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Domenico Palmieri Presidente AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali
IMPRESE IN RETE PER COMPETERE ALL’ESTERO
Le novità normative in materia di Reti d’Impresa e l’analisi di alcuni elementi d’attenzione di carattere
amministrativo, legale e fiscale Domenico Palmieri
Presidente AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali
16 dicembre 2013, h. 09.00 – 12.30 Centro Congressi Torino Incontra
Via Nino Costa 8, 10123 Torino Sala Giolitti
Domenico Palmieri Presidente AIP – Associazione Italiana Politiche Industriali
Per introdursi al tema dell’internazionalizzazione delle
imprese attraverso il Contratto di Rete, è utile porsi prima il
tema di una sommaria analisi delle strade attraverso le
quali esso si è venuto formando e con quali obiettivi in
generale è nato in Italia il fenomeno Reti.
Per chiarezza, possono essere opportuni tre riferimenti
essenziali:
1.Il quadro quantitativo europeo e italiano di partenza
2.L’evoluzione del quadro delle politiche europee tra 2008
e 2009
3.Le risultanze derivanti dalla prime indagini AIP tra
2005/2007
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I dati di riferimento
del mercato europeo ed italiano in particolare
La raccomandazione UE del 6 maggio 2003, in vigore dal primo
gennaio 2005 (notificata con il numero C(2003) 1422 – GUE L 124/36
dd.20.05.2003) che definisce le caratteristiche delle imprese in base ad
una serie di parametri dimensionali, come indicato qui di seguito:
Tabella 1 – Classificazione delle micro, piccole e medie imprese (in vigore dall’1 gennaio 2005)
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Una classificazione e
comparazione
internazionale a livello
dell’Europa a 27
completa una
interessante fotografia
del sistema industriale,
aziende extra-agricole,
con circa 23 milioni di
imprese che occupano il
67% degli addetti del
settore privato extra-
agricolo di cui i 3/4 sono
occupati in micro e
piccole imprese
(Fonte MiSE)
Tabella 2 - Le PMI extra agricole nell’Europa a 27 (in %, 2005)
Fonte: Eurostat
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Sulla base di questa classificazione, è stato possibile segmentare
su dati ISTAT il sistema industriale italiano secondo la struttura che
si riporta: Tabella 3 – Struttura delle imprese industriali e dei servizi (anno 2010)
Fonte:ISTAT
Dimensione d’impresa
(n. addetti) N. imprese attive Composizione %
1 – 9 (Micro) 4.241.909 95,1
10 – 49 (Piccole) 193.605 4,3
50 – 249 (Medie) 21.770 0,5
MPMI 4.457.284 99,9
≥ 250 (Grandi) 3.707 0,1
Totale 4.460.891 100,0
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Lo Small Business Act
Il secondo punto di riferimento da cui è iniziato il viaggio di
AIP nel mare delle Reti è datato Giugno 2008, con la
pubblicazione dello Small Business Act (SBA) da parte
della Commissione Europea, e Marzo 2009, con la
risoluzione del Parlamento europeo sullo SBA.
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Le prime evidenze AIP
• Negli anni ’90, dalla Qualità Totale nascono gli accordi di filiera
• AIP si pone il problema se la dimensione delle imprese fosse o meno
una variabile critica per la crescita e quindi l’internazionalizzazione,
che di norma si accompagnano
• Primo step delle analisi AIP: è possibile e come nell’Italia degli anni Duemila
far sopravvivere un’industria manifatturiera?
• Si individuò che il 7% delle imprese, pur negli anni di crisi 2004/2005, aveva
chiuso con bilanci positivi come effetto di:
scelte di politica endogena
alleanze esterne e di sistema
• In questo quadro si giustifica la diffusione dell’aggregazionismo fatto di
Consorzi, ATI, Distretti, GEIE, oltre che joint-venture, fusioni e acquisizioni
• Queste forme tradizionali sono prevalentemente di scopo, tranne le ultime,
che richiedono però un’ampia disponibilità di risorse finanziarie, di cui il
sistema delle PMI, invece, nella maggior parte dei casi, non dispone.
