturati e fagocitati. Poi si
occupano di ripristinare il tessuto riparando i danni e riportando a livelli
normali i valori biochimici della zona lesa.
Ma non ci sono solo i leucociti in azione. Durante l’infiammazione vengono
prodotti una serie di agenti flogistici di origine cellulare e plasmatica che
hanno recettori e mediatori specifici che li rende capaci di reagire in modo
diverso a seconda delle cellule e dei tessuti colpiti, ampliando e
amplificando la loro funzione.
Alcuni sono mediatori plasmatici prodotti dal fegato che rimangono inattivi
fino a quando non vengono convogliati in zone colpite da infiammazione
altri sono di origine cellulare e sono sempre presenti nel nostro organismo.
Altri mediatori flogistici vengono creati appositamente per contrastare
gli agenti lesivi responsabili dell’infiammazione. Fra questi ci sono le
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prostaglandine, derivate dall’acido arachidonico e attivate dalla ciclo-
ossigenasi, un enzima induttivo. Questi agenti danno origine a tutta una
serie di mediatori ulteriori, ma rappresentano anche la causa principale del
dolore e della limitata funzionalità della zona lesa. Ed è proprio sulla sintesi
dell’acido arachidonico e le prostaglandine che operano la maggior parte dei
farmaci antinfiamamtori.
Conseguenze dirette dell’infiammazione
In situazioni normali l’intervento leucocitario produce scorie metaboliche
reattive all’ossigeno, i così detti ROS, particolarmente dannosi per lo stress
ossidativo che producono nel nostro organismo, innescando il famigerato
effetto domino dei radicali liberi di cui conosciamo le principali
conseguenze come ad esempio invecchiamento precoce, malesseri di varia
natura, insonnia, inappetenza, stress, danni ai tessuti, alterazioni genetiche e
insorgere di varie malattie di natura infiammatoria e tumorale.
L’infiammazione può arrecare danni seri ai tessuti colpiti, soprattutto in
fase acuta o cronica inoltre causa profonde alterazioni metaboliche che
possono scatenare ulteriori malesseri e patologie. Sempre nel caso di
infiammazioni acute e croniche si aumenta il rischio di malattie
cardiache come ictus o infarti o patologie degenerative e ancora la
deteriorazione completa dei tessuti colpiti a causa del forte stress ossidativo
a cui sono sottoposti.
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PARTE II - FARMACI ANTINFIAMMATORI
Gli antinfiammatori sono farmaci che appartengono alla famiglia degli
analgesici e sono in grado di alleviare il dolore causato dal processo
infiammatorio, inibendo i meccanismi che portano alla formazione di alcuni
mediatori chimici direttamente partecipi ai fenomeni dolorosi.
I farmaci antinfiammatori si suddividono principalmente in due classi
distinte: i cortisonici e i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei).
I farmaci cortisonici
I farmaci cortisonici svolgono principalmente una funzione
antinfiammatoria, antiallergica e immunosoppressore. Hanno
strutture molecolari molto simili a quelle dei corticosteroidi, ormoni
endogeni che vengono naturalmente prodotti dalla ghiandola surrenale
sintetizzando il colesterolo. I corticosteroidi svolgono molte importanti
funzioni all'interno dell'organismo, partendo dalla gestione del livello di
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glucosio nel sangue di cui si occupano i glucorticoidi, fino al corretto
equilibrio elettrolitico corporeo di cui sono protagonisti i mineralcorticoidi.
I farmaci cortisonici hanno la stessa conformazione molecolare e sono in
grado di accentuare ed imitare le funzioni di questi ormoni endogeni,
anch'essi coinvolti nei processi infiammatori.
Il cortisonico, definito anche glucorticoide o corticosteroide, agisce
direttamente sulla cellula, inibendo l'enzima fosfolipasi A2 capace di
trasformare i fosfolipidi della membrana cellulare in acido
arachidonico, precursore di numerosi fattori biochimici, come
prostaglandine, chitochine e trombossani. Agendo direttamente sulla
membrana cellulare i farmaci cortisonici inibiscono i processi che causano il
dolore più o meno forte legato al processo infiammatorio.
