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IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

Dott. Bruno Marsala

RESPONSABILE U.O. ASSISTENZA

INFORMAZIONE E FORMAZIONE

ASP 6 PALERMO

DEFINIZIONI

� SALUTE: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità

� VALUTAZIONE DEI RISCHI

� PERICOLO

� RISCHIO

� DANNO

� INTERFERENZA: contatto rischioso

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

DEFINIZIONIDEFINIZIONI

PERICOLO

la proprietà intrinseca di un agente , di un

fenomeno, di un evento

di poter produrre effetti nocivi;

RISCHIO:

la probabilità che si raggiunga il potenziale

nocivo nelle condizioni di utilizzazione o

esposizione.

ESEMPIESEMPI

PERICOLO ? � INEVITABILE!

RISCHIO ? � INACCETTABILE!

RISCHIORISCHIO

Quindi il rischio è un fattore che decresce in

funzione della applicazione di norme preventive di sicurezza applicate ad un

pericolo noto o presumibile..

MALATTIA PROFESSIONALE:

quella contratta nell’esercizio e a causa della lavorazione alla quale è adibito il lavoratore, che sia riconducibile eziologicamente ai rischi cui è esposto il lavoratore e la cui conseguenza sia una definitiva alterazione dell’organismo stesso comportante, a sua volta, una riduzione della capacitàlavorativa

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

DIFFERENZA TRA INFORTUNIO E MALATTIA PROFESSIONALE

� Nell’infortunio la causa lesiva (violenta) agisce in un periodo breve di tempo

� Nella malattia professionale la causa lesiva (subdola) agisce in maniera più diluita nel tempo…

� … e si manifesta dopo un certo periodo di tempo…

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

LATENZA

periodo che intercorre tra l’inizio dell’esposizione e l’insorgenza della malattia

Intossicazione da benzene:

infortunio, nel caso di inalazione massiva della

durata di pochi minuti;

malattia professionale, nel caso di inalazione

diluita e protratta nel tempo

LE FINALITÀ DEL DLGS N.81/08 E S.M.I.

� Prevenzione primaria: comprende il complesso delle disposizioni o misure necessarie, anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per eliminare o ridurre i rischi professionali

� Prevenzione secondaria: effettuata dal medico competente per la gestione del rischio residuo allorchésiano state correttamente adottate le misure di prevenzione primaria. Diagnosi precoce.

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

Prevenzione terziaria cioè la diagnosi e cura di una

malattia professionale conclamata.

In sostanza è il fallimento delle prime due e comporta:

�Adempimenti di tipo assicurativo ( denuncia all’INAIL)

�Accertamenti da parte dell’A.G. per l’individuazione dei soggetti responsabili (la M.P. configura delitto di lesione personale grave o gravissima)

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

PRINCIPALI CATEGORIE DI RISCHI

�RISCHIO FISICO

�RISCHIO CHIMICO

�RISCHIO BIOLOGICO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

��RISCHIO

FISICO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

2) ELETTRICO

3)RADIAZIONI

Termiche

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

RISCHIO CHIMICORISCHIO CHIMICO

AGENTI CHIMICIORGANICI ED INORGANICI

A) Acidi e Alcali

B) Sali

C) Solventi

D) Idrocarburi

E) Miscele dei precedenti

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

Solventi�Acqua

�Acetone

�Tetracloruro di carbonio

�Toluene

�Stirene

�benzene

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

�AcidiCloridrico

Solforico

Fluoridrico

Citrico

Tartarico

Malico

Salicilico

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

�Alcali

Idrossido di sodio (soda caustica)

idrossido di potassio (potassa caustica)

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

�Idrocarburi� Solidi o semisolidi:

costituenti dell'asfalto, del bitume,

cere paraffiniche, etc.

� Liquidi:

costituenti del petrolio (grezzo), benzene,

esano, ottano, etc.

� Gassosi: metano, propano, butano, ecc.

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

�Sali� I sali sono composti che si originano dalla

reazione di un idrossido con un acido

secondo l’equazione generica:

idrossido + acido → sale + acqua

� HCl + NaOH = NaCl → H2O + calore

Normativa in materia di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro

D.lgs. 9 aprile 2008 n. 81

D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81

TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

è formato da 306 articoli, suddivisi in

13 titoli + 51 allegati

Attori della sicurezza

� Datore di lavoro Art. 2 lettera b)

� Dirigente Chi dirige Art. 2 lettera d)

� Preposto Chi esegue Art. 2 lettera e)

� Lavoratore svolge attività lavorativa Art. 2 lettera a)

Tutte le figure coinvolte hanno obblighi e responsabilità civili e penali , anche se di

diverso tipo e a diversi livelli

SCHEMA RIASSUNTIVO DEI 13 TITOLI

� TITOLO I PRINCIPI COMUNI

� TITOLO II LUOGHI DI LAVORO

� TITOLO III USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI D. P . I.

� ITOLO IV CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI

� TITOLO V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

� TITOLO VI MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

� TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI

� TITOLO VIII AGENTI FISICI

�TITOLO IX SOSTANZE PERICOLOSE� TITOLO X ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

� TITOLO XI PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE

� TITOLO XII DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA PENALE

� TITOLO XIII NORME TRANSITORIE E FINALI

TITOLO IX:

SOSTANZE PERICOLOSE

Il Titolo IX del D.Lgs. n. 81/2008 è

suddiviso nei seguenti tre Capi:

� Capo I: Protezione da agenti chimici

� Capo II: Protezione da agenti cancerogeni

e mutageni

� Capo III: Protezione dai rischi connessi

all’esposizione ad amianto.