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Consorzi
I Consorzi sono entità consolidate ed efficaci:
normalmente, tuttavia, nascono con fini mutualistici, e
quindi non lucrativi, e sono di scopo, cioè hanno una
funzione definita (gli acquisti, lo sviluppo di un prodotto, la
tutela del marchio e così via). Nel Consorzio ci si associa
per un obiettivo specifico e, nella generalità, per ottenere
una riduzione di costo: i partecipanti quando operano al di
fuori del consorzio restano competitori e quindi non hanno
obiettivi comuni soprattutto per quanto concerne l’obiettivo
di reddito. Per tali motivi essi sono spesso portatori di
conflitti di interessi, sono talora visti con sospetto e hanno
portata limitata.
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ATI
Le Ati sono aggregazioni temporanee di imprese per la
realizzazione di specifici progetti. Prevale la logica del
tempo limitato nel senso che il progetto, per sua natura, ha
una data di nascita e una data di conclusione: incide quindi
su un segmento di attività dell’impresa e per un tempo
limitato.
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Distretti Industriali
I Distretti industriali: hanno rappresentato la formula
vincente per l’economia industriale del nostro Paese per
più di 40 anni: a partire dall’inizio degli anni 2000, tuttavia,
hanno perduto capacità trainante non essendo più
sufficiente il legame territoriale localistico per competere
nel mercato globale.*
________________________________ * Confronta: Giovanni Iuzzolino, Responsabile Nucleo per la Ricerca Economica, BANCA D’ITALIA, in
Reti d’impresa oltre i distretti, a cura di AIP, Il Sole 24 Ore, 2008
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Internazionalizzazione delle imprese
• Di queste forme restano adatte all’internazionalizzazione
soprattutto joint-venture, fusioni e acquisizioni, le quali
richiedono, però, disponibilità di mezzi finanziari
• Le piccole dimensioni e i ridotti mezzi finanziari sono
quindi probabilmente alla base della scarsa propensione
all’internazionalizzazione del sistema industriale italiano
• Ma , cosa si intende, innanzitutto, per
internazionalizzazione nella terminologia corrente?
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Delocalizzazione,
Internazionalizzazione ed export
“ESPORTAZIONE”: pur non essendo una vera e propria
internazionalizzazione, costituisce una prima strategia di
internazionalizzazione.
L’impresa esporta all’estero i suoi prodotti indirettamente (attraverso società di
distribuzione - trading companies) o direttamente (coordinamento diretto forza
vendite) senza avere alcuna unità produttiva nei mercati.
“DELOCALIZZAZIONE”: il trasferimento delle unità produttive a basso valore
aggiunto dal proprio mercato di riferimento in mercati caratterizzati da bassi
costi produttivi. Obiettivo è la riduzione dei costi di produzione per vendere a
prezzi più competitivi gli stessi prodotti. Il mercato di riferimento rimane quello
originario, e non anche il mercato nel quale si è trasferita la produzione.
“INTERNAZIONALIZZAZIONE”: l’investimento sui mercati esteri per
conquistarvi quote di mercato. Le imprese aprono nuove attività in mercati con
maggiori potenzialità di sviluppo economico e commerciale. L’obiettivo è
presidiare da vicino questi mercati per conquistarvi quote di mercato e non
abbattere i costi di produzione.
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La situazione in Italia
• L’export è la prima e più modesta forma di internazionalizzazione: le imprese
italiane sono pochissimo rappresentate negli Investimenti Diretti all’Estero
(IDE) e nella partecipazione ai programmi europei di ricerca e innovazione.
• Gli IDE rappresentano spesso un impegno troppo oneroso per le aziende di
piccole dimensioni. Secondo il Rapporto Corporate EFIGE 2011, le imprese
italiane, soprattutto piccole e medie, presentano un grado di
internazionalizzazione più basso della media di sette Paesi europei
(Austria, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna, Regno Unito): indice IDE
2,5% contro 4%.
• Questo non significa bassa propensione alle attività estere, se si considera la
percentuale di imprese che sviluppano alleanze e accordi internazionali.
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… La situazione in Italia
• Il risultato appare coerente con la minore dimensione media delle imprese
italiane, che preferiscono un modello di internazionalizzazione leggera”.