Effetti collaterali dei farmaci cortisonici
Il cortisone ha la stessa struttura molecolare del cortisolo, l’ormone
endogeno prodotto dalla nostra ghiandola surrenale. Questa somiglianza
porta il nostro organismo a non produrre più l’ormone endogeno,
sostituendolo con quello contenuto nei farmaci steroidei. Le conseguenze
sono molteplici: insufficienza surrenalica, aumento della glicemia nel
sangue, maggiore ritenzione di sodio a scapito del potassio con effetti
secondari quali la ritenzione idrica, effetti negativi sul metabolismo di
proteine e lipidi, aumento delle secrezioni ghiandolari, maggiore
coagulabilità sanguigna, effetti destabilizzanti nella sintesi dell’RNA e
diminuzione degli anticorpi nell’organismo.
Effetti collaterali di tale portata si riscontrano in terapie di due o più
settimane consecutive o a dosi elevate di farmaci a base cortisonica o
ancora in terapie brevi ma frequenti. Non si conoscono effetti collaterali
così incisivi negli spray o pomate o durante il loro utilizzo per un periodo di
tempo breve.
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FANS: farmaci antinfiammatori non steroidei
Questo tipo di farmaci antinfiammatori non hanno origine ormonale,
hanno conformazioni eterogenee e principalmente svolgono funzioni
analgesiche, antipiretiche e antiflogistiche.
Questi farmaci a differenza dei cortisonici non agiscono direttamente sulla
membrana cellulare, ma sul metabolismo dell’acido arachidonico che si
forma dalla sintesi dei fosfolipidi cellulari, precursore di gran parte dei
mediatori flogistici quali: prostaglandine, leucotrieni e prostaclicline.
I FANS inibiscono il sito di legame di alcuni enzimi specifici detti ciclo-
ossigenasi che si occupano della trasformazione dell’acido arachidonico in
mediatori flogistici. Gli enzimi ciclo-ossigenasi esistono in due forme
distinte: la cox-1 e la cox-2. La prima è costitutiva del nostro organismo e
indispensabile per molte funzioni perché attivano particolari prostaglandine
(H1) e trombossani utili per l’equilibrio omeostatico del sistema
gastrointestinale, renale e piastrinico.
La cox-2 invece è un enzima inducibile, attivato solo in situazioni
infiammatorie e in grado di sintetizzare dall’acido arachidonico una serie di
mediatori chimici specifici che causano dolori e fastidi come le prostacicline
e le prostaglandine.
Fino a qualche anno fa il farmaci FANS non erano in grado di
distinguere i due enzimi: li bloccavano entrambi, provocando una serie di
effetti collaterali anche gravi a causa dell’inibizione della produzione di
prostaglandine H1, precursori di tutti i mediatori flogistici, ma
indispensabili per le funzioni fisiologiche dell’organismo in situazioni
normali.
Effetti collaterali dei FANS
L’utilizzo prolungato di FANS può nuocere alla salute del corpo. Le
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mucose gastriche, private della normale funzione delle prostaglandine H1
e trombossani, vengono compromesse e sono sottoposte a rischio di ulcere,
gastriti ed emorragie, in casi gravi si rischia l’insufficienza renale con
formazione di coaguli nei soggetti più esposti e la funzione anticoagulante
dei FANS comporta scarsa aggregazione piastrinica con conseguente
diminuzione della capacità coagulante del sangue.
A lungo andare anche i FANS di ultima generazione possono causare
problemi a chi ha disfunzioni cardiache, epatiche o circolatorie,
nonostante non abbiano effetti così lesivi sulle mucose dello stomaco.
Inoltre va sottolineato che, nonostante la minor pericolosità di questi ultimi,
il loro effetto è meno efficace rispetto ai FANS di prima generazione.
Infine i FANS sono particolarmente poco indicati per tutte le persone
con problemi gastrici o emorragie pregressi o in atto, con patologie
epatiche o renali croniche, per i soggetti sotto terapia con anticoagulanti,
per donne in gravidanza e bambini e anche per gli over 65. Inoltre le
interferenze fra i FANS e altri farmaci possono essere pericolose e la loro
assunzione va discussa con il proprio medico curante, nonostante molti
FANS non necessitino di prescrizione medica.
La valutazione generale in termini medici è arrivata al punto di affermare
che non si può fare a meno dei farmaci antinfiammatori sintetici,
soprattutto di quelli a base cortisonica (indispensabili soprattutto per
prevenire crisi di rigetto dopo i trapianti) o FANS di seconda generazione,
ma che il loro uso va limitato a fenomeni infiammatori acuti e cronici
gravi e non andrebbero utilizzati alla leggera per alleviare il dolore per
infiammazioni di minore gravità. Il rischio è quello di incorrere in
complicazioni più gravi, nell’abuso e nell’immunizzazione nei confronti dei
principi attivi.