DEFINIZIONI Capo I D.Lvo 81/08PROTEZIONE DA AGENTI CHIMICI art.222

a) agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro miscugli, allo stato naturale o ottenuti,mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato

b) Agenti chimici pericolosi

agenti chimici classificati come SOSTANZE pericoloseai sensi del D. Lvo 3 febbraio 1997, n. 52 e s.m, nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto Decreto. Sono escluse le sostanze pericolose solo per l’ambiente;

Agenti pericolosi

(classificazione del DLgs 52/1997):

� 1) esplosivi

� 2) comburenti

� 3) estremamente infiammabili

� 4) infiammabili

� 5) facilmente infiammabili

Sostanze pericolose

per la loro azione diretta sull’uomo

6) tossici7) molto tossici8) nocivi9) Corrosivi

10) irritanti11) sensibilizzanti12) mutageni13)cancerogeni14) tossici per l’apparato riproduttore

Protezione da Agenti Chimici art.222

c )agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai numeri 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui èstato assegnato un valore limite di esposizione professionale ( VLEP )

Il VLEP per gli agenti chimici

E’ il limite della concentrazione media

ponderata nel tempo di un agente chimico

nell’aria all’interno della zona di respirazione

di un lavoratore, in relazione ad un

determinato periodo di riferimento

Il VLEP per gli agenti chimici

Semplificando, è la quantità massima di un

certo agente chimico, relazionata al tempo di

esposizione ed al gradiente di

concentrazione, ammissibile per un

lavoratore.

Sostanze cancerogene

Un cancerogeno è un agente che

determina l’insorgere di neoplasie.

Danneggia il DNA cellulare

trasformando le cellule normali in

cellule tumorali, caratterizzate da una

proliferazione incontrollata.

DEFINIZIONI Capo II D.Lvo 81/08PROTEZIONE DA AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI

a) agente cancerogeno:

1)una sostanza che risponde ai criteri relativi alla classificazione quali categorie cancerogene 1 o 2, stabiliti ai sensi del D.Lvo 3 febbraio 1997, n. 52, e s.m.;

2)un preparato contenente una o più sostanze di cui al numero 1), quando la concentrazione di una o piùdelle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ailimiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie cancerogene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai Decreti legislativi 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65 e successive modificazioni;

3)una sostanza, un preparato o un processo di cui all’ALL. XLII, nonché una sostanza od un preparato emessi durante un processo previsto dall’ALLEGATO XLII;

Sostanze mutagene

Un mutageno è un agente che determina

l’insorgere di mutazioni genetiche.

Tali mutazioni sono causate da una una

modificazione permanente di un frammento del

materiale genetico di un organismo (il DNA,

costituente dei cromosomi e portatore delle

informazioni genetiche).

DEFINIZIONI Capo II D.Lvo 81/08PROTEZIONE DA AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI

b) agente mutageno:1)una sostanza che risponde ai criteri relativi alla

classificazione nelle categorie mutagene 1 o 2, stabiliti dalD. L.vo 3 febbraio 1997, n. 52, e successive modificazioni;

2)un preparato contenente una o più sostanze di cui al punto 1), quando la concentrazione di una o piùdelle singole sostanze risponde ai requisiti relativi ai limiti di concentrazione per la classificazione di un preparato nelle categorie mutagene 1 o 2 in base ai criteri stabiliti dai D.l.vo 3 febbraio 1997, n. 52, e 14 marzo 2003, n. 65 e successive modificazioni;

c) valore limite: se non altrimenti specificato, il limite della concentrazione media, ponderata in funzione del tempo, di un agente cancerogeno o mutageno nell’aria, rilevabile entro la zona di respirazione di un lavoratore, in relazione ad un periodo di riferimento determinato stabilito nell’ALLEGATO XLIII.

CANCEROGENI E MUTAGENI

Mutageno o

cancerogeno

CONSEGUENZE 81/08

Il Rischio chimico per la salute

è collegato alle proprietà tossicologiche e

determina la probabilità di contrarre una

malattia professionale

Il Rischio chimico per la sicurezzaè collegato alle proprietà Chimico/fisiche e

determina la probabilità di incorrere in un

infortunio

Datore di Lavoro e Valutazione dei rischiArt. 223 D.L.vo 81/08

La valutazione dei rischi da agenti chimici

pericolosi deve identificare e distinguere gli

agenti chimici che possono costituire fattori di

rischio per i lavoratori tenendo conto delle

loro proprietà intrinseche ed al potenziale

pericolo all’atto della normale manipolazione

e/o utilizzazione

Normativa Statale

D.L.vo 52/97

Dir. 67/548/CEE (Sostanze Pericolose)

D.L.vo 65/2003Dir. 1999/45/CE (Preparati Pericolosi)

STRUTTURAZIONE REACH

� Registration delle sostanze prodotte o

importate in quantità> a 1 t/a

� Evaluation di tutte le sostanze

� Autorization for CHemicals (“sostanze

estremamente problematiche “ che destano

preoccupazioni )SVHC -> very high concern

(CMR PBT vPvB) Perturb.Endoc.

