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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 1
Punto 4 Punto 3 PUNTO 2 Punto 1
2) L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
INDICE
Il concetto di economicità Le grandezze alla base dell’economicità: capitale e reddito L’economicità aziendale e l’equilibrio economico L’economicità aziendale e la potenza finanziaria: il fabbisogno finanziario e la sua determinazione; le fonti di finanziamento: capitale proprio, capitale di credito, autofinanziamento; le relazioni tra capitale proprio e capitale di credito e tra impieghi e fonti; la struttura finanziaria
L’economicità di gruppo
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Tutta l’attività dell’impresa deve svolgersi ispirandosi ad un criterio: quello dell’
convenienza ad avviare e/o continuare una data attività imprenditoriale
o la validità di un progetto di investimento
ECONOMICITA’
Economicità
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L’economicità può essere valutata a livello di:
- impresa in relazione ad altre economie giudizio di ECONOMICITA’ SUPERAZIENDALE.
In questo caso, se si considera l’:
- impresa inserita nell’ambito di una vasta economia territoriale ECONOMICITA’ COLLETTIVA O MACROECONOMICITA’.
- impresa singolarmente considerata giudizio di ECONOMICITA’ AZIENDALE;
- impresa come elemento del gruppo di appartenenza giudizio di ECONOMICITA’ DI GRUPPO;
Economicità
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ECONOMICITA’
ECONOMICITA’ AZIENDALE
ECONOMICITA’ SUPERAZIENDALE
ECONOMICITA’ DI GRUPPO
MACROECONOMICITA’ O ECONOMICITA’
COLLETTIVA
I g iudizi di economicità
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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 5
Punto 4 Punto 3 PUNTO 2 Punto 1
2) L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
INDICE
Il concetto di economicità Le grandezze alla base dell’economicità: capitale e reddito L’economicità aziendale e l’equilibrio economico L’economicità aziendale e la potenza finanziaria: il fabbisogno finanziario e la sua determinazione; le fonti di finanziamento: capitale proprio, capitale di credito, l’autofinanziamento; le relazioni tra capitale proprio e capitale di credito e tra impieghi e fonti; la struttura finanziaria
L’economicità di gruppo
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Per capire a fondo i concetti e le formule che sono dietro l’ECONOMICITA’
occorre prima approfondire le “grandezze” che sono alla sua base:
Il CAPITALE Il REDDITO
“grandezze” tra loro fortemente correlate.
Le grandezze alla base dell’economicità
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Il capitale
La nozione di capitale è già stata fornita.
In tale sede, e ai nostri fini (comprendere l’economicità),
dobbiamo riprendere i concetti già noti, soffermandoci però sulla possibilità di vedere il capitale come una grandezza rappresentabile
in un prospetto IMPIEGHI - MEZZI DISPONIBILI
Il patrimonio o capitale rappresenta l’insieme dei mezzi funzionali all’attività svolta dall’azienda e che sono organizzati secondo un rapporto di interrelazione per il comune scopo della produzione
ossia la convenienza ad avviare e/o continuare una data attività imprenditoriale o la validità di un
progetto di investimento
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Infatti, per intraprendere un’attività economica, occorre dotarsi dei MEZZI necessari per lo svolgimento dell’attività.
In un primo momento, l’imprenditore (in caso di azienda individuale) o i soci (in caso di azienda collettiva), apportano mezzi
monetari o beni in natura, la cui somma costituisce il totale dei MEZZI DISPONIBILI.
Impieghi Mezzi disponibili Denaro in cassa Capitale proprio conferito Beni apportati dall'imprend. dall'impr. o dai soci o dai soci
Il capitale
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Per svolgere l’attività, il soggetto aziendale chiede anche finanziamenti dall’esterno, erogati sotto forma di MEZZI
liquidi, attraverso i quali è possibile effettuare altri investimenti.
Impieghi Mezzi disponibil i Denaro in cassa o in c/c Capitale di credito bancario Capitale proprio
Beni in natura
Il capitale
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Mediante lo svolgimento delle operazioni gestionali il capitale proprio ed il capitale di credito vengono impiegati per l’acquisto di fattori produttivi di tipo strutturale (immobilizzazioni materiali) e di
fattori produttivi a fecondità semplice (magazzino).
Impieghi Mezzi disponibili Disponibilità liquide Capitale di credito Cassa Debiti a breve verso banche Banca c/c o verso fornitori Disponibilità differite Debiti a medio e lungo per Materie prime finanziam.ti da parte di terzi Materiali di consumo Capitale proprio Merci e prodotti Capitale conferito dall'impr. Immobilizzazioni o dai soci Terreni Fabbricati Macchinari Attrezzature
Il capitale
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Le operazioni di gestione
senza tuttavia che sia mai disattesa la seguente uguaglianza:
gli IMPIEGHI i MEZZI DISPONIBILI =
hanno l’effetto di
gli IMPIEGHI i MEZZI DISPONIBILI
IQ QI
Il capitale La gestione può
essere definita come “L’insieme delle
operazioni che le persone presenti in azienda compiono, sul capitale a loro
disposizione, al fine di svolgere l’attività
di produzione dell’azienda stessa”
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Oltre alle operazioni di gestione
hanno l’effetto di
anche i criteri di valutazione
influenzare il capitale
che assume la definizione di:
CAPITALE DI FUNZIONAMENTO
Il capitale
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Rappresenta l’ammontare delle risorse a disposizione del soggetto aziendale in un dato istante, relative all’azienda in normale
funzionamento, la cui entità varia in conseguenza della gestione e dei criteri di valutazione applicati.