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PARTE III – ANTINFIAMMATORI
NATURALI
La medicina moderna fonda le sue basi su quella tradizionale che da secoli
utilizza i fitocomplessi delle piante curative autoctone per lenire un gran
numero di disturbi e per prevenire patologie e malattie. La medicina
moderna si è appropriata di questa conoscenza millenaria, ha isolato e
sintetizzato i principi attivi delle molecole organiche contenute in molti
prodotti vegetali ed è giunta alla creazione dei farmaci sintetici.
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità si sta muovendo sempre più
verso le risorse della medicina tradizionale, finanziando e stimolando la
ricerca scientifica sui rimedi naturali che dimostrino una reale efficacia e
siano supportati da prove mediche certe.
La differenza fondamentale fra i fitocomplessi e i principi attivi isolati e
sintetici è la loro diversa interazione nell’organismo. I primi sono agenti
meno lesivi perché formati da più complessi che possono equilibrare gli
effetti dei singoli principi, mentre nei farmaci sintetici il principio attivo è
forse più efficace sul breve periodo ma non viene controbilanciato da altri
componenti e a lungo andare questo comporta la comparsa degli effetti
collaterali appena elencati.
Va anche sottolineato che il complesso fitoterapico delle piante ha un
effetto meno incisivo e potente sul breve periodo perché le
concentrazioni dei principi attivi sono molto limitate rispetto ai farmaci
sintetici, ma se vengono assunti con costanza e la loro presenza
nell’organismo è garantita nel tempo sono in grado di svolgere un’azione
preventiva e lenitiva piuttosto marcata.
In queste pagine che ci restano cercheremo di individuare alcune piante che
hanno principi antinfiammatori anche sul lungo periodo, ma senza gli effetti
indesiderati dei farmaci sintetici. In quest’ottica è bene integrare la propria
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dieta con gli alimenti che andremo a descrivere per aiutare il proprio
organismo non solo a contrastare ma a prevenire gli stati infiammatori.
Frutti con proprietà antinfiammatorie
La totalità della frutta è un toccasana per il nostro corpo e questo già lo
sapevamo. Contiene gran parte dei micronutrienti che ci servono, è ricca di
vitamine, antiossidanti, fibre e zuccheri, ma soprattutto contiene dosi
variabili di flavonoidi, molecole organiche presenti nella maggior parte del
mondo vegetale che svolgono funzioni antinfiammatorie, antivirali,
antimicotiche, antiallergiche e antiossidanti. Ma alcuni frutti sono più
indicati di altri come antinfiammatori naturali.
Frutti rossi. La loro pigmentazione è data da alcuni particolari flavonoidi,
le antocianine, che si ritrovano in tutti gli alimenti vegetali di colore rosso-
blu. La loro azione antinfiammatoria è particolarmente attiva nei confronti
di articolazioni e dermatiti inoltre sono ottimi per migliorare la circolazione
sanguigna e come depuratori del sangue. Inoltre alcuni frutti di bosco come
more, mirtilli e ribes nero agiscono direttamente sulla Cox-2, l’enzima
che scatena la proliferazione di prostaglandine.
Ananas: questo frutto esotico è ricchissimo di bromelina, una molecola
particolarmente attiva nei di infiammazioni localizzate causate da
cellulite, ritenzione idrica, circolazione linfatica e venosa lenta, edemi,
traumi muscolari, articolari e trofismo cutaneo. Svolge un’azione
decongestionante e permette di drenare facilmente il focolaio flogistico e
il riassorbimento del versamento dell’essudato.
Mela: il frutto per eccellenza ha notevoli proprietà benefiche, fra cui anche
quella di antinfiammatorio naturale e antibatterico. Alcuni elementi,
appartenenti alla vastissima famiglia dei flavonoidi, i tannini, hanno
spiccate proprietà antinfiammatorie che agiscono principalmente
sull’apparato gastrointestinale. I tannini e le mucillagini contenuti nella
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buccia e nei semi sono in grado di riparare i danni ai tessuti provocati da
agenti lesivi esogeni e di proteggere le mucose gastriche ed intestinali.
