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ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “V.DANDOLO” SEDE
COORDINATA DI LONATO DEL GARDA SETTORE SERVIZI PER
L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE
Il cavallo
MATTEO TRAININI
ANNO SCOLASTICO 2013/2014
CLASSE 5°M
Indice
Prefazione
1. Storia del cavallo e utilizzo nella storia
2. Anatomia e Fisiologia del cavallo
3. Mantelli
4. Agricoltura
4.1. Il lavoro nei boschi
4.2. Il cavallo mandriano
4.3. Tiro leggero e agricoltura
4.4. Tiro pesante e agricoltura
5. Maniscalco e Ferratura
6. Alimentazione
7. Principali malattie
8. Ponies
9. Le andature
10. Età media e limiti di età
11. Guidare secondo la legge
Bibliografia
Il cavallo è senza dubbio fra gli animali che ha svolto a fianco dell’uomo un
lungo cammino verso la moderna civiltà.
Con il passare degli anni il cavallo ha perso molta importanza. Molti anni fa
era utilizzato per il lavoro in campagna poi, con l’introduzione dei
macchinari, il suo utilizzo è diventato sempre più raro.
Oggi si sta diffondendo sempre di più il suo allevamento per scopo sportivo
e hobbistico.
Il cavallo è un animale dotato di una memoria straordinaria, ha una notevole
intelligenza e molta curiosità.
Nella tesina che presenterò, parlerò soprattutto della descrizione di quelle
che nel tempo sono state le molteplici possibilità di impiego al quale il
cavallo è stato assogettato,delle differenti attività è andato o va tuttora
svolgendo, di alcune razze maggiormente utilizzate in Italia e degli eventuali
accenni per il mantenimento del cavallo.
I progenitori del cavallo
sono apparsi sulla terra circa
55 milioni di anni fa.
Secondo gli studi dei fossili
l’antenato preistorico del
cavallo era un essere
vivente, somigliante ad una
volpe, alto appena 30
centimetri, con quattro dita
degli arti anteriori e tre ai lati
posteriori.
È ormai accertato che i
diversi cambiamenti, per
mutazione genetica e per
selezione naturale, hanno
portato alla formazione di
più generi di cavalli, in
particolare il genere
“Merychippus” si divise in
più generi e specie.
L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad
altri animali, attorno al 5.000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia (il tarpan),
mentre in Europa lo si inizierebbe a vedere non prima del III millennio a.C.
La prima zona in cui il cavallo si è sviluppato è stata il continente americano,
dove sono stati ritrovati i resti fossili più antichi
È un po’ difficile ricostruire tutti gli spostamenti dei cavalli, perché in quel
lontano periodo l’America era collegata all’Asia dallo stretto di Bering.
Quindi, gli animali potevano attraversarlo e passare facilmente in Asia e in
Europa.
L’incontro tra l’uomo e il cavallo è stato molto importante. All’inizio
quest’incontro è stato drammatico, soprattutto per il cavallo, infatti gli
uomini preistorici cacciavano i cavalli per la loro carne.
Spingevano i branchi verso terreni fangosi in cui gli animali
s’impantanavano oppure verso burroni dai quali precipitavano nel vuoto.
In seguito, cominciarono ad addomesticarli perché capirono che avrebbero
potuto utilizzare la loro forza muscolare piuttosto che la carne.
Prima che fossero inventate le macchine, il cavallo era considerato il
migliore fornitore di energia muscolare ed era utilizzato in molti settori: in
agricoltura, nelle miniere, nei trasporti e in guerra.
Il corpo del cavallo si divide i 4 parti fondamentali:
Testa
Collo
Tronco
Arti
Testa: La testa comprende organi
importanti per la vita del cavallo,
come si può osservare nella foto.