Il valore che si ricava stimando il capitale nella fase di normale funzionamento dell’azienda differisce da quello
che si ottiene effettuando la stima in fasi differenti o per diverse finalità.
Il capitale di funzionamento
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capitale economico
capitale di liquidazione
capitale di costituzione
È DIVERSO DAL
Il capitale di funzionamento
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capitale economico
capitale di liquidazione
capitale di costituzione
Cosa esprime? Quando?
Valore dell’azienda come complesso economico e integrato e finalizzato
Valore del patrimonio come somma di beni disg iunti (valutati per stralcio)
Valore del patrimonio come somma di beni disgiunti (valutati al costo di acquisizione)
Cessione, conferimento, fusione e trasformazione
Liquidazione
Costituzione d’impresa ex novo
I diversi concetti di capitale
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Il reddito
“L’accrescimento che, in un determinato periodo di tempo, il patrimonio di un’impresa data subisce in conseguenza della gestione”
(G. Zappa, Il reddito d’impresa. Scritture doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, 1950)
Se l’arco temporale di osservazione è l’intera vita dell’azienda
REDDITO TOTALE o GLOBALE
Se l’arco temporale di osservazione è un periodo più
breve (anno)
REDDITO D’ESERCIZIO
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Può essere determinato con due metodologie:
Metodo sintetico o indiretto Metodo analitico o diretto
R = Comp. positivi di reddito - Comp. negativi di reddito
È il metodo di fatto utilizzato dalle aziende e nel quale i fatti di gestione sono rilevati in base al principio della competenza economica
R = PNt n - PNt n-1
(nell’ipotesi che non siano state compiute operazioni sul PN)
PNt n è il patrimonio netto al tempo n PNt n -1 è il patrimonio netto al tempo n-1
Il reddito d’esercizio
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I costi, ossia gli oneri sostenuti per l’acquisto dei fattori produttivi, vengono classificati, a seconda
dell’oggetto cui si riferiscono, in:
- costi pluriennali
- costi delle materie prime o delle merci
- costi per servizi
- costi finanziari
- costi fiscali
I ricavi, ossia i proventi originati dalla vendita di prodotti, merci, servizi o da
altra causa, vengono classificati, in base all’attività posta in essere ed al verificarsi
di diversi eventi, in:
- ricavi di vendita
- ricavi finanziari
- ricavi per disinvestimenti di beni strum.
- ricavi diversi
Tipologie di componenti negativi e positivi
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I costi e i ricavi si intrecciano nel corso dell’esercizio, ma, affinché assumano rilevanza per la determinazione del reddito riferito al periodo amministrativo
considerato, devono essere di competenza.
Un costoè di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha trovato il correlativo ricavo o ragionevolmente non potrà più trovarlo.
Un ricavoè di competenza economica dell’esercizio quando nell’esercizio ha trovato il correlativo costo o ragionevolmente non potrà più trovarlo.
Componenti negativi e positivi del Reddito d’Esercizio
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Documento di riferimento
Normativa di riferimento
Finalità Destinatari
Equilibrio economico
Tutela minoranze e terzi
Pagamento imposte
Bilancio di gestione
Bilancio civilistico
Dichiarazione dei redditi
Normativa fiscale (T.u.i.r.)
Codice Civile
Principi economico aziendali (contabili)
Soggetto economico
Fisco
Stakeholder
Le diverse configurazioni Del Reddito d’Esercizio
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Punto 4 Punto 3 PUNTO 2 Punto 1
2) L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
INDICE
Il concetto di economicità Le grandezze alla base dell’economicità: capitale e reddito L’economicità aziendale e l’equilibrio economico L’economicità aziendale e la potenza finanziaria: il fabbisogno finanziario e la sua determinazione; le fonti di finanziamento: capitale proprio, capitale di credito, autofinanziamento; le relazioni tra capitale proprio e capitale di credito e tra impieghi e fonti; la struttura finanziaria
L’economicità di gruppo
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ECONOMICITA’ = EQUILIBRIO ECONOMICO
adeguata POTENZA FINANZIARIA +
L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico
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L’IMPRESA si trova in EQUILIBRIO ECONOMICO quando riesce ad ottenere entrate capaci di remunerare sia i
fattori in posizione contrattuale (ad es. manodopera) sia i fattori in posizione residuale (ad es. il capitale di rischio).
EQUILIBRIO ECONOMICO
L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico
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Ricavi = Remunerazione fattori in posizione residuale
Remunerazione fattori in posizione contrattuale
+
In formula:
EQUILIBRIO ECONOMICO
Ricavi = Risulato di esercizio congruo Costi +
L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico
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Per chiarire il concetto di remunerazione congrua dei fattori in posizione residuale facciamo riferimento, in particolare, al capitale.
La remunerazione sarà congrua se, tenuto conto del rischio e dell’eventuale lavoro imprenditoriale, essa è in linea con quella ricavabile dai migliori investimenti alternativi.
Il tasso “i C ” che quantifica questa remunerazione (remunerazione congrua) è scomponibile in 3 componenti fondamentali:
- i 1 : rappresenta il compenso per il puro investimento di capitale;
- i 2 : rappresenta il compenso per il rischio sopportato;
- i 3 : rappresenta il lavoro imprenditoriale eventualmente prestato.
Il test di Economicità
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Il componente “i 1 ” non tiene conto né del rischio né del lavoro prestato. Rappresenta pertanto il rendimento che si ottiene dal miglior investimento alternativo che sia privo di rischio.
Nella realtà non esistono investimenti che non comportino anche un minimo grado di rischio. Tuttavia, per calcolare tale componente, si è soliti assumere come termini di paragone i rendimenti netti (al netto cioè dell’inflazione) degli investimenti in titoli di Stato come CCT e BTP.