� Restrizioni delle sostanze esistenti

ECHA

Viene istituita L’ECHA

Agenzia Europea

delle Sostanze Chimiche

L’ ECHA ha sede ad HELSINKI

Regolamento Reach CE n. 1907/2006

Prevede che: Dal 1° dicembre 2008

� Nessuna sostanza chimica potrà essere

- prodotta

- importata

- immessa sul mercato se prima non sarà

sottoposta a REGISTRAZIONENO data No market art. 5 Reach

Regolamento Reach CE n. 1907/2006Regolamento Reach CE n. 1907/2006

� Nasce dalla necessità di riorganizzare la gestione delle sostanze chimiche

� Di supplire alla mancanza di informazioni sui rischi e pericoli delle sostanze e dei preparati chimici circolanti sul mercato Europeo

� Ha lo scopo principale di assicurare un elevato grado di protezione della salute umana e dell’ambiente

Regolamento CLP (x S e M p)Regolamento CLP (x S e M p)

Regolamento CE n. 1272/2008

( Classificazion Labelling e Packaging )

in vigore dal 20 gennaio 2009

modifica ed integra il Regolamento REACH

CLP e Classi di pericolo

Il Regolamento CLP individua in modo puntuale le classi di pericolo per gli agenti chimici

pericolosi distinguendo i

� pericoli per la sicurezza,

legati alle proprietà chimico-fisiche,

� pericoli per la salute connessi alle proprietà tossicologiche a

breve e medio termine ed alle proprietà

tossicologiche a lungo termine.

CLP - Definizione

E’ considerata pericolosa una sostanza

o una miscela che corrisponde ai criteri

relativi ai pericoli: fisici, per la salute per

l’ambiente e lo strato di ozono definiti nel CLP

ed è classificata nelle rispettive classi di

pericolo

Regolamento CLP- Classificazione

I pericoli sono individuati con la lettera

HIniziale della parola inglese « Hazard»

Regolamento CLP- Classificazione

� PERICOLI FISICI H200

� PERICOLI per la SALUTE H300

� PERICOLI per l’ AMBIENTE H400

� PERICOLI per lo Strato di Ozono H500

PERICOLI FISICI: 16 CLASSIH200

� Esplosivi

� Gas infiammabili

� Aerosol infiammabili

� Gas comburenti

� Gas sotto pressione

� Liquidi infiammabili

� Solidi infiammabili

� Sostanze e Miscele autoreattive

� Liquidi piroforici

� Solidi piroforici

� Sostanze e miscele autoriscaldanti

� Sostanze e miscele che, a contatto con H2O, sviluppano gas infiammabili

� Liquidi comburenti

� Solidi comburenti

� Perossidi organici

� Sostanze o miscele corrosive per i metalli

PERICOLI X LA SALUTE: 10 CLASSI H 300

� Tossicità acuta

� Corrosione/Irritazione della pelle

� Gravi lesioni oculari/ Irritazione oculare

� Sensibilizzazione delle vie respiratorie o della pelle

� Tossicità x la riproduzione

� Tossicità specifica x gli organi bersaglio –esposizione singola

� Tossicità specifica x gli organi bersaglio –esposizione ripetuta

� Pericolo in caso di aspirazione

� Mutagenicità di Categoria 2 sulle cellule germinali ( H 341 )

� Cancerogenicità di Categoria 2 ( H 351 )

Classificazione

Esplosivi Esplosivi

Instabili

H 200

Divisione

1.1

H 201

Divisione

1.2

H 202

Divisione

1.3

H 203

Divisione

1.4

H 204

Divisione

1.5

H 205

Divisione

1.6

Gas Infiammabili

Cat. 1

H220

Cat. 2

H 221

Aerosol infiammabili

Cat. 1-2

H 222

Cat. 2

H 223

Gas

Comburenti

Cat. 1

H 270

Gas Sotto Pressione

( gruppo)

Gas sotto pressione

H 280

Gas

Compresso

H280

Gas Liquefatto

Refrigerato

H 281

Gas

Liquefatto

H280

Liquidi Infiammabili

Cat. 1

H 224

Cat. 2

H 225

Cat. 3

H 226

Solidi Infiammabili

Cat. 1 H 228 Cat. 2 H 228

Sostanze e Miscele

Autorettive

Tipo A

H 240

Tipo B

H 241

Tipo C D

H 242

Tipo E F

H 242

Tipo G

PERICOLI FISICI : Classi e categorie + H

Liquidi PirofosforiciCat. 1 H250

Solidi Pirofosforici Cat. 1 H250

Sostanze e

Miscele

Autoriscaldanti

Cat. 1 H251 Cat. 2 H252

S e Miscele che a contatto con H2O Sviluppano Gas Infiammabili

Cat. 1 H260 Cat. 2 H261

Cat. 3 H261

Liquidi Comburenti Cat. 1 H271 Cat. 2 H272

Cat. 3 H272

Solidi Comburenti Cat. 1 H271 Cat. 2 H272

Cat. 3 H272

Perossidi OrganiciTipo A H240

Tipo B H241

Tipo C H242 Tipo E

H242

Tipo F H242

Tipo G

Sostanze o miscele corrosive x i metalli

Cat. 1

H290

PERICOLI FISICI : Classi e categorie + H

classificazione

Tossicità AcutaCat. 1 via os H 300

via cut H 310

via inal H 330

Cat. 2 via os H 300

via cut H 310

via inal H 330

Cat. 3via os H 301

via cut H 311

Via inal H 331

Cat. 4via os H 302

cut H 312

Inal H 332

Corrosione/

irritazione

della Pelle

Cat. 1 Corr. Pelle

sotto Cat. 1A, 1B, 1C

H 314

Cat. 2 irrit. Pelle

H 315

Gravi Lesioni Oculari / Irritazioni

Oculari

Cat. 1 eff. irr. Su occhi

H 318

Cat. 2 eff. rev. Su occhi

H 319

Sensibilizzante delle

Vie Respiratorie

o della Pelle

Cat. 1 sen. vie resp.

a , b H 334

Cat. 1 sen. vie pelle.

i, ii H 317

Mutagenicità sulle Cellule Germinali

Cat. 1 A - 1 BH 340

Cat. 2H 341

PERICOLI X LA SALUTE Classi e categorie + H

Cancerogenicità Cat. 1 A – 1 B

H 350

Cat. 2

H 351

Tossicità per la Riproduzione

Cat. 1 A – 1 B

H 360

Cat. 2

H 361

Cat . suppl. tare

Avente effetti su o

Attraverso allatt.