Normalmente possiede la forma di
tronco di piramide; in alcune razze
(come il purosangue Arabo) è di
forma triangolare. La testa deve
comunque essere ben modellata, con
una nuca arrotondata e larga e con
ciuffo di crini che scende sulla fronte
e che serve, con il suo movimento, a proteggere gli occhi dagli insetti. Essa
deve essere ben attaccata al collo e ben proporzionata, perché serve da
bilanciere per il resto del corpo. Infatti, con il suo peso influisce sui
movimenti e sulle andature del cavallo;
Collo: Il collo sostiene la testa e si unisce al tronco. Nella parte superiore si
trova la criniera, in quella inferiore vi sono nervi e vasi importanti. Il collo
ha una grande importanza per l’equilibrio del cavallo e per il suo
bilanciamento nei diversi movimenti. Il collo può essere, a seconda delle
razze, più o meno lungo ed elastico: sarà più tozzo e massiccio nelle razze
da tiro o da lavoro pesante e più sottile e flessibile in quelle veloci;
Tronco: Il tronco è diviso in due parti dal diaframma. La parte anteriore si
chiama cavità toracica, l’altra cavità addominale. Il tronco comprende gli
organi principali degli apparati circolatorio, respiratorio, digerente e genito-
urinario;
Arti: Gli arti o estremità sono importanti perché sostengono e fanno
camminare il cavallo. Gli arti anteriori servono a sostenere il centro di
gravità ed a spingerlo in alto e in avanti; quelli posteriori sono più importanti
nell’azione di spinta. Il piede del cavallo è un organo molto delicato, perché
gli permette di muoversi. È molto piccolo rispetto al corpo dell’animale, per
cui deve essere molto specializzato per svolgere bene il proprio lavoro. La
ferratura serve per proteggere lo zoccolo.
Per mantello s’intende l’insieme
dei peli e dei crini che ricoprono
completamente il corpo del cavallo.
I mantelli possono essere semplici,
quando sono di un solo colore, o
composti, quando sono di due o più
colori. I colori dei mantelli dei
cavalli sono i seguenti:
Morello: con i peli ed i crini
neri. A seconda dell’intensità può essere: deciso, maltino, corvino;
Baio: cioè un mantello a due colori, con la criniera, la coda e le
estremità nere ed il corpo dal rosso al marrone. A seconda delle
gradazioni può essere: oscuro, castano, dorato, slavato;
Sauro: cioè un mantello di un solo colore con il corpo, le estremità, la
criniera e la coda di colore rosso-marrone di varie tonalità;
Grigio: con peli neri e bianchi mescolati tra loro su pelle nera. Vi sono
diverse gradazioni di grigio. Questo tipo di mantello tende a diventare
più chiaro mano a mano che il cavallo invecchia;
Pezzato: cioè un mantello con crini neri e bianchi, con la criniera e la
coda nera/bianca;
Isabella: ha peli giallastri che diventano gradatamente neri nei crini e
alle estremità degli arti. Le gradazioni sono: chiaro o scuro;
Palomino: anche in questo caso il mantello è uguale a quello
dell’isabella, i crini però sono bianchi.
Tra i segni particolari del cavallo ricordiamo:
La balzana: una macchia bianca degli arti;
La stella: una macchia bianca più o meno grande che si trova solo
sulla fronte;
4.1- IL LAVORO NEI BOSCHI
Il cavallo ha occupato un posto di primo piano nel lavoro nei boschi, quando
questo era affidato esclusivamente alla forza muscolare. L’uomo abbatteva
gli alberi con l’accetta e con grandi seghe manovrate dalle sue stesse braccia
li suddivideva in pezzi; il cavallo lo aiutava nel trasporto del materiale fuori
dal bosco, che poteva avvenire a strascico sul terreno o in appositi canali
rudimentali (risine) scavati sempre nel terreno.
Laddove c’era abbondanza di corsi d’acqua si usava il trasporto per
fluitazione usofruendo della corrente e della forza di gravità; dove il fiume
rallentava il corso, il carico di legname veniva solecitato a muoversi più
velocemente da cavalli che lo tiravano dalle 2 sponde opposte.
La scomparsa dei vecchi sistemi ha portato non solo al prograssivo
impoverimento di alcune razze equine che erano state appositamente
selezionate, ma anche all’abbandono di boschi cedui di piccola e media
dimensione, dato che talvolta il prezzo dell’abbattimento degli alberi e del
trasporto supera il valore del legname stesso.