Il test di Economicità: il componente“i 1 ”
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Considerando un orizzonte temporale di 10 anni si prende un rendimento del 4,48%: quindi i 1 è pari a 4,48%.
Il test di Economicità : il componente “i 1 ”
Rendimenti BTP dal Sole24Ore
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Il componente “i 2 ” deve tener conto della perdita media delle aziende operanti nel settore e della probabilità che questa perdita si verifichi.
ESEMPIO
Se in un settore che conta 1000 aziende ve ne sono 100 (cioè il 10%) che registrano una perdita media pari al 20% del Capitale Netto, avremo che:
i 2 = (perdita media) x (probabilità di perdita) i 2 = (0,20) x (0,10) = 2%
Il test di Economicità: il componente “i 2 ”
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Il componente “i 3 ” è determinabile come rapporto tra il compenso medio percepito da chi copre una carica direzionale e l’ammontare della somma investita.
ESEMPIO
Se il compenso medio dei dirigenti è 50 e il capitale investito è 1.000 avremo che:
i 3 = (compenso medio) / (capitale investito) i 3 = (50) / (1.000) = 5%
Il test di Economicità: il componente “i 3 ”
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Possiamo ora determinare la remunerazione congrua, come somma delle tre componenti.
ESEMPIO
Utilizzando i dati precedenti, si ha che: i C = 4,48% + 2% + 5% = 11,48 %
i C = i 1 + i 2 + i 3
Il test di Economicità: il componente “i c ”
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Ipotizziamo di voler verificare se l’azienda studiata (azienda target), si trovi in equilibrio economico.
Conto Economico costi 400 utile 240
ricavi 640
Capitale netto = 800
i T = (utile) / (capitale netto) i T = 240 / 800 = 30 %
ESEMPIO
Si supponga che l’azienda target abbia la seguente situazione economica:
Il test di Economicità: il componente “i T ”
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Siccome i T (30%) > i C ( 11,48%)
l’azienda target si trova in equilibrio economico.
Il test di Economicità: il componente “i T ”
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Nella realtà, la condizione di equilibrio economico si realizza nel medio/lungo periodo e non nel breve, principalmente a causa del
progresso tecnologico (se l’impresa opera in un settore ad alta tecnologia) e in dipendenza dei prodotti che vengono realizzati e del loro ciclo di vita.
E’ possibile individuare un ciclo di vita dei prodotti che, generalmente, si articola secondo le seguenti fasi:
1) Introduzione
2) Sviluppo
3) Maturità
4) Saturazione
5) Declino
L’equilibrio economico e il ciclo di vita dei prodotti
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1) Introduzione
2) Sviluppo
3) Maturità
4) Saturazione
5) Declino
Immissione del nuovo prodotto sul mktg
Lento incremento delle vendite
Fattore/i strategico/i Caratteristiche
Qualità
Rapido incremento delle vendite Pubblicità
Crescita delle vendite ad un tasso contenuto Prezzo Sconti ai distributori
Stabilizzazione delle vendite Confezione Imballaggio
Calo delle vendite Pubblicità (per pilotare le vendite)
Fasi
Il ciclo di vita dei prodotti
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Introduzione
Sviluppo
Maturità
Saturazione Declino
0 Tempo
Ricavi
Le diverse fasi caratterizzano il ciclo di vita di qualsiasi prodotto. Tuttavia esse variano in ampiezza ed inclinazione in dipendenza delle caratteristiche specifiche di ciascun prodotto.
Il ciclo di vita dei prodotti
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Un ciclo analogo può essere individuato per i costi derivanti dalla produzione e commercializzazione di un nuovo prodotto.
La maggior parte dei costi viene sostenuta all’iniziodella commercializzazione e riguarda le ricerche di mercato, l’acquisto del terreno, la costruzione dello stabilimento dove avrà luogo la produzione, l’acquisto dei macchinari, la predisposizione dell’apparato distributivo e amministrativo, le spese di ricerca e sviluppo.
Successivamente all’introduzione del prodotto nel mercato, i costi consistono principalmente in costi di gestione.
L’evoluzione dei costi nel tempo
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0 Tempo
Costi
1 2 3 4
30
100
50 50
- Ricerche di mercato - Terreno / stabilimento - Impianti / macchine - Apparato di distribuzione - Apparato amministrativo - Ricerca e sviluppo - Costi di gestione
L’evoluzione dei costi nel tempo
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L’equilibrio economico nel lungo periodo
L’evoluzione dei costi nel tempo, il progresso tecnologico ed il ciclo di vita del prodotto realizzato, influenzano il raggiungimento dell’equilibrio economico.
È solo nel medio-lungo periodo che l’impresa:
Ä riesce a remunerare i fattori in posizione contrattuale, raggiungendo l’uguaglianza tra ricavi e costi totali (Break Even Point);
Ä a produrre una remunerazione congrua anche per i fattori in posizione residuale (Punto di Equilibrio Economico).
Questi due concetti saranno ripresi successivamente: v. Punto 3, “Analisi del
Break Even Point”.