H362

Tossicità

Specifica x Organi Bersaglio

( esposiz. Singola )

Cat. 1 H 370 Cat. 2 H 371 Cat. 3

vie resp. H 335

narcosi H 336

Tossicità Specifica xOrgani Bersaglio (esposiz. Ripetuta)

Cat. 1 H 372 Cat. 2 H 373

Pericolo in Caso

di Aspirazione

Cat. 1 H 304

Cambiamenti Direttive e Regolamento CLP

� Classi di Pericolo:

� aumentano ( da 5 a 16 )

� suddivise in Divisioni o Categorie

� Criteri di classificazione parzialmente differenti

� Frasi di Rischio (R)�indicazioni di pericolo

(H)

� Consigli di prudenza (S)� frasi di prudenza (P)

� Criteri diversi x alcune classi/categorie di pericolo su

salute

FRASI DI PRUDENZA (P)

� P 101---- di carattere generale

� P 201---- Prevenzione

� P 301---- Reazione

� P 401---- Conservazione

� P 501---- Smaltimento

CLPAd ogni agente chimico pericoloso devono

essere assegnati:

� 1 o + PITTOGRAMI

� 1 o + classi di PERICOLO (fisici e/o x la salute)

� 1 CATEGORIA che indica la gravità del

pericolo (connesso ad H )

� 1 o + INDICAZIONI di pericolo (H) 200, 300, 400

CLP - Pittogrammi

� 9 pittogrammi a forma di rombo

� Fondo bianco

� Bordo rosso

� Simbolo nero

VECCHI E NUOVI PITTOGRAMMI

Valutazione del rischio

Per ciascuna S o M presente negli ambienti di lavoro devono essere note, tra le altre ,informazioni :

� La composizione chimica

� Le caratteristiche chimico-fisiche

� Le caratteristiche di sicurezza nell’utilizzo, nella manipolazione e nello stoccaggio

si ricavano dalla SDS, prevista dall’art. 31 del Reg. REACH modificato dal Reg. SDS 453/10

Rischio Chimico – SDS - Reach

Scheda di Sicurezza

E’ lo strumento piu’ completo

per ricavare e trasferire

informazioni di pericolosità

per Sostanze e Miscele

SCHEDA DI SICUREZZAStrumento di comunicazione ed informazione

� la SCHEDA DI SICUREZZA, disciplinata dal

Reg. 453/10, (che aggiorna l’All. II del Reg.

REACH ) con l’attuale struttura a 16 sezioni

trasmessa dal fornitore al destinatario dà tra

l’altro:

� Informazioni sui pericoli ( Sez. 2, 3, 9,11,12 )

� Misure di precauzione e manipolazione (Sez. 7 )

� Misure sulla gestione del rischio ( Sez. 8 )

La SDS deve

� Essere compilata in lingua italiana

� Recare normativa di riferimento (Reach - 453 – 99 )

� Recare data di compilazione su prima pagina

� Numerazione progressiva ( del tipo 1/10 )

� Essere fornita gratuitamente su carta o in forma elettronica entro la data di fornitura della S o M

� Data e n di revisione

� Non deve contenere sottosezioni prive di testo

SEZ.: 1

1. 1

1. 2

1. 3

1.4

IDENTIFICAZIONE DELLA SOSTANZA O DELLA MISCELA E DELLA SOCIETÀ/IMPRESA

identificatore del prodotto ( informazioni sull’etichetta)

usi pertinenti identificati della sostanza o miscela e usi sconsigliati

informazioni sul fornitore della SDS (

numero telefonico di emergenza

SEZ.: 22. 1

2. 2

2. 3

IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLIclassificazione della S (CLP + Dir 67/548) o della M (Dir 99/45)

elementi dell’etichetta (pittogrammi di peric., avvertenze, indicazioni di peric. e

consigli di p.)

altri pericoli ( se soddisfa i criteri PBT o vPvB e altri pericoli)

SEZ.: 3

3. 1

3. 2

3.2. 1

3.2. 2

3.2. 3

3.2. 4

COMPOSIZIONE/INFORMAZIONI SUGLI INGREDIENTI ( IDENTITÀCHIMICA )sostanze ( identità chimica compresi stabilizzanti e impurezze)

miscele ( identità chimica compresi stabilizzanti e impurezze

X class. Relativa a S o M � limiti di concentrazione

Limiti comunitari di esposizione nei luoghi di lavoro.

Classificazione

Nome S o M e n. di registrazione

SEZ.: 4

3 s

MISURE DI PRIMO SOCCORSO(descrizione prime cure in modo comprensibile)

dare/non dare da bere

latte, acqua bevande alcolicheprovocare/non provocare

il vomito.somministrare «per sentito»

farmaci, rimedi, antidoti

SEZ.: 53 s

MISURE ANTINCENDIO ( incendi causati dalla S/M o nelle loro vicinanze )

SEZ.: 66 s+ .4 ss

MISURE IN CASO DI RILASCIO ACCIDENTALE ( raccomandazioni in caso

di fuoriuscita e relative pratiche da adottare)

SEZ.: 7

7. 1

7.1. 1

7.1. 2

7. 2

7. 3

MANIPOLAZIONE E IMMAGAZZINAMENTO ( raccomandazioni su pratiche

di manipolazione e precauz. X usi identificati >> sott.sez. 1.2)

precauzione per la manipolazione sicura

( fornire raccomandazioni su: manipolazione x misure contenimento, prevenzione

degli incendi, formazione di aerosol e polveri )