4.2- IL CAVALLO MANDRIANO
Il cavallo è stato, e in parte lo è tuttora, un validissimo aiuto per l’uomo
nell’allevamento del bestiame. I ben noti “cowboy nordamericani” se ne
servono, a titolo esemplificativo, per radunare il bestiame disperso nelle
vaste distese erbose che caratterizzano il continente Nordamericano, così
come i “Vaqueros” del Brasile (che ebbero la loro età d’oro nel XVII
secolo), i quali, ancora oggi, in alcune regioni del nordest e del centro, del
Rio Grande del Nord e del Bahia occidentale, se ne servono come strumento
indifferibile per condurre la propria attività. In Australia esisitono ancora, e
vengono usate, le vecchie piste che si dirigono a Darwin, dove il bestiame
viene imbarcato, e ad Alice Springs, dove viene caricato sui convogli
ferroviari, il tutto sempre attraverso l’opera indefessa prestata dal cavallo.
Non si può chiudere questa esposizione senza parlare del “Buttero della
Maremma toscana”, severo nell’abbigliamento nero, che guida e tiene a
bada il bestiame con il suo bastone ferrato in sella al suo destriero.
Purtroppo tutte queste figure sono ormai scomparse o sono destinate ad
essere soppiante dalle nuove tecniche di allevamento. Infatti l’uso di
autotreni a duplice fila di gabbie per il trasporto del bestiame ha ridotto
notevolmente il lavoro del mandriano assieme a quello riservato al cavallo.
4.3- IL TIRO LEGGERO E AGRICOLTURA
Con l’avvento della motorizzazione il cavallo ha visto nel corso degli anni
di questo secolo ridurre sempre di più la sua importanza sia per quanto
riguarda il suo impiego nel tiro leggero che ne servizio da sella. Molte
funzioni che un tempo il nobile animale andava svolgendo, sono state infatti
dall’uomo affidate in sua vece al trattore, oppure a mezzi meccanizzati di
altro genere.
I cavalli che svolgevano queste funzioni erano soggetti di tipo mesomorfo o
tutt’al più di tipo meso-brachimorfo pertanto caratterizzati dal possedere la
duplice attitudine di soggetti da sella o da tiro leggero. Tutti questi animali
presentavano una notevole solidità nella struttura: ben muscolati con arti
robusti e con articolazioni larghe.
Si fa sempre più raro oggi vedere nelle campagne contadini che si recano al
lavoro nei campi su carri tirati da cavalli, anche se in alcune zone impervie
l’impiego del cavallo non è stato del tutto accantonato.
È oppurtuno inoltre considerare il fatto che il cavallo rispetto alla macchina
presenta alcuni vantaggi sia di carattere ecologico, quale il mancato
inquinamento dell’aria, che di carattere economico (produzione di letame da
usare come fertilizzante), anche se è altrettanto vero che, a differenza
dell’animale, la macchina consuma solo quando è in funzione.
4.4- IL TIRO PESANTE E AGRICOLTURA
I lavori agricoli più gravosi e il trasporto pesante sia nelle campagne che
nelle città erano un tempo esclusivamente affidati al cavallo.
Questi cavalli, tutti di tipo brachimorfo, erano caratterizzati dal possedere
una testa pesante, con masse muscolari sviluppate, arti brevi e piedi grandi.
Tutte queste caratteristiche contribuivano a fare di questi animali delle
macchine poderose capaci di produrre una notevole quantità di energia da
impiegarsi nei più svariati lavori. L’immagine di cavalli legati al giogo
dell’aratro o a carri stracolmi di grano o altri prodotti della terra era nelle
campagne un tempo consueta, così come lo era quella dei tram a cavalli o
di equini trainanti pesanti carri da trasporto nelle città.
Omai queste funzioni con il progresso della tecnologia sono andate
scemando, anche se in vari paesi dell’est il cavallo continua ancora oggi a
dare il suo valido contributo.
Il compito del maniscalco è quello di ferrare il cavallo. Per svolgere bene il
suo lavoro, il maniscalco deve conoscere molto bene il piede del cavallo ed
avere molta esperienza.