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Punto 4 Punto 3 PUNTO 2 Punto 1
2) L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
INDICE
Il concetto di economicità Le grandezze alla base dell’economicità: capitale e reddito L’economicità aziendale e l’equilibrio economico L’economicità aziendale e la potenza finanziaria: il fabbisogno finanziario e la sua determinazione; le fonti di finanziamento: capitale proprio, capitale di credito, l’autofinanziamento; le relazioni tra capitale proprio e capitale di credito e tra impieghi e fonti; la struttura finanziaria
L’economicità di gruppo
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ECONOMICITA’ = EQUILIBRIO ECONOMICO
adeguata POTENZA FINANZIARIA +
L’Economicità aziendale e la potenza finanziaria
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L’IMPRESA ha un’adeguata POTENZA FINANZIARIA quando ha la capacità di reperire capitale di rischio o capitale di credito per
coprire continuamente, pienamente e convenientemente il fabbisogno finanziario derivante dall’eccedenza delle Uscite
rispetto alle Entrate di gestione.
adeguata POTENZA FINANZIARIA
L’Economicità aziendale e la potenza finanziaria
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Per lo svolgimento dell’attività istituzionale l’azienda necessita di MEZZI FINANZIARI
Il pagamento dei fattori produttivi può avvenire utilizzando i fondi originati
dalla vendita dei prodotti (cfr. slide 89) dall’apporto dei soci e dei finanziatori esterni
Aspetto finanziario della gestione
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I due aspetti sono tra loro COMPLEMENTARI
L’alternanza delle ENTRATE e delle USCITE per operazioni di esercizio
mediante ricorso al capitale proprio e capitale di credito
un disequilibrio monetario e quindi un fabbisogno finanziario
coperto crea
In sostanza la gestione può essere osservata sotto:
evidenzia le ENTRATE e le USCITE per operazioni tipiche d’esercizio, ossia ENTRATE per la vendita di prodotti e USCITE per l’acquisto di fattori produttivi
l’aspetto monetario l’aspetto finanziario
evidenzia le ENTRATE e le USCITE per la provvista o il rimborso di capitale proprio o di capitale di credito
Aspetto finanziario della gestione
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Le USCITE derivano da: - operazioni d’esercizio (costi, remunerazione dei fattori in posizione residuale); - investimenti in crediti di finanziamento. Per esse si possono distinguere le seguenti fasi: 1) la previsione
2) la liquidazione (impegno) 3) il pagamento
- operazioni di esercizio (ricavi); Le ENTRATE derivano da:
- disinvestimento di crediti di finanziamento (riscossione dei crediti di finanziamento). Per esse si possono distinguere le seguenti fasi: 1) la previsione
2) l’accertamento (diritto alla riscossione) 3) la riscossione
Le Entrate (E.) e le Uscite (U.)
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Il FABBISOGNO FINANZIARIO ad un certo tempo “T X ” è calcolabile come differenza tra le Uscite totali misurate nella fase della liquidazione e le Entrate totali misurate nella fase della riscossione.
F.F. (T X ) = Entrate totali in riscossione Uscite totali in liquidazione -
In formula:
La potenza finanziaria è quindi adeguata se è superiore al fabbisogno finanziario.
Il Fabbisogno Finanziario (F.F.)
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 46 t
E U
t x
Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario
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Esempio numerico
Si supponga che nel tempo 3 si abbia una quantità di uscite di 130, ma che si siano incassate solo 10.
Il fabbisogno finanziario, al tempo 3, sarà allora pari a 130 - 10, ossia 120.
Saranno cioè necessarie 120 per continuare nel processo produttivo.
Si supponga che nel tempo 1 e 2 si siano avute quantità di uscite rispettivamente di 50 e 100.
Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 48
Rappresentazione del FF dell’esempio
t
E U
1
50
2
100
3
130
10
Fabbisogno di 120 Impegno di 130
Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario
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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 49
Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario
Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario consiste nella redazione di uno stato patrimoniale relativo al periodo che si vuole prendere in esame.
CASSA E BANCA
INVESTIMENTI LORDI IN ATTESA DI REALIZZO Kl
CAPITALE DI CREDITO
FONDI DI RETTIFICA FONDI RISCHI S
CAPITALE SOCIALE
RISERVE UTILI Z
Stato patrimoniale al tempo T x
INVESTIMENTI (IMPIEGHI) FONTI DI FINANZIAMENTO
Fabbisogno Finanziario = Kl - S - Z
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 50
Una adeguata potenza finanziaria (2° requisito dell’economicità) prevede:
l’analisi della composizione degli IMPIEGHI
la scelta di una certa combinazione delle FONTI
La gestione finanziaria
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Analisi della composizione degli IMPIEGHI
Negli IMPIEGHI si possono enucleare secondo il criterio della DESTINAZIONE ECONOMICA:
attività (investimenti, impieghi) realizzabili e suscettibili di utilità in un periodo superiore all’anno
Immobilizzazioni materiali e immateriali Immobilizzazioni finanziarie (fin. conc., part.) Magazzino immobilizzato
attività (investimenti, impieghi) finanziariamente realizzabili in un periodo pari od inferiore all’anno o già presenti in forma liquida
Magazzino a breve (scorte e rim. contab.) Liquidità differite (crediti, camb., titoli non imm.) Liquidità immediate (cassa, c/c bancario)
l’ATTIVO IMMOBILIZZATO l’ATTIVO CIRCOLANTE
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 52
Analisi della composizione delle FONTI
Le FONTI possono essere distinte in TRE CATEGORIE:
- CAPITALE PROPRIO - CAPITALE DI CREDITO - AUTOFINANZIAMENTO
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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 53
CAPITALE PROPRIO
Consiste nei mezzi che il singolo imprenditore (nell’impresa individuale) o i soci (nella società di
capitali) immettono e rischiano nell’attività di impresa.
Nelle società per azioni l’insieme del capitale proprio è diviso in azioni.
Esistono differenti tipi di azioni: - azioni ordinarie - azioni privilegiate - azioni di risparmio - azioni di godimento
rinvio
Analisi della composizione delle FONTI
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 54
CAPITALE DI CREDITO
È composto da quei mezzi che vengono immessi nell’attività imprenditoriale da soggetti non soci (o
comunque da soci ma non a titolo di capitale proprio) e che, quindi, non sopportano il rischio imprenditoriale.
