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La casa contesa
PERSONAGGI:
1) Nonno
2) Badante
3) Figlio del nonno
4) Nipote del nonno
5) Fidanzata del nipote
6) Avvocato
7) Escort
8) Dottoressa
9) Ufficiale giudiziario
10) Sostituto del dottore Foti
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Scena prima
Un uomo, suo figlio e la fidanzata del figlio aspettano con ansia delle notizie;
all'improvviso nella stanza entra la badante del nonno. Appena la donna entra ...
Figlio del nonno: “E allora? Come sta il nonno?”.
Salvina: “Male … molto male!”.
Figlio: “E perché? Cosa ha detto il dottore?”.
Salvina: “E che ne so?”.
Figlio: “Come che ne sai? Non hai sentito quello che ha detto?”.
Salvina: “Si … ma lo sai come sono i dottori! Non si capisce niente quando parlano”.
Figlio: “E allora come fai a dire che sta male?”.
Salvina: “Dalla faccia del dottore”.
Figlio: “Ma come dalla faccia del dottore?”.
Nipote del nonno: “Andiamo bene. Vado a vedere io”.
Salvina: “E' inutile; ormai il dottore se ne è andato. Aspettate un attimo: aiuto il nonno a
rivestirsi e ve lo dice lui stesso cosa ha detto il dottore”.
Nipote: “Ah … allora sì che capiremo tutto”.
Mentre la badante del nonno esce di scena,
Fidanzata: “Non vi preoccupate! Vedrete che si riprenderà come al solito. Questo mese è
già la quarta volta che sta per morire”, esclamò acida la donna.
Nipote: “Si, ma oggi sembra che stia proprio male”.
Fidanzata: “E da cosa l’hai capito? Non hai nemmeno visto la faccia del dottore”.
Nipote: “E' da due giorni che sta male. Ieri sera addirittura diceva cose senza senso”.
Fidanzata: “Ma perché … quando mai ha detto cose sensate?”.
Figlio: “Comunque … aspettiamo e con la grazia di Dio ...”.
Fidanzata: “Con la grazia di Dio la casa sarà presto libera”.
Figlio: “Ma Santo cielo, un po' di umanità! E poi che fretta hai? Alfio è l'unico nipote e
non è possibile che la casa vi sfugga. Il nonno ha ormai 93 anni”.
Nipote: “Ecco! Che fretta c’è”.
Fidanzata: “Zitto tu! Parli ancora, dopo quello che mi hai fatto?”.
Figlio: “E che le hai fatto?”.
Fidanzata: “Comunque non posso più aspettare! E' da troppo tempo che aspetto; e poi
ormai (e la donna si accarezza la pancia) ci dobbiamo sposare al più presto e dobbiamo dare
una casa vera al piccolino”.
Figlio: “Figliuola mia, ma ormai nel Terzo millennio chi vuoi che badi a queste cose”.
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Fidanzata: “Eh no … non scherziamo con le cose serie! Io sono all'antica ed i miei
genitori morirebbero se lo sapessero. Lui mi ha messo incinta e ora lui mi sposa”.
Figlio: “Ma perché ancora non gliel’hai detto?”.
Fidanzata: “Certo che no!”.
Figlio: “Ma se ieri li ho incontrati con una busta piena di vestitini di neonato?”.
La ragazza non risponde e si gira verso il fidanzato …
Fidanzata: “Pucci diglielo che abbiamo già scelto il nome”.
Figlio: “Che bello! Come si chiamerà?”.
Fidanzata: “Kevin!”.
Figlio: “Kevin? E che razza di nome è?”
Fidanzata: “E’ bellissimo”.
Figlio: “Il mio cane si chiamava Kevin”.
Fidanzata: “Kevin è un nome americano ed è molto di moda in certi ambienti raffinati”.
Figlio: “Sì, li conosco gli ambienti raffinati che frequenti tu!”.
Fidanzata: “Ma perché, Kevin Pappalardo non ti piace?”.
Figlio: “Pappalardo mi piace; è quello che viene prima che fa proprio schifo”.
Fidanzata: “Ma poi perché mi ostino a parlare con te? Tu che ne sai? Ormai si usano
nomi moderni, nomi di Hollywood”.
Figlio: “Ma come? Fino a cinque minuti fa hai detto che sei all'antica?”.
Fidanzata: “E che c'entra? Per alcune cose sono all'antica, per altre moderna. Ma guarda
un po’ che una non è più libera nemmeno di scegliere se essere antica o moderna”.
Figlio: “Ora ho capito. Tu sei una ragazza modernissima, tranne quando si parla delle case
degli altri”.