Prima di essere ferrato, il piede deve essere preparato tagliando la crescita
di unghia in eccesso e livellando la
superficie.
La ferratura può essere fatta a caldo
oppure a freddo. Nella ferratura a
caldo il ferro viene provato ancora
caldo sullo zoccolo, in modo da farlo
combaciare bene all’unghia. Con
questo sistema la ferratura è più
precisa, però deve essere fatta da un bravissimo maniscalco, perché c’è il
rischio di scottature.
Nella ferratura a freddo il ferro viene preparato prima con le misure dello
zoccolo ed è applicato senza scaldarlo. Chiaramente, con questo metodo il
ferro non può essere modificato.
Quando deve ferrare il cavallo il maniscalco esegue le seguenti operazioni:
Toglie il ferro vecchio ed i chiodi che lo fissano allo zoccolo;
Ripulisce e rifila lo zoccolo;
Elimina la crescita in eccesso dell’unghia e pareggia la superficie dello
zoccolo con una lima;
Riscalda il ferro, lo forgia e gli dà la forma sull’incudine;
Appoggia il ferro caldo sullo zoccolo per qualche secondo per
controllare se va bene;
Tenendo lo zoccolo ben saldo tra le ginocchia, ribatte i chiodi per
fissare il ferro;
Pareggia l’orlo dello zoccolo e spiana anche la testa dei chiodi.
Gli alimenti degli equini si somministrano allo stato secco o verde. Le loro
qualità e le loro quantità devono variare a seconda all’età, razza del soggetto,
costituzione così come attitudine e lavoro che deve prestare. Gli alimenti
secchi comprendono ordinariamente i fieni, la paglia ed i semi di varie
piante graminacee e leguminose, come pure le farine e le crusche che da essi
si ottengono. L’alimento secco è il più pratico e profittevole, poiché
conserva i principi nutritivi sotto un volume relativamente piccolo.
Tra gli alimenti secchi i più usati sono:
FIENO: I migliori fieni per i cavalli sono quelli forniti da prati alquanto
elevati e da regioni asciutte. I fieni provenienti da prati bassi abbondano di
piante poco nutrienti o nocive come i giunchi, gli equiseti, le carici ecc…
Sono anche cattivi e da rifiutarsi. Assolutamente da evitare fieni ammuffiti
e con ruggini o quelli troppo vecchi e polverosi perché i cavalli hanno gusti
molto difficili e a volte, pur dovendo mangiare, se un alimento non è
abbastanza appetibile arrivano anche a non farlo;
AVENA: è l’alimento più indicato per il cavallo
e, fra i grani è uno dei più nutritivi ed eccitanti
(quando nell’equitazione si parla di mangimi o
alimenti con queste caratteristiche l’alimento in
questione si dice “carico”);
PAGLIA: la paglia di
frumento, avena e anche orzo è
per il cavallo la migliore perché
è la più nutritiva, ma si
preferisce di gran lunga il fieno.
(PERCHE’??);
SEGALE: è meno nutriente dell’orzo ma più rinfrescante e trova salutare
applicazione somministrata in farina mista con acqua a cavalli giovani e
facilmente irritabili o convalescenti;
FRUMENTO: è fra i cereali il più nutritivo ma il suo uso non è consigliabile
poiché può essere causa di congestioni intestinali e laminati;
GRANOTURCO (mais): può essere somministrato in via eccezionale per
scarsità di avena e comunque non deve superare il 10% della razione
quotidiana;
FAVE: sono molto nutrienti ma possono dar luogo a congestioni se in
quantità troppo elevate;
CARRUBE: alimento molto appetibile perché ricco di zuccheri e di facile
digestione. Tuttavia, pur essendo molto nutrienti, possono avere effetti
lassativi;
CRUSCA: deve essere fresca, untuosa al tatto e contenere una certa quantità
di farina che da odore e sapore. Da sola non costituisce alimento adatto per
i quadrupedi in lavoro;
MANGIMI: possono essere palettati, fioccati, di produzione industriale e
in varie formulazioni;
SALE: il cavallo necessita di un costante apporto di sale che dovrebbe
essere sempre lasciato a disposizione in rulli o grani;
REGIME VERDE: il regime verde è costituito dalle erbe fresche dei prati
e rappresenta il mangime naturale degli equini ai quali risulta sempre
gradito. L’erba fresca a differenza del fieno contiene molta più acqua e
quindi idrata e favorisce la regolarità delle funzioni digestive ma,
contenendo un gran quantitativo di acqua, una volta falciata, se lasciata a
riposo, fermenta; queste fermentazioni possono avvenire nello stomaco del
cavallo causando coliche. Quindi il cavallo passa più tempo in scuderia nei
box piuttosto che nei prati proprio per evitare episodi di coliche;
ACQUA: l’acqua è il solo liquido usato quale bevanda ordinaria del cavallo.