( si forniscono informazioni generiche di igiene professionale)

condizioni x l’immagazzinamento sicuro, comprese eventuali compatibilità;

( coerenza con proprietà chi./fis. della Sez. 9. Raccomandazioni su stoccaggio es.

atmosfere esplosive, S/M incompatibili, pe icr.di infiammab., sostanze evaporanti. -

contenimento degli effetti es. umidità, temperatura, pressione ambientale ecc)

usi finali specifici ( si fa riferimento agli usi identificati > sotto S. 1.2 )

SEZ.: 8

8.1

8.1. 1

8.1.1. 1

8.1.1. 2

8.1.1. 3

8.1.1. 4

8.1.1. 5

8.1. 2

8.1. 3

8.1. 4

8.1. 5

8. 2

8.2. 1

8.2. 2

8.2.2. 1

8.2.2. 2

8.2. 3

CONTROLLO DELL’ESPOSIZIONE /PROTEZIONE INDIVIDUALE ( questa

Sezione elenca i VL di espos. Prof. e le necessarie misure di gestione dei rischi)

parametri di controllo

( elenca i VL di esp. Prof. nazio, se disponibili, x S o x ciascuna S costituente la M. Và indicata

l’identità chimica di cui alla Sez. 3 )

( VL esp. prof. nazio. corrispondenti ai comunitari Dir 98/24 )

( VL esp. prof. nazio. corrispondenti ai comunitari Dir 2004/37 )

( eventuali altri VL di espos. prof. nazionali )

( VL biologici )

(eventuali altri VL biologici )

( informazioni su procedure di monitoraggio raccomandate )

( se formazione di contaminanti atmosf., : elencare VL esp.prof. applicabili x S o M )

( quando prevista RSC o DNEL nella Sez 1.4, o disponibile PNEC Sez. 3.3, : si forniscono i

pertinenti DNEL e le PNEC x la sostanza e in relazione agli scenari di esposizione di cui alla RSC

contenuti in allegato alla SDS)

( fornire informazioni chiare x una efficace gestione dei rischi )

controlli dell’esposizione ( fornire informaz. delle seguenti sotto Sez. oppure S.E. allegato a SDS

con tali informazioni. Se omesso test della Sezione 3 dell’All.XI, deve indicare a giustificazione le

condizioni d’uso specifiche da lui rispettate. Se intermedio isolato9..))

controlli tecnici idonei ( descrizione di idonee misure di controllo all’esposizione da riferirsi agli usi

identificati della S o M di cui alla sotto Sez. 1.2. Le informazioni devono essere tali da consentire al

D.di L. la VDR connessi alla S o M) >( comple le ind. della S. 7)

Misure di Protezione Individuale quali DPI

( le informazioni su DPI devono essere coerenti con le buone pratiche di igiene .Si rimandi alla Sez.

5 x raccomandazioni su specifici DPI x S o M chimiche ed incendio

( protezione DPI idoneo; specificare chiaramente x occhi/viso, protezione pelle> mani altro,

protezione respiratoria, pericoli termici. Rivedere)

Controlli Dell’esposizione Ambientale ( informazioni x D .di L. su misure di protezione ambiente. Se

RSC >fornire sintesi su gestione rischio x S.E. indicati nell’ allegato a SDS)

SEZ.: 9

2 s

PROPRIETÀ FISICHE E CHIMICHE( descrive i dati empirici di S o M se pertinenti;

informazioni in coerenza con dati di Registrazione e/o RSC se prescritte, e con

classificazione della S o M)

SEZ.: 10

6 s

STABILITÀ E REATTIVITÀ (descrizione della STABILITA’ della S o M e

indicazione di POSSIBILI REAZIONI pericolose in determinate condizioni di uso e in

caso di rilascio nell’ambiente ))

SEZ.: 11

3 s + 12 ss +sss

INFORMAZIONI TOSSICOLOGICHE (x pers. Medico, salute- sicurezza Lavoro e

tossicologi: fornire breve descrizione su effetti tossicologici, metabolismo e distribuzione.

Dette informazion in conformità con Registrazione/RSC quando9..e con

Classificazione).

SEZ.: 126 s

INFORMAZIONI ECOLOGICHE ( contiene informazioni utili x val.’impatto

ambientale da riportate su Registrazione, RSC, e Classificazione )

SEZ.: 131 s

CONSIDERAZIONI SULLO SMALTIMENTO ( informare sulla corretta gestione

dei rifiuti della S o M e/o dei loro contenitori. Informazioni pertinenti x sicurezza degli

addetti ai rifiuti. Tali informazioni completano la Sez. 8 )

SEZ.: 14

2 s

INFORMAZIONI SUL TRASPORTO ( dare informazioni di base x

trasporto/spedizione di S o M su : strada, ferrovia vie navigabili o aerea. Specificare il

xchè se le informaz non sono disponibili )x il resto vedere su norma

SEZ.: 15 INFORMAZIONI SULLA REGOLAMENTAZIONE ( altre informazioni sulla

regolamentazione della S o M)

Norme e legislazione su salute, sicurezza e ambiente specifiche per la sostanza o la

miscela ( informare su prescrizioni comunitarie x sicurezza, salute e ambiente es. cat.

Severo. Indicare se la S o M è oggetto di specifiche prescrizione es. autorizzazioni tit. VII

o restrizioni.. )

Valutazione sulla sicurezza chimica ( Indicare x S o M il FORNITORE che ha effettuato

la valutazione sulla Sicurezza Chimica)

SEZ.: 16 ALTRE INFORMAZIONI ( la presente sezione descrive le informazioni pertinenti x la

compilazione della SDS, oltre a informazioni non fornite nelle Sez da 1 a 15

compresa la revisione.