La donna non risponde e si rivolge al fidanzato, fingendosi dolce.
Fidanzata: “E tu, Pucci, non dici niente. Non mi dirai che Kevin non piace neanche a
te?”.
Figlio: “Ecco appunto … Pucci! Non dici niente di questo nome modernissimo?”,
esclamò, dando una scoppola al figlio.
Nipote: “Certo che mi piace, Pucci”, disse con voce tremante.
Fidanzata: “Ah … credevo!”, sospira acida.
Figlio: “Pucci? Bah … vuoi vedere che questi due me li ritrovo in casa?”, sussurra sotto
voce.
In quel momento la badante e il nonno entrano nella stanza. Il nonno sembra molto
stanco e si trascina a stento.
Nonno: “Ah … ma allora c’è anche la signorona! E come poteva mancare? Quando c’è
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profumo di eredità!”.
Figlio: “Papà, lascia stare, ti prego”.
Fidanzata: “Se qua dentro c’è profumo di qualcosa, come dite voi, c’è ciauru di mottu”.
Il nonno si gira e fa un gesto scaramantico.
Nipote: “Nonno … piuttosto, dimmi come stai?”.
Nonno: “E come sto? Male”.
Nipote: “Ma che ti ha detto il dottore?”.
Nonno: “Niente; mi ha detto che non ho proprio niente. Se mi dava almeno la
soddisfazione di trovarmi una malattia, anche piccola, ero più contento e lo potevo pure dire
in giro; e invece no! Niente di niente. Io non mi reggo in piedi e quell'asino dice che sto
bene”.
Figlio: “Ma che vai dicendo, papà?”.
Fidanzata: “L’ho detto io che è pazzo! Facciamolo interdire e la finiamo qua”.
Nonno: “Ma come che dico? Quando stai male non vuoi sapere dal dottore che cos'hai?”.
Figlio: “E certo!”.
Nonno: “Lo vedi! Anch'io lo voglio sapere. E invece tutti i dottori che vengono mi dicono
sempre la stessa cosa: Ormai … alla sua età; e che vuole stare bene? Ormai manco le
medicine mi danno”.
Nipote: “E non hanno ragione? Che vuoi stare come quando avevi vent'anni?”.
Nonno: “Tutti scecchi sono!”.
Figlio: “Comunque … che valori ti ha trovato?”.
Nonno: “La pressione 220 con 130”, e da lontano la fidanzata sussurra sottovoce:
“Ottimo”.
Figlio: “I battiti?”.
Nonno: “130 al minuto”.
Fidanzata: “Stupendo”.
Figlio: “E la temperatura?”
Nonno: “39 meno 2”.
Fidanzata: “Fantastico”.
Nonno: “Stanco sono. Vado di là a riposarmi”.
Figlio: “Non possiamo lasciarlo da solo. Sta molto male. Io vado con lui”.
Nipote: “Hai ragione. Vengo anch'io”.
I due accompagnano il nonno nell'altra stanza e la fidanzata, rimasta con Salvina,
sospira: Fidanzata: “Mi sa che questa volta è quella buona; comunque voglio dare un
aiutino al destino. Non permetterò che quel vecchio malefico continui a prendersi gioco di
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me”.
Salvina: “Che dici?”.
Fidanzata: “Niente … niente. Non ti impicciare. Senti, tu, piuttosto … mi faresti una
cortesia”.
Salvina: “Se è proprio necessario”.
“Fidanzata: “Necessarissimo è”.
Fidanzata: “Ti ricordi come si chiama quella signorina che abita in fondo allo stradone?”,
dice la donna sottovoce, mentre si gira da un altro e dall'altro per controllare se tornano gli
altri.
Salvina: “Quale signorina?”.
Fidanzata: “Quella che diciamo … accompagna gli uomini”.
Salvina: “E dove li accompagna?”.
Fidanzata: “Dai … la escort”.
Salvina: “Li accompagna con la macchina? Ma lo sai che il mio primo fidanzato aveva
proprio una escort nuova di zecca. Era dorata. Bei tempi!”.
Fidanzata: “Uffa … la zoccola”.
Salvina: “Ah … ecco. Ora ho capito. E non potevi dirlo prima? E che c'entra la
macchina?”.
Fidanzata: “Ma quale macchina? Ti ricordi come si chiama, sì o no?”
Madre: “Si chiama Angelica. Ma tu che devi fare?”.
Fidanzata: “Niente di importante … non è per me chiaramente”.
Madre della fidanzata: “Sì … ma da me che vuoi?”.
Fidanzata: “Non è tua amica?”.
Madre: “Amica è una parola grossa … la conosco!”.