Nel periodo estivo il cavallo è in costante lavoro a differenza dell’inverno e
quindi deve bere almeno 3 volte al giorno. Quando i cavalli per questo sono
molto assetati non conviene farli bere fino a sazietà, perché l’ingestione di
grandi quantità d’acqua sovraccarica lo stomaco e può cagionare
indigestioni o coliche.
I cavalli sono esposti ad una grande quantità di microrganismi che sono
potenziali cause di malattie. Questa esposizione dipende da fattori quali
l’età, la posizione geografica, l’attività e la gestione dell’animale da parte
dell’uomo. Ci sono anche fattori quali la condivisione di spazi con altri
cavalli e di cambiamenti di habitat che si sommano agli effetti prodotti dallo
stato generale e dalle caratteristiche proprie di ogni razza che possono
aumentare la sensibilità del cavallo di fronte alle malattie.
Uno dei principali segnali a cui prestare attenzione può essere la
respirazione accelerata. Altro segnale di malessere si palesa se il cavallo si
sdraia al suolo o si rifiuta di camminare. Per quello che riguarda la parte
intestinale dobbiamo prestare attenzione alla dimensione delle feci: le feci
piccole, liquide o di un colore strano, così come l’urina scolorita, sono
segnali d’allarme sulla sua salute. Non sono da sottovalutare le zoppicature,
facili da individuare, ma suscettibili di diventare gravi malattie se trascurate.
Le principali malattie che colpiscono i cavalli sono:
TETANO: il tetano è una malattia infettiva ma non contagiosa e il
tasso di mortalità è elevatissimo anche se non riguarda solo il cavallo
ma tutti gli animali domestici ed è causato da una tossina liberata da
un batterio che penetra nell' organismo del cavallo attraverso una
ferita. I sintomi sono abbastanza chiari: il cavallo è caratterizzato da
una forte rigidità muscolare e il movimento della sua mascella è
limitato oltre ad essere presente la procidenza di una palpebra.
Per curarlo bisogna disinfettare la ferita al più presto con un' iniezione
di antitossina che per qualche settimana assicurerà la protezione poi,
in caso di giumenta in gestazione, si rende necessario vaccinarla in
modo da dare al puledro l' immunità passiva. In ogni caso al puledro
si somministra il siero antitetanico subito dopo il parto;
COLICHE: per sindrome colica si intende un insieme di
manifestazioni sintomatiche riconducibili a stati patologici
dell’addome. Difatti possono essere causa di colica svariate patologie
come costipazioni, torsioni dell’intestino, ostruzioni, ernie,
parassitosi, e coliti. I sintomi variano da soggetto a soggetto. Essi
possono insorgere improvvisamente oppure lentamente.
Tra quelli più evidenti annoveriamo: rotolamento persistente su sé
stesso del cavallo, il quale rampa per terra con una zampa, fatica ad
urinare e le cui feci si fanno molto scarse o del tutto assenti. Per giunta
esso dimostra disinteresse per cibo ed acqua. In presenza di questi
sintomi il consiglio è quello di chiamare immediatamente il veterinario
curante;
DIARREA: la diarrea non è di per sé una malattia ma un sintomo di
molte malattie, riconosciuto quando i rifiuti di un cavallo diventano
meno solidi, sino ad essere, nella peggiore delle ipotesi, del tutto
liquidi. Ci sono alcuni casi in cui una leggera di diarrea può definirsi
normale, come un improvviso cambiamento di ambiente o di un
mangime. Tuttavia, periodi lunghi — cioè quelli che persistono più di
qualche giorno — o gravi forme di diarrea non sono da ritenersi
normali e richiedono assistenza veterinaria;
LESIONI: se non curate correttamente possono portare ad infezioni;
MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO: sono causate
da infezioni o allergie. I primi sintomi possono essere: difficoltà
respiratorie, febbre, debolezza, scolo del naso. Il consiglio è di
vaccinare il cavallo contro l’influenza equina.