Frutta secca e noci, questi alimenti sono particolarmente ricchi di acidi
grassi denominati Omega3. Questi giocano un ruolo molto importante
nella sintesi dell’acido arachidonico nelle membrane cellulari che, come
detto, è il precursore delle prostaglandine che agiscono nell’infiammazione
provocando dolore. Ne limitano l’accumulo e arginano la sintesi dei
leucotrieni, tuttavia quest’azione si svolge solo se l’alimentazione
comprende anche buoni fonti di acidi grassi Omega6 presenti soprattutto in
alcuni alimenti di origine animale come il pesce, altrimenti può sortire
effetti contrari. Il rapporto fra l’assunzione dei due acidi dovrebbe essere di
1 a 3 a favore degli Omega6.
Spezie con proprietà antinfiammatorie
Curcuma: nel rizoma della curcuma longa si trova una sostanza molto
interessante dal punto di vista fitoterapico: la curcumina, chiamata anche
Turmerico. Il suo utilizzo nella medicina tradizionale è documentato in
trattati di oltre 2000 anni fa. Viene utilizzato come conservante e
colorante naturale e possiede marcate proprietà antiossidanti e
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antinfiammatorie particolarmente indicate per la cura e la prevenzione di
disturbi legati all’apparato neurovegetativo, per le distorsioni muscolari e
persino per la caduta dei capelli. A livello scientifico la sua efficacia come
antinfiammatorio contro le malattie infettive è stata ampiamente dimostrata
perché è in grado di bloccare la sintesi della Cox-2 di diverse
chitochine proinfiammatrici. È un’ottima inibitrice delle trasformazioni e
proliferazioni cellulari e infine è in grado regolare l’attività di apoptosi
cellulare e quella antivirale dell’organismo.
Cannella: questa spezia delicatissima e dal sapore inconfondibile è ricca di
terpeni e composti fenolici. Si rivela molto utile per alleviare i disturbi legati
all’apparato digerente perché svolge un’azione protettiva sulle mucose
interne di stomaco e intestino. Oltre a possedere ottime proprietà digestive,
la cannella previene le infiammazioni e lenisce le ulcere all’intestino
derivate da un’alimentazione scorretta. Le sue qualità espettoranti,
antibatteriche e antinfiammatorie la rendono utile per alleviare le affezioni
respiratorie e le infiammazioni del cavo orale. Per i dolori reumatici,
nevralgie e artriti può essere impiegata sotto forma di olio essenziale per
massaggiare le zone doloranti. Infine è un ottimo detergente, ricostituente e
lenitivo per la pelle.
Zenzero. Di questa pianata si decantano svariate virtù: antidolorifico,
antipiretico antiemetico, antispasmodico, rinvigorente, tonico, antiossidante,
conservante, digestivo e carminativo. Tuttavia la sua azione
antinfiammatoria è piuttosto marcata soprattutto per quanto riguarda
l’apparato gastrointestinale e le articolazioni. La sua capacità
antiflogistica è superiore ad alcuni FANS comunemente utilizzati per
trattare i dolori articolari perché non solo blocca gli enzimi che
provocano la flogosi, ma svolge anche un’azione antiossidante che limita
l’ossidazione e l’acidificazione del liquido contenuto nelle articolazioni. Lo
zenzero migliora la mobilità, riduce il danno alle cartilagini e diminuisce il
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dolore causati dai disturbi osteoarticolari. Inoltre svolge un’azione
protettiva nei confronti delle mucose dello stomaco, prevenendo ulcere
e gastriti. Lo zenzero viene anche utilizzato per produrre colliri. La sua
capacità decongestionante è preziosa per la prevenzione e trattamento di
affezioni oculari provocate da agenti patogeni esterni come nel caso di
allergie e blefariti. L’unica vera controindicazione è per chi soffre di calcoli
biliari perché lo zenzero sollecita l’azione della cistifellea.
Piante e fiori con proprietà antinfiammatorie
Arnica: questo fiore delicato di colorazione gialla è utilizzato da secoli per
la cura di ferite, ecchimosi ed ematomi e per il trattamento di
distorsioni e traumi muscolari, artriti e disturbi della circolazione
sanguigna, inoltre agisce favorevolmente sull’azione del cuore,
permettendone una maggiore irrorazione sanguigna. È molto utilizzata
anche per i disturbi della pelle e per proteggere le mucose grazie alla sua
azione antinfiammatorie e antisettica. Per l’utilizzo esterno è consigliabile
assumerla sotto consiglio medico i quanto alcune sostanze tossiche
contenute nel fiore possono avere effetti negativi sul cuore. L’arnica è ricca
di tannini, flavoni, oli essenziali e sostanze amare che in sinergia
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svolgono attività antispasmodiche, antinfiammatrici, antisettiche,
vasodilatatrici e disinfettanti.