1. Se la SDS è stata revisionata: indicare chiaramente dove sono state apportate le

modifiche se non riportate in altre Sez.

2. spiegare acronimi e legende

3. rifer. Bibliografici e le fonti dei dati

4. x miscele: segnalare metodo di valutazione impiegato ( x inform. art 9 CLP ), ai fini

della classificazione

5. x protezione adeguata su salute e ambiente� formazione adeguata x lavoratori

6. il fornitore di M può includere la classificazione nella presente sezione se� ( art 31

par 10 )sceglie di identificare e comunicare la classificazione CLP in anticipo al

1/06/2015 o adotta il CLP x Class./Etich./Imballaggio

Obbligo del Datore di Lavoro

La ricaduta dei regolamenti europei sulla

valutazione del rischio chimico ( Tit. IX )

comporta x il D. di L. l’obbligo di rivedere la

valutazione del rischio (DVR) alla luce della

nuova classificazione, etichettatura e nuove

SDS per gli agenti chimici pericolosi

cancerogeni e mutageni al fine di garantire la

tutela della salute e della sicurezza dei

lavoratori.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

� Attività lavorative con uso deliberato di agenti PERICOLOSI

� Attività con potenziale esposizione ad agenti PERICOLOSI

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

81/08

DVR

STRUTTURAZIONE REACH

� Registration delle sostanze prodotte o

importate in quantità> a 1 t/a

� Evaluation di tutte le sostanze

� Autorization for CHemicals (“sostanze

estremamente problematiche “ che destano

preoccupazioni )

� Restrizioni delle sostanze esistenti

Il disastro di Bhopal è avvenuto il 3 dicembre 1984 nella città Indiana di

Bophal a causa della fuoriuscita di 40 tonnellate di diisocianato di

metile (MIC), dallo stabilimento della Union Carbide India

Limited, specializzata nella produzione di fitofarmaci, anni prima

dismesso. Il governo Indiano ha confermato un totale di 3.787 morti

direttamente correlate all'evento, ed altre 15.000 vittime uccise in poco

tempo. Ancora nel 2006, nelle zone interessate dalla fuoriuscita del gas il

tasso di morbilità era 2,4 volte più alto della media nazionale.

Il MIC era un prodotto intermedio nella produzione dell'insetticida carbaryl

(nome commerciale Sevin) fonti non controllate indicano che era anche un

intermedio di processo per agenti nervini destinati ad uso bellico e prodotti

da paesi terzi in altri stabilimenti.

(trattati di Ginevra del 1925 sull’uso delle armi chimiche)

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

� Danno da esposizione a sostanze chimiche

� Vie di accesso

Ingestione

Inalazione

Congiuntivale

Cutanea

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

Principi generali di Prevenzione

• Eliminazione del rischio• Riduzione del rischio alla fonte• Prevenzione integrata

(misure tecniche, produttive e organizzative)• Sostituzione del pericoloso con il meno o il

non pericoloso• Rispetto dei principi ergonomici• Priorità delle misure di protezione collettiva• Limitazione al minimo del numero degli

esposti• Uso limitato di agenti chimici, fisici, biologici• Controllo sanitario dei lavoratori in funzione

dei rischi, ecc.

Dispositivi di Protezione Individuali

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

� Scarpe di sicurezza

� Casco

� Occhiali di protezione

� Guanti

� Cuffie

� Grembiuli

� Maschere

� Le norme di sicurezza ed igiene del lavoro attualmente in vigore in

Italia, ed in particolar modo il D.Lgs. 81/2008, prevedono un

organizzazione della sicurezza che privilegi sempre le misure di prevenzione e protezione collettiva e l’eliminazione alla fonte di qualunque tipo di inquinante sia presente nell’ambiente di lavoro.

� L’utilizzo di un Dispositivo di Protezione Individuale è quindi sempre

subordinato alla corretta verifica dell’avvenuta attuazione di tutti i

possibili accorgimenti tecnici e organizzativi per la limitazione o

eliminazione dei fattori di rischio.

� I DPI debbono essere usati quando i rischi non possono essere evitati

o ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione

collettiva o metodi di riorganizzazione del lavoro.

� Peraltro, destinatari di tali obblighi non sono più soltanto i lavoratori

subordinati o ad essi equiparati ma anche lavoratori autonomi (art.

2222 del c.c.), componenti l’impresa familiare (art. 230-bis del c.c.),

piccoli imprenditori (art. 2083 del c.c.), soci di società semplici agricole,

lavoratori a domicilio.

art 75 ( obbligo di uso)

DEFINIZIONE

�“Si intende per dispositivo di protezione individuale qualsiasiattrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo

scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la

sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o

accessorio destinato a tale scopo” (Art. 74 del D.Lgs 81/07)

�Essi sono “ I prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona

che l’indossi, o comunque li porti con sé, da rischi per la salute e la

sicurezza” (Art. 1 c.2 D.Lgs 475/92)

Gianbecchina, il mietitore, 1979.

Ora, poiché l’art 76 del Dlgs 81/2008 stabilisce che i DPI devono essere

conformi al Dlgs 475/92 e sue successive modificazioni (Dlgs 10 del

2.1.1997) ,ai fini della corretta applicazione della norma il datore di lavoro ,

all’atto dell’acquisto effettuato dopo il 30.6.1995, deve verificare che vi sia

disponibile la documentazione prevista e costituita da :

�1) Dichiarazione di conformità da parte del produttore (I categoria)

�2) Marcatura CE (II e III cat)

�3) Nota informativa rilasciata dal produttore

MARCATURA CE

Due direttive europee regolano le destinazioni d'uso e la progettazione

(obblighi del produttore) dei DPI. I livelli di qualità e di sicurezza dei DPI

dovranno essere certificati conformi ai requisiti essenziali di igiene e di

sicurezza. Al fine di armonizzare le normative dei paesi della comunità

Economica Europea in materia di salute e di sicurezza delle persone, sono

state adottate due direttive europee relative ai DPI, Dispositivi di

Protezione Individuale.