I mezzi per reperire capitale di credito sono vari; i più comuni sono:
- prestito obbligazionario (cfr. slide 90)
- credito bancario - credito mercantile - credito dei dipendenti (nella forma diretta e indiretta)
Analisi della composizione delle FONTI
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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 55
AUTOFINANZIAMENTO Consiste nel reinvestimento di quanto ottenuto mediante
l’attività svolta nei precedenti esercizi. In altre parole, è dato dalle fonti interne generate dalla gestione.
Avendo a disposizione due stati patrimoniali, l’AUTOFINANZIAMENTO può essere determinato con due metodi:
Comporta la rinunzia parziale o totale, da parte dei soci, alla distribuzione dei dividendi.
- metodo sintetico; - metodo analitico.
Analisi della composizione delle FONTI
Consente all’impresa di finanziare gli investimenti in modo autonomo, senza aumenti del capitale di credito o del capitale proprio.
L
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Determinazione dell’AUTOFINANZIAMENTO
Attività (dare) Passività (avere) Cassa 20 Fondi rischi 10 Crediti 20 Fondi spese future 10 Merci 20 Fondo amm.to 10 Macchine 100 Debiti 20
Totale passivo 50 Capitale sociale 100 Utile anno X 10
TOT. ATTIVO 160 TOTALE 160
Attività (dare) Passività (avere) Cassa 40 Fondi rischi 20 Crediti 40 Fondi spese future 20 Merci 40 Fondo amm.to 20 Macchine 100 Debiti 40
Totale passivo 100 Capitale sociale 100 Utile anno X 10 Utile anno X + 1 10
TOT. ATTIVO 220 TOTALE 220
Stato patrimoniale anno X Stato patrimoniale anno X + 1
ΔF = ΔInvestimenti - ΔDebiti – Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale ΔF = 60 – 30 – 0 + 0 = 30
- metodo sintetico:
ΔF = ΔUtili + ΔFondo rischi + ΔFondo di riserva + ΔFondo ammortamenti ΔF = 10 + 10 + 10 = 30
- metodo analitico:
Analisi della composizione delle FONTI
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A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 57
Determinazione dell’AUTOFINANZIAMENTO
Attività (dare) Passività (avere) Cassa e banca 2.000 Debiti vs/fornitori 4.000 Crediti 2.000 Debiti vs/banche 2.000 Magazzino 2.000 Fondi Rischi 1.000 Impianti 10.000 Fondo Amm.to 1.000
Totale passivo 8.000 Capitale sociale 6.000 Riserve 1.000 Utile anno n 1.000
TOT. ATTIVO 16.000 TOTALE 16.000
Stato patrimoniale anno n Stato patrimoniale anno n + 1
ΔF = ΔInvestimenti - ΔDebiti – Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale ΔF = 6.000 – 3.000 – 0 + 0 = 3.000
- metodo sintetico:
ΔF = ΔUtili + ΔFondo rischi + ΔFondo di riserva + ΔFondo ammortamenti ΔF = 0 + 1.000 + 1.000 + 1.000 = 3.000
- metodo analitico:
Analisi della composizione delle FONTI
Attività (dare) Passività (avere) Cassa e banca 4.000 Debiti vs/fornitori 6.000 Crediti 4.000 Debiti vs/banche 3.000 Magazzino 4.000 Fondi Rischi 2.000 Impianti 10.000 Fondo Amm.to 2.000
Totale passivo 13.000 Capitale sociale 6.000 Riserve 2.000 Utile anno n+1 1.000
TOT. ATTIVO 22.000 TOTALE 22.000
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 58
Ulteriori distinzioni tra il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
Il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO possono essere ulteriormente distinti in base
alla DURATA
e al COSTO del FINANZIAMENTO
Analisi della composizione delle FONTI
30
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 59
In base alla DURATA del FINANZIAMENTO:
Capitale proprio
ha la caratteristica di essere permanentemente legato alla
vita dell’impresa
Capitale credito
si distingue in: Debiti a breve termine (≤ all’anno) Debiti a medio termine (> 1 e ≤ ai 5 anni) Debiti a lungo termine (> ai 5 anni)
Analisi della composizione delle FONTI
Ulteriori distinzioni tra il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 60
In base al COSTO del FINANZIAMENTO:
Capitale proprio
avente un costo sui generis, rappresentato dal saggio di
remunerazione congrua richiesto dagli investitori
Capitale credito
generatore di interessi passivi che possono essere:
- espliciti (se calcolati in % sulla durata e il valore del debito) - impliciti (se già conglobati nel valore di estinzione del debito)
Analisi della composizione delle FONTI Ulteriori distinzioni tra
il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO
31
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 61
Stato patrimoniale al 31/12/20.. Attività (dare) Passività (avere)
Tot. attività Tot. a pareggio
A P
CN
Attività Passività
Capitale Netto D Deficit patrimoniale
Possono verificarsi di verse situazioni
Analisi Fonti-Impieghi
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 62
Stato patrimoniale al 31/12/20.. Cassa € 52 Debiti cambiari € 103 Prodotti € 103 Macchine € 155 Capitale netto € 413 Fabbricati € 206 Tot. attività € 516 Tot. a pareggio € 516
A P CN _ =
516 103 413 _ =
A
Attività
P
CN
Passività
Capitale Netto
Se A P > Caso più frequente, perché gli investimenti vengono generalmente realizzati sia con mezzi propri, sia
con mezzi di terzi.
Analisi Fonti-Impieghi
32
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 63
Stato patrimoniale al 31/12/20..
Attività (dare) Passività (avere) Cassa € 52 Prodotti € 103 Macchine € 155 Capitale netto € 516 Fabbricati € 206 Tot. attività € 516 Tot. cap. netto € 516
P 0 =
A
Attività
CN
Capitale Netto
Caso inusuale che si verifica quando l’azienda non ha fatto ricorso al capitale di credito, finanziando gli investimenti interamente con i mezzi propri. Ciò accade solo in sede di costituzione dell’azienda. Con l’inizio delle operazione di gestione, l’impresa inevitabilmente accende debiti,
sia di funzionamento, sia di finanziamento.
516 516 _ = Se A = CN
Analisi Fonti-Impieghi
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 64
Stato patrimoniale al 31/12/20..
Attività (dare) Passività (avere) Cassa € 52 Debiti cambiari € 103 Prodotti € 103 Macchine € 155 Mutui € 413 Fabbricati € 206 Tot. Attività 516 Tot. Passività € 516
_ A P = 516 516 _ CN 0 =
A
Attività
P
Passività
Se A P =
Caso inconsueto, ma possibile per le aziende individuali e le società di persone, ma non nelle società di capitali, dove è precluso il
conferimento di prestazioni d’opera o di servizi.
Analisi Fonti-Impieghi
33
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 65
Stato patrimoniale al 31/12/20..
A P D _ =
A
Attività
P D
Passività Deficit Patrimoniale
Se A P <
Caso in cui non solo vi è assenza di PN, ma le attività sociali sono persino insufficienti a far fronte alle obbligazioni sociali
rappresentate dal totale del capitale di terzi (situazione non sostenibile da az. in normale funzionamento).
620 516 104 = _
Analisi Fonti-Impieghi
Prodotti € 103 Macchine € 155 Mutui € 516 Fabbricati € 206 Deficit patr. € 104
Tot. a pareg. € 620 Tot. Passività € 620
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 66
Stato patrimoniale al 31/12/20..
Attività (dare) Passività (avere) 1. Liquidità 1. Passività correnti
Cassa € 52 Debiti a breve € 52 Cred. a breve € 52
2. Disponibilità 2. Redimibilità Prodotti € 103 Mutui a M/L termine € 51
ATT. CORRENTI € 207 TOT. PASSIVITA' € 103
3. Immobiliz. 3. Capitale proprio Macchine € 258 Capitale Sociale € 310 Credito a medio € 51 Riserve € 103
TOT. ATTIVITA' € 516 TOT. A PAREGGIO € 516
Analisi Fonti-Impieghi
34
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 67
Alcuni indici
Analisi Fonti-Impieghi
attività correnti passività correnti = =
207 52
= 3,98 CURRENT RATIO (indice di solvibilità)
QUICK RATIO (indice di liquidità)
attività correnti - magazzino passività correnti
= = 207 - 103
52 = 1,98
Esprimono la capacità dell’impresa di onorare i debiti a breve con impieghi a breve. C.R. => Indica la capacità dell’impresa di far fronte ai debiti a breve con le attività a breve
(liquidità immediate, liquidità differite, scorte) Q.R. => Indica la capacità potenziale dell’impresa di far fronte ai debiti a breve mediante la
liquidità totale (immediata e differita)
LEVERAGE RATIO (indice del grado di
indebitamento)
capitale di credito capitale proprio
CC CP
= = = 103 413
= 0,25
Misura il livello di indebitamento dell’azienda e fornisce informazioni sul grado di dipendenza dell’impresa dai soggetti finanziatori portatori di capitale di credito
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 68
Dopo aver esaminato:
- come si genera e varia il FABBISOGNO di FINANZIAMENTO; - la diversa natura degli INVESTIMENTI;
struttura finanziaria
che consente di adattare economicamente la qualità e la quantità dei FINANZIAMENTI alle caratteristiche degli
INVESTIMENTI
- le diverse forme e fonti dei possibili FINANZIAMENTI;
si può costruire la particolare
La struttura finanziaria
35
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 69
La scelta di una particolare
struttura finanziaria è f (•)
eventuali limitazioni g iuridiche (es. prestito obbligazionario)
natura degli investimenti
“come adattare economicamente la qualità e la quantità dei finanziamenti alle caratteristiche degli investimenti?”
PROBLEMA
La struttura finanziaria
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 70
1) non è possibile istituire relazioni tra i singoli investimenti e le singole fonti di finanziamento;
2) occorre sempre soddisfare le esigenze dei finanziatori impostando le scelte in chiave di marketing finanziario;
3) occorre sempre tener presente l’esigenza del soggetto economico di conservare il governo dell’impresa;
La risoluzione del problema deve ispirarsi ai seguenti principi:
La struttura finanziaria
36
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 71
4) occorre adattare il finanziamento alle caratteristiche del fabbisogno finanziario;
5) il costo del finanziamento deve essere paragonato con la redditività complessiva dell’impresa (R.O.I.).
La struttura finanziaria
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 72 Tempo
Fabbisogno Finanziario
β2
β1
α
Analisi storica del fabbisogno 4)
La struttura finanziaria
37
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 73
β2
β1
α
caratteristiche della fascia di fabbisogno
modalità di finanziamento più appropriata
costante • capitale proprio • capitale di credito stabile nel t
variabile crescente nel t
variabile fluttuante nel t
• capitale proprio • capitale di credito stabile nel t
• capitale di credito molto elastico (scoperto bancario, c/c bancario, sconto di cambiali, credito mercantile)
Individuazione del tipo di finanziamento in f (•) dell’analisi storica del fabbisogno
4)
La struttura finanziaria
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 74
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP
Confronto tra il costo del finanziamento e la redditività complessiva dell’impresa (R.O.I.)
5)
Questa formula descrive il cosiddetto effetto di leverage. Dalla formula si deduce che:
Se R.O.I. > i R.O.E. ↑ all’ ↑ del quoz. ind. (CC/CP)
Se R.O.I. < i
conviene ricorrere al cap.
cred. (CC)
R.O.E. ↓ all’ ↑ del quoz. ind. (CC/CP)
non conviene ricorrere al cap.
cred. (CC)
La struttura finanziaria
38
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 75
Redditività dei mezzi propri (R.O.E. Return On Equity)
Esprime il rendimento del capitale netto dell’impresa, ossia quanto frutta il capitale conferito a titolo di rischio.
R.O.E. = Risultato netto di esercizio
Capitale netto
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP R.O.E.
La struttura finanziaria
Formula dell’effetto di leverage
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 76
R.O.I. = Risultato operativo Capitale investito
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP R.O.I.
Redditività del capitale investito (R.O.I. Return On Investement)
Misura la capacità dell’impresa di impiegare efficientemente le sue risorse e la redditività del capitale investito (a prescindere dal tipo di fonti di
finanziamento utilizzate).
L’indice evidenza la redditività complessiva dell’impresa, segnalando la percentuale di reddito operativo che si ottiene dall’uso del capitale investito.
La struttura finanziaria
Formula dell’effetto di leverage
39
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 77
Leverage Ratio= Capitale di Credito Capitale Proprio
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP CC/CP
Indice del grado di indebitamento
Evidenzia il grado di indebitamento dell’azienda
La struttura finanziaria
Formula dell’effetto di leverage
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 78
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP i
Oneri finanziari Capitale di Credito i =
L’indebitamento, cioè il ricorso a capitale di terzi, ha un costo
= costo medio del finanziamento
L’effetto di leverage (o effetto leva) dipende dal rapporto tra la redditività del capitale investito (R.O.I.) e
il costo medio del capitale di terzi (i )
La struttura finanziaria
Formula dell’effetto di leverage
40
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 79
Se ROI > i La redditività del capitale investito è maggiore del costo medio del capitale di credito => effetto leva positivo: maggiore è il grado di indebitamento, maggiore è la redditività dei mezzi propri
Se ROI < i La redditività del capitale investito è minore del costo medio del capitale di credito => effetto leva negativo: la redditività dei mezzi propri diminuisce all’aumentare del grado di indebitamento
R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP
La struttura finanziaria
Formula dell’effetto di leverage
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 80
Punto 4 Punto 3 PUNTO 2 Punto 1
2) L’impresa nei suoi più generali caratteri economici.
INDICE
Il concetto di economicità Le grandezze alla base dell’economicità: capitale e reddito L’economicità aziendale e l’equilibrio economico L’economicità aziendale e la potenza finanziaria: il fabbisogno finanziario e la sua determinazione; le fonti di finanziamento: capitale proprio, capitale di credito, l’autofinanziamento; le relazioni tra capitale proprio e capitale di credito e tra impieghi e fonti; la struttura finanziaria
L’economicità di gruppo
41
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 81
ECONOMICITA’
ECONOMICITA’ AZIENDALE
ECONOMICITA’ SUPERAZIENDALE
ECONOMICITA’ DI GRUPPO
MACROECONOMICITA’ O ECONOMICITA’
COLLETTIVA
I g iudizi di economicità
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 82
ECONOMICITA’ L’ANALISI DELL’
PUO’ CONDURRE A DIFFERENTI CONCLUSIONI SECONDO CHE IL GIUDIZIO VENGA FORMULATO CONSIDERANDO L’IMPRESA DA SOLA
O ALL’INTERNO DI UN GRUPPO
ECONOMICITA’ REALIZZABILE NEL GRUPPO
ECONOMICITA’ IN FUNZIONE DEL GRUPPO
E’ opportuno distinguere l’:
ECONOMICITA’ DI GRUPPO
in
Il concetto di economicità di gruppo
42
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 83
Un’impresa che singolarmente non è in EQUILIBRIO ECONOMICO e non è in grado di produrre un’ADEGUATA
POTENZA FINANZIARIA potrebbe invece far registrare dei risultati positivi in una situazione di integrazione con altre imprese.
Le cause possono riguardare i seguenti fattori:
1) Organizzazione di alcuni servizi
2) Marketing
3) Produzione
4) Finanza
Economicità realizzabile nel gruppo
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 84
Potrebbe accadere che un’impresa, pur all’interno del gruppo, non riesca comunque a raggiungere l’EQUILIBRIO ECONOMICO e a
sviluppare un’ADEGUATA POTENZA FINANZIARIA.
Anche in questo caso, tuttavia, potrebbe essere conveniente mantenere in vita l’impresa qualora questa svolga nel gruppo un ruolo che
contribuisce in modo positivo al risultato globale.
In genere la convenienza a mantenere nel gruppo un’impresa viene valutata mediante il confronto tra due bilanci consolidati: uno che esprime l’utile realizzato dal gruppo nel suo complesso, l’altro che analizza lo stesso
risultato senza il contributo dell’impresa oggetto di valutazione.
Economicità in funzione del gruppo
43
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 85
Utile netto del gruppo
Ricavi 400 Ricavi 400 Ricavi 400 Costi 200 Costi 200 Costi 200 Utile lordo 200 Utile lordo 200 Utile lordo 200 Imposte 20 Imposte 100 Imposte 20 Utile netto 180 Utile netto 100 Utile netto 180 460
Impresa K
Stato a bassa pressione fiscale
(10 %)
Impresa Y
Stato ad alta pressione fiscale
(50 %)
Impresa X
Stato a bassa pressione f iscale
(10 %)
Se, mediante trasferimenti interni al gruppo, parte dei ricavi dell’impresa K viene attribuita alle imprese X e Y, e parte dei costi di queste ultime viene
attribuita all’impresa K, si potrebbe pervenire alla situazione seguente:
Economicità in funzione del gruppo
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 86
Nel secondo caso si ha un utile netto di gruppo superiore di 80 rispetto a quello che si otteneva nella situazione precedente; questo
deriva da un risparmio d’imposta di pari ammontare.
Utile netto del gruppo
Ricavi 450 Ricavi 300 Ricavi 450 Costi 150 Costi 300 Costi 150 Utile lordo 300 Utile lordo 0 Utile lordo 300 Imposte 30 Imposte 0 Imposte 30 Utile netto 270 Utile netto 0 Utile netto 270 540
Impresa K
Stato a bassa pressione fiscale
(10 %)
Impresa Y
Stato ad alta pressione fiscale
(50 %)
Impresa X
Stato a bassa pressione f iscale
(10 %)
Economicità in funzione del gruppo
44
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 87
Crediti di finanziamento: sono crediti concessi a imprese controllate, collegate o controllanti, oppure verso altri. Fondi di rettifica: sono relativi a costi già rilevati durante l’esercizio, ma non di competenza, in quanto imputabili totalmente o parzialmente ad esercizi successivi (es. Fondo Ammortamento). Fondi rischi: sono fondi costituiti per far fronte ad eventuali costi futuri stimati sulla base di ipotesi relative ai rischi in essere alla fine dell’esercizio. Vengono incrementati annualmente, alla fine di ogni esercizio, per una quota corrispondente all’eventuale costo futuro (es. Fondo Svalutazione Crediti). Sono caratterizzati dall’incertezza relativa all’importo della spesa, al momento in cui si verificherà e all’eventualità stessa che essa si manifesti. Fondi spese: sono relativi a costi presunti futuri, ma di competenza dell’esercizio (es. Fondo TFR=> debito vs dipendenti, Debiti Tributari=> debiti vs lo Stato). Immobilizzazioni finanziarie: sono investimenti di medio-lungo periodo riguardanti crediti concessi ad imprese (controllate, collegate, controllanti o altre imprese), titoli o partecipazioni (in imprese controllate, collegate, controllanti o altre imprese).
Glossario
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 88
Patrimonio Netto: insieme dei beni investiti dai soci nell’impresa, subisce incrementi o decrementi per effetto della gestione o per altre motivazioni. Esso rappresenta il capitale di rischio e il valore contabile dell’azienda, suddiviso nelle componenti che – di volta in volta – ne hanno prodotto la variazione qualitativa e quantitativa. È indicato come Patrimonio “Netto” in quanto è ricavabile per differenza fra il totale delle attività ed il totale delle passività in senso stretto, coincidenti con il capitale di credito.
Riserve: sono parti del capitale netto destinate a diverse funzioni: la difesa dell’integrità del capitale sociale in caso di perdita, l’aumento della solidità patrimoniale grazie al miglioramento del rapporto mezzi propri-mezzi di terzi, stabilizzare nel tempo l’ammontare degli utili da distribuire ai soci. Sono generalmente costituite mediante accantonamenti di quote di utili di esercizio.
Risultato operativo: reddito che scaturisce dalla gestione “tipica” o “caratteristica” dell’azienda, ovvero dai processi di acquisizione, trasformazione e vendita dei prodotti e/o servizi che caratterizzano l’attività aziendale.
Glossario
45
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 89
Dallo scambio derivano i RICAVI che devono remunerare i FATTORI PRODUTTIVI utilizzati.
Produzione
C T L I Vendita
Consumatori
Utilizzatori
Ricavi
Sistema di remunerazione dei fattori di produzione
Imprese: modalità di remunerazione dei fattori di produzione
A.A. 2007/2008 Paola Paoloni 90
Rischio di impresa Prestito obbligazionario
Si tratta di una raccolta di fondi presso il mercato dei risparmiatori attraverso
l’emissione di obbligazioni. L’obbligazione è un titolo di credito
che dà diritto ad una remunerazione certa, periodica e generalmente fissa (o indicizzata). Non dà diritto di voto.
Il p.o. è un esempio di fattore in posizione contrattuale, la cui
remunerazione è stabilita da contratto. Il prestito obbligazionario riflette
giuridicamente un rapporto sottostante di mutuo e consente alla società di
acquisire nuovi mezzi finanziari senza modificare la compagine sociale.
I mezzi apportati dai soci costituiscono il capitale sociale dell’azienda.
Il capitale sociale in una società per azioni è diviso in azioni.
Le azioni (ordinarie) danno diritto al dividendo (parte proporzionale degli utili netti) e al rimborso del capitale in sede di scioglimento della società. Danno, inoltre,
diritto di voto. Il capitale sociale (o capitale proprio) è un
fattore a posizione residuale: la remunerazione è eventuale (non certa),
variabile (in relazione al diverso andamento dell’attività), successiva (alla remunerazione dei fattori in posizione
contrattuale).
Capitale sociale (CN) Titoli rilasciati a fronte delle somme versate. Certificano il
credito vantato dal finanziatore (risparmiatore) nei confronti della società
Il ricorso a questo tipo di finanziamento è concesso soltanto alle società per azioni, deve essere
deliberato dall’assemblea straordinaria ed il massimo valore
che può assumere è quello del capitale sociale (a meno che non si prestino adeguate garanzie).