• Se ne può dedurre che le piccole dimensioni delle imprese italiane sono un
ostacolo all’internazionalizzazione probabilmente per l’entità degli
investimenti richiesti piuttosto che per un atteggiamento culturale.
• Il 2,5% delle imprese italiane ha IDE,
contro il 4% dei sette Paesi.
Il 4,1% delle imprese italiane ha
accordi con imprese straniere,
contro il 3,8% dei sette Paesi.
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… La situazione in Italia
• Anche nell’ambito dei programmi europei di ricerca e innovazione “le nostre
imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, non riescono a
sfruttare adeguatamente tali opportunità al contrario di altri paese europei”,
riusciamo ad essere avanti solo alla Grecia e più o meno allineati al Portogallo
PMI partecipanti al FP7 (Seventh Framework Programme)
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Le Reti di Impresa
• Le Reti d’Impresa nascono per insufficienza del modello
dimensionale esistente e per deficit di mezzi finanziari
• AIP propone e razionalizza il modello delle Reti
d’Impresa che si affermano tra il 2007/2008 e il 2013
• La proposta AIP sulle Reti trova un primo sbocco
legislativo nel 2009 per rispondere a queste esigenze
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L
Legge n. 33 del 9 aprile 2009, art. 3 – Distretti produttivi
e reti di imprese – comma 4-ter:
4-ter. Con il contratto di rete due o più imprese si obbligano ad esercitare in
comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo
scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul
mercato. Il contratto è redatto per atto pubblico o per scrittura privata
autenticata, e deve indicare:
a) la denominazione sociale delle imprese aderenti alla rete;
b) l'indicazione delle attività comuni poste a base della rete;
segue
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c) l'individuazione di un programma di rete, che contenga l'enunciazione dei
diritti e degli obblighi assunti da ciascuna impresa partecipante e le modalità di
realizzazione dello scopo comune da perseguirsi attraverso l'istituzione di
un fondo patrimoniale comune, in relazione al quale sono stabiliti i criteri di
valutazione dei conferimenti che ciascun contraente si obbliga ad eseguire per
la sua costituzione e le relative modalità di gestione, ovvero mediante ricorso
alla costituzione da parte di ciascun contraente di un patrimonio destinato
all'affare, ai sensi dell'articolo 2447-bis, primo comma, lettera a) del codice
civile;
d) la durata del contratto e le relative ipotesi di recesso;
e) l'organo comune incaricato di eseguire il programma di rete, i suoi poteri
anche di rappresentanza e le modalità di partecipazione di ogni impresa alla
attività dell'organo.
4-quater. Il contratto di rete è iscritto nel registro delle imprese ove hanno
sede le imprese contraenti.
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Alcuni successivi interventi mutano questo quadro
semplice e chiaro attraverso la formulazione della legge
30/07/2010 n. 122, che introduce alcune modificazioni, che
fanno variare la schematicità e semplicità del quadro,
creando peraltro più flessibilità e più elasticità.
Si crea un quadro più complesso pur mantenendosi le
novità più rilevanti.
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Legge 30 luglio 2010, n. 122, art. 42 – comma 4-ter
4-ter. Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di
accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa
e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano, sulla base di un
programma comune di rete,
1.a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all'esercizio delle
proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni [c.d. Reti leggere]
2.…o (a scambiarsi) prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o
tecnologica [c.d. Reti di scambio, di filiera o di fornitura – merci e servizi contro
prezzo]
3.ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti
nell'oggetto della propria impresa. [c.d. Reti associative, pesanti – è possibile
fare reddito d’impresa] segue
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Il contratto può anche prevedere l'istituzione di un fondo patrimoniale
comune e la nomina di un organo comune incaricato di gestire, in nome e
per conto dei partecipanti, l'esecuzione del contratto o di singole parti o fasi
dello stesso.