�la direttiva europea 89/656 del 30/11/1989 recepita mediante il D.L. 626

del 19/9/1994, relativa dell'uso dei D.P.I.

�la direttiva europea 89/686 del 29/12/1989 recepita mediante il D.L. 475

del 4/12/1992, relativa alla progettazione dei D.P.I.

CATEGORIA DPI CERTIFICAZIONE

1° categoria DPI di progettazione semplice destinati a salvaguardare da rischi di danni fisici di lieve entità. Nel progetto deve presupporsi che la persona che usa il DPI abbia la possibilità di valutarne l'efficacia e di percepire, prima di riceverne pregiudizio, la progressiva verificazione di effetti lesivi.

Dichiarazione di conformitàCE da parte del costruttore.

2° categoria DPI che non rientrano nelle altre due. Conformità CE e attestato di certificazione CE

rilasciato dall’organo notificante.

3° categoria DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesione gravi e di carattere permanente. Nel progetto deve presupporsi che la persona che usa il DPI non abbia la possibilità di percepire tempestivamente la verificazione istantanea di effetti lesivi.

Certificati come sopra + sottoposti a sistemi di

controllo della produzione+ ISTRUZIONI D’USO

La norma italiana con il D.L. 475, sancisce

il principio secondo il quale è proibito produrre,

vendere o noleggiare dispositivi,

apparecchiature o prodotti di protezione personale

dei lavoratori non idonei a garantire

i lavoratori stessi contro i pericoli di

qualsiasi natura ai quali essi risultino esposti.

Viene così fissato il principio di garantire la

protezione individuale dei lavoratori e si denuncia

il pericolo di una falsa sicurezza derivante

dalla scelta di un'apparecchiatura inadeguata

NOTA INFORMATIVA DEL FABBRICANTE� Obbligatoriamente preparata e rilasciata dal fabbricante deve

contenere,oltre al nome ed indirizzo del fabbricante o del suo mandatario nella Comunità Europea,le istruzioni relative al deposito,all’impiego,alla pulizia,alla 6

� manutenzione, revisione e disinfezione indicate dal fabbricante, le prestazioni ottenute agli esami tecnici effettuati per verificare livelli e classi di protezione, gli accessori utilizzabili con i DPI e le caratteristiche dei pezzi di ricambi appropriati, le classi di protezioni adeguate ai diversi livelli di rischio ed i corrispondenti limiti di utilizzazione, le date ed il termine di scadenza dei DPI o di alcuni dei loro componenti, il tipo di imballaggio per il trasporto, i riferimenti alle direttive applicate, se del caso, e il significato della marcatura, se esiste, il nome, indirizzo e numero di identificazione degli organismi notificati che intervengono in fase di certificazione del DPI;

La nota, che deve essere redatta in modo comprensibile e nella lingua ufficiale dello Stato membro destinatario, deve costituire un argomento oggetto dell’addestramento dei dipendenti che devono conoscerla. Nella stessa nota informativa devono esservi requisiti addizionali

� per i DPI soggetti ad invecchiamento : qualsiasi dato utile ai fini della determinazione di un termine di scadenza ragionevolmente praticabile in relazione alla qualità del modello ed alle condizioni effettive di deposito, di impiego, di pulizia, di revisione, di manutenzione

� per i DPI di III categoria per interventi in situazioni estremamente pericolose :informazioni destinate all’uso di persone competenti, addestrate e qualificate per interpretarle e farle applicare all’utilizzatore ,procedure da seguire per verificare sull’utilizzatore che indossa il DPI che esso sia debitamente regolato e pronto per l’uso

� per i DPI contro le cadute dall’alto caratteristiche necessarie per il punto di ancoraggio sicuro nonché al tirante d’aria minimo necessario al di sotto dell’utilizzatore ,modo adeguato di indossare il dispositivo di presa del corpo e di raccordare il sistema di collegamento al punto di ancoraggio sicuro

� per i DPI per la prevenzione contro il calore ed il fuoco qualsiasi dato utile ai fini della determinazione della durata massima ammissibile dell’esposizione dell’utilizzatore al calore trasmesso attraverso i DPI utilizzati

� per i DPI per la protezione contro il freddo e per interventi di breve

� Durata in ambienti freddi qualsiasi dato utile ai fini della determinazione della durata massima ammissibile dell’esposizione dell’utilizzatore al freddo trasmesso attraverso i DPI

� per i DPI contro gli shock elettrici : per attività o interventi su impianti elettrici sotto tensione o che possono essere sotto tensione: indicazioni d’uso esclusivo dei DPI e natura e frequenza delle prove dielettriche alle quali devono essere assoggettati durante il loro “periodo di vita”

� per i DPI contro le radiazioni non ionizzanti : curva di trasmissione per permettere la scelta del DPI più appropriato in funzione dei fattori inerenti alle condizioni effettive di impiego,.