Il pony è un cavallo di dimensioni minute in cui l’altezza del garrese non
supera il limite di m 1,44.
Esso viene apprezzato per le sue caratteristiche, che sono quelle di possedere
delle zampe robuste, una testa grande/corposa o piccola/graziosa ed anche
una elevata resistenza al lavoro unita ad una buona docilità. La taglia piccola
rende l’animale più leggero, più veloce e meno dipendente dal bisogno di
cibo dato che ne ha minore esigenza.
Esso viene sovente utilizzato come animale da soma, da compagnia o come
cavalcatura di bambini. La sua diffusione è avvenuta ovunque, in particolar
modo in Gran Bretagna/arcipelago Britannico, Islanda, Norvegia, Svezia e
molti altri paesi.
Sono i movimenti naturali del cavallo ed hanno 3 caratteristiche principali:
- IMPULSO: impegno con cui il cavallo si muove nelle tre andature;
- RITMO: isocronia dei movimenti = stesso tempo;
- CADENZA: distanza che il cavallo percorre in un determinato tempo
= velocità delle diverse andature;
L’andatura si definisce buona quando:
- il ritmo è regolare;
- gli arti si muovono parallelamente al piano mediano del corpo;
- i movimenti sono decisi ed elastici;
- le oscillazioni laterali del tronco, quelle della testa e del collo si svolgono
in giusta misura.
Le andature principali del cavallo son tre:
Il passo è l'andatura più lenta del cavallo (raggiunge una velocità che
varia da 5 a 7 km/h). Questo tipo di andatura viene definito simmetrico
perché l'appoggio delle due zampe anteriori avviene secondo
intervalli di tempo regolari, e basculato perché il cavallo compie un
movimento in verticale con il collo per darsi la spinta necessaria a
portarsi avanti anche con il resto del corpo. A seconda della lunghezza
del passo, distinguiamo un passo corto, un passo medio (in cui lo
zoccolo posteriore del cavallo poggia sull'orma appena lasciata dallo
zoccolo anteriore) e un passo lungo (in cui lo zoccolo posteriore del
cavallo poggia davanti all’orma appena lasciata dallo zoccolo
anteriore);
Il trotto è un'andatura saltata in due tempi per bipedi diagonali in
questa successione: posteriore destro con l'anteriore sinistro
(diagonale sinistro), posteriore sinistro con l'anteriore destro
(diagonale destro). A questa andatura il cavallo raggiunge una velocità
che varia dai 10 ai 55 km/h nelle corse al trotto. Nel trotto battuto il
cavaliere si distacca dalla sella alzando e abbassando ritmicamente il
bacino. Nel trotto seduto (detto anche trotto di scuola) invece si
rimane seduti in sella seguendo il movimento del cavallo con il
bacino;
Il galoppo è l'andatura naturale più veloce e si svolge in tre tempi ma
vi sono variazioni relative alla velocità da ottenere. Con posteriore
destro che guida l'azione la sequenza è: posteriore sinistro, bipede
diagonale sinistro, anteriore destro, seguiti da un tempo di
sospensione.
Un cavallo può raggiungere l’età media di 25-30 anni. La durata della sua
vita dipende dal clima, dall’alimentazione, dal tipo di lavoro che svolge e
dalla razza. Fino ai 5 anni è considerato puledro, dai 5 ai 12 anni si dice che
è adulto, dai 12 ai 15 è maturo, dopo i 15 vecchio.
Per valutare l’età di un cavallo bisogna esaminare bene i suoi denti, che
cambiano mano a mano che l’animale cresce. La dentatura da latte
comprende 24 denti; nell’adulto, invece, i denti sono 36 nella femmina e 40
nel maschio, che ha 4 scaglioni o canini in più.
11- GUIDARE SECONDO LA LEGGE
Regolamento CE 1/2005 sulla protezione degli animali durante il
trasporto e le operazioni correlate che modifica le direttive 64/432/CEE
e 93/119/CE e il Regolamento CE n. 1255/97.
QUANDO SI APPLICA: a tutti i trasporti di animali vertebrati vivi
effettuati con finalità economiche (includendo tutti i trasporti che
determinano o mirano a produrre direttamente o indirettamente un profitto)
che possono essere eseguiti solo da trasportatori autorizzati ai sensi degli
articolo 10 o 11 del Regolamento 1/2005 Ce.
QUANDO NON SI APPLICA: non si applica al trasporto degli animali
non correlato ad attività a “carattere economico”;
al seguito del loro proprietario;
verso o da strutture sanitarie veterinarie (ambulatori, cliniche ecc..)
Questi tipi di trasporto NON hanno bisogno di autorizzazione.
QUANDO SI APPLICANO SOLO I CRITERI GENERALI:
Non necessitano di autorizzazione ai sensi degli articolo 10 o 11 del
Regolamento 1/2005, si applicano comunque le condizioni generali, per le
seguenti tipologie:
I trasporti di animali effettuati dagli allevatori con veicoli agricoli o
con i propri mezzi di trasporto nei casi in cui le circostanze
geografiche richiedano il trasporto per transumanza stagionale di
taluni tipi di animali;
I trasporti, effettuati dagli allevatori, dei propri animali, con i propri
mezzi di trasporto per una distanza inferiore a 50 km dalla propria
azienda.
NON NECESSITA DI AUTORIZZAZIONE AL TRASPORTO chi esegue
trasporto di animali, anche se con finalità commerciali, per distanze inferiori
ai 65 Km.
Possono essere richiesti due tipi di autorizzazione al trasporto:
TIPO 1 Attestato di autorizzazione dei trasportatori per viaggi della
durata massima di 8 ore;
TIPO 2 Attestato di autorizzazione dei trasportatori per viaggi della
durata superiore alle 8 ore.
L’autorità competente al rilascio di detta autorizzazione è la ASL
territorialmente competente sulla sede operativa del trasportatore.
Gli attestati autorizzativi sono da considerarsi provvisori, il numero
definitivo di autorizzazione potrà essere assegnato non appena il Ministero
avrà istituito apposita banca dati.
Per viaggi superiori alle 8 ore tra Stati Membri e tra Stati Membri e Paesi
Terzi di equidi domestici diversi dagli equidi registrati (*) e di animali
domestici della specie bovina, ovina, caprina, e suina, risulta obbligatorio
apposito “Giornale di viaggio” che sostituisce il ruolino di marcia.
Certificato di Idoneità al trasporto, previsto dall'art 6 comma 5 del
Regolamento 1/2005 è divenuto obbligatorio a partire dal 05.01.08; i corsi
per rilasciare tali certificati possono essere organizzati, anche, da Enti
Istituti Associazioni di categoria Associazioni professionali. Tali certificati
dovranno, poi, essere "registrati" presso le Asl di residenza del conducente.
Le autorizzazioni al trasporto e le omologazioni hanno validità 5 anni e
possono essere previsti limiti in funzione di criteri verificabili durante il
trasporto (ad esempio sulle specie e sulle modalità strada, ferrovia etc.).
Il Certificato di Idoneità al trasporto è valido per 10 anni, anche tale
certificato può essere limitato a specie o gruppi di determinate specie.
(*) In conformità alla Dir. 90/427 si intendono per EQUIDI REGISTRATI
solo animali iscritti a libri genealogici (a titolo esemplificativo sul
passaporto devono essere riportati i dati dei genitori), per tale categoria di
animali, oltre all’esonero dal giornale di viaggio, sono previste specifiche
deroghe.
- “il Cavallo” di Maurizio Bongianni – Concetta Mori, editore Arnoldo
Mondadori-1985;
- “il manuale del cavallo” di Cinzia Zorzan, editore Giunti Demetra-2012;