4-quater. Il contratto di rete è soggetto a iscrizione nella sezione del registro
delle imprese (REA) presso cui è iscritto ciascun partecipante e l'efficacia del
contratto inizia a decorrere da quando è stata eseguita l'ultima delle iscrizioni
prescritte a carico di tutti coloro che ne sono stati sottoscrittori originari
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Successivamente, ulteriori aggiustamenti portano alla più
definitiva formulazione, con la Legge 17 dicembre 2012, n.
221, art. 36 – commi 4 e 4-bis, che sancisce
definitivamente gli obiettivi delle Reti e il riconoscimento
della Rete associativa o soggettivata e gli elementi
caratteristici della stessa
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Elementi caratteristici essenziali
per la Rete soggettivata
Definizione degli obiettivi
Obiettivi organizzati in un Programma di Rete (Piano industriale)
Patrimonio
Organo comune
Pubblicità attraverso l’iscrizione al REA
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Circolare 20/E Agenzia delle Entrate 18 giugno 2013
Il percorso descritto, pur nelle sue contraddittorietà, si è completato con la Circolare
dell’Agenzia delle Entrate 20/E del 18/06/2013 che nel riconoscere la soggettività
tributaria, e quindi la partita IVA alla Rete, classifica le Reti di Impresa di Nuova
Generazione in due grandi categorie:
a. Reti contratto
b. Reti soggetto
La partita IVA viene attribuita solo alle Reti soggetto, che sono quelle che hanno
acquisito la soggettività giuridica.
È possibile con ciò concludere che è la Rete soggetto che si qualifica come soggetto
autonomo e diverso dai singoli imprenditori firmatari del Contratto di Rete
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Reti soggetto
È per queste caratteristiche che AIP, pur, ovviamente, riconoscendo l’esistenza
di varie tipologie di Rete, supporta e cerca di sviluppare sul territorio soprattutto
le Reti soggetto.
Senza, infatti, particolari vincoli normativi, questo tipo di Rete rappresenta una
formula idonea a consentire il superamento dell’obiettivo primario da cui AIP è
partita nel 2005, alla ricerca di strumenti per attenuare gli handicap per la
competitività delle imprese di piccole dimensioni del sistema industriale italiano.
Con la Rete soggetto, infatti, è stata creata, attraverso un semplice strumento
giuridico, sempre il "Contratto", una struttura idonea a consentire ai piccoli e ai
meno piccoli di svolgere attività in comune comportandosi da "grandi", facendo
reddito in comune e ai più grandi di realizzare condizioni di
fornitura/approvvigionamento più stabili ed affidabili.
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… Reti soggetto
Perché questa affermazione?
Perché con la Rete soggetto è possibile:
1. L’ottimizzazione e lo snellimento dei costi
2. Le sinergie di ricavi
3. La realizzazione di reddito in comune
4. La più semplice ed economica via per l’internazionalizzazione
Dalle Reti figlie dell’outsourcing, di derivazione Qualità Totale per l’ottimizzazione dei
processi si passa infatti alla creazione di un nuovo modello di business unitario più
idoneo a interfacciarsi con i terzi e il mercato in generale.
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Lo strumento del Contratto della "Rete soggetto" infatti, crea, unico nel suo genere, una
nuova figura imprenditoriale tra operatori contigui, mutualistica e lucrativa, un po’
Consorzio e un po’ Società di Capitale.
È un’aggregazione per un’attività di impresa a 360° e non solo di scopo come ad
esempio i Consorzi o le ATI.
È il processo attraverso cui la Rete si «entifica», facendo nascere il soggetto giuridico
con rapporti stabili e coesi di grande rilevanza sotto molti punti di vista:
La Rete soggetto, con opportune clausole di salvaguardia, può coprire solo un
segmento dell’attività aziendale
Rende compatibile, perciò, il mantenimento della autonomia imprenditoriale dei
piccoli e contemporaneamente il raggiungimento di dimensioni più grandi per i
segmenti messi in comune: la Rete soggetto, quindi, coniuga autonomie dei singoli
ed economie di scala
Nel mercato globale crea idoneità a contratti di maggiori dimensioni
È finanziabile dal sistema bancario come entità autonoma ed indipendente rispetto ai
singoli partecipanti che non possono essere coinvolti in rapporti di responsabilità
solidale per negozi/atti compiuti al di fuori dalla Rete
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… Reti soggetto
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La Rete soggetto, nei fatti, di tutte quelle possibili, è l’unica che richiedesse una nuova
legge, rappresentando la vera novità giuridica, essendo simile alla Società di persone,
con tutte le relative flessibilità, ma con responsabilità limitata di capitale, tipica delle
Società di capitale, appunto (SpA e Srl).
Le Reti di prima generazione, quelle figlie dell’outsourcing (di scambio o di filiera ) sono
state ampiamente realizzate prima della promulgazione della legge del 2009 con le
norme del diritto commerciale già in vigore precedentemente.
AIP perciò è per la diffusione la più ampia possibile della Rete soggetto, non essendo
neanche convinti che dalle Reti di Nuova Generazione si passerà con il tempo a vere e
proprie fusioni tradizionali.
Chi sostiene solo le cosiddette Reti contratto e le Reti come passaggio verso la
societarizzazione, probabilmente non si è accorto di queste specificità molto ricche della
Rete soggetto
La Rete soggetto attuale è più interessante con le sue due dimensioni, lucrativa e
mutualistica insieme, rispetto alle stesse Società di capitale
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… Reti soggetto
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Nel complesso, quindi, per il sistema delle PMI si sono realizzati parecchi
interventi legislativi, a dimostrazione di un interesse decisamente maggiore per
le piccole imprese, che sono generalmente contestualizzabili nel clima dello
SBA.
Altri interventi legislativi:
Statuto delle imprese: LEGGE 11 novembre 2011, n. 180, art. 2, lettera n,
stabilisce: “la promozione di politiche volte all'aggregazione tra imprese,
anche attraverso il sostegno ai distretti e alle reti di imprese”.
Appalti: nel Codice dei Contratti, Decreto Legislativo 12 aprile 2006, n. 163,
agli art. 34 e art. 37 emergeva l’impossibilità per le PMI non riunite almeno
in aggregazioni temporanee di partecipazione a gare d’appalto perché
troppo piccole. Con il DDL Semplificazioni bis, approvato in CdM il 16
ottobre 2012 e presentato alla Camera il 29/11/2012, Capo III, art. 14:
modifica degli art. 34 e 37, rendendo possibile la partecipazione delle Reti
di Impresa a gare d’appalto.
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Anche per l’internazionalizzazione delle imprese, le legge 134 del
7/08/2012, all’art. 42, comma 4, punto 6, consente che alle Reti di impresa
siano attribuibili, come ai Consorzi per l’internazionalizzazione, contributi
per la copertura di non più del 50% delle spese sostenute per l’esecuzione
di progetti per l’internazionalizzazione
Il panorama che qui si è tentato di descrivere può essere ulteriormente
sintetizzato nella tabella che segue
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Le Reti per l’Internazionalizzazione
Appare chiaro da quanto esposto che la Rete soggetto sia l’unica vera novità
della legge sul Contratto di Rete e l’unico vero strumento adoperabile per
l’internazionalizzazione, perché:
1.È l’unico strumento che garantisce gli interlocutori esteri in termini giuridici
2.Dà un contributo di soluzione al problema dimensionale
3.Fa mantenere l’autonomia imprenditoriale delle aziende sottoscrittrici
4.È finanziabile dal sistema dei finanziatori, mantenendo separato verso terzi, e
in particolare i creditori, atti compiuti per conto della Rete e singole aziende
aggregate
5.Deve esplicitare per legge un Programma di Rete, un vero e proprio Business
Plan
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Risponde, in definitiva, alle istanze emerse dal mercato
al sorgere del fenomeno: piccola dimensione,
autonomia dei singoli attori, limitate esigenze
finanziarie, adeguatezza alla internazionalizzazione,
anche per le sue caratteristiche di transterritorialità e
transmerceologia.
Tali caratteristiche sovvertono i canoni di specializzazione
per settore e territorio tipici delle vecchie forme
aggregative, che in Italia si sono chiamati Distretti
Industriali, in Francia si chiamano ancora Pôle de
Compétitivité e in Europa centrale Cluster, pur con le
differenze sostanziali esistenti tra questi 3 modelli, oggetto
del Progetto AIP 2013.
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Il modello italiano di Rete soggettivata
Dalle prime analisi internazionali in corso di svolgimento, il modello
italiano delle Reti soggettivate appare il più flessibile e il più
rispondente alle esigenze del mercato, laddove Pôle de Compétitivité e
Cluster, se pur in maniera e misura differente, appaiono
sostanzialmente dirigisti.
…Ma questo fa parte del Progetto AIP 2013.
Il percorso sin qui indicato delle evoluzioni del Contratto di Rete tra il
2004/2005 e il 2013 consegna al futuro delle Reti una serie di
acquisizioni che consolidano definitivamente la Rete soggettivata agli
operatori, cui si offre uno strumento giuridicamente compiuto, anche se
ancora non alieno da possibilità di miglioramento, soprattutto in diritto
del lavoro e proprietà intellettuale, e con primi riconoscimenti anche
della scuola giuridica del Diritto Commerciale italiano ai massimi livelli,
che anche recentemente si è pronunciata in proposito, come
evidenziato nell’articolo di ItaliaOggi - Diritto e Impresa del 19/10/2013.
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La risposta del mercato
La risposta del mercato è estremamente positiva: tra fine marzo 2010 e
fine settembre 2013, sulla base delle più recenti indicazioni fornite da
Unioncamere, sono stati realizzati 1167 Contratti di rete che
coinvolgono 5.600 imprese distribuite in tutto il territorio nazionale.
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Dal grafico si deduce che il valore medio annuo è stato di circa 284
Reti formate.
Nel solo bimestre maggio/luglio 2013 si sono costituite 178 Reti, pari al
63% del valore medio annuale del triennio precedente.
In dettaglio, le evidenze consentono di affermare che Contratti di Reti
con soggettività giuridica, ammontanti a 21 al 05/05/2013 (dati
Infocamere), erano il 2,5% del totale dei Contratti stipulati. Al 29 luglio
2013 essi sono diventati 43 (dati Unioncamere) pari al 4,3%, con un
incremento di 22 unità su 178, pari al 12%.
Tra il 05/05 e il 29/07 la novità è stata la Circolare 20/E dell’Agenzia
delle Entrate, la cui mancanza nel periodo precedente ha fortemente
fuorviato anche le tesi di alcuni disattenti commentatori, che volevano
interpretare gli orientamenti del mercato sulla base di comportamenti
sbagliati di taluni, ritenendo che la soggettività giuridica fosse di poco
momento per il mercato. Le evidenze confermano il contrario.
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Fondo Centrale di Garanzia
per PMI e microcredito (D.L. Salva-Italia, n. 201/2011,
art. 39; D.L. n. 185/2008, art. 11, comma 5)
I dati delle garanzie offerte dal Fondo Centrale di Garanzia per le PMI che sono
stati messi in pratica dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2011 e nel
2012 hanno, ovviamente, un significato di ampia portata, superando di gran
lunga anche i dati di Confidi, da taluni assunti per attenuare l’interesse del
mercato alle Reti con soggettività giuridica.
Il Fondo Centrale di Garanzia sostiene lo sviluppo delle piccole e medie
Imprese italiane concedendo una garanzia pubblica a fronte di
finanziamenti concessi dalle Banche anche per investimenti all’estero
(intervento esteso anche agli artigiani, alle cooperative e agli autotrasporti
prima esclusi).
Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Ministro dello Sviluppo
economico hanno sottoscritto il 14 marzo un accordo per la costituzione di
una sezione speciale del Fondo Centrale di Garanzia dello Stato dedicata
all’imprenditoria femminile, finanziata con 20 milioni di euro.
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Operatività del
Fondo Centrale di Garanzia – biennio 2011/2012
Il protocollo d’intesa fra MiSe e presidenti Camere di Commercio del 19
dicembre 2012 ha istituito anche sezioni speciali per
l’internazionalizzazione con contributi delle Camere di Commercio.
Dati di stampa (Il Sole 24 Ore del 23/10/2013), parlano di una
dotazione al Fondo Centrale di Garanzia PMI di 1,8 miliardi di euro in 3
anni.
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