� per i DPI contro le sostanze pericolose (apparecchi filtranti diprotezione respiratoria) :data limite di deposito in magazzino del filtro nuovo ,

� per i DPI contro gli agenti infettivi per contatto oculare o epidermico : descrizione particolareggiata delle prove convenzionali , significato eventuale dei codici delle sostanze utilizzate per le prove, qualsiasi dato utile alla determinazione della durata massima di impiego del DPI nelle diverse condizioni prevedibili alle condizioni effettive d i impiego

Manipolazione prodotti acidi, alcalini,disinfettanti, detergenti corrosivi

EN 374

I D.P.I delle vie respiratorie

I D.P.I. vie respiratorie

Proteggere l’apparato

respiratorio dagli inquinanti

presenti nell’aria.

Proteggere l’apparato

respiratorio da insufficienza di O2

Una semplice classificazione

Filtranti

Isolanti

USO DELL’ ”AGENT ORANGE” IN VIETNAM

una miscela di due erbicidi il DFA ed il TFA

(acido 2,4 dicloro e 2,4,5 tricloro

fenossiacetico) sviluppati negli anni 40 ed

usati comunemente in agricoltura fino alla

fine degli anni 50, abbandonato nel 1971

ancora oggi si trovano sue tracce nel legno e

continua ad entrare nella catena alimentare

I D.P.I. vie respiratorie

� Allegato VIII D.Lgs 81/2008

Apparecchi antipolvere, antigas econtro polveri radioattive

Apparecchi isolanti a presa d’aria

Apparecchi respiratori con maschera

per saldatura amovibile

Apparecchi e attrezzature per

sommozzatori

Scafandri per sommozzatori

I D.P.I delle vie respiratorieGli APVR

Apparecchi di protezione per le Vie Respiratorie

Gli APVR sono Dispositivi di

Protezione Individuale di

categoria III atti a proteggere il

lavoratore dalle sostanze tossiche

e nocive presenti in

concentrazioni pericolose

nell’ambiente lavorativo

circostante

I D.P.I delle vie respiratoriecome sceglierli

Elevati livelli di protezione

respiratoria

Rispondere a criteri di

ergonomia

Tenuta facciale

Innocui leggeri e solidi

Compatibili con altri D.P.I.

I D.P.I delle vie respiratorieGli APVR – Apparecchi per le Vie Respiratorie

I D.P.I delle vie respiratorie

Gli APVR – Apparecchi per le Vie

Respiratorie

Dispositivi isolanti

Concentrazione di O2<17%

Si lavora con gas con scarse

proprietà di avvertimento

Natura contaminante non nota

Pericolo anche per brevi

esposizioni

I D.P.I delle vie respiratorieGli APVR – Apparecchi per le Vie Respiratorie

Il codice di identificazione a colori

B grigio gas e vapori inorganici

A marrone gas e vapori organici

� E giallo anidride solforosa

K verde ammoniaca e derivati

Bianco polveri

aA/P Marrone bianco aerosol e polveri

� 1 basso coefficiente di protezione

� 2 medio coefficiente di protezione

� 3 alto coefficiente di protezione

Una precisazione

Il flusso di aria che per arrivare ai polmoni deve

attraversare un filtro incontra in esso una

resistenza al passaggio direttamente

proporzionale alla capacità filtrante: da tale

fenomeno discendono due conseguenze.

� 1) la fatica respiratoria

� 2) gli shunt

La fatica respiratoria è responsabile di alcuni disturbi fisici che possono simulare

o mascherare gli effetti del reale assorbimento di una sostanza tossica:

cefalea, vertigini, stordimento disturbi visivi

Gli shunt sono costituiti da microflussi paralleli al flusso che attraversa il filtro ed avvengono tramite imperfetta tenuta dai

raccordi, dai tubi o dal visore ma soprattutto dall’interfaccia maschera/viso: sono

inevitabili ma devono restare limitati a quote ben al di sotto di quelle percettibili

olfattivamente

AMBIENTE ESTERNOINTERNO DELLA

MASCHERA

SHUNT DELLE

TUBATURE

VALVOLE E

RACCORDI

SHUNT

INTERFACCIA

MASCHERA VISO

FLUSSO

PRINCIPALE

FILTRATO

GASINALATO

Rischio è elevato quando si usano sostanze

con scarse proprietà di avvertimento sicchè

l’uso di maschere integrali è assolutamente

indispensabile ed la loro corretta manutenzione

e riparazione sono elementi di criticità.

Manutenzione dei DPI

La norma UNI 10720 indica che, per tutti i dispositivi che necessitano di manutenzione, deve essere tenuto un apposito registro relativo all’immagazzinamento ed alla manutenzione. E’ opportuno che il sistema di manutenzione sia codificato nel DVR attraverso la predisposizione di un programma che comprenda(sulla base della nota informativa del fabbricante):

L’ispezione per l’accertamento di eventuali difetti

La pulizia e la disinfezione

La manutenzione generale

La documentazione delle attività e il mantenimento della

documentazione

L’immagazzinamento.

I fattori umani: cause favorenti (?)G. Mosconi et Al., 2008

Condizioni fisiche: malattia, fatica, difetti uditivi, visivi e disabilitàCondizioni psichiche: riduzione del tempi di reazione, disattenzione, scarsa stabilità emotiva, paura,scorretta percezione e valutazione del rischioStile e abitudini di vita: alcol, stupefacenti, fumo, alimentazione (sovrappeso) farmaci.

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

I SEGNI CLINICI DELL’INTOSSICAZIONE

DIPENDONO DAL TIPO DI SOSTANZA USATA

�DIFFICOLTA’ DELL’ ACCOMODAMENTO VISIVO SPECIE DA VICINO

�DIPLOPIA

�VERTIGINE

�SECCHEZZA MUCOSE

�CEFALEA

�NAUSEA E VOMITO

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

L’immaginazione è più importante della conoscenza

IGIENE E SICUREZZA SUL LAVORO

Ngrazie per l’attenzioneN