Malva: questo delicato fiorellino è ricchissimo di proprietà benefiche
antinfiammatorie ed emollienti. È particolarmente indicato per le
affezioni del cavo orale (mal di gola, catarro, laringiti, tonsilliti, tosse…) e le
infiammazioni dell’apparato gastrointestinale. Grazie alle mucillagini ad
azione antinfiammatoria e protettiva presenti in tutta la pianta, la malva
viene ampiamente impiegata anche in cosmesi per la preparazione di
creme lenitive, detergenti ed idratanti. Gli infusi sono particolarmente
indicati invece per il trattamento interno di infiammazioni acute e croniche,
ma anche come base per cataplasmi e impacchi per lenire stati infiammatori
esterni di diversa natura.
Calendula: ha proprietà antisettiche, antinfiammatorie e cicatrizzanti.
Inoltre è molto indicata per alleviare i dolori mestruali e regolarizzare il
ciclo quando questo fosse troppo abbondante e doloroso o scarso e
irregolare. La sua applicazione trova ampia diffusione nell’industria
cosmetica dove viene impiegata come rimedio antinfiammatorio, lenitivo,
emolliente e cicatrizzante per le affezioni della pelle (dermatiti, micosi,
herpes, eczemi, acne, piaghe, macchie della pelle, ascessi, geloni e ulcere). Si
può utilizzare sotto forma di infusi, cataplasmi, frizioni, oli essenziali ed
oleoliti. Il suo uso è sconsigliato in gravidanza, ma si rivela utile nei
trattamenti per i disturbi della menopausa.
Borragine: questa pianticella selvatica ha funzioni antiflogistiche,
decongestionanti, toniche, emollienti, lenitive e diuretiche grazie ad un
contenuto importante di tannini, mucillagini e resine. Il suo decotto è
utilissimo per combattere le infiammazioni dell’apparato respiratorio e
del cavo orale, tuttavia la sua funzione emolliente e protettrice si rivela utile
anche in caso di disturbi gastrointestinali come ulcere e intestino
infiammato. Inoltre, se aggiunto all’acqua del bagno svolge un’azione
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decongestionante e purificante sul sistema linfatico e circolatorio,
nonché sull’epidermide. Il suo utilizzo modesto non ha controindicazioni,
tuttavia contiene degli alcaloidi che possono avere effetti epatotossici.
Arpogofito: questa pianta di origine africana possiede proprietà
antinfiammatorie marcatissime oltre a quelle spasmolitiche e antidolorifiche
e si dimostra efficace nel trattamento di artrosi, tendiniti, periartriti,
sciatiche e dolori muscolari e articolari che colpiscono in particolar
modo schiena e arti. Anche in questo caso la sua azione benefica è
difficilmente imputabile ad una sola sostanza, tuttavia si sono isolati alcuni
composti come l’arpagoside, il B-sitosterolo e gli iridoidi che sono in
grado di inibire la trasformazione dell’acido arachidonico, diminuendo così
il dolore e la sintesi di agenti proinfiammatori. Inoltre l’arpagoside svolge
un’azione emolliente e protettrice delle mucose e dei tessuti.
CONCLUSIONE
Siamo giunti al termine di questa breve guida che non è nemmeno
lontanamente esaustiva su questo argomento. Il suo intento non vuole in
nessun modo sostituirsi a quello medico, ma solo indicare a chi ne avesse
voglia alcune soluzioni alternative prima di ricorrere all’assunzione di
farmaci sintetici. In ogni caso internet, le librerie e le biblioteche sono fonti
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ricchissime di informazioni per approfondire il tema della fitoterapia
naturale.
Per chi invece mastica un po’ di inglese e vuole indagare sulle ricerche
mediche condotte su alcune delle piante qui nominate, può visitare il
database di Pubmed.com, il più importante portale medico mondiale che
raccoglie ogni giorno decine di abstract e articoli sulle più recenti scoperte
in campo scientifico e liberamente consultabili dagli utenti.
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