Post on 17-Feb-2019
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Il significato simbolico dei bassorilievi dell’altare maggiore della
Chiesa di San Martino in Cusano
In occasione del Santo Natale speriamo di fare cosa gradita offrendo un piccolo dono a tutta la
Comunità.
Allo stato attuale delle ricerche non ci sono documenti
né nell’Archivio storico diocesano,
né nell’Archivio della Scuola Beato Angelico
né nell’Archivio parrocchiale
che attestino che l’altare sia opera della Scuola Beato Angelico
Formella centrale
Al centro il Chrismon o monogramma di Cristo composto dalle lettere greche Χ e ρ prime due
lettere del nome Cristo che significa “Unto”.
Le lettere greche alfa maiuscola e omega minuscola sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto
greco. Nell’Apocalisse queste due lettere sono pronunciate dal Cristo, Figlio di Dio che si proclama
così Principio e Fine. Ap 21,6 “Io sono l’Alfa e l’Omega, Il Principio e la Fine” e Ap 22,13 “Io sono
l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine”
La Croce con il lenzuolo funebre indicano la morte e l’avvenuta Resurrezione di Cristo.
Margheritine: Margarita in latino significa perla e rimanda alle lacrime; le macchie rosse sui petali
alludono alle gocce di sangue, perciò nei dipinti su tavola di età medievale allude solitamente alla
morte e alle sofferenze di Cristo. E’ un fiore che sboccia in primavera, stagione nella quale cade la
Pasqua di cui questo umile fiore è simbolo. Come la natura si risveglia, così la margheritina è
simbolo di Resurrezione, di vita eterna e di redenzione. Qui a dodici petali
La lettera alfa maiuscola richiama nella sua forma l’archipendolo, strumento utilizzato dagli antichi
architetti romani per la costruzione di muri e pareti perfettamente verticali. Simboleggia la
creazione ordinata dell’universo da parte di Dio, architetto sublime.
Formelle di sinistra:
Cesto pieno di pani con margheritine
Il pane rimanda alla moltiplicazione dei pani ed è simbolo eucaristico. Ciò è avvalorato dal fatto che
sotto al cesto c’è una tovaglia per cui diventa simbolo del banchetto eucaristico.
Ancora pratoline (Resurrezione), ma con otto petali. Cristo è risorto l’ottavo giorno, l’otto è il
numero della Resurrezione del Salvatore, è il segno di una nuova era. In genere i battisteri
ottagonali indicano i sette giorni della creazione più l’ottavo della rinascita a una vita nuova nel
Battesimo.
Pellicano
Il pellicano quando deve nutrire i propri piccoli curva il becco verso il proprio petto in modo da
prendere il cibo che trasporta nel sacco golare. La leggenda racconta che questo animale si ferisce il
petto, per nutrire i piccoli con il proprio sangue e quindi è simbolo di abnegazione familiare.
Secondo i bestiari medievali il pellicano ama tantissimo i propri figli, ma questi appena nati
colpiscono i genitori ferendoli, e di conseguenza gli adulti reagiscono uccidendoli. Passati tre giorni
la madre si percuote il petto fino a ferirsi e porge il suo sangue ai piccoli che riescono a risvegliarsi,
tornano a nuova vita, anche se con ciò il genitore muore. Lo stesso ha fatto Gesù con il genere
umano che lo ha respinto: è salito sulla croce e si è immolato versando il proprio sangue per i
peccati degli uomini, è morto ma ha redento l’umanità. “O pio pellicano, Gesù Signore, monda con
il tuo sangue, me immondo” recita San Tommaso. Figura quindi della carità di Cristo, richiama il
sacrificio della croce. Immagine di Cristo che si sacrifica per la Salvezza dell’umanità.
Ecco perché anche all’interno del tabernacolo della chiesa di San Martino è riprodotto un pellicano.
Fascio di spighe con anemoni
Il grano significa il buon seme, ossia gli Eletti al momento della mietitura. ( vd. Mt 13 parabola della
zizzania).
Rappresenta il Cristo stesso, seme che deve morire in terra per dare frutto (vd. Gv 12,24) .
Il grano inoltre dà la farina con la quale si fa il pane, che nel mistero eucaristico è il corpo di Cristo
(vd. Mt 26,26 “Mentre mangiavano Gesù prese il pane ,recitò la benedizione, lo spezzò e mentre lo
dava ai discepoli disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”).
I fiori a cinque petali sono anemoni. Secondo la mitologia pagana, Adone, amante della dea Venere,
venne ucciso per gelosia dal dio Marte. Dal suo sangue sbocciarono anemoni rossi, mentre la sua
anima sprofondò nell’Ade. Venere però supplicò Giove affinché Adone trascorresse negli Inferi solo
una parte dell’anno e gli fosse permesso di tornare sulla terra in primavera. La preghiera fu
esaudita. Questo simbolo d’amore e sofferenza è divenuto emblema della Passione. Il suo nome, di
origine greca, significa “vento” e proclama che il soffio dello Spirito si è levato sul Giusto il quale ha
reso l’ultimo respiro sulla croce.
Ma siccome il fiore ha una durata molto effimera, diventa annuncio di Resurrezione.
Pesci all’amo e ancora
Due pesci nel loro elemento naturale, l’acqua, sono simbolo dei fedeli rinati nell’acqua battesimale.
I due pesci presi all’amo richiamano le parole di Sant’Agostino “la Parola di Dio è per i fedeli come
l’amo per i pesci: prende quando è preso” e quindi simboleggiano i fedeli che sono presi all’amo
della Parola.
Il quarto elemento, che sembra una croce, è in realtà un’ancora che è simbolo di stabilità e
sicurezza.
Quindi i fedeli rinati col Battesimo sono presi dalla Parola di Dio che deve essere per loro stabile
punto di riferimento.
Colomba che si abbevera al calice e albero con frutti
Gesù parlava della sua futura Passione come di un calice (vd. Mt 20,20-23 oppure Mc 10, 35-40
Domanda rivolta alla madre o ai figli di Zebedeo: “ Potete bere il calice che io sto per bere? Lo
possiamo. Il mio calice lo berrete….”).
Mentre pregava nel Getsemani, sentendo giungere la sua ora, Egli chiese al Padre di allontanare
quel calice, per poi aggiungere subito che l’avrebbe accettato.
Al momento di istituire l’Eucaristia, Gesù, dopo aver distribuito il pane, prese la coppa di vino e la
porse ai suoi discepoli dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è
versato per molti per il perdono dei peccati”.
Quindi l’importanza simbolica della coppa o calice risiede nella bevanda in essa contenuta: bevanda
sacra, bevanda spirituale.
La coppa cristiana per eccellenza è quella che contiene il sangue di Cristo che, secondo la tradizione
fu raccolto dal Centurione o da Nicodemo in una pisside.
In questo caso la colomba è simbolo dell’anima che si abbevera al calice della salvezza e quindi si
arricchisce dei frutti della Grazia rappresentati dall’albero frondoso e ricco di frutti dello sfondo.
Il canestro traboccante di frutta e foglie con pesce
Il canestro colmo di frutti è un simbolo paradisiaco ed evoca i doni che Dio riserva agli eletti nella
vita eterna. (vd. Amos 8,1-3)
La melagrana (da sempre simbolo di prosperità e benessere) è segno dell’appagamento dell’animo umano dovuto alla ricchezza dei doni divini. Il pesce che regge il canestro è simbolo di Cristo in quanto in greco pesce si dice ὶχϑὺς e l’acrostico
di questa parola forma l’espressione: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore.
Quindi Dio, attraverso Gesù Salvatore dispensa doni agli eletti nella vita eterna.
Formelle di destra:
La vite con l’uva
E’ motivo eucaristico. La vite è un Albero della Vita. Il primo a piantarla fu Noè dopo il diluvio.
Diventa il simbolo del popolo di Israele. Passa a designare il Messia. Gesù proclama di essere la vera
vite, mentre ogni anima umana è un tralcio che deve portare frutti. (vd. Gv 15, 1-5 “Io sono la vite
vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto…..Come il tralcio non può portare frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci”
Pavone e fiumi paradisiaci
L’iconografia cristiana, erede di tradizioni precedenti, riconosce nel pavone un simbolo solare,
quindi divino, per la sua coda che si apre a ruota come dei raggi.
Gli occhi che punteggiano il suo piumaggio significano lo sguardo divino, l’onniscienza di Dio e il
faccia a faccia con Dio.
Un simbolo paradisiaco è suggerito dalla ruota nel suo insieme, che raffigura un cielo stellato.
Simbolo di resurrezione perché il suo piumaggio cade e si rinnova ogni anno.
Simbolo di incorruttibilità perché si credeva che le sue carni fossero imputrescibili.
Simbolo quindi del fedele che, nella santità e nella giustizia, ignora la corruzione dei vizi.
Il pavone appare dunque un’immagine di Salvezza, di Resurrezione, d’immortalità e di beatitudine
eterna.
Per questo motivo si può ipotizzare che i quattro elementi rappresentati nella parte bassa della
formella simboleggino i quattro fiumi paradisiaci con l’acqua che scorre : il Tigri, l’Eufrate, il Pison e il
Ghihon. A conferma di quanto ipotizzato si può citare il particolare del mosaico absidale della chiesa
di Santa Sabina a Roma con i cervi che si abbeverano (sec. XII).
Agnello sgozzato con calice e palma
Cristo è indicato dal Battista come “l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”, colui che
si è caricato i peccati del mondo. Quindi Cristo quale vittima condotta al martirio e il cui sangue è
stato versato sulla croce.
Simbolo del martirio, ma anche della vittoria e del trionfo sul male e sulla morte è anche la palma
raffigurata sullo sfondo. Ricordiamo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme dove viene accolto con rami
di palma oppure il trionfo celebrato a Roma per un condottiero vittorioso che veniva accolto con
rami di palma.
Il sangue raccolto in una ciotola rimanda al significato del calice/coppa.
Colomba con ramo d’ulivo
La colomba è presente nella Bibbia come portatrice di messaggi: Noè capì che il diluvio stava per
cessare quando la colomba tornò sull’arca con un ramoscello d’ulivo nel becco, in segno di pace e di
alleanza rinnovate da parte di Jahvè (vd. Genesi 8, 8-12)
Cervo alla fonte con cedri del Libano
Nell’arte paleocristiana e medievale i cervi assetati che si abbeverano a una sorgente d’acqua viva o
ai fiumi del Paradiso rappresentano le anime dei fedeli e in particolare quelle dei catecumeni
desiderose di incontrare Dio, con la lingua fuori per indicare l’arsura (Salmo 42 “Come la cerva anela
ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio”).
Sullo sfondo vediamo delle conifere: come mai? Sempre nel salmo 42 si parla del monte Ermon che
è un massiccio montuoso al confine tra Siria, Libano e Israele. È formato da tre cime, la più alta delle
quali raggiunge i 2.814 m. In questa zona cresce il cedro del Libano della famiglia delle pinaceae. Gli
esemplari giovani hanno chioma piramidale, densa.
Delfino con tridente e stelle a otto punte
Il ricorso a tale immagine risale ad antiche leggende che fanno del delfino un salvatore di uomini
che, gettati in mare per cause diverse, vengono salvati dai delfini.
Nell’arte paleocristiana Cristo Salvatore viene spesso rappresentato in forma di delfino.
La doppia natura di pesce e di mammifero può rimandare alla doppia natura umana e divina di
Cristo.
Arpionato con il tridente, richiama il Crocefisso.
Il tridente può essere anche simbolo trinitario.
La stella a otto punte è costituita da due quadrati sovrapposti e sfalsati l’uno rispetto all’altro.
Questa stella fa parte dell’area simbolica legata al quadrato e al numero quattro (che rappresenta il
creato nella sua totalità), ma anche all’area del cerchio (figura geometrica perfetta, non ha né
principio né fine, è impossibile da misurare quindi simbolo di Dio) nel quale la stella è inscritta.
Conclusioni:
Il nostro altare presenta una grande ricchezza di simboli che probabilmente non ci aspettavamo di
trovare.
Chi lo ha realizzato conosceva bene le Scritture.
Godiamocelo non solo dal punto di vista estetico, ma anche nel suo valore catechetico.
Flavia