Fidanzata: “Mi daresti il suo numero di telefono?”.
Madre della fidanzata: “Aspetta un attimo; vado a prenderlo”.
Fidanzata: “Bene!”.
Nel frattempo il fidanzato ed il suocero rientrano nella stanza. Appena arrivano, la
fidanzata è un po' imbarazzata; il ragazzo se ne accorge e le chiede:
Nipote: “Si può sapere cosa stai combinando?”.
Fidanzata: “Aspetta e vedrai; se fosse per te, potremmo andare a vivere anche sotto un
ponte”.
L'uomo si avvicina al ragazzo e gli sussurra all’orecchio:
Figlio: “Ma tra tutte le ragazze che ci sono in paese proprio questa dovevi scegliere?”.
Nipote: “Papà, basta! Ne abbiamo già discusso”.
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Figlio: “C'era la figlia del salumiere, non ti ricordi? Quella con due ...” ed indica con le
mani il seno prosperoso.
Nipote: “Bella quella … se n’è andata con mezzo paese”.
Figlio: “Ma perché questa no?”.
Nipote: “Ma che dici? Adesso basta!”.
Figlio: “Ah già … vero! Questa non se la piglia nessuno”.
Il ragazzo non risponde e poco dopo l'uomo continua.
Figlio: “Ma poi ... siamo nel 2000 e ancora tu ... con tutte 'sti cappuccetti che ci sono in
giro, ti sei fatto fregare da quella là. Santo ragazzo”.
In quel momento entra la badante e dà il numero di telefono alla donna.
Salvina: “Tieni tu … comunque il nonno dice che sta di nuovo male e che si sente morire
… di nuovo”.
Fidanzata: “Ma quante volte al giorno muore questo qua?”.
Salvina: “Voi andate di là con lui ed io chiamo di nuovo il dottore. Pazienza!”.
Nel frattempo, mentre il ragazzo e suo padre vanno dal nonno, bussano alla porta:
Fidanzata: “E' lei? Brava. Entra … sbrigati”.
Angelica: “Buongiorno”, disse la donna facendo la sostenuta.
Fidanzata: “Buongiorno .... parliamo piano, però”.
Angelica: “Si può sapere perché mi avete fatto venire?”.
Fidanzata: “Ora le spiego, ma ... shhhh”, disse la fidanzata continuando a guardare da
un lato e dall'altro.
Angelica: “Sono venuta solo per l'affetto che ho per sua madre”.
Fidanzata: “Grazie! Comunque la chiamo per un lavoretto”.
Angelica: “E no! Io con le donne non ci vado. E che si crede? Sono una persona seria io”.
Fidanzata: “Seria … vabbé lasciamo perdere”.
Angelica: “Se continuate ad offendere, me ne vado subito”.
Fidanzata: “Aspetta un attimo …” e la trattiene per un braccio.
Fidanzata: “Non metto in dubbio che lei sia una persona seria … comunque non è per
me”.
Angelica: “Mi scusi, ma sa … nel mio lavoro è un po' strano che io venga chiamata da
una donna”.
Fidanzata: “E lo credo bene, ma la mia è un'azione, diciamo … di tipo umanitario”.
Angelica: “E che devo fare la crocerossina?”, chiese ridendo.
Fidanzata: “Il mio caro nonno è ormai quasi sul letto di morte”.
Angelica: “Ho capito, ho capito! E lei vuole che io lo faccio risuscitare”.
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Fidanzata: “Per carità. Ma che risuscitare! No, anzi!”.
Angelica: “Ah no! Mi era sembrato”, rispose stupita.
Fidanzata: “Il dottore ha detto che sta male ed è molto triste; vorrei che lei gli facesse
passare felicemente gli ultimi istanti della sua vita. Dovrebbe … diciamo … curare il suo
spirito durante il trapasso, come se fosse una dottoressa, e soprattutto dovrebbe fargli battere
il cuore forte forte. Per il resto, alla sua età cosa vuole che possa fare”.
Angelica: “Non si preoccupi, ci penso io. Gli farò passare gli ultimi istanti in un modo
…”.
Fidanzata: “E speriamo che siano proprio gli ultimi”.
Angelica: “Come ha detto?”.
Fidanzata: “Niente; non si preoccupi”.
Angelica sta per andare via, ma torna indietro e dice: Angelica: “Non credo che il
vecchio mi schiatta tra le mani?”.
Fidanzata: “Ma che dice? Mio nonno è una roccia”.
Angelica: “Ma non aveva detto che era sul letto di morte”.
Fidanzata: “Adesso basta! Lo vuole fare sì o no?”.
Angelica: “Accetto, ma voglio il doppio”.
La donna spinge fuori Angelica e mentre sbotta:
Fidanzata: “Grandissima …”.
Angelica: “Se continua ad offendere, facciamo il triplo”.
Fidanzata: “Grandissima idea! Ha proprio avuto una grandissima idea, ma ora vada via,
prima che tornano gli altri”.
Appena Angelica esce, la donna esclama:
Fidanzata: “Grandissima buttana! Ah …ecco! L’ho detto e ora mi sento meglio”.
Poco dopo il nonno, il figlio ed il nipote rientrano nella stanza. Poi entra Salvina che
parla al telefono:
Salvina: “Sono al telefono col dottore, ma dice che adesso non può tornare. Ha un'altra
visita. E si dottore … col nonno, lo sa, ci vuole molta pazienza”.
Nonno: “Ma che dice quest'altra. Vi sembra che io mi diverto? Passamelo”, urla il nonno
mentre cerca di togliere il telefono dalle mani di Salvina
Salvina: “Lasci stare. Dice che non può venire”.
Fidanzata: “E certo! Appena vede il numero di telefono del vecchio pazzo, quello scappa
a gambe levate”.
Salvina: “Ma poi ... rispetto ad un quarto d'ora fa, cosa vuole che sia cambiato. Ha detto
che l'unica cosa importante è che lei si riposi e soprattutto che non chiami più”.
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Fidanzata: “Hai visto? E che ho detto io. Lo odia anche lui”.
Nipote: “Smettila!”.
Nonno: “E che mi dovrei riposare lo so anch'io; non è che c’era bisogno di uno
scienziato. Ma perché in questa casa io mi posso riposare?”.
Salvina: “Deve stare calmo e non si deve innervosire”.
Nonno: “'na Parola. Appena la vedo mi sale la pressione”, urla il vecchio girandosi verso
la fidanzata del nipote, che incrocia le braccia e non risponde. “Quella è una sanguisuga e
mi sta portando alla fossa; ma questa soddisfazione non gliela voglio dare”.
Salvina: “Zitti … così non sento nulla. Mi ha detto che, per stare tranquillo, dovrebbe
prendere la pillola che le ha prescritto poco fa. Se non la prende prima di andare a letto, non
conclude niente”. Dopo Salvina chiude e il nonno, stanco, afferma: Nonno: “Va bene … ti
ha detto quando viene?”.
Salvina: “Ecco … a proposito! Lo stavo dimenticando. Mi ha detto che la prossima
settimana non potrà venire, perché dovrà andare a Milano per un convegno”.
Nonno: “E io come faccio?”.
Salvina: “Non si preoccupi! Verrà una sua collega. E' molto brava, oltre che bella”.
Nonno: “Bella? Speriamo almeno che non mi dice le solite cose”.
Salvina: “Vorrebbe sentirsi dire che hanno inventato la pillola della giovinezza?”.
Nonno: “Quella pillola esiste già; non mi dire che tu non lo sa?”.
Salvina: “Signor Pappalardo, la smetta … e comunque la dottoressa si chiama
Dell’Albani”.
Fidanzata: “Oltre ad essere pazzo, è anche un porco. Ma perché non lo facciamo
interdire”.
Nipote: “Ciao nonno, noi andiamo via. Vedi che io quella dottoressa la conosco. È molto
brava, ma è anche permalosa e mi raccomando: prendi la pillola prima di andare a letto”.
Nonno: “Va bene … va bene”.
I due vanno via. Poco dopo si sente bussare alla porta e Salvina va ad aprire e poi esce.
Angelica: “Buongiorno!”.
Nonno: “Buongiorno, signorina! Senta … la avverto subito, non compro niente e mi sto
già preparando alla fine del mondo”.
Angelica: “Non si preoccupi, non sono venuta per venderle qualcosa. Mi hanno detto che
dovevo venire da lei … diciamo per curarla”.
Nonno: “Brava! E' già qui? Benissimo, s'accomodassi dottoressa”.
Angelica: “Dottoressa, che bello! Nessuno mi aveva chiamata così”, disse la donna
parlando tra sé e sé.
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Nonno: “Che cosa? L'hanno chiamata da qui? Forse Salvina, io no”.
Angelica: “Signor Pappalardo mettiamoci subito al lavoro e non perdiamo tempo”.
Nonno: “Brava! Questa sì che è una gran dottoressa”.
Angelica: “È la prima volta?”.
Nonno: “Ma come la prima volta? Dottoressa, sa quanti ne ho visti io? Maschi, femmine,
giovani, vecchi, bravi, asini”.
Angelica: “Mihhh …”.
Nonno