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INDICE
1° Parte
Introduzione al 5° Rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte....................................................................... 2
Il Quadro della Contrattazione Sociale territoriale del 2012 .................................................................................... 3
Una stagione difficile per la contrattazione sociale ................................................................................................. 6
Il contesto politico – istituzionale e le manovre finanziarie ................................................................................. 7
Il declino del pubblico impiego ............................................................................................................................. 7
Il mancato apporto dei fondi sociali nazionali ...................................................................................................... 8
La contrattazione sociale in Piemonte: il quadro regionale delle relazioni Sindacato-Autonomie locali ................ 9
La negoziazione sociale in Piemonte, gli accordi e le nuove tendenze. ................................................................. 13
L’aliquota IMU .................................................................................................................................................... 13
Il fondo di restituzione IMU ................................................................................................................................ 14
L’aliquota IRPEF .................................................................................................................................................. 15
Il fondo di restituzione IRPEF .............................................................................................................................. 16
ISEE/ISEE istantaneo ........................................................................................................................................... 17
L’attuazione degli accordi di negoziazione sociale. Il confronto con gli amministratori degli enti locali. ............. 18
La valutazione degli accordi .................................................................................................................................... 21
Problematiche e suggerimenti................................................................................................................................ 22
Contrattazione sociale, bilanci comunali e domanda sociale ................................................................................. 24
Le materie oggetto di negoziazione sociale ....................................................................................................... 25
Un tentativo di lettura dei bilanci comunali attraverso il sistema degli indicatori finanziari ................................ 29
Gli investimenti al collasso nell’ultimo triennio ................................................................................................. 34
2° Parte
Il quadro statistico generale ................................................................................................................................... 36
Analizziamo il risultato in ordine alle province dove si è svolta la contrattazione. ............................................ 37
Le caratteristiche della rappresentanza sindacale ............................................................................................. 50
Le aree tematiche della contrattazione .............................................................................................................. 50
I beneficiari della contrattazione ........................................................................................................................ 56
La contrattazione in materia di finanza locale ed entrate .................................................................................. 57
Addizionale IRPEF ........................................................................................................................................... 57
Bibliografia .............................................................................................................................................................. 61
Appendice: Accordi esemplificativi dell’attività di contrattazione sociale in Piemonte nel 2012 ......................... 62
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1° PARTE
Introduzione al 5° Rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte
Siamo al 5° rapporto sulla contrattazione sociale territoriale sviluppato dall'IRES CGIL Piemonte “Lucia Morosini”. Il rapporto raccoglie gran parte degli accordi e dei verbali derivanti dalla negoziazione sui bilanci degli Enti Locali nel 2012, con le Autonomie Locali della nostra regione e prosegue l'analisi che abbiamo avviato congiuntamente come CGIL, FP e SPI del Piemonte, sulla contrattazione sociale territoriale nel nostro territorio, esaminando sia gli aspetti quantitativi che qualitativi della stessa. Nel 2012, come era facile prevedere, le difficoltà di contesto sono aumentate. Da una parte per le ricadute dei provvedimenti Governativi e della Regione, dall'altra perché il combinato composto tra tali provvedimenti ed inasprimento della crisi ci ha visto confrontare con una situazione dove alla crescente domanda sociale si è contrapposto un calo delle risorse disponibili, richiedendo, alle Organizzazioni Sindacali, un livello di iniziativa e di risposta più alto e più difficile da raggiungere. La situazione di crisi è in costante aggravamento:
· 47.000 lavoratori in mobilità di cui, la gran parte nelle liste di quella non indennizzata, · 37.000 lavoratori rischiano, se non verrà rifinanziata la Cig in deroga, di essere licenziati; · assenza di un quadro di interventi atti a rilanciare la struttura industriale e dei servizi nel nostro contesto territoriale.
Tutto questo ha già prodotto e produrrà ulteriormente un forte incremento della domanda di sostegno al reddito e di accesso ai servizi in forma agevolata per un numero sempre maggiore di cittadini. Cittadini che avranno bisogno dell'intervento, del sostegno pubblico e non di ulteriori balzelli con cui fare i conti. Dall'altra i pesanti tagli ai trasferimenti, la gabbia del Patto di Stabilità, hanno ridotto i margini di azione delle amministrazioni locali. Questo ha reso, nel rapporto con i comuni, ancor più ruvido il confronto sui bilanci e sulle priorità di spesa. In questo contesto è venuta meno una condizione che negli altri anni, a partire dal 2007, aiutava lo sviluppo delle relazioni, a livello delle amministrazioni locali, nella contrattazione sociale: Il costante confronto e la definizione di intese di indirizzo tra le OO.SS e le associazioni dei comuni (Anci e Lega delle Autonomie). Nel 2012 non è stata possibile nemmeno la verifica sullo stato di avanzamento dell'intesa realizzata sul Patto Antievasione. In una situazione come l'attuale, l'attenzione sul reperimento delle risorse, finalizzate a garantire i servizi, attraverso la lotta all'evasione, dovrebbe essere considerata una priorità. Come è mancato un confronto su come approcciare alla definizione dei regolamenti relativi alla Tares, come, invece, previsto dall'accordo del 26 aprile 2012. Sicuramente, l'incertezza per il susseguirsi di provvedimenti governativi, ha accentuato le difficoltà delle amministrazioni locali e di conseguenza delle loro rappresentanze. Semmai, questa, una ragione in più per proseguire sul percorso tracciato. Un confronto, anche difficile, ma, finalizzato alla ricerca di soluzioni praticabili, avrebbe aiutato entrambe le parti nello sviluppo del confronto nella diverse realtà locali.
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Il Quadro della Contrattazione Sociale territoriale del 2012
Nel 2012 sono stati realizzati in Piemonte 117 tra accordi e verbali (il dato si riferisce all’unità di analisi del comune, come si vedrà nel paragrafo dedicato al quadro statistico il numero complessivo degli accordi per il 2012 è pari a 126, in ragione del fatto che alcuni comuni hanno sottoscritto più documenti di negoziazione sociale).. Il calo del numero di accordi su Torino (72 nel 2011, 55 nel 2012), Novara (20 nel 2011, 16 nel 2012) è stato controbilanciato dagli accordi realizzati a Biella (0 nel 2011, 12+ 4 sospesi in attesa di firma nel 2012), Alessandria (1 nel 2011, 5 nel 2012), Vercelli (2 nel 2011, 6 nel 2012), nel V.C.O. ( 0 nel 2011, 3 nel 2012) e Asti (0 nel 2011, 4 nel 2012) e Cuneo (14 nel 2011, 16 nel 2012). Va sottolineata la maggior estensione della contrattazione sociale nel contesto regionale piemontese. Il numero degli incontri richiesti e svolti, è stato notevole. Era possibile, quindi, realizzare un numero di accordi di gran lunga superiore. Non è stato possibile per diverse ragioni: · in tante situazioni, pur riscontrando una disponibilità al confronto da parte delle amministrazioni, le soluzioni proposte, a fronte dei tagli ai bilanci, non hanno prodotto condizioni utili al raggiungimento di una mediazione accettabile, in altri casi, a fronte di scelte non condivisibili avanzate dalle amministrazioni, abbiamo deciso noi di non fare accordi,· in altri casi ancora, dopo un difficile confronto, in un verbale di riunione, si è preso atto dei punti sui quali si registrava accordo e quelli dove le posizioni divergevano. Quella del 2012 è stata una contrattazione che ha provato a difendere le acquisizioni degli anni precedenti e ad estendere, nel contesto piemontese, le migliori pratiche realizzate negli anni precedenti, nel maggior numero di realtà possibile. Compartecipazione al costo dei servizi Quasi la totalità degli accordi recepisce l'Isee quale strumento per regolare la compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi a domanda individuale. In 23 casi, che si aggiungono agli accordi degli anni precedenti, si è concordato il ricorso all'Isee Istantanea. Patti Antievasione . Sono stati sottoscritti accordi con 92 Comuni, relativi al il Patto Antievasione. I Comuni che hanno completato l'iter, sino all'adesione alla convenzione tra Anci e Agenzia delle Entrate, ai fini della sua operatività, sono stati 62. E' necessario, su questo tema, riprendere l'iniziativa verso i comuni che non hanno completato l'iter, ed operare altrettanto per estendere il Patto Antievasione ad altre amministrazioni. I prossimi confronti si svolgeranno in una situazione ancor più negativa rispetto al 2012. Il reperimento delle risorse attraverso la lotta all'evasione, a salvaguardia dei servizi, deve essere al centro del confronto con le amministrazioni. Imu Nella gran parte degli accordi si convenuto sul mantenimento delle aliquote previste dalla normativa nazionale (0,40% - 0,76%). In una serie di accordi sono state definite soluzioni che: · ai fini dell'applicazione dell'aliquota, equiparano alla 1^ casa le abitazioni ATC, le case Cooperative in 2 casi (Cavaglià e Trivero), il solo riconoscimento della detrazione, gli anziani e disabili ricoverati in strutture sanitarie, coniuge separato ecc.. In tre casi si è ottenuta, in forme e quantità diverse (Alpignano, Gattinara, Borgosesia), la riduzione dell'aliquota sulla 1^ casa, in altri quattro (Pecetto, Chianocco, Orbassano, Caluso), un aumento della detrazione; · definiscono forme di progressività, agendo sulla classificazione degli immobili; · differenziano sulle seconde case, le aliquote di quelle sfitte da quelle affittate e tra queste, quelle ad affitto convenzionato da quelle ad affitto a prezzo di mercato ; · Istituiscono, dodici casi (Torino, Asti, Bruino, Ivrea, Villanova d'Asti, Bussoleno, Casellette, Carignano, Carmagnola, Nichelino, Villastellone, Piossasco), identificati con nomi diversi,
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Fondi per la restituzione dell'Imu sulla prima casa in base al reddito Isee (per lavoro dipendente e pensionati). In un terzo circa degli accordi si registra un aumento delle aliquote, non sempre bilanciate da agevolazioni o forme di progressività che mettano al riparo i redditi medio bassi. Stante così le norme (ad oggi siamo di fronte ad un rinvio dell'Imu sulla 1^casa), dobbiamo impegnarci, nei prossimi confronti con le amministrazioni, nell'implementare il numero di accordi che mettono al centro Progressività e soluzioni che tengano conto del reddito, come è nel caso dei Fondi. Altra questione da affrontare è quella relativa degli immobili concessi in comodato gratuito ai familiari. La questione Imu non esaurisce il tema casa. Nel confronto con le amministrazioni è necessario individuare risposte all'emergenza casa. Si moltiplicano in modo esponenziale i casi di sfratto e di morosità incolpevole. Sul piano generale serve rimettere in moto una politica per l'edilizia popolare (Governo, Regioni), senza la quale non c'è soluzione al problema, ma dall'altra è necessario spostare risorse per il sostegno all'affitto (Fondi?) per sostenere chi è in difficoltà. Irpef comunale Nella gran parte degli accordi si è riusciti ad impedirne l'aumento. Solo in un caso siamo riusciti diminuirla. In altre situazioni l'aumento dell'Irpef è stato controbilanciato con interventi sulla progressività delle aliquote e/o con l'innalzamento dell'esenzione. Solo in due casi si è convenuto su una soluzione selettiva, destinando l'esenzione a lavoratori in Cigs, mobilità e disoccupati (Locana, Busano). Questo dell'esenzione è un punto delicato su cui abbiamo avviato una seria riflessione e su cui è necessaria una svolta. Agendo sull'innalzamento dell'esenzione (nel maggior numero dei casi tra i 10.000€ e i 15.000€), si tutelano poco i redditi da lavoro e da pensione e si finisce per favorire gli evasori. E' possibile agire su soluzioni diverse. In sei casi (Cuneo, Garessio, Bra, Borgo San Dalmazzo, Venaria), ad esempio, si sono istituiti, identificati con nomi diversi, Fondi di restituzione dell'Irpef in base al reddito Isee . Questa è un esperienza da estendere, in quanto: · offre una risposta più adeguata a lavoro dipendente e pensionati, ossia quelli che pagano alla fonte le tasse; · dovendo fare domanda e dare disponibilità agli accertamenti, funziona da deterrente per gli evasori. Non si rischia per il rimborso di pochi euro l'accertamento sullo stato reale del reddito e del patrimonio; Questa soluzione, o la diversificazione della esenzione tra i redditi, congiuntamente all'estensione della progressività per scaglioni di reddito, concorrono a concentrare le risorse a disposizione per ridurre la pressione fiscale sui redditi medio bassi. Quella del 2012 è stata una contrattazione, nonostante le aumentate difficoltà, di sostanziale tenuta. Emerge una prima verità con cui fare i conti. La contrattazione sociale territoriale, da sola, non è in grado di spostare gli equilibri generali. Per dare una risposta che sia all'altezza, è necessario operare affinché il quadro generale cambi e questo può avvenire con la messa in campo di una vertenza generale in grado di acquisire risposte sul rilancio di investimenti ed occupazione, come altrettanto sulla difesa e rilancio del Welfare, una redistribuzione del reddito ed una profonda revisione delle materie fiscali. Altrettanto è necessario, intervenire sui limiti e sulle criticità ancora presenti nella nostra iniziativa. Riteniamo di primaria importanza puntare a realizzare: · accordi che abbiano valenza pluriennale. E' un punto da tenere sempre presente nella nostra azione, pur sapendo che l'attuale situazione di incertezza ha messo in seria difficoltà i Comuni nel fare programmazione; · un confronto con i comuni che si sviluppi avendo un quadro complessivo delle scelte su cui operare (confronto d'insieme sui bilanci e definizione delle priorità di spesa); · intese che vadano oltre la tutela delle fasce più deboli della popolazione. E' necessario acquisire risposte per quei settori di lavoro dipendente, precari e pensionati con redditi medio-bassi, le cui difficoltà sono aumentate a causa della crisi; · un percorso di costruzione delle Piattaforme, partecipato (assemblee e incontri con i/le delegati/e e i cittadini) . E' necessario costruire Piattaforme condivise e, quindi, sostenute anche dalla necessaria iniziativa sindacale. In assenza di risposte dobbiamo essere in grado di costruire la mobilitazione e questa non nasce senza un coinvolgimento preventivo sulle scelte da operare, senza il protagonismo di chi si vuole rappresentare;
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· un forte rapporto tra contrattazione sociale ed aziendale, con il coinvolgimento diretto delle Categorie, anche attraverso specifiche forme di coordinamento. Ad oggi, questo è uno dei terreni su cui si registra una scarsissima propensione all'iniziativa. Anche se la situazione di crisi non la favorisce, diventa di vitale importanza, tanto più in tempi di spinte alle privatizzazioni e derive assicurative, acquisire nella contrattazione di 2° livello risorse private a sostegno del funzionamento e sviluppo dei servizi pubblici. · un’iniziativa che vada oltre il confronto sulla compartecipazione al costo dei servizi e che ponga con forza la necessità di salvaguardare la presenza dei servizi e la loro qualità. Abbiamo posto giustamente l'attenzione sul costo dei servizi e convenuto soluzioni relative ad esenzioni ed agevolazioni, ma non sempre abbiamo posto la necessaria attenzione sulle ricadute di provvedimenti adottati dalle amministrazioni sulla qualità dei servizi prestati alle utenze e sulle condizioni di chi opera nei servizi; · di concerto con le categorie interessate, una nostra iniziativa sugli appalti (edilizia; socio assistenziale), finalizzata a garantire trasparenza, legalità, rispetto delle norme contrattuali. Ad oggi, le esperienze sin qui realizzate sono poche (tra queste: Nichelino, Piossasco, Carignano, Villastellone, Comunità Montana Valle Susa, Venaria, Pinerolo). Bisogna attrezzare le nostre strutture, sia sul piano della conoscenza (implementare momenti formativi e seminariali di approfondimento) che della strumentazione per implementare la nostra iniziativa. Facciamo i conti con provvedimenti, da quelli governativi a quelli attivati da alcuni governi locali, a cominciare dalla Giunta Cota, che profondono l'idea di un welfare meramente assistenziale. E' fin troppo evidente la volontà di spalancare la strada alla privatizzazione delle prestazioni più qualificanti dello Stato Sociale. Ancor più che nel passato, è per noi fondamentale, sul piano vertenziale, produrre una positiva sintesi tra le istanze dei lavoratori impegnati nella gestione dei servizi e quelli dell'utenza. Il rischio che carenze, disfunzioni ecc., vengano scaricate sui lavoratori ed usate per favorire processi di privatizzazioni, sono sin troppo evidenti. La modalità con cui gestiamo la contrattazione sociale deve ancor più essere improntata alla trasparenza ed alla partecipazione dei soggetti che vogliamo rappresentare: · nella costruzione delle piattaforme, · nel rendere visibili ed esigibili i risultati acquisiti o, nel caso contrario, nel promuovere le iniziative necessarie. Oggi più che mai la contrattazione sociale ha bisogno di consolidarsi attraverso la partecipazione attiva di lavoratori e pensionati. Realizzare questo obiettivo è nostro compito primario. Pietro Passarino segr. Cgil Piemonte Piero Bosi segr. Spi-Cgil Piemonte Mara Politi segr. Fp-Cgil Piemonte
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Una stagione difficile per la contrattazione sociale
La “contrattazione sociale”, intesa come attività di negoziazione tra Sindacati ed enti locali sui temi prioritari del welfare e della fiscalità locale, vive oggi una stagione molto delicata, specie in relazione al conseguimento dei principali obiettivi posti in partenza: la realizzazione di efficaci politiche redistributive, la tutela dei diritti sociali e il consolidamento dei processi di democratizzazione delle istituzioni pubbliche. Il processo negoziale, avviato negli anni novanta subito dopo il varo della riforma delle autonomie locali (legge n. 142 del 1990), ha conosciuto un forte sviluppo in seguito sia all’attuazione del decentramento amministrativo (legge 59/1997 e decreti attuativi) sia all’approvazione delle modifiche al titolo V della Costituzione (Legge 3/2001). In definitiva, lo sviluppo delle relazioni tra enti locali e sindacati è stato reso possibile dallo spostamento in periferia dei livelli di governo più importanti, con l’attribuzione alle comunità locali della legittimazione primaria all’esercizio di tutte le funzioni attinenti al loro sviluppo sociale ed economico. Per questo motivo fin dai primi anni ’90 il processo di contrattazione sociale ha interessato - in modo crescente - l’ente Comune in forma singola e associata (Piani sociali di zona, Unioni di comuni, gestione associata mediante aziende partecipate, ecc.), nonché la Regione, la Provincia e gli altri enti territoriali (Asl, Comunità montane, ecc.). Negli ultimi anni, inoltre, nel Sindacato è cresciuta la consapevolezza della necessità di far convergere obiettivi e temi della contrattazione sociale con le azioni di contrattazione aziendale. Ciò allo scopo di non separare i diritti di cittadinanza dai diritti del lavoro. Finalità generale della contrattazione sociale è quella di “affermare responsabilità pubblica e cittadinanza attiva, inclusione sociale e rispetto dei diritti umani, equità nell’allocazione delle risorse pubbliche e uguaglianza nell’accesso alle opportunità, trasformare i favori e le clientele in diritti di cittadinanza, promuovere trasparenza e rispetto delle regole” [Documento approvato dal 16° Congresso Nazionale CGIL 2010]. Tuttavia, fino ad oggi, le prassi di contrattazione non sono state sufficientemente indagate sia per quanto riguarda lo stato di applicazione e l’impatto delle politiche redistributive sulla popolazione, sia, più in generale, con riferimento a metodi e procedure e alla classificazione delle materie trattate. Partendo da questi presupposti, sulla base degli indirizzi emanati da CGIL, Funzione Pubblica (FP) e Sindacato dei Pensionati (SPI) regionali, nell’ambito del 5° Rapporto sulla contrattazione sociale territoriale realizzato dall’Ires “Lucia Morosini”, si è provveduto ad analizzare: • le caratteristiche principali degli accordi sottoscritti negli ultimi anni da organizzazioni sindacali ed enti locali, con particolare riferimento ai Comuni; • lo stato di attuazione di un campione di 50 Accordi, attraverso la somministrazione di interviste ai decisori politici locali e la conseguente rilevazione di dati e informazioni sui risultati ottenuti. Le analisi effettuate hanno riguardato gli accordi sottoscritti nell’anno 2012 al confronto con i precedenti periodi di contrattazione sociale (2009/2011 e 2006-2008). Tale scelta è stata adottata sia allo scopo di comparare fasi di negoziazione sociale molto diverse tra loro - caratterizzate in primo luogo dalle differenti strategie sui temi della finanza locale impostate dal governo di centro-sinistra prima e dagli esecutivi Berlusconi e Monti dopo, sia allo scopo di trattare in modo omogeneo le materie di negoziazione sociale classificate dall’Osservatorio. Infatti, a seguito della ri-classificazione dei temi, avvenuta nel 2010, si è reso necessario aggiornare la codifica di tutti gli accordi contenuti nella banca dati. partire dal 2011, le analisi dell’Osservatorio sulla contrattazione sociale sono state finalizzate sempre di più a obiettivi di (ri)programmazione delle attività e di stimolo all’innovazione delle prassi negoziali. Per questo motivo, sulla base delle indicazioni di CGIL e SPI, l’Ires Lucia Morosini ha messo a punto uno schema, se non un vero e proprio modello, di analisi dei bisogni e delle condizioni sociali delle popolazioni. Tale analisi, infatti, rappresenta il momento fondamentale per la definizione degli obiettivi della contrattazione sociale. L’esame della domanda sociale è stato effettuato sia attraverso la predisposizione di un sistema di indicatori sociali (rilevati presso tutti i comuni piemontesi e disponibili presso la banca dati dell’Osservatorio sui bilanci comunali, curato dall’Ires), sia attraverso la sperimentazione, in alcuni comuni, di momenti di confronto fra Sindacati, Amministrazioni comunali e cittadini.
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Il contesto politico – istituzionale e le manovre finanziarie
Le modalità di realizzazione della contrattazione sociale risentono fortemente delle scelte politiche ed economico-finanziarie (con particolare riferimento alle manovre finanziarie annuali) adottate negli ultimi anni dai governi nazionali. Il Patto di stabilità interno, in questi anni, è diventato uno tra i fattori che più fortemente condizionano le gestione finanziaria degli enti locali, spesso con effetti penalizzanti. Nato con l’obiettivo strategico di bloccare le spese fuori controllo degli enti locali e per sanzionare i cattivi pagatori introducendo nella PA criteri di sana gestione economica, oggi il patto tende nei fatti a frenare lo sviluppo delle economie locali, impedendo in diversi casi alle amministrazioni di portare avanti investimenti vitali ai fini del rilancio della competitività. Le disposizioni contenute nella Legge di Stabilità per il 2012 (legge n. 183/2011) ha innovato in modo significativo il meccanismo del Patto di stabilità interno operante nel 2011, specie per quanto riguarda i seguenti aspetti: • l’estensione dei vincoli di finanza pubblica a un numero superiore di Comuni; • l’aumento dell’importo complessivo della manovra; • l’introduzione dei criteri di virtuosità; • le modifiche al Patto regionalizzato; • l’estensione delle sanzioni. Una delle principali novità del nuovo Patto di stabilità interno è che a decorrere dal 2013 le disposizioni vigenti trovano applicazione nei riguardi di tutti i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti (articolo 16, comma 31 del d.l. 138/2011) (vedi disposizioni per i piccoli comuni). La stessa manovra ha previsto che, a decorrere dal 2014, le Unioni di Comuni costituite fra i comuni meno di mille abitanti vengano assoggettate alle regole del Patto. La legge di stabilità per il 2013 interviene modificando lievemente la disciplina del patto di stabilità interno per il 2013-2016, lasciando inalterato la struttura del patto di stabilità interno. Le principali modifiche riguardano:
la base di calcolo: l’obiettivo del patto di stabilità interno deve essere calcolato sulla spesa media corrente del 2007-2009 invece che del 2006-2008
introduzione di due nuovi indicatori per calcolare gli enti virtuosi anche per il 2013 viene finanziato il patto incentivato regionale per un importo di 600 milioni di euro. per i comuni con popolazione compresa tra i 1.001 e 5.000 abitanti per il 2013 è prevista una
percentuale per il calcolo del contributo alla manovra attraverso il patto di stabilità interno minore rispetto a quella applicata dagli altri comuni. Ciò implica una riduzione del patto di stabilità di circa 180 milioni di euro per i comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.
Negli anni 2007-2014 il contributo finanziario apportato dai Comuni al risanamento della finanza pubblica è di oltre 15 miliardi di euro di cui: • 40% da tagli di risorse trasferite • 60% da inasprimento Patto di Stabilità
Il declino del pubblico impiego
Il quadro normativo sollecita ormai da alcuni anni i Comuni alla dismissione dei servizi in gestione diretta a favore dell’affidamento a soggetti terzi. A favorire tale esito sono in particolare le seguenti norme:
l’art. 14, co. 9 della legge 122/2010, in base al quale si può procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite del 20% della spesa corrispondente alle cessazioni dell’anno precedente. Ciò significa che ogni dieci dipendenti cessati dal servizio solo due possono essere assunto di ruolo;
l’art. 36, co. 2 del decreto legislativo 165/2001, come modificato dall’art. 17, co. 26, della legge 102/2009, in base al quale le pubbliche amministrazioni possano avvalersi delle forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale solo per rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali.
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l’art. 4, co. 102, lett. b) della legge 183/2011, che ha esteso agli enti locali e fino al 2013 le disposizioni contenute nella legge 122/2010, in base alle quali le amministrazioni statali hanno la possibilità di «avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009». Analogo limite è introdotto per «la spesa per personale relativa a contratti di formazione lavoro, ad altri rapporti formativi, alla somministrazione di lavoro, nonché al lavoro accessorio».
Obiettivo di questi provvedimenti non è solo la riduzione della spesa complessiva per il personale ma anche il progressivo ridimensionamento dei servizi pubblici locali. Numerose inoltre le novità introdotte in materia di personale dalla legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228/2012). Il concorso dei dipendenti pubblici al raggiungimento degli obiettivi di contenimento della spesa appare tutto sommato assai limitato. Le manovre degli anni precedenti avevano già consentito di raggiungere significativi risultati di contenimento della spesa per il personale delle Pubbliche Amministrazioni. Nel dettaglio, comunque, vengono introdotte dalla legge n. 228/2012 le seguenti norme:
inserisce forti limitazioni alla possibilità di prorogare i contratti di collaborazione ed il divieto al loro rinnovo. Si applicano agli incarichi di collaborazione, ivi compresi quelli coordinati e continuativi, e non solo a quelli di consulenza, studio e ricerca. Rimangono esclusi gli incarichi professionali.
introduce la possibilità per tutte le amministrazioni pubbliche, ivi compresi quindi gli enti locali e le regioni, di prorogare la durata dei contratti di assunzione a tempo determinato in essere alla data del 30 novembre 2012;
consente la stabilizzazione dei lavoratori precari. Questa disposizione opera in via permanente per tutti i dipendenti che hanno raggiunto 36 mesi di anzianità presso la stessa Pubblica Amministrazione (non ha carattere vincolante ma introduce un’opportunità).
Il mancato apporto dei fondi sociali nazionali
Considerando i possibili effetti sulle politiche di welfare, ai vincoli fissati dal Patto di Stabilità interno in materia di pubblico impiego si devono aggiungere i forti tagli inferti negli ultimi anni ai Fondi nazionali per gli interventi sociali, che hanno perduto circa il 75% delle risorse complessivamente stanziate dallo Stato. La decurtazione più significativa riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS), istituito dalla legge 449/1997 e ridefinito con la legge 328/2000. Le risorse in capo a questo Fondo, che costituisce la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, negli ultimi anni hanno contribuito in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso la quota del fondo ripartita tra le regioni (che a loro volta attribuiscono le risorse ai Comuni e ai Piani sociali di zona). Dal 2008 al 2012 la dotazione del Fondo è scesa da 929,3 milioni a 69,95 milioni. La manovra di bilancio per il 2011 ha poi cancellato ogni stanziamento per il Fondo per la non autosufficienza, dotato di 400 milioni nel 2010. Il Fondo per le politiche della famiglia, destinato a finanziare il Piano nazionale per la famiglia, il sostegno delle adozioni internazionali, le iniziative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il fondo di credito per i nuovi nati e alcuni interventi relativi ad attività di competenza regionale, ha oggi una dotazione finanziaria di 31,99 milioni, assai più contenuta rispetto ai 185,3 milioni del 2010. Il Fondo per le politiche giovanili ha visto diminuire gli stanziamenti da 94,1 a 8,18 milioni. Infine, i fondi statali destinati a politiche di carattere sociale, drasticamente ridotti con la Legge di stabilità 2011 e la Legge di stabilità 2012, sono stati in parte reintegrati con la Legge di stabilità 2013 (Legge 24 dicembre 2012, n. 228), che ha segnato una timida inversione di tendenza. Le risorse aggiuntive sono stanziate per il solo 2013 e concentrate sui fondi per le politiche sociali e per le non autosufficienze: Per gli anni successivi, però, il welfare sociale non potrà contare su alcuna certezza.
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La contrattazione sociale in Piemonte: il quadro regionale delle relazioni Sindacato-Autonomie locali
Negli ultimi anni sono state introdotte, nei Comuni piemontesi, diverse tipologie di agevolazioni per tutelare i redditi più bassi e per permettere ai cittadini di fronteggiare la grave situazione di crisi attualmente in atto. Si tratta di provvedimenti adottati grazie alle prassi di contrattazione sociale che hanno coinvolto Amministrazioni Comunali (ed altri enti locali) e Rappresentanze Sindacali.
In linea generale, in Piemonte la contrattazione sociale è stata caratterizzata da almeno tre fasi d’intervento.
Nella prima parte degli anni 2000, gli accordi sottoscritti sono stati in larga parte finalizzati ad interventi di promozione e valorizzazione della negoziazione sociale, ai quali, però, si è immediatamente affiancata l’attività di contrattazione sulle politiche bilancio. In questo periodo il confronto con gli enti locali ha interessato in modo particolare i grandi e medi Comuni del Piemonte. Protagonista dell’intervento pioniere è stato lo Spi CGIL (firmatario unico di tutti gli accordi fino al 2005): in conseguenza, le tematiche trattate si sono caratterizzate per una forte attenzione alla popolazione anziana, sebbene in numerosi accordi – anche tra quelli siglati esclusivamente dai Sindacati dei Pensionati – la contrattazione sociale si sia focalizzata sulle tematiche dei giovani e dei disoccupati, sul problema delle abitazioni, sulla necessità di introdurre sistemi locali di progressività fiscale e, più in generale, sullo sviluppo dei servizi sociali territoriali.
In una seconda fase, che a sua volta ha conosciuto una forte evoluzione nel periodo 2009/2010, gli Accordi si sono caratterizzati soprattutto per: a) la maggiore articolazione dei temi trattati, attraverso la graduale trasformazione delle piattaforme sindacali da generali-rivendicative a specifiche-propositive; b) il forte coinvolgimento dei piccoli comuni nella negoziazione; c) il maggiore protagonismo della componente confederale della CGIL nelle azioni di contrattazione sociale.
Con il 2011 e il 2012 si avvia una nuova fase della negoziazione sociale, maggiormente orientata ai temi dell’equità fiscale e del contrasto all’evasione, e caratterizzata inoltre dal forte inasprimento delle condizioni di operatività dei bilanci comunali.
I risultati della negoziazione sono evidenti: non è tanto l’evoluzione del numero degli accordi che va qui segnalata, quanto piuttosto alcune caratteristiche qualitative della prassi. Basti pensare, ad esempio, che se nel 2006-2008 ogni 100 euro “stanziati” dai Comuni in base agli accordi sottoscritti con il Sindacato, ben 65 erano indirizzati a interventi sociali di carattere generale, il più delle volte ancora non individuati in sede di negoziazione; nel triennio 2009-2011, invece, tale percentuale è scesa al 19%, in conseguenza di una maggiore finalizzazione settoriale delle risorse. In termini di incidenza percentuale, è cresciuta in particolare la quota di risorse destinate a interventi urbanistici e per lo sviluppo delle residenze, a specifici servizi sociali, all’infanzia e alla lotta alla disoccupazione e alla povertà.
Va detto che, proprio a partire dalla seconda metà del decennio scorso, le azioni di contrattazione sociale con gli enti locali sono state sollecitate e accompagnate dall’introduzione di un nuovo sistema – regionale - di relazioni sindacali, con la partecipazione di CGIL, CISL e UIL e delle associazioni delle autonomie locali (Anci e Legautonomie). Esso ha portato alla sottoscrizione di 4 accordi quadro, di indirizzo per gli enti territoriali e le azioni di contrattazione sociale.
Chiave di volta del processo di contrattazione sociale è stato il Protocollo sulle Relazioni Sindacali (riconoscimento e valorizzazione del ruolo della contrattazione sociale) sottoscritto nell’ottobre 2006; in seguito alla sua sottoscrizione, il numero degli Accordi piemontesi è cresciuto immediatamente in maniera considerevole.
Il 22 novembre 2007, con il secondo accordo siglato a livello regionale, la negoziazione sociale in Piemonte ha fatto un enorme passo in avanti nella regolazione dell’ISEE, e in modo particolare nell’”applicazione di criteri di valutazione della situazione economica per la compartecipazione ai costi delle prestazioni sociali”.
Le misure adottate erano finalizzate a promuovere nuove soglie di accesso per difendere i redditi più bassi:
è stato individuato nel valore ISEE di 8.000 euro la soglia di reddito da considerare esente da ogni compartecipazione. Allo stesso tempo, relativamente all’area di agevolazione, si è auspicato che la soglia di reddito familiare da tutelare si innalzasse fino a 16.000 euro ISEE;
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è stata promossa la Tariffa lineare, espressa con una curva che parte dalla soglia di esenzione per arrivare alla tariffa piena, in sostituzione della Tariffa tradizionale a scaglioni di reddito, in base alla quale è sufficiente un euro in più o in meno per passare nello scaglione superiore o inferiore. In sostanza, in questo modo si è sollecitato il superamento della forte disparità di trattamento tra redditi e situazioni praticamente identiche, valorizzando il principio della progressività dell’imposta e di retribuzione a tutela dei redditi più bassi;
è stata potenziata la lotta all’elusione e all’evasione fiscale.
Successivamente, con l’Accordo del 19 dicembre 2008, “Risorse, politiche sociali, concertazione sui bilanci 2009”, a fronte della grave situazione economica e finanziaria che interessato il Paese, le rappresentanze sindacali e delle Autonomie locali hanno promosso lo sviluppo di iniziative congiunte per rivendicare lo stanziamento di risorse aggiuntive per gli enti locali e la revisione del Patto di stabilità interno, allo scopo di salvaguardare gli investimenti e le spese di rilevanza sociale.
E’ stato previsto il rafforzamento dell’intervento pubblico di regione ed enti locali a sostegno del reddito e delle politiche di inclusione sociale. Tra le misure promosse:
la tutela del reddito dei lavoratori anche precari, coinvolti nelle crisi aziendali. In questo contesto è stato dato avvio all’esperienza dell’ISEE cosiddetta istantanea: infatti l’Accordo quadro regionale ha previsto il ricalcolo della dichiarazione ISEE per i lavoratori e le famiglie colpiti dalla crisi economica.
la generalizzazione del Protocollo d’indirizzo sull’ISEE (22 novembre 2007) per promuovere le forme di progressività fiscale e tariffaria;
le iniziative sul controllo e la riduzione dei prezzi, con riferimento alle esperienze di pane e latte ad euro, alle tabelle di prodotti con prezzi calmierati, ai mercatini dei produttori con filiera corta e Km 0.
Con l’Accordo quadro sottoscritto il 25 novembre 2010, “Patto antievasione”, rappresentanze sindacali e autonomie locali hanno aperto nuova fase di confronto sui Bilanci di previsione per il 2011. Due sono le misure d’intervento promosse:
la difesa della spesa sociale e dei servizi pubblici;
Assumere la lotta all’elusione fiscale come una vera e propria priorità al fine di reperire nuove risorse e condurre una battaglia di equità e di giustizia sociale.
In particolare, è stato sottoscritto un Patto antievasione, da estendere a tutti i Comuni, promovendo, in accordo con l’Agenzia delle Entrate e gli enti locali, interventi volti a contrastare l’evasione fiscale e dei tributi nazionali. L’Accordo, inoltre, è finalizzato alla lotta all’evasione dei tributi locali e alla definizione di un’intesa con la Regione Piemonte, allo scopo di contrastare l’evasione dei tributi regionali.
Questo Accordo, inoltre, mira a estendere l’utilizzo dell’ISEE come strumento per regolare la compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi, sviluppando in modo particolare l’esperienza dell’ISEE istantanea. Attraverso questo strumento si può accertare la condizione reale di reddito “privilegiando sia per le agevolazioni che per la curva di progressione i lavoratori dipendenti, i pensionati e precari”. Infine, occorre evidenziare l’Accordo sottoscritto il 26 aprile 2012 (l’esame delle caratteristiche dell’accordo è riportato nell’Introduzione a questo Rapporto) tra Cgil Cisl Uil regionali, l'Anci e Legautonomie, orientato sia a dare nuovo impulso al Patto Antievasione del 2010 sia a indirizzare gli enti locali verso la difesa del welfare e del sistema dei servizi socio-sanitari. Alla luce dei provvedimenti messi in atto dal Governo, nell’ambito dei processi di contrattazione sociali si è inteso dare avvio ad un confronto costante allo scopo di garantire continuità ai servizi e livelli di compartecipazione secondo giustizia ed equità, compatibilmente con la situazione economica degli enti locali. In particolare, l’Accordo promuove il potenziamento della lotta all'evasione, il finanziamento delle politiche sociali anche attraverso l’eliminazione degli sprechi e, per quanto riguarda le entrate, l’individuazione dell’intervento sui patrimoni come prioritario rispetto al reddito. Infine, riportiamo il testo dell’accordo sottoscritto dalle Associazioni degli enti locali e dalle organizzazioni sindacali nella primavera del 2012.
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Nell'incontro tenutosi in data 26 aprile 2012, le parti, a fronte della verifica del Patto antievasione sottoscritto il 25 novembre 2010 e della necessità di dare allo stesso nuovo impulso, alla luce dei provvedimenti messi in atto dal Governo, hanno inteso dare avvio ad un confronto costante al fine di concertare linee di azione nella contrattazione sociale territoriale atti, pur nell'attuale situazione difficile, a garantire continuità ai servizi e livelli di compartecipazione secondo giustizia ed equità, compatibilmente con la situazione economica degli enti locali.
L'Anci, la Lega delle Autonomie, Cgil, Cisl e Uil del Piemonte ritengono, tanto più in una situazione di crisi come l'attuale, indispensabile che il reperimento delle risorse necessarie a difendere e preservare i servizi sociali e la spesa per il Welfare, parta innanzitutto dalla lotta all'Evasione Fiscale, dai risparmi e dalla riduzione degli eventuali sprechi, mentre sul versante delle entrate ritengono prioritario intervenire sui Tributi inerenti il Patrimonio rispetto a quelli che ricadono sui Redditi, come l'Addizionale Irpef.
In ragione di ciò, Anci, lega delle Autonomie e Cgil, Cisl, Uil, del Piemonte, ritengono sia necessario rendere più stringente l'intervento nella lotta contro l'evasione fiscale, contributiva e dei tributi locali, al fine di recuperare risorse finalizzate a tale scopo. Per queste ragioni è necessario estendere il Patto Antievasione e renderlo efficace, mettendo in opera, oltre all'adesione all'accordo stipulato in data 25 giugno 2009 con l'Agenzia delle entrate, tutti gli atti amministrativi ed organizzativi utili a dargli efficacia.
L'Anci, la Lega delle autonomie e Cgil, Cisl e Uil del Piemonte, avanzano richiesta alla Regione Piemonte, come già avvenuto in altre Regioni, della definizione di un'intesa, Patto Antievasione, per contrastare l'evasione dei Tributi Regionali (Irpef, Irap, Iva, bollo auto ecc.), destinando quote delle risorse recuperate verso i Comuni che partecipano al recupero stesso.
A tal fine sarà necessario definire una convenzione con l'agenzia delle entrate, prevedendo l'adesione dei Comuni della Regione Piemonte. Le risorse recuperate, dovranno essere finalizzate all'investimento e ad interventi a garanzia del mantenimento e lo sviluppo dei servizi
Patti Antievasione e controlli
L’ Anci e Lega delle Autonomie Locali chiederanno all'Agenzia delle entrate di attivare un gruppo di lavoro permanente al fine di consentire, oltre ad un costante scambio di informazioni, l'attivazione di percorsi formativi, elaborazione di programmi locali di recupero dell'evasione, guide operative ecc.
L'Anci, la Lega delle Autonomie Locali, Cgil, Cisl, Uil, del Piemonte, invitano i Comuni a definire, ai fine delle segnalazioni qualificate di cui all'Accordo con l'Agenzia delle Entrate, processi di riorganizzazione utili ad effettuare i necessari controlli nell'ambito dei campi di intervento di propria competenza (commercio e professioni, urbanistica e territorio, ecc).
Inoltre, invitano i comuni, ai fini del controllo della correttezza delle certificazioni Isee ad istituire apposite sezioni nell'ambito dell'ufficio tributi, ai fini del controllo delle dichiarazioni Isee e ad accentrare in un unico archivio informatico i dati relativi alle richieste di agevolazione attraverso l'Isee. Per i piccoli Comuni sarà necessario agire in forma associata.
l'Anci e la Lega delle Autonomie, si faranno parte attiva verso i Comuni affinché vengano promosse campagne di informazione pubblica, relative alla attivazione dei controlli e degli incroci sulle situazioni reddituali e patrimoniali dei facenti richiesta delle agevolazioni.
Addizionale Irpef comunale
Per le ragioni esposte in premessa, compatibilmente con la situazione economica dei singoli enti, le parti stipulanti ritengono, prioritariamente, ai fini di una maggiore equità e giustizia, lasciare inalterata la situazione inerente l'Addizionale Irpef, quindi, evitando di intervenire con aumenti.
Qualora, per difendere la spesa sociale, e gli investimenti, vi fosse necessità di intervenire, va garantita l'applicazione dei criteri di progressività definiti dalla legge e agendo, al fine di garantire equità e giustizia
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sociale, sulle fasce di reddito più alte e definendo, ove necessarie, fasce di esenzione sulla base dell'indicatore Isee, per una maggiore tutela dei redditi da lavoro dipendente e da pensione.
IMU
L'Anci, la Lega delle Autonomie e Cgil, Cisl, Uil del Piemonte ritengono utile nell’adozione dei regolamenti attuativi dell’IMU, da parte dei Comuni, si agisca prioritariamente attivando le seguenti soluzioni:
1) – Prevedere una articolazione delle aliquote sulla prima casa, che tenga conto della tipologia dell'immobile (da verificarne la possibilità in relazione alla normativa vigente ) ed anche, dando progressività all'imposta, riducendo la tassazione per le abitazioni di tipo popolare ed economico.
Lo stesso meccanismo può essere adottato anche per differenziare l'Imu sugli altri immobili ( dalla seconda casa in poi, garantendo progressività dell'imposta). Sulla prima casa è necessario, inoltre, individuare soluzioni che tutelino i redditi più bassi, gli anziani soli, le famiglie con disabili e le giovani coppie (compatibilmente con la normativa vigente).
2) – Nei regolamenti attuativi dell'IMU è necessario stabilire una articolazione delle aliquote differenziando quelle per le locazioni a “contratto concordato”, da quelle locate a “prezzi liberi di mercato” e gli alloggi sfitti.
Inoltre, Anci, Lega delle Autonomie e Cgil, Cisl e Uil del Piemonte ritengono necessario:
utilizzare il tempo di proroga previsto dal DL. 216 (Mille proroghe) per un proficuo confronto in relazione al processo di riforma dell'ordinamento istituzionale riguardante i comuni (Forme associate);
si impegnano, a fronte della definizione della nuova imposta denominata Tares, che entrerà in vigore dal 2013, al confronto ed alla negoziazione dei nuovi regolamenti attuativi.
Infine, in merito alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali intervenuta con il Dl. “Salva Italia”, Anci, Lega delle Autonomie e Cgil, Cisl, Uil, intendono aprire un confronto su questa materia, nello spirito di quanto affermato e sottoscritto il 29 aprile 2011.
L'Anci, la Lega delle Autonomie congiuntamente a Cgil Cisl e Uil del Piemonte, si impegnano a promuovere nell'ambito contrattazione sociale territoriale, l'adesione all'iniziativa “18 anni.... in comune” relativa alla divulgazione di informazioni sui diritti di cittadinanza ai figli di immigrati nati e cresciuti in Italia.
Le parti si incontreranno per verificare l’applicazione del presente accordo.
In Fede
Torino, 26 aprile 2012
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La negoziazione sociale in Piemonte, gli accordi e le nuove tendenze.
Nel presente rapporto sono state approfondite le prospettive di intervento della negoziazione sociale, con particolare riguardo all’esame delle linee direttrici emanate da CGIL, SPI e Funzione Pubblica Piemonte. A questo proposito, sono state individuate alcune tipologie di accordo ritenute significative: gli accordi che hanno previsto la costituzione di un Fondo di restituzione per l’Imu e l’Addizionale Irpef per tutelare le fasce più deboli della popolazione e alleggerire il peso della nuova imposta sulle famiglie con redditi più bassi, gli Accordi finalizzati al miglioramento degli appalti pubblici, quelli che hanno valorizzato l'Isee come strumento utile a definire il livello di compartecipazione dei cittadini al costo dei servizi, o come leva per differenziare la politica tributaria e tariffaria a seconda che gli utenti dei servizi comunali fossero lavoratori dipendenti e pensionati, oppure lavoratori autonomi. Tali tipologie di accordi sono state analizzate per evidenziarne i principali punti di forza e di coerenza con gli indirizzi sindacali, nonché per valutarne le opportunità di trasferibilità nel territorio piemontese. Ciò allo scopo di contribuire a irrobustire le principali tendenze emerse negli ultimi anni. Per questa ragione abbiamo deciso di pubblicare una ventina di accordi sottoscritti nel 2012 e tra questi, alcune tra le migliori pratiche realizzate. Come nel rapporto sulla contrattazione sociale dello scorso anno vengono riportati in questa sezione alcuni accordi stipulati nel 2012 dai comuni piemontesi che presentano peculiarità in merito ad alcune materie trattate negli accordi. Le tematiche trattate negli accordi del 2012 presentano alcuni cambiamenti rispetto a quelle trattate nel 2011. In particolare gli accordi si riferiscono ai seguenti temi: a) aliquote IMU; b) fondo di restituzione IMU; c) aliquote IRPEF; d) fondo di restituzione IRPEF; e) ISEE/ISEE istantaneo
L’aliquota IMU
L’Imposta Municipale Unica, introdotta nel 2012 dal Decreto salva-Italia n.201-2011, ha abrogato la norma che prevedeva fino al 2011 l'esenzione dall'imposta locale per l'abitazione principale e per i fabbricati rurali. In seguito a questa novità gli accordi di contrattazione sociale dello scorso anno hanno previsto spesso una parte dedicata alla definizione dell’aliquota IMU ordinaria e sulla prima casa. Le aliquote previste dalla legge sono: -0,4% per l’abitazione principale - 0,76 ordinaria - 0,2% per fabbricati rurali ad uso strumentale Potendo i comuni aumentare o diminuire tali aliquote entro certi limiti (l'aliquota per la casa principale di 2 punti e l'aliquota ordinaria di 3 punti) risulta interessante osservare come nei diversi accordi vengano definite, e riportare alcuni casi che presentano peculiarità. In particolare riportiamo l’esempio di alcuni comuni che, nei rispettivi accordi, hanno deciso di abbassare l’aliquota IMU sulla prima abitazione. Per esempio il comune di Gattinara, in provincia di Vercelli, che stabilisce l’aliquota allo 0,3% o il comune di Novi Ligure, in provincia di Alessandria che la definisce allo 0,38%. Molto più rari i casi in cui sia l’aliquota ordinaria ad essere abbassata, come nel caso del comune di Locana, in provincia di Torino che stabilisce l’aliquota al 6,6% “Riduzione -0,1% dell’aliquota base 6,6% anche per la seconda abitazione il Comune è stato molto attento alle esigenze dei cittadini, con una riduzione di un punto rispetto l’aliquota base”. Se poco numerosi sono quei comuni in cui l’aliquota IMU viene abbassata rispetto a quella prevista dalla normativa, risultano in numero maggiore quegli accordi in cui l’aliquota sulla prima casa rimane invariata o viene aumentata di qualche punto, come ad esempio nel Comune di Crescentino, in provincia di Vercelli, in cui l’aliquota è stabilita nello 0,45%, in quello di Villanova d’Asti, in provincia di Asti, nel quale è fissata allo 0,5% e in quello di Ovada che la aumenta allo 0,55%. Lo stesso vale per le aliquote ordinarie che risentono di un aumento maggiore, come nei comuni di Ovada (1,01%), di Crescentino (0,81%), di Villanova d’Asti (0,84%), di Pinerolo (0,89%) e di Villadossola (0,87%). Alcuni comuni inoltre introducono delle differenze nelle aliquote per alcune categorie di abitazioni, come il comune di Pinerolo, che differenzia le aliquote per gli alloggi sfitti da oltre un anno (1,06%) dalle abitazioni locate con contratto agevolato (0,57%), o che introducono differenze in base alla situazione particolare del proprietario, come il comune di Gattinara che applica l’aliquota sulla prima casa (0,3%) anche ai proprietari di alloggio ospitati in Casa di riposo.
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Per quanto riguarda le detrazioni previste dalla normativa queste sono: - 200 € per i proprietari di abitazione principale; - 50€ per ciascun figlio avente un’età non superiore a 26 anni nel limite massimo di 400 €, il figlio non deve anche essere fiscalmente a carico per avere diritto alla detrazione. In merito alle detrazioni alcuni Comuni si sono espressi aggiungendone alcune in casi particolari. E’ il caso dei Comuni di Gattinara e Crescentino che decidono di applicare la stessa detrazione prevista per i figli conviventi con età non superiore a 26 anni, anche per i figli conviventi con più di 26 anni purchè in condizione di non autosufficienza. Interessante il caso di Villanova d’Asti che nell’accordo del 2012 con le Organizzazioni Sindacali scrive “Oltre alle detrazioni previste dalla legge sono concesse ulteriori detrazioni:
- € 40,00 se all’interno del nucleo familiare vi è la presenza di un congiunto portatore di handicap grave od anziano non autosufficiente valutato dalla commissione UVG dell’Asl
- € 40,00 per tutti i cittadini con reddito Isee fino a 8.000,00 se il proprio reddito è prodotto per la maggior
parte da lavoro autonomo, - -€40,00 per tutti i cittadini con reddito Isee fino a 11.000,00 se il proprio reddito deriva per la maggior
parte da lavoro dipendente, pensione od assimilato al lavoro dipendente. - € 20,00 per tutti i cittadini con reddito Isee fino a 12.000,00 se il proprio reddito è prodotto per la maggior
parte da lavoro autonomo. - € 20,00 per tutti i cittadini con reddito Isee fino a 15.000,00 se il proprio reddito è prodotto per la maggior
parte da lavoro dipendente, pensione o lavoro assimilabile a lavoro dipendente.”
Il fondo di restituzione IMU
Come conseguenza dell’introduzione dell’Imposta Municipale Unica sulla prima casa alcuni Accordi di contrattazione sociale del 2012 hanno previsto l’istituzione di un fondo di restituzione IMU per tutelare le fasce più deboli della popolazione, e alleggerire il peso della nuova imposta sulle famiglie con redditi più bassi. Provincia di Torino
In particolare si segnalano alcuni comuni della provincia di Torino, che hanno previsto nell’accordo un fondo per la restituzione IMU, poiché in questa provincia risulta più alto il numero di comuni che hanno preventivato questo provvedimento. Il Comune di Bruino, che istituisce un fondo comunale di 30000€ “per riconoscere contributi economici alle famiglie, volti ad attenuare l’impatto economico della nuova Imposta sugli immobili nel caso di ISEE più bassi, ovvero di condizioni famigliari particolari”. Il comune adotta delle fasce ISEE per l’attribuzione del contributo e i tetti massimi delle fasce ISEE “sono differenziati, a seconda che il reddito prevalente conteggiato nell’indicatore tragga fonte da lavoro autonomo ovvero da lavoro dipendente o da pensione. A tal fine si assimila al reddito da lavoro dipendente quello derivante da contratti di lavoro atipici parasubordinati o da partite iva in mono committenza”. Viene preso in considerazione inoltre l’ISEE istantaneo per avere una “fotografia” precisa della reale situazione economica dei lavoratori. Nell’accordo vengono quindi inserite le tre fasce ISEE che permettono di avere accesso al contributo economico di cui viene riportato di seguito lo schema:
ISEE da lavoro autonomo ISEE da lavoro dipendente o da pensione
Percentuale massima di contributo
Da €0 a €500 Da €0 a €500 Fino a 80% previsione IMU annua Da €5000,01 a € 8000 Da € 8000,01 a €12000 Fino a 60% previsione IMU annua Da € 8000,01 a € 12000 Da €12000 a €17000 Fino a 40% previsione IMU annua
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E’ possibile ritrovare una situazione simile nel comune di Nichelino che nell’accordo del 26/06/2012 istituisce un fondo “destinato ad attenuare l’impatto che l’introduzione dell’IMU ha avuto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione; tale fondo avrà una dotazione di € 50000,00, per l’anno 2012”. Come nel comune di Bruino il contributo viene concesso in base ad una suddivisione in fasce ISEE distinguendo i redditi derivanti da lavoro dipendente o pensione “che non possiedano altri immobili sul territorio nazionale e all’estero, oltre quello sito nel Comune di Nichelino e destinato ad abitazione principale” Fasce ISEE
ISEE fino a € 8000 € 100,00 ISEE dal € 8001 a € 12000 € 80,00 ISEE da € 12001 a € 16000 € 60,00
da quelli titolari di redditi da lavoro autonomo o di impresa di età non superiore a 35 anni “che non possiedano altri immobili sul territorio nazionale e all’estero, oltre quello sito nel Comune di Nichelino e destinato ad abitazione principale” Fasce ISEE
ISEE fino a € 4000 € 100,00 ISEE dal € 4001 a € 6000 € 80,00 ISEE da € 6001 a € 8000 € 60,00
I comuni di Pinerolo e Carignano si impegnano invece nell’accordo a istituire il Fondo IMU successivamente, in sintonia con il bilancio. Infine l’accordo del 24 luglio 2012 del comune di Torino ha per oggetto principale il Fondo di restituzione con una dotazione iniziale di 1.000.000 di euro a cui possono accedere “tutti i pensionati e le famiglie di lavoratori dipendenti, che sono proprietari di prima casa (un solo immobile) e che dichiarano un reddito ISEE inferiore a 13000 euro”. Il contributo riconosciuto nella prima fase è di 100 e a famiglia e il comune si impegna ad implementare le risorse e di allargare la platea di chi può usufruire delle agevolazioni, istituendo una seconda fascia tra i 13000 e i 17000 euro. Il comune di Asti
Segnaliamo infine l’accordo di contrattazione sociale del comune di Asti del 21/09/2012 che presenta delle affinità con gli accordi dei comuni appena presentati a riguardo del fondo di restituzione IMU. In particolare “potranno accedere alle agevolazioni tutti i pensionati e le famiglie di lavoratori dipendenti, che sono proprietari di prima casa (un solo immobile) e che dichiarano un reddito ISEE inferiore a 11000 euro. Il contributo, riconosciuto in questa prima fase, sarà di 100 Euro massime a famiglia, a copertura dell’imposta pagata al netto delle agevolazioni per la prima casa ed i figli, prevista dalla legge.”
L’aliquota IRPEF
Un’altra tematica presente spesso negli accordi di contrattazione sociale del 2012 riguarda la definizione dell’aliquota IRPEF. Alcuni Comuni lasciano invariata l’imposta sul reddito come nel caso di Crescentino, il quale mantiene un’aliquota dello 0,3%, uguale al 2011, che risulta essere piuttosto bassa rispetto a quella applicata da altri comuni, come per altro sottolineato nell’accordo: “L’amministrazione rimarca l’importanza e entità della scelta di non intervenire, pur nella situazione di difficoltà su richiamata, sulla leva fiscale: non aumentando l’aliquota dell’addizionale comunale, già inferiore a quella in essere in molti Comuni della provincia.” L'aliquota dell'Addizionale IRPEF rimane invariata e bassa (0,20%) anche nel comune di Saluzzo che nell'accordo sottolinea di ritenere che “in un momento di crisi non si poteva nuovamente gravare sui redditi da lavoro e da pensione già fortemente penalizzati da altre misure che incidono significativamente sul costo della vita di questi soggetti”. Anche il Comune di Villadossola mantiene l’aliquota IRPEF costante e invariata rispetto al 2010 e al 2011 allo 0,6%, con esenzione totale per i redditi inferiori a 10000 euro.
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Presentiamo invece l’esempio di un comune in cui l’addizionale comunale viene aumentata, il comune di Cameri, che passa dallo 0,4% allo 0,6% aumentando, però, anche la soglia di esenzione da 10000 € a 12000€. Molti sono invece quei comuni che portano il loro sistema di aliquote IRPEF da proporzionale a progressivo per scaglioni reddito, come nel caso del comune di Carignano. In particolare abbiamo nella provincia di Cuneo i Comuni di Bra e Cuneo che presentano numerose affinità nei rispettivi accordi in merito a questa materia. Entrambi passano ad una progressività dell’Addizionale IRPEF comunale innalzando soprattutto le aliquote sugli scaglioni più elevati. Anche il comune di Villanova d’Asti applica il sistema progressivo per scaglioni di reddito aumentando l’aliquota nelle fasce di reddito più alto e diminuendola in quelle più basse secondo il seguente schema:
Fino a € 15000 Esenzione Totale Da € 15.001,00 a € 28.000,00 l’aliquota applicata è 0,19%° Da € 28.001 a € 55.000,00 l’aliquota applicata è 0,39%° Oltre € 55.000,00 l’aliquota applicata è 0,78%° Oltre 75.000,00 l’aliquota è 0,8%°
Similmente si comportano i comuni di Bruino e Ovada, che stabiliscono i seguenti scaglioni di reddito per l’addizionale IRPEF: Bruino:
Redditi fino a € 15000 4,8 per mille Redditi da € 15000 a € 28000 5,5 per mille Redditi da € 28000 a € 55000 5,8 per mille Redditi da € 55000 a € 75000 7,7 per mille Redditi oltre € 75000 8 per mille
Ovada:
Redditi fino a € 15000 4 per mille Redditi da € 15000 a € 28000 6 per mille Redditi da € 28000 a € 55000 7,2 per mille Redditi da € 55000 a € 75000 e oltre 8 per mille
Infine riportiamo il caso del comune di Busano che nell'accordo esclude alcune categorie di lavoratori dal pagamento dell'IRPEF. L'Amministrazione Comunale, infatti, accoglie “in toto la proposta delle OO.SS. di esentare i lavoratori in mobilità e in cassa integrazione guadagni dal versamento dell'addizionale comunale. Si conviene con tale misura di offrire un pieno sostegno a lavoratori gravemente colpiti dai processi di ristrutturazione in atto”.
Il fondo di restituzione IRPEF
Come per l'Imposta Municipale Unica, per la quale molti comuni hanno previsto nei loro accordi di contrattazione sociale un fondo di restituzione IMU, troviamo in alcuni accordi l'istituzione di un fondo per la restituzione dell'addizionale comunale. Anche in questo caso il fondo messo ha disposizione prevede l'erogazione del contributo sulla base di fasce ISEE in modo da difendere i redditi medio bassi. Provincia di Cuneo Presentiamo di seguito i casi di tre comuni della provincia di Cuneo che hanno previsto, nei rispettivi accordi del 2012, l'istituzione di un fondo per la restituzione dell'IRPEF. Il comune di Savigliano, nell'accordo del 29 marzo 2012, si impegna a provvedere “all'introduzione di un fondo per il rimborso a posteriori dell'addizionale IRPEF ai contribuenti che ne faranno richiesta secondo le logiche dell'ISEE” e differenzia tali fasce a seconda che il reddito sia prodotto da lavoro autonomo o dipendente. Sulla base di tali premesse hanno diritto al contributo i contribuenti che si collocano nel seguente schema:
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Sino a 15 mila euro se il reddito è esclusivamente prodotto da lavoro dipendente, assimilato o pensione.
Sino a 11 mila euro per gli altri redditi. Sino a 16 mila euro per i nuclei composti da un'unica persona con reddito da lavoro dipendente,
assimilato o pensione. Al termine dell'accordo le parti si impegnano a incontrarsi nuovamente per una riunione di verifica in merito all'applicazione del fondo. Il comune di Bra presenta una situazione simile a quella appena presentata, con l'accordo dell'11 maggio 2012 la città si impegna infatti a “costituire un Fondo a bilancio per il rimborso a posteriori dell'Addizionale IRPEF comunale ai cittadini”. Anche in questo caso il rimborso viene erogato sulla base di fasce ISEE differenziate per lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, con le seguenti modalità: rimborso integrale per i redditi sino a € 12000 con presentazione di ISEE famigliare inferiore o pari a €
15000 per redditi esclusivamente da lavoro dipendente, assimilato o da pensione e inferiore o pari a € 11000 per gli altri redditi
rimborso dell'aumento dell'addizionale IRPEF per i redditi individuali da € 12001 a € 28000 con presentazione di ISEE famigliare inferiore o pari a € 15000 per redditi esclusivamente da lavoro dipendente, assimilato o da pensione e inferiore o pari a € 11000 per gli altri redditi.
Anche il comune di Bra si impegna, al termine dell'accordo, ad un incontro successivo con le organizzazioni sindacali al fine di aumentare il limite di € 12000 e quello di € 15000 per lavoratori dipendenti, assimilati e pensionati portandolo a € 16000. Infine presentiamo l'accordo del comune di Cuneo che presenta numerose analogie con le città di Savigliano e Bra. Anche in questo caso viene istituito un fondo per il rimborso a posteriori dell'Addizionale IRPEF comunale:
Per i cittadini con un ISEE sino a 15000 euro se esclusivamente prodotto da lavoro dipendente, assimilato o pensione e sino a 11000 euro per gli altri redditi
Per i nuclei composti da un'unica persona con reddito da lavoro dipendente, assimilato o pensione, il limite di ISEE per il rimborso è fissato a 16000 euro.
Come negli accordi di Savigliano e Bra anche in quello di Cuneo l'Amministrazione Comunale e le Organizzazioni sindacali concordano una riunione di verifica per discutere in particolare del Fondo per il rimborso dell'Addizionale IRPEF comunale.
ISEE/ISEE istantaneo
Un altro strumento operativo presente negli accordi di contrattazione e adottato dai Comuni nel 2012 è l’applicazione dell’ISEE istantaneo, utilizzato in molti casi già a partire dal 2011. L'isee istantaneo non rientra nei servizi che prevedono un aiuto o un rimborso economico, come nel caso dei fondi di restituzione IMU e IRPEF, ma si tratta di un provvedimento presente in molti accordi che permette di modificare “istantaneamente” determinate tariffe se, nel corso dell’anno, un lavoratore, a causa di mutate condizioni lavorative, si ritrova con un reddito fortemente ridimensionato. In questo modo si cerca di far fronte ai cambiamenti che investono i lavoratori sempre più frequentemente a causa della crisi. Riportiamo di seguito gli esempi di alcuni Comuni che hanno previsto, nei rispettivi accordi, l'istituzione di questo strumento o che ne hanno confermato l'utilizzo dopo averlo già applicato lo scorso anno. In quest'ultimo gruppo si situa il comune di Bruino che nell'accordo del 5 giugno 2012 “conferma l'applicazione dello strumento ISEE istantaneo per le agevolazioni tariffarie, per aggiornare in tempo reale la situazione reddituale e patrimoniale di famiglie, in cui uno o più componenti hanno una repentina caduta di reddito, dovuta a cassa integrazione, mobilità o, più in generale, perdita del posto di lavoro.” Il comune sottolinea anche come questo strumento sia necessario per rendere giustizia dell'effettiva condizione delle famiglie, soprattutto in seguito ai pesanti effetti della crisi e al progressivo esaurimento degli ammortizzatori sociali. La città di Bruino dichiara inoltre di prendere in considerazione l'isee istantaneo anche per quanto riguarda l'utilizzo del Fondo di restituzione IMU e l'erogazione di questo contributo. Altri comuni introducono l'ISEE istantaneo negli accordi di contrattazione sociale del 2012, come nel caso del Comune di Novi Ligure che nell'accordo del 4 ottobre 2012 si impegna ad approfondire “la proposta di introdurre il cosiddetto ISEE istantaneo per l’accesso ai servizi comunali (vale a dire, considerare il reddito effettivo nel momento della richiesta di erogazione del servizio, invece del reddito dell’anno precedente)” o del
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comune di Villanova d'Asti che “conviene per il 2012 di utilizzare lo strumento Isee istantaneo per le agevolazioni o riduzioni tariffarie nei casi di mutazione e riduzione del reddito familiare dovuta ad esempio a perdita del posto di lavoro, mobilità o cassa integrazione”. Per le stesse ragioni tale strumento viene introdotto anche dalla città di Avigliana che prevede “l'applicazione dell'ISEE istantaneo, per poter calcolare la reale capacità economica delle famiglie, data la difficile situazione attuale che vede la situazione lavorativa dei cittadini in continuo cambiamento” e dal comune di Vallemosso che ne conferma l'applicazione. L’attuazione degli accordi di negoziazione sociale. Il confronto con gli amministratori degli enti locali.
L’obiettivo del seguente paragrafo è comprendere il livello di attuazione degli accordi di negoziazione sociale in Piemonte, attraverso la somministrazione di un questionario telefonico a responsabili comunali e assessori competenti in materia. Sono stati contattati 50 comuni di cui una parte (54%) ha espresso un proprio parere in merito alla completa, parziale o mancata attuazione degli accordi. Le tematiche rispetto alle quali si è cercato di comprendere il livello di attuazione sono essenzialmente 5:
L’aliquota IMU per la prima casa e per le seconde abitazioni; Il fondo di restituzione IMU; L’aliquota IRPEF; Il fondo di restituzione IRPEF; L’ISEE/ISEE istantaneo.
Tabella 1: Temi e stato di attuazione
IMU-Aliquote e detrazione prima casa
IMU-Fondo di restituzione
IRPEF-aliquota
IRPEF-Fondo restituzione
ISEE/ISEE Istantaneo
Totalmente attuato 80,8% 100% 91,3% 60% 100% Parzialmente attuato 19,2% 0 8,7% 40% 0 Non attuato 0 0 0 0 0 Totale 100% 100% 100% 100% 100% Casi 26 8 23 5 20 Per quanto riguarda le aliquote IMU negoziate in sede di contrattazione di può notare come l’80,8% degli intervistati dichiari che l’accordo è stato “totalmente attuato” mentre una piccola parte (19,2%) lo ritiene “parzialmente attuato”. La principale causa della parziale attuazione risulta essere la modifica successiva all’accordo, di una o di entrambe le aliquote, per una mancanza di fondi e per i tagli alle risorse comunali. Nella maggior parte dei casi il cambiamento dell’aliquota riguarda le seconde abitazioni e, in tutti i casi, l’aliquota viene aumentata, proprio per far fronte alla mancanza di risorse. Nessuno tra i comuni intervistati ha ritenuto “non attuato” l’accordo stipulato con le organizzazioni sindacali. Legato all’introduzione dell’IMU nel 2012 è l’istituzione di un fondo di restituzione IMU, che alcuni comuni hanno ritenuto opportuno inserire nell’accordo. Sul totale dei comuni intervistati solo 8 avevano previsto un fondo di restituzione IMU e tutti hanno dichiarato di averlo totalmente attuato. Nonostante questo dato positivo emerge dal questionario il fatto che spesso il fondo sia stato utilizzato solo da pochi utenti e, di conseguenza, solo una piccola parte dell’importo preventivato in sede di accordo sia stata utilizzata. Ai referenti comunali che hanno ritenuto questa parte dell’accordo come totalmente attuata è stato chiesto, infatti, quale era l’importo previsto per il fondo, se fosse stato sufficiente a soddisfare le richieste dell’utenza, e quale fosse l’importo realmente utilizzato durante il 2012. In quasi tutti i casi i comuni hanno dichiarato che l’importo è risultato sufficiente, ma hanno sottolineato il fatto che ne sia stata utilizzata solo una modesta
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parte. E’ il caso del comune di Carmagnola che, dell’importo previsto (25000 €), ha utilizzato solo 1000 €, o del comune di Bruino che ha utilizzato solo la metà del fondo preventivato, circa 15000 €, o ancora del comune di Ivrea, che afferma di aver ricevuto solo 10 richieste per il fondo di restituzione IMU. Solo in un caso, il comune di Pontecurone, il fondo preventivato non è stato sufficiente a soddisfare le richieste dell’utenza. Tra i comuni intervistati è emerso anche che alcuni, pur non avendo istituito un fondo di restituzione IMU, si sono impegnati nell’istituire un fondo sociale o di solidarietà, utilizzato soprattutto per far fronte all’emergenza abitativa e per sostenere le fasce più bisognose della popolazione. L’aliquota IRPEF prevista negli accordi risulta totalmente applicata nella quasi totalità dei comuni intervistati (91,3%) e parzialmente applicata in soli due casi. Nello specifico il comune di Villastellone auspicava in sede di accordo l’introduzione di aliquote differenziate per scaglioni di reddito, ma come spiegato dalle parole del sindaco Davide Nicco “A causa di problemi dovuti al bilancio e alla carenza di risorse non è stata applicata un'aliquota progressiva per fasce di reddito, ma un’ aliquota uguale per tutti dello 0,7%, con un' esenzione per redditi fino a 8000 euro.” Anche il comune di Nichelino voleva introdurre una divisione dell’aliquota IRPEF per scaglioni di reddito, ma come affermato dall’Assessore al Bilancio Claudio Benedetto “non era possibile applicare un IRPEF graduale perché avevamo un’elevata concentrazione in un’unica fascia di reddito; è stata quindi prevista un’esenzione fino a 15.000 euro.”
Tra i comuni intervistati solo 5 hanno dichiarato di aver previsto un fondo di restituzione IRPEF nell’accordo, due dei quali istituendo un fondo di restituzione unico per IMU e IRPEF. Anche in questo caso i referenti comunali intervistati hanno definito il fondo come totalmente o parzialmente attuato, e nessuno lo ha ritenuto non attuato. Una delle ragioni segnalate al riguardo della parziale attuazione di questa parte dell’accordo è il fatto che il fondo non sia stato ancora utilizzato, ma che si preveda di attivarlo a partire dal 2013, come spiegato dal sindaco di Piossasco, Roberta Avola Faraci “Nell'accordo si parlava dell'istituzione di un fondo sociale di 40000 euro per la restituzione IRPEF. Al momento non è ancora partito, ma stiamo lavorando in questi giorni con le Organizzazioni Sindacali ad una bozza di regolamento, che verrà approvata dal consiglio comunale per l'estate in modo che il fondo possa essere utilizzato a partire da settembre.”
Infine per quanto riguarda l’ISEE/ISEE istantaneo tutti i comuni che avevano previsto questo tema in sede di accordo lo hanno definito “totalmente applicato”, soprattutto quei comuni la cui introduzione dell’ISEE istantaneo risale ad anni precedenti. In alcuni casi, come in quello del comune di Villastellone, viene sottolineato come l’isee istantaneo sia stato applicato già da qualche anno, ma che siano poche le persone che lo richiedono.
Di seguito è riportato lo stato di attuazione delle tematiche trattate negli accordi diviso tra la provincia di Torino e le restanti province piemontesi. In generale non sembrano esserci grandi differenze nello stato di attuazione in base al territorio, soprattutto per quanto riguarda il fondo di restituzione IMU, il fondo di restituzione IRPEF e l’applicazione dell’ISEE istantaneo, che presentano percentuali molto simili, se non identiche. Tabella 2: Fondo IMU-Stato di attuazione per provincia
IMU-Fondo di restituzione
Torino Altre province
Totalmente attuato 100% 100% Parzialmente attuato 0 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 5 3
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Tabella 3: Fondo IRPEF-Stato di attuazione per provincia
IRPEF-Fondo restituzione
Torino Altre province
Totalmente attuato 50% 100% Parzialmente attuato 50% 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 4 1
Tabella 4: ISEE/ISEE istantaneo-Stato di attuazione per provincia
ISEE/ISEE istantaneo
Torino Altre province
Totalmente attuato 100% 100% Parzialmente attuato 0 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 5
Alcune differenze si riscontrano invece in merito all’aliquota IMU e all’aliquota IRPEF. Per quanto riguarda l’IMU sembra esserci una maggiore attuazione (totalmente attuato) nei comuni della provincia di Torino rispetto ai comuni delle restanti province, tra le quali risulta maggiore l’incidenza di accordi solo parzialmente attuati. Tabella 5: Aliquota IMU-Stato di attuazione per provincia
IMU-Aliquote e detrazione prima casa
Torino Altre province
Totalmente attuato 93,3% 63,6% Parzialmente attuato 6,7% 36,4% Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 11
L’attuazione dell’aliquota IRPEF ha una situazione differente. Mentre nelle province piemontesi i comuni definiscono questa tematica come totalmente attuata, nella provincia di Torino si riscontra una percentuale, se pur non molto alta, di accordi parzialmente attuati dovuta essenzialmente, come già accennato in precedenza, alla carenza di risorse che non ha permesso ai comuni di trasformare l’aliquota da proporzionale a progressiva per scaglioni di reddito, come previsto inizialmente nell’accordo. Tabella 6: Aliquota IRPEF-Stato di attuazione per provincia IRPEF-Aliquota
Torino Altre province
Totalmente attuato 86,7% 100% Parzialmente attuato 13,3% 0 Non attuato 0 0 Totale 100% 100% Casi 15 8
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La valutazione degli accordi
Seguendo le linee guida del rapporto sulla negoziazione sociale in Piemonte dello scorso anno anche in questo quinto rapporto è stato preso in considerazione il punto di vista e il giudizio delle amministrazioni in merito agli accordi. Per cogliere queste informazioni era prevista nel questionario una domanda volta a rilevare il grado di soddisfazione dei referenti comunali, che si sono occupati nel 2012 degli accordi stipulati con le Organizzazioni Sindacali. Il grado di soddisfazione è stato espresso attraverso la valutazione dell’efficacia degli accordi da parte degli enti pubblici, accompagnata da una spiegazione, laddove la valutazione risultasse poco o per nulla efficace. Oltre a richiedere informazioni in merito all’efficacia complessiva dell’accordo è stato chiesto ai referenti comunali, con un’ultima domanda aperta, di esprimere liberamente un loro giudizio in merito all’accordo e di lasciare eventuali suggerimenti o critiche, utili al miglioramento futuro dell’attività di negoziazione sociale. Valutazione degli Accordi 2012 da parte delle amministrazioni comunali
Osservando la valutazione dell’efficacia dell’accordo, si può notare come una buona parte dei referenti comunali abbiano definito come “pienamente efficace” gli accordi stipulati nel 2012 (44,4%), e che il 26% degli intervistati esprime un giudizio comunque positivo, ma che potrebbe essere migliorato, definito come “abbastanza efficace”. Piuttosto basso risulta invece il numero di intervistati che definiscono l’accordo come poco efficace o inefficace (rilevato solo in due comuni) e giustificata in uno dei casi con il fatto che “Né il comune né le organizzazioni sindacali contano più nulla. Bisogna intervenire in altro modo perché ora come ora il comune è costretto a chiedere di più ai suoi cittadini in un momento di crisi nera. Sarebbe auspicabile una fortissima azione nei confronti delle forze politiche per consentire alle autonomie locali di esercitare la propria facoltà di programmazione e scelta locale” (Segretario comunale del comune di Pontecurone, Ercole Lucotti). Molto alto risulta, invece, il numero degli intervistati che non rispondono a questa domanda (22,2%).
Facendo un rapido confronto con i risultati del rapporto dello scorso anno in merito alla valutazione degli accordi, si può notare un aumento degli enti pubblici che definiscono l’accordo come pienamente efficace e allo stesso tempo una diminuzione di coloro che lo reputano abbastanza efficace. Rimane invariato il numero di coloro che definiscono l’accordo poco o per nulla efficace, mentre aumentano notevolmente i referenti comunali che non rispondono.
44,40%
25,90%
7,40%
22,20%
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
35,00%
40,00%
45,00%
50,00%
Pienamente Efficace Abbastanza Efficace Poco Efficace oInefficace
Non risponde
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Problematiche e suggerimenti
Nel questionario volto a rilevare la valutazione degli accordi, come lo scorso anno, era prevista una domanda aperta che raccogliesse l’opinione e i commenti personali dei referenti comunali. Sulla totalità del campione contattato (50 comuni) solo una parte ha risposto con indicazioni e suggerimenti per il miglioramento dell’attività di negoziazione sociale. Sulla base dei commenti raccolti è possibile individuare quattro tematiche che risultano maggiormente frequenti.
La prima tematica riscontrata è quella che vede una valutazione positiva dell’attività di contrattazione e comprende quei referenti comunali che si dichiarano pienamente in linea con le richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali in sede di accordo. Gli intervistati ritengono il dialogo con le parti sociali proficuo, soprattutto nell’ampliare il punto di vista delle amministrazioni pubbliche, come nel caso dell’Assessore al Bilancio del comune di Carmagnola Gianni Cavallini “Reputo l’incontro con le parti sociali molto utile e *vantaggioso, in quanto si crea un reciproco ascolto e uno scambio di suggerimenti, che possono apportare molti benefici e interventi nuovi, come ad esempio l’ampliamento dei controlli per quanto riguarda l’ISEE, e accordi con l’Agenzia delle Entrate in merito ad azioni di antievasione. Inoltre consente di ampliare il punto di vista dell’amministrazione nonché una visione pragmatica come la mia, ristretta a dati effettivi e concreti.” Altri reputano positivo il confronto con le organizzazioni sindacali nonostante il periodo di crisi economica e di tagli alle risorse comunali come nel caso del segretario comunale del comune di Valle Mosso, Giuseppe Marino, che dichiara “Risulta difficile dare dei suggerimenti in un clima di crisi e incertezza come quello attuale. Per quel che riguarda la mia amministrazione posso dire che il dialogo con le parti sociali sia molto positivo” o dell’Assessore alle attività economiche del comune di Ovada, Silvia Ferrari, “Non ho suggerimenti da dare, perché a mio parere c’è sufficiente dialogo e partecipazione, ovviamente non tutte le richieste vengono recepite, ma si cerca comunque di venirsi incontro calcolando anche il fatto che ogni comune ha le sue peculiarità”. In generale le pubbliche amministrazioni che si reputano in sintonia con le richieste delle organizzazioni sindacali e disponibili al confronto non hanno suggerimenti per il miglioramento dell’attività di negoziazione sociale, proprio perché la ritengono pienamente efficace.
Il secondo filone di opinioni comprende coloro che hanno rilasciato suggerimenti o critiche per il miglioramento delle procedure e delle modalità dell’attività di negoziazione sociale. Alcuni referenti comunali, come nel caso dei comuni di Villastellone e Domodossola, suggeriscono una diminuzione nel numero dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali in sede di accordo, in modo da rendere più agile la contrattazione. Per esempio l’assessore al bilancio del comune di Domodossola, Liliana Graziobelli, dichiara “L’unico suggerimento che darei riguarda le modalità della negoziazione. Gli accordi sono stipulati con tre diverse organizzazioni sindacali e se ognuna di queste manda 3 o 4 persone in rappresentanza la trattativa risulta ridondante e dispersiva, quando dovrebbe essere più snella.” o ancora il sindaco di Villastellone Davide Nicco “L'unico suggerimento che mi sento di dare è che trovo inutile che in sede di accordo si presentino 12 rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, ne basterebbero di meno.” Altri referenti comunali auspicano invece una maggiore sinergia tra amministrazioni pubbliche e sindacati in modo da poter far fronte alle difficoltà economiche in cui versano attualmente i comuni “E' difficile dare dei suggerimenti soprattutto in questo momento in cui mancano i fondi e bisogna continuamente rivedere i conti. Inoltre le esigenze degli utenti sono molte e anche se c'è una gestione accurata da parte nostra è difficile soddisfarle. L'unico suggerimento che do è che sarebbe ora che tutti coloro che operano nel sociale si parlassero, che ci fosse più lavoro di rete, e optassero per una linea comune.”
Una terza tematica emersa dai questionari fa riferimento ad un ruolo più attivo delle organizzazioni sindacali in sede di contrattazione sociale. In particolare alcuni comuni suggeriscono una maggiore continuità nei rapporto con le parti sociali e suggeriscono di fissare incontri con cadenza regolare dopo l’accordo, in modo da avere un aggiornamento costante dei cambiamenti che possono sopraggiungere nel corso del tempo. In tale linea si colloca l’assessore al bilancio del comune di Bussoleno, Ivano Fucile, che afferma “Più che altro suggerirei di prevedere degli incontri delle amministrazioni comunali con le organizzazioni sindacali anche dopo l'accordo, magari dilazionate nel tempo, in modo da far fronte agli eventuali cambiamenti delle normative e avere il polso della situazione.”, dello stesso parere si dichiara il sindaco di Bruino Andrea Appiano “Il mio unico suggerimento è che anche in seguito all’accordo si continui un rapporto con le organizzazioni sindacali e si organizzino degli
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incontri assidui per una maggiore correttezza e trasparenza, soprattutto se si decide di apportare qualche modifica all’accordo. Nel nostro caso ad esempio quando abbiamo deciso di aumentare di un decimale l’aliquota IMU abbiamo organizzato una riunione per comunicarlo alle forze sindacali.”
Infine l’ultimo argomento sollevato dagli intervistati riguarda essenzialmente la carenza di risorse di cui dispongono al momento le pubbliche amministrazioni. Molti comuni si dimostrano disponibili al dialogo con le parti sindacali e ritengono l’accordo positivo in termini di efficacia, valutandolo pienamente o abbastanza efficace, ma lamentano, come problema essenziale, i tagli ai bilanci della pubblica amministrazione che rendono sempre più difficile la realizzazione dei servizi per l’utenza. Al riguardo l’assessore al bilancio del comune di Romano Canadese, Carletti Silvana, afferma “Non ho suggerimenti da dare, in generale c’è molta sintonia con le organizzazioni sindacali. L’unico problema sono le risorse economiche che sono carenti e che ci impediscono di realizzare tutti i servizi necessari per l’utenza”. In altri casi i referenti comunali identificano nella carenza di risorse la causa della mancata attuazione di alcune richieste dei sindacati in sede di negoziazione, come segnalato dall’Assessore al Bilancio del comune di Caselette Banchieri Pacifico “Mi trovo bene e non ci sono suggerimenti da dare. Credo che bisognerebbe solo essere più flessibili rispetto alle esigenze del comune. Spesso il problema non è che non si vuole venire incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali, ma è per via dei bilanci, non c'è nei fatti disponibilità di risorse.” In altri casi, come in quello del Vicesindaco di Saluzzo, Fulvia Artusio, la mancanza di risorse viene vista come un impedimento alla futura attuazione degli accordi “Non ho dei veri e propri suggerimenti, politicamente abbiamo sempre voluto sostenere e proseguire questi accordi, il problema sono le scarse risorse finanziarie disponibili. Penso che in futuro questi accordi saranno sempre più difficili da sostenere, perché le risorse per coprire i mancati incassi dell'ISEE sono scarse e non sufficienti, sono più che altro arrabbiata per i tagli ai comuni. Come potremo fornire dei servizi senza finanze?”
Infine, tra i suggerimenti presi in esame si distingue quello del sindaco di Piossasco Roberta Avola Faraci che sottolinea una difficoltà da parte delle parti sociali nel comprendere a pieno le esigenze reali dell’utenza e nel focalizzare la propria attenzione solo su alcune tematiche “I rapporti con le Organizzazioni Sindacali sono buoni, ma credo che a volte ci sia lentezza nel recepire le emergenze di oggi. Per esempio per quanto riguarda il fondo sociale io insisto perché bisognerebbe concentrarsi su chi l'irpef non lo paga perché non ha lo stipendio piuttosto che restituire 50 € a tutti. Trovo che questo sia un limite perché si è troppo fossilizzati sull'addizionale irpef e poi dobbiamo preoccuparci noi delle altre tematiche. Le Organizzazioni Sindacali sono giustamente concentrate nella difesa delle fasce deboli, ma lo sono poco nei confronti di chi un reddito non lo ha proprio.”
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Contrattazione sociale, bilanci comunali e domanda sociale1
La negoziazione sociale e le autonomie locali: il caso del Comune Il concetto di autonomia locale ha subito un sostanziale rovesciamento di prospettiva nel corso dell’ultimo decennio, passando da una lettura fondata sul ruolo dello Stato centrale quale dispensatore, regista e garante delle attribuzioni per Regioni ed enti locali, a una impostazione profondamente diversa, che trova nelle comunità locali la legittimazione primaria all’esercizio di tutte le funzioni attinenti al loro sviluppo sociale ed economico. Per questo motivo il processo di negoziazione sociale attivato dal Sindacato nei primi anni ’90, ha interessato in modo crescente l’ente Comune in forma singola e associata (Piani sociali di zona, Unioni di comuni, gestione associata mediante aziende partecipate, ecc.), nonché la Regione, la Provincia e gli altri enti territoriali (Asl, Comunità montane, ecc.).
Particolare importanza è attribuita alle politiche di bilancio degli enti locali e alla negoziazione sociale con i Comuni. Gli ambiti di manovra della negoziazione sociale: i limiti di bilancio E’ necessario conoscere i limiti entro cui il Comune può operare (conoscenza del bilancio) e avere la consapevolezza sia dell’entità delle percentuali fortemente ridimensionate dei trasferimenti da parte dello Stato (nonché delle percentuali dei trasferimenti regionali), sia dei livelli di efficienza (amministrativa e gestionale) e di efficacia raggiunti dall’azione comunale. Negoziazione sociale e fasi di bilancio dei Comuni
Il processo di negoziazione sociale può essere attivato nei mesi precedenti alle principali scadenze di bilancio: previsione (Bilancio annuale, pluriennale e Relazione previsionale e programmatica) e rendiconto. Occorre infatti tenere conto che, soprattutto nei Comuni medio-grandi, il percorso di formazione del bilancio di previsione ha inizio nel periodo marzo-maggio. Per quanto riguarda il rendiconto finanziario, l’attenzione va posta anche all’eventuale presenza dell’avanzo di amministrazione; l’Amministrazione comunale è in grado di valutarne l’entità almeno un mese prima dell’approvazione del Rendiconto, essendo chiamata a prevedere la distribuzione dell’utile .
Le scadenze di Bilancio per la negoziazione sociale
Nel corso dell’esercizio finanziario in genere si aprono ulteriori opportunità di negoziazione sociale. Il bilancio di previsione può infatti subire variazioni nel corso dell’anno sia per quanto riguarda le entrate sia relativamente alle uscite. Le variazioni al bilancio, di competenza del Consiglio comunale, possono essere deliberate non oltre il 30 novembre di ciascun anno. Tali operazioni di bilancio sono funzionali alla ri-programmazione delle scelte
1 Il presente capitolo si ispira al testo riportato in Francesco Montemurro, La negoziazione sociale: i presupposti, le modalità, in Guida alla negoziazione sociale. Istruzioni per l’uso, SPI CGIL nazionale, 2012.
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politiche dell’ente e al mantenimento/raggiungimento degli equilibri di bilancio. In particolare nell’ambito delle variazioni di bilancio ai Comuni: sono vietati prelievi dagli stanziamenti per gli interventi finanziati con le entrate in conto capitale (Entrate derivanti da alienazioni, da trasferimenti di capitale e da riscossioni di crediti, e da accensioni di prestiti) per aumentare gli stanziamenti per gli interventi finanziati con le entrate tributarie, extratributarie (proventi da servizi) e dei trasferimenti correnti. sono vietati gli spostamenti di somme tra residui e competenza. Con la variazione di assestamento generale, deliberata dal Consiglio Comunale entro il 30 novembre di ciascun anno, l’Ente provvede alla verifica generale di tutte le voci di entrata e di uscita, al fine di assicurare il mantenimento del pareggio di bilancio.
Ulteriori opportunità per la negoziazione sociale
Le materie oggetto di negoziazione sociale
Le entrate:
Aliquote e prezzi di imposte, tasse e tariffe (riduzioni, agevolazioni, esenzioni), in modo particolare Addizionale Irpef, Tarsu (Tassa sui rifiuti solidi urbani) o Tia (Tariffa d’igiene ambientale), Imposta sulla pubblicità, Tassa sull’occupazione degli spazi pubblici (Tosap).
Applicazione dell’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente), allo scopo di determinare le condizioni di accesso agevolato alle prestazioni. La negoziazione riguarda le fasce ISEE e i relativi prezzi (servizi per gli anziani, altri servizi alla persona, alcuni tributi e tariffe).
Entrate da alienazione immobili : valorizzare il patrimonio immobiliare comunale senza svendere i “tesori” locali.
Entrate straordinarie che provengono da utili e dividendi delle Aziende partecipate: in questo caso la negoziazione serve anche a focalizzare l’attenzione sulla gestione e su eventuali perdite delle Aziende.
Con l’introduzione del Federalismo municipale e le modifiche apportate dalla cosiddetta manovra Monti (“Salva Italia”), un’attenzione particolare va dedicata all’entrata in vigore dell’Imposta municipale unica (Imu).
La negoziazione sociale può svolgere un ruolo importante in merito alla gestione delle aziende partecipate e in particolare di quelle controllate (con quote di capitale superiore al 50%) dal Comune. In questi casi, il Comune
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o i Comuni tra loro associati, emanano indirizzi vincolanti per la gestione delle aziende, dei servizi erogati e delle relative tariffe: servizi produttivi (acqua, gas, energia, rifiuti) e altri interventi . Il Comune non può sottrarsi alla negoziazione in materie di cui esso è comunque ente di riferimento e di indirizzo. Le spese: Per quanto riguarda le spese correnti, la negoziazione sociale è spesso orientata al potenziamento delle spese di welfare: servizi sociali in senso stretto (asili nido, servizi per l'infanzia, strutture residenziali e di ricovero per anziani, assistenza e servizi alla persona, interventi di contrasto del disagio sociale, ecc.), istruzione, cultura, sport e tempo libero. Negli ultimi anni il processo di negoziazione sociale ha interessato anche le altre politiche di bilancio, in modo particolare gli interventi per l’ambiente, il traffico e la mobilità urbana, l’accesso ai finanziamenti Ue, il costo della politica e la spesa per l’amministrazione generale, gli investimenti e più in generale i temi dell’indebitamento e del patrimonio.
I bilanci dei Comuni e la negoziazione sociale
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Il rapporto tra Ente locale e il Sindacato
• Una negoziazione sociale corretta è ancorata alla progettualità: cioè supporta la proposta con un progetto dettagliato.
• Per avere buone possibilità di successo, la proposta va formulata nei tempi giusti, deve indicare le risorse finanziarie necessarie, definire gli obiettivi e individuare con precisione la controparte.
La controparte
1) Sindaco, Assessori competenti delle singole materie 2) Dirigenti, responsabili dei servizi, Direttore generale. Si tratta di un binomio ormai inscindibile. Infatti, la riforma delle autonomie locali (legge 142/1990, poi recepita nel d. lgs. 267/2000 - Testo Unico degli Enti Locali), ha responsabilizzato maggiormente il comparto dirigenziale nelle scelte tecniche gestionali e di programmazione. In genere si attiva una negoziazione di livello politico; tuttavia, essendo sempre più rilevante la fattibilità tecnica delle proposte, spesso è necessario il contatto e il dialogo con la Dirigenza. Nei Comuni medio-grandi (con oltre 50mila abitanti) il binomio potere-responsabilità è delegato in misura rilevante ai dirigenti, attraverso il budget e il Piano esecutivo di gestione. Nei Comuni piccoli (al di sotto dei 5.000 abitanti) è ancora l’Assessore il principale interlocutore del Sindacato. La lettura dei bilanci comunali
L’esame dei bilanci dei Comuni può costituire un utile strumento di supporto alla elaborazione di linee politico sindacali e alla negoziazione sociale. A patto che tale esame sia finalizzato a individuare le scelte politiche sottese ai flussi finanziari: un obiettivo che – almeno in parte - può essere conseguito attraverso lo “smontaggio” e la ricomposizione di aggregati contabili contenuti nei rigidi schemi del bilancio comunale, e l’uso di indici statistici. Solo in tal modo è possibile valutare, Comune per Comune, gli effetti delle recenti scelte legislative adottate dal Centro in materia di finanza locale (manovre sui tributi, indebitamento, ecc.) nonché i principali orientamenti delle politiche locali (sensibilità verso il welfare, spesa per la burocrazia, ecc.). Negli ultimi anni il bilancio (previsione e consuntivo) dei Comuni si è trasformato, impoverendosi di dati e informazioni. Il fenomeno va posto in relazione con il forte ricorso dei Comuni alle esternalizzazioni di servizi e, più in generale, con lo sviluppo delle esperienze di gestione associata di funzioni e servizi; si tratta di fattori che determinano la fuoriuscita di risorse in entrata e in uscita dal bilancio comunale, oppure maggiori attribuzioni di risorse pubbliche (come nel caso dei trasferimenti statali e regionali destinati alla gestione sovracomunale dei servizi socio-assistenziali nell’ambito dei Piani di zona) a comuni “capofila” e, viceversa, minori attribuzioni agli enti convenzionati con quei comuni. Dunque, sotto il profilo della capacità esplicativa delle politiche di bilancio, la lettura dei documenti finanziari dei comuni – soprattutto quando si intenda effettuare un confronto spaziale – temporale – può perdere parte del suo valore. In conseguenza, dati, informazioni e indicatori di bilancio vanno utilizzati con molta prudenza e ad essi va attribuita soprattutto una funzione “segnaletica”. Alla luce dei riscontri avuti, occorre effettuare approfondimenti di tipo qualitativo. In particolare, nell’effettuare confronti tra enti locali è necessario fare molta attenzione poiché le amministrazioni e le rispettive comunità prese in considerazione sono naturalmente molto diverse tra loro. In sostanza, i comuni presentano tra loro innumerevoli diversità, sia per la conformazione del territorio ed il tipo di sviluppo che li caratterizza, che ovviamente per i servizi svolti dagli enti. Inoltre, le differenze nella presenza delle attività terziarie, del turismo e delle seconde case influiscono su varie voci di bilancio relative alle entrate (ad esempio sul gettito Ici e da Tassa sullo smaltimento dei rifiuti, ecc.) e alle spese (impegni finanziari per i servizi alla persona, la polizia locale, ecc.).
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L’esame dei bilanci comunali evidenzia l’evoluzione delle dinamiche di entrata e di spesa e in generale delle scelte di bilancio. Queste sono condizionate sia dalla normativa in materia di ordinamento e di spesa degli enti locali, sia dai diversi stili amministrativi e organizzativi e dalle diverse capacità gestionali degli enti locali. Nell’ambito della negoziazione sociale il Sindacato sempre più spesso utilizza un’ampia gamma di indicatori finanziari per acquisire elementi di conoscenza sulle politiche di bilancio attivate dagli enti locali. Gli indicatori sono quozienti tra valori/quantità tratte dai documenti programmatici e dai consuntivi dei Comuni. Essi sono utili per analizzare l’evoluzione delle fonti e dei fabbisogni finanziari rappresentati nei documenti di bilancio, e riflettono la dinamica delle entrate e delle spese sia nella fase della competenza giuridica (accertamenti ed impegni) che in quella monetaria (incassi e pagamenti). In sostanza tramite gli indicatori finanziari diventa possibile analizzare la gestione nei suoi diversi aspetti, sia in fase di preventivo che di consuntivo. I principali indicatori finanziari utili per l’analisi dei bilanci
Autonomia finanziaria (%). • Cosa significa: Esprime il rapporto tra entrate proprie e totale delle entrate correnti e consente di misurare il grado di autofinanziamento dell'ente mediante le entrate proprie. • La formula: [Entrate tributarie + Entrate extratributarie)] / [(Entrate tributarie + Contributi e trasferimenti + Entrate extratributarie)] • Come si legge: Più elevato è il valore del rapporto, tanto maggiore è il grado di autofinanziamento dell'ente mediante le entrate correnti al netto dei trasferimenti. Pressione tributaria (€). • Cosa significa: Evidenzia il prelievo tributario medio pro capite. • La formula: (Entrate tributarie) / (Popolazione) • Come si legge: Più elevato è il valore del rapporto, tanto maggiore è il prelievo fiscale a livello comunale. Equilibrio di parte corrente (%). • Cosa significa: Gli enti locali possono finanziare la spesa corrente e il rimborso dei mutui e prestiti con le sole entrate correnti salvo alcune eccezioni previste dall’ordinamento. • La formula: Entrate correnti (Tit. I+II+III) / [Spese correnti (Tit. I) + Quote capitali rimborso mutui e prestiti (Tit. III, int. 3-5)] • Come si legge: Tanto più alto è il valore dell’indice tanto più si evidenzia una sostenibilità delle politiche di bilancio, almeno nel breve periodo. Rigidità strutturale della spesa corrente (%). • Cosa significa: Indica quanta parte della spesa corrente è destinata alle spese “vincolate” (personale e interessi passivi), e non è dunque disponibile per altri interventi. • La formula: [Spese personale + spese interessi passivi + spese rimborso prestiti)]/[(Entrate tributarie + contributi e trasferimenti + entrate extratributarie)] % • Come si legge: Quanto minore è il valore dell'indice, tanto maggiore è l'autonomia discrezionale della Giunta e del Consiglio in sede di predisposizione del bilancio. Quanto più il valore si avvicina al 40-45% delle spese correnti, tanto minori sono le possibilità di manovra dell'Amministrazione. Propensione all’investimento (media ultimo triennio) (%). • Cosa significa: Evidenzia l’incidenza delle spese di investimento sul totale delle spese di bilancio. • La formula: [Spese medie in conto capitale nell’ultimo triennio (Tit. II, escluso int. 10) ] / [ Spese medie nell’ultimo triennio (Tit. I+II+III) ]. • Come si legge: Fornisce un’indicazione sull’ammontare della spesa di investimento. La percentuale è tanto più elevata quanto maggiori sono gli investimenti dell'ente. Velocità di riscossione entrate tributarie (Tosap - Tarsu e Compartecipazione all’ Irpef Escluse) (%). • Cosa significa: Misura il grado di traduzione delle posizioni creditorie in movimenti monetari. • La formula: Entrate Tributarie )conto competenza) / Accertamenti entrate tributarie • Come si legge: Più è alto il valore, più è efficiente il sistema di riscossione delle entrate tributarie. Incidenza Spesa per il personale sulle Entrate Correnti (%). • Cosa significa: Confronta l’entità della spesa per il personale con il totale delle entrate correnti. • La formula: [Spesa Corrente Impegni, Totale Int. 1] / [Totale delle entrate Correnti accertate]
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• Come si legge: Fornisce un’indicazione di quale parte del totale delle entrate correnti viene impiegata per la spesa per il personale. Incidenza spesa per l’amministrazione generale/totale spesa corrente Esprime il grado di “appesantimento burocratico” della spesa corrente, anche se va tenuto conto che tale voce di spesa è finalizzata alla gestione amministrativa del territorio. Un valore elevato dell’indice, superiore al 30%, può indicare che una quota molto elevata di spesa corrente viene impiegata per la burocrazia (segreteria, uffici finanziari, gabinetto del sindaco). Incidenza spesa per i servizi sociali/totale spesa corrente Misura il grado di propensione alla spesa sociale. Un tentativo di lettura dei bilanci comunali attraverso il sistema degli indicatori finanziari
Dall’analisi dei bilanci di previsione dei comuni per gli anni che vanno dal 2008 al 2012, emerge lo sforzo che gli enti locali hanno effettuato negli ultimi anni per rispettare i vincoli posti dal patto di stabilità e garantire un livello accettabile della spesa corrente e in conto capitale. Tali sforzi mostrano tuttavia, nonostante il marcato ricorso alla leva fiscale/tariffaria, come il trend della spesa registri un significativo rallentamento, che colpisce in modo particolare gli investimenti e alcune voci di spesa corrente. Determinante in tal senso l’impegno delle amministrazioni pubbliche nel contenere la tendenza alla crescita della spesa corrente: tra il 2008 ed il 2012, infatti, l’incremento della spesa è stato pari al 5,7% (5,1% a livello pro-capite), ben al di sotto del dato relativo all’inflazione reale registrata nello stesso periodo pari a circa il 10% (Istat). Se si esamina il dato relativo ai soli comuni con oltre 50.000 abitanti, inoltre, si può notare come tra il 2010 ed il 2012 sussista perfino una contrazione (-1,7%) degli stanziamenti di spesa corrente pro-capite, da 1231,9 euro a 1209,8 euro. Complessivamente a livello regionale, comunque, con riferimento ai bilanci di previsione 2012 rispetto al 2011, si può osservare come le previsioni di spesa indichino un aumento degli stanziamenti per abitante pari solamente all’1,1%. Piemonte – Spesa corrente – Stanziamenti pro-capite. Valori in Euro.
2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10
Var. 10/12
Var. 08/12
Alessandria 807,5 838,8 885,0 934,5 942,5 9,6% 6,5% 16,7% Asti 675,9 688,3 755,8 735,3 753,9 11,8% -0,3% 11,5% Biella 670,5 680,1 688,4 788,8 813,2 2,7% 18,1% 21,3% Cuneo 689,2 705,1 723,3 721,8 725,4 4,9% 0,3% 5,3% Novara 764,5 767,0 769,7 773,8 788,3 0,7% 2,4% 3,1% Torino 931,5 925,3 947,2 940,9 946,8 1,7% 0,0% 1,6% Verbania 827,5 832,2 855,1 874,0 926,8 3,3% 8,4% 12,0% Vercelli 771,0 796,0 807,2 809,0 816,3 4,7% 1,1% 5,9%
Fino a 1.000 Abitanti 916,3 925,8 949,8 969,3 987,7 3,7% 4,0% 7,8% 1.001 - 3.000 Abitanti 689,6 694,0 705,9 726,1 742,1 2,4% 5,1% 7,6% 3.001 - 5.000 Abitanti 645,9 652,5 663,4 670,9 691,4 2,7% 4,2% 7,0% 5.001 - 10.000 Abitanti 561,5 572,7 583,3 592,1 608,8 3,9% 4,4% 8,4% 10.001 - 20.000 Abitanti 600,9 613,5 627,9 633,4 672,9 4,5% 7,2% 12,0% 20.001 - 50.000 Abitanti 729,1 746,0 776,7 775,6 798,7 6,5% 2,8% 9,5% Oltre 50.000 Abitanti 1203,2 1193,5 1231,3 1229,9 1209,8 2,3% -1,7% 0,6%
Piemonte 839,3 843,7 867,2 872,9 882,6 3,3% 1,8% 5,1% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni
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Prendendo in esame, nello specifico, le previsioni (iniziali) di spesa per quel che riguarda le funzioni in ambito sociale risulta evidente come a partire dal 2010 le amministrazioni comunali non siano più state in grado di garantire un adeguamento sufficiente delle risorse destinate a questi interventi. Nel 2010/2012, infatti, la spesa corrente dei comuni pro-capite per il sociale è diminuita complessivamente in Piemonte dell’1,2% a livello pro-capite mentre l’incidenza degli stanziamenti per questa funzione rispetto al totale della spesa corrente risulta in calo dal 16% al 15,5%. A fronte delle forti disparità territoriali, per quel che concerne gli stanziamenti per abitante relativi alla spesa sociale, segnaliamo invece una tendenza piuttosto generalizzata alla riduzione dell’incidenza di tale quota di spesa, riscontrabile tra il 2010 ed il 2012 in ben 6 province su 8; fanno infatti eccezione Asti e Novara dove si assiste ad una sostanziale situazione di stasi. In questa analisi, comunque, bisogna ovviamente tenere presente la possibilità che il dato venga falsato dalla tendenza sempre più frequente nell’esternalizzazione e nell’applicazione del “principio di sussidiarietà”, secondo cui gli enti fanno più spesso ricorso a soggetti esterni (gestione associata, fondazioni, consorzi, etc.) per l’erogazione di prestazioni assistenziali. Piemonte - Spesa per il Sociale. Stanziamenti pro-capite. Serie storica e variazioni interannuali. Dati medi provinciali. Valori in euro e %.
2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10
Var. 10/12
Var. 11/12
Var. 08/12
Alessandria 95,3 98,6 97,1 101,3 103,0 1,9% 6,1% 1,7% 8,1% Asti 85,5 93,2 89,3 87,5 89,4 4,4% 0,2% 2,3% 4,6% Biella 117,1 116,6 120,7 120,3 119,4 3,1% -1,1% -0,8% 1,9% Cuneo 78,1 78,8 83,6 79,3 83,4 6,9% -0,2% 5,1% 6,7% Novara 123,0 128,4 131,4 128,8 134,8 6,9% 2,5% 4,6% 9,6% Torino 161,2 164,8 169,5 166,1 164,6 5,2% -2,9% -0,9% 2,1% Verbania 111,1 110,5 114,7 120,5 122,5 3,2% 6,8% 1,7% 10,3% Vercelli 126,7 134,2 136,5 135,6 133,2 7,7% -2,4% -1,8% 5,1%
Fino a 1.000 Abitanti 57,0 56,3 60,5 61,0 61,5 6,1% 1,7% 0,9% 7,9% 1.001 - 3.000 Abitanti 72,3 72,6 76,4 78,2 81,6 5,6% 6,8% 4,3% 12,8% 3.001 - 5.000 Abitanti 75,9 78,6 80,8 77,0 79,6 6,5% -1,5% 3,4% 5,0% 5.001 - 10.000 Abitanti 76,5 78,4 78,7 78,3 80,8 2,8% 2,7% 3,2% 5,6% 10.001 - 20.000 Abitanti 95,2 101,5 104,9 104,6 115,1 10,2% 9,7% 10,0% 20,9% 20.001 - 50.000 Abitanti 113,0 115,6 118,6 115,1 116,4 5,0% -1,9% 1,1% 2,9% Oltre 50.000 Abitanti 236,0 241,8 246,7 242,5 236,0 4,6% -4,4% -2,7% 0,0%
Piemonte 131,6 135,0 138,4 136,4 136,8 5,1% -1,2% 0,3% 3,9% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Se si esamina, inoltre, la spesa destinata al “welfare allargato” (spesa per il sociale in senso stretto, cultura, istruzione, sport e tempo libero), tra il 2010 ed il 2012 assistiamo in alcuni territori ad una marcata contrazione degli stanziamenti inziali nominali, come accade ad esempio per i comuni delle province di Asti (-3,0%), Torino (-3,0) o Vercelli (-3,1%). Nel complesso, a livello regionale, la contrazione della spesa prevista per questo aggregato di spesa scende tra il 2010 e il 2011 da 289,8 a 287,2 euro ed ancora a 285,9 euro nel 2012.
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Piemonte - Spesa per il welfare “allargato” (sociale in senso stretto, cultura, istruzione, sport e tempo libero). Stanziamenti pro-capite. Serie storica e variazioni interannuali. Dati medi provinciali. Valori in euro e %.
2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10
Var. 10/12
Var. 11/12
Var. 08/12
Alessandria 206,0 209,5 201,5 217,3 218,6 -2,2% 8,5% 0,6% 6,1% Asti 166,2 175,9 177,0 169,4 171,8 6,5% -3,0% 1,4% 3,4% Biella 222,3 224,4 231,7 233,4 230,8 4,2% -0,4% -1,1% 3,8% Cuneo 193,7 199,3 209,8 204,8 206,8 8,3% -1,4% 1,0% 6,7% Novara 235,6 241,8 239,3 234,9 243,6 1,6% 1,8% 3,7% 3,4% Torino 350,4 356,3 357,8 352,1 347,1 2,1% -3,0% -1,4% -0,9% Verbania 217,4 219,2 230,4 237,3 245,5 6,0% 6,5% 3,4% 12,9% Vercelli 239,3 251,4 257,3 254,9 249,4 7,5% -3,1% -2,2% 4,2%
Fino a 1.000 Abitanti 140,0 141,6 148,7 151,0 153,7 6,2% 3,4% 1,8% 9,7% 1.001 - 3.000 Abitanti 168,4 168,8 176,4 181,0 186,1 4,7% 5,5% 2,8% 10,5% 3.001 - 5.000 Abitanti 180,9 184,2 191,4 189,8 194,1 5,8% 1,4% 2,3% 7,3% 5.001 - 10.000 Abitanti 182,8 185,9 187,1 187,0 189,8 2,3% 1,5% 1,5% 3,8% 10.001 - 20.000 Abitanti 204,4 214,4 220,7 218,3 234,1 8,0% 6,1% 7,2% 14,5% 20.001 - 50.000 Abitanti 255,4 258,4 260,9 252,4 251,5 2,2% -3,6% -0,4% -1,5% Oltre 50.000 Abitanti 474,8 485,9 482,0 477,3 462,2 1,5% -4,1% -3,2% -2,7%
Piemonte 281,9 287,7 289,8 287,2 285,9 2,8% -1,4% -0,5% 1,4% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Piemonte - Spesa per il welfare “allargato”. Incidenza sul totale della spesa corrente, anno 2012, e variazione dell’incidenza rispetto al 2008. Dati medi provinciali. Valori %.
Servizi Sociali Cultura Istruzione Sport e tempo
libero Totale
2012 Var. 08/12 2012 Var.
08/12 2012 Var. 08/12 2012 Var.
08/12 2012 Var. 08/12
Alessandria 10,9% -0,9% 2,5% -1,1% 8,6% 0,0% 1,2% -0,3% 23,2% -2,3% Asti 11,9% -0,8% 2,2% -0,8% 7,4% 0,8% 1,4% -0,9% 22,8% -1,8% Biella 14,7% -2,8% 1,9% -0,6% 9,7% -1,0% 2,1% -0,5% 28,4% -4,8% Cuneo 11,5% 0,2% 2,8% -0,4% 11,7% 0,8% 2,5% -0,1% 28,5% 0,4% Novara 17,1% 1,0% 2,4% -0,4% 9,7% -0,2% 1,8% -0,3% 30,9% 0,1% Torino 17,4% 0,1% 3,1% -0,4% 14,2% -0,5% 2,0% -0,1% 36,7% -1,0% Verbania 13,2% -0,2% 2,2% 0,0% 8,7% -0,2% 2,3% 0,6% 26,5% 0,2% Vercelli 16,3% -0,1% 3,6% -0,7% 8,8% 0,4% 1,9% -0,1% 30,6% -0,5%
Fino a 1.000 Abitanti 6,2% 0,0% 0,7% -0,1% 7,1% 0,2% 1,5% 0,2% 15,6% 0,3% 1.001 - 3.000 Abitanti 11,0% 0,5% 1,0% -0,3% 11,4% 0,6% 1,7% -0,2% 25,1% 0,7% 3.001 - 5.000 Abitanti 11,5% -0,2% 1,7% -0,3% 12,8% 0,5% 2,0% 0,0% 28,1% 0,1% 5.001 - 10.000 Abitanti 13,3% -0,4% 2,7% -0,6% 13,3% -0,3% 1,9% -0,1% 31,2% -1,4% 10.001 - 20.000 Abitanti 17,1% 1,3% 3,0% -0,6% 12,7% 0,2% 2,0% -0,1% 34,8% 0,8% 20.001 - 50.000 Abitanti 14,6% -0,9% 4,0% -1,6% 11,1% -0,6% 1,8% -0,4% 31,5% -3,5% Oltre 50.000 Abitanti 19,5% -0,1% 3,4% -0,2% 13,2% -0,7% 2,1% -0,2% 38,2% -1,3%
Piemonte 15,5% -0,2% 2,8% -0,5% 12,1% -0,3% 1,9% -0,2% 32,4% -1,2% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni L’analisi appena conclusa relativa all’andamento della spesa corrente dei comuni e, nel dettaglio, gli stanziamenti relativi ai servizi sociali, la cultura, l’istruzione e lo sport ed il tempo libero, assume una valenza particolare all’atto dello studio, proposto di seguito, relativo invece alle principali voci di entrata dei comuni. Anticipando alcuni risultati, infatti, alla “paralisi” degli stanziamenti di spesa, con particolare attenzione all’incapacità di potenziamento dei servizi e delle funzioni in ambito sociale, si affianca, di contro, un aumento seppur contenuto delle risorse a disposizione dei comuni, in buona parte determinate dalla contribuzione diretta a fronte dell’inasprimento della leva fiscale/tariffaria imposta dagli enti.
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Considerando solamente lo sblocco delle aliquote dell’Addizionale Comunale all’Irpef e la reintroduzione dell’imposta sulla prima casa sotto forma della nuova Imposta Municipale Unica, infatti, secondo i dati a disposizione nei bilanci di previsione 2012, gli incrementi di gettito previsto peserebbero complessivamente sulle tasche dei contribuenti circa 97,5 euro pro capite in più nell’ultimo anno preso in esame rispetto al 2011. La dinamica per quel che riguarda l’addizionale Irpef, che veicolerebbe per il 2012 alle casse dei comuni della regione oltre 441,3 milioni di euro in più rispetto al 2011, si concretizza a livello pro-capite in un aumento previsto pari all’29,4%. Piemonte - Stanziamenti pro-capite da Addizionale Irpef. Valori in Euro. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 59,0 61,6 61,5 64,7 67,9 Asti 47,0 49,7 47,2 49,7 54,1 Biella 66,9 69,3 70,0 51,8 85,5 Cuneo 42,6 44,1 45,1 48,5 58,1 Novara 66,3 67,4 67,1 67,9 77,5 Torino 58,8 61,0 61,5 63,1 86,8 Verbania 36,3 36,9 37,0 36,9 48,6 Vercelli 43,2 44,2 44,1 51,5 67,9
Fino a 1.000 Abitanti 31,1 32,6 33,7 35,8 41,9 1.001 - 3.000 Abitanti 40,2 42,3 42,9 44,8 52,3 3.001 - 5.000 Abitanti 44,6 47,2 47,5 49,4 58,1 5.001 - 10.000 Abitanti 52,0 53,5 53,8 56,8 69,1 10.001 - 20.000 Abitanti 56,0 58,0 58,1 60,7 69,8 20.001 - 50.000 Abitanti 61,5 62,8 63,2 61,2 79,7 Oltre 50.000 Abitanti 68,9 71,4 71,3 72,7 104,0
Piemonte 55,6 57,6 57,9 59,1 76,5 Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Tale trend risulta particolarmente marcato dei comuni di maggiori dimensione demografica ed in particolare quelli con popolazione residente superiore alle 50.000 unità per i quali si assiste ad un incremento degli stanziamenti previsti, determinati fondamentalmente dall’aumento dell’aliquota dell’addizionale Irpef, pari ad oltre il 43% tra il 2011 ed il 2012. Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Addizionale Irpef. Valori % 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 3,8 4,5 -0,1 5,1 5,0 Asti 13,0 5,6 -4,9 5,3 8,9 Biella 6,6 3,6 1,0 -25,9 65,0 Cuneo 10,9 3,4 2,4 7,4 19,8 Novara 5,2 1,5 -0,4 1,3 14,0 Torino 6,7 3,8 0,8 2,5 37,7 Verbania 47,4 1,8 0,3 -0,4 31,9 Vercelli 10,8 2,3 -0,2 16,7 31,8
Fino a 1.000 Abitanti 5,7 4,8 3,5 6,3 16,9 1.001 - 3.000 Abitanti 10,7 5,2 1,5 4,5 16,6 3.001 - 5.000 Abitanti 6,0 5,8 0,7 3,9 17,6 5.001 - 10.000 Abitanti 13,0 2,8 0,6 5,6 21,6 10.001 - 20.000 Abitanti 21,6 3,6 0,1 4,5 15,0 20.001 - 50.000 Abitanti 11,2 2,0 0,7 -3,2 30,2 Oltre 50.000 Abitanti 1,2 3,6 -0,2 2,1 43,1
Piemonte 7,7 3,6 0,5 2,2 29,4 Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Inoltre, il passaggio da Ici ad Imu e la reintroduzione dell’imposta sull’abitazione principale graverebbero sui contribuenti con una consistenza pari a circa 264,1 euro pro capite nel 2012, circa 99 euro in più rispetto
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all’anno precedente, per una variazione percentuale del 60%. Secondo i dati previsionali dei comuni della provincia di Torino gli stanziamenti relativi all’Imu garantirebbero nel 2012 agli enti locali della provincia oltre il 93% delle risorse in più rispetto al 2012, da 159,7 a 309,0 euro per abitante. Anche in questo caso, come descritto per l’andamento dell’addizionale comunale all’Irpef, il trend più marcato è riscontrabile nei comuni di media e grande dimensione demografica: per i comuni con oltre 50.000 abitanti gli stanziamenti Imu 2012 risultano quasi il 125% in più rispetto all’analogo Ici dell’anno precedente. Piemonte - Stanziamenti pro-capite da Ici/Imu (*).Valori in Euro. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 219,4 183,8 176,5 180,8 247,6 Asti 146,8 126,5 126,5 131,3 143,6 Biella 229,3 178,0 173,2 173,7 220,3 Cuneo 191,3 164,2 163,9 167,2 177,1 Novara 218,8 171,7 168,3 171,5 246,4 Torino 237,1 162,2 159,3 159,7 309,0 Verbania 225,8 191,1 191,0 192,7 249,7 Vercelli 221,7 192,5 184,4 182,7 259,0
Fino a 1.000 Abitanti 215,2 197,6 198,6 203,2 213,2 1.001 - 3.000 Abitanti 197,1 167,6 165,1 167,2 190,8 3.001 - 5.000 Abitanti 192,0 157,3 153,6 154,7 201,1 5.001 - 10.000 Abitanti 184,1 146,6 144,4 144,8 185,4 10.001 - 20.000 Abitanti 205,8 153,9 152,0 152,7 243,9 20.001 - 50.000 Abitanti 227,4 172,8 168,4 169,1 237,6 Oltre 50.000 Abitanti 260,0 170,5 166,6 168,7 379,4
Piemonte 221,9 166,6 163,5 165,1 264,1 Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni (*) per il 2012 si è considerato l’Imu in sostituzione dell’Ici. Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Ici/Imu (*). Dati medi provinciali. Valori %. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria -3,3 -16,2 -4,0 2,5 36,9 Asti 1,0 -13,8 0,0 3,7 9,4 Biella -0,5 -22,4 -2,7 0,3 26,8 Cuneo 1,1 -14,2 -0,2 2,0 5,9 Novara 0,5 -21,5 -1,9 1,9 43,7 Torino 0,5 -31,6 -1,8 0,2 93,5 Verbania 2,2 -15,4 0,0 0,9 29,6 Vercelli -0,1 -13,2 -4,2 -1,0 41,8
Fino a 1.000 Abitanti 0,3 -8,2 0,5 2,3 4,9 1.001 - 3.000 Abitanti 0,2 -14,9 -1,5 1,2 14,1 3.001 - 5.000 Abitanti -2,0 -18,1 -2,3 0,7 30,0 5.001 - 10.000 Abitanti 0,3 -20,4 -1,5 0,3 28,1 10.001 - 20.000 Abitanti 0,9 -25,2 -1,2 0,5 59,7 20.001 - 50.000 Abitanti -0,3 -24,0 -2,6 0,5 40,5 Oltre 50.000 Abitanti 0,7 -34,4 -2,3 1,2 124,9
Piemonte 0,2 -24,9 -1,8 1,0 60,0 Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni (*) per il 2012 si è considerato l’Imu in sostituzione dell’Ici. Nonostante le forti riduzioni ai trasferimenti erariali, anche con riguardo ai trasferimenti compensativi per Ici da abitazione principale, le Entrate Correnti (somma delle entrate tributarie, extratributarie e dei trasferimenti) dei comuni Piemonte crescono del 4,2% nell’ultimo biennio considerato. Il trend assume caratteristiche più
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marcate in particolare nelle province di Torino (+5,6%), e Verbania (+7,3%), mentre le entrate correnti pro-capite crescono più lentamente a Cuneo (+0,4%), Asti (+2,1%) e Alessandria2 (+2.2%) Piemonte - Variazione tendenziale degli stanziamenti pro-capite da Entrate Correnti. Dati medi provinciali. Valori %. 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 1,7 3,1 2,6 4,8 2,2 Asti 3,5 0,7 9,5 -1,2 2,1 Biella 2,2 1,6 1,6 14,0 2,7 Cuneo 1,3 1,8 2,7 0,2 0,4 Novara 0,7 0,8 2,3 0,5 3,0 Torino 4,1 -0,5 3,3 -2,2 5,6 Verbania 2,5 0,3 2,8 2,1 7,3 Vercelli 6,4 -2,0 2,0 0,5 4,0
Fino a 1.000 Abitanti 2,3 0,9 2,5 2,9 3,6 1.001 - 3.000 Abitanti 2,5 0,4 2,2 3,3 3,1 3.001 - 5.000 Abitanti 2,8 -1,0 1,9 1,8 4,7 5.001 - 10.000 Abitanti 2,6 1,6 2,2 1,4 3,2 10.001 - 20.000 Abitanti 2,7 1,3 3,0 0,8 8,0 20.001 - 50.000 Abitanti 1,3 1,3 4,6 0,4 3,9 Oltre 50.000 Abitanti 4,8 -0,3 3,6 -2,7 4,0
Piemonte 3,2 0,3 3,2 -0,2 4,2 Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni Regione Piemonte, variazione tendenziale della spesa sociale pro-capite dei comuni al confronto con l’andamento di alcune significative voci di entrata (stanziamenti pro-capite). Valori %.
Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni
Gli investimenti al collasso nell’ultimo triennio I meccanismi introdotti dal patto di stabilità ed i conseguenti vincoli, sempre più stringenti, cui devono sottostare le amministrazioni comunali spingono gli enti a realizzare saldi finanziari coerenti con le direttive ministeriali riducendo quindi, complessivamente, la spesa. Tenuto conto dell’estrema “rigidità” della spesa corrente, sono perciò le voci di spesa in conto capitale, qelle cioè destinate agli investimenti, a subire i tagli più rilevanti. 2 Manca il dato relativo al bilancio di previsione del comune di Alessandria per il 2012
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Pur prendendo atto della natura programmatica dei dati a disposizione relativi ai bilanci di previsione (iniziale) dei comuni, gli indicatori riportati in tabella confermano con evidenza quanto appena esposto. Tra il 2010 ed il 2012 si è infatti registrata complessivamente una riduzione degli stanziamenti previsti per gli investimenti pari a circa 519 milioni di euro, di questi oltre 330 milioni nel solo biennio 2011/2012. Esaminando l’andamento a livello pro-capite, sempre tra il 2010 ed il 2012, gli investimenti risultano in calo del 29,5% a livello regionale, da 394,8 euro a 278,4. Il fenomeno, inoltre, risulta ben più marcato in alcuni territori quali la provincia di Vercelli (-46,1%) e di Torino (-37,7%) mentre assume caratteristiche più contenute nell’astigiano (-9,3%) e nel Cuneense (-13,3%).
Investimenti per abitante Spese in conto capitale (Tit. II, escluso int. 10)/ (n. abitanti)]
2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10
Var. 10/12
Var. 08/12
Alessandria 455,5 368,1 443,0 375,1 335,1 -2,8% -24,4% -26,4% Asti 286,2 269,2 261,3 214,9 236,9 -8,7% -9,3% -17,2% Biella 327,8 291,7 235,2 208,9 285,2 -28,3% 21,3% -13,0% Cuneo 479,8 427,7 457,2 385,5 396,3 -4,7% -13,3% -17,4% Novara 511,2 370,4 351,4 264,9 238,6 -31,3% -32,1% -53,3% Torino 437,5 505,0 374,3 348,3 233,1 -14,5% -37,7% -46,7% Verbania 690,5 630,4 523,3 573,9 403,8 -24,2% -22,8% -41,5% Vercelli 566,7 437,0 637,1 542,1 343,7 12,4% -46,1% -39,3%
Fino a 1.000 Abitanti 973,0 749,5 793,8 691,3 699,9 -18,4% -11,8% -28,1% 1.001 - 3.000 Abitanti 489,1 444,7 433,0 401,3 336,7 -11,5% -22,3% -31,2% 3.001 - 5.000 Abitanti 426,3 383,3 360,0 289,8 257,2 -15,6% -28,6% -39,7% 5.001 - 10.000 Abitanti 278,5 241,9 200,5 188,4 179,1 -28,0% -10,7% -35,7% 10.001 - 20.000 Abitanti 309,3 263,6 262,8 213,4 169,3 -15,0% -35,6% -45,2% 20.001 - 50.000 Abitanti 374,3 380,2 441,9 364,3 286,4 18,1% -35,2% -23,5% Oltre 50.000 Abitanti 496,8 597,9 393,9 381,1 240,4 -20,7% -39,0% -51,6%
Piemonte 453,4 451,2 394,8 352,5 278,4 -12,9% -29,5% -38,6% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni
Propensione all'investimento Spese in conto capitale (Tit. II, escluso int. 10) / Totale Spese Correnti(Tit. I+II+III)
2008 2009 2010 2011 2012 Var. 08/10
Var. 10/12
Var. 08/12
Alessandria 27,4% 21,9% 23,8% 20,6% 17,8% -3,5% -6,0% -9,5% Asti 25,1% 23,4% 21,6% 19,0% 19,9% -3,5% -1,7% -5,2% Biella 28,8% 26,0% 21,5% 17,9% 22,2% -7,2% 0,7% -6,6% Cuneo 37,8% 34,5% 35,5% 31,7% 32,1% -2,4% -3,3% -5,7% Novara 31,7% 25,4% 24,3% 19,5% 17,6% -7,5% -6,7% -14,1% Torino 18,8% 24,8% 22,4% 23,7% 16,3% 3,6% -6,1% -2,5% Verbania 40,3% 38,0% 33,0% 35,0% 26,1% -7,3% -6,9% -14,1% Vercelli 38,4% 32,1% 39,6% 36,3% 24,9% 1,1% -14,6% -13,5%
Fino a 1.000 Abitanti 48,1% 41,2% 41,7% 37,9% 37,7% -6,4% -4,0% -10,4% 1.001 - 3.000 Abitanti 38,1% 35,7% 34,4% 32,0% 27,8% -3,8% -6,6% -10,3% 3.001 - 5.000 Abitanti 36,0% 33,9% 31,5% 27,0% 23,9% -4,5% -7,5% -12,1% 5.001 - 10.000 Abitanti 30,1% 26,3% 22,6% 21,5% 20,1% -7,4% -2,5% -10,0% 10.001 - 20.000 Abitanti 30,9% 27,1% 26,5% 22,5% 17,4% -4,4% -9,2% -13,6% 20.001 - 50.000 Abitanti 29,5% 28,8% 31,0% 27,3% 21,4% 1,5% -9,6% -8,1% Oltre 50.000 Abitanti 14,5% 20,6% 17,0% 19,1% 12,3% 2,5% -4,7% -2,2%
Piemonte 23,9% 26,2% 25,2% 24,5% 19,5% 1,3% -5,7% -4,4% Fonte: Elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno – bilanci di previsione dei comuni
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2° PARTE
Il quadro statistico generale
Istituito presso l’Ires Lucia Morosini nel 2004, l’osservatorio sulla contrattazione sociale territoriale in Piemonte risulta ormai svolgere un lavoro continuativo e consolidato. Il rapporto sull’attività di negoziazione, pubblicato a partire dal 2009 con cadenza annuale, giunge nel 2013 alla sua 5° edizione. Ad oggi, nel 5° rapporto, l’analisi presentata dall’Ires Lucia Morosini viene aggiornata con i documenti in materia di contrattazione sociale territoriale firmati durante il 20123 e vengono quindi rivisti e presi nuovamente in esame i risultati complessivamente raggiunti nell’ultimo triennio (2010/2012) sempre nell’ottica della confronto con le tornate contrattuali precedenti. Si ricorda che partire dal 2010, inoltre, con modalità retroattiva, sono state apportate modifiche alla classificazione per quel che concerne le tematiche trattate negli accordi, sia in modo da rendere più precisa ed attuale l’analisi degli stessi, sia allo scopo di armonizzare le attività con la nuova classificazione nazionale. All’atto della stesura del 5° rapporto l’osservatorio conta in totale 1207 accordi, esemplificativi dell’attività di contrattazione svolta tra il 2000 ed il 2012, il cui andamento per anno viene rappresentato nel grafico 1. Graf. 1. Distribuzione degli "accordi" per anno
Fonte: Ires Lucia Morosini – Osservatorio contrattazione sociale territoriale in Piemonte Come già indicato nelle analisi precedenti, si è preferito distinguere, per il 2007 e il 2008, gli accordi realmente disponibili e quindi esaminati puntualmente, rispetto al totale degli accordi dichiarati dalle OO.SS. per i quali si hanno invece a disposizione solo alcune informazioni di base. Questi ultimi accordi, per lo più siglati con i comuni della provincia di Alessandria e di Novara, sono stati inclusi nel quadro statistico generale, mentre non verranno presi in considerazione, per mancanza di dati puntuali, nell’analisi successiva relativamente alle tematiche trattate ed agli impegni di spesa concordati. A partire dal 2009, comunque, il dato relativo agli accordi dichiarati risulta essere coerente con quello dei documenti codificati ed esaminati nel dettaglio L’andamento dell’attività a partire dall’anno 2000 risulta chiaramente in crescita fino al 2008, anche se si registrano lievi cadute nel 2003 e 2005. Si segnalano in particolare i picchi positivi del 2004 e del 2007/2008. Il netto calo del 2009, con il passaggio dai 180 accordi del 2008 ai soli 109 dei 2009, può essere dovuto ad una
3 Si informa il lettore che l’analisi riguarda esclusivamente gli accordi pervenuti all’osservatorio entro dicembre 2012
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maggior difficoltà a negoziare coi Comuni a seguito dell’inasprimento sia dei vincoli del Patto di Stabilità sia della crisi economica internazionale, difficoltà comunque principalmente collegate ad alcuni territori provinciali. Nel 2009, infatti, nella sola provincia di Alessandria risultano mancanti i 34 accordi siglati invece nel 2008, almeno secondo i dati dichiarati dalle OO.SS. ; nello stesso anno sono 19 in meno gli accordi firmati con i comuni del comprensorio di Novara rispetto al periodo precedente. Se il trend 2006-2009 viene invece valutato in merito ai soli accordi realmente a disposizione dell’osservatorio l’andamento del processo negoziale appare in crescita, sebbene non marcata, nel quadriennio. Nel 2010, poi, il numero degli accordi subisce un incremento più evidente, con 129 documenti siglati, per tornare poi nel 2011 al valore già registrato nel 2009, pari a 109 accordi. L’attività di negoziazione nel 2012, sebbene si registri un notevole calo degli accordi siglati in provincia di Torino, risulta complessivamente avere all’attivo ben 126 accordi; l’aumento rispetto all’anno precedente, anticipando alcuni risultati che approfondiremo nella sezione seguente, è dovuto al rilancio della contrattazione in province quali Alessandria, Asti, Biella e Vco, territori che nel 2011 non erano interessati dal fenomeno, se non marginalmente. Si sottolinea in questa sede, come più volte verrà ribadito in nota, che gli accordi presi in esame sono “i soli” pervenuti all’osservatorio entro il dicembre 2011; la totalità degli accordi siglati, potrebbe quindi essere superiore a quella effettivamente riportata nell’analisi.
Analizziamo il risultato in ordine alle province dove si è svolta la contrattazione.
Il “tasso di diffusione” dell’attività di contrattazione riportato nel grafico 2, è espresso dal rapporto tra i Comuni oggetto di negoziazione appartenenti a una determinata provincia e il totale dei Comuni appartenenti alla stessa provincia nei periodi corrispondenti ai 3 periodi contrattuali esaminati: 2000-2005, 2006-2009 e 2010/2012. Si può notare come in alcuni territori l’attività si sia decisamente ampliata durante il triennio 2006/2009, rispetto al periodo precedente; in particolare la crescita ha riguardato le province di Novara, dove relativamente al periodo, il tasso di diffusione della contrattazione si attesta al 35,2% (a fronte del 27,3% registrato tra il 2000-2005), e di Torino, dove si registra la crescita più elevata di tale indice (dal 9,5% al 30,2%). Buono il rapporto tra comuni coinvolti e totale delle amministrazioni locali nella provincia del VCO (Verbano, Cusio, Ossola). Trend in crescita, tra i primi 2 periodi considerati, anche nelle province di Cuneo (dal 2,4% al 6,4%) e di Biella (dal 9,8% all’11%). Nell’alessandrino, nel triennio 2010/2012 l’attività di negoziazione sociale con gli enti locali sembra subire una marcata battuta di arresto, con il rapporto tra numero di comuni coinvolti e complessivi che si attesta all’3,7%, rispetto ad incidenze percentuali superiori al 21% nei periodi precedenti. Importante la contrazione anche nel territorio di Novara (dal 35,2% al 27,3%), sebbene rimanga la seconda provincia a livello di diffusione comunale, e nel Vco (dall’13% al 10,4%). L’attività di contrattazione sembra comunque avere solide basi nella provincia di Torino, dove il 31,1% dei comuni hanno svolto attività di negoziazione nel 2010/2012, una percentuale più elevata di quella registrata nel periodo precedente e la più alta della regione. Evidente rilancio nel 2010/2012 della diffusione della contrattazione sociale nei territori di Biella (15,9% ; + 4,9% rispetto al periodo precedente), Cuneo (8,8% ; +2,4%) e Asti (5,1% ; +4,3%). Il Verbano-Cusio-Ossola, nonostante la contrazione, conferma un discreto tasso di diffusione, attorno al 10,4%, e si attesta come quarta provincia, relativamente a questo indice, dopo Torino, Novara e Biella.
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Graf. 2. Tasso di diffusione provinciale della contrattazione (confronto tra tornate cotnrattuali) - (valori %)
Fonte: Ires Lucia Morosini – Osservatorio contrattazione sociale territoriale in Piemonte Le seguenti tabelle (Tab.1/a e Tab.1/b) illustrano in modo dettagliato il numero degli accordi firmati in ciascuna provincia tra il 2006-2009 e nel triennio 2010-2012 e completano in modo puntuale l’analisi proposta in precedentemente. Dopo la flessione nel 2010, l’attività di contrattazione nella provincia di Novara sembra aver ripreso consistenza, e nel 2011 e quindi nel 2012 vengono firmati ben 20 accordi in ciascun anno. Il 2012, inoltre, risulta un anno rilevante per la negoziazione sociale in alcuni territori che negli anni precedenti erano interessati in maniera molto marginale dall’attività in esame. Tab. 1/a: Distribuzione degli accordi per territorio e per anno (valori %). Anni 2006/2008*
Anno PROVINCIA
TOTALE Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Vco Vercelli
2006 40 0 11 2 11 36 1 0 101
39,6% 0,0% 10,9% 2,0% 10,9% 35,6% 1,0% 0,0% 100,0%
2007 40 0 15 4 25 78 1 3 166
24,1% 0,0% 9,0% 2,4% 15,1% 47,0% 0,6% 1,8% 100,0%
2008 34 1 5 12 32 77 10 8 179
19,0% 0,6% 2,8% 6,7% 17,9% 43,0% 5,6% 4,5% 100,0%
2009 0 0 6 27 13 60 0 3 109
0,0% 0,0% 5,5% 24,8% 11,9% 55,0% 0,0% 2,8% 100,0%
Totale 114 1 37 45 81 251 12 14 555(*)
20,5% 0,2% 6,7% 8,1% 14,6% 45,2% 2,2% 2,5% 100,0% * Esclusi i 2 accordi Regionali sottoscritti da Sindacati, ANCI e Legautonomie, nel 2007 e 2008. Nel 2008 nella provincia di Biella, in diversi Comuni, il Sindacato non ha sottoscritto accordi, per la scelta delle Amministrazioni di aumentare unilateralmente l’addizionale Irpef.
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Nella provincia di Biella, infatti, risultano essere stati firmati nell’ultimo anno 14 documenti in altrettanti tavoli negoziali, pari ad una diffusione comunale del 11,1%. Il dato risulta essere particolarmente rilevante a fronte della completa assenza di accordi siglati nel territorio durante il 2011. Analogamente accade nelle province di Asti e Vco, sebbene gli accordi relativi al 2012 siano rispettivamente soltanto 4 e 3. In crescita nel 2012 anche l’attività delle OO.SS. nell’Alessandrino, sebbene ancora lontani dal numero di accordi del 2006/2008, e nel Vercellese. Contrazione nell’ultimo anno, invece, per quel che riguarda la provincia di Torino nella quale, in base ai documenti acquisiti, sono stati siglati solamente 57 accordi, ben 15 in meno rispetto al 2011 con un tasso di diffusione comunale che scende dal 66,1% al 45,2%.
Tab. 1/b. Distribuzione degli accordi per territorio e per anno (valori %). Anni 2010/2012
PROVINCIA
TOTALE Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Vco Vercelli
2010 2 7 6 26 4 76 7 1 129
1,6% 5,4% 4,7% 20,2% 3,1% 58,9% 5,4% 0,8% 100,0%
2011 1 0 0 14 20 72 0 2 109
0,9% 0,0% 0,0% 12,8% 18,3% 66,1% 0,0% 1,8% 100,0%
2012 5 4 14 17 20 57 3 6 126
4,0% 3,2% 11,1% 13,5% 15,9% 45,2% 2,4% 4,8% 100,0%
Totale 8 11 20 57 44 205 10 9 364
2,2% 3,0% 5,5% 15,7% 12,1% 56,3% 2,7% 2,5% 100,0% Crescita appena rilevabile nel triennio 2010/2012 dell’incidenza degli accordi siglati con i Comuni, rispetto alla totalità dei documenti raccolti. Il 96,1 % degli accordi raccolti tra il 2006 ed il 2009 risultavano infatti siglati con amministrazioni comunali mentre nell’ultima tornata contrattuale tale percentuale sale al 96,7%. La parte residuale degli accordi è stata sottoscritta con le Asl, le Comunità montane e altri enti.
Tab. 2. Distribuzione degli enti con cui si è contrattato nel quadriennio 2006-2009 e nel triennio 2010-2012
Tipo Ente 2006/2009 2010/2012
Numero Accordi % Numero
Accordi %
Comune 535 96,1% 352 96,7% Comunità Montana 6 1,1% 2 0,5% Asl 6 1,1% 6 1,6% Consorzio 2 0,4% 1 0,3% Circoscrizione 1 0,2% 0 0,0% Anci 2 0,4% 0 0,0% Altro 5 0,9% 3 0,8% Totale 557 100,0% 364 100,0%
Nel dettaglio, nel quadriennio 2006-2009 la contrattazione ha riguardato 208 distinti comuni, per lo più concentrati nell’area Torinese (95 casi) e con buona partecipazione delle amministrazioni locali dell’Alessandrino (41) e del Novarese (31); nel triennio 2010/2012, poi, sono state invece coinvolte complessivamente 183 diverse Amministrazioni Comunali: rimbalzo a 115 comuni nel 2012 dopo la flessione tra il 2010 ed il 2011 da 112 a 98 comuni. La distribuzione territoriale degli enti locali coinvolti, come già descritto in precedenza in merito alla totalità dei documenti siglati, assume connotati differenti nell’ultimo triennio, rispetto al periodo 2006-2009, in particolare per la quasi completa assenza nel 2010/2012 (soli 7 comuni) dell’attività svolta nella provincia di Alessandria.
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Nel complesso comunque, tra il 2000 ed il 2012, l’attività di contrattazione ha coinvolto ben 297 distinti Comuni. Nell’ultimo biennio la negoziazione sociale ha avvicinato 28 nuove amministrazioni comunali, di queste ben 18 nel 2012
Tab. 3. Numero comuni coinvolti nell’attività di contrattazione, per provincia
Provincia 2006/2009 2010 2011 2012 2010/2012 Alessandria 41 2 1 5 7 Asti 1 6 0 4 6 Biella 9 4 0 12 13 Cuneo 16 13 8 15 22 Novara 31 4 19 16 24 Torino 95 75 68 54 96 Verbano-Cusio-Ossola 10 7 0 3 8 Vercelli 5 1 2 6 7 Totale 208 112 98 115 183
Nella tavola sinottica sottostante abbiamo riassunto l’attività contrattuale generale indicando per ciascun comune coinvolto l’anno in cui si è firmato l’accordo. Ciò ci permette di evidenziare situazioni molto eterogenee; notiamo infatti comuni con una attività contrattuale consolidata (ad esempio Borgomanero, Carmagnola, Nichelino, Torino, etc) nei quali a partire dal 2005/2006 sono stati sottoscritti accordi in modo pressoché continuativo. Vi sono comuni in cui invece l’attività contrattuale è frammentata, si interrompe e poi riprende lungo il corso degli anni (ad esempio Chieri, Grugliasco, Novi Ligure, Rivoli, Trecate, etc…). Un’altra tipologia rilevante è quella dei comuni con attività contrattuale relativamente recente dove gli accordi sono stati firmati a partire dal 2007/2008 (ad esempio Ivrea, Banchette, San Giusto Canavese, Oleggio, Borgo San Dalmazzo, ecc…) Questi comuni costituiscono un indicatore di diffusione della pratica negoziale, soprattutto in funzione della regolarità contrattuale che, nel corso degli anni, li ha contraddistinti, fino - nella maggior parte dei casi - al 2012. In analogia al gruppo precedente, distinguiamo inoltre un insieme di comuni con attività contrattuale più recente (primo accordo firmato solo a partire dal 2010) come ad esempio Busano, Candiolo, Rivara, Sparone, etc. Questi sono i comuni di nuovissima acquisizione che, nella quasi totalità dei casi, si confermano sottoscrittori anche per il 2011 e 2012. A questi bisogna aggiungere gli enti che hanno sottoscritto per la prima volta accordi nel 2011 e che hanno confermato la prassi negoziale anche per il 2012: Racconigi, Ameno, Salassa, Crescentino, San Francesco al Campo e Bolzano Novarese. L’ultima tipologia di comuni è quella con attività contrattuale bloccata, sebbene con tempistiche e modalità differenti; un primo sottogruppo riguarda quei comuni nei quali l’attività contrattuale avviata con continuità a partire almeno dal 2003/2004, si è improvvisamente interrotta negli ultimi anni (tra questi in particolare segnaliamo i comuni di Bistagno, Alessandria, Cressa, Biella, ecc... ) Analogamente, anche se con un coinvolgimento più recente nella negoziazione (a partire dal 2007), avviene in un altro insieme di comuni quali ad esempio Frossasco, Pino Torinese, Moretta, per i quali l’attività di contrattazione si ferma al 2010/2011. In ultimo, si sottolineano alcuni comuni con i quali proprio nel 2012 le Organizzazioni sindacali non hanno siglato accordi, nonostante la pratica di negoziazione fosse stata piuttosto assidua negli ultimi anni. Tra questi evidenziamo Fossano, San Maurizio Canavese, Bellinzago Novarese, Condove, Nole, Vinovo, etc. Sarebbe quindi bene analizzare puntualmente quali sono le cause che hanno determinato la battuta d’arresto dell’attività di contrattazione con questi enti.
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Tavola sinottica: Comuni in cui è stato firmato almeno un accordo da 2000 al 2012
Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Acqui Terme AL X X X X X 5 Agrate Conturbia NO X X X 3 Airasca TO X X X X X X 6 Alba CN X X X X 4 Albiano d'Ivrea TO X X 2 Alessandria AL X X X X X 5 Alice Bel Colle AL X X X 3 Almese TO X X X X X X X 7 Alpignano TO X X X X X X X X 8 Ameno NO X X 2 Andorno micca BI X X X X X X 6 Antrona Schieranco VB X 1 Armeno NO X 1 Arona NO X X X X X X X X 8 Arquata Scrivia AL X X X X 4 Asti AT X X X X 4 Avigliana TO X X X X X X X X X 9 Bagnolo Piemonte CN X 1 Balangero TO X X X X 4 Baldissero Torinese TO X X X 3 Balzola AL X X X 3 Banchette TO X X X X X X 6 Bardonecchia TO X 1 Barge CN X X X 3 Bassignana AL X X X 3 Baveno VB X X 2 Beinasco TO X X X X X X 6 Bellinzago Novarese NO X X X X X 5 Biella BI X X X X 4 Bistagno AL X X X X X X 6 Boca NO X 1 Bollengo TO X 1 Bolzano Novarese NO X X X X 4 Borgaro Torinese TO X X X X X X X 7 Borgo San Dalmazzo CN X X X X X 5 Borgo Ticino NO X X X X 4 Borgo Vercelli VC X X 2 Borgofranco d'Ivrea TO X X 2 Borgolavezzaro NO X X 2 Borgomanero NO X X X X X X X X X X X X 12 Borgone Susa TO X X X 3 Borgosesia VC X X 2 Bosco Marengo AL X X X X 4 Bosconero TO X X 2 Bra CN X X X X X 5 Brandizzo TO X 1 Bricherasio TO X 1 Briona NO X X X 3 Bruino TO X X X X X X X 7 Bruzolo TO X X 2 Busano TO X X X 3 Busca CN X 1 Bussoleno TO X X X X X X X 7 Caluso TO X X X X X 5 Cameri NO X X X X 4 Candelo BI X X X X 4 Candiolo TO X X X 3 Canelli AT X X 2 Cannobio VB X X X 3 Caraglio CN X 1
42
Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Carignano TO X X X X X X 6 Carmagnola TO X X X X X X X X X X 10 Carpignano Sesia NO X X X 3 Cartosio AL X X X 3 Casalbeltrame NO X X 2 Casale Corte Cerro VB X 1 Casale Monferrato AL X X X X X X 6 Casalvolone NO X X 2 Caselette TO X X X X X 5 Caselle Torinese TO X X X X X X X X 8 Cassine AL X X X X 4 Castellamonte TO X X X 3 Castellazzo Bormida AL X X X X X 5 Castelletto d'Erro AL X 1 Castelletto Monferrato AL X 1 Castelletto sopra Ticino NO X X X X X X X 7 Castelnuovo Bormida AL X X X X 4 Castelnuovo Scrivia AL X X X X X 5 Cavaglia' BI X X X X 4 Cavaglietto NO X 1 Cavaglio d'Agogna NO X 1 Cavatore AL X 1 Cavour TO X 1 Cerano NO X X X X X 5 Cerreto Castello BI X 1 Cerrina AL X X X 3 Cerrione BI X 1 Ceva CN X 1 Chianocco TO X X X X X X 6 Chiaverano TO X 1 Chieri TO X X X X X X 6 Chiusa di San Michele TO X 1 Chivasso TO X X X X X X 6 Cigliano VC X X X X X 5 Cirie' TO X X X X X X X 7 Collegno TO X X X X X X X X X X 10 Condove TO X X X X X 5 Corio TO X X X X 4 Cossato BI X X X X X 5 Costigliole d'Asti AT X 1 Crescentino VC X X 2 Cressa NO X X X X X 5 Cumiana TO X X X X 4 Cuneo CN X X X X X X X X 8 Cuorgne' TO X X 2 Cureggio NO X X X 3 Denice AL X 1 Dogliani CN X X 2 Domodossola VB X X 2 Dormelletto NO X 1 Druento TO X 1 Favria TO X X X 3 Feletto TO X 1 Felizzano AL X 1 Fiorano Canavese TO X X 2 Fontaneto d'Agogna NO X X X X X X 6 Forno Canavese TO X X X X X X X 7 Fossano CN X X X X X X 6 Frassineto Po AL X X X 3 Frossasco TO X X X X 4 Frugarolo AL X X X 3 Fubine AL X X X 3
43
Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Gaglianico BI X X X X X X 6 Galliate NO X X X X X X 6 Garessio CN X X 2 Gargallo NO X 1 Gattinara TO X 1 Gavi AL X 1 Giaveno TO X X 2 Gozzano NO X X X X X X 6 Gravellona Toce VB X X 2 Grignasco NO X 1 Grognardo AL X X 2 Grugliasco TO X X X X X X 6 Invorio NO X X X X 4 Ivrea TO X X X X X X 6 La Loggia TO X X X X X X X X X 9 Lanzo Torinese TO X X 2 Leini' TO X 1 Lesa NO X X 2 Livorno Ferraris VC X 1 Locana TO X X X X X 5 Lombriasco TO X 1 Luserna San Giovanni TO X 1 Malvicino AL X 1 Manta CN X X X 3 Mattie TO X 1 Mazze' TO X X X 3 Melazzo AL X X X 3 Merana AL X 1 Miasino NO X X 2 Mirabello Monferrato AL X 1 Molare AL X 1 Momo NO X X 2 Mompantero TO X 1 Moncalieri TO X X X X X X X X 8 Mondovi' CN X X X X 4 Monta' CN X 1 Montalto Dora TO X X X X X 5 Montechiaro d'Acqui AL X X 2 Montecrestese VB X 1 Morano sul Po AL X X 2 Morbello AL X 1 Moretta CN X X X 3 Morsasco AL X X X 3 Murisengo AL X 1 Nichelino TO X X X X X X X X X 9 Nizza Monferrato AT X X 2 Nole TO X X X X X 5 None TO X X X X X X X X 8 Novara NO X X X X X X X 7 Novi ligure AL X X X X X X X 7 Occhieppo Superiore BI X 1 Occimiano AL X X X 3 Oleggio NO X X X X X 5 Oleggio Castello NO X X X X X X X 7 Omegna VB X X X 3 Orbassano TO X X X X X X X 7 Orio Canavese TO X X X 3 Ormea CN X 1 Orsara Bormida AL X X X X 4 Ovada AL X X X X X X X 7 Pancalieri TO X X X 3 Pareto AL X X 2
44
Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Pavone Canavese TO X X X X 4 Pecetto di Valenza AL X X 2 Pecetto Torinese TO X X X X 4 Perosa Argentina TO X X 2 Pettinengo BI X 1 Pianezza TO X X X 3 Piasco CN X 1 Pinerolo TO X X X X X X X X X 9 Pino Torinese TO X X X X 4 Piossasco TO X X X X X 5 Piscina TO X X X X X 5 Pombia NO X X 2 Pont-Canavese TO X X X X X 5 Pontecurone AL X X X X X 5 Ponti AL X X 2 Ponzone AL X X 2 Pozzolo Formigaro AL X X X X 4 Prasco AL X X X 3 Prato Sesia NO X 1 Pray BI X 1 Predosa AL X 1 Quaregna BI X 1 Quargnento AL X X X 3 Quattordio AL X 1 Racconigi CN X X 2 Recetto NO X 1 Revello CN X 1 Ricaldone AL X X X 3 Riva Presso Chieri TO X X 2 Rivalta Bormida AL X X X 3 Rivalta di Torino TO X X X X X X X 7 Rivara TO X X X 3 Rivoli TO X X X X X X X X 8 Robassomero TO X X X X 4 Rocca grimalda AL X X X 3 Romagnano Sesia NO X X X X X X X X 8 Romano Canavese TO X X X X 4 Romentino NO X X X 3 Ronco Biellese BI X 1 Rubiana TO X X 2 Salassa TO X X 2 Sale AL X X X 3 Saluggia VC X X 2 Saluzzo CN X X X X X X X X 8 Samone TO X X X X 4 San Benigno Canavese TO X X 2 San Damiano D'Asti AT X 1 San Francesco al Campo TO X X 2 San Giorgio Canavese TO X X X X 4 San Giusto Canavese TO X X X X X X 6 San Maurizio Canavese TO X X X X X X 6 San maurizio d'Opaglio NO X X X X X 5 San Mauro Torinese TO X 1 San Salvatore Monferrato AL X X X 3 San Secondo di pinerolo TO X X 2 Sant'Ambrogio di Torino TO X X X 3 Sant'Antonino di Susa TO X X X X X 5 Santena TO X 1 Santhia' VC X 1 Savigliano CN X X X X X X 6 Serravalle Scrivia AL X X X 3 Sestriere TO X X 2
45
Comune Prov. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Settimo Torinese TO X X X X X X 6 Silvano d'Orba AL X 1 Sozzago NO X X 2 Sparone TO X X X 3 Spigno Monferrato AL X X X 3 Strambino TO X X X X X X 6 Stresa VB X X 2 Strevi AL X X X 3 Strona BI X 1 Suno NO X X X X 4 Susa TO X X X 3 Terdobbiate NO X X 2 Terzo AL X X 2 Ticineto AL 0 Torino TO X X X X X X X X X X 10 Torrazza Piemonte TO X X 2 Torre Pellice TO X X 2 Tortona AL X X X X X 5 Trecate NO X X X X X X X X X 9 Trivero BI X X X X X 5 Trofarello TO X X X X X X X X X X 10 Vaie TO X 1 Valduggia VC X 1 Valenza AL X X X 3 Valle Mosso BI X X X X X X X 7 Vallo Torinese TO X X X 3 Valperga TO X X 2 Varallo TO X 1 Varallo Pombia NO X X 2 Venaria Reale TO X X X X X X X X X 9 Venasca CN X 1 Venaus TO X X 2 Verbania VB X X X 3 Vercelli VC X X 2 Verzuolo CN X 1 Vigliano biellese BI X X X X X X 6 Vignale Monferrato AL X X 2 Vigone TO X X X 3 Villadossola VB X X 2 Villafalletto CN X 1 Villafranca Piemonte TO X X X X X X X 7 Villanova D'Asti AT X X 2 Villanova Monferrato AL X X 2 Villar Dora TO X 1 Villar Perosa TO X X 2 Villastellone TO X X X X X X 6 Vinovo TO X X X X X 5 Visone AL X X X 3 Volpedo AL X X X X 4 Volpiano TO X X X X 4 Volvera TO X X 2
Nel primo rapporto, riferito al periodo 2000-2005, si era visto come l’attività contrattuale territoriale piemontese coinvolgesse soprattutto i comuni medio-grandi, dove il sindacato è più presente. Nel quattro anni seguenti poi (2006/2009) la pratica contrattuale ha iniziato a diffondersi in modo capillare anche nei comuni medio–piccoli (1.000-15.000 residenti), tendenza che ha avuto in parte conferme anche negli accordi riguardanti il triennio 2010/2012, nonostante l’incremento maggiore si sia registrato nei comuni con popolazione tra le 5.000 e le 15.000 unità.
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Il grafico 3 evidenzia la distribuzione degli accordi firmati nelle tre tornate contrattuali 2000-2005, 2006-2009 e 2010-2012, con gli enti classificati per ampiezza demografica; si nota in particolare il significativo aumento, come già accennato, dell’incidenza percentuale dei piccoli Comuni (con popolazione compresa tra i 1.000 e i 5.000 abitanti). Dal 30% rilevato nel 2000-2005, si supera la soglia del 43% del quadriennio successivo, per poi attestarsi su valori comunque elevati (38,1%) nel 2010/2012; in costante crescita, inoltre, la quota dei Comuni con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000 abitanti (dal 16,1% del 2000/2005 al 28,4% del 2010/2012). Permane bassa, invece, la quota percentuale dei Comuni “piccolissimi” con meno di mille abitanti (dal 17,5% fino al 2005, ad incidenza al di sotto del 4% nei periodi successivi). Tab.4. Distribuzione degli accordi sottoscritti con i Comuni per ampiezza demografica
Ampiezza demografica Comuni
2006/2009 2010/2012 Numero Accordi % Numero
Accordi %
fino a 1.000 Abitanti 18 3,4% 13 3,7% 1.001 - 5.000 Abitanti 233 43,6% 134 38,1% 5.001 - 15.000 Abitanti 132 24,7% 100 28,4% 15001 - 50.000 Abitanti 118 22,1% 87 24,7% oltre 50.001 Abitanti 34 6,4% 18 5,1%
Totale 535 100,0% 352 100,0% Graf. 3. Distribuzione degli accordi per ampiezza demografica (confronto con 2000-2005). Valori %
Nelle tabelle 5/a e 5/b evidenziamo il numero degli accordi firmati nelle ultime 2 tornate contrattuali, ulteriormente suddivise in ciascun anno cui fanno riferimento i documenti in nostro possesso, secondo le classi di ampiezza demografica del comune firmatario. Relativamente al periodo 2006/2008, si può notare, anche su base annua, la diminuzione dei “grandi comuni” coinvolti nell’attività di contrattazione, con un conseguente aumento, sia a livello assoluto che percentuale, dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti. Nel 2009, poi, la distribuzione per ampiezza demografica del comune firmatario, torna ad assestarsi su valori simili a quelli del 2006 e l’incidenza degli accordi siglati con enti tra i 15.000 ed i 50.000 residenti risulta pari al 27,7%.
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Tab. 5/a. Distribuzione degli accordi per anno e ampiezza demografica dei Comuni. Anni 2006/2009
AMPIEZZA DEMOGRAFICA
TOTALE fino a 1.000 Abitanti
1.001 - 5.000 Abitanti
5.001 - 15.000 Abitanti
15001 - 50.000
Abitanti
oltre 50.001 Abitanti
2006 2 39 23 27 9 100
2,0% 39,0% 23,0% 27,0% 9,0% 100,0%
2007 8 67 42 32 10 159
5,0% 42,1% 26,4% 20,1% 6,3% 100,0%
2008 8 90 39 31 7 175
4,6% 51,4% 22,3% 17,7% 4,0% 100,0%
2009 0 37 28 28 8 101
0,0% 36,6% 27,7% 27,7% 7,9% 100,0%
Totale 18 233 132 118 34 535
3,4% 43,6% 24,7% 22,1% 6,4% 100,0%
Tra il 2010 e il 2012 poi, verifichiamo un’ulteriore flessione degli accordi con i grandi comuni (solo 6 casi costantemente nei 3 anni), mentre aumenta, seppur di pochissimo, la quota degli enti con meno di 1.000 abitanti, fino al 3,7. Le altre fasce demografiche non sembrano verificare caratterizzazioni determinati, se non per una marcata contrazione nel 2012 dell’incidenza percentuale degli accordi siglati con enti con popolazione tra compresa tra i 15.001 ed i 50.000 residenti. Rispetto al 2010/2011, infatti, risultano circa 10 accordi in meno firmati con questa tipologia di enti, ed un “peso” sul totale degli accordi che scende da circa il 30% al 18,2%. Tab. 5/b. Distribuzione degli accordi per anno e ampiezza demografica dei Comuni. Anni 2010/2012
AMPIEZZA DEMOGRAFICA
TOTALE fino a 1.000 Abitanti
1.001 - 5.000 Abitanti
5.001 - 15.000
Abitanti
15001 - 50.000
Abitanti
oltre 50.001 Abitanti
2010 3 46 36 33 6 124
2,4% 37,1% 29,0% 26,6% 4,8% 100,0% 2011 6 37 26 32 6 107
5,6% 34,6% 24,3% 29,9% 5,6% 100,0% 2012 4 51 38 22 6 121
3,3% 42,1% 31,4% 18,2% 5,0% 100,0% Totale 13 134 100 87 18 352
3,7% 38,1% 28,4% 24,7% 5,1% 100,0% La tabella 6 invece evidenzia il tasso di copertura della contrattazione calcolato in ogni territorio sulla base della popolazione residente4. La diminuzione della diffusione dell’attività di negoziazione nei comuni medio-grandi si ripercuote di fatto sulla percentuale di popolazione coinvolta dagli accordi ( rispetto al totale dei residenti nella stessa zona) che scende nel 2012 al 48,8%, agli stessi livelli quindi del 2011, anno nel quale però l’osservatorio conta ben 17 comuni firmatari in meno.
4 La copertura è stata calcolata sulla popolazione di ciascuna provincia al 31.12.2007.
48
Tab. 6. Copertura dell’attività di contrattazione: % popolazione coperta dall’attività di contrattazione per anno e per provincia
Provincia 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Alessandria 69,6% 69,5% 49,0% 0,0% 12,8% 8,3% 16,2% Asti 0,0% 0,0% 34,8% 0,0% 53,7% 0,0% 46,9% Biella 23,6% 52,8% 33,0% 44,4% 10,6% 0,0% 17,8% Cuneo 12,5% 11,2% 29,1% 39,1% 39,4% 36,0% 32,2% Novara 21,1% 58,5% 72,7% 46,9% 10,6% 37,2% 62,0% Torino 27,5% 76,6% 71,2% 72,2% 75,9% 77,2% 64,0% Verbano-Cusio-Ossola 9,9% 19,2% 57,9% 0,0% 47,5% 0,0% 18,8% Vercelli 0,0% 4,9% 6,2% 11,5% 2,6% 9,8% 25,1%
Totale 25,9% 55,9% 57,0% 48,7% 51,5% 48,9% 48,8% In numerosi comuni piemontesi la pratica contrattuale è ormai consolidata e gli accordi con i sindacati vengono sottoscritti regolarmente con cadenza annuale; in alcuni casi inoltre possiamo verificare come, nel corso dello stesso anno, amministrazione e sindacati siglino più di un accordo. L’analisi dei dati (Tab.7) mostra come questa tendenza sia stata particolarmente rilevante nel quadriennio 2006/2009, periodo nel quale ben 41 enti hanno siglato con le OO.SS. almeno 4 accordi ed ulteriori 59 enti ne hanno sottoscritti 3. Anche tra il 2010 e il 2012 risulta evidente come l’attività svolta dai sindacati non abbia caratteri di estemporaneità, piuttosto di regolarità nel corso degli anni; sono infatti 47 gli enti che hanno siglato 3 o più accordi nel triennio. Di questi, in 9 casi, possiamo verificare la stipula di più di un documento in ciascun anno. Bisogna comunque sottolineare, nella lettura della tabella sottostante, come il confronto diretto, sebbene appaia a svantaggio dell’ultima tornata contrattuale, sia in effetti una lettura erronea del fenomeno. E’ infatti necessario considerare il differente periodo temporale in esame (3 anni dell’ultima tornata contrattuale anziché 4 della precedente) che di fatto non permette un confronto diretto dei dati. Tab. 7. Numero di accordi firmati in ciascun comune nei tre periodi di riferimento.
Numero di accordi sottoscritti per ciascun
comune
n° comuni
2000-2005 2006-2009 2010-2012
1 58 51 76 2 34 57 60 3 20 59 38 4 5 25 5 5 1 8 3 6 0 3 0 7 0 3 1 8 0 2 0
Totale comuni coinvolti 118 208 183
Nei precedenti rapporti veniva sottolineato come, nel 2006-2008 fosse cresciuto notevolmente il numero dei Comuni che avevano sperimentato per la prima volta le prassi della contrattazione territoriale. Infatti, la sperimentazione ha riguardavano ben 118 Comuni, cioè quasi il 57% delle (208) amministrazioni che avevano sottoscritto accordi con i sindacati nello stesso periodo. Nell’ultima tornata contrattuale (2010-2012) le nuove amministrazioni coinvolte nell’attività di contrattazione sono state complessivamente 47 e dopo il rallentamento della diffusione del fenomeno nel 2011, l’ultimo anno risulta coinvolgere ben 18 nuove amministrazioni comunali.
Il grafico e la tabella seguenti ci aiutano a ricostruire la distribuzione provinciale dei nuovi comuni che, nel triennio 2010/2012 riguardano per lo più il territorio di Torino (20 nuovi comuni) oltre a Cuneo (9), Biella (7) ed Asti (5).
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Nello specifico, per quel che riguarda la provincia di Asti, i nuovi enti sono entrati a far parte del gruppo coinvolto nell’attività di contrattazione nel 2010, mentre per il 2011/2012 non si è aggiunta nessun’altra amministrazione locale nella provincia.
Nel 2012, invece, le OO.SS. hanno portato ai tavolo di negoziazione ulteriori 7 comuni nel Biellese e 5 nel territorio di Cuneo, oltre a altre 5 “new entry” per quel che riguarda la provincia di Torino, così come era stato anche nel 2011.
Il successivo grafico 4 rende efficacemente l’incidenza percentuale, oltre al numero dei casi, dei nuovi comuni che sperimentano la contrattazione sociale per la prima volta nelle 2 tornate contrattuali considerate.
Tab. 8: Comuni nei quali la contrattazione sociale si è svolta per la prima volta, suddivisi per periodo temporale e per province
2006/2009 2010 2011 2012 2010/2012 Alessandria 20 0 0 0 0 Asti 0 5 0 0 5 Biella 1 0 0 7 7 Cuneo 10 3 1 5 9 Novara 12 0 2 1 3 Torino 60 10 5 5 20 Vco 10 1 0 0 1 Vercelli 5 0 2 0 2 TOTALE 118 19 10 18 47
Graf. 4. Comuni che per la prima volta hanno sperimentato la contrattazione territoriale suddivisi per periodo temporale e provincia
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Le caratteristiche della rappresentanza sindacale
I dati analizzati segnalano alcune importanti variazioni emerse tra l’analisi del periodo 2000-2005, quella che ha per oggetto la contrattazione svolta nel 2006-2009, e l’ultimo aggiornamento riguardante il triennio 2010/2012. La variazione più rilevante osservabile dal grafico 5 è relativa alla tendenza in corso che vede la pratica contrattuale divenire sempre più appannaggio confederale5. Diminuiscono infatti, in maniera decisa, fin sotto la soglia del 5% nel 2010/2012, gli accordi firmati esclusivamente dallo SPI, così come, rispetto al periodo precedente, quelli firmati esclusivamente dalla CGIL (22,4%). Il dato più rilavante, tuttavia, è dato dall’aumento, avvenuto principalmente nella tornata contrattuale più recente, degli accordi firmati in modo congiunto, che passano dal 62,5% del periodo 2006/2009 al 73,0% del triennio 2010/2012. Nello specifico, nel 2012 sono ben 92 su 126 gli accordi siglati contemporaneamente da Cgil e Spi, dato che conferma la tendenza descritta in precedenza. Graf. 5. soggetti Cgil firmatari degli accordi (confronto 2000-2005 / 2006-2008 / 2009/2010) (valori %)
Le aree tematiche della contrattazione
Nell’ultimo periodo contrattuale, relativo al triennio 2010/2012, a fronte del persistere della crisi economica internazionale, si osserva una forte attenzione da parte delle amministrazioni e delle OO.SS. per la negoziazione delle materie relative al sistema fiscale e alle agevolazioni, trattate nel 91,5% dei casi. Tali tematiche (che attengono sia alla difesa dei diritti sociali dei cittadini che all’introduzione e al potenziamento della progressività fiscale) riguardano addirittura il 96,3% degli accordi siglati nel 2011 ed il 92,1% nel 2012. Cresce, sempre sulla scia della crisi economica internazionale, il numero degli accordi che negoziano il potenziamento delle “Politiche del lavoro e dello sviluppo” (57,7%) una quota di accordi circa il 16% superiore rispetto al 2006-2009. Viene dato ulteriore risalto alle politiche per l’infanzia ed adolescenza (compresa l’istruzione), argomento trattato in circa il 66% dei 364 accordi. In evidente calo nel 2012 i riferimenti nel testo degli accordi alle politiche di bilancio, per lo più intese come confronto preventivo sul bilancio e come valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio. Questo fenomeno è probabilmente legato agli innumerevoli
5 L’analisi è relativa ai 750 accordi (sottoscritti con Comuni, Asl, Comunità montane e altri enti territoriali) pervenuti in tempo utile al fine di elaborare le informazioni rilevate
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vincoli di bilancio cui i comuni devono sottostare a fronte delle recenti manovre finanziarie ed in particolare nel rispetto del patto di stabilità. In generale, comunque, osserviamo un aumento del numero di temi trattati, ad indicare una crescente complessità degli accordi, volti a salvaguardare quanti più aspetti possibili.
Tab.9. Distribuzione delle aree tematiche negoziate. 2010/2012
Area Tematica negoziata L'argomento è stato trattato
n°. volte % sul totale degli accordi
raccolti nello stesso periodo
2010 2011 2012 2010-2012 2010 2011 2012 2010-2012 Sistema fiscale e agevolazioni 112 105 116 333 86,8% 96,3% 92,1% 91,5% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 98 104 109 311 76,0% 95,4% 86,5% 85,4% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 86 80 75 241 66,7% 73,4% 59,5% 66,2% Politiche di bilancio 81 79 64 224 62,8% 72,5% 50,8% 61,5% Politiche del lavoro e dello sviluppo 92 62 56 210 71,3% 56,9% 44,4% 57,7% Politiche socio assistenziali 67 61 66 194 51,9% 56,0% 52,4% 53,3% Politiche abitative e del territorio 60 51 46 157 46,5% 46,8% 36,5% 43,1% Esclusione, poverta' e vulnerabilita' 65 32 30 127 50,4% 29,4% 23,8% 34,9% Politiche socio sanitarie 23 9 12 44 17,8% 8,3% 9,5% 12,1% Discriminazione, pari opportunita', immigrazione 9 11 11 31 7,0% 10,1% 8,7% 8,5% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 5 9 7 21 3,9% 8,3% 5,6% 5,8% Sicurezza 8 5 2 15 6,2% 4,6% 1,6% 4,1% Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva 1 1 3 5 0,8% 0,9% 2,4% 1,4% Pubblica amministrazione e politiche del personale 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Ogni argomento al suo interno contiene più temi la cui singola frequenza è riportata in tabella 10/a (per il periodo 2006/2009) ed in tabella 10/b (per il triennio 2010/2012):
Tab. 10/a. Distribuzione degli temi negoziati. 2006/2009
Il tema è stato trattato n° volte
% sul totale degli accordi raccolti
Certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio 210 54,4% ICI aliquote, detrazioni, recupero evasione 201 52,1% IRPEF 175 45,3% Premessa politica 148 38,3% TARSU, TIA, esenzioni, agevolazioni 145 37,6% Relazioni sindacali 140 36,3% Sostegno economico (forme diverse di assegni di cura, minimo vitale) 115 29,8% Azioni di contenimento degli aumenti di rette, tariffe 93 24,1% Piani sociali di zona - ruolo lpab 89 23,1% Confronto preventivo sul bilancio 89 23,1% Interventi di sostegno alla disabilita' (anche attraverso l'utilizzo di volontari) 87 22,5% Verifiche periodiche nel corso dell'anno 87 22,5% Fondo per l'affitto, Fondi di garanzia, 84 21,8% Azioni a favore di domiciliarita' 82 21,2% Mense scolastiche 78 20,2% Misure di contrasto alla poverta' e prevenzione rischio sociale 75 19,4% Passaggio da TARSU a tariffa esenzioni, agevolazioni, FONDI 73 18,9% Sostegno ai lavoratori CIG o in mobilita' 73 18,9% Politiche di lotta all'evasione 68 17,6%
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Tariffe trasporti locali 66 17,1% Servizi ed erogazioni per la promozione dell'occupazione 65 16,8% Politiche giovanili 64 16,6% Asili nido:rette 62 16,1% Programmazione socio-sanitaria, delega ai consorzi 60 15,5% Emergenza abitativa,sfratti,morosita' 58 15,0% Centri estivi 56 14,5% Strutture residenziali - case protette 53 13,7% Piani di Edilizia residenziale pubblica-incremento patrimonio 52 13,5% Politiche per la prima infanzia 49 12,7% Mobilita' urbana - traffico- piste ciclabili - trasporto collettivo 46 11,9% Attivazione tavoli di confronto-tecnici 46 11,9% Soggiorni climatici 42 10,9% Lotta al lavoro irregolare-equiparazione trattamenti-monitoraggio 42 10,9% Integrazione scolastica bambini disabili 40 10,4% Giudizi sulla finanziaria del Governo 39 10,1% Centri sociali anziani-educazione-orti-lavori 38 9,8% Politiche di sostegno alla famiglia 38 9,8% Valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio-bilanci 35 9,1% Politiche di sostegno casa, integrazione sociale e scolastica - immigrati 34 8,8% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 33 8,5% Scuole dell'infanzia materne 31 8,0% Diritto allo studio pre e post scuola 27 7,0% Asili nido:ampliamento servizio 27 7,0% Sviluppo sostenibile, ambiente, raccolta differenziata 26 6,7% Piani per la salute 25 6,5% Politiche socio assistenziali 25 6,5% Tariffe MultiUtility acqua,gas,luce,telefono 25 6,5% Definizione delle procedure di confronto 24 6,2% Fondi per l'ampliamento servizi scolastico-educativi 21 5,4% Politiche del lavoro e dello sviluppo 21 5,4% Rete integrata degli sportelli sociali 20 5,2% Centri diurni 20 5,2% ISEE istantanea 20 5,2% Asili nido:mense scolastiche 19 4,9% ERP a canone calmierato per anziani-ERP anziani 17 4,4% Telesoccorso 15 3,9% Asili nido:riduzione liste d'attesa 15 3,9% Altre fonti di finanziamento 14 3,6% Liste d'attesa per strutture residenziali e/o semiresidenziali 13 3,4% Asili nido:costruzione nuovi nidi 13 3,4% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 12 3,1% Accordi sui prezzi (Osservatorio e prezzi calmierati) 11 2,8% Carta dei servizi, informazioni 11 2,8% Arredo urbano-barriere architettoniche 10 2,6% Valutazione e ricadute costi del personale 10 2,6% Fondo non autosufficienza 9 2,3% Assistenza domiciliare integrata (Adi) 9 2,3% Politiche socio sanitarie 8 2,1% Politiche abitative e del territorio 8 2,1% Valorizzazione e regolarizzazione del lavoro di cura 7 1,8%
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Sistema fiscale e agevolazioni 7 1,8% Monitoraggio, Osservatori) 6 1,6% Piano Regolatore generale 6 1,6% Politiche di sviluppo dei Patti territoriali 6 1,6% Interventi in infrastrutture 6 1,6% Convenzione strutture private (riduzione di liste di attesa) 5 1,3% Contratti di quartiere 5 1,3% Aree per insediamenti industriali 5 1,3% Rinvio a contrattazione di comparto 5 1,3% Politiche a favore di detenuti ed ex detenuti 3 0,8% Tassazione di scopo 3 0,8% Sviluppo ambientale 3 0,8% Piani per la sicurezza urbana, attivita' culturali 3 0,8% Polizze assicurative per anziani e vittime di reati 3 0,8% Contratti atipici 3 0,8% Diritti di cittadinanza 2 0,5% Sicurezza 1 0,3% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 1 0,3%
Nel complesso, tra il 2006 ed il 2009, in 386 accordi vengono considerati 3.716 temi, in media circa 10 temi per accordo; i più trattati riguardano la “certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio” presente nel 54,4% degli accordi, seguito dall’ “ICI aliquote, detrazioni, recupero evasione” (52,1%), la cui diffusione era maggioritaria fino al 2008. Le altre imposte, quali l’Irpef e la Tarsu/Tia interessano rispettivamente il 45,3% e 37,6% dei contratti. Rispetto al periodo 2000-2005, in generale tutti i temi vengono trattati un numero di volte superiore proprio perché, come abbiamo osservato, aumenta decisamente la gamma di argomenti di cui si occupa ciascun accordo.
Tab. 10/b. Distribuzione degli temi negoziati. 2010/2012
Tema Specifico Negoziato Il tema è statotrattato
n°. volte % sul totale degli accordi raccolti nello stesso anno
2010 2011 2012 2010-2012 2010 2011 2012 2010-2012
Certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio 100 68 57 225 77,5% 62,4% 45,2% 61,8% IRPEF 34 60 95 189 26,4% 55,0% 75,4% 51,9% Premessa politica 32 81 69 182 24,8% 74,3% 54,8% 50,0% TARSU, TIA, esenzioni, agevolazioni 40 70 67 177 31,0% 64,2% 53,2% 48,6% ICI/IMU aliquote, detrazioni, recupero evasione 29 39 103 171 22,5% 35,8% 81,7% 47,0% Mense scolastiche 59 55 52 166 45,7% 50,5% 41,3% 45,6% Politiche di lotta all'evasione 12 61 77 150 9,3% 56,0% 61,1% 41,2% Servizi ed erogazioni per la promozione dell'occupazione 48 52 47 147 37,2% 47,7% 37,3% 40,4% Confronto preventivo sul bilancio 64 52 26 142 49,6% 47,7% 20,6% 39,0% Valutazioni sugli indirizzi e le linee di bilancio-bilanci 20 73 40 133 15,5% 67,0% 31,7% 36,5% Relazioni sindacali 38 41 40 119 29,5% 37,6% 31,7% 32,7% Definizione delle procedure di confronto 36 37 42 115 27,9% 33,9% 33,3% 31,6% ISEE istantanea 28 39 43 110 21,7% 35,8% 34,1% 30,2% Sostegno ai lavoratori CIG o in mobilita' 64 24 20 108 49,6% 22,0% 15,9% 29,7% Asili nido:rette 41 33 29 103 31,8% 30,3% 23,0% 28,3% Azioni di contenimento degli aumenti di rette, tariffe 49 27 18 94 38,0% 24,8% 14,3% 25,8% Giudizi sulla finanziaria del Governo 23 23 33 79 17,8% 21,1% 26,2% 21,7%
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Attivazione tavoli di confronto-tecnici 35 22 20 77 27,1% 20,2% 15,9% 21,2% Centri estivi 26 24 24 74 20,2% 22,0% 19,0% 20,3% Politiche di sostegno alla famiglia 12 28 31 71 9,3% 25,7% 24,6% 19,5% Verifiche periodiche nel corso dell'anno 22 17 30 69 17,1% 15,6% 23,8% 19,0% Misure di contrasto alla poverta' e prevenzione rischio sociale 24 16 17 57 18,6% 14,7% 13,5% 15,7% Tariffe trasporti locali 31 15 11 57 24,0% 13,8% 8,7% 15,7% Azioni a favore di domiciliarita' 24 18 12 54 18,6% 16,5% 9,5% 14,8% Fondo per l'affitto, Fondi di garanzia, 27 14 11 52 20,9% 12,8% 8,7% 14,3% Emergenza abitativa,sfratti,morosita' 16 21 13 50 12,4% 19,3% 10,3% 13,7% Piani di Edilizia residenziale pubblica-incremento patrimonio 23 11 14 48 17,8% 10,1% 11,1% 13,2% Diritto allo studio pre e post scuola 11 9 26 46 8,5% 8,3% 20,6% 12,6% Interventi di sostegno alla disabilita' (anche attraverso l'utilizzo di volontari) 13 18 13 44 10,1% 16,5% 10,3% 12,1% Politiche giovanili 15 15 13 43 11,6% 13,8% 10,3% 11,8% Fondi per l'ampliamento servizi scolastico-educativi 15 15 13 43 11,6% 13,8% 10,3% 11,8% Sostegno economico (forme diverse di assegni di cura, minimo vitale) 10 18 13 41 7,8% 16,5% 10,3% 11,3% Soggiorni climatici 15 12 13 40 11,6% 11,0% 10,3% 11,0% Strutture residenziali - case protette 12 8 14 34 9,3% 7,3% 11,1% 9,3% Centri diurni 19 9 6 34 14,7% 8,3% 4,8% 9,3% Integrazione scolastica bambini disabili 15 8 10 33 11,6% 7,3% 7,9% 9,1% ISEE diversificazione redditi 5 12 13 30 3,9% 11,0% 10,3% 8,2% Politiche socio assistenziali 13 6 8 27 10,1% 5,5% 6,3% 7,4% Sviluppo sostenibile, ambiente, raccolta differenziata 9 13 3 25 7,0% 11,9% 2,4% 6,9% Centri sociali anziani-educazione-orti-lavori 0 15 8 23 0,0% 13,8% 6,3% 6,3% Politiche di sostegno casa, integrazione sociale e scolastica - immigrati 4 11 8 23 3,1% 10,1% 6,3% 6,3% Scuole dell'infanzia materne 7 8 7 22 5,4% 7,3% 5,6% 6,0% Politiche per la cultura, lo sport e il tempo libero 5 9 7 21 3,9% 8,3% 5,6% 5,8% Passaggio da TARSU a tariffa esenzioni, agevolazioni, FONDI 20 0 0 20 15,5% 0,0% 0,0% 5,5% Politiche abitative e del territorio 4 9 7 20 3,1% 8,3% 5,6% 5,5% Piani sociali di zona - ruolo lpab 10 4 5 19 7,8% 3,7% 4,0% 5,2% Telesoccorso 5 7 7 19 3,9% 6,4% 5,6% 5,2% Politiche per la prima infanzia 0 9 10 19 0,0% 8,3% 7,9% 5,2% Asili nido:ampliamento servizio 8 8 3 19 6,2% 7,3% 2,4% 5,2% Tariffe MultiUtility acqua,gas,luce,telefono 11 4 4 19 8,5% 3,7% 3,2% 5,2% Lotta al lavoro irregolare-equiparazione trattamenti-monitoraggio 9 6 4 19 7,0% 5,5% 3,2% 5,2% Politiche del lavoro e dello sviluppo 11 4 3 18 8,5% 3,7% 2,4% 4,9% Premessa politica, relazioni sindacali, modalita' procedurali 17 0 0 17 13,2% 0,0% 0,0% 4,7% Piani per la salute 10 4 2 16 7,8% 3,7% 1,6% 4,4% Mobilita' urbana - traffico- piste ciclabili - trasporto collettivo 2 9 5 16 1,6% 8,3% 4,0% 4,4% Asili nido:mense scolastiche 11 2 1 14 8,5% 1,8% 0,8% 3,8% Rete integrata degli sportelli sociali 8 2 1 11 6,2% 1,8% 0,8% 3,0% Infanzia e adolescenza, politiche educative e dell'istruzione 5 3 3 11 3,9% 2,8% 2,4% 3,0% Polizze assicurative per anziani e vittime di reati 8 2 1 11 6,2% 1,8% 0,8% 3,0% Convenzione strutture private (riduzione di liste di attesa) 1 6 3 10 0,8% 5,5% 2,4% 2,7% Asili nido:costruzione nuovi nidi 3 5 2 10 2,3% 4,6% 1,6% 2,7% Accordi sui prezzi (Osservatorio e prezzi calmierati) 7 0 2 9 5,4% 0,0% 1,6% 2,5% Partecipazione alla vita democratica - immigrati 3 3 3 9 2,3% 2,8% 2,4% 2,5% Asili nido:riduzione liste d'attesa 4 2 2 8 3,1% 1,8% 1,6% 2,2% Piano Regolatore generale 1 3 3 7 0,8% 2,8% 2,4% 1,9% Politiche socio sanitarie 0 0 6 6 0,0% 0,0% 4,8% 1,6% Sistema fiscale e agevolazioni 6 0 0 6 4,7% 0,0% 0,0% 1,6% Sviluppo ambientale 2 1 3 6 1,6% 0,9% 2,4% 1,6% Diritti di cittadinanza 4 0 1 5 3,1% 0,0% 0,8% 1,4% Strutture residenziali specifiche per disabili 0 3 1 4 0,0% 2,8% 0,8% 1,1% Servizio assistenza domiciliare (Sad) 0 2 2 4 0,0% 1,8% 1,6% 1,1% Contributo economico per assistenza domiciliare 0 2 2 4 0,0% 1,8% 1,6% 1,1% Politiche di sviluppo dei Patti territoriali 0 4 0 4 0,0% 3,7% 0,0% 1,1%
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Fondo non autosufficienza 3 0 0 3 2,3% 0,0% 0,0% 0,8% Liste d'attesa per strutture residenziali e/o semiresidenziali 2 0 1 3 1,6% 0,0% 0,8% 0,8% ERP a canone calmierato per anziani-ERP anziani 0 0 3 3 0,0% 0,0% 2,4% 0,8% Arredo urbano-barriere architettoniche 2 1 0 3 1,6% 0,9% 0,0% 0,8% Piani per la sicurezza urbana, attivita' culturali 1 1 1 3 0,8% 0,9% 0,8% 0,8% Programmazione socio-sanitaria, delega ai consorzi 2 0 0 2 1,6% 0,0% 0,0% 0,5% Monitoraggio, Osservatori) 0 1 1 2 0,0% 0,9% 0,8% 0,5% Discriminazione, pari opportunita', immigrazione 1 0 1 2 0,8% 0,0% 0,8% 0,5% Contratti di quartiere 0 2 0 2 0,0% 1,8% 0,0% 0,5% Vigile di quartiere o di prossimita' . Colonnine di soccorso 0 2 0 2 0,0% 1,8% 0,0% 0,5% Pubblica amministrazione e politiche del personale 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Bilanci sociali 1 0 1 2 0,8% 0,0% 0,8% 0,5% Carta dei servizi, informazioni 0 0 2 2 0,0% 0,0% 1,6% 0,5% Esclusione, poverta' e vulnerabilita' 1 0 0 1 0,8% 0,0% 0,0% 0,3% Tassazione di scopo 1 0 0 1 0,8% 0,0% 0,0% 0,3% Altre fonti di finanziamento 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Politiche di bilancio 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Interventi in infrastrutture 0 0 1 1 0,0% 0,0% 0,8% 0,3% Aree per insediamenti industriali 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3% Politiche e strumenti della partecipazione e cittadinanza attiva 0 1 0 1 0,0% 0,9% 0,0% 0,3%
Sale ad oltre 10,8 il numero medio di temi trattati in ciascun accordo tra il 2010 ed il 2012; nel triennio infatti, vengono complessivamente sviluppati 3.946 temi, in 364 documenti. L’esame della complessità degli accordi, a livello di tematiche specifiche trattate per singolo anno, mostra come nel 2012 i documenti riguardino in media circa 10,5 temi, in flessione comunque rispetto al 2012 dove tale indice si attestava attorno al 12,1. La tematica più frequentemente contrattata riguarda ancora la “certificazione ISEE, Criteri, regolamenti, monitoraggio” la cui presenza risulta essere nel triennio pari al 61,8% dei casi, sebbene in flessione sia tra il 2010 ed il 2011 (dal 77,5% al 62,4%) che ancora nel 2012 (45,2%). A fronte dello sblocco totale dell’aliquota dell’addizionale comunale all’IRPEF per il 2012, approvato dalla cosiddetta manovra bis (D.L. n. 138/2011), tale argomento torna a ricevere slancio al momento della stesura degli accordi. Nel 2012, infatti, il tema dell’addizionale Irpef, dopo la battuta di arresto nel 2010/2011, risulta presente in ben 75,4 accordi ogni 100 e più in generale, comunque, nel 51,9% degli accordi siglati nel triennio 2010-2012. La reintroduzione dell’Imposta sugli immobili adibiti ad abitazione principale ed il passaggio da Ici ad Imu hanno condizionato in maniera evidente la pratica negoziale e nel 2012, infatti, proprio il tema dell’IMU (inteso sia come aliquote, sia più in generale come detrazioni o agevolazioni), risulta la tematica più diffusa e presente addirittura nell’81,7% dei documenti esaminati. Sono inoltre ben 88 (37%) i casi in cui si è contrattato in materia di “sostegno ai lavoratori CIG o in mobilità”, segnale forte di come gli interventi siano mirati a superare le difficoltà dello specifico momento di crisi attraversato tra il 2009 ed il 2010. Tale tematica, infatti risultava presente principalmente negli accordi siglati nel 2010 (49,6% dei casi) mentre riguarda solo il 22% della negoziazione nel 2011. Per il 2012, nonostante il perdurare e la ripresa della crisi, il “sostegno ai lavoratori CIG o in mobilità” compare in soli 20 accordi (15,9% del totale) sintomo di una crescente difficoltà da parte delle amministrazioni comunali nel concordare interventi in merito, nonostante l’attenzione posta sul tema da parte delle OO.SS. Un altro argomento negoziato a partire dal 2009 risulta essere l’ISEE istantanea, tematica che ha interessato ben 28 accordi nel 2010, 39 nel 2011 e 43 nel 2012 pari complessivamente al 30,2% dei gli accordi siglati nell’ultimo triennio. A seguito dell’adesione da parte di molte amministrazioni al patto anti evasione, o comunque a seguito della stipula dello stesso, proprio le “politiche di lotta all’evasione” divengono già dal 2011 uno dei temi maggiormente contrattati, 61 casi pari al 57% del totale degli accordi nell’anno, mentre il 2012 vede un ulteriore rafforzamento della tematica presente in 77 accordi (61,1% del totale).
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I beneficiari della contrattazione
Nel corso di un decennio, le tematiche legate alla contrattazione, come si è visto, risultano fortemente modificate; a questo si aggiunge l’accresciuta complessità dei documenti stessi che ha fatto aumentare in modo considerevole il numero di materie affrontate in ciascun accordo. Come conseguenza, anche i principali beneficiari della contrattazione risultano soggetti a cambiamenti nel corso del periodo di negoziazione, sebbene in alcuni casi lo scenario ricostruito per il 2010/2012 assomigli a quello del 2000/2005 piuttosto che al periodo immediatamente precedente. Il grafico 6 riporta le principali categorie beneficiarie della negoziazione sociale nei tre periodi considerati (2000/2005, 2006/2009, 2010/2012). Dopo il picco registrato nel 2006-2009 relativamente alla categoria trasversale definita “Tutti-famiglie” il cui peso sul totale dei beneficiari superava il 39%, l’incidenza della stessa categoria, nel triennio 2010/2012 scende al 29,9%, al di sotto del valore della prima tornata contrattuale (31,1%). Assistiamo ad una progressiva diminuzione dell’incidenza degli anziani come beneficiari della contrattazione sociale piemontese, dal 23,8% del primo periodo al 15,6% dell’ultima tornata contrattuale, mentre diventano più numerosi gli interventi a favore delle fasce più giovani. Nel 2010/2012, infatti, i giovani (12,5%) e soprattutto i bambini (18,2%) assumono una posizione privilegiata rispetto al passato per quel che riguarda le tematiche trattate negli accordi. Importante anche la quota registrata dai disoccupati che risultano nel 2010/2012 i beneficiari degli accordi nel 14,3% dei casi, oltre 5 punti percentuali al di sopra del valore rilevato nel periodo 2006/2009. Le cause di questo fenomeno vanno ricercate nella crescente attenzione che, sia le Amministrazioni Comunali che le OO.SS. , stanno riservando ad una fascia sociale che, con la crisi economica, è diventata sempre più vulnerabile.
Graf. 6. I beneficiari della contrattazione
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La contrattazione in materia di finanza locale ed entrate
Addizionale IRPEF
Il tema dell’addizionale Irpef risulta nell’intero periodo 2006/2012 tra i più negoziati in assoluto, tanto da interessare fino all’80% dei comuni nel 2007 e, dopo un calo nel 2009/2010, oltre il 61% ancora nel 2011 e di nuovo fino all’80% nel 2012. L’analisi per tornata contrattuale, infatti, ci mostra come siano ben 167 i comuni che hanno firmato almeno un accordo tra il 2006 ed il 2009 in materia di Addizionale Irpef, sia per quel che riguarda l’aliquota, sia eventualmente per ciò che concerne le fasce di reddito per l’applicazione della stessa. A livello di incidenza percentuale, nel quadriennio, la tematica dell’addizionale coinvolge circa il 55% del totale delle amministrazioni comunali interessate dall’attività di negoziazione.
Tab. 11. Aliquota addizionale Irpef contrattata 2006/2009
ANNO Addizionale IRPEF Contrattata Totale Comuni
Oggetto di Contrattazione N. Comuni % sul totale dei comuni
2006 14 29,2% 48 2007 68 80,0% 85 2008 57 66,3% 86 2009 28 32,6% 86
Quadriennio 2006/2009 167 54,8% 305
Assistiamo ad una contrazione dei casi a partire dal 2009 (32,6%), che perdura anche nel 2010 (31,3%); naturalmente il fenomeno va collegato al blocco delle aliquote imposto nel periodo che rende di fatto, almeno in parte, superflua l’attività di contrattazione in merito. Per il 2011, poi, la tematica dell’addizionale Irpef, specie sotto il profilo dell’aliquota, torna ad essere oggetto di contrattazione sociale tra le OO.SS e le amministrazioni comunali, coinvolgendo 60 comuni pari al 61% del totale degli enti esaminati nello stesso anno. Come già accennato il D.L. n. 138/2011 ha approvato lo sblocco totale dell’aliquota fino al tetto massimo dello 0,8%, e quindi nel 2012 il tema dell’addizionale comunale all’Irpef è tornato al centro delle attività di negoziazione sociale. Per quanto riguarda il triennio 2010/2012 sono stati presi in considerazione in maniera specifica anche i Comuni che hanno contrattato, contestualmente all’aliquota dell’IRPEF, anche le fasce ISEE o comunque l’applicazione per scaglioni di reddito, incluse le eventuali esenzioni. Nel periodo, a fronte di 187 Comuni che avevano contrattato l’addizionale IRPEF, ne troviamo 55 che hanno contrattato in merito alla salvaguardia dei criteri di progressività, pari al 28,9% dei Comuni coinvolti dall’attività di negoziazione sociale. E’ proprio durante il 2012, comunque, che a fronte di scelte di aumenti unilaterali da parte delle amministrazioni comunali, le OO.SS. hanno negoziato con decisione in merito all’applicazione per scaglioni di reddito per alleggerire il peso della leva fiscale almeno sui redditi più bassi. Nell’ultimo anno in esame, infatti, sono 55 i casi di negoziazione in tal ambito, pari al 47,8% del totale dei comuni coinvolti.
Tab. 12. Aliquota e sistema fasce ISEE dell’ addizionale Irpef contrattati 2010/2012
ANNO Addizionale IRPEF Contrattata Sistema fasce ISEE, in materia
di IRPEF contrattato Totale Comuni Oggetto di
Contrattazione (1) N. Comuni (1) % sul totale dei comuni N. Comuni (1) % sul totale dei
comuni
2010 35 31,3% 19 17,0% 112 2011 60 61,2% 20 20,4% 98 2012 92 80,0% 55 47,8% 115
Triennio 2009/2010 187 57,5% 94 28,9% 325
'(1) Nel totale del triennio sono compresi i comuni che hanno ripetuto la contrattazione in entrambi gli anni
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Tab. 13. Aliquota addizionale irpef – Valore medio 2006/2008
ANNO Aliquota IRPEF
Valor Medio Var.% anno precedente 2006 0,34 -0,01 2007 0,43 0,09 2008 0,42 0,02
Triennio 2006/2008 0,42 0,05 Per ciò che riguarda più da vicino l’aliquota dell’addizionale Irpef, riscontriamo una tendenza della stessa all’aumento in sede di contrattazione. Il 2006 appare l’ultimo anno nel quale non si verifica questo fenomeno, anno i cui nessun comune ha contrattato l’aumento dell’aliquota. Nel 2007, invece, la percentuale delle decisione di incremento dell’aliquota rispetto all’anno precedente impenna fino al 41,2% per poi assestarsi al 14% tra il 2007 ed il 2008. Per i comuni che nel 2009 hanno contrattato l’aliquota dell’addizionale IRPEF, nonostante il blocco imposto delle aliquote, il 4% evidenzia un aumento. Come è noto la leva impositiva dell’addizionale Irpef, almeno fino al 2008, risultava di vitale importanza nelle dinamiche della finanza locale. Tuttavia, l’iniziativa del Sindacato, in via preventiva, ha teso ad impedire o limitare gli aumenti delle aliquote Irpef. A tale proposito, occorre tenere presente che, in base ai dati rilevati dalla Fondazione IFEL - Istituto per la finanza e l’economia locale – ente strumentale dell’ANCI, nel periodo 2006/2007, l’aliquota dell’addizionale Irpef è cresciuta complessivamente in Piemonte dallo 0,343 allo 0,458, raggiungendo un valore medio finale più elevato di quello rilevato tra i Comuni dove la contrattazione ha avuto luogo (0,43).
Tab. 14/a. Variazione aliquote addizionale irpef. 2006/2009
ANNO Addizionale IRPEF - aliquota contrattata
Aumentata rispetto anno precedente
Diminuita rispetto anno precedente
Invariata rispetto anno precedente TOTALE
2006 0,0% 7,1% 92,9% 100,0% 2007 41,2% 1,5% 57,4% 100,0% 2008 14,0% 3,5% 82,5% 100,0% 2009 4,0% 4,0% 92,0% 100,0%
Quadriennio 2006/2009 22,6% 3,0% 74,4% 100,0%
Per quanto riguarda l’aliquota dell’addizionale IRPEF nell’ultima tornata contrattuale, secondo quanto riportato nel testo degli accordi dove viene esplicitato l’andamento della stessa rispetto all’anno precedente, questa è rimasta invariata in tutti i Comuni in cui è stata fatta contrattazione nel 2010, mentre nel 2011 l’11,9% delle amministrazioni comunali coinvolte nella negoziazione, nonostante l’intervento dei sindacati, hanno aumentato l’aliquota dell’addizionale. Nell’ultimo anno, a fronte delle cause già esposte, ci troviamo di fronte ad un marcato e diffuso aumento dell’imposizione fiscale relativa all’addizionale Irpef con aumenti relativi all’aliquota applicata riscontrabili nel 32,9% dei casi. Di fronte alla necessità esplicitamente espressa da parte della amministrazioni comunali di garantire un maggior gettito dall’addizionale Irpef al fine di sopperire ai minori introiti derivanti dai trasferimenti statali, le OO.SS. hanno cercato di salvaguardare le fasce più deboli della popolazione negoziando in merito alla “razionalità del sistema tributario nel suo complesso e la salvaguardia dei criteri di progressività” così come indicato nel testo della cosiddetta “manovra bis”.
Tab. 14/b. Addizionale Irpef aliquota contrattata 2009/2010
ANNO
Addizionale IRPEF - aliquota contrattata (1)
Aumentata rispetto anno precedente
Diminuita rispetto anno precedente
Invariata rispetto anno precedente TOTALE
2010 0,0% 2,9% 97,1% 100% 2011 11,9% 4,8% 83,3% 100% 2012 32,9% 1,3% 65,8% 100%
Triennio 2010/2012 19,7% 2,6% 77,6% 100%
(1) Percentuali definite sui soli accordi nei quali viene esplicitamente indicato l'andamento dell'aliquota rispetto all'anno precedente
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Tra gli enti che hanno contrattato nel 2010 in materia di fasce di reddito relativamente all’applicazione dell’addizionale Irpef, 8 hanno ampliato le fasce di esenzione mentre uno (Bellinzago Novarese) ha introdotto il sistema per la prima volta. Nel 2011, inoltre, sono 10 i casi in cui si assiste ad un ampliamento delle fasce di riduzione/esenzione o comunque ad un’applicazione dell’addizionale Irpef che cerchi di tutelare maggiormente le eventuali situazioni di disagio. Per il 2012 sono ben 9 i comuni che introducono il sistema dell’applicazione dell’addizionale Irpef per scaglioni di reddito, mentre in 13 casi i dati dell’osservatorio indicano un ampliamento delle fasce di esenzione o più in generale un miglioramento per l’utenza nei criteri di applicazione dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Da registrare anche l’introduzione del Fondo di restituzione collegato all’Addizionale Irpef, così come illustrato nella prima parte del presente rapporto.
Tab. 15. Applicazione della Multialiquota dell'Addizionale IRPEF nei Comuni che hanno effettuato la contrattazione e totale regione Piemonte. Anni 2011-2012
2011 2012 Totale Comuni che hanno fatto contrattazione 98 115 Casi con Multialiquota add. Irpef 29 50 Incidenza % 29,6% 43,5% Comuni che hanno contrattato in materia di add. Irpef 60 92 Casi con Multialiquota add. Irpef 19 39 Incidenza % 31,7% 42,4% Totale Comuni Piemonte 1.206 1.206 Casi con Multialiquota add. Irpef 116 221 Incidenza % 9,6% 18,3% A riprova di quanto sostenuto in precedenza in merito alle modalità di negoziazione sul tema dell’addizionale, non principalmente concentrata nell’ultimo biennio sull’aliquota quanto piuttosto sui criteri di progressività nell’applicazione, abbiamo esaminato le informazioni rese disponibili dal ministero delle finanze riguardo l’addizionale comunale all’Irpef. La tabella precedente riassume infatti una comparativa nell’applicazione della “multialiquota” nei Comuni oggetto di contrattazione (sia in generale, sia specificatamente in materia di addizionale Irpef) al confronto con analogo dato riferito però alla totalità dei Comuni Piemontesi. Dai risultati proposti risulta evidente infatti come la frequenza dell’applicazione dell’addizionale Irpef a scaglioni di reddito sia decisamente superiore nei comuni coinvolti dall’attività di negoziazione rispetto alla totalità dei comuni nella regione. Nel 2011 e quindi nel 2012 rispettivamente il 31,7% ed il 42,4% dei comuni che hanno siglato accordi con le OO.SS. applicano l’addizionale Irpef con il sistema della multialiquota (aliquota a scaglioni di reddito). I casi crescono nel biennio da 19 a 39, parallelamente quindi all’incremento dell’incidenza dell’attività di negoziazione proprio in su questa tematica specifica. Osservando analogo dato relativo alla totalità dei comuni del Piemonte, invece, su 1206 amministrazioni solo 221 (erano comunque 116 nel 2011) utilizzano tale sistema di aliquota applicata a fasce di reddito, pari a circa il 18,3% della totalità degli enti. Ragionevole quindi l’ipotesi secondo la quale tale differenza nei differenti aggregati sia determinata dall’azione del sindacato e dell’attività di contrattazione, considerando soprattutto che la multi aliquota attribuisce maggior importanza alle diverse situazioni reddituali, differenziando le aliquote in funzione del reddito e creando delle fasce di esenzione al di sotto di determinate soglie. Nella fattispecie, i 39 Comuni che hanno negoziato con le OO.SS. in materia di Addizionale Irpef e che hanno adottato la multi aliquota nel 2012, vengono riportati nella tabella sottostante, assieme alle misure relative alla prima fascia di esenzione/agevolazione e all’aliquota eventualmente applicata. Va sottolineato, inoltre, che Alpignano si segnala per aver introdotto, già nel 2008, agevolazioni multiple (4 fasce di reddito ISEE) per i redditi da lavoro dipendente, assimilati e da pensione.
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Tab. 16. Comuni che hanno Contrattato in materia di Addizionale IRPEF ed hanno applicato nel 2010 la Multialiquota
Comune Aliquota Soglia Esenz/ Riduzione Comune Aliquota Soglia Esenz/
Riduzione
Alpignano 0 10.000 Garessio 0 15.000 Ameno 0 12.000 Gattinara 0 10.000 Arona 0 10.000 Ivrea 0,72 15.000 Borgaro Torinese 0 20.000 Locana 0 15.000 Borgo San Dalmazzo 0 8.000 Moncalieri 0,46 15.000 Borgomanero 0 12.000 None 0 15.000 Borgosesia 0 15.000 Novi Ligure 0 15.000 Bra 0 10.320 Ovada 0 10.000 Bruino 0,48 15.000 Pinerolo 0 12.000 Cameri 0 10.000 Pontecurone 0 12.000 Candiolo 0 10.000 San Mauro Torinese 0 15.000 Carignano 0 10.000 Savigliano 0,65 15.000 Caselette 0 12.000 Strambino 0 11.071 Caselle Torinese 0 12.000 Trecate 0 8.500 Castelletto Sopra Ticino 0,35 15.000 Valle Mosso 0 12.000 Cerrione 0 15.000 Varallo 0,7 15.000 Cuneo 0,59 15.000 Venaria Reale 0 10.000 Domodossola 0 14.999 Villadossola 0 10.000 Forno Canavese 0,3 15.000 Villanova D'Asti 0 15.000 Galliate 0 10.000
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Bibliografia
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Appendice: Accordi esemplificativi dell’attività di contrattazione sociale in Piemonte nel 2012 Vedi allegato
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