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Il Risorgimento
LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
L’ITALIA SI PREPARA ALL’UNIFICAZIONE
Dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza, i
sovrani dei vari Stati d’Italia
mettono in atto una dura
repressione contro i ribelli.
•AUSTRIACI NEL
LOMBARDO-VENETO
•BORBONI NEL REGNO
DELLE DUE SICILIE
•DUCA DI TOSCANA
•PAPA NELLO STATO
PONTIFICIO
L’UNICA ECCEZIONE E’ IL
PIEMONTE, DOVE IL RE VITTORIO
EMANUELE II MANTIENE ANCORA
LA COSTITUZIONE LIBERALE DI
SUO PADRE, LO STATUTO
ALBERTINO.
IL GOVERNO DI CAVOUR
Nel 1852 diventa Presidente del Consiglio nel Regno di
Sardegna e Piemonte Camillo Benso di Cavour, che,
insieme al re, si fa promotore di una politica basata sullo
sviluppo economico del Piemonte, nonché
sull’unificazione e l’indipendenza dell’Italia.
Azioni politiche di Cavour
Viene favorito il commercio ed
incentivato lo sviluppo industriale
Viene incentivato lo sviluppo della rete
ferroviaria per facilitare gli spostamenti
Viene istituito il principio della LIBERA CHIESA IN LIBERO
STATO, per cui la Chiesa e lo Stato
erano indipendenti l’uno dall’altra.
CAVOUR PREPARA L’ITALIA ALLA II GUERRA
D’INDIPENDENZA
Cavour e Vittorio Emanuele II capiscono che per ottenere l’indipendenza dell’Italia dagli Austriaci devono far conoscere la ‘questione italiana’ anche all’estero, in modo da ottenere l’appoggio di qualche Stato forte contro l’Austria.
Perciò Cavour decide di allearsi con Inghilterra e Francia, impegnate contro la Russia nella Guerra di Crimea. Terminata nel 1856 la guerra, Cavour partecipa alla Conferenza di pace, durante la quale parla della situazione italiana.
Napoleone III, sovrano di Francia, decide perciò di aiutare il Piemonte contro gli Austriaci.
CAVOUR PREPARA L’ITALIA ALLA II
GUERRA D’INDIPENDENZA
1858 ACCORDO DI PLOMBIERES TRA PIEMONTE E
FRANCIA.
Napoleone III sarebbe intervenuto con il suo esercito per difendere il Piemonte contro gli Austriaci solo se questi avessero attaccato per primi.
In caso di vittoria dell’esercito franco-piemontese l’accordo prevedeva che…
-Alla Francia sarebbero andate Nizza e la Savoia.
-Al Piemonte sarebbero andate Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
Cavour cerca in tutti i modi di provocare l’Austria in modo da
farsi dichiarare guerra:
• Dice ai soldati di Lombardia e Veneto di disertare, cioè
abbandonare l’esercito austriaco.
• Aumenta il rifornimento di armi del Regno di Sardegna.
23 APRILE 1859 – L’Austria invia un ultimatum al Piemonte, chiedendo il disarmo immediato.
Cavour, che non aspettava altro, RIFIUTA. Scoppia la II GUERRA D’INDIPENDENZA.
Napoleone III manda il suo esercito come da accordi.
LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA
Le principali vittorie contro l’Austria
MAGENTA SOLFERINO SAN
MARTINO
IL TRADIMENTO DI NAPOLEONE III
Temendo che il Piemonte potesse diventare troppo forte,
Napoleone III fa marcia indietro e firma in segreto un
patto con gli Austriaci.
L’ARMISTIZIO DI VILLAFRANCA – luglio 1859
Il Veneto veniva lasciato agli Austriaci, mentre la Lombardia
andava ai Francesi, che poi l’avrebbero ceduta al
Piemonte.
Cavour in un primo momento si scoraggia e si dimette.
LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA
Cavour torna al Governo e compie un nuovo passo
verso l’unificazione dell’Italia:
Indice un plebiscito in Toscana ed Emilia
Con il plebiscito chiede alla popolazione di queste due regioni di unirsi al Regno di
Sardegna.
La maggioranza dei SI’ sancisce l’annessione di Toscana ed Emilia al Piemonte.
L’annessione di Emilia Romagna e Toscana
LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA
LA SPEDIZIONE DEI MILLE DI GARIBALDI
Un nuovo passo verso l’unità italiana si realizza con la spedizione dei Mille, guidati dl patriota Giuseppe Garibaldi, che nel maggio 1860 parte dalla Liguria e sbarca in Sicilia con l’obiettivo di scacciare i Borboni, cioè i sovrani di Sicilia.
Nel giro di qualche mese Garibaldi, con l’aiuto delle popolazioni locali, riesce a sottrarre tutta la Sicilia ai Borboni. Passa poi alla liberazione della Calabria e della Campania.
A questo punto il re Vittorio Emanuele II, temendo il potere che Garibaldi stava prendendo, decide di scendere in Campania. I due si incontrano a Teano, presso Caserta e Garibaldi, obbedendo ad un ordine del re, gli consegna i territori del Sud che aveva conquistato.
Il percorso di Garibaldi
L’UNITA’ D’ITALIA
IL 17 MARZO 1861 VITTORIO EMANUELE II VIENE
PROCLAMATO PRIMO RE DELL’ITALIA UNITA.
IL NUOVO RE HA IL POSSESSO DEL REGNO DI
SARDEGNA, DELLA LOMBARDIA, DI TUTTO IL SUD
ITALIA E DI BUONA PARTE DEL CENTRO.
PERO’ MANCANO ANCORA ALL’APPELLO ROMA,
CHE APPARTIENE AL PAPA, ED IL VENETO, ANCORA
IN MANO AGLI AUSTRIACI.
Il percorso dell’Italia
verso l’unificazione.
Come si vede dalla cartina
in basso a destra, nel 1861
mancavano ancora il
Veneto e lo Stato della
Chiesa (corrispondente
grosso modo al Lazio).
IL RISORGIMENTO
LA TERZA GUERRA D’INDIPENDENZA
I PROBLEMI DELL’ITALIA UNITA
La proclamazione del Regno d’Italia con a capo Vittorio
Emanuele II non elimina alcuni importanti problemi che
rendevano difficile la vera unificazione del Paese:
Pro
ble
ma
1
Roma ed il Veneto non fanno ancora parte del Regno.
Il papa non accetta il re e rifiuta ogni dialogo.
Gli Austriaci possiedono ancora il Veneto, il Trentino e il Friuli.
Pro
ble
ma
2
L’Italia, unita dal punto di vista territoriale, è ancora divisa dal punto di vista dei popoli, delle tradizioni e delle lingue, infatti in ogni regione o città si parla un dialetto diverso.
Pro
ble
ma
3
L’Italia è divisa dal punto di vista economico, infatti il Sud ha molti più problemi del Nord, ma anche dal punto di vista delle leggi e dell’amministrazione.
I problemi dell’Italia unita. Problema 1 Fase 1. 1866.
Per ottenere il Veneto l’Italia decide di allearsi con la Prussia, uno Stato molto forte che voleva fare guerra
all’Austria per ottenere l’unificazione e l’indipendenza della Germania, che era
sotto il controllo austriaco.
Secondo gli accordi tra Italia e Prussia, qualora avessero vinto contro l’Austria,
l’Italia avrebbe ottenuto il Veneto, la Prussia il controllo sulla Germania.
Nonostante le sconfitte italiane, la Prussia rispetta i patti e, dopo aver
sconfitto l’Austria, consegna il Veneto all’Italia. Restavano ancora in mano
agli austriaci, però, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia.
Scoppia perciò una guerra tra Austria e Prussia-Italia. La guerra,
combattuta nel 1866, è breve e si conclude con la vittoria prussiana a
Sadowa. Sul fronte italiano, invece, ci furono diverse sconfitte.
1866
La terza guerra di indipendenza
I problemi dell’Italia unita. Problema 1.
Restava a questo punto solo il problema di Roma, ancora sotto il dominio del
papa, che il re Vittorio Emanuele II voleva conquistare, in modo da farla
diventare nuova capitale d’Italia.
L’occasione per conquistare Roma fu offerta dal fatto che il sovrano di Francia,
Napoleone III, grande difensore e sostenitore del papa, era appena stato
sconfitto e fatto prigioniero dalla Prussia.
Nel 1871 la capitale d’Italia viene trasferita da Firenze a Roma. Il papa condanna il gesto ed emana il NON EXPEDIT, con cui vieta ai cattolici di
partecipare alla vita politica.
Il papa, senza l’aiuto militare di Napoleone III, era molto più debole.
Perciò la conquista di Roma fu facile. Il 20 settembre 1870 l’esercito del re aprì
un varco nella Porta Pia, che dava accesso alla città, e conquistò Roma.
1870-1871
La questione romana
Il cammino dell’Italia fino al 1871
I problemi dell’Italia unita
Affrontare gli altri due problemi fu molto più complicato, soprattutto perché c’erano grandissime differenze tra il Nord del Paese, più sviluppato, ed il Sud, più arretrato.
Si decise innanzitutto di estendere la Costituzione piemontese, lo Statuto Albertino, a tutta l’Italia.
Venne emanata la Legge Casati sull’istruzione, che rendeva gratuita ed obbligatoria l’istruzione elementare per i primi due anni, ai fini di contrastare l’analfabetismo dilagante.
Tuttavia, soprattutto al Sud, molti problemi continuarono ad esistere, tanto che si diffuse il malcontento nei confronti del governo piemontese, accusato di aver peggiorato alcune cose, per esempio imponendo nuove tasse ed istituendo la leva militare obbligatoria, che toglieva braccia giovani al lavoro dei campi. Questo clima favorì la diffusione del brigantaggio, cioè bande di criminali che compivano rapine e violenze.