Imprenditori con la coppola - Centro Pio La Torre · 2013-01-14 · spetto al passato. Ecco...

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Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali“Pio La Torre” - Onlus. Anno 7 - Numero 2 - Palermo 14 gennaio 2013

Imprenditoricon la coppola

ISSN 2036-4865

Gerenza

ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 7 - Numero 2 - Palermo, 14 gennaio 2013Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/12 - Stampa: in proprioComitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stan-canelli, Vincenzo Vasile.Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide MartoranaRedazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: asudeuropa@piolatorre.it.II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonteIn questo numero articoli e commenti di: Giuseppe Ardizzone, Massimo Bordignon, Dario Carnevale, Gian Carlo Caselli, Salvo Fallica, Benedetto Fontana,Pietro Franzone, Franco Garufi, Michele Giuliano, Silvia Iacono, Franco La Magna, Diego Lana, Salvatore Lo Iacono, Vito Lo Monaco, Davide Mancuso, RaffaellaMilia, Filippo Passantino, Naomi Petta, Pasquale Petyx, Angelo Pizzuto, Giuseppe Puliafito, Claudio Reale, Gilda Sciortino, Luca Tescaroli, Simonetta Trovato,Maria Tuzzo, Giorgio Vaiana.

Il coraggio che manca all’AntimafiaVito Lo Monaco

Pisanu come Pafundi. Due presidenti della Commissione

Antimafia, in epoche diverse, accomunati dalla stessa

mancanza di coraggio. Hanno annunciato conclusioni

esplosive delle loro Commissioni, mai pervenute. Pafundi è pas-

sato alla storia per aver dichiarato che quanto era agli atti della

Commissione era una “Santa Barbara”, mai consegnata al Parla-

mento della quarta legislatura che non poté prenderne visione e di-

scuterne. Nel 1976 la relazione di minoranza di La Torre e

Terranova tenne conto di quella documentazione e delle conclu-

sioni della Commissione Cattanei della quinta legislatura e trasse

l’intuizione rivoluzionaria della futura legge Rognoni-La Torre.

Pisanu, che nel 2011 aveva annunciato il suo personale impegno

di Presidente della Commissione di fare piena luce sul rapporto

mafia-politica, il 9 gennaio 2013 presenta le

sue conclusioni sui grandi delitti e le stragi del

1992 e 1993 nelle quali afferma che trattativa

tra Stato e mafia non ci fu, tutt’al più una ta-

cita intesa tra le parti in conflitto. Egli continua

a considerare la mafia (e le mafie) come una

parte esterna, “un esercito straniero”, e non

sustanziale al modo di essere del sistema

economico politico italiano, dall’Unità d’Italia

a oggi. Alla fine per escludere l’improbabile

responsabilità dei massimi vertici istituzionali-

Scalfaro Ciampi, Conso, Mancino- cancella

quella politica di tutta la classe dirigente del

Paese.

Pisanu ammette, onestamente, che la prassi storica prevedeva la

convivenza tra mafia e Stato. Essa si ruppe negli anni ottanta con

la legge Rognoni-La Torre la quale consentì a una nuova genera-

zione di magistrati, non condizionati da quello spirito conservatore

e anticomunista frutto della guerra fredda, di imbastire quel primo

maxi processo passato alla storia come il primo che dimostrava

l’esistenza, non solo dei singoli mafiosi, ma della mafia in quanto

associazione unitaria e verticistica,contraddistinta da rapporti or-

ganici con la classe dirigente.

Nel frattempo, caduto il muro di Berlino entra in crisi il sistema po-

litico generato dalla guerra fredda, si aprono nuovi scenari. La crisi

dei partiti di massa e la ricerca di ricomposizione e di nuovi refe-

renti del vecchio blocco sociale e politico, al quale appartengono

organicamente la mafia e altri poteri occulti, trovano imprepa-

rata e inadeguata la sinistra storica che preferirà attendere

l’azione giudiziaria, nonostante l’esplosione di un grande movi-

mento antimafia nel paese.

Nella relazione di Pisanu manca una profonda analisi di quel

contesto nel quale poteri economici e politici stringono nuovi

patti per alimentare nuove forme di strategie della tensione e

nuovi assetti politici. Senza questi patti, tutti da svelare e pro-

vare, tra economia e politica, come spiegare che la mafia stra-

gista alla fine si ritrova con maggior forza economica e

presenza internazionale?

Un’altra tesi di Pisanu è che la mafia “non prende ordini da nes-

suno” e bada ai suoi interessi e all’autonomia delle sue deci-

sioni, però, lo scrive sempre Pisanu, non ha

esitato a collaborare con altre “entità”. Infatti,

i delitti politico mafiosi, dal dopoguerra ad

oggi, sono attribuiti all’esecuzione mafiosa

per conto di altri poteri. Anche dietro le stragi,

secondo Pisanu, si intravedono” esterni” e

depistaggi –servizi, massonerie deviate ecc,

ecc-. essi si sarebbero mossi solo per esu-

beranza di qualche solerte funzionario senza

alcun legame e avallo di qualche parte poli-

tica e istituzionale?

Qualche commentatore, leggendo la rela-

zione di Pisanu, resa pubblica contempora-

neamente alla requisitoria dei pm nel

processo di Palermo sulla cd trattativa Stato-mafia, l’ha sopra-

valutata come prova definitiva dell’inesistenza di ogni trattativa.

È posibile ipotizzare che tutto sia stato ordito da qualche uffi-

ciale dei Ros?

Escludo che uomini probi della Repubblica, come Scalfaro,

Ciampi, Conso, possano avere avallato una trattativa con poteri

criminali, ma si può escludere tutta la classe dirigente( econo-

mica, politica, istituzionale, sociale) anche quella che storica-

mente si è sempre avvalsa dei poteri illegali per mantenere il

potere e impedire ogni cambiamento progressista?

Nelle lunghe fasi di svolta o di crisi della Repubblica , l’uso po-

litico del terrorismo mafioso e politico è ormai provato storica-

mente, dalla strage di Portella a oggi.

Pisanu continua a con-

siderare le mafie come

una parte esterna, “un

esercito straniero” e

non organico al modo

di essere del sistema

economico politico ita-

liano dall’Unità d’Italia a

oggi

Giorgio Vaiana

Le frodi nelle aziende diminuiscono in tutto il mondo. Ma nonin Italia. Che invece deve fare i conti con la penetrazionesempre più estesa della criminalità organizzata nel mondo

industriale e nell'attività creditizia. Questo, molto in sintesi, è il ri-sultato del lavoro dell'agenzia investigativa Kroll Advisory Solu-tions insieme all'Economist Intelligence Unit che hanno dato vitaal consueto report annuale sulle frodi aziendali nel mondo. Un'in-dagine elaborata dopo aver intervistato oltre un migliaio di impren-ditori in tutto il mondo. I senior manager intervistati sono per quasila metà dirigenti di alto livello. Ed il 50% di questi rappresentaaziende con introiti annuali superiori ai 500 milioni di dollari.Dall'indagine emerge che il tessuto imprenditoriale lascia semprepiù il posto alla criminalità organizzata. «Per rispettare le leggi anti-riciclaggio e anti-corruzione – dice al Sole24ore Marianna Vintia-dis, country manager per l'Italia e la Grecia di Kroll – le impresedevono stare bene attente per evitare la penetrazione della crimi-nalità organizzata nel loro business». Purtroppo il fenomeno è giàin corso. Una volta le mafie erano concentrate solo su alcuni set-tori economici (soprattutto nell'edilizia e nello smaltimento dei ri-fiuti), mentre oggi spaziano dall'attività creditizia alla ristorazione.Con 65 miliardi di euro di liquidità, la criminalità si sta infilando in-fatti dove la società civile arranca. Adesso, però, il sistema pre-vede la facilità di accesso al credito "sporco" da parte delleimprese. Visto che è difficile ottenerlo in banca, riescono spessoa riceverlo dalla criminalità organizzata. «Con la crisi – dice la Vin-tiadis – la criminalità organizzata ha avuto l'opportunità di pene-trare in nuovi settori dell'economia»."Una novità positiva sul rapporto di quest'anno - spiega Tom Har-tley, direttore generale della business intelligence and investigation- è il calo nella diffusione generale delle frodi, dall'88 % al 75 diquest'anno". Cambiano, però, le tipologie di frodi aziendali. Vistoche si stanno diffondendo, in particolare, i conflitti di interesse nellagestione, le frodi nella catena di approvvigionamento, mentre lefrodi finanziarie interne e la corruzione stanno diventando semprepiù preoccupanti. Nel nostro continente, le aziende continuano acomportarsi meglio rispetto a quelle del resto del mondo. Solo lacollusione di mercato, con il 9 % è di gran lunga superiore allemedia mondiale. Delle undici tipologie di frodi che il rapporto ana-lizza, in Europa sei sono significativamente in aumento. Si trattadei casi del conflitto di interesse del management, la corruzione ela cattiva gestione finanziaria. Inoltre, lo scorso anno, quasi lametà degli imprenditori aveva dichiarato di non aver subìto alcunaperdita finanziaria dovuta a frodi. Quest'anno questo dato è fermoal 23%. Ma, nonostante tutto, non aumentano le misure antifrode,al di sotto della media mondiale. In Europa, infatti, solo il 34% delleimprese effettua controlli sui dipendenti. La media è del 47%. Lastoria dimostra che in un vasto numero di casi sono stati i dipen-denti stessi a causare i danni peggiori agli istituti finanziari. Perditesostanziali ed, in alcuni casi, il collasso di intere compagnie. E leindagini hanno spesso dimostrato che chi doveva eseguire i mec-canismi di controllo, non lo faceva. Spesso per due motivi: o per-ché i tempi erano buoni e con le frodi i profitti erano significativi, o

perché, quando l'economia è cambiata, è stato necessario oc-cultare gli eccessi del passato. Perfino i revisori, talvolta, non neuscivano senza macchia. In alcune indagini sono sorti interro-gativi sul ruolo dell'identificazione dei problemi che hanno con-tribuito in ultima analisi al collasso dell'istituto finanziario inquestione. In molti casi i revisori non hanno cercato nei postigiusti. In altri, il rapporto tra revisore e controllato era davverotroppo stretto ed i dubbi sulle trasparenza di questi controllisono rimasti. Il sondaggio di quest'anno, comunque, porta qual-che buona notizia. Le frodi in azienda sono diminuite. Quelleche hanno denunciato episodi sono scese dal'88% del 2010 al75 del 2011.Ma il dato preoccupante è che si stanno diffondendo nuove ti-pologie di frode, in particolare la frode finanziaria interna, la cor-ruzione ed i casi di frode nei processi di vendita edapprovvigionamento. Undici, come detto, le tipologie di frodeanalizzate: furto di informazioni, corruzione, furto di beni mate-riali, conflitto di interesse nel management, frode nei processidi vendita fornitura ed approvvigionamento, violazione di normee di regole, furto di proprietà intellettuale, cattiva amministra-zione finanziaria, frodi finanziarie interne, pratiche collusive, ri-ciclaggio.La corruzione, soprattutto in Europa, ha subito il maggiore in-cremento rispetto alle altre tipologie di frode. Circa la metà delleaziende si dichiara vulnerabile alla corruzione. E se paesi comeStati Uniti, Gran Bretagna, Cina ed India utilizzano leggi appro-priate per tentare di evitare i processi di corruzione, in molti altripaesi rimangono pesanti "buchi neri" legislativi. Tanto che molteimprese rinunciano ad investire in determinati paesi proprio per-ché avvisati del rischio di corruzione. Positivo senza dubbio ilfatto che le aziende siano consapevoli del fenomeno della cor-ruzione. Ma adesso devono trovare un modo per reagire.

Crediti agevolati, corruzione e frodi

Così le mafie si infiltrano nelle imprese

15gennaio2013 asud’europa 3

Furto di informazioni e truffe economiche

Cresce il numero dei dipendenti infedeli

4 14gennaio2013 asud’europa

La frode interna, quella cioè compiuta da dirigenti o dipen-

denti dell'impresa, è notevolmente aumentata. Ci si chiede

il perché. Non esiste certo una risposta semplice. Questo

perché ormai la nostra economia si basa sulle informazioni. Sem-

pre più spesso, infatti, un'azienda si misura in idee piuttosto che

in beni materiali. Tali idee tendono ad essere memorizzate nei

computer o server e gli addetti ai lavori hanno accesso facile ad in-

formazioni molto preziose e le possono acquisire con più facilità ri-

spetto al passato. Ecco perché, alla luce di queste dinamiche, è

molto probabile che un'azienda, prima o poi, si troverà a dover in-

dagare su un sospetto caso di frode da parte di un dipendente. E

quando questo avverrà saranno cinque i punti fondamentali da

considerare. Il primo è quello di blindare le prove. Al primo so-

spetto, si dovranno provvedere a blindare le evidenze elettroniche,

in quanto possono essere facilmente e rapidamente eliminate.

L'azienda deve essere in grado di creare immagini fedeli dei com-

puter, di scattare istantanee degli account di posta elettronica, di

conservare i registri con le relative informazioni e di non cancellare

o sovrascrivere i nastri di backup. Inoltre, sarebbe importante met-

tere al sicuro i tabulati telefonici, i registri relativi agli accessi in uf-

ficio con il badge ed i nastri della videosorveglianza. Secondo

punto da tenere in considerazione è quello di prendere delle deci-

sioni con discrezione. Fondamentale per non fare insospettire i re-

sponsabili. Quasi sempre un'analisi del contenuto della posta

elettronica aziendale e della cronologia di navigazione internet,

chiarirà le attività o le relazioni di un insider, sia interno che esterno

all'ufficio. Nel caso si sospettino casi di corruzione, sarà sufficiente

un'analisi attenta e dettagliata della contabilità acquisti.

Terzo punto è quello di considerare vicende personali che possono

giustificare la "necessità" di commettere frodi. Quando si sospetta

di qualcuno, sarebbe opportuno condurre ricerche consultando

fonti aperte ed accessibili al pubblico al fine di identificare eventuali

indizi di problemi finanziari quali fallimenti, recenti azioni legali,

casi di divorzio, sentenze passate in giudicato, esposizione finan-

ziaria od acquisti per cifre che non sono in linea con il reddito noto

della persona in questione. Quarto punto fondamentale è quello

di monitorare con costanza attività chiave. Le attività di un sog-

getto ritenuto responsabile di frode dovrebbero essere scanda-

gliate con attenzione. Questo al fine di raccogliere evidenze e

mitigarne le conseguenze.

Gli esempi includono la corrispondenza di posta elettronica at-

traverso il dominio aziendale, decisioni di assunzione di perso-

nale, autorizzazioni di pagamento effettuate dalla persona

sospettata, oltre a commenti e post su social networks. Ultimo

punto è quello di preparare un piano di successione. Perché

man mano che l'indagine prosegue ed i sospetti nei confronti

del soggetto appaiono sempre più motivati, è importante piani-

ficare quello che accadrà in seguito al suo allontanamento. La

mancanza di un piano di successione potrebbe ritardare la ne-

cessaria interruzione del rapporto di lavoro e creare notevoli

problemi od interruzioni dell'attività.

G.V.

Mafia e rifiuti, blitz della Dia a Catania: 27 arresti, indagati 16 funzionari pubblici

Maxi-blitz della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Ca-tania contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nelciclo dei rifiuti. L'operazione, denominata 'Nuova Ionia' ha

portato all'arresto di ventisette persone ritenute responsabile, avario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, associazioneper delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti,traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata aidanni di ente pubblico. Sedici invece gli indagati nei confronti deiquali sono scattate perquisizioni: fra di essi anche amministratorie funzionari pubblici. Gli agenti hanno proceduto inoltre all’acqui-sizione di atti e documentazione in 14 comuni dislocati sul ver-sante dell’alto ionio etneo della Sicilia Orientale, utili a riscontrarele ipotesi investigative acquisite negli ultimi anni.

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti i clan mafiosiavrebbero cercato di inserirsi nella gestione dei rifiuti attraversoal società Aimeri ambiente, zienda controllata da una cordatamilanese, di cui il boss Russo era responsabile operativo. Inpratica gli indagati, allo scopo di trarre profitti illeciti, avrebberotratto "rilevanti vantaggi di natura economica attraverso la fal-sificazione dei formulari correlati alla raccolta e al conferimentoin discarica dell’umido e della differenziata, al fine di dissimulareuna efficienza del servizio che in realtà non c’era, e il ricorsoalla procedura di somma urgenza, come ad esempio nella eli-minazione di micro discariche, pulizia di caditoie e pulitura deimargini stradali, in favore di ditte riconducibili alla organizza-zione mafiosa".

14gennaio2013 asud’europa 5

Per le aziende difficile individuare i colpevoli

Per i responsabili l’“arma” della privacy

Negli ultimi vent'anni i paesi europei hanno adottato una le-

gislazione contenente disposizioni e normative sulla pri-

vacy sempre più severe. Il regime italiano a tal riguardo è

molto complesso e per molti aspetti anche severo. Ecco perché la

legge sulla privacy è fonte di preoccupazione per chi si accinge

ad effettuare controlli sugli impiegati ritenuti responsabili di frode.

Una paura che può portare ad ignorare l'episodio od a tentare di

porvi rimedio effettuando un licenziamento senza un'indagine ap-

profondita dei fatti, cosa che da sola potrebbe aumentare la re-

sponsabilità dell'azienda. Se a ciò si unisce il timore di mettere in

agitazione i sindacati o di violare le disposizioni a tutela dei dipen-

denti, lo statuto dei lavoratori, il risultato può essere la paralisi.

"Agire senza un'adeguata indagine è una procedura erronea - dice

Marianna Vintiadis, manager di Kroll in Italia - che risolve solo in

parte il problema. Le frodi aziendali complesse possono necessi-

tare della partecipazione di diversi dipendenti in vari reparti. Il man-

cato svolgimento di un'indagine adeguata di tutti i fatti e delle

persone effettivamente coinvolte, magari con un solo licenzia-

mento, lascia in realtà campo libero all'attività illecita che, dopo il

polverone iniziale, può riprendere indisturbata". Il licenziamento,

poi, nel nostro Paese, può essere anche impugnato. Sono tanti i

casi di richiesta di riassunzione da parte del giudice incaricato dal

dipendente licenziato ingiustamente. Il licenziamento senza che

sia stata svolta un'indagine interna può comportare la rinuncia al

risarcimento e perfino rivelarsi un'operazione costosa in assenza

di prove. I regimi di privacy del nostro paese, non devono rivelarsi

un muro invalicabile per chi ha necessità di indagare su presunti

casi di frode in atto nella sua azienda. In alcuni casi, come le de-

nunce di irregolarità, le indagini sono obbligatorie.

Ma i datori di lavoro non sono informati adeguatamente sugli stru-

menti conformi alle moderne leggi sulla privacy in vigore nel nostro

Paese. La prima cosa da comprendere è che le indagini non de-

vono invadere la sfera personale. Se un direttore è sospettato di

conflitto di interesse, sarà sufficiente un'analisi dei dati aziendali e

delle informazioni sui familiari stretti disponibili presso l'Anagrafe

per ottenere le prove desiderate. Altro strumento importante è l'in-

formatica forense, per recuperare i dati contenuti nei computer

aziendali.

Ma, oggi, sono pochi gli studi legali che dispongono di queste ri-

sorse. Molti dirigenti ritengono che l'accesso all'account di posta

elettronica aziendale sia sempre una violazione della corrispon-

denza privata, mentre la corte suprema italiana ha fatto una di-

stinzione tra corrispondenza aperta o chiusa, inserendo la posta

elettronica aziendale nella prima categoria, ad indicare quindi che

in alcune circostanze il datore di lavoro può avere il diritto di acce-

dere all'account e-mail aziendale di un dipendente a condizione,

naturalmente, che ciò sia svolto in conformità alle norme ed alle di-

sposizioni vigenti, nonché ai regolamenti aziendali interni. "Oc-

corre rivolgersi sempre ad un avvocato prima di stabilire il

processo di recupero, il piano di indagine e le esclusioni dei perti-

nenti - dice Vintiadis - così da assicurare che le azioni degli in-

vestigatori e dei tecnici non minino la validità delle prove rac-

colte".

Quando si seguono le regole, l'informatica forense può rappre-

sentare uno strumento estremamente potente. In Italia, dove

l'uso di internet è inferiore alla media degli altri paesi europei e

sono tante le famiglie che ancora oggi non possiedono un com-

puter, è stato rilevato che dipendenti poco scrupolosi, forse per-

ché poco esperti, conducono i loro loschi affari utilizzando i

computer e gli account di posta dell'azienda per la quale lavo-

rano.

Partendo dal presupposto che la legge italiana vieta ai datori di

lavoro di accedere in qualsiasi circostanza ai loro dispositivi di

lavoro. Cosa che è stata detta non essere vera. "Molti pensano

che le norme che vietano ai datori di lavoro italiani di monitorare

l'attività dei dipendenti comportino il divieto di qualsiasi tipo di

indagine o richiesta - continua Vintiadis - di conseguenza, molti

dipendenti disonesti prestano poca attenzione a coprire le pro-

prie tracce". Ecco perché le prove recuperate attraverso l'infor-

matica forense sono spesso valide e sufficienti per instruire un

caso.

Un altro strumento sottovalutato è la sorveglianza. Che, ampia-

mente utilizzato, nelle indagini italiane è spesso frainteso.

Domina, infatti, l'opinione generale che rappresenta una viola-

zione automatica della privacy di coloro che sono sotto osser-

vazione. Ma non è così. La sorveglianza è regolamentata e

soggetta a significative limitazioni. In alcuni casi il suo uso è le-

gale e le prove raccolte durante il suo svolgimento possono es-

sere presentate in tribunale. Il messaggio, quindi, è molto

chiaro. Le severe leggi italiane sulla privacy non ostacolano lo

svolgimento delle indagini interne effettuate per scoprire casi

di frodi.

G.V.

Il pericolo dell’infiltrazione della mafia

nelle ricostruzioni post-terremoto in Emilia

6 14gennaio2013 asud’europa

La Direzione Nazionale Antimafia ha sempre parlato chiara-

mente di “una consolidata presenza delle imprese mafiose

negli appalti, nelle speculazioni immobiliari, nel traffico ille-

gale di rifiuti” in Emilia Romagna. Nella Relazione del 2011 i ma-

gistrati dell’Antimafia hanno puntato l’attenzione soprattutto sulle

attività dei clan nel settore immobiliare e del riciclaggio del denaro

sporco. Questa scelta strategica “si è imposta in quanto le orga-

nizzazioni di appartenenza, in particolare quella dei casalesi e

quelle della ‘ndrangheta, restano radicate nei territori di origine,

ma i loro affiliati si sono, nel tempo, spostati verso regioni non sol-

tanto comode logisticamente, ma dove – per lo sviluppo econo-

mico che le contraddistingue – possono essere investiti i proventi

illeciti accumulati con le attività delittuose svolte”. Dati preoccu-

panti, dunque. Ma andiamo a vedere, provincia per provincia, chi

sono i clan attivi e, soprattutto, come operano.

MODENA

Il modenese è senza ombra di dubbio la provincia in cui si registra

la più alta percentuale di presenza malavitosa. Scrivono Nicola

Gratteri e Antonio Nicaso: la città è “un passaggio obbligato per i

grandi traffici di stupefacenti che corrono sull’Autobrennero e sul-

l’autostrada del Sole”.

Abbondano, infatti, le infiltrazione nel tessuto economico e sociale

di appartenenti a pericolose organizzazioni criminali. È stata infatti

appurata la presenza di alcune famiglie di Cosa nostra (la cosid-

detta mafia del Brenta) interessate alle gare per importanti appalti

pubblici. A dominare, però, sono i Casalesi (Alfonso Perrone e Si-

gismondo Di Puorto legati a Michele Zagaria) che sono riusciti ad

impiantarsi anche perché diversi sono stati tanti i latitanti di ca-

morra che si sono rifuggiati qui (tra gli altri Francesco Schiavone

detto Sandokan, i fratelli De Falco e Francesco Bidognetti).

A Modena, per giunta, non sono mancate anche vicende sangui-

nose derivanti da faide tra bande: il 5 maggio 1991 due clan rivali

arrivarono alle armi per il controllo delle bische clandestine.

Diversi anche i fenomeni di estorsione: a Sassuolo il 26 luglio 2006

venne fatta esplodere una bomba davanti alla porta della Agenzia

delle entrate.

Pochi giorni prima l’Agenzia aveva permesso di scoprire una frode

sull’Iva da 700mila euro su un credito spuntato dal nulla da parte

di una ditta che commercializzava materiale tecnologico che in

breve aveva raggiunto cifre impressionanti. Dopo quattro anni di

indagini ecco il nome dell’artefice: Paolo Pelaggi, legato agli

Arena, clan attivo nella zona di Isola Capo Rizzuto.

La presenza ‘ndranghetista è resa palese anche da alcuni arresti

di peso effettuati negli ultimi anni, come quelli dei latitanti Giu-

seppe Barbaro di Platì (Reggio Calabria), Franco Muto di Cetraro

(Cosenza) e Carmelo Tancrè di Papanice (Crotone).

FERRARA

È presente il clan calabrese dei Farao-Marincola di Cirò, in-

sieme ad altre organizzazioni criminali che operano in attività di

riciclaggio.

FORLì – CESENA

Il Cesenatico è terra di eccellenza per la ‘ndrangheta. Basti

pensare che nel 2008, quando venne arrestato il boss di Reg-

gio Calabria Giuseppe Condello, u supremu, capobastone della

‘ndrangheta, si scoprì che, sebbene Condello si fosse rifuggiato

nel piccolo paesino calabrese di Occhio di Pellaro, i suoi affari

avevano trovato terreno fertile proprio a Cesena: tramite presta-

nomi aveva accumulato un patrimonio di circa 15 milioni di

euro.

REGGIO EMILIA

Anche qui domina la ’ndrangheta, con i “cutresi”, che riescono

ad accaparrarsi importanti lavori edili. Sono presenti pure affi-

liati dei clan Grande Aracri, Nicosia, Dragone e Arena. L’inse-

diamento di queste cosche calabresi risale agli inizi degli anni

’80 ed hanno interessi economici nella gestione di locali not-

turni, nel traffico di droga e nelle estorsioni. Ma soprattutto nel-

l’edilizia.

Basti pensare che già a novembre del 2010 la Prefettura di

Reggio Emilia ha negato il certificato antimafia a una decina di

aziende operanti nel reggiano. Indiscusso, poi, il potere di An-

tonio Dragone che può contare, come è stato rilevato anche

dai rapporti della DIA, su un’assoluta vicinanza di imprenditori,

impresari e colletti bianchi. Il pentito Cortese conferma: “Sì,

(aveva) molta disponibilità economica perché ad Antonio Dra-

gone, quando uscì dal carcere parecchie persone, anche di

Reggio Emilia, impresari, imprenditori, fecero la fila per portargli

i soldi […] Dragone so che raccolse quasi un milione di euro in

quel periodo”.

Dai Casalesi alla ‘ndrangheta dei “cutresi”

Numerosi clan si spartiscono il giro d’affari

14gennaio2013 asud’europa 7

PARMA

Anche qui i “cutresi” regnano incontrastati. I campi di attività spa-

ziano dal traffico di stupefacenti, all’usura, al racket delle estor-

sioni, alla gestione del gioco d’azzardo e dei locali notturni. Un giro

d’affari che produce ingenti capitali illegali che poi debbono essere

“lavati” attraverso investimenti redditizi, edilizia, attività di movi-

mento terra e appalti. Massiccia presenza anche di Cosa Nostra

con gli uomini di Matteo Messina Denaro. E infine la camorra, che

ha fatto sentire la sua presenza anche ricorendo alla via armata:

Raffaele Gaurino, boss di Somma Vesuviana e residente a Mede-

sano, venne ucciso con colpi d’arma da fuoco in pieno volto. Que-

sto, d’altronde, è stato il secondo omicidio per mano della camorra

in pochi anni: nel 2003 a morire era stato Salvatore Illuminato, ma-

rito della vicina di casa di Guarino.

RIMINI

Sono soprattutto tre famiglie calabresi a fare affari lungo il litorale:

i Vrenna, i Pompeo e i Lentini (che, non a caso, vanno a formare,

il cosiddetto ‘gruppo dei Calabresi di Riccione’). ‘Ndrine, queste,

che si sono rese protagoniste anche dell’omicidio di un boss ca-

labrese, Gabriele Guerra, che a Cervia (provincia di Ravenna) ri-

schiava di compromettere gli affari nelle bische clandestine: il 14

luglio 2003 venne ucciso con sedici colpi di mitraglietta alla nuca

e al busto. Ci sono, però, anche affiliati delle ‘ndrine di Cutro e

Isola Capo Rizzuto (Kr), in particolare riconducibili agli Arena e ai

Nicosia. Non solo. Secondo gli ultimi dati della Confesercenti sa-

rebbero in forte crescita i commercianti costretti a pagare il pizzo.

Imposto, soprattutto, dai clan camorristici. Ma anche qui è l’edilizia

ad essere al centro dei pensieri malavitosi. Nel 2009 la Dda di Bo-

logna ha sequestrato ad un imprenditore legato ai clan dei Casa-

lesi ben 26 immobili, per un valore di sette milioni di euro,

nell’ambito di una indagine della polizia tributaria della Finanza di

Rimini. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore ha ammesso di aver

partecipato, attraverso imprese di Padova da lui usurate, alla co-

struzione dell’edificio che ospiterà la Questura di Rimini, oltre ad

aver contribuito alla costruzione del villaggio Olimpico delle Olim-

piadi invernali di Torino.

PIACENZA

Qui, il 17 febbraio 2010, nell’indifferenza generale di gran parte

dei media, è accaduto un evento tra l’assurdo e lo sconfortante. Al

mattino la città si sveglia con più di cento manifesti pubblicitari e

poster che inneggiano alla mafia (“Cosa nostra: Prima azienda del

Paese, Mafia Spa…”): si prometteva più sicurezza, meno estor-

sione, più libertà e maggiore ricchezza. E poi annunci radiofonici:

“uno Stato che ti rapina con le tasse, a fronte di un pizzo che ti

costa solo il 20%”. Gigantografie anche davanti le scuole: una

busta di marijuana con a fianco il simbolo “Mafia spa, più li-

bertà”. Anche la ‘ndrangheta ha messo casa nel piacentino,

soprattutto con Antonio Dragone che, pian piano, sta espan-

dendo i suoi guadagni in Emilia Romagna, soprattutto tramite

il giro d’affari delle bische clandestine e delle scommesse.

BOLOGNA

Non poteva mancare all’appello il capoluogo di regione. Anche

qui si registra una forte presenza dei Casalesi. Una presenza

che assicura lavoro per molti cittadini della provincia. Quanto

accaduto alcuni anni fa né è la riprova: una trentina di persone

assalirono la caserma dei carabinieri a Sant’Agata Bolognese

perché rilasciassero Giorgio Simonetti, parente di un affiliato al

clan dei Casalesi. Fa niente se Simonetti era stato arrestato

per lesioni personali aggravate, minacce, violenza e resistenza

per aver colpito più volte, con estrema violenza, un uomo sene-

galese senza alcun motivo, all’interno di un bar.

Ma nel bolognese non operano solo i Casalesi. Il traffico di stu-

pefacenti è per la maggior parte in mano ai Licciardi, uno dei

clan che rientra nel cosiddetto cartello della Nuova Alleanza di

Secondigliano: non a caso Ciro Russo, uno dei nomi importanti

del traffico internazionale, latitante da 15 anni, venne arrestato

proprio nella provincia di Bologna.

Non manca, poi, la presenza ‘ndranghetista. Ed è una presenza

di peso, come quella dei Bellocco di Rosarno: basti pensare

che il capo Carmelo Bellocco fino al 2010 ha lavorato nel mer-

cato ortofrutticolo di Bologna. Non solo. Nel gennaio dello

scorso anno un’operazione internazionale – l’accusa era di as-

sociazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di droga,

alle estorsioni, all’intestazione fittizia di beni e al reimpiego di

capitali illeciti – portò all’arresto, tra gli altri, di tre uomini vicino

alla cosca Mancuso di Vibo Valentia.

(Bioecogeo.com)

Facilità di credito e incarichi pubblici

Antitrust, arrivano le stelle per le imprese

8 14gennaio2013 asud’europa

Arrivano le stelle. Come quelle dell'albergo. Che saranno,però, distribuite alle imprese. E chi ne ha di più, ottiene ac-cessi al credito più facilitati. Ecco, in sintesi, il nuovo rego-

lamento approvato dall'Antitrust ed entrato in vigore da pochigiorni. Il nuovo sistema di valutazione potrà essere richiesto dalleimprese che hanno raggiunto un fatturato minimo di due milioni dieuro nell'esercizio chiuso l'anno precedente alla richiesta e chesiano iscritte al registro delle imprese da almeno due anni. Il ratingè utile non solo per avere corsie preferenziali di accesso al credito,ma anche per ottenere incarichi dalla pubblica amministrazione.Sono tre le stellette che al massimo potrà vantare un'impresa. Incima alle classifiche, l'impresa che, oltre a non avere macchie,traccia tutti i pagamenti, anche sotto la soglia stabilita dalla legge,effettua il controllo di conformità normativa delle attività aziendalied è iscritta in una white list. In questo caso, l'azienda sarà poi in-serita in un apposito elenco che sarà pubblicato sul sito internetdell'autorità garante.Come detto, il rating avrà un range da una stelletta a tre stellette.Per ottenere il punteggio minimo, l'impresa dovrà dichiarare chel'imprenditore od i soci, non hanno ricevuto condanne per reati tri-butari o reati contro la pubblica amministrazione. Non dovrannoessere in corso processi per reati di mafia e l'impresa, almeno neidue anni precedenti la richiesta, non dovrà essere stata condan-nata per illeciti antitrust gravi, per mancato rispetto delle norme atutela della salute e della sicurezza nel luoghi di lavoro, per viola-zione degli obblighi retributivi, contributivi, assicurativi e fiscali neiconfronti dei propri dipendenti e collaboratori. Non dovrà, inoltre,avere subito accertamenti di un maggiore reddito imponibile ri-spetto a quello dichiarato, né avere ricevuto provvedimenti di re-voca di finanziamenti pubblici per i quali non abbia assolto gliobblighi di restituzione. Inoltre, l'impresa dovrà dichiarare di effet-tuare pagamenti superiori alla soglia di mille euro con strumentitracciabili.Queste sono le caratteristiche per ricevere una stelletta. Ci sonoaltri sei requisiti che consento all'impresa di potersi fregiare di dueo tre stellette. Nel caso in cui se ne rispettino tre su sei, all'impresasaranno attribuite due stellette. Nel caso in cui tutti e sei questiextra requisiti vengano rispettati, l'impresa potrà vantarsi del mas-simo rating. Il primo dei sei, prevede che le imprese rispettino icontenuti del protocollo di legalità sottoscritto dal ministero dell'in-terno e da Confindustria ed, a livello locale, dalle prefetture e dalle

associazioni di categoria. Al numero due, la tracciabilità dei pa-gamenti inferiori ai limiti imposti dalla legge. Terzo, adottareuna struttura organizzativa che effettui il controllo di conformitàdelle attività aziendali. Quarto requisito, adottare processi pergarantire forme di corporate social responsability.Quinto, essere iscritti in uno degli elenchi dei fornitori, prestatoridi servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentazioni di infil-trazioni mafiose. Ultimo dei sei requisiti speciali, è quello diavere aderito a codici etici di autoregolamentazione adottatidalle associazioni di categoria.Sarà anche data notevole importanza alla denuncia, all'autoritàgiudiziaria od alle forze dell'ordine, di reati previsti dal regola-mento commessi a danno dell'imprenditore o dei propri familiarie collaboratori, qualora alla denuncia sia seguita l'azione pe-nale. Le stellette hanno validità per due anni, ma sono comun-que rinnovabili su richiesta e dopo una verifica delmantenimento delle caratteristiche che le hanno attribuite. L'im-presa può, dopo le verifiche, vedersi togliere tutte le stellette,oppure aumentarle.

G.V.

Pedagogia interculturale, due giornate di studio del Centro Studi Borsellino

In occasione della ricorrenza della nascita del giudice Paolo

Borsellino (19.01.2013), il Centro Studi Paolo Borsellino, ha or-

ganizzato due giornate di studio sulle tematiche della pedago-

gia interculturale.

L' iniziativa, dal titolo "Sicilia/Europa: Culture in dialogo, memoria

operante, processi formativi", ha come appuntamenti il 18.01.2013

presso l'aula Jean Monnet dell' Università Kore di Enna e il

19.01.2013 presso la Sala delle Capriate di Palazzo Chiaramonte

all'interno del Complesso dello Steri di Palermo.

La giornata di sabato 19 gennaio 2013 a Palermo sarà anche oc-

casione di presentazione del costituendo Centro studi alle Isti-

tuzioni locali, di cui Rita Borsellino è madrina dell'iniziativa ed

ispiratrice del progetto.

Sono già stati invitati e parteciperanno i rappresentanti delle

istituzioni nazionali, regionali e cittadine, le autorità civili, militari

e religiose, rappresentanti del mondo accademico europeo,

operatori ed esperti di settore, i giovani studenti delle classi

della scuola secondaria di secondo grado, le cittadine ed i cit-

tadini.

Il Centro europeo per la lotta alla criminalità

informatica sarà inaugurato l’11 gennaio

Apartire dall’11 gennaio il nuovo Centro europeo per la lottaalla criminalità informatica (EC3) sarà pienamente opera-tivo allo scopo di contribuire a proteggere i cittadini e le im-

prese europee dalla criminalità informatica. Cecilia Malmström,Commissaria UE per gli Affari interni, parteciperà all’inaugurazioneufficiale del Centro, situato presso l’Ufficio europeo di polizia (Eu-ropol) all’Aia (Paesi Bassi).“Il Centro per la lotta alla criminalità informatica darà un forte im-pulso alla capacità dell’UE di combattere la criminalità informaticae proteggere una rete internet libera, aperta e sicura. I criminaliinformatici sono intelligenti e veloci nell’utilizzare le nuove tecno-logie per scopi criminali; il Centro EC3 ci aiuterà a diventare an-cora più intelligenti e veloci al fine di contribuire a prevenire ecombattere i reati informatici”, ha dichiarato la Commissaria Mal-mström.“Nella lotta alla criminalità informatica, priva di confini per naturae caratterizzata da una grande abilità dei criminali a nascondersi,è necessaria una risposta flessibile e adeguata. Il Centro europeoper la lotta alla criminalità informatica è stato istituito per fornirequeste competenze in qualità di centro di fusione e di centro di so-stegno operativo, investigativo e forense, ma anche grazie allapropria capacità di mobilitare tutte le risorse degli Stati membridell’UE necessarie a mitigare e ridurre le minacce provenienti daicriminali informatici, ovunque essi operino”, ha dichiarato TroelsOerting, Capo del Centro europeo per la lotta alla criminalità infor-matica.Le indagini condotte in materia di frodi online, abusi su minori on-line e altri reati informatici coinvolgono regolarmente centinaia divittime e di sospetti in diverse parti del mondo. Le operazioni diquesta portata non possono essere portate a termine con suc-cesso esclusivamente dalle forze di polizia nazionali.L’apertura del Centro europeo per la lotta alla criminalità informa-tica (EC3) segna un notevole cambiamento rispetto al modo in cuil’UE ha affrontato la criminalità informatica fino ad oggi. Innanzi-tutto, l’approccio dell’EC3 sarà più lungimirante e inclusivo. Ver-ranno riunite competenze ed informazioni, verrà fornito sostegnoalle indagini penali e verranno promosse soluzioni a livello del-l’UE.L’EC3 si concentrerà sulle attività illegali online compiute dalla cri-

minalità organizzata, in particolare gli attacchi diretti contro l’e-banking e altre attività finanziarie online, lo sfruttamento ses-suale dei minori online e i reati che colpiscono i sistemi diinformazione e delle infrastrutture critiche dell’UE.Il Centro, inoltre, contribuirà a promuovere la ricerca e lo svi-luppo, ad assicurare lo sviluppo di capacità da parte delle au-torità incaricate dell’applicazione della legge, dei giudici e deipubblici ministeri e a effettuare valutazioni delle minacce, com-presi analisi delle tendenze, previsioni e allarmi rapidi. Persmantellare un numero maggiore di reti criminali informatiche eperseguire più indiziati, l’EC3 dovrà raccogliere e trattare datirelativi alla criminalità informatica e fungere da help desk per leunità di contrasto dei paesi dell’UE. Il Centro offrirà sostegnooperativo ai paesi dell’UE (ad esempio contro le intrusioni, lafrode, l’abuso sessuale di minori online, ecc.) e fornirà compe-tenze tecniche, analitiche e forensi di alto livello nelle indaginicongiunte dell’UE.Secondo un recente sondaggio dell’Eurobarometrola sicurezza informatica desta ancora molta preoccupazione trai cittadini europei. L’89% degli utenti di internet non rivela infor-mazioni personali online e il 12% è stato vittima di frode online.Circa un milione di persone nel mondo è vittima ogni giorno divarie forme di criminalità informatica. Secondo le stime le vit-time perdono circa 290 miliardi di EUR ogni anno nel mondo acausa di attività criminali informatiche (Norton, 2011).

14gennaio2013 asud’europa 9

Dalla Fondazione Falcone 10 borse di ricerca sulla mafia

La Fondazione Giovanni e Francesca Falcone ha indetto

un concorso per 10 borse di studio finalizzate alla ricerca,

documentazione e formazione nel campo della criminalità

organizzata di stampo mafioso. Le domande e i relativi progetti

dovranno essere presentati entro il 14 gennaio prossimo. Le inizia-

tive selezionate dovranno essere realizzate entro il mese di di-

cembre 2013.

Al concorso possono partecipare i cittadini italiani nati in Sicilia,

con una laurea in giurisprudenza conseguita con il massimo dei

voti (110/110) in una università siciliana e di età inferiore a 30

anni alla scadenza del bando. L'importo di ciascuna borsa è di

5.200 euro.

Il bando può essere consultato sul sito della Fondazione

(www.fondazionefalcone.it), nella sede di via Serradifalco 250,

a Palermo (tel. 091/6812993), e sulla Gazzetta Ufficiale della

Regione Siciliana di oggi.

Un reddito minimo garantito

10 14gennaio2013 asud’europa

Giuseppe Ardizzone

La situazione della disoccupazione in Europa è drammaticaha detto il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Junckeral Parlamento UE. Ha quindi insistito perché si ritrovi "la di-

mensione sociale dell'unione economica e monetaria, con misurecome il salario minimo in tutti i Paesi della zona euro, altrimentiperderemmo credibilità e approvazione della classe operaia, perdirla con Marx". Sgombriamo il campo da ogni possibile equivocosull’accezione del termine “salario minimo “che non vuole dire sta-bilire un minimo contrattuale europeo bensì la predisposizione inogni paese membro di forme di sostegno alla povertà, alla margi-nalità, alla disoccupazione di lungo periodo e all’inoccupazione.D’altra parte, il concetto non è nuovo perché proprio la Commis-sione Europea, nel suo documento “Europa 2020”, aveva già in-dicato il tema della lotta alla povertà come una delle sette iniziativeFaro del progetto. L’iniziativa Faro era chiamata, infatti "Piatta-forma europea contro la povertà". Per la sua realizzazione, a livelloUE, la Commissione intendeva adoperarsi per:– creare una piattaforma di cooperazione per adottare misure con-crete volte ad alleviare il problema dell’esclusione sociale ancheun utilizzo mirato dei fondi strutturali, in partico-lare del FSE;– elaborare e attuare programmi volti a promuo-vere l'innovazione sociale per le categorie piùvulnerabili, combattere la discriminazione e adefinire una nuova agenda per l'integrazione deimigranti.– valutare l'adeguatezza e la sostenibilità dei re-gimi pensionistici e di protezione sociale e riflet-tere su come migliorare l'accesso ai sistemisanitari.A livello nazionale, gli Stati membri dovevano,dal canto loro, cercare di sensibilizzarsi sul pro-blema, cercando, inoltre, di utilizzare appieno ipropri regimi previdenziali e pensionistici per ga-rantire un sufficiente sostegno al reddito e un ac-cesso adeguato all'assistenza sanitaria.Siamo, pertanto, di fronte ad una richiesta d’inclusione della mar-ginalità e di sostegno alla disoccupazione ed all’inoccupazioneche non si limita all’individuazione di forme di sostegno al reddito;ma, anche, della possibilità d’accesso ai servizi sanitari e a servizidi formazione ed inclusione. Limitandoci per il momento, tuttavia,esclusivamente al problema dell’introduzione di un reddito minimogarantito o salario di cittadinanza, vediamo che ad esempio, con-trariamente alla situazione italiana, il quadro europeo presenta inmolti paesi diverse misure di sostegno e queste, alla fine, permet-tono a quelle società di affrontare in maniera meno traumatica laflessibilità del lavoro e i periodi di crisi occupazionale. Nella situa-zione italiana potrebbero rappresentare inoltre anche una difesacontro i fenomeni di delinquenza e corruzione diffuse in diversearee territoriali afflitte da problemi dl ritardo dello sviluppo, comequella meridionale. In un periodo come quello che stiamo attra-versando, in cui la disoccupazione, specie giovanile, sta assu-mendo livelli insopportabili e dove spesso molte aziende sonocostrette a ridurre i propri occupati, misure di sostegno alla disoc-cupazione di lunga durata e all’inoccupazione diventano essenzialiper la pace sociale e la convivenza civile. Quando, come nella si-tuazione italiana, la crisi economica si esprime nella riduzione delreddito delle famiglie, nella disoccupazione di massa ed a questa

si accoppia una diffusa indignazione nei confronti della classepolitica e dirigente del paese, la situazione può diventare esplo-siva. Misure di sostegno sono quindi indispensabili e prioritarie.E’ per questo che è indispensabile che lo Stato metta in campodelle iniziative volte a garantire a tutti dei diritti universali: unsalario di cittadinanza, un tetto, l’istruzione, la salute, la tutelacomplessiva dell’ambiente, la possibilità del reinserimento nelmondo del lavoro. Contenuti principali della legge sono che ibeneficiari sono i disoccupati, gli inoccupati, i precari e i lavo-ratori privi di retribuzione che abbiano residenza nella regioneLazio da almeno 24 mesi, siano iscritti nell’elenco anagraficodei centri per l’impiego (con l’eccezione dei lavoratori privi diretribuzione), abbiano un reddito personale imponibile non su-periore a 8mila euro nell’anno precedente la presentazionedell’istanza, non abbiano maturato i requisiti per il trattamentopensionistico.Ai disoccupati e agli inoccupati viene corrispostauna somma di denaro non superiore a settemila euro annui. E’previsto che i percettori del reddito debbano accettare le propo-ste di lavoro indicate dagli uffici dell’impiego. Tutto è ovvia-

mente perfezionabile e migliorabile mariteniamo che nei programmi elettorali delleforze politiche che si presentano per le pros-sime elezioni politiche questo tema dovrebbeessere maggiormente sottolineato pur se, ineffetti, è presente sia all’interno dell’AgendaMonti sia nelle proposte di SEL e del PD.A pagina 18 del documento programmatico,ormai comunemente definito “ Agenda Monti “si dice: “La crisi e la recessione hanno creatonuove povertà e aggravato il disagio dei tantiitaliani che già erano ai margini della società osi trovano a rischio d’esclusione sociale.Il Go-verno ha completamente ridisegnato la socialcard, trasformandola in un vero strumento d’in-clusione attiva nella società, con servizi legati

all’effettiva ricerca di lavoro o inserimento in attività organizzatea livello locale. E’ un’esperienza che dovrebbe essere genera-lizzata studiando come creare un reddito di sostentamento mi-nimo, condizionato alla partecipazione a misure di formazionee di inserimento professionale.Anche i servizi sociali territoriali,che hanno sofferto nella stretta della finanza pubblica, devonoessere riconosciuti nella loro importanza fondamentale, tro-vando una soluzione di finanziamento strutturale e di lungo pe-riodo.Infine bisogna giocare la partita di un vero e proprio pianoper l’autosufficienza.”Non ripetiamo quanto più volte espresso da SEL e dal PD sul-l’argomento ma sottolineiamo ancora l’importanza che gli am-mortizzatori sociali in Italia prevedano da subito un fortesostegno nei confronti degli esclusi dal lavoro. A maggior ra-gione, proprio adesso che nel nostro sistema di Welfare sisono ottenuti maggiori margini complessivi grazie ad una ri-forma pensionistica che, con tutti i problemi da affrontare (inparticolar modo il livello pensionistico che raggiungeranno asuo tempo le attuali nuove generazioni), rimane comunque unadelle più equilibrate, in rapporto alla previsione della duratamedia di vita e della percentuale di futuri pensionati sulla popo-lazione attiva, del quadro europeo.

http://ciragionoescrivo.blogspot.com

Una misura che per-

mette alle società di

affrontare in maniera

meno traumatica la

flessibilità del lavoro

e i periodi di crisi oc-

cupazionale

La campagna elettorale del déjà vu

14gennaio2013 asud’europa 11

Massimo Bordignon

“Déjà vu: fenomeno psichico rientrante nelle forme di al-

terazione dei ricordi o paramnesie: consiste nella sen-

sazione erronea di aver già visto un’immagine o di

aver già vissuto precedentemente un avvenimento o una situa-

zione che si sta verificando”. A tre giorni dall’inizio della campagna

elettorale, mi sono convinto che delle due l’una: o sono io che sof-

fro di una grave forma di paramnesia o sono gli elettori italiani ad

avere la memoria spaventosamente corta.

Prendiamo l’accordo recentemente siglato tra Lega e Pdl, che ha

rinsaldato la vecchia maggioranza elettorale che ha retto l’Italia

negli ultimi dieci anni. Si basa sull’impegno solenne da parte del

Pdl di sostenere, in caso di vittoria alle elezioni, la proposta Ma-

roni, cioè la devoluzione alla nuova grande Regione del Nord (da

crearsi) del 75 per cento del gettito di tutti i tributi erariali local-

mente pagati. Ma nel 2008 il Pdl aveva preso un impegno altret-

tanto solenne (la sesta missione del suo programma elettorale),

quello di far approvare al Parlamento nazionale la proposta di

legge di attuazione dell’articolo 119 approvata nel 2007 dal Con-

siglio regionale lombardo, su iniziativa della stessa Lega Nord.

Quella proposta era di gran lunga meno rivoluzionaria dell’attuale.

Ciò nonostante, nemmeno tre settimane dopo la formazione del

nuovo Parlamento, era stata abbandonata, a favore della bozza

Calderoli, poi diventata legge delega sull’attuazione del federali-

smo fiscale nel 2009. Una proposta complicatissima, che nella so-

stanza mentre faceva finta di cambiar tutto, non cambiava nulla,

perlomeno in termini di riparto delle risorse tributarie tra centro e

periferia. Ed era ovvio che finisse così, perché il Pdl è (era?) un

partito nazionale con una forte componente meridionale, e la pur

meno rivoluzionaria proposta del 2007, avrebbe comunque com-

portato un forte taglio della perequazione territoriale, inaccettabile

per l’allora maggioranza governativa. Come potrebbe finir diversa-

mente questa volta, con la ben più rivoluzionaria proposta Maroni?

Quanto poi alla proposta medesima, è anch’essa un déjà vu: ri-

prende una idea avanzata da Roberto Formigoni nel lontano 2000,

il famoso “70-15-15”. Il 70 per cento di tutti i tributi erariali do-

vevano rimanere alle regioni, il 15 per cento servire per il finan-

ziamento dei beni pubblici nazionali, il 15 per cento per la

perequazione territoriale. Inutile dire che quella proposta, come

la presente di Maroni, non aveva alcun senso, perlomeno nel-

l’ambito dell’attuale struttura statuale.

O la nuova Regione del Nord si finanzia tutto, dai carabinieri

agli interessi sul debito pubblico, alle pensioni per la parte non

coperta dei contributi, o non ci sarebbero sufficienti risorse per

mantenere in piedi lo Stato nazionale. Ma nel primo caso, non

ci sarebbero nemmeno le risorse per introdurre i tagli d’imposte

che Roberto Maroni viceversa promette.

La proposta di Maroni è in altri termini una proposta di seces-

sione; legittima, naturalmente, ma impossibile da accettare da

un Parlamento nazionale, quale che sia la maggioranza gover-

nativa che verrà fuori. Ma di questo si era già abbondantemente

discusso dieci anni fa; possibile che il dibattito politico sia an-

cora inchiodato lì?

(lavoce.info)

Al via la digitalizzazione per i fascicoli del maxiprocesso

Ifascicoli del maxiprocesso stanno per arrivare su internet: ef-fetto di un progetto che il Cidma, il Centro internazionale di do-cumentazione della mafia e del movimento antimafia di

Corleone che ospita quei falconi, ha proposto al ministero del-l’Istruzione ottenendo un finanziamento di ventimila euro.La digitalizzazione, appena iniziata, si concluderà fra febbraio eaprile dell’anno prossimo. “I documenti – spiega Marcello Barbaro,presidente del Cidma – saranno disponibili sul nostro sito,www.cidma.it. Abbiamo voluto portare avanti questo progetto per-ché ci sembrava doveroso offrire a tutti questo pezzo importantis-simo della storia d’Italia”. Non solo gli atti del processo, ma anchetutto il lavoro preparatorio: documenti scritti per larga parte da Gio-vanni Falcone ed entrati di buon diritto nella storia della Repub-

blica.All’iniziativa, annunciata durante la prima giornata del Festivaldella Legalità in tour a Corleone, è stato assicurato un contri-buto da ventimila euro. Una goccia nel mare: “Il nostro centro– prosegue Barbaro – non riceve fondi pubblici. È un peccato:la documentazione, la ricerca, l’offerta di materiale divulgativoper studiare Cosa nostra è un elemento importantissimo nellalotta alla mafia e attira l’attenzione di tutto il mondo. Vengonogiornali da tutto il mondo per parlare di noi”. Ma si sa: nessunoè profeta in patria. Anche se si possiede la traccia tangibile dellapiù grande vittoria in questa guerra a bassa intensità che è lalotta a Cosa nostra.

Le tendenze politiche verso le elezioni

12 14gennaio2013 asud’europa

Franco Garufi

Tante cose imprevedibili potranno ancora succedere da quialle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio prossimi; tuttaviaalcune tendenze di fondo vanno già delineandosi. La “salita

in politica” di Mario Monti si rivela più faticosa del previsto e non èfinora riuscita a scomporre il preesistente quadro politico . Svestitii panni del tecnico, il presidente del Consiglio si è trasformato nelcapo di una delle coalizioni che si contendono il successo eletto-rale, ma al tempo stesso dirige un governo dimissionario con ca-ratteristiche sempre più pre elettorali, con tutte le conseguenzeche ne derivano. La Gerarchia ecclesiastica ha raffreddato le ini-ziali simpatie e il complesso ed articolato mondo cattolico non in-dividua nel professore il suo interlocutore esclusivo. Nelle liste di“Scelta civica”, la cosiddetta società civile non va molto oltre lapresenza di alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale; il po-lemico addio di Corrado Passera indebolisce il fronte dei rapporticon la grande finanza ed affolla l'area del Centro, specie se il mi-nistro dello Sviluppo (ed ex Ad di Banca Intesa) concluderà l'ac-cordo con Oscar Giannino. Anche sul terrenodella proposta politica Monti sembra in difficoltà:crescente imbarazzo sulla questione fiscaledopo il rapporto della Commissione Europeasulla tassazione della casa, genericità e con-traddizioni della sua Agenda sulla questione so-ciale; il nervosismo è visibile, appena celatodall'aplomb anglosassone. Ciò lo spinge ad al-zare il livello della polemica contro il Centro-sini-stra, rischiando di compromettere un'eventualeintesa post-elettorale, mentre i sondaggi dannole sue liste poco oltre il 10%. A segnare lo spes-sore culturale dell'operazione basti, poi, la lapi-daria affermazione di Giuseppe Giarrizzo aproposito dei “cretini che aboliscono per annuncio la divisione traSinistra e Destra”. In buona sostanza , il tentativo di fornire unaconnotazione "tecnocratica" ad un'operazione di recupero sul ver-sante moderato della pulsione antipolitica presente nella societàitaliana era fatalmente destinato a scontrarsi con la necessita'd'imbarcare homines novi del calibro di Pierferdinando Casini eGianfranco Fini. Anche l' ulteriore obiettivo di raccogliere i coccidell'eredità berlusconiana, costruendo per l'elettorato moderato econservatore un'offerta politica presentabile in Europa e nelmondo, è stata messo in discussione.Infatti, l'indubbia abilità tat-tica ha permesso a Silvio Berlusconi di riagganciare l'antico alleatoleghista che, sebbene debilitato, potrebbe fargli conseguire il veroobiettivo della stagione finale della lunga vicenda politica berlu-sconiana: approfittare del meccanismo elettorale del Senato, perridimensionare la vittoria del centro sinistra. Non è facile prevederela geografia del nuovo Parlamento, anche per i soggetti politicinuovi che si presentano al giudizio degli elettori. Il Movimento Cin-que Stelle, a dire dei sondaggi, non pare destinato a bissare il19,8% conseguito alla fine dello scordo ottobre alle elezioni regio-

nali siciliane. Un risultato attorno al 12% confermerebbe co-munque Beppe Grillo come l'interprete, seppur con propostedemagogiche e sbagliate, del profondo malcontento di alcunisettori della società italiana. Più difficile ragionare di RivoluzioneCivile di Antonino Ingroia perché non mi appare ancora chiaroil contenuto reale della sua offerta politica; bisognerà capiredalla composizione delle liste quale sarà il rapporto tra gli spez-zoni superstiti di vecchie forze politiche dell'estrema sinistra,cosa resta del dipietrismo, quanto peserà il partito dei sindaci,da Leoluca Orlando a Luigi De Magistris. L'operazione è ancoraaperta ad esiti diversi, ma potrebbe avere l'effetto paradossaledi indebolire proprio l'ala sinistra della coalizione progressista.Una sindrome non nuova, purtroppo, nella storia della sinistraitaliana. Fino ad oggi, Bersani le sta imbroccando tutte: le pri-marie per la scelta del premier e, alla fine d'anno, lo sforzo or-ganizzativo che ha consentito ad un milione di elettori discegliere i propri rappresentanti, la solidità del patto con SEL,

hanno permesso al Partito Democratico di pi-gliare l'abbrivo di una campagna elettorale difatto già in corso da due mesi. La presenzanelle liste di figure significative del mondo cat-tolico, (per esempio Flavia Nardelli , direttricedell'Istituto Sturzo e figlia di Flaminio Piccoli),del mondo del lavoro (Guglielmo Epifani capo-lista in Campania, come Valeria Fedeli al Se-nato in Toscana, oltre a compagne e compagniprovenienti dalla Cgil a diversi livelli, il segreta-rio generale aggiunto della Cisl Giorgio San-tini), la candidatura di Carlo Galli , ex direttoregenerale di Confindustria. Consentiranno diportare in Parlamento esperienze importanti e,

al tempo stesso, amplieranno l'area della rappresentanza so-ciale dei Democratici; Piero Grasso offrirà un contributo di ri-lievo sui temi della giustizia e della lotta per la legalità. Primopartito ad aver chiuso la delicatissima partita della formazionedelle liste, il PD può ora dedicarsi al confronto con un Paeseche appare ogni giorno più impoverito ed impaurito da una crisiche sembra non aver mai fine . Il 37% dei giovani privi di occu-pazione, le aziende industriali e commerciali che continuano achiudere, la flessione dei consumi, gridano la necessità di con-centrare l'attenzione dei primi cento giorni della prossima legi-slatura sulla questione sociale , evocata anche dal Presidentedella Repubblica nel suo discorso di fine anno. Il Governo dicentro sinistra dovrà ancorare saldamente l'Italia all'Europa,mettendo al centro della sua iniziativa di governo una stagionedi crescita dell'economia e dell'occupazione che inverta la ten-denza al declino dell'apparato produttivo e dia risposte aldramma della disoccupazione. Insomma, al primo postol'Agenda Sociale per dare risposte alla fame di lavoro di unPaese che non può morire di troppo rigore.

La “salita in politica”

di Mario Monti si ri-

vela più faticosa del

previsto e non è fi-

nora riuscita a scom-

porre il preesistente

quadro politico

Dai figli eccellenti agli illustri sconosciuti

Una panoramica sui candidati siciliani

Rampanti e trombati; giovani turchi e anziani senatori; figlid’arte ed esordienti assoluti tutti insieme. Tanto - grazie al“Porcellum” - c’è davvero poco da sudare. Manca poco più

di un mese, alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio e la grigliadi partenza, tra polemiche al calor bianco, mal di pancia e portesbattute, va ormai delineandosi.Il primo partito che ha reso noto l'elenco completo dei candidatialla Camera e al Senato è stato il Movimento Cinque Stelle. Ric-cardo Nuti e Francesco Campanella sono i due capilista. Per laCamera, alle spalle di Nuti corrono Giulia Di Vita; Chiara di Bene-detto; Loredana Lupo; Azzurra Cancelleri e a seguire gli altri, se-condo l’ordine venuto fuori dalle “parlamentarie” organizzate dalMovimento. Per il Senato, con il capolista Campanella corronoMario Michele Giarrusso (il più votato nelle “parlamentarie” nellaSicilia orientale); Vincenzo Santangelo (trapanese e grillino dellaprima ora); Nunzia Catalfo (catanese, dipendente di un Ente diformazione); Fabrizio Bocchino (astrofisico palermitano che ha la-vorato con la Nasa e con l'Agenzia Spaziale Europea) e a segui-regli altri (anche stavolta secondo gli esiti delle “parlamentarie”).Anche il Partito Democratico ha sciolto le riserve e comunicato inomi dei candidati per la Sicilia a Camera e Senato alle prossimeelezioni politiche. Dietro i capilista Pierluigi Bersani e Flavia Nar-delli Piccoli (trentina, espressione del mondo cattolico, direttricedell'Istituto Sturzo), ci sono il giovane sindaco di Pollina MagdaCulotta (la più votata alle primarie) e il navigato Angelo Capodi-casa, poi i due esterni Luigi Taranto (segretario generale dellaConfcommercio) e il deputato uscente Marco Causi. Quindi i gio-vani Davide Faraone e Daniela Cardinale, in settima posizione delcollegio della Sicilia Occidentale. Teresa Piccione, Consigliere co-munale a Palazzo delle Aquile, è ottava nella lista. Ridotte invecele possibilità per l'altro Consigliere, Rosario Filoramo, soltanto ven-tunesimo. Sempre alla Camera, ma nel collegio della Sicilia orien-tale, dietro la capolista Nardelli, ci sono Roberto Berretta (il piùvotato alle primarie Catania) e l'ex Segretario regionale Francan-tonio Genovese. In decima posizione il parlamentare uscente Gio-vanni Burtone.Il giornalista Corradino Mineo guida la lista dei candidati del Pd inSicilia al Senato, davanti a Nino Papania. Ottava Alessandra Sira-gusa, palermitana e deputato uscente; decimo l'ex deputato all'ArsPino Apprendi. Il Segretario Giuseppe Lupo ha rivendicato il risul-tato ottenuto dalla trattativa con Roma sul numero degli esternipiazzati in lista. “Abbiamo delle liste forti - ha detto - che sono unastraordinaria prova di partecipazione democratica; abbiamo difesofino all'ultima la scelta di avere in lista esterni che dessero unaforza in più al partito in regione, e così è stato”.Alt a chi ha più di 65 anni, è in Parlamento da tre legislature e achi non ha seguito con sufficiente docilità la linea di partito. Ancheil Popolo della Libertà ha dettato le regole per le candidature alleelezioni. Nessun riferimento, però, a codici etici o “liste pulite”. Perla Camera, Collegio Sicilia Occidentale, saranno candidati France-sco Scoma, capogruppo all’Ars; il deputato palermitano Dore Mi-suraca; Giuseppe Marinello di Agrigento e il nisseno AlessandroPagano. Sempre per la Camera, nella Sicilia Orientale corrono l’exPresidente della Provincia Regionale di Catania e coordinatoredel partito Giuseppe Castiglione (dimessosi proprio in vista dellacandidatura); i catanesi Salvatore Torrisi, Vincenzo Gibiino, BasilioCatanoso; il messinese Vincenzo Garofalo e il ragusanoAntonino

Minardo. In pole position per un posto al sole romano, anche al-cuni “big” della politica nazionale: il Presidente del Senato Re-nato Schifani; l’ex ministro per l’Ambiente StefaniaPrestigiacomo e la senatrice palermitana Simona Vicari.Le truppe da sbarco Udc, dovrebbero essere guidate dal leaderregionale Gianpiero D'Alia, provabile capolista in entrambe lecircoscrizioni alla Camera. In Sicilia occidentale dovrebbe es-sere candidato in posizione utile il professor Andrea Piraino,già Assessore regionale alla Famiglia. Nel collegio della Siciliaorientale, invece, tre le ipotesi di candidatura più accreditate:il Rettore dell'ateneo catanese Antonino Recca; il senatoreuscente ex Mpa Giovanni Pistorio e il messinese Rosario Si-doti.Grandi manovre anche negli ambienti montiani. In Sicilia orien-tale, Scelta Civica potrebbe schierare come capolista l'impren-ditore Andrea Vecchio, che Lombardo volle Assessore per poisfiduciarlo. Ben piazzato, dopo Vecchio, l'ex sindaco di Sira-cusa Roberto Visentin e Gennaro Iorio. In Sicilia occidentale, in-vece, a guidare la lista per la Camera sarà l’editrice Gea Schirò.A seguire nello stesso collegio, Ettore Artioli, coordinatore diItalia futura in Sicilia, Gianni Baratta, Massimo Plescia e Lo-renzo Alessi. Alta tensione tra i finiani di Fli. Restando così lecose i tre deputati regionali uscenti della Sicilia occidentale,Marrocco, Aricò e Gentile, non avrebbero nella lista bloccataposti utili per l’elezione. I tre avrebbero lasciato intendere l’in-tenzione di disimpegnarsi sia rispetto la campagna elettoralesia rispetto al partito. Infine, il Centro Democratico di Tabacci.Sfumata la trattativa con i lombardiani, la nuova formazione ter-zopolista si prepara ad accogliere i fuoriusciti di Grande SudCimino, Savona e Bufardeci; Cristina Bertazzo (moglie di Ric-cardo Savona) alla Camera e Titti Bufardeci al Senato. AncheMassimo Russo dovrebbe essere candidato nella lista di Ta-bacci. Ma l'elenco di chi si aggira nelle vicinanze è lungo e com-prende anche il deputato ex Mpa Carmelo Lo Monte e ilparlamentare siracusano di Cantiere Popolare Pippo Gianni.Insistenti boatos parlavano di un Pds-Mpa in corsa con il cen-trodestra in una lista del Sud insieme a Gianfranco Micciché.Ma una nota inviata dall’ufficio stampa del Pds-Mpa puntualizzache “Raffaele Lombardo non ha tenuto alcun incontro, nèchiuso alcuna intesa, ed ha soprattutto dichiarato già da parec-chi mesi che non intende porre la sua candidatura”.

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Dario Carnevale

14 14gennaio2013 asud’europa

Completate le liste per le prossime elezioni nazionali, in

casa del Partito democratico polemiche e malumori conti-

nuano a tenere banco, specie fra chi non è rientrato in lista

e chi, invece, si ritrova in posizioni – di fatto – non elettive.

Carlo Vizzini e Massimo Russo, fino all’ultimo momento, erano i

principali nomi papabili in «quota protetta». Scorrendo le liste,

però, nessuno dei due correrà nelle file del Pd, né al Senato né

alla Camera. Il primo ha tenuto a precisare di non aver posto una

propria candidatura in Sicilia. «È vero, invece, – ha dichiarato –

che il mio partito, il Psi, sta trattando con il Pd un accordo globale

non ancora arrivato a conclusione. Attendo notizie e se il Pd non

mi vuole lo faccia sapere pubblicamente». Ad accogliere l’ex as-

sessore alla Sanità della giunta guidata da Raffaele Lombardo, di

contro, dovrebbe essere il movimento di Bruno Tabacci, pronto a

inserire il nome di Russo nelle liste di Centro democratico.

Enzo Bianco, che ha declinato l’invito del segretario nazionale del

Pd Bersani a candidarsi, sembra intenzionato a voler riconquistare

la poltrona di primo cittadino di Catania. «Non sarebbe serio – ha

spiegato Bianco – avviare un nuovo impegno parlamentare per

poi interrompere tra pochi mesi. La Sicilia ha bisogno di un impe-

gno concreto ed esclusivo per ricostruire quelle opportunità di ri-

presa che sono state perdute in questi ultimi anni e che hanno

messo Catania e i suoi abitanti in una condizione oggi assai diffi-

cile».

Fra i deputanti uscenti inseriti in una posizione che lascia poche

chance di ritornare in parlamento Tonino Russo. L’ultimo segreta-

rio regionale dei Democratici di sinistra alle scorse primarie ha rac-

colto 1.300 preferenze, una cifra che non basta a garantirgli la

rielezione. Pur rispettando l’esito delle primarie, il deputato non ri-

sparmia critiche sulle modalità con cui si sono svolte. A cominciare

dall’apertura di un unico seggio a Palermo, che di fatto ha compor-

tato «una platea elettorale chiusa e ristretta» e per finire con la

«calata» nell’Isola di notabili, che «nulla hanno a che fare con la

Sicilia e che, soprattutto, non rappresentano il popolo delle prima-

rie». Russo, orgoglioso del lavoro svolto in questi anni a Monteci-

torio, in particolare della sua attività in commissione Cultura,

non nasconde la propria amarezza: «Sicuramente ci saranno

altri che sapranno fare meglio di me, tanto nel mondo della

scuola quanto alla Camera».

Non a caso fra gli sbagli commessi, il principale è quello «di es-

sersi occupato prevalentemente della scuola a scapito della vita

interna del partito e, di conseguenza, della politica legata al ter-

ritorio provinciale». Nonostante la delusione, Russo si dice

pronto a svolgere la sua parte nelle prossime elezioni nazionali

«per dare al Paese una diversa maggioranza politica» e per-

ché, conclude, «in un partito si sta sia nei momenti di gloria sia

in quelli di difficoltà».

Indagine su spese gruppi Ars, Codacons pronto a class action politica

“Chiediamo alla magistratura di andare a fondo, e di

rendere pubbliche tutte le spese ingiustificate del-

l'Ars. I cittadini siciliani hanno non solo il diritto di

sapere come vengono spesi i propri soldi, ma anche quello di ri-

valersi sui responsabili di sprechi e usi impropri di denaro pub-

blico". A dirlo e' Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons,

commentando gli sviluppi dell'inchiesta della Guardia di finanza

sulle spese dei gruppi parlamentari dell'Assemblea regionale sici-

liana.

Quattro ex capigruppo della scorsa legislatura sono finiti nel mi-

rino delle Fiamme gialle perche' avrebbero disposto o autoriz-

zato alcune spese non istituzionali.

"In tal senso - prosegue Tanasi - nel caso in cui fossero accer-

tati illeciti a danno della collettivita', siamo pronti a intentare la

prima class action politica, allo scopo di far ottenere ai cittadini

della regione la restituzione di quei soldi utilizzati per fini perso-

nali e non nell'esercizio delle funzioni istituzionali".

Bocciati dalle primarie ed esclusi eccellenti

Salgono i malumori all’interno del Pd siciliano

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Dopo una fase di riflessione, Mario Monti ha sciolto nei giorniscorsi la riserva sul suo futuro, decidendo di “salire in poli-tica” in vista delle Elezioni di fine febbraio.

Poco più di un terzo degli italiani approva la scelta del Professore,ritenendo giusto che guidi di fatto una coalizione per un suo ritornoa Palazzo Chigi. Per il 57%, invece, Monti non avrebbe dovutoprendere parte alla campagna elettorale, mantenendo un profiloistituzionale super partes. È uno dei dati che emerge dall’indaginerealizzata dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis.Dell’esperienza del Governo Monti, in questi 13 mesi, i due terzidei cittadini, intervistati da Demopolis, hanno apprezzato l’impe-gno per risanare i conti e salvare il Paese dal default; il 61% ri-corda la riacquisita credibilità internazionale, il 54% l’azione dicontrasto all’evasione fiscale. Non è piaciuta, invece, all’80% degliitaliani l’eccessiva pressione fiscale, dall’IMU alle accise sui car-buranti, mentre oltre 6 intervistati su 10 lamentano gli effetti reces-sivi della politica economica e l’inefficacia delle politiche perl’occupazione."Nel nuovo panorama politico - sostiene il direttore di DemopolisPietro Vento – il voto appare molto più fluido rispetto al passato.Sia pur ridimensionata rispetto ai mesi scorsi, l’area grigia del-l’astensione e dell’incertezza resta molto vasta: appena il 53%degli elettori ha già deciso per chi votare. Risulta pertanto com-plesso – prosegue Vento – stimare oggi, con esattezza, l’impattoelettorale della coalizione che supporta il ritorno dell’attuale Pre-mier a Palazzo Chigi. Nonostante l’estrema debolezza di partenzadelle liste, Mario Monti, con il suo impegno diretto in campagnaelettorale, sta comunque già incidendo sul consenso".Il 16% degli elettori – secondo il Barometro Politico Demopolis –voterebbe oggi una coalizione per Monti Premier. Un italiano suquattro prende comunque l’ipotesi in considerazione: un bacinopotenziale, dunque, di quasi 8 milioni di elettori.Il voto alla coalizione guidata da Mario Monti sfiora il 30% tra i cat-tolici praticanti che ritengono il Premier in grado di ben rappresen-tare le loro sensibilità.La provenienza del consenso si caratterizza per un’assoluta tra-sversalità: secondo l’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per ilprogramma Otto e Mezzo, su 100 italiani che vorrebbero Monti dinuovo alla guida del Governo, 26 sono elettori di Centro Sinistra,20 di Centro, 19 di Centro Destra. Ma a pesare di più sono soprat-tutto gli elettori non collocati che, con il 35%, rappresentano il ba-cino più importante per l’attuale Premier. Approfondimenti sul sitowww.demopolis.it

Nota metodologica - L’indagine è stata condotta dal 2 al 4 gennaio2013 - per il programma Otto e Mezzo de LA7 - dall’Istituto Nazio-nale di Ricerche Demòpolis su un campione di 1.036 intervistati,rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggio-renne, stratificato per genere, età, titolo di studi, ampiezza demo-grafica del comune ed area geografica di residenza. Direzione ecoordinamento a cura di Pietro Vento, con la collaborazione diGiusy Montalbano e Maria Sabrina Titone. Supervisione della ri-levazione con metodologia cati-cawi di Marco Tabacchi. Le sintesidel Barometro Politico Demopolis sono presenti su www.demopo-lis.it

Demopolis: il 16% voterebbe per Monti

Scenario elettorale fluido ed in evoluzione

Così Pisanu scagiona i vertici dello Stato

“Nessuna trattativa con le cosche mafiose”

Lamafia non agì da sola nella stagione delle stragi che fu unvero e proprio episodio di strategia della tensione: ci furono«convergenze di interessi» con altri soggetti, ma le cosche

non presero ordini da nessuno. I vertici istituzionali dello Stato(Scalfaro, Ciampi, Amato) non furono coinvolti nella trattativaStato-Mafia condotta tra il Ros dei carabinieri e Don Vito Cianci-mino. La vicenda del 41 bis ha risvolti meno preoccupanti diquanto non fosse emerso in un primo momento, mentre emergonodubbi sulle capacità tecniche dispiegato dalla mafia a Capaci tantoda far ipotizzare a Beppe Pisanu, presidente dell'Antimafia, che cipossa essere stato un supporto tecnico esterno per la strage.L'Antimafia consegna il suo rapporto sulla lunga indagine su trat-tativa e stragi delineando sempre più un intrusione, un supporto,una «presenza» che non è propriamente mafiosa tanto che Pi-sanu, nelle 68 pagine delle sue comunicazioni che non sarannoprobabilmente votate a causa della fine della legislatura, scrivesempre «Cosa Nostra» con le virgolette quasi a prendere le di-stanze da una entità non del tutto assimilabile alle cosche tradizio-nali. Ecco i principali approdi del lavoro dell'antimafia nelle paroledel Presidente dell'Antimafia.

NO VERTICI STATO NELLATRATTATIVA: «I vertici istituzionali epolitici del tempo, dal Presidente della Repubblica Scalfaro ai Pre-sidenti del Consiglio Amato e Ciampi, hanno sempre affermato dinon aver mai neppure sentito parlare di trattativa. Penso che nonpossiamo mettere in dubbio la loro parola e la loro fedeltà a Co-stituzione e a Stato di diritto».

STATO IN QUANTO TALE NON INTERLOQUITO CON TRATTA-TIVA: «I Carabinieri e Vito Ciancimino hanno cercato di imbastireuna specie di trattativa; “Cosa nostra” li ha incoraggiati, ma senzaabbandonare la linea stragista; lo Stato, in quanto tale, ossia neisuoi organi decisionali, non ha interloquito ed ha risposto energi-camente all'offensiva terroristico-criminale». «La trattativa Mori-Ciancimino partì come ardita operazione investigativa ma camminfacendo uscì da suo alveo naturale».

NO TRATTATIVA SU 41 BIS MA PARZIALE INTESA TRA PARTI:«Sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41bis, di unatacita e parziale intesa tra parti in conflitto.

TECNICI ESTERNI PER UCCIDERE FALCONE?ACapaci fu ne-cessaria una “speciale competenza tecnica per realizzare un inne-sco che evitasse l'uscita laterale dell'onda d'urto dell'esplosione ela concentrasse invece sotto la macchina di Falcone. Mi chiedo:Cosa nostra ebbe consulenze tecnologiche dall'esterno?”.

LOGICO PENSARE CHE COSA NOSTRA NON AGÌ DA SOLA:“Noi conosciamo le ragioni e le rivendicazioni che spinsero Cosanostra a progettare e ad eseguire le stragi, ma è logico dubitareche agì e pensò da sola”.

MAFIA PER STRAGI NON PRESE ORDINI DA NESSUNO: Lamafia per le stragi “di certo non prese ordini da nessuno, perchèha sempre badato al primato dei suoi interessi e all'autonomiadelle sue decisioni. Tuttavia, quando le è convenuto, quando vi èstata convergenza di interessi, non ha esitato a collaborare con

altre entità criminali, economiche, politiche e sociali”.

MAFIA CON STRATI FECE PARTE DI STRATEGIA TEN-SIONE: “Se nel '92-'93, similmente ad altre fasi di transizione,si mise in opera una strategia della tensione, Cosa nostra nefece parte. O meglio, fu parte, per istinto e per consapevolescelta, del torbido intreccio di forze illegali e illiberali che cerca-rono di orientare i fatti a loro specifico vantaggio. Indebolire loStato significava renderlo più duttile e più disponibile a scen-dere a patti”.

NO MANDANTI ESTERNI MA 'INPUT ESTERNÌ: “Non si puòipotizzare l'esistenza di mandanti esterni mentre sono verosimiliinput esterni. Dunque non si possono neppure escludere tem-poranee convergenze di interessi tra settori deviati delle istitu-zioni mafia ed altri soggetti per commettere delitti, perl'appunto,di comune interesse”.

MENO GRAVE DI QUANTO IPOTIZZATO CEDIMENTO SU 41BIS: “Tra rinnovi, mancati rinnovi e ripristini, la drastica ridu-zione dell'applicazione del 41 bis nelle carceri ha avuto un im-patto meno allarmante di quello che, a prima vista,potevaapparire. Dei 334 41 bis revocati dal ministro Conso tra il no-vembre del '93 e il gennaio del '94,solo 23 sono riferibili a de-tenuti siciliani di accertato spessore criminale“.

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La procura di Palermo ribadisce le accuse

La trattativa Stato-mafia ebbe imput politico

Nel giorno in cui il presidente della commissione Antimafia«scagiona» la politica, escludendo che i vertici istituzionaliabbiano avuto un ruolo nella trattativa tra la mafia e lo

Stato, la Procura di Palermo torna a parlare di input politico al pre-sunto patto stretto, all'epoca delle stragi del '92, tra cosche edesponenti delle istituzioni. Due storie molto diverse quelle raccon-tate da una parte da Pisanu, che concede al massimo «l'esistenzadi una tacita e parziale intesa tra le parti in conflitto», dall'altra dalpm Nino Di Matteo. Il magistrato, dopo «l'abbandono» di AntonioIngroia rimasto l'unica memoria storica dell'inchiesta sulla tratta-tiva, ha ricostruito all'udienza preliminare la sua verità sull'accordoche pezzi della politica e delle istituzioni siglarono con Cosa nostra«in ragione di un'inconfessabile ragione di Stato».Per oltre sette ore il pm ha ripercorso i temi di un'indagine durata4 anni che ha portato all'incriminazione di 12 persone: boss delcalibro di Totò Riina, Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, altiufficiali dell'Arma come Antonio Subranni e Mario Mori, e politicicome gli ex ministri Calogero Mannino, Nicola Mancino e MarcelloDell'Utri.La storia raccontata da Di Matteo, che proseguirà domani la suaricostruzione, comincia con la rottura dell'equilibrio politico-mafiosoassicurato ai clan da Salvo Lima e Giulio Andreotti. Un equilibriospezzato dalla sentenza del maxiprocesso e dalla decisione del-l'allora Guardasigilli Claudio Martelli di nominare Giovanni Falconealla guida degli Affari penali: è allora che Cosa nostra si accorgeche nulla sarà più come prima. E pianifica «un progetto per elimi-nare i rami secchi e fare la guerra per fare poi la pace». È questo,per il pm Nino Di Matteo, il quadro che avrebbe preceduto l'omici-dio dell'eurodeputato Salvo Lima. Il delitto, dunque, sarebbe statonon solo un chiaro messaggio adAndreotti, ma anche il primo attodella strategia stragista e di minaccia allo Stato posto in essereda Cosa nostra che avrebbe poi indotto parte delle istituzioni atrattare.Dopo la morte di Lima Mannino, già vittima di intimidazioni e nellalista dei possibili obiettivi della mafia, attraverso il maresciallo Giu-

liano Guazzelli, poi ucciso, contatta i carabinieri del Ros cheper evitare morti eccellenti avviano contatti con l'ex sindaco ma-fioso di Palermo Vito Ciancimino.Arriva poi il papello con le richieste che Totò Riina fa avere alloStato attraverso i carabinieri. Il magistrato cita spesso le di-chiarazioni del figlio di Ciancimino, Massimo, teste dalle alternevicende giudiziarie . A Riina succede, come interlocutore deicarabinieri, Bernardo Provenzano che, poco dopo, metterà sulpiatto della trattativa l'arresto del padrino di Corleone.Lo Stato dal canto suo mostra la sua disponbilità sostituendoalla guida del Viminale Vincenzo Scotti con il più malleabile, se-condo l'accusa, Nicola Mancino. Cambio di guardia anche aivertici del Dap.La storia si interrompe con il rammarico del magistrato verso latestimonianza dell'ex presidente della Repubblica Oscar LuigiScalfaro che, sentito dai pm, disse di non sapere neppure chiera Nicolò Amato, sostituito alla guida del Dap col più «tenero»Adalberto Capriotti. Una versione che non convince l'accusache assegna all'ex capo dello Stato un ruolo nella decisione dicambiare i vertici del Dipartimento.Il pm Nino Di Matteo ha concluso l'atto di accusa con la richie-sta di rinvio a giudizio per tutti gli 11 imputati. Di violenza o mi-naccia a Corpo politico dello Stato sono accusati i boss LucaBagarella; Totò Riina, Giovanni Brusca e Nino Cinà, gli ex uf-ficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe DeDonno, il senatore Marcello Dell'Utri e l'ex ministro CalogeroMannino. Per Massimo Ciancimino l'accusa è di concorso inassociazione mafiosa, mentre per l'ex ministro Nicola Mancinodi falsa testimonianza. Nel procedimento era imputato anche ilboss Bernardo Provenzano, ma la sua posizione è stata stral-ciata.L'ex ministro Calogero Mannino, ha chiesto di essere giudicatocol rito abbreviato.

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L’autoassoluzione della politicaGian Carlo Caselli

Piero Grasso e Pino Arlacchi a parte, la relazione del Presi-dente dell’Antimafia Beppe Pisanu ha suscitato ampie per-plessità e riserve. L’ex procuratore nazionale antimafia

(oggi candidato al Senato nelle liste del PD), stando al Corseradel 10.1.2013 ha espresso il suo apprezzamento per la relazionecon le parole “un lavoro importante” che costituisce “un punto di ri-ferimento nella ricerca dei responsabili”. Arlacchi (scrivendo su“l’Unità” dell’11.1.2013) ha sostenuto che la relazione “colpisce nelsegno provando l’inesistenza del versante politico della trattativatramite una convincente sfilza di date, fatti e testimonianze”. Al-l’opposto troviamo un coro di bocciature più o meno esplicite chesi intrecciano con critiche che parlano ora di “capriole”, ora di“aspettative deluse”, ora di pressoché inutile sequenza di interro-gativi senza risposta, con frequente ricorso alla classica “monta-gna che ha partorito il topolino”. Molti opinionisti hanno scagliato iloro strali contro quella parte della relazioneche nega l’esistenza di una “trattativa sul 41bis” mentre ritiene che vi sia stata una “tacitae parziale intesa tra parti in conflitto”, defi-nendo come “ardita operazione investigativapoi uscita dal suo alveo naturale” il rapportostabilito con Ciancimino dai vertici del ROS,ma senza alcun mandato politico. Distinzionia giudizio di molti troppo sofisticate e sottili,grazie anche all’uso di un linguaggio che -com’è tipico di certi politici (e giuristi) - invecedella chiarezza e precisione sembra preferirepercorsi comprensibili solo agli addetti ai la-vori.Certo è che quasi tutti i commentatori hannorilevato un contrasto praticamente insanabile fra la relazione e l’im-postazione sostenuta dai PM di Palermo nel procedimento, comu-nemente rubricato come “trattativa”, che ipotizza l’uso di minacceda parte degli indagati verso un corpo politico per impedirne o co-munque turbarne l’attività. Ora, poiché tale procedimento si trovain una fase delicatissima (l’accusa ha formulato nei giorni scorsi ri-chieste di rinvio a giudizio sulle quali il GIP di Palermo dovrà pro-nunziarsi a breve) non mi è possibile – per evidenti ragioni diopportunità che anche l’Antimafia dovrebbe forse valutare – pren-dere posizione sul merito della questione “trattativa”. Proverò afarlo a suo tempo, ma fin d’ora mi sembra utile sottolineare comela relazione Pisanu non si discosti da quel binario di autoassolu-zione che sembra l’unico praticato dalla politica quando si tratti diaffrontare il tema dei suoi rapporti con la mafia. Fatta eccezioneper la relazione Violante del 1993 (approvata pressoché all’unani-mità dopo le stragi) le relazioni parlamentari – specie quelle deglianni ‘60/’70 - sono scritte per ridurre tali rapporti a meri episodi lo-cali isolati, con esclusione di profili rilevanti sul piano nazionale.Ciò posto, poiché i rapporti con la politica sono da sempre nel DNAdella mafia e certamente non possono ricondursi alla protervia“creativa” di qualche inquirente, risulta confermata dalla storiastessa delle commissioni parlamentari l’estrema difficoltà – a dir

poco - degli interventi investigativo-giudiziari su tali rapporti. Dif-ficoltà che invece di solito è dolosamente ignorata dai tanti cheamano scagliare polemiche “a prescindere” contro le inchiesteche non si fermano al versante dei mafiosi di strada, ma affron-tano con lo stesso rigore i rapporti delle cosche col potere po-litico.Ovviamente hanno diritto di cittadinanza le opinioni più diverse,purché siano fondate su fatti e non su ipotesi di fantasia, al li-mite dell’onirico. E’ il caso invece di coloro che citano GiovanniFalcone come grandinasse, per sostenere che certe inchiestelui non le avrebbe mai cominciate o sviluppate perché occorremuoversi su basi probatorie solide. A parte che si tratta di ba-nalità così ovvie che scomodare Falcone non ha proprio senso,il punto decisivo è un altro: nessuno al mondo può arrogarsi ildiritto di millantare che l’orientamento di Falcone dopo le stragi

del 1992 sarebbe stato questo o quello. Senon altro perché dopo le stragi tutto ontologi-camente cambia.Basti pensare che Tommaso Buscetta a Fal-cone non disse niente dei rapporti mafia/po-litica, perché temeva che lui e lo stessoFalcone sarebbero stati presi per folli. Sol-tanto dopo le stragi (obbedendo ad una spe-cie di comandamento morale) Buscettadecise di rivelare quel che sapeva ai Pm diPalermo. Che pertanto si trovarono di frontead un dovere imperioso: affrontare il temacruciale dei rapporti mafia/politica senzasconti, applicando la legge anche agli impu-tati “eccellenti”, con determinazione ed incisi-

vità assolutamente nuove, posto che in passato l’esistenza ditali rapporti di solito veniva ammessa sul piano teorico, per ne-garla sistematicamente nel perimetro delle prassi investigativo-giudiziarie. I magistrati delle Procura di Palermo del dopo stragihanno semplicemente assolto il loro compito istituzionale, tra-ducendo la scritta che campeggia in tutte le aule di tribunale (lalegge è uguale per tutti) in realtà operativa. Differenziandosi dacoloro che non vogliono vedere, o se vedono preferiscono “di-strarsi”, magari accampando la scusa che è troppo difficile tro-vare le prove.Le prove prima si cercano, senza timidezze; e se risultano suf-ficienti per affrontare il giudizio si va avanti, anche quandol’esito non é scontato. Senza darla vinta alla “scaltrezza” di co-loro che privilegiano normalizzazione e quieto vivere; e perciòpreferiscono le opzioni investigativo-giudiziarie che espongonodi meno.Magari tirando indebitamente per la giacca i defunti (meglio seillustri come Falcone), attribuendo loro – con colpevole arro-ganza - linee di ipotetico intervento prospettate come se fossepossibile e corretto applicare al “dopo stragi” parametri e criteriche a tutto concedere si riferiscono ad ere “geologiche” diverse,perché precedenti al tragico tsunami del ‘92.

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La relazione Pisanu

non si discosta da quel

binario di autoassolu-

zione che sembra

l’unico praticato dalla

politica quando si tratti

di affrontare il tema dei

suoi rapporti con la

mafia

“Solo la verità può farci guardare avanti"

Il pm Paci: le stragi sono il nostro OlocaustoClaudio Reale

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Vent’anni dopo, l’obiettivo è guardare avanti. Non dimenti-care: metabolizzare, mettere a fuoco, analizzare e rico-struire. A una condizione, però: “La condizione è conoscere

la verità sulle stragi. Solo conoscendo i nomi dei responsabili sa-remo pronti ad andare avanti”. A porre la condizione è il sostitutoprocuratore Gaetano Paci, presidente della Fondazione “Progettolegalità”, ospite del primo dibattito del “Festival della legalità intour” che da ieri mattina si sta svolgendo a Corleone per celebrareil ventesimo anniversario della cattura di Totò Riina: ricordare, ap-punto, per elaborare una presa di coscienza e andare avanti. Se-guendo l’esempio della Germania, che oggi è riuscita a scucirsi didosso l’etichetta di patria del nazismo: “Le stragi – ha detto Paci,che ha risposto alle domande del presidente dell’Ordine dei gior-nalisti Riccardo Arena – sono il nostro Olocausto. La Germania èriuscita a superare il nazismo grazie a un’imponente operazioneverità: oggi tutti sanno chi sono i responsabili dell’Olocausto, neconoscono i nomi e i ruoli. Quando anche noi sapremo qualemano ha messo le bombe in via D’Amelio e a Capaci saremo ingrado di guardare avanti, di colmare i buchi neri”.È proprio questo lo spirito del festival: riacquisire la coscienza diun luogo, Corleone, che non è solo Totò Riina, Bernardo Proven-zano, Luciano Liggio. “Noi – spiega il sindaco Leoluchina Savona– vogliamo mostrare il volto nuovo di Corleone, abbattere gli ste-reotipi e promuovere una cultura antimafia”. Una cultura che è si-nonimo di sviluppo, come ha ricordato il presidente del CidmaMarcello Barbaro: “Corleone – prosegue il sindaco – può essereil luogo del turismo antimafia. Per farlo, per costruire questo, però,ho bisogno dell’aiuto di tutti. Delle associazioni, del territorio, deglialtri comuni”.Ma anche, soprattutto, dai corleonesi. Con la c minuscola, comevengono chiamati gli abitanti e non gli esponenti del clan più san-guinario di Cosa nostra: “Mio padre – ricorda Giulio Francese, fi-glio di Mario, il giornalista ucciso proprio dalla cosca di Totò Riina– non li chiamava mai ‘Corleonesi’, ma ‘liggiani’. Questa genera-lizzazione non rende giustizia a un paese che è anche altro e alquale sono storicamente legato: io e mio padre venivamo spessoqui”. Ricordare, analizzare, andare avanti.Prima, però, viene la verità. Una verità difficile da ricostruire, ep-pure essenziale. A partire da quei giorni palpitanti del 1993. AncoraPaci: “La mancata perquisizione del covo di Totò Riina – com-menta il pm – è un interrogativo inspiegabile e inquietante. Unadomanda che pesa come un macigno sulla nostra storia. Mi au-guro che venga questa risposta, ma non deve venire solo dallamagistratura: serve, oltre che un processo giudiziario, un processostorico perché questo Paese senza verità non è pronto ad affron-tare quel che è successo in quegli anni”. Quella verità, però, è ne-cessaria: “Sapere cosa sia successo in quegli anni – continua Paci– è un diritto di ciascun cittadino”.Perché in quegli anni la mafia e lo Stato hanno trattato, o quantomeno hanno stabilito un contatto. In quegli anni, ma non solo: “Sindalla seconda metà dell’Ottocento – osserva Paci – la mafia èstata caratterizzata da un dialogo con le istituzioni. Non è mai statauna mera banda di malfattori, ed è proprio questo il suo tratto di-stintivo, la sua ragione d’esistenza: finché ci saranno interlocutorinella politica e negli affari pronti a ragionare con la mafia, Cosa

nostra non potrà mai venir meno”.Nelle istituzioni, del resto, negli anni che precedettero le stragila sponda era forte. “Nel ventennio che ha preceduto il 1992 –spiega il presidente della Fondazione Progetto Legalità – capi-tava spesso che all’inaugurazione di un anno giudiziario si ne-gasse l’esistenza stessa della mafia. Fino alla costituzione delpool antimafia anche la democrazia in Sicilia era più teorica chereale”. Poi, però, le stragi rialzarono l’attenzione: “Il ventenniosuccessivo – continua Paci – è stato più proficuo del prece-dente: prima di tutto abbiamo capito che la repressione è impor-tante, ma senza la cultura della legalità è un’arma spuntata.Cosa chiedo al prossimo ventennio? Una seria politica di redi-stribuzione dei beni confiscati e, soprattutto la verità”.Un percorso al quale potrebbero partecipare, nelle vesti di po-litici, Pietro Grasso e Antonio Ingroia. Due toghe prestate allapolitica per portare in Parlamento le istanze dell’antimafia? “Benvengano i magistrati in politica – dice Paci -. Del resto abbiamoavuto in Parlamento condannati e pornostar, perché non i ma-gistrati. Certamente potranno contribuire al miglioramento dellalegislazione, come fece Cesare Terranova prima di tornare afare il magistrato”.C’è un però. Una condizione, ancora una volta: “Il punto –chiude il magistrato – è il percorso che porta i magistrati in po-litica. Bisogna evitare che all’esterno possa ingenerarsi la con-vinzione che il magistrato abbia usato l’attività professionaleper crearsi un seguito politico”. Paci non cita Ingroia né Grasso:“Ragiono in astratto”. Ma ammonisce: “Il rischio, se l’esposi-zione di un magistrato può dare l’impressione di essere statouna premessa all’esperienza politica, è di creare un gravedanno alle istituzioni. Nessuno deve poter dire che un magi-strato sia parziale o sia mosso da fini politici: si rischia di dan-neggiare l’immagine della magistratura stessa. Mi auguro chele associazioni di categoria, il Csm e lo stesso legislatore sap-piano trovare una soluzione a questo problema”.

(livesicilia.it)

Dibattiti, mostre e videoproiezioni nel segno della legalità edella lotta alla mafia si susseguiranno sino a domani, data sto-rica in cui Totò u curtu fu ammanettato dopo 23 anni di latitanza.Tutti gli appuntamenti della rassegna saranno trasmessi dal sitodi informazione Livesicilia all'indirizzo www.livesicilia.it.

L’inferno carceri, Strasburgo condanna l’Italia

Celle anguste, maxirimborso a 7 detenutiFilippo Passantino

20 14gennaio2013 asud’europa

L'Italia condannata dalla Corte Europea dei diritti umani perlo stato delle proprie strutture carcerarie. I giudici di Stra-sburgo hanno stabilito, all'unanimità, che sette detenuti - tre

nel carcere di Piacenza e quattro in quello di Busto Arsizio - co-stretti in celle troppo anguste (3 metri quadri) e in una generale si-tuazione di sovraffollamento, dovranno essere risarciti per dannimorali, per un ammontare complessivo di 100 mila euro, perché‚vittime di trattamento inumano e degradante. Ma la decisione vaoltre i casi singoli esaminati. Quella di oggi, infatti, è una sentenza-pilota. In sostanza Strasburgo riconosce che negli istituti di penaitaliani c'è ormai un problema strutturale di sovraffollamento e perquesto chiede alle autorità italiane di mettere in campo entro unanno soluzioni adeguate per invertire la tendenza e garantire chele violazioni non si ripetano. In quest'arco di tempo la trattazionedei ricorsi pendenti su questo fronte – che sono centinaia e in con-tinuo aumento – resterà sospesa. Poi - avverte Strasburgo - scat-teranno procedure analoghe a quella decisa oggi. Un impegno,quindi, anche per il governo e il parlamento che usciranno dalleprossime elezioni.La decisione ha suscitato forti reazioni, a cominciare da quella delCapo dello Stato, Giorgio Napolitano, che tante volte, negli ultimimesi, ha lanciato l'allarme sull'emergenza carceri. «La sentenzadella Corte europea dei diritti dell'uomo - afferma il Presidente -rappresenta un nuovo grave richiamo» per l'Italia ed è «una mor-tificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire idiritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione dipena». Infatti «il Parlamento avrebbe potuto, ancora alla vigiliadello scioglimento delle Camere, assumere decisioni, e purtropponon l'ha fatto». Ora - è il monito di Napolitano - il confronto su que-sto punto deve essere una priorità per le forze politiche che «con-correranno alle elezioni del nuovo Parlamento così da essere poirimessa alle Camere per deliberazioni rapide ed efficaci».«Avvilita», «ma non stupita» dalla decisione della Corte il ministrodella Giustizia Paola Severino, che ben conosce la situazione edè convinta che servano misure strutturali. E se c'è la soddisfazioneper i risultati raggiunti con il decreto salva-carceri, varato a iniziomandato, che ha fatto scendere la popolazione carceraria dalleoltre 68mila unità del 2011 alle attuali 65.725, c'è l'«amarezza»per l'iter del ddl sulle misure alternative al carcere, un testo che an-dava nella «direzione indicata da Strasburgo» e rappresentava il

vero snodo per cambiare rotta, ma è stato stoppato al Senatoquando ormai la legislatura era agli sgoccioli dopo l'ampia mag-gioranza ottenuta alla Camera. Una vicenda che oggi fa dire alministro: «a nessuno è consentito fare campagna elettoralesulla pelle dei detenuti».Che l'Italia sia fuori dagli standard europei lo dicono i numeri.A fronte di 45 mila posti regolamentari, si contano più di 65miladetenuti, il 40% dei quali in attesa di giudizio. L'ultimo rapportodi Antigone, associazione che si batte per i diritti nelle carceri,calcola che un tasso di sovraffollamento del 142,5%, il che vuoldire che ci sono oltre 140 detenuti ogni 100 posti letto, controuna media europea del 99,6%. Non a caso il presidente di An-tigone, Patrizio Gonella, definisce «epocale» la sentenza dioggi. Il Comitato Radicale per la Giustizia «Piero Calamandrei»,che ha seguito tre dei casi al centro della sentenza di Stra-sburgo, esprime tramite il proprio segretario, Giuseppe Rosso-divita, «grande soddisfazione e, insieme, grande sofferenza»per la condanna inflitta all'Italia, che certifica una situazione di-ventata cronica e imbarazzante sul piano internazionale per ilPaese.

Dario Fo esulta a San Vittore: la punizione all’Italia fa giustizia

«Èuna vergogna», ma è anche «una giornata straordi-naria perchè l'Europa ha punito l'Italia e finalmente hafatto giustizia. Sono anni che diciamo che la situa-

zione del carcere italiano è indegna di un popolo civile». Dario Foha commentato così la sentenza della Corte europea dei dirittiumani che ha condannato l'Italia per il trattamento «inumano e de-gradante» dei detenuti. E lo ha fatto nel carcere di San Vittore, aMilano, dove un nutrito gruppo di detenuti ha sottolineato con ap-plausi scroscianti la presenza del premio Nobel e il suo discorso.«Oggi - ha aggiunto Dario Fo parlando anche a nome di FrancaRame, invitata ma assente - abbiamo vinto una battaglia. Siamoprofondamente felici per aver collaborato, in quarant'anni, alla lottaper una situazione più umana e vivibile del carcere. Speriamo che

in questo modo l'Europa abbia spronato il governo che verrà acambiare le cose, a trasformare le carceri in un luogo dove simigliora e non dove si peggiora». Il premio Nobel ha ricordatol'impegno suo e della moglie con 'Soccorso rosso’, organizza-zione che negli anni di piombo assicurava assistenza legale aimilitanti di sinistra in prigione e monitorava le condizioni carce-rarie. E ha ricordato anche il suo arresto, nel novembre del '73,e la sua breve detenzione a Sassari «per resistenza a un pub-blico ufficiale» che - ha ironizzato Fo, ma non troppo - «haperso due volte il processo e non ha fatto carriera». «Eravamo“leggermente” di sinistra - ha aggiunto - e rompevamo davverole scatole. Non come la sinistra di oggi, che le rompe di meno,forse troppo poco...».

Il cronista che osò sfidare la mafia

Era buio e l' aria fredda, da poco erano passate le dieci di

sera, quando l' 8 gennaio 1993, un killer di mafia gli si av-

vicinò, mentre stava rincasando. Era seduto al posto di

guida della sua Renault 9, accostata sulla destra, in via Marconi,

con il finestrino lato passeggero abbassato, la sicura dello spor-

tello inserita, il cambio in folle e il motore acceso. Con una pistola

calibro 22 in pugno, una silenziosa mano assassina iniziò a fare

fuoco. Gli sparò addosso tre colpi in rapida successione. Moriva

così, a poco più di quarantotto anni, a Barcellona Pozzo di Gotto,

a 30 metri da casa, Giuseppe Aldo Felice Alfano, inteso Beppe, in

un territorio sino ad allora erroneamente considerato immune dal

fenomeno mafioso, rientrante nella cosiddetta provincia "babba":

Messina. La mafia a Barcellona, invece, fin dagli anni Settanta,

esisteva ed era operativa, collegata a cosche di altre zone della Si-

cilia e della Calabria. Dal ' 90 al ' 92, si era scatenata una guerra

fra la cosca di Giuseppe Chiofalo, legata ai Cursoti, e quella con-

trapposta, sotto il comando di Giuseppe Gullotti, legata a Nitto

Santapaola e a Cosa Nostra palermitana. Insegnante di educa-

zione tecnica alle scuole medie, appassionato di giornalismo e mi-

litante di destra (in gioventù aderì a Ordine Nuovo e, poi, al

Msi-Dn),

Alfano cominciò a collaborare con l' emittente locale Radio Tele

Mediterranea. D ivenne corrispondente di provincia de La Sicilia di

Catania. Non era nemmeno iscritto all' Ordine dei giornalisti, ma

scelse di raccontare la mafia, con puntigliosa ricerca della verità,

in una città dove l' indifferenza e l' assuefazione alle intimidazioni,

alle estorsioni e agli omicidi regnavano sovrane. La sua fu una

morte annunciata di un cronista invisibile che aveva denunciato i

boss di Barcellona e disegnato l' organigramma della lotta fra co-

sche, soffermandosi su temi di estrema delicatezza, quali gli illeciti

compiuti nella gestione dell' Aias (l' associazione d' assistenza ai

disabili di Milazzo), le illegalità nel comune di Barcellona, le truffe

del settore agrumicolo all' Ue nella zona tirrenica messinese, die-

tro le quali si celava la longa manus della famiglia catanese, la la-

titanza di Nitto Santapaola proprio a Barcellona e il cordone di

protezione rappresentato da appartenenti a una loggia massonica

deviata. Tre giorni prima di morire aveva consegnato alle autorità

una lunga e documentata descrizione delle sue scoperte, tra le

quali, il probabile rifugio del boss latitante Nitto Santapaola.

Un lungo e tormentato iter giudiziario, passato attraverso tre deci-

sioni della Corte di Cassazione, caratterizzato da condanne, asso-

luzioni annullate e, poi, confermate nei plurimi gradi di giudizio, ha

consegnato una verità giudiziaria, che ha consentito, a distanza di

tredici anni, di dare un volto al killer, di conoscere chi armò la sua

mano, commissionando e avvallando il delitto, e di dimostrarne

la matrice mafiosa. Dopo essere stato assolto in primo grado e

condannato in appello, il 22 marzo 1999 è giunta la condanna

definitiva a 30 anni di reclusione per il boss Giuseppe Gullotti,

detto "l' avvocaticchio", membro del circolo culturale Corda Fra-

tres, di cui facevano parte vari esponenti dell' alta società e del

mondo politico. Gullotti rappresentava il capo bastone più au-

torevole di Barcellona, dopo la morte di Francesco Rugolo.

Il 27 aprile 2006, è toccato all' esecutore materiale: il carpen-

tiere Antonino Merlino è stato condannato a 21 anni e sei mesi

di carcere, a seguito della decisione della I sezione della Corte

di Cassazione, dopo due condanne subite in primo grado e in

appello,e una assoluzione, una prima volta, su rinvio della Cas-

sazione alla Corte d' assise d' appello di Reggio Calabria. Sulla

verità accertata s' irradia, però, un cono d' ombra, che avvolge

il possibile legame tra l' omicidio di Alfano e la latitanza di Nitto

Santapaola - trascorsa, in modo indisturbato nella stessa città

in cui fu eseguito l' omicidio - e si nasconde nelle anomalie, de-

nunciate dalla figlia Sonia: la conservazione del computer della

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Luca Tescaroli

A vent’anni dall’omicidio di Beppe Alfano

vittima e negli indebiti accessi che furono fatti, la sparizione del

suo taccuino pieno di informazioni in codice la notte dell' assassi-

nio, la presenza di un uomo intento a osservare l' abitazione il mat-

tino del delitto, che aveva suscitato l' attenzione del giornalista. Si

tratta di circostanze che legittimano la domanda di giustizia dei fa-

miliari del coraggioso giornalista, proiettata a capire chi si na-

sconda dietro Giuseppe Gullotti, nella decisione del delitto.

Un piccolo indizio è rappresentato dalle tardive dichiarazioni del

collaboratore di giustizia Maurizio Avola, il quale, nel confessare di

essere stato incaricato, in un primo tempo, di preparare proprio l'

omicidio di Alfano, ha riferito che dietro "l' avvocaticchiu" vi erano

la massoneria e un noto imprenditore, indicato quale referente di

Santapaola. È, soprattutto, il contesto in cui si colloca l' omicidio

di Alfano che richiede una riflessione e un rinnovato impegno in-

vestigativo. Si verificò, infatti, nei mesi terribili della stagione stra-

gista, a cavallo fra il ' 92 e il ' 93, una settimana prima dell' arresto

di Salvatore Riina, nel pieno dello sviluppo della trattativa mafia-

Stato.

Recenti notizie diffuse dai media, riferiscono che la procura della

Repubblica di Palermo è impegnata a verificare se appartenenti al

vertice del Ros abbiano offerto un salvacondotto a un altro super-

latitante aperto al dialogo con lo Stato, il catanese Nitto Santa-

paola, fino al punto di non arrestarlo - pur avendo ascoltato in

diretta la sua voce, all' interno di un ufficio di autotrasporti te-

nuto sotto controllo- nella prospettiva di poter trattare la cessa-

zione delle stragi. Un blitz, il 6 aprile ' 93, guidato dal capitano

Ultimo si rivelò infruttuoso: messo sulle tracce di un fuoristrada,

l' ufficiale inseguì di notte un personaggio, sparandogli contro

più colpi.

Ma quella era una falsa pista. Il latitante abbandonò Barcellona.

Santapaola fu, poi, arrestato dallo Sco della polizia di Stato, un

mese e mezzo dopo, il 18 maggio 1993, nelle campagne di

Mazzarone. Un avvocato boss, Rosario Cattafi, avrebbe soste-

nuto che il vice direttore delle carceri, Francesco Di Maggio vo-

leva far arrivare un messaggio a Santapaola, per tentare di

fermare le stragi. Sono trascorsi vent' anni dall' omicidio del

giornalista, che pagò con la vita le sue campagne di stampa,

che non voleva farsi soffocare da quella che definì, in uno dei

suoi articoli, la "cappa plumbea" che stava ricoprendo la sua

città.

La decisione della sua soppressione maturò dopo che aveva

definitivamente respinto le offerte di denaro perché cessasse di

proseguire le inchieste sul comune di Barcellona e sull' Aias.

Alfano fu un uomo solo e gli va riconosciuto il merito di aver

compreso e descritto il degrado che la presenza mafiosa nella

sua terra aveva innescato nella quotidianità, nelle relazioni tra

le persone, nel mondo delle professioni, nelle attività economi-

che e nell' amministrazione pubblica.

La sua curiosità professionale coincise con l' impegno civile al

quale tutti i cittadini sono chiamati. Ricordare il suo sacrificio è

un dovere morale.

Alfano fu il decimo e ultimo giornalista ucciso dalla criminalità

nel nostro Paese, otto dei quali in Sicilia. Morti ammazzati che

dimostrano l' importanza dell' informazione basata sulla verità

e quanto la conoscenza sia temuta dai sodalizi criminali, so-

prattutto, perché ostacola la loro azione, consente di tenere

viva la tensione, di erodere il consenso sociale sul quale proli-

ferano, di sensibilizzare l' opinione pubblica sulla loro pericolo-

sità, rendendo note le nefandezze che pongono in essere. Da

vent' anni, fortunatamente, nessun giornalista è più stato elimi-

nato e ciò deve essere considerato un dato significativo idoneo

a dimostrare i progressi nell' azione di contrasto al crimine or-

ganizzato e l' indebolimento delle strutture mafiose, che non

sembrano più osare commettere delitti eccellenti.

(Repubblica.it)

22 14gennaio2013 asud’europa

Una piazza di Barcellona per Beppe Alfano

Il giornalista scomodo alle cosche mafioseGiuseppe Puliafito

Si è aperta con il messaggio del presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano la giornata conclusiva di manifestazioniin onore del ventennale dell'omicidio del giornalista Beppe

Alfano. Ad ascoltare il messaggio, martedì scorso, una platea dioltre tremila studenti, accorsi al Palalberti da tutta la Sicilia. "Rendoomaggio alla memoria del giornalista Beppe Alfano, esempio perle nuove generazioni di coraggioso impegno professionale ed altosenso civico. Le iniziative organizzate a Barcellona Pozzo di Gottocostituiscono il modo più concreto per onorare la memoria di chiha perso la vita per assicurare l'affermazione dei diritti e il rispettodelle regole". E ad i giovani si è rivolto anche don Luigi Ciotti, pre-sidente dell'associazione "Libera", invitandoli a dire "no" alla mafiacon l'esempio di vita: "Il problema non è chi fa il male, ma quantiguardano e lasciano fare. La lotta alla mafia si fa con l'impegnoconcreto nell'ambito della cultura, dell'educazione, della politicasociale e del lavoro, ma soprattutto in Parlamento con le leggi giu-ste. Impegniamoci tutti per questo, non dimenticando che il veromotore delle nostre azioni deve essere la speranza e la bussola lagiustizia". Una giustizia che, secondo l'europarlamentare Rita Bor-sellino, non deve essere soltanto invocata, ma anche pretesa dallenuove generazioni, che devono combattere e agire per essa:"Spesso si corre il pericolo di far credere ai ragazzi che fare anti-mafia significa rischiare la propria vita. Di mafia muore chi viene la-sciato solo dalla società civile e dalle istituzioni che avrebbero ildovere di proteggerlo. Se si fa rete, questo non può accadere.Paolo diceva che avere paura è normale, l'importante è trovare ilcoraggio di affrontarla e viverla". Dall'assessore regionale allapubblica istruzione Nelli Scilabra è arrivato l'invito a reagire davantialla pressione della criminalità. L'avvocato della famiglia di BeppeAlfano, Fabio Repici, ha sottolineato che «si è molto vicini alla sco-perta dei mandanti dell'omicidio di Beppe Alfano, sembra sianopersonaggi molto importanti». «Dalle carte di alcuni processi - haaggiunto - emergono novità che collegano l'uccisione di Alfano conla latitanza nel Barcellonese dell'allora boss Nitto Santapaola. E cisarebbero novità sui depistaggi che sarebbero stati praticati».«BeppeAlfano è un vero ed importante esempio di lotta alla mafiae noi lo ringraziamo per il suo sacrificio, utile alla presa di co-scienza collettiva», ha detto Robert Stewart, rappresentante del-l’Fbi e Supervisore della Task Force europea contro il crimineorganizzato. «Adesso che si è preso consapevolezza della globa-lità del crimine organizzato – spiega Stewart – dobbiamo collabo-rare con tutti i nostri partner in Europa. Il crimine organizzato nonconosce confini e, quindi, la risposta nazionale non basta per in-dagini efficaci. Rapporti continui e coordinamento sono fondamen-tali. Per trovare e punire chi commette reati di stampo mafioso,oppure legati al riciclaggio di denaro e alla corruzione, è necessa-rio monitorare i movimenti e i flussi di denaro ed è difficile se nonsi collabora tra di noi». Il concetto è stato ribadito dal presidentedella Bka, la polizia federale tedesca, Jörg Ziercke. «È necessarioche si coordini un approccio internazionale per la sicurezza a li-vello globale – ha spiegato il presidente della Bka – e che lo scam-bio delle informazioni a livello europeo diventi quotidiano percombattere con successo i gruppi che operano a livello interna-zionale. La mafia non può essere combattuta solo in Italia». PerZiercke «la metà dei gruppi criminali identificati in Germania appar-tengono alla 'ndrangheta. È il maggior gruppo criminale sin dagli

anni '80. In confronto ad altre associazioni presenti in Germa-nia, gli italiani hanno ancora la più forte organizzazione. Il co-dice penale italiano comprende il reato di associazionemafiosa, è indispensabile che anche quello tedesco lo com-prenda».«Abbiamo bisogno – ha dichiarato il procuratore aggiunto dellaDda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri - di operare in rete, ar-monizzando la catalogazione dei reati su tutto il territorio euro-peo. L'utopia sarebbe un'Europa federale, con una Procuraeuropea che si interessi di reati federali, di macrocriminalità.Ma è una strada molto lunga, perché interviene la politica».Più ottimista rispetto alla possibilità di una Procura Europea siè dichiarato Giovanni Salvi, procuratore capo della Dda di Ca-tania: «Oggi possiamo affermare con orgoglio che questi 20anni dalle stragi non sono passati invano. Fra i tanti passi avantifatti c'è certamente il passaggio dell'Ue a una vera unione po-litica ed in questo contesto nasce la proposta di un procuratoreeuropeo».Anche Sonia Alfano, figlia del giornalista ucciso e a capo dellacommissione antimafia europea, guarda oltre i confini nazionali.«In Italia- ha detto - abbiamo il reato di associazione mafiosama non è lo stesso negli altri Paesi europei. C'è la necessità diistituirlo in tutti e 27. Anche il carcere duro è una necessità cheva estesa a tutti i 27 Paesi europei, salvaguardando i dirittiumani. C'è la necessità di rafforzare determinate forme di coo-perazione e di parlare tutti la stessa lingua. Non c'è paese im-mune dall'aggressione». Europol punta a un supporto dellepolizie internazionali alle forze di polizia italiane. Michel Quillè,direttore aggiunto del'Europol, commenta: «Oggi sempre di piùle forze criminali sono globalizzate e si muovono nel mondo,arricchendosi. I beni generati dalla sola 'ndrangheta oggi sono44 miliardi di euro e hanno superato il profitto di multinazionalicome la Microsoft e la Apple. Se però esaminiamo la regioned'origine della 'ndrangheta questa organizzazione ha reso quel-l'ambiente più povero».

14gennaio2013 asud’europa 23

L’educazione alla legalità comincia da piccoliGilda Sciortino

Nasce dall’esigenza di contribuire a favorire l’acquisizionedi atteggiamenti e comportamenti rispettosi della legalitàdemocratica e della convivenza civile, in una città nella

quale le regole vengono quotidianamente disattese e violate, conforme di violenza e di prevaricazione rispetto alle quali i cittadini sisentono disarmati e impotenti. E’ un progetto importante, quellodal titolo “La legalità è qui!”, promosso dall’associazione Liberi-sempre, nascente realtà nel panorama cittadino, il cui obiettivo ècominciare a parlare di “educazione alla legalità” partendo dai piùpiccoli. Il percorso che stanno, infatti, intraprendendo i suoi com-ponenti punta alle scuole elementari e medie inferiori della città diPalermo, con uno sguardo un po’ più particolare e attento a quelledi quartieri come Borgo Nuovo, Zisa, Noce, Cruillas e Zen, pur-troppo caratterizzati da problematiche accumulate nel tempo e co-muni a quasi tutte le aree periferiche delle grandi città.“L’idea di fondo è che la legalità non deve essere considerata sem-plicemente conoscenza e rispetto formale di regole e leggi - spiegaIsidoro Farina, responsabile dello specifico progetto -, ma è anchee soprattutto partecipazione attiva, critica costruttiva alla vita delproprio territorio. In questa ottica, la scuola può e deve svolgere unruolo fondamentale nella maturazione, tra gli alunni, di un positivosenso di appartenenza al proprio contesto territoriale attraversola promozione di una approfondita e consapevole conoscenzadelle sue risorse e delle sue opportunità, ricercando al contempooccasioni di reale partecipazione alla sua vita. Antonino Capon-netto, a conclusione di un intervento con gli studenti di una scuoladel nord, così si esprimeva: “Voi crescerete, e ve lo auguro, nelculto dei valori veri, nel culto della legalità, della solidarietà, del-l’amore per il prossimo, del rispetto della persona umana, qualun-que sia il colore della sua pelle, qualunque sia la sua razza,qualunque sia la sua religione. Questo è l’augurio che vi faccio.Con tutto il cuore ”.Un percorso importante, per nulla semplice da percorrere, quelloavviato da Liberisempre con il suo intervento, che a Borgo Nuovosegnerà la sua prima tappa: il protocollo d’intesa con la scuola ele-mentare “Filippo Raciti” che verrà presentato il 24 gennaio alle10.30“Tutto nasce dal fatto che si sentiva la necessità di aprire in ma-niera fattiva la scuola al territorio - spiega il vicepreside, Ivan Chia-rello - e non soltanto dal punto di vista puramente teorico. Questoperché negli ultimi 3 anni abbiamo subito una trentina di raid, ef-fettuati sotto due particolari specifiche, una delle quali incentratasui furti dei beni dell’amministrazione scolastica, mentre l’altra èquella degli atti vandalici, che hanno fatto comprendere a noi, per-sonale della scuola, comunità scolastica, che forse cominciavamoad avere delle problematiche di gestione nei rapporti con il territo-rio. Questo perché la scuola eroga legalità, informazione, cultura,aggregazione, partecipazione. Un altro aspetto da considerare èquello relativo al percorso avviato qualche anno fa con i fondi dellaComunità Europea, all’interno del quale abbiamo cercato il parte-nariato con la Fondazione Borsellino, promuovendo una serie diincontri con alcuni magistrati della Procura di Palermo, venuti atestimoniare qui da noi cosa vuol dire concretamente legalità. Ini-

zio di attività che ha cominciato a suscitare il reale interesse, daparte di alcune famiglie del quartiere, più per la storia di Pep-pino Impastato o i fatti di Portella della Ginestra, ma anche percosa è un bene confiscato alla mafia e per come si combattel’omertà, che per i soliti laboratori e le attività extracurriculari. E’ovvio, però, che tutto questo ha dato fastidio a qualcuno, con-tribuendo a puntare l’occhio del ciclone sulla nostra scuola”.Nonostante l’ultimo atto vandalico abbia causato un danno dinatura edilizia di circa 40mila euro, e uno tecnologico di altri50mila euro, nessuno si è scoraggiato, anzi l’impegno si è rad-doppiato, facendo pensare che il percorso avviato era quellogiusto. Da qui, l’ulteriore idea di tenere aperta la scuola 24 oresu 24, coinvolgendo sia i genitori sia bambini - una popolazionescolastica di circa 600 unità, tra scuola dell’infanzia e primaria-, insieme ai circa 40 insegnanti del corpo docenti, che hannodeciso di aprire le porte e gli spazi dell’istituto in orari extrasco-lastici ad associazioni selezionate. L’attenzione, per l’attiva-zione del protocollo d’intesa, è caduta su Liberisempre, inquanto al suo interno ci sono personalità da tempo attive nelmondo dell’associazionismo e del volontariato.“Per tornare all’ultimo raid - prosegue il professore Chiarello -,quando abbiamo coinvolto le forze dell’ordine, in modo partico-lare l’Arma dei Carabinieri, abbiamo scoperto che l’area di circa3mila metri quadrati che sta attorno alla scuola era di nostrapertinenza, nonostante fosse lottizzata illegalmente da barac-che, nelle quali è stato trovato materiale di vario genere, tra cuimotociclette, telai e pezzi meccanici provenienti, neanche adirlo, da attività illecite. Neanche le insegnanti che sono qui daventi anni lo sapevano. C’erano anche 4 cani da combatti-

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Protocollo d’intesa tra le scuole elementari

e l’associazione palermitana “Liberisempre”

14gennaio2013 asud’europa 25

Progetti di inclusione scolastica, bando del Comune di Palermo

Donne vittime di violenza, non vedenti, anziani, malati termi-nali oncologici, associazioni di volontariato in genere,mense sociali, iniziative antiusura, in definitiva gran parte

del settore sociale. A sostegno di queste fasce di popolazione insituazione di fragilità e dei diversi ambiti d’intervento ha deciso diandare il Comune di Palermo, pubblicando sul suo sito Internet unavviso che invita a presentare proposte in tal senso, al fine di in-centivare e promuovere la partecipazione di persone singole o as-sociate, così come il coinvolgimento attivo dei cittadini allacostruzione della nuova città, attraverso manifestazioni di inte-resse volte allo sviluppo di co-progettazione sulle “ipotesi proget-tuali” indicate. In tutto, 1milione e mezzo di euro circa suddiviso neivari settori, puntando, per il pieno raggiungimento degli obiettivi

strategici prefissati, al pieno coinvolgimento degli operatori pri-vati. Le istanze, complete di tutta la documentazione indicatanell’avviso, dovranno pervenire in plico chiuso, sigillato e con-trofirmato sui lembi di chiusura, recante all’esterno la dicitura:”Avviso Pubblico Progetti su Fondi di Bilancio 2012/2014 Pa-lermo: Presentazione candidatura”, presso l’Ufficio Protocollo- Settore Servizi Socio-Assistenziali - Palazzo Natale - Via Ga-ribaldi, 26 - 90133 Palermo, entro e non oltre le 13 di giovedì 31gennaio. Per quelle inoltrate via posta, non farà fede il timbropostale. Ogni chiarimento sui contenuti dell’avviso potrà essererichiesto esclusivamente tramite mail, scrivendo all’indirizzo diposta elettronica a.errore@comune.palermo.it. G.S.

mento, tenuti fortunatamente in ottima salute, mentre alcune por-zioni di terreno esterne erano coltivate con diversi tipi di ortaggi.Sono entrate le pale meccaniche, hanno buttato giù tutto, stac-cando i fili attaccati al contatore della luce della scuola e le dira-mazioni che portavano la nostra acqua a 3 o 4 abitazioni. Ci sianofinalmente riappropriati del nostro spazio, cominciando in tal modoa pensare a questi percorsi di legalità, con Liberisempre in primabattuta al nostro fianco. Durante la strada, ci saranno anche le as-sociazioni “Vivi Sano” e “Jesus Vitae”, che nelle ore pomeridianesi occuperanno del contenimento della dispersione scolastica. L’in-teresse, con Liberisempre, è un po’ più alto perché non vuole es-sere esclusivamente il mezzo attraverso il quale tenere occupati ibambini, ma dovrà contribuire a creare le coscienze nei più pic-coli”.Dopo l’evento di oggi, ci si rimboccherà le maniche e si cominceràa programmare, organizzando un tavolo tecnico per immaginare ipercorsi di attività da proporre in orario curriculare, extrascolasticoo curriculare extrascolastico. Il tutto, finalizzato anche ad arrivarealla Primavera, pronti a inaugurare in grande stile il Parco dellaRaciti.“In Primavera perché dalla cava di Borgo Nuovo confiscata allamafia arriverà il marmo che il Coime ci sistemerà fuori, mentre ilsupermercato La Torre ci darà un contributo per comprare le pan-chine. Ci sarà anche una ditta che, a titolo di volontariato, ci siste-merà il terreno, così potremo piantare i semi per avere in tempo ilprato verde. Nino Parrucca, invece, realizzerà, sempre gratuita-mente, l’icona della Madonna Virgo Fidelis, patrona e protettricedell’Arma dei Carabinieri, a cui abbiamo voluto dedicare il parcoperché è stata l’unica forma di Stato che abbiamo potuto vederee toccare con mano a Borgo Nuovo. Erano, infatti, i Carabinieriquelli che, con tanto di divisa di ordinanza, in cravatta, con lescarpe di cuoio, affondavano nel fango, sotto l’acqua, con in manorastrello e tagliaerba, per aiutarci in momenti così difficili per tuttinoi. Vederli è stata una commozione unica, che ha smosso vera-mente tutte le coscienze. Un ulteriore esempio, che sta contri-buendo a fare avvicinare sempre più persone, dimostrando che ilquartiere vuole veramente cambiare. Anche perché vede che noi

siamo sempre qui, vicini, pronti ad andare oltre il semplice in-trattenimento dei nostri alunni attraverso le solite attività ricrea-tive e sportive. Il vero problema è, infatti, che questi ragazzidevono rendersi conto che c’è un mondo altro: gente che sisveglia la mattina per lottare veramente contro la mafia, per-sone che muoiono per i loro principi, alzandosi in piedi in tribu-nale e puntando il dito contro chi le vessa. E’ chiaro che questoprotocollo di intesa intendiamo estenderlo, facendo una sorta diblocco di entità associative, in capillare comunicazione con tuttele scuole del territorio. La mia idea è quella di mettere in reteAscione, Gregorio Russo, Raciti e Borgo Nuovo 1, tutte quelledel quartiere, insieme alle associazioni che si danno ogni giornoda fare, per realizzare un format capace di fare capire alla cittàdi Palermo, alla Regione e, se è il caso, alla nazione tutta, che,quando l’istituzione si associa in partenariato con entità chehanno questo spessore umano, le cose si possono realizzare.Senza aspettare le risorse economiche per agire, ma metten-doci il cuore, perché lo si vuole e si crede in quello che si fa.Senza troppi vani giri di parole”.

26 14gennaio2013 asud’europa

I furti in ItaliaRaffaella Milia

In questo numero di “Chiosa Nostra” parlerò del furto che, fra ireati di tipo predatorio, rappresenta la fattispecie delittuosa più dif-fusa.

Nell’ambito dei delitti contro il patrimonio, il furto (art. 624c.p.) è la fenomenologia delittuosa più diffusa tra quelli ri-conducibili ai delitti predatori. Esso è l’evidente espres-

sione di un disagio socio-economico che investe le fasce socialimeno abbienti le quali, in molti casi, escluse dalla possibilità diusufruire di beni anche di prima necessità, reagiscono ricorrendoa sistemi di indebita appropriazione di beni mobili altrui. A tal pro-posito, l’economista David M. Gordon (1) parlava dei cosiddetti“Ghetto Crimes”, in cui la possibilità di sopravvivenza economicadegli abitanti di molte aree urbane degradate dipende quasi esclu-sivamente dalla scelta di delinquere.Andando ad analizzare l’andamento nel tempo dei furti in Italia, lafonte di cui mi sono avvalsa è la Statistica della Delittuosità attra-verso l’utilizzo dei tassi di delittuosità riferiti al rapporto tra il totaledei delitti denunciati dalle forze dell’ordine alle autorità giudiziarieper anno e la popolazione residente in Italia al 1° gennaio (graf. 1)(2). In particolare, la serie storica che abbraccia gli anni compresitra il 1984-2008 (ultimo anno disponibile) (3), mostra la percen-tuale di delitti totali (autori noti e ignoti) per anno e i relativi tassi didelittuosità riferibili ai soli autori ignoti. È stato, inoltre, rappresen-tato graficamente l’andamento del rapporto tra questi due tassi inpercentuale al fine di verificare la quota relativa al numero di de-nunce di autori ignoti rispetto al numero di delitti in totale (asse

delle ordinate a destra in rosso).L’andamento del dato nazionale rappresentato graficamente(graf. 1) mostra che la frequenza dei furti denunciati è, pratica-mente, raddoppiata passando da un indice di 1590 per 100.000abitanti nel 1984 a quasi 3000 nel 1991, dato che rappresentail picco più alto. A partire dall’anno successivo, si osserva unatimida inversione di tendenza durata fino al 1994 che si atte-sterà intorno a 2345,2 in rapporto alla popolazione censita(1/100mila). Un trend decrescente che in quegli anni ha erro-neamente indotto gli analisti del fenomeno a una timida ottimi-stica previsione circa un progressivo ridimensionamento delfenomeno. Dall’anno successivo, tuttavia, il tasso dei furti de-nunciati in Italia ha ripreso a crescere fino a sfiorare nel 2007con 2767,8 quello registrato nel 1991. Nello spiegare almeno inparte l’andamento altalenante della fattispecie delittuosa pertutto l’arco di tempo osservato, occorre fare riferimento ai cam-biamenti che hanno riguardato sia l’assetto demografico chequello socio-economico del nostro Paese. Primo fra tutti, la im-prescindibile relazione esistente fra la classe di età dei poten-ziali autori del delitto e il tipo di delitto stesso. I giovani egiovanissimi tra i 14 e i 25 anni appartengono, infatti, a quelsegmento di popolazione la cui propensione a commettere de-litti predatori è più elevata rispetto alla porzione di cittadini ap-partenenti ad altre classi di età. Pertanto, si può presumere cheal crescere del numero degli adolescenti e dei giovani, aumentiproporzionalmente l’incidenza di tale tipo di delitti, mentre a unacontrazione demografica segua una diminuzione della loro in-

14gennaio2013 asud’europa 27

Nuovo appuntamento

con la rubrica Chiosa Nostra

cidenza. In effetti, tornando a osservare il graf. 1, gli anni in cuisi registra una crescita progressiva del fenomeno delittuoso(1984-1991), coincidono con quelli in cui la coorte di bambininati a metà degli anni ’60 (baby-boom generation) (4) ha rag-giunto l’età maggiormente a rischio (graf. 2). Secondo tale ra-gionamento, il decremento del numero di furti registrato apartire dai primi anni novanta sarebbe, d’altra parte, attribuibileal considerevole calo demografico registrato negli anni che se-guirono il baby-boom, che potrebbe aver prodotto la significa-tiva riduzione della popolazione giovanile in età a rischio tra glianni 1990-2001, con la conseguente riduzione dei tassi di de-littuosità.Tuttavia, come precedentemente rilevato, tra il 2002-2007 siosserva un trend nuovamente crescente. Andamento da impu-tare quasi sicuramente al progressivo aumento della popola-zione straniera o di origine straniera di età compresa tra i 15 ei 25 anni il cui ingresso nel nostro Paese negli ultimi vent’anniha contribuito a modificare la dimensione quantitativa dellageografia criminale in Italia. In definitiva, nonostante il numerodei cittadini italiani di questa classe di età abbia continuato adecrescere, nello stesso quinquennio quello straniero è cresciutoinsieme alla percentuale degli autori di reato.Insieme al mutamento demografico, che spiega solo in parte talioscillazioni nel tempo, occorre tenere presente altre cause di mu-tamento sociale che hanno prodotto un profondo cambiamentodello stile di vita collettivo. Il più importante è, indubbiamente, le-gato al progressivo aumento di consumatori di sostanze stupefa-centi la cui propensione a delinquere, derivante dalla necessità diprocurarsi denaro per l’acquisto delle dosi, si traduce in significa-tive variazioni dei tassi di delittuosità.A questi fattori va, inoltre, connessa la crescita economica che hacaratterizzato il nostro Paese negli ultimi cinquant’anni e dellaquale, tuttavia, non tutti i cittadini hanno goduto i benefici, giacchémolti sono rimasti ai margini di una società frivola e consumistica.Uno stato di deprivazione economica e sociale che non di radorappresenta per alcuni la molla a delinquere al fine di procurarsicon la forza quello che la vita per varie ragioni non ha loro con-cesso.Per quanto riguarda l’incidenza del numero oscuro “che indica,per ogni reato, la percentuale di eventi non registrati rispetto al to-tale degli eventi stessi” (5), per tale fattispecie delittuosa esso è digran lunga superiore rispetto al numero delle denunce registrate.Chiaramente, la dimensione del sommerso varia sensibilmente aseconda del tipo di furto subito o del valore dell’oggetto sottratto.In particolare, questo reato presenta livelli molto bassi di denuncequando siamo in presenza di borseggi e scippi. Tali stime cresconosensibilmente in caso di furti di autovetture e in appartamento peri quali le vittime mostrano una maggiore propensione alla denun-cia. La ragione è plausibilmente ascrivibile sia a motivazioni pre-cauzionali al fine di evitare sanzioni penali, come nel caso divetture rubate per essere impiegate in attività illegali, sia a fini ri-sarcitori, come nel caso di beni soggetti a recupero assicurativo.Per tutte queste ragioni, è necessario che il dato rappresentato

nel graf. 1 vada interpretato con grande cautela.Rispetto al rapporto ignoti sul totale denunce (asse delle ordi-nate a destra in rosso) si osserva una quasi completa corri-spondenza tra i due tassi, che conferma per questo tipo didelitto una scarsa relazione diretta fra la vittima e l’autore delfurto (se escludiamo il caso dello scippo in cui il contatto con lavittima è funzionale al delitto).Nel prossimo numero sarà monitorato l’andamento del feno-meno delittuoso mettendo a confronto il trend della regione Si-cilia con le altre regioni d’Italia.

Per contattarmi: raffaella.milia@piolatorre.it

(1) Gordon D. M. (1971), Capitalism, Class, and Crime in Amer-ica, in Andreano R., Siegfried J. J. (a cura di), The economicsof Crime, New York. John Wiley and Sons, 1980.(2) L’utilizzo del tasso di delittuosità fornisce una certa visionedel fenomeno criminoso osservato, ottenibile grazie a un pro-cesso di omogeneizzazione dei dati, nell’intento di confrontaresia il tasso regionale medio con il tasso nazionale Italia, sia itassi provinciali entro la Sicilia con il tasso medio regionale, chesaranno oggetto di approfondimento dei prossimi numeri diChiosa Nostra.(3) Si avverte che dall’anno 2004 i dati attinenti ai delitti denun-ciati non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedentia causa di modifiche nel sistema di rilevazione. Nella nuovaclassificazione, i dati relativi agli autori ignoti non sono più di-sponibili a partire dal 2005 e per i restanti anni osservati.(4) Il baby boom è un fenomeno di forte incremento delle na-scite verificatosi tra gli anni ’40 e la prima metà degli anni ’60(5) Bandini T., Gatti U., Marugo M.I., Verde A. (1991), Crimino-logia. Il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine edella reazione sociale. Milano, Giuffrè, p. 101.

La sconfitta educativa a Gela:

in crescita la criminalità minorilePasquale Petix

La dott.ssa Lucia Lotti, al vertice della Procura della Repub-blica di Gela, affida ai giornali la sua più grande preoccupa-zione: Gela non ha più paura della mafia ma dei piccoli

delinquenti. A fine anno il Procuratore ha fatto una radiografia delfenomeno che i cittadini di Gela più temono in questo momento:l'impennata di furti, scippi e rapine che ha segnato il 2012 semi-nando frustrazione, ansia e paura tra i gelesi. Per la dott.ssa Lotti“la destrutturazione delle organizzazioni criminali più gerarchizzateha favorito l'attuale andamento molto fluido della dimensione cri-minale. E' un andamento così mutevole che qui un giorno non èmai come un altro. Succedono sempre cose diverse. Seguire que-sto tipo di dinamiche è difficile in quanto continuamente si rinno-vano e possono diventare pericolose a causa dell'humus locale.Gli esecutori materiali sono in gran parte giovani che non supe-rano i 20 - 21 anni ma poi ci sono anche i delinquenti storici. Questiragazzi provengono quasi tutti da famiglie disagiate e da contestidifficili. Alcuni di loro non sono stati intercettati dalla scuola. Nonsono un numero enorme. Vedono il guadagno facile ed imparanoquel "mestiere”. Acquisita la tecnica si raggruppano tra di loro e intempi di stretta a Gela operano in trasferta nel Ragusano e nell'Agrigentino".A confermare l’analisi della Procura arrivano i dati del RepartoTerritoriale dei Carabinieri. Un bilancio, quello relativo al 2012, cheha fatto registrare un'impennata dei reati firmati dalla microcrimi-nalità ma anche un aumento degli arresti: sono stati 155, di cui 94in esecuzione di provvedimenti spiccati dalla Magistratura e 61 inflagranza di reato. Si è fatta luce su 14 rapine con l'arresto di al-trettanti responsabili, tutti giovanissimi, tra di loro ben 6 mino-renni.Ad avviso della dott.ssa Lotti "Vanno risolte le situazioni di baseche creano il fiorire di queste attività. Per noi il contrasto è oggil'aspetto primario. Queste attività vanno bloccate e non bisognalasciare nulla di intentato. Noi il fenomeno lo monitoriamo costan-temente ed abbiamo applicato verso questa gente anche misurepersonali e patrimoniali. Le risorse per contrastare un fenomenocosì fluido sono insufficienti. Se solo potessimo avere qualchemezzo in più ed un po di uomini in più..... La Procura solo da aprileha 5 sostituti e non sono tanti per la mole di lavoro che c'è. Mancaaltro personale. Ma non bisogna lamentarsi, bisogna invece orga-nizzare il lavoro con le poche risorse che ci sono dando le direttivegiuste perché la gente se non ha risposte rapide dalla giustizianon ha fiducia. Se invece vede che affidandosi alla giustizia qual-cosa si muove allora capisce che esiste quella sola strada per ri-solvere i problemi. A Gela qualcosa si è mossa in tal senso.Nell'ultimo anno le denunce anonime sono in caduta libera, limitatead una decina circa rispetto all' anno scorso mentre abbiamo ilproblema opposto cioè la denuncia facile, un gran numero di de-nunce regolarmente firmate. Siamo sempre stati aperti alle scuole,ai giovani per far vedere loro chi siamo come lavoriamo. Primaeravamo noi ad invitare le scuole a venire a trovarci. Oggi sono lescuole a chiederci un incontro e quando i giovani vengono fannomille domande, restano ore ed ore e non vogliono andare via. Nonsi perde tempo con loro, si investe nella cultura delle nuove gene-razioni……Gela è uscita dalla guerra di mafia con sforzi enormi.

Oggi le istituzioni dovrebbero valorizzare i momenti culturali, in-vestire in iniziative che possono attrarre verso la città e gettarenuova luce sulla realtà attuale. Le istituzioni devono capire chei soldi investiti in cultura fanno crescere la città in modo più sanoe attraggono altre risorse. Non è vero che la cultura non portalavoro e sviluppo. Questa città merita ogni sforzo. Io continuoa pensare che ci sono qui persone straordinarie, che c'è unagrande vitalità, tanti fermenti interni che se valorizzati possonofare da traino alla rinascita di Gela. Ma ripeto, la cultura deveessere al centro dell'azione di tutti dalla politica alla scuola alvolontariato alla giustizia. Questa non è una città dove è suffi-ciente reprimere i reati. Bisogna lavorare insieme per eliminarele cause radicali e l'unico farmaco efficace è la cultura".Alla denuncia della dott.ssa Lotti si unisce quella del portavocedel Coordinamento dei volontari di Gela, dott. Madonia: "Si, aGela c'è una grande emergenza educativa e l'assenza di poli-tiche sociali adeguate unite all'inadeguatezza di risorse umaneed economiche è una miscela pericolosa. La crisi non sia unalibi all'assenza di una strategia educativa.Ogni quartiere dovrebbe avere una comunità educativa coneducatori di strada capaci di arrivare ai bambini più difficili chepotenzialmente sono dei futuri delinquenti. Non esistono ra-gazzi cattivi o delinquenti per nascita, ma bambini e ragazzi chenon hanno incontrato persone capaci di proporre loro valori digiustizia e vita. Non è con iniziative mediatiche o di promozioneche cambia la vita di un ragazzo ma con adulti capaci di edu-carli e l'educazione è un processo serio e lungo che richiedepercorsi di rete. Come cittadini e volontari, proviamo a contri-buire con il nostro piccolo impegno a costruire una città più ci-vile ma pensiamo che la questione delinquenziale vadaaffrontata con un piano educativo e rieducativo almeno trien-nale con una cabina di regia condivisa e con maggiore compe-tenza". Peccato che di tutto questo, nel dibattito tra i candidatidella sinistra partecipanti alle primarie per il Parlamento, nonsi trovi traccia alcuna.

28 14gennaio2013 asud’europa

Tra consumismo e disoccupazione

L’esigenza di una nuova economiaDiego Lana

Lacrisi che stiamo vivendo,con i problemi che determina alle

famiglie sul piano economico, primo tra tutti quello della di-

soccupazione, e sul piano sociale, con la crescita delle di-

seguaglianze,induce a riflettere sulla validità del nostro sistema

economico e sulla capacità della politica di governarlo efficace-

mente. E i rilievi che si possono fare sono almeno due.

Non è ammissibile che anche per la debolezza dei sistemi di go-

verno la logica prevalente della vita sia diventata quella econo-

mica, il calcolo, il reddito: esistono come è noto altre dimensioni il

giusto, il bello, il buono, l’umano, che devono essere recuperate

anche perché l’attuale modello di vita crea ansie, frustrazioni, de-

lusioni, insoddisfazioni, mancanza di relazioni veramente umane

e sottopone l’umanità ad una forma di nichilismo sotteso alla logica

del mercato, tanto più pericoloso quanto più diffuse sono le tele-

visioni e le tecniche pubblicitarie.

Cosi pure non appare sostenibile un sistema che per funzionare

ha bisogno di moltiplicare i consumi, di sostituire

i vecchi beni ancora funzionanti con dei nuovi, di

creare beni superflui, pena la disoccupazione ed

il fallimento delle aziende. Ciò tanto più se si

considera che la globalizzazione dell’economia

e l’insufficienza della politica non appaiono in

grado di indirizzarlo e di guidarlo secondo le in-

dicazioni dei vecchi padri dell’economia.

Cosi stando le cose bisogna cogliere l’occasione

di questa crisi, profonda, terribile, per molti versi

favorita dalla politica e dalla finanza, per una ra-

dicale revisione dei meccanismi economici ed

amministrativi ricordando che l’economia non è

nata contro l’uomo ma per l’uomo

Non sono in discussione la libera iniziativa, l’efficienza, il mercato

ma l’orientamento del sistema economico che ha fatto della collet-

tività un insieme di produttori e di consumatori, sensibili solo a ciò

che è conveniente e che,cosi come si è configurato anche per la

demagogia ed il populismo di molti governi compreso il nostro, è

squilibrato verso i consumi e verso il profitto.

Serve un cambiamento culturale che deve coinvolgere non solo i

politici e gli economisti ma anche la scuola, l’università, la chiesa,

la cultura, i mass media e noi stessi.

Occorre prima di tutto tornare a concepire l’economia come

scienza che si occupa della buona gestione delle risorse scarse e

non come scienza dell’accumulazione e del profitto, tornare a per-

cepire il senso della scarsità delle risorse e l’esigenza del sacrificio

per conseguirle, avere il gusto di ciò che non è economico, dare

spazio al gratuito, alle relazioni umane, ai veri bisogni dell’uomo.

Occorre fare in modo che il benessere non sia più inteso in senso

quantitativo e misurato come tale dal pil ma anche in senso qua-

litativo,in modo cioè da tenere conto nella sua determinazione

anche degli aspetti spirituali e psicologici delle persone.

Bisogna poi cambiare il ruolo delle imprese e quello dei mana-

ger.

Le imprese non devono essere più concepite come istituti ten-

denti al profitto ma come luoghi in cui, pur nel rispetto dei vincoli

di economicità, si sperimenta la vita,si dà spazio alla creatività

dei singoli, si aiutano tutti coloro che vi sono coinvolti a realiz-

zarsi e a risolvere i loro problemi, anche familiari.

I manager non devono essere più gli strumenti utilizzati dalle

imprese per soddisfare le esigenze di profitto degli imprenditori

ma i registi del cambiamento auspicato, i realizzatori di una po-

litica aziendale tendente a soddisfare non solo le esigenze del-

l’imprenditore ma quelle di tutti gli stakeholders.

Bisogna approfittare della crisi scatenata dai prodotti subprime

e dalle conseguenze tuttora attive gravanti soprattutto sui paesi

con un elevato debito pubblico per disegnare un nuovo modello

di sviluppo non ispirato solo al raggiungimento del profitto indi-

viduale,del tornaconto personale. ma,come ha

scritto a suo tempo Pietro Onida, al raggiungi-

mento di “massimi simultanei” in termini di pro-

fitto per l’imprenditore, di interessi e dividendi

per i finanziatori, di salari e stipendi per i lavo-

ratori, di oneri tributari per lo stato; il tutto nel ri-

spetto dei vincoli derivanti dalla necessità di

assicurare l’integrità dell’ambiente e delle per-

sone che vi abitano ed un contesto produttivo

in cui vi sia spazio per il dono e per le relazioni.

Certo si può ritenere che tutto questo che si è

detto non è facile, né è raggiungibile in breve

tempo ma bisogna considerare che il cambia-

mento auspicato potrebbe subire una grossa

accelerazione col contributo di noi tutti.

Basterebbe sottoporre ad esame critico la nostra domanda di

beni, scartare tra questi quelli che appaiono superflui rispetto ai

veri bisogni dell’uomo, privilegiare i cosiddetti beni relazionali a

scapito di quelli di consumo che notoriamente non danno sod-

disfazioni durature. Cosi facendo non solo faremmo bene a noi

stessi, alla nostra vita, alle nostre finanze ma contribuiremmo

alla costruzione di una nuova economia, più essenziale, più

umana,favoriremmo l’apertura di nuovi spazi di attività al si-

stema e quindi nuove prospettive di occupazione.

Nel tentare di correggere l’attuale modello economico bisogna

partire dal fatto che in Italia esistono vaste zone di inefficienza

e di malaffare da combattere, oltre ad un enorme debito pub-

blico da pagare.

Inoltre bisogna considerare che il potere di governo in una eco-

nomia globalizzata come quella attuale è meno incisivo di

quello di una volta e che per questo esistono nel sistema eco-

nomico internazionale delle zone grigie che occorre eliminare

con un opportuno accordo tra gli stati.

14gennaio2013 asud’europa 29

Non è ammissibile

che anche per la de-

bolezza dei sistemi

di governo la logica

prevalente della vita

sia diventata quella

economica

Barometro Crif, le imprese siciliane

non hanno smesso di richiedere creditoNaomi Petta

Nell’anno appena concluso la domanda di credito a partedelle imprese italiane ha fatto segnare + 1,8% rispetto al-l’anno precedente.

E’ ciò che emerge dal barometro CRIF sulla domanda da partedelle imprese italiane, elaborato sulla base del patrimonio infor-mativo EURISC, che raccoglie i dati relativi a oltre un milione di po-sizioni creditizie attribuite a utenti business. Il calo riportato nelmese di dicembre riporta un segno negativo, dopo che dal marzo2012 i valori non erano mai scesi così in rosso rispetto ai corri-spondenti del 2011.L’andamento delle richieste di finanziamento rappresentano cosìun indicatore fondamentale per testare, in modo sistematico etempestivo, le imprese e valutare il loro livello di fiducia, - spiegain questo modo Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing diCRIF.La dinamica registrata nell’anno appena conclusosi è strettamentericonducibile alla estrema fragilità del quadro congiunturale com-plessivo, con la grande debolezza della domanda interna e le in-certe prospettive di ripresa dell’economia nazionale.Malgrado lo scenario difficile, le imprese italiane non hanno piùsmesso di rivolgersi alle istituzioni bancarie manifestando ancoraed ancora l’esigenza del sostegno del credito anche se plausibil-mente più per la gestione della corrente attività che per finanzia-menti da spender su nuovi investimenti.

Se si suddivide la domanda di credito tra le imprese individualie le società il trend risulta sostanzialmente speculare nel corsodell’anno 2012 con la significativa differenza proprio nell’ultimarilevazione mensile di dicembre in cui le imprese individualihanno fatto registrare un decremento alquanto marcato, del -9% rispetto il 2011, rispetto alle società che, pur in calo nei pre-cedenti mesi, hanno mantenuto positivo il loro segno a +2%.Analizzando la domanda di credito da parte delle imprese infunzione dell’importo, grazie al barometro CRIF, emerge chenel 2012 oltre il 32,2% delle richieste si è concentrato sullefasce fino a 5.000 euro (nel 2011 questa classe era collocata al37% delle richieste), seguita da quella compresa tra i 20 e50.000 euro pari al 21, 3% (e al 19.9% nel 2011) per arrivare al17.9% di quella oltre i 50.000 euro (17.4% nel 2011).Quindi nel complesso, negli ultimi 12 mesi, si è così registratouno spostamento verso le classi di importo richiesto più consi-stenti.Relativamente all’importo medio dei finanziamenti complessiva-mente richiesti, il 2012, evidenzia un lieve calo pari allo – 0.8%,rispetto al precedente anno, assestandosi a 53.621 euro controi 54.023 del 2011 in virtù del maggior peso della fascia di im-porto più contenuto.Scandagliando, l’importo medio dei finanziamenti richiesti dalleditte individuali è stato dunque pari a 31.200 euro, in crescitadel +2.5% rispetto al 2011, contro una media di 69.325 euro ri-chiesti dalle società pari allo -1.2% rispetto il precedente; po-tremmo così dire che la domanda di credito delle imprese si èsuddivisa in percentuali positive e negative in base alle regionirichiedenti. A fronte di finanziamenti lievemente in crescita, nelcorso del 2012 le politiche di erogazione adottate dagli istitutibancari, sono state orientate ad una sostanziale prudenza, -conclude Capecchi, scontando le perduranti tensioni e gli im-patti derivanti dalle difficoltà e dal costo della provvista e daivincoli rappresentati dai requisiti di capitale. Questo ha deter-minato una inevitabile maggiore selettività sul fronte degli im-pieghi, anche per la necessità di tenere sotto controllo lacrescente rischiosità dei portafogli. Il rinnovo di interventi di so-stegno alle imprese, in primis alle PMI, unitamente ad altre mi-sure che potranno nascere dai tavoli a confronto traassociazioni bancarie e associazioni d’imprese indubbiamenteche potranno svolgere un ruolo positivo per favorire l’accessoal credito e per sostenere la ripresa e lo sviluppo.

30 14gennaio2013 asud’europa

Consumi delle famiglie in picchiata

Crescono le rinunce ai servizi essenzialiMichele Giuliano

14gennaio2013 asud’europa 31

A rischio anche le buone abitudini alimentari

Coldiretti estrapola dal rapporto il dato sugli italiani che pos-

sono permettersi un pasto adeguato, cioè con proteine

della carne, del pesce o equivalente vegetariano, almeno

ogni due giorni, se lo volessero: in un solo anno è praticamente

raddoppiata la percentuale di famiglie che dichiarano di non poter-

selo permettere, passando dal 6,7 al 12,3 per cento.

La situazione peggiore si registra tra i pensionati dove la percen-

tuale sale al 16,5, nel Sud e nelle isole (è il 18,8 per cento), e tra

le persone sole con più di 65 anni con il record negativo di ben il

21 per cento (più di uno su 5). “Dall’analisi emerge peraltro – sot-

tolinea la Coldiretti – che più di una famiglia su 3 (35,8 per cento)

dichiara di aver diminuito la quantità e la qualità dei prodotti ali-

mentari acquistati rispetto all’anno precedente, mentre tra il

2010 e il 2011 la quota di famiglie che acquistano generi ali-

mentari presso l’hard discount è aumentata, soprattutto nel

Mezzogiorno (dall’11,2 al 13,1 per cento).

Una sofferenza alimentare che tende a peggiorare nel 2012

con un incremento del 9 per cento delle persone che sono state

costrette a ricevere cibo o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie

case”.

M.G.

Le bollette dell’energia elettrica e del gas? Troppo care per i

siciliani che preferiscono vivere all’addiaccio piuttosto che

vedersi recapitare veri e propri salassi attraverso le bollette.

E non solo: anche i consumi in senso stretto, quelli cioè legati agli

alimentari, sono in picchiata. Segno che per le famiglie davvero si

è arrivati a capolinea.

Proprio nell’Isola risulta che quasi una famiglia su tre si è privata

di qualcosa di essenziale. Lo dice a chiare lettere il rapporto sulla

coesione sociale pubblicato dall’Istat, Inps e ministero del Lavoro

che ha preso in considerazione l’indicatore sintetico “Europa

2020”, cale a dire le persone a rischio di povertà o di esclusione

sociale.

Se c’è di per sé uno spaccato preoccupante su scala nazionale, in

Sicilia questo fenomeno assume i contorni davvero del dramma.

Nel corso degli anni, a peggiorare la condizione sono state soprat-

tutto le famiglie numerose, con figli piccoli, residenti al Sud, e le fa-

miglie dove convivono più generazioni. In questi ultimi nuclei

familiari, l’incidenza della povertà relativa è pari al 32 per cento

fra i minorenni (18,2 per cento nel caso della povertà assoluta). E

gli anziani restano vulnerabili, soprattutto nel Mezzogiorno, dove

risulta relativamente povero il 24,9 per cento (7,4 per cento quelli

assolutamente poveri). Ma ora arriva il dato più eclatante che in-

veste i siciliani.

Nel 2010 in Italia è stato materialmente deprivato il 25,8 per cento

delle famiglie residenti al Sud contro il 15,7 per cento della media

nazionale: valore che raggiunge il 30 per cento proprio in Sicilia.

Un forte segnale di peggioramento della condizione economica

sta nel calo delle famiglie che si possono permettere di riscaldare

adeguatamente l’abitazione (che passano dal 10,6 per cento del

2009 all’11,5 per cento) e per quelle che arrivano con molta diffi-

coltà alla fine del mese (dal 15,3 al 16 per cento).

Risultano invece sostanzialmente stabili le quote di famiglie che

non si possono permettere una settimana di ferie lontano da

casa almeno una volta all’anno e non possono far fronte a una

spesa imprevista con mezzi propri. Nel Mezzogiorno il rischio di

povertà o di esclusione sociale supera la media nazionale di

circa 15 punti percentuali (39,5 contro 24,6 per cento) ed è più

del doppio rispetto al valore del Nord (15,1 per cento); inoltre è

maggiore fra le famiglie con tre o più figli (37,1 per cento) e fra

quelle monogenitore (35,7 per cento).

La deprivazione dei servizi essenziali per i consumatori è cre-

sciuta, più in generale in Italia, del 3,3 per cento in un anno

(percentuale più alta tra i paesi europei), passando dal 26,3 del

2010 al 29,9 per cento del 2011. E siamo ben al di sopra della

media europea. Nel 2011 le famiglie in condizione di povertà

relativa in Italia erano 2 milioni 782 mila, cioè l’11,1 per cento

delle famiglie residenti, corrispondenti a 8 milioni 173 mila indi-

vidui poveri (il 13,6 per cento dell’intera popolazione). Sono dati

pesanti, che fanno riflettere.

Dagli amministratori di condominio ai barman

Quaranta le nuove professioni riconosciute

32 14gennaio2013 asud’europa

I mestieri introvabili in Sicilia

Secondo Confartigianato ci sono alcuni mestieri che spesso

non sono ricercati dai giovani. Perché? Questo accade in

parte perché spesso troppi vogliono fare gli avvocati, i

commercialisti, i giornalisti e via dicendo in un mercato fin troppo

saturo di queste figure. Basta pensare che in tutta la Francia ci

sono meno avvocati che nella sola regione siciliana, per fare un

esempio.

Al primo posto delle professioni più ricercate, secondo le indagini

di Confartigianato sulla base di dati Unioncamere e Ministero del

lavoro, ci sono gli installatori di infissi e ferramenta, con l’83,3 per

cento di posti vacanti. Seguono panettieri e pastai artigianali, con

il 39,4 per cento di posti rimasti sul mercato disponibili.

La lista è molto lunga e di profili carenti ce ne sono tantissimi:

“Basterebbero da soli – dice Confartigianato - ad arginare una

bella fetta di disoccupazione giovanile e non solo, dal momento

che spesso si cercano anche persone meno giovani ma con

più esperienza”.

I lavori che non conoscono crisi riguardano tessitori e maglie-

risti, addetti all’edilizia, tagliatori di pietre, scalpellini, marmisti,

pasticceri, gelatai, pavimentatori, sarti e modellisti.

M.G.

Con un mercato del lavoro da minimi storici, specie in Sicilia

dove si segna un 20 per cento di disoccupati secondo l’ul-

timo report di Bankitalia, è evidente che probabilmente

serve una scossa anche per reinventarsi qualcosa e rilanciarsi

quindi sul mercato. Si può anche affermare che le opportunità ci

sono e proprio in questi giorni si sono aperti nuovi scenari. Lo ha

fatto la Commissione Attività produttive della Camera dei deputati

che ha approvato la legge che regolamenta le associazioni delle

professioni non organizzate con Ordini o collegi.

Arriva a compimento un percorso lungo 20 anni e caratterizzato da

conflitti profondi tra il mondo delle professioni ordinistiche e quello

delle nuove professioni, riunite in associazioni. Quest'ultimo è un

universo immenso ed eterogeneo che comprende più di 40 figure

professionali: dai tributaristi ai grafologi, dagli archeologi agli am-

ministratori di condominio ma anche barman, esperti shiatsu e mu-

sicoterapeuti. “L'approvazione di questa legge rivoluziona il

sistema professionale rendendolo più moderno, efficace e com-

petitivo - afferma Giuseppe Lupoi, presidente del Coordinamento

libere associazioni professionali (Colap) -. Con questo provve-

dimento si è garantita l'utenza e dato dignità e status ad oltre tre

milioni di professionisti riconoscendo per legge il sistema duale

delle professioni composto da ordini ed associazioni”.

Il sito Careerpath, esperto in ricerca e selezione del personale,

ha pubblicato la lista di quelle che saranno le nuove professioni

dei prossimi anni. In particolare sono stati evidenziati 17 “hot

jobs”, ovvero le professioni che andranno davvero forte da qui

in avanti. Ma anche gli “obsolete jobs”, le professioni che ten-

deranno a scomparire nei prossimi anni. Tra queste le segreta-

rie (sostituite dai computer), gli agenti di viaggio (si fa tutto via

web), i postini (l'e-mail sostituirà le lettere), gli istruttori di ginna-

stica (i corsi sono on-line), le annunciatrici tivù e i farmacisti. La

nuova occupazione che avanza è abbastanza vasta e anche

singolare.

Ad esempio c’è l’“i-commerce accountant”, l'esperto in com-

mercio elettronico che si occupa dello sviluppo di un sito per la

vendita in rete, ma anche della gestione delle carte di credito e

della sicurezza. Serve una laurea in economia e commercio e

competenze su Internet. Oppure il “bioinformatico”, esperto in

genetica con lauree in biologia e informatica, o il “virtual set de-

signer”, il designer di set virtuali capace di creare set cinema-

tografici o televisivi al computer: in quest’ultimo caso si richiede

una laurea in architettura.

C’è poi, aprendo gli scenari informatici, il “riciclatore tecnolo-

gico”, esperto in riciclaggio di vecchie tecnologie (computer ob-

soleti) e rifiuti tossici: per questo lavoro non si richiedono

particolari esperienze; o lo “smart-home technician”, esperto di

tecnologie domestiche che sempre più invaderanno le nostre

case, sorta di elettricista del futuro (fondamentali però la cono-

scenza di computer ed elettronica).

M.G.

Fondi Ue, in 14 mesi spesi 9,2 miliardi

Ma la Sicilia resta fanalino di coda

14gennaio2013 asud’europa 33

In 14 mesi di lavoro il Governo Monti è riuscito a spendere tantisoldi provenienti dai Fondi europei (per realizzare infrastrutturee sul fronte della sicurezza, della formazione, della ricerca e

del risparmio energetico) quanti ne erano stati spesi nei 5 anniprecedenti: tra l'ottobre 2011, quando l'Italia, a causa dell'assaimodesto livello di spesa, concordò con l'Ue l'adozione di misurestraordinarie, e il 31 dicembre 2012, è infatti stata realizzata unaspesa certificata di 9,2 miliardi di euro; nei 58 mesi precedentierano stati spesi 9,1 miliardi.La spesa certificata fino ad oggi, per il complesso dell'Italia, am-monta infatti a 18,3 miliardi di euro. Tenendo conto della riduzionedella dotazione del cofinanziamento nazionale realizzata in tre fasi(dicembre 2011, maggio e dicembre 2012) e destinata al Piano diAzione Coesione, la spesa ha raggiunto il 37% degli importi di-sponibili. Le regioni più sviluppate raggiungono il 45,4% delle ri-sorse, mentre le regioni meno sviluppate raggiungono il 33,2%.Ottime le performance di spesa della Sardegna, che si piazza alterzo posto su scala nazionale; nel Mezzogiorno bene la Basilicatae la Puglia (agli stessi livelli di spesa del Lazio, superato dalla Ba-silicata); indietro Campania e Sicilia che tuttavia, negli ultimi mesi,hanno fortemente recuperato i ritardi accumulati. “Si sono in-somma rimescolate le acque”, ha commentato il ministro per laCoesione territoriale, Fabrizio Barca, che oggi ha presentato que-sti dati alla stampa.Al 31 dicembre 2012 51 programmi operativi su 52 avevano supe-rato i target di spesa e la tagliola del disimpegno automatico scat-terà solo per il Programma attrattori culturali, naturali e turismoche comporterà la perdita di 33,3 milioni di euro, che dovranno es-sere restituiti a Bruxelles. Poiché la dotazione complessiva di fondi(nazionali ed europei) fino al 2016, ammonta a 60 miliardi, “vuoldire che abbiamo perso un millesimo” di fondi, ha sintetizzato ilministro, che si è detto “molto soddisfatto del risultato ottenuto. Èstato compiuto uno sforzo enorme - ha sottolineato - grazie all'im-pegno di tutte le amministrazioni pubbliche, locali, regionali e cen-trali, al contributo del partenariato economico e sociale ed allapressione dei mass media. Le spese per gli investimenti pubblici- ha ricordato – hanno una forte funzione di moltiplicatore”. Per gli

anni 2013-2015 restano da spendere ben 31,2 miliardi e per ilministro Barca “non è impossibile raggiungere l'obiettivo ma for-tissimo dovrà rimanere l'impegno”.Barca ha tuttavia anche evidenziato che “un Paese non può ri-dursi in questo modo: questo è stato un intervento rimedialeche ha dato risultati importanti, ma la nuova programmazionedei fondi europei deve essere fatta bene e per tempo, con uncrono-programma puntuale di spesa”.Ed ha indicato in sopralluoghi e controlli da parte dell'ammini-strazione centrale, nei target di spesi intermedi, nella 'pres-sione’ costante sugli attuatori e nel rafforzamento delle regoledi governo, la chiave per continuare a impegnare risorse, nonperdendo fondi importanti. “Fino al 2015 ci saranno ogni anno10 miliardi di spendere e questa è una opportunità che aiuteràa contrastare il ciclo economico”, ha osservato Barca. E per ilsegretario confederale Uil, Guglielmo Loy, “è senza dubbio po-sitiva l'accelerazione della spesa dei Fondi Comunitari, ma re-stano ancora molte criticità sul loro utilizzo che riguardano nonsolo il Sud, ma anche il Centro Nord. Il ministro Barca, anchegrazie al ricorso a «tecnicismi», ha fatto un buon lavoro, ma haragione - ha concluso - quando afferma che non si può conti-nuare su questa strada”.

Palermo, nel 2012 quasi trenta tonnellate di pescato sequestrato

Ammonta a quasi trenta tonnellate (per l’esattezza 28,

679) il totale del pescato sequestrato nell’arco del 2012

dalla Direzione Marittima di Palermo. In tutto, la Guardia

Costiera ha elevato 276 sanzioni amministrative e denunciato al-

l’Autorità Giudiziaria 64 persone. A finire sotto sequestro anche 33

attrezzi di pesca illegale.

Controlli, quelli della Capitaneria di Porto, avvenuti sia in terra che

in mare. Nel primo caso hanno riguardato l’intera filiera, dai punti

vendita fino alla ristorazione. Taglia minima non rispettata, rin-

tracciabilità ed altre dispozioni spesso violate, come quelle ri-

scontrate nei mercatini rionali. In questo caso, aveva riferito in

un precedente comunicato la stessa Capitaneria, le irregolarità

sono emerse nel 100% dei controlli.

Un dato interessante è quello della collaborazione dei cittadini.

Un fenomeno, concludono dalla Direzione Marittima di Pa-

lermo, che fa ben sperare..

Nel 2013 il Pil del Sud andrà ancora giù

34 14gennaio2013 asud’europa

Nel 2013 il valore aggiunto prodotto da ogni abitante delNord-Ovest sarà mediamente quasi il doppio di quello pro-dotto da chi risiede nel Mezzogiorno. Quello di Milano -

prima nella classifica delle province italiane - sarà quasi il triplo diquello di Crotone, ultima della graduatoria. Se la crisi ha colpitoduro ovunque, c'è un'area del Paese in cui ha «ferito» - e pur-troppo continuerà a ferire anche il prossimo anno - di più: il Mez-zogiorno.Sebbene nel 2013 tutti gli indicatori (al Nord come al Sud e ad ec-cezione delle esportazioni) siano previsti ancora in flessione, il di-vario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese sembradestinato a crescere ulteriormente. A fronte di una riduzione mediadel Pil nazionale dell'1%, nelle regioni meridionali il calo sarà parial -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord. Èquanto emerge dagli Scenari di sviluppo delle economie locali ita-liane realizzati da Unioncamere e Prometeia, a partire dalle indi-cazioni raccolte periodicamente da Unioncamere presso gliimprenditori.Le difficoltà di ripresa dell'economia italiana - evidenzia lo studio -proseguiranno dunque anche nel 2013. Per il prossimo anno si at-tende un calo complessivo del Pil pari (in valore assoluto) a circa14 miliardi di euro; la spesa per consumi delle famiglie dovrebberidursi dello 0,9%; gli investimenti caleranno del 3%. A fronte della

debolezza della componente interna della domanda, le espor-tazioni continuano a rappresentare il traino maggiore per la no-stra economia: le attese sono di un aumento medio del 2%,confermando così l'accelerazione che ha già caratterizzato il2012 (+1,8%).In quest'ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopola caduta del 2012, l'anno prossimo tornerà a «tirare» sui mer-cati internazionali, con un incremento del 2,6%. Con la reces-sione ancora in atto, nel 2013 non si prevede un miglioramentodella situazione del mercato del lavoro: l'occupazione dovrebbecontinuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsiall'11,4%. «Le famiglie e le imprese italiane, in questi mesi,hanno compreso l'importanza di rinunciare a qualcosa oggi perdare una speranza di futuro alle giovani generazioni. Gli enormisacrifici fatti nel 2012 non devono andare dispersi» ha com-mentato il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.«Chiunque prenderà in mano le sorti del Paese – ha aggiunto- ha perciò come primo dovere quello di dare corpo a questi sa-crifici con politiche capaci di sbloccare la società, rimettere inmoto l'ascensore sociale, semplificare la Pubblica amministra-zione e disegnare un fisco a misura di famiglie e piccole im-prese. Il 2013 - ha detto Dardanello - si annuncia un altro annodifficile ma con qualche segnale di ripresa e, per questo, dob-biamo raddoppiare le energie per ridare un pò di fiducia agli ita-liani. L'export ha tenuto e l'anno prossimo potrà dare uncontributo anche maggiore al Pil, ma da solo non basta. Serveassolutamente far ripartire gli investimenti, senza i quali non c'èsviluppo duraturo, e il mercato interno, da cui dipende il vero re-cupero dei livelli occupazionali.»Con un valore aggiunto pro capite di 34.300 euro, Milano sem-bra destinata a confermarsi anche nel 2013 prima nella gra-duatoria della ricchezza prodotta a livello provinciale. Posto paria 100 il valore medio italiano (pari a 22.800 euro pro capite), Mi-lano si attesta a 150,5, valore quasi triplo rispetto all'ultima pro-vincia della graduatoria - Crotone - che dovrebbe registrare un54,6, pari a 12.500 euro. Alle spalle del capoluogo lombardo diposizioneranno Bolzano (31.400 euro) e Bologna (30.600euro), seguite da Aosta (30.100 euro) e Trieste (29.500 euro).Sul fronte opposto, subito prima di Crotone, si dovrebbero col-locare Caserta (12.700 euro e 55,7 di numero indice), Agrigento(12.800 e 56), Enna e Vibo Valentia (13.600 euro e 59,5). Ben

Sicilia: oltre 240 interventi Soccorso Alpino nel 2012, quasi raddoppiati in un anno

Interventi raddoppiati, nel 2012, per il servizio regionale Siciliadel Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas).Complice anche il lungo periodo di innevamento si e' passati

da 131 operazioni di soccorso nel 2011 a 243 nell'anno passato.L'incremento, infatti, e' stato determinato principalmente da inter-venti di soccorso medicalizzato nei comprensori sciistici dell'Etna(Rifugio Sapienza e Piano Provenzana) e delle Madonie (PianoBattaglia), ma anche da un aumento delle ricerche di persone di-sperse (9), degli interventi in favore di escursionisti feriti (54) o tu-risti (68) e a supporto delle autorita' di Protezione civile (9, tra cuila partecipazione di speleosub siciliani alle operazioni di soccorsonella nave Concordia).Sono stati 6, infine, gli interventi per le pratiche di montagna tra-

dizionali, quali arrampicata, scialpinismo speleologia e snow-board fuoripista. Quasi tutti gli interventi, ad eccezione di 5,sono stati a favore di non soci del Club alpino italiano, di cui ilCnsas e' una sezione nazionale.''Il Soccorso Alpino e Speleologico - sottolinea il presidente delservizio regionale, Giorgio Bisagna - si conferma anche per il2012 come un ente insostituibile per la sicurezza di tutti in mon-tagna, di alta specializzazione e che continua ad operare conestrema professionalita' gratuitamente e, spesso, a spese deisingoli volontari. In tutto questo - prosegue - si registra ancorauna volta l'inerzia della Regione Sicilia, una delle poche regionid'Italia a non prevedere alcuna forma di finanziamento del Soc-corso Alpino''.

Maria Tuzzo

14gennaio2013 asud’europa 35

33 le province meridionali che si andranno a posizionare in codaalla classifica del valore aggiunto pro capite.Partendo dall'ultima posizione, infatti, bisogna risalire fino al 70°posto per incontrare una provincia del Centro (Rieti). Confrontandogli andamenti provinciali previsti nel 2013 con il 2012, il quadroche si delinea è particolarmente frastagliato e mostra il diverso im-patto della crisi. Per Firenze e Ascoli Piceno, ad esempio, il 2013dovrebbe passare lasciando quasi indenne il territorio, il cui valoreaggiunto è previsto in riduzione di solo lo 0,1% rispetto al 2012.Ventuno comunque le province che conterranno i danni, con ridu-zioni dell'indicatore comprese entro lo 0,5%. E non saranno tuttedel Nord. Tra queste, infatti, si incontrano, oltre a Firenze edAscoliPiceno, anche altre province del Centro come Pisa (-0,4%) e Prato(-0,5%).Molte delle province che occupano i vertici della graduatoria pre-vista per il 2013 si trovano nel gruppo in cui le variazioni sarannomeno consistenti. Tra queste, Milano, Bologna e Trento, che do-vrebbero registrare solo un -0,3%. La recessione sarà, invece,ancora molto consistente in diverse province, soprattutto del Cen-tro-Sud. Tra le quattordici province che registreranno una ridu-zione compresa tra il -2 e il -3%, ben tredici sono infatti delCentro-Sud e una soltanto (Imperia) del Nord.Anche nel 2013 si prospetta una contrazione del Pil in tutte le re-gioni, sebbene ciascuna osservi una flessione più contenuta ri-spetto a quella rilevata per il 2012. Il calo continua ad essere menointenso al Centro-Nord: in quest'area la riduzione del Pil dovrebbecomplessivamente attestarsi al -0,8% (si va dal -0,7% del NordEst al -0,9% del Centro), mentre nel Mezzogiorno si dovrebbe rag-giungere il -1,7%. Le regioni che dovrebbero contenere meglio leperdite sono il Veneto e la Val d'Aosta (-0,6%), seguite da Lombar-dia e Trentino Alto Adige (-0,7%). Sul fronte opposto, perdite piùconsistenti si registreranno soprattutto in Puglia e Campania (-1,9%). A breve distanza l'Abruzzo (-1,8%), quindi la Sicilia (-1,7%).A rimarcare l'andamento già negativo del 2012 (-3,3%), conti-nuano a ridimensionarsi i consumi delle famiglie nel 2013 (-0,9%)secondo le traiettorie territoriali già sottolineate, spaziando dal -1,2% del Mezzogiorno al -0,7% del Nord Est. Le maggiori difficoltàdovrebbero interessare la Calabria (-1,5%) e la Campania (-1,4%)mentre per il Friuli Venezia Giulia e per l'Umbria la riduzione do-vrebbe attestarsi al -0,6%.Nel 2013 si prospetta un'ulteriore caduta per gli investimenti: ad

evidenziare una dinamica migliore della media nazionale (-3%)dovrebbero essere tutte le regioni del Nord Est (-2,1%), maanche la Sardegna, la Basilicata, la Lombardia, la Valle d'Aostae la Liguria; per contro, Abruzzo (-6,5%) e Campania (-5,4%)dovrebbero mostrare le performance peggiori.La contrazione dell'occupazione prevista anche per il 2013, epiù forte nel Mezzogiorno, contribuisce ad incrementare ulte-riormente il tasso di disoccupazione. Queste dinamiche si tra-ducono nella persistenza di ampi divari a livello territoriale: iltasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi sul 17,9% nel Mez-zogiorno (6,5 punti percentuali in più rispetto alla media nazio-nale), sul 10,3% al Centro, sull'8,8% nel Nord Ovest, mentrenon si dovrebbe andare oltre il 7,2% nel Nord Est.Nel 2013, a fronte di una sostanziale conferma delle perfor-mance rilevate per l'Italia nel 2012, le esportazioni riprende-ranno vigore soprattutto nel Nord Est, dove l'indicatoredovrebbe aumentare del 2,6% (recuperando così la perdita del-0,7% rilevata nel 2012), e nel Nord Ovest (2,1%), mentre unrallentamento è atteso per il Centro (1,5% rispetto al 4,7% del2012) e per il Mezzogiorno (1,1% rispetto al 4,5% del 2012).Buone, soprattutto al confronto con il 2012, le performance delFriuli Venezia Giulia (+3,4%) e del Veneto (+3,1%). Pratica-mente ferme, invece, le vendite estere di Calabria e Sardegna.

Settore edile, Cisl Sicilia: “Persi 40 mila posti di lavoro in tre anni”

“Negli ultimi tre anni il settore edile ha perso 40mila postidi lavoro, come se in Sicilia avessero chiuso 20 stabili-menti Fiat di Termini Imerese”. E’ il segretario generale

della Filca Cisl Sicilia, Santino Barbera, a diffondere il dato allar-mante sull’occupazione nel settore delle costruzioni nell’Isola.“Una vera e propria Caporetto: gli edili rappresentavano il 25% delPil, adesso siamo ai minimi storici”, aggiunge Barbera. Quello delsegretario regionale della Federazione Edili della Cisl è un appelloper una situazione ormai precipitata. “La Politica siciliana si rimettain moto. C’è troppo silenzio, anche da parte del Presidente Cro-cetta, sui temi del lavoro, del lavoro produttivo, quello che crea ric-chezza e sviluppo per le comunità, il lavoro che deve valorizzarei lavoratori e le imprese private che rischiano in prima persona e

che invece sono state lasciate sole”. Barbera sottolinea comela fase di caduta di un settore agonizzante non si è fermata manei Palazzi di Governo “si pensa già alla prossima tornata elet-torale. La Sicilia e i siciliani – sostiene il segretario generaledella Filca siciliana – siciliani hanno bisogno di un governo re-gionale che programmi lo sviluppo. Il tema del lavoro, il rilanciodel settore edile devono essere tra le priorità del nuovo Go-verno regionale. La Sicilia conta 5 milioni di abitanti, ospita 2 mi-lioni di famiglie, l’età media è di 41,3 anni: il reddito medio procapite è di poco superiore ai 7 mila e 500 euro. Serve una verae seria programmazione del futuro, investire nelle infrastruttureche servono alla nostra Regione, per completare una fotografiadi come dobbiamo o vogliamo essere nei prossimi cinque anni”.

La crisi travolge soprattutto la Sicilia

Il Medioevo di Umberto EcoSalvo Fallica

36 14gennaio2013 asud’europa

Il Medioevo come dimensione di creazione intellettuale e pen-

siero critico. Quando si parla della cosiddetta età di mezzo, de-

finizione che in realtà è solo di comodo e non coglie la

profondità complessa di una lunga ed articolata epoca storica,

spesso prevalgono i luoghi comuni. La prima operazione intellet-

tuale che si palesa nel nuovo libro di Umberto Eco, Scritti sul pen-

siero medievale edito da Bompiani, è una volontà di decostruzione

critica degli stereotipi. Solo fuoriuscendo dalla versione superfi-

ciale di un Medioevo come luogo senz'anima culturale, si può ini-

ziare a comprendere uno dei periodi più importanti della storia del

pensiero. Sì, perché l'età medievale, accanto alle molte ombre ha

anche tante luci.

Per Eco è la nozione medesima di Medioevo ad essere incom-

pleta, non riesce a racchiudere pienamente mille anni di storia.

Cosa hanno in comune i secoli successivi alla caduta dell'Impero

romano, durante i quali l'Europa è segnata dalla “più spaventosa

crisi politica, religiosa, demografica, agricola, urbana, di tutta la

sua storia”, ed “i secoli della rinascita dopo il Mille, per i quali si è

parlato di prima rivoluzione industriale, dove nascono le lingue e

le nazioni moderne, la democrazia comunale, la banca” e tante

altre invenzioni nell'ambito tecnico, agricolo, artigianale?

Avere un'idea di questa complessità consente di chiarire metodo-

logicamente l'ambito di indagine. Va superato un altro luogo co-

mune, quello che il Medioevo non ha avuto sensibilità estetica,

che ha soltanto ripreso questioni elaborate nell'antichità classica.

“Il campo di interesse estetico dei medievali era più dilatato del

nostro, e la loro attenzione per la bellezza delle cose era spesso

stimolata dalla coscienza della bellezza come dato metafisico; ma

esisteva anche il gusto dell'uomo comune, dell'artista e dell'ama-

tore delle cose d'arte, vigorosamente volto agli aspetti sensibili”. Vi

è stata una dimensione di pura creatività legata alla riflessione

filosofica nell'ambito teoretico, etico, estetico, dunque una vita-

lità che non si può cancellare con la versione della pura ripeti-

zione di concetti del passato.

Eco raccoglie in questo libro studi ed analisi accademiche e

non strettamente accademiche (elaborate in 60 anni di attività

intellettuale) su di una epoca che da sempre lo affascina. Ne il-

lumina aspetti nascosti e lo fa intersecando studi di estetica, di

teoretica, di semiotica, di logica, rileggendo in maniera sui ge-

neris opere di molti pensatori, cogliendo connessioni e interre-

lazioni, trovando fili rossi nel labirinto del sapere. E' la

dimensione critica della conoscenza che va recuperata, magari

può essere uno spunto per il prossimo ministro dell'Istruzione.

Una scuola in cui i libri ed il pensiero abbiano valore, e non pre-

valgano i test da settimana enigmistica.

(L’Unità)

Mostre: a Etnapolis l'aristocrazia del pensiero nella Catania dell'800

Domani, 15 gennaio, alle 17 a Etnapolis, la 'citta' del temporitrovato' a Belpasso, per il secondo appuntamento con'L'Aristocrazia del pensiero nella Catania dell'Ottocento',

progetto culturale lanciato nel dicembre scorso con un convegnoalle Ciminiere di Catania, dal Convitto nazionale Mario Cutelli edall'Associazione culturale Polena con la collaborazione dell'OrtoBotanico etneo.La mostra multimediale dedicata ai grandi uomini della Cataniadell'Ottocento e alle loro opere sara' prima illustrata nella direzionedel Centro dal prof. Giuseppe Sciuto, rettore del Convitto Cutelli,da Luisa Trovato, presidente della Polena e dal direttore del Cen-tro Alfio Mosca. E poi inaugurata. "Il nostro progetto - ha spiegatoLuisa Trovato - si propone di far riscoprire l'opera dei grandi cata-

nesi dell'Ottocento. Musicisti come Vincenzo Bellini e France-sco Paolo Frontini, letterati del calibro di Giovanni Verga, MarioRapisardi, Nino Martoglio, Luigi Capuana, Domenico Tempio,pittori come Michele Rapisardi, Francesco Di Bartolo e Giu-seppe e Antonio Gandolfo"."E poi gli scienziati: il vulcanologo Carlo Gemmellaro, il bota-nico Francesco Tornabene Roccaforte, del quale quest'anno ri-corre il bicentenario della nascita, il latinista Concetto Marchesie illuminati uomini politici come Giuseppe Lombardo Radice eGiuseppe De Felice Giuffrida.Tutte personalita' ha aggiunto - che hanno dato un contributofondamentale per il progresso sociale, scientifico e artisticodella societa' italiana".

“Diversi da chi?”, rassegna cinematografica

sul tema della disabilità fisica e psichica

Racconterà, attraverso dodici film, il mondo dei “diversa-mente abili”, utilizzando un approccio inconsueto, non ul-timo quello della commedia o del road movie. E’ “Diversi da

chi?”, la nuova rassegna cinematografica che si svolgerà dalle18.30 di ogni martedì, sino al 26 marzo, al Cinema Vittorio DeSeta, cineclub del Goethe-Institut Palermo, ai Cantieri Culturalialla Zisa. Una programmazione di qualità, uno scrigno veramenteprezioso di umanità, caratterizzata da undici film tedeschi, quasitutti inediti in Italia, e da una produzione sicilianache si avvale di un cast composto per lo più daattori con disagio psichico.“I film si propongono di affrontare un tema diffi-cile come quello della diversità - afferma HeidiSciacchitano, direttrice del Goethe-Institut Pa-lermo - con uno sguardo nuovo e coinvolgente,fuori da ogni pregiudizio, provando a ribaltare itanti luoghi comuni che ancora resistono sull’ar-gomento”. Dalla cecità alla paraplegia, dalla sin-drome di Tourette a quella di Down, la rassegnaconsentirà di sviscerare ogni volta un tema dif-ferente, proponendo agli spettatori gli aspettidrammatici, crudi e insopportabili della realtàche vivono i “diversamente abili”, riuscendo allostesso tempo a regalare momenti veramenteemozionanti, capaci di arrivare dritto al cuore.Tra le opere in programma, c’è il discusso Con-tergan (5 e 12 febbraio) che ripercorre le tappedella tragedia del talidomide, il farmaco che allafine degli anni Cinquanta causò la nascita di tanti bambini malfor-mati. Intorno allo stesso argomento ruoterà NoBody's Perfect (26febbraio), il documentario vincitore del “German Film Award“, incui il regista, Niko von Glasow, disabile egli stesso, fa luce sullavita delle vittime del talidomide, convincendo provocatoriamentedodici di loro a farsi fotografare nudi per un calendario. C’è ancheIl viaggio di Malombra, del regista siciliano Rino Marino, in pro-gramma il 19 febbraio, un itinerario visionario attraverso i territoridell’alienazione, girato tra i ruderi di Poggioreale e le campagne si-ciliane, interpretato da un cast di attori con disagio psichico. Il film

si avvale delle musiche originali di Lelio Giannetto eAlessandroLibrio, così come della partecipazione straordinaria di LuigiMaria Burruano.Chiuderà la rassegna, il 26 marzo, Hella Wenders, che presen-zierà a Palermo alla proiezione in anteprima italiana del suodocumentario Berg Fidel – Una scuola per tutti, un viaggiolungo quattro anni nella vita di altrettanti bambini “diversi”, a cuila Wenders dà voce e tempo per raccontare sé stessi senza il

filtro né degli insegnanti né dei genitori.Ad arricchire il programma cinematografico, in-terverrà un momento conclusivo di riflessionecomune con l’apporto di esperti, operatori, inse-gnanti di sostegno e rappresentanti delle orga-nizzazioni dei disabili, promosso incollaborazione con il Dipartimento di Psicologiadell’Università di Palermo, patrocinato dal Con-sole Onorario Tedesco del capoluogo siciliano,Vincenzo Militello, e curato da Deborah Fimiani,psicologa e operatrice nella cooperativa sociale“Il canto di Los”, il cui quotidiano impegno è fina-lizzato al sostegno e recupero di bambini e ado-lescenti con disagi psichici.Il film in programma domani, martedì 15, è“Klassenleben” (“Vita di classe”), diretto e sce-neggiato da Hubertus Siegert. I protagonistisono gli alunni della classe quinta D della Flä-ming-Schule di Berlino, all’interno della quale cisono bambini con diverse capacità e livelli di ap-

prendimento, oltre a quattro giovanissimi studenti disabili.I film tedeschi in programma saranno tutti in lingua originalecon sottotitoli in italiano, eccezion fatta per “Contergan”, chesarà presentato in versione italiana. Per informazioni e preno-tazioni, anche sulla possibilità di organizzare proiezioni mattu-tine per le scuole, si deve chiamare il tel. 091.6528680 oscrivere all’e-mail programma@palermo.goethe.org. All’indi-rizzo http://www.goethe.de/palermo, invece, si potranno trovaretutte le informazioni sulle singole proiezioni.

G.S.

14gennaio2013 asud’europa 37

“Libera la domenica”, percorso interdisciplinare dedicato ad arte ed ecologia

“Libera la domenica” è il titolo del percorso interdiscipli-

nare, dedicato all’arte e all’ecologia dall’Associazione

di Promozione Sociale “Gentilgesto, esercizi d’arte

quotidiana”, in programma dalle 16 alle 19 di ogni domenica

presso “La piccola casa del Gentilgesto” di via Sindaco Scordato

25, a Bagheria.

Venti in tutto gli incontri, rivolti ai bambini dai 5 ai 10 anni, che sino

al 9 giugno aiuteranno i giovani partecipanti a sviluppare un’atten-

zione sensibile ai materiali dell’arte, intesa come esperienza

espressiva, di ricerca e di conoscenza funzionale alla crescita ar-

monica del minore.

Per partecipare, è necessario iscriversi all’associazione, la cui

tessera è valida per tutto il 2013 e costa 3 euro sino al 18 anni,

mentre 5 per gli adulti.

Per informazioni, si può chiamare il cell. 339.5305958 o scri-

vere all’e-mail gg.gentilgesto@gmail.com. “Gentilgesto, esercizi

d’arte quotidiana” è anche su Facebook, mentre il sito Internet

da visitare è www.gentilgesto.com.

G.S.

La prima Biennale

internazionale d’Arte di PalermoBenedetto Fontana

38 14gennaio2013 asud’europa

Èin corso di svolgimento dal 10 gennaio, in quattro diverseprestigiose sedi espositive di Palermo, la “prima Biennaleinternazionale d’arte” cui partecipano pittori e scultori di 50

nazioni, selezionati tra 3.000 artisti dopo la valutazione di oltre18.000 opere d’arte a cura del comitato scientifico presieduto daPaolo Levi, critico d’arte, giornalista e saggista.Il grande evento culturale è stato ideato e realizzato da SandroSerradifalco, critico d’arte ed editore – con il patrocinio del Mini-stero per i Beni e le Attività culturali, oltre che della Regione sici-liana, della Provincia e del Comune di Palermo, della città diMonreale – per fornire un forte contributo perché Palermo si riap-propri del suo ruolo importante nel mondo dell’arte che le competeper lunga tradizione e cultura, anche a seguito della candidaturaper la designazionedi“Capitale europea della cultura”per l’anno2019. La realizzazione di vari eventi collaterali potrà attivare qua-lificati scambi culturali ed economici.La “Biennale”, finanziata con gli stessi fondi versati dagli artisti persopportare i costi espositivi ed organizzativi, è definita “la tradi-zione nell’avanguardia” perché capace di valorizzare tecniche delpassato ed esaltare i mezzi espressivi più innovativi. Positiva è lamolteplicità di linguaggi e culture degli interpreti nazionali ed esteriper i tanti diversi modi di intendere l’arte e per le tante emozioniche essa potrà trasmettere.Le 814 opere, provenienti da varie parti del mondo, sono presen-tate al pubblico siciliano, e non solo, in varie sezioni dedicate alpaesaggio, alla figura, alla scultura, all’acquerello ed all’informaleed esposte nella Sala Rossa del Teatro Politeama, al Loggiato San

Bartolomeo, nei locali di Villa Malfitano Whitaker e nel MuseoCivico d’Arte Moderna e Contemporanea “Giuseppe Sciortino”di Monreale.E’ stata difficile la selezione delle opere? Risponde PaoloLevi:<<Difficilissimo, difficilissimo! Conoscete il castigo dellaTorre di Babele e la confusione dei linguaggi, l’ordine divinocontro il popolo che stava salendo troppo in alto? ….Bene! Laconfusione dei linguaggi è importantissima perché, se non cifosse la confusione dei linguaggi, oggi non saremmo qui. Ci sa-rebbe un linguaggio unico e l’arte come pensierototalitario….Ogni artista ha il diritto di essere diverso >>La “Biennale” è stata inaugurata da Vittorio Sgarbi, noto criticod’arte, opinionista e scrittore, che ha sottolineato l’importanzadella cultura e dello scarso interesse attribuitogli dai politici.Precisa il professore: << Non diamo sufficiente valore alla bel-lezza del nostro patrimonio morale e materiale. Allora? Nonpotrà esservi un buon Governo se non vi sarà una coincidenza… del Ministro dell’Economia e del Ministro dei Beni culturaliper inventare il Ministero del Tesoro dei Beni culturali. … I luo-ghi della bellezza devono avere la principale missione di tutelada parte dello Stato. … C’è qualcosa che non funziona se i no-stri politici queste cose non le capiscono e danno lo 0,2 per-cento ai Beni culturali. >>Le opere esposte rappresentano diverse espressioni artistichee, se trasmettono emozioni, è perché gli artisti sanno mostrarequello che altri non riescono a vedere. L’esposizione si conclu-derà domenica 3 febbraio.

Palermo, la musica di Giuseppe Verdi

apre la stagione del Teatro MassimoSilvia Iacono

14gennaio2013 asud’europa 39

Al via la stagione del Teatro Massimo di Palermo sotto ilsegno della musica di Giuseppe Verdi. Dal 12 gennaio bot-teghini aperti per coloro che devono rinnovare l’abbona-

mento. Mentre dal 22 gennaio al 27 si potranno acquistare quellinuovi. “Un programma scritto di fretta in una settimana”, sostieneil Commissario straordinario della Fondazione Teatro Massimo, ilprefetto Fabio Carapezza. L’inaugurazione della nuova stagione2013 è fissata per giorno 30 gennaio. “Il concerto inaugurale nonsarà solo strumentale, ma verrà valorizzato anche dal coro di vocibianche guidate da Mario Betta”, assicura Carapezza. La stagionedel Massimo quest’anno sarà un omaggio a Giuseppe Verdi alquale verranno dedicati tre appuntamenti. A dare il via alla sta-gione due personaggi di alto spessore, il pianista e direttore arti-stico della Semperoper di Dresda, Eytan Pessen, e il regista edirettore artistico della stagione della prosa del Teatro Verdi di Sa-lerno, Lorenzo Amato. Ma l’obiettivo del prefetto Carapezza èquello di riuscire a mettere su un vero e proprio Museo dei tetroMassimo: “Sono riuscito a farlo a Bagheria e intendo riuscircianche a Palermo, ben presto voglio che venga esposta la ‘spinettadi Wagner” qui a Palermo”. L’obiettivo che si pone Carapezza haperò la necessità di essere finanziato con fondi europei.Il prossimo 30 gennaio è fissato il primo dei 10 appuntamenti de-dicati a Giuseppe Verdi, in coincidenza con il bicentenario dellanascita. La bacchetta che guiderà il concerto d’apertura è quelladel maestro Daniel Oren (nella foto), al suo fianco due celebri vociVerdiane Kristin Lewis e Fabio Sartori. Gli altri due appuntamentiverdiani sono fissati per il 14 e 17 maggio. Il secondo appunta-mento sarà diretto da Federico Guglielmo, eccellente violinista einterprete del repertorio antico, che lo vedranno protagonista delle“Quattro stagioni di Vivaldi”. Il 23 maggio si resterà nel tema del re-pertorio italiano con lo “Stabat Mater” di Rossini, che sarà direttoda Bruno Campanella e vedrà esibirsi quattro giovani solisti: MariaGrazia Schiavo, Dmitry Kochak, Ugo Guagliardo e la palermitanaMarianna Pizzolato. L’ultimo appuntamento del semestre è fissatoper il 29 maggio con le musiche di un compositore contempora-neo, Marco Betta, che presenterà un brano in prima per la città diPalermo “La nuit s’enfuit”.La stagione del Massimo avrà la sua consueta paura estiva. Maquest’anno garantisce il prefetto Carapezza: “Ci sarà una stagioneestiva anche al Teatro Verdura con opere e balletti e si ci sarannoi soldi anche l’operetta. Il Comune ha promesso di stanziare per ilMassimo almeno un milione di euro” Tra le novità c’è anche l’inten-zione del maestro Pessen di fare audizioni per il coro e per l’orche-stra, ma anche di riuscire a dare un respiro più internazionale alTeatro massimo aprendolo a collaborazioni internazionali.La stagione autunnale riprenderà il 26 e 29 settembre con due se-rate dedicate a Ciakoski diretta da Omer Meir Wellber con a fiancoil violinista Sergej Krylov e il pianista Alexander Melnikov. Penul-timo appuntamento il 20 ottobre con la straordinaria e vigorosabacchetta di Julia Jones, che eseguirà un programma viennesededicato a Mozart e Beethoven. L’appuntamento di chiusura è pre-

visto per il prossimo 29 ottobre con la partecipazione di PietariInkinen per guidare il “ring” wagneriano. Prevista la presenzadel violinista Mikhail Ovrutsky per il primo Concerto di Sostako-vic e nella seconda parte “Le Sacre du printemps” di Igor Stra-vinsky.“Quest’anno si è voluto arricchire la stagione del massimo conun appuntamento in più per il cosiddetto “Turno di abbonati S2”dedicato ai giovani delle scuole. Il 27 marzo è previsto il Na-bucco di Verdi, il 20 dicembre “Lo Schiaccianoci”di Cajkovskij,il 10 aprile l’Aida di Verdi, il 15 settembre il “Barbiere di Siviglia”di Rossini. Infine previsti due concerti sinfonici, il primo dedicatoa Peter Il’ic Cajkvskyij previsto per il 28 settembre e il secondodedicato a Mozart e Beethoven il 18 ottobre, diretto d a JuliaJones.Durante la conferenza stampa di presentazione del denso pro-gramma per la stagione del Teatro Massimo il prefetto FabioCarapezza, che ha preso la poltrona di commissario solo unmese fa, ha sottolineato che sta svolgendo delle verifiche “Suiconti e sulla sicurezza del teatro”. Ma nel contempo ha ricordatoche il Massimo è un teatro “Che ha bisogno di trovare armoniatra le sue varie componenti e la fiducia nelle sue capacità. Quia Palermo ho trovato delle eccellenze nei settori della sartoriae degli attrezzisti”. Il prefetto Carapezza prima di prendere partealla conferenza stampa di presentazione della nuova stagionemusicale del Massimo aveva appena concluso una riunione in-terna con i sindacati delle maestranze del teatro e ha volutosottolineare che: “E’ necessario un confronto continuo ho fidu-cia sul fatto di riuscire a far fronte alle esigenze di tutti i lavora-tori”.Quest’anno il costo dell’abbonamento avrà una base di par-tenza di 110 euro per arrivare a un massimo di 220 euro. Pergli studenti il prezzo va da un minimo di 70 euro fino a 110 euro.Il singolo biglietto potrà essere acquistato dal 29 gennaio e ilsuo costo sarà da 8 euro fino a 50 euro.

Il teatro? Un muro da abbattereAngelo Pizzuto

40 14gennaio2013 asud’europa

Città invisibili, anonima periferia metropolitana, interno

notte. Fiore e Gennaro, muratori arruffoni, sono al la-

voro (affannosamente) per occultare, chiudere con un

emblematico , sgangherato muraglione (che da Sartre a Berlino ha

sempre significati traumatici) il triste palcoscenico di un teatro in di-

suso. Mattoni trasportati a spalla, calcinacci che imbiancano il viso,

cazzuole e impiastri grigiastri dimostrano che non c’è nulla da fin-

gere. Dall’idioma e dalle allusioni si capisce che l’impresa accade

a Roma, e il perimetro, un tempo teatrale, è stato ceduta ad un

supermercato per l’ampliamento dei magazzini

La scala dei conflitti sociali è minimale, miserrima, ma ugualmente

arcigna. Fiore, il più pragmatico e determinato, sogna un futuro

da imprenditore (e debiti – capestro) mentre Gennaro, il più an-

ziano, ha già da tempo rinunciato ad ogni forma di riscatto, lamen-

tandosi al massimo della solitudine che avanza e di una amante

– tardona che lo tratta male e senz’ombra di sentimento.

Lavorare a cottimo, in clandestinità, nel timore di essere scoperti

dai vigilantes è pessimo consigliere : commutandosi in una sorta

di rusticano dialogo (di interpersonali rivalse) rivelante, in filigrana,

frustrazioni, amarezze, aspettative, abbrutimento. Tutte le disillu-

sioni –insomma- di chi identifica la propria persona con quel prin-

cipio di reificazione (valore d’uso e di scambio) che accompagna

la condizione del lavoro al compimento epocale delle sua dismis-

sione di identità. Totale disistima verso il proprio ruolo , commisu-

rato al mero ristorno della quantificazione monetaria: “tanto vali e

tanto ti pago”. Alla faccia della ‘fu’ -classe -operaia e solidarietà tra

proletari

****

Può dirsi poi che la commedia (rappresentata al “Brancati” di Ca-

tania)si impenni, si accenda di palpito ed eros, rendendosi

intrigante, irrazionale, persino metafisica. All’incarognito lavorar

da muli dei “muratori” (con intermezzi mimici che stagliano, su

controluce rossastra, l’oggettiva alienazione di due zombie) si

contrappone il misterioso andirivieni di una aristocratica, irreale

figura femminile, ‘prigioniera’ del teatro come il vecchio attore

del “Canto del cigno” (di Cechov), abbandonato in sottopalco

come oggetto smarrito perché non più utile.

Ci si chiede se i muratori e lo ‘spettro di donna’ (che scopriremo

essere la damigella Giulia del dramma di Strindberg) non siano

“due mondi diversi, due dimensioni incomprensibili che un inter-

minabile muro vorrebbe tenere separate” Annesso e mai con-

cesso che sia sufficiente erigere qualcosa per metterci al

riparo dalle nostre (esilissime) diversità.

A sostegno di tali (non eludibili) interrogativi, direi che la clau-

strale ambientazione dello spettacolo, il suo omogeneo spartito

di scenografia, luminosità, costumi abbiano un ruolo fondamen-

tale ed espressivamente comprimario nell’ambito di una ‘epifa-

nia scenica’ che, citando palesemente Beckett, riesce a

saldare le pratiche- basse e quelle ‘più in alto’ di un unicum

teatrale dove le frontiere del gusto e del giudizio non sono mai

intrinseche (al teatro stesso), ma sovrastrutturali, quindi ideo-

logiche, da parte di chi ne fruisce.

Come infatti si dimostra nel finale, quando la ‘forza lavoro’ e

‘l’eroina di scena’ (che si è trasformata in ‘fantasma d’amore’

anche in virtù del fascino eburneo-trepidante di Lenni Lippi) de-

cidono di ‘convolare’ verso una dimensione arcana, liberatoria

del ‘farsi ‘ teatro, una volta per tutte, senza intercapedini di ruoli

e culture. Verso lo sfondamento della ‘quarta parete’, e di

quella retrostante.

Ps: Completate le repliche al Teatro Brancati, la compagnia

Triestino-Pistoia ha debuttato nei giorni scorsi al “Biondo” di Pa-

lermo con una commedia di Gianni Clementi “Grisù…Giuseppe

e Maria”, regia di Nicola Pistoia

****

“Muratori” di Edoardo Erba. Con Paolo Triestino, Nicola Pi-

stoia, Lenni Lippi. Regia di Massimo Venturiello. Costumi di

Sandra Cardini. Musiche di Ennio Rega. Disegno luci di Marco

Laudano – Catania Teatro “V. Brancati” di Catania

Nelnuovo cartellone dello Stabile etneo - intitolato dal diret-

tore Giuseppe Dipasquale “L’arte della commedia” in dia-

lettica correlazione al tempo della crisi - non poteva

mancare un classico del teatro comico siciliano. La scelta è caduta

su un testo di culto: “Il paraninfo” di Luigi Capuana, pietra miliare

della drammaturgia in vernacolo. L’appuntamento è al teatro

Musco dall’11 gennaio al 10 febbraio. La produzione dello Stabile

riprende e rinnova quella realizzata nel febbraio 2003 puntando

sulla qualità di allestitori e interpreti. Regia e adattamento sono di

Francesco Randazzo, che posticipa l’azione dalla Sicilia postuni-

taria a quella dell’ultimo dopoguerra. Dora Argento firma scene e

costumi, Silvana Lo Giudice i movimenti coreografici, Nino Lom-

bardo le musiche, Franco Buzzanca le luci.

Nel ruolo del titolo un beniamino del pubblico come Angelo Tosto,

qui affiancato da un folto cast che annovera Vitalba Andrea, Ales-

sandra Barbagallo, Filippo Brazzaventre, Cosimo Coltraro, Egle

Doria, Camillo Mascolino, Margherita Mignemi, Rosario Minardi,

Sergio Seminara, Olivia Spigarelli, Riccardo Maria Tarci, Aldo To-

scano, Luana Toscano. Al pianoforte lo stesso Nino Lombardo.

Situazioni esilaranti innervano un capolavoro ricco di risvolti umani

e sociali, com'era nelle corde del grande scrittore verista, nativo di

Mineo. In un’epoca in cui il matrimonio combinato era assai dif-

fuso, l'autore rivendica la priorità del sentimento. Convinto altresì

dell'importanza del teatro dialettale, redige il copione in siciliano ri-

cavandolo da una sua novella in lingua. Non a caso la pièce si col-

loca agli albori di quel "secolo breve" che tanto fecondo si sarebbe

rivelato per la narrativa e la drammaturgia isolane. "Dodici aprile

1915. Questa data non si cancellerà mai dalla mia mente, dovessi

campare mille anni!". Angelo Musco ricorda così nell'autobiografia

la prima rappresentazione milanese, che lo avrebbe consacrato

come il più grande comico dei suoi giorni.

Capuana tratteggia da par suo uno spaccato di fine ‘800, per

raccontare la vicenda di un ex maresciallo della Guardia di Fi-

nanza, il cui scopo nella vita è portare al fidanzamento giovani

e meno giovani, borghesi e campagnole di buona famiglia. Per

Don Pasquale Minnedda fare sposare il prossimo è una "mis-

sione", ma gli procura più guai che gratitudine, visto che le sue

coppie improbabili si sciolgono in men che non si dica. Parlan-

tina da avvocato mancato, Pasquale è appunto un paraninfo,

ovvero un combinatore di matrimoni per professione, quale

ormai non si trova più neppure nei piccoli paesi della provincia.

Ma il fascino del testo resta inalterato.

Osserva il regista Francesco Randazzo: “Questa mia versione

scenica ritorna al Teatro Musco, in tempi di crisi, quale piccolo

antidoto che, attraverso la comicità, auspica quel senso di po-

sitivo umore collettivo che lo spettacolo suggerisce. In un con-

testo di libertà creativa, anarchica e popolare, come i teatranti

che mi hanno preceduto, ho esaltato il guizzo e lo spirito friz-

zante, in modo fruibile e divertente per il pubblico attuale, com-

posto da generazioni differenti: le più vecchie amano

riconoscersi in ciò che vedono, le più giovani sorprendersi e

scoprire ciò che sta prima di loro, con ritmi e codici propri.

Quindi modernizzare, rivitalizzare, rendere riconoscibile un ge-

nere ed allo stesso tempo dargli un respiro più vicino a noi. Da

qui lo spostamento temporale dell’azione, che ho collocato in

un immaginifico secondo dopoguerra, momento di rinascita,

apertura ad influssi culturali ed artistici, entusiasmi e novità”.

La scommessa è fare convivere tradizione e innovazione. “Par-

tendo dal copione originario – prosegue Randazzo - ho ripreso

alcuni giochi attoriali ancora vivi, scartandone molti. Ed ho chie-

sto agli attori di reinventarli insieme, tradurre con codici e ritmi

diversi le ricchezze della tradizione. Un passaggio verso il ge-

nere di commedia in senso più largo, nutrita di commedia del-

l’arte ma anche di cinema muto, commedia e comicità surreale

d’oltreoceano e nostrane; ma soprattutto di musica e di can-

zoni, genere che quell’epoca rinnovava attraverso guizzi musi-

cali, dal jazz alle frizzanti canzonette della radio e della rivista.

Ne risulta una comicità di situazioni più leggera, ironica fino al

surreale, in cui Don Pasquale è il sognante animatore, ostinato

e ingenuo, di un villaggio popolato di gente allegra e scombi-

nata. Perché ciò che conta, il motore della pur esile vicenda, è

l'ottimismo, la volontà di affrontare il mondo e le sue difficoltà,

reali o inventate. Così tutti, teatranti e pubblico, abbiamo la fu-

gace possibilità di seppellire la tristezza con una risata. Che

non risolve, ma ricarica i nostri spiriti stanchi in questi tempi

duri”.

Catania, torna “Il paraninfo” di Capuana

Grande classico del teatro comico siciliano

14gennaio2013 asud’europa 41

Incendia e fa a brandelli gli abiti da sposa

Così Roberta Torre libera la donna in teatroSimonetta Trovato

42 14gennaio2013 asud’europa

Harecuperato per mesi vecchi abiti da sposa nei mercatini,li ha sistemati e spolverati: e li distruggerà, li farà a bran-delli, incendierà, in una sorta di meraviglioso rito liberato-

rio. Se scorrete le pagine google scoprirete cosa si intende per«trash the dress»: è una performance artistica, autodistruttiva -molto americana - del feticcio rappresentato dall'abito da sposa.Bene, Roberta Torre è partita da qui per immaginare il suo pros-simo lavoro, una «Medea» lontana da ogni confronto. E per farquesto ha immaginato un laboratorio, «Trash the dress» appunto,che partirà il 21 ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. In tuttola regista sta cercando dieci attrici - tra i 15 e i 70 anni, «sperandoche arrivi qualche nonnina», sorride lei - e sta vagliando i curriculaper un colloquio in programma lunedì prossimo alla sala Perrieradei Cantieri. C'è tempo fino a sabato per inviare curriculum vitaee lettera motivazionale all'indirizzo medea.cantieri@gmail.com, in-dicando come oggetto «trash the dress».«Alcune ragazze le ho chiamate dal mio precedente laboratorio -spiega Roberta Torre - ma altre le sceglierò sul campo. Ho sco-perto il Trash the dress per caso mentre spulciavo Internet. E hopensato che per la mia Medea autodistruttiva e liberatoria, è il pro-logo adatto».La regista ha chiesto l'aiuto di Miriam Palma per la preparazionevocale, di Giuseppe Muscarello per le corografie e di Mario BjmBajardi per gli interventi musicali. «Miriam è una regina dei cori,volevamo lavorare insieme da tempo: credo che nessuno comelei riesca a far nascere e condensare insieme, suoni e voci». Ro-berta Torre ha recuperato vecchi abiti da sposa nei mercatini. «Al-cuni abiti me li hanno addirittura portati, e ad ogni vestito è legatauna storia che spesso la proprietaria mi racconta, quasi fosse unaseduta di psicoterapia di gruppo. Alcuni abiti sono stati comprati inquattro e quattr'otto "e il mio matrimonio è finito così, in un nulla",mi ha detto una ragazza».È un simbolo che fa paura, soprattutto all'uomo. «L'abito da sposaè un oggetto simbolico, una corazza; non è più nemmeno un ve-stito, ma il rovescio del saio monacale». L'amuleto del «per sem-pre» viene bruciato, sadicamente seviziato attraverso una

procedura catartica e liberatoria, che alla fine lo riduce ad uno

straccio da buttare. «Perché la valenza simbolica di questo

gesto stia facendo impazzire le neo spose americane non lo

so, ma di certo questa distruzione lascia spazio all'immaginario

di intere generazioni».

Così anche la Medea post moderna di Roberta Torre si ribellerà

alla forma, distruggendo un abito che è simulacro e simbolo di

consuetudini. A fianco della regista, e all'interno del medesimo

progetto - «In Cantiere 1», prima edizione di un esperimento

artistico nei ritrovati spazi ex Ducrot della Zisa, dove gli artisti

si alterneranno nelle sale De Seta e Perriera, con un fitto pro-

gramma di eventi culturali supportati di cui si stanno occupando

Mario Bellone, Melino Imparato, Rean Mazzone e Gigi Spedale

- stanno lavorando anche Franco Scaldati e Franco Maresco.

Mentre Scaldati sta lavorando sul diario di un siciliano novan-

tenne (sorta di Vincenzo Rabito) inviato al concorso di Pieve di

Santostefano, Maresco affronterà Pasolini e Carmelo Bene.

Vino, una delegazione in India per promuovere il “made in Sicily”

Il vino di qualità della Sicilia investe sulle economie emergenti

e l'India, insieme a Cina e Brasile, è uno dei paesi dell'area Bric

(Brasile, Russia, India e Cina) in cui la cultura del vino si è ac-

cresciuta notevolmente, grazie anche alle storiche relazioni con il

mondo anglosassone.Anche quest'anno si rinnova l'incontro fra le

grandi firme del vino siciliano e i wine lover indiani. Dopo l'espe-

rienza dell'anno passato, quattro tra le più importanti città indiane,

Nuova Delhi, Kolkata, Bangalore e Mumbai saranno coinvolte in

un viaggio attraverso i top wines della Sicilia che saranno presen-

tati, in ciascuna città, ad una selezionata platea di intenditori, buyer

e giornalisti. In programma seminari di approfondimento dedicati

ai vitigni autoctoni e degustazioni tecniche guidate dei vini inse-

riti nei tasting. Spazio anche agli Oli di Sicilia, con un ciclo di de-

gustazioni di una selezione dei più pregiati extravergine d'oliva

dell'isola.

Dal 21 al 24 gennaio, una delegazione formata da undici

aziende del vino e tre dell'olio, prenderanno parte alla nuova

missione di internazionalizzazione voluta dall'assessorato alle

Risorse Agricole, guidato da Dario Cartabellotta, in collabora-

zione con l'Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia (Irvos), rappre-

sentato dal responsabile dell'area tecnico-scientifica Lucio

Monte.

Skira racconta in maniera inedita

la storia mondiale della fotografia

Il grande racconto della fotografia mondiale. E’ questo “La Fo-tografia”, l’opera suddivisa in quattro volumi edita da Skira perripercorrere la storia mondiale della fotografia. L’opera si con-

traddistingue per un taglio innovativo, che permette al lettore dif-ferenti percorsi di lettura all’interno di una struttura chiaramentedefinita. I quattro volumi sono: Le origini 1839-1890; Una nuova vi-sione del mondo 1891-1940; Dalla Stampa al Museo 1941-1980;L’età contemporanea 1981-2010. Curato da Walter Guadagnini,l’opera propone una lettura inedita dello sviluppo storico della fo-tografia che tiene conto degli interrogativi suscitati da questo stru-mento e dalle sue molteplici storie, dalle origini all’etàcontemporanea.

L’EVOLUZIONE DELLA FOTOGRAFIA - Le monografie sono lacolonna portante dei singoli volumi: redatte da un unico autore,Francesco Zanot, seguono l’evolversi della storia della fotografiaattraverso i libri e le mostre che ne hanno segnato le tappe princi-pali. Si tratta di veri e propri saggi brevi, che si concentrano sull’au-tore della pubblicazione o sugli autori presenti nelle esposizioni,contestualizzandoli nel periodo storico. Il volume o la mostra presiin considerazione non sono dunque isolati dal contesto, ma diven-gono i punti dai quali si dipana un’analisi più articolata del climaculturale all’interno del quale sono nati e sono stati presentati. Vo-lumi e mostre sono stati individuati seguendo di volta in volta criteridi importanza storica, di esemplarità e di rappresentatività di undeterminato utilizzo della fotografia. Per questo motivo sono legatiad argomenti specifici, di carattere artistico, scientifico, storico, et-nografico, seguendo ed evidenziando così le differenti nature delmezzo fotografico.

SPAZIOALL’APPROFONDIMENTO - I saggi costituiscono un se-condo livello di lettura, che approfondisce alcune delle tematicheprincipali del periodo storico preso in esame. Affidati a specialistiinternazionali della materia, affrontano argomenti che i saggi breviaccennano sinteticamente, oppure si concentrano su aspetti rela-tivi a pratiche fotografiche che non trovano espressione nei canaliufficiali rappresentati dai volumi a stampa o dalle mostre. Per que-sta loro natura, coprono un arco di tempo piuttosto ampio, confi-gurandosi come una storia all’interno della storia, e come spazi diriflessione su alcuni concetti e pratiche che hanno segnato la sto-ria della fotografia, le funzioni e le letture che ne sono state fornite.L’ICONOGRAFIA - In quest’opera le immagini ovviamente giocanoun ruolo fondamentale non solamente come supporto e visualiz-zazione di affermazioni e analisi presenti nel testo, ma soprattuttocome percorso autonomo di lettura. Le fotografie sono state sceltecon il criterio di privilegiare opere poco viste e/o conosciute, maimportanti nell’economia generale del discorso, che si alternanoalla presentazione di immagini entrate definitivamente in un’idealee condivisa galleria dei capolavori della fotografia. Gli accosta-menti, i dettagli e le didascalie tecniche permettono al lettore dileggere visivamente le diversità e le similitudini, le influenze reci-proche, le straordinarie novità tecnico-espressive insieme alle no-vità tematiche e al trasformarsi inesorabile dello stile.

GLOSSARIO E TAVOLE SINOTTICHE - La storia della fotografia

è indissolubilmente legata a quella della tecnica, all’evoluzionedegli strumenti di ripresa e di stampa, dal dagherrotipo sino allafotografia digitale. Per questo motivo, la fotografia si avvale diuna terminologia estremamente specifica, che soprattutto neiprimi anni di vita del mezzo vede susseguirsi tecniche partico-lari, talvolta fondamentali per comprendere la natura delle im-magini che abbiamo davanti. Per questo si è ritenuto opportunofornire un glossario di base, che aiuti il lettore a entrare all’in-terno di un mondo nel quale la dimensione tecnica ha un ruolocentrale. In ogni storia le tavole sinottiche rivestono un ruolofondamentale di supporto per il lettore nella ricostruzione delcontesto socio-culturale all’interno del quale si sviluppano glieventi narrati nel testo. Nel caso della fotografia, queste tavoledivengono ancora più importanti, proprio perché è nella naturadi questo mezzo dialogare costantemente con tutte le manife-stazioni del sapere, della storia, della vita quotidiana. A partiredalla nascita della fotografia, non c’è evento che non abbiaavuto il suo resoconto fotografico, non c’è personaggio che nonsia stato ritratto. Allo stesso tempo, i progressi della scienza sisono spesso riflessi in progressi della tecnica fotografica, chea loro volta hanno inciso profondamente sul linguaggio. Infine,il confronto tra la fotografia e le arti cosiddette maggiori è statouno dei temi fondamentali sollevati a partire dal 1839, e quindianche gli eventi artistici trovano un rapporto diretto con l’evolu-zione del linguaggio fotografico.

LE BIBLIOGRAFIE - All’interno di questi volumi si trovano duebibliografie: la prima è quella che accompagna le monografie ei saggi, destinata a chi voglia approfondire tematiche e autoritrattati al loro interno; la seconda è quella posta in chiusura delvolume, che fornisce una visione complessiva, seppure sinte-tica, della ricchissima bibliografia relativa all’intero periodopreso in esame. È organizzata per grandi aree tematiche, chepermettono al lettore di individuare facilmente i propri centri diinteresse. In questa bibliografia generale si è scelto di non for-nire volumi monografici dei singoli autori, per i quali si rimandao alle bibliografie delle singole schede o a quelle dei numerosivolumi citati.

(libreriamo.it)

14gennaio2013 asud’europa 43

Lella Costa: ''Nel mio libro lezione sull'ironia,

punto di partenza per cambiare la realtà''

44 14gennaio2013 asud’europa

L’ironia ci insegna a cambiare prospettiva e a modificare queipunti di vista che assumiamo per conformismo: ecco perchésecondo Lella Costa è un’arma importante per affrontare la

vita e la realtà. E all’ironia l’attrice e autrice italiana dedica il suonuovo libro, “Come una specie di sorriso”, edito da Piemme.

Com’è nata l’idea di questo libro?È nata da una "lezione sull'ironia" che Oscar Farinetti mi aveva in-vitato a tenere a Fontanafredda. Tra il pubblico quella sera c'eraanche Claudia Coccia, editor di Piemme, che mi ha subito fatto la

"proposta indecente" di tradurre quella lezione in un libro.

Molte sono le fonti – filosofi, autori, attori, cantautori – da lei ci-tate nel suo libro: come le ha selezionate? Ci può raccontare illavoro di documentazione che sta dietro alla stesura del testo?Le ho selezionate partendo innanzi tutto dalla memoria direttache avevo accumulato nel corso del tempo: nel mio lavoro discrittura di palcoscenico ho sempre cercato confronti e ispira-zioni da autori che in qualche modo sentivo affini, senza peròfare distinzioni tra cultura "alta" e "bassa", al contrario. Partendoda qui sono andata e controllare e verificare esattezza e atten-dibilità delle citazioni.

Qual è il pensiero, la definizione, la battuta che secondo lei rias-sume e trasmette meglio l’idea di cosa sia l’ironia?Sicuramente quella di Romain Gary, che infatti apre il libro:"L'ironia è una dichiarazione di dignità. È l'affermazione dellasuperiorità dell'essere umano su quello che gli capita".

In “Come una specie di sorriso” lei definisce l’ironia, ripren-dendo Romain Gary, come un esercizio quotidiano di sopravvi-venza, e anche, riprendendo Paco Taibo II, come “unformidabile mezzo di distruzione di neuroni avariati”. Quali sonoi benefici che si traggono dall’esercizio dell’ironia nella vita ditutti i giorni?Soprattutto credo si possa imparare a non essere sempre e to-talmente autoreferenziali, a spostare il proprio sguardo e modi-ficare quei punti di vista che spesso assumiamo perconformismo, o pigrizia, o abitudine.

Quale insegnamento spera che traggano i lettori di questolibro?Come ho detto nella risposta precedente, a cambiare punto divista: può essere un buon punto di partenza per cominciare acambiare concretamente anche la realtà.(libreriamo.it)

Getty Museum restituisce all'Italia la testa di Ade: presto in Sicilia

Il J. Paul Getty Museum di Los Angeles ha annunciato il ritorno

in Sicilia di una testa di terracotta che raffigura il dio greco Ade,

databile fra il 400 e il 300 a.C. Il direttore del museo, Timothy

Potts, ha spiegato che si è giunti a questa conclusione dopo aver

appurato che era stata recuperata in scavi clandestini condotti

negli anni '70 nel sito archeologico di Morgantina.

Il Getty comprò il pezzo nel 1985 dal collezionista di New York

Maurice Tempelsman e la decisione di indagare sulle origini della

testa di Ade arrivò dopo aver individuato in una pubblicazione al-

cuni frammenti che sembravano compatibili. Pare che la colloca-

zione originaria della testa fosse il santuario di Demetra, all'interno

appunto del parco archeologico di Morgantina. Demetra era per

i Greci la dea delle messi e sua figlia, Persefone, era sposata

conAde. Negli ultimi anni il Getty Museum ha restituito alla Gre-

cia e all'Italia oltre 40 opere.

La testa di Ade sarà sottoposta a un ampio restauro al museo

archeologico di Aidone, in provincia di Enna. Poi verrà esposta

alla Getty Villa, vicino Los Angeles, dal 3 aprile al 19 agosto;

sarà trasferita successivamente al Cleveland Museum of Art,

dove resterà in mostra dall'autunno fino a gennaio del 2014. In-

fine ritornerà a febbraio 2014 in Sicilia e sarà in mostra a Pa-

lazzo Ajutamicristo a Palermo.

14gennaio2013 asud’europa 45

Tigri, whiskey, hobbit e cartoniFranco La Magna

Vita di Pi (2012) di Ang Lee. La ricerca di Dio – che il giovaneprotagonista “trova” panteisticamente in un bizzarro sicreti-smo - è chiara fin dall’incipit, peraltro un po’ affaticato. Ma

è l’unico “neo” in una delle storie più incredibili, straordinarie e sba-lorditive che il cinema abbia mai raccontato. “Vita di Pi” (2012) diAng Lee, che fortunatamente gode del pregio della calma produt-tiva (in vent’anni ha girato meno di una dozzina di film), sbigottiscesoprattutto per l’eccezionale capacità tecnica di realizzazione. Nonsi riesce davvero a capire come sia stato possibile girare un filmsimile - ricostruendo fittizziamente l’oceano in un mastodonticocontenitore di milioni di litri d’acqua e più tigri del Bengala (ma lospettatore crede di vedere sempre lo stesso esemplare) - perquanti sforzi di fantasia si facciano e cognizioni tecnologiche siposseggano. Risultato: non un solo attimo di noia durante il vagarenell’oceano d’una zattera alla deriva con dentro un fanciullo e unatigre dopo uno spaventoso naufragio. Sognanti e stupefacenti al-cune sequenze indimenticabili: i pesci volanti, la misteriosa isoladelle piante carnivore, le meduse fosforescenti, le tempeste….Quanto all’incrollabile fede in Dio e alla veridicità della storia (il filmè tratto dall’omonimo best-seller) il giudizio allo spettatore. Da ve-dere in 3D.Interpreti: Tobey Maguire - Gérard Depardieu (poco piùche un cameo) - Irrfan Khan - Suraj Sharma - Tabu - Adil Hussain- Ayush TandonLa parte degli angeli (2012) di Ken Loach. Se la rivoluzione pro-letaria ipotizzata dal buon vecchio Karl Marx - nell’ormai stratosfe-ricamente lontano secolo XIX - non è più realizzabile, lasciamoalmeno al (sotto)proletariato la legittima soddisfazione di gabbarericconi che possono permettersi sborsare per una bottiglia di whi-skey cifre da capogiro. “Rivoluzione” (ma forse è meglio “ribel-lione”) senza spargimento di sangue, “La parte degli angeli” (2012,quella che il whiskey perde ogni anno volatilizzandosi) di KenLoach, coerente e tenace cantore del proletariato britannico, è unacommedia del riscatto di quattro poveri diavoli senza futuro, unodei quali scopre (aiutato da un assistente sociale cuor d’oro, re-sponsabile d’un gruppo di lavoro) di possedere naso e palato raf-finatissimi, capaci di distinguere aromi e sapori destinati ad unaélite. Trafugata rocambolescamente qualche bottiglia (altre, comea minimizzare la beffa, se ne romperanno) e rivendutene le unichedue sopravvissute al mediatore d’un anonimo miliardario, il quar-tetto dei diseredati avrà forse un avvenire meno fosco. La favoladi Loach si chiude qui, con stridenti toni fiduciosi nel contesto mon-diale economico più disastroso e buio dalla fine del secondo con-flitto mondiale. “Forzatura” per ridare all’umanità smarrita e allasua poetica un soffio di speranza. Interpreti: Roger Allam - JohnHenshaw - Gary Maitland - Daniel Portman - Lorne MacFadyen -James Casey - Finlay Harris - Paul Brannigan - David Goodall -John Joe Hay - Jim Sweeney - Paul Donnelly - William Ruane.Lo hobbit (2012) di Peter Jackson. Tanto tuonò che piovve. Finitolo strepitoso successo della trilogia degli anelli, prequel (box-officedocet) s’impone, ma invaso d’irrefrenabile megalomania il registaneozelandese Peter Jackson indugia in un defatigante prequel nelprequel, dilatando insopportabilmente l’incipit prima d’immetterelo spettatore nella storia. Poi tutto, miracolosamente, prende a fun-zionare come un cronografo svizzero e il senso di pesantezza diquesto fluviale “Lo hobbit” (173’) come per incanto svapora. Forseun pò deludente per i milioni di cultori della trilogia, il film mantienecomunque alto il senso del fiabesco e non lesina alcuni sbalorditivi

effetti speciali. Singolare e stravagante la scelta di girare a 48fotogrammi al secondo, anziché i soliti 24, che (ma l’impres-sione è assolutamente personale) non sembrano creano parti-colari incanti. Interpreti: Aidan Turner - Andy Serkis - CateBlanchett - Christopher Lee - Ian McKellen - James Nesbitt -Martin Freeman - Mikael Persbrandt - Orlando Bloom - RichardArmitage - Saoirse Ronan.Sammy 2 (2012) di Ben Stassen. Finalmente un 3D rivolto soloai più piccini (fino a 10 anni). Idea non orginalissima (si occhieg-gia “Nemo”, “Happy feet” e affini) “Sammy 2” (2012) del belgaBen Stassen, lo stesso del precedente “Sammy”, mette inscena un coloratissimo 3D che nulla ha da invidiare alle coraz-zate d’oltreoceano, aggiungendo un puzzle di divertenti perso-naggi, in una storia che non perde di vista l’educazioneecologica, mentre narra la delicata storia d’amore in boccio trala tartarughina Sammy e Shelly, che lui ha salvato e qui ritrova.Un’avventura negli abissi con un incantevole ed intelligente 3D,vera delizia per occhi anche adulti.Ernest & Celestine (2012) di Benjamin Renner, Stéphane Au-bier, Vincent Patar. Addirittura un trio di metteur en scène perquesto delicato e tradizionale cartoon francese, scritto per i pic-cini ma sottecchi con un chiaro monito a mamme e papà. En-trambi emarginati, la piccola topolina Celestine e il grosso orsoErnest, divenuti amici nella disgrazia reciproca, riescono a fartabula rasa dei pregiudizi delle rispettive etnie timorose l’unadell’altra. Scritto da Daniel Pennac, un delizioso inno alla tolle-ranza e all’amicizia. Disegni morbidi ed essenziali. Lontanis-simo dai frastuoni ultratecnologici ai quali, purtroppo, anche imarmocchi intontiti di tv h. 24 sono ormai assuefatti.Ralph Spacattutto (2012) di Rich Moore. Ancora un falso cat-tivo (dopo “Cattivissimo me” l’emorragia non si placa) dalleenormi manone, subito divenute un gadget venduto a 30 euro.In pista Ralph, terribile spaccatutto dal cuor d’oro, protagonistad’un vecchio ma ancora cliccatissimo videogame, che però cat-tivo non vule più essere e va in analisi di gruppo, scandaliz-zando con il suo buonismo la nutrita compagnoneria degli altriba bau elettronici. Migrando di gioco in gioco Ralph finisce perimbattersi in una vera entità malvagia, che riuscirà a debellarecon l’aiuto del delizioso team di personaggi secondari che gliruota intorno, alcuni dei quali (come Ralph ed accessori) subitofiniti negl’invitanti banconi degli ipermercati. La storia però c’èed il crescendo vertiginoso del plot premia ancora una voltal’ormai affermatissimo Rich Moore, già prestigiosa firma delleserie televisive dei Simpson e Futurama. In 2 e 3D.

Realizzato con il contributo

dell’Assessorato Regionale dei

Beni Culturali e dell’Identità

Siciliana

Destina il 5 per mille al Centro studi “Pio La Torre” che da sempre è impegnato aspezzare il nodo mafia – mala economia – mala politica, seguendo l’insegnamentodi Pio e di quanti hanno perso la vita per la liberazione della Sicilia e del Paese.Il Centro studi esprime l’antimafia riflessiva e critica, rifugge ogni retorica e, conla collaborazione di giovani volontari, studiosi e ricercatori, promuove nelle scuolee nella società una coscienza antimafiosa.Nel 2011 sono state svolte 37 iniziative, tra cui quelle del progetto educativo anti-mafia, seguito da 96 scuole medie superiori italiane e da circa 9.000 studenti. Inol-tre nello stesso anno il Centro vanta la realizzazione e pubblicazione di duericerche e la diffusione del nostro settimanale online “Asud’Europa” con oltre40.000 lettori.Il Settimanale è disponibile ogni lunedì sul sito www.piolatorre.it e viene stampatosolo in particolari occasioni.Contribuisci con il tuo 5 per mille alla lotta contro la corruzione e le mafie ed i lorointrecci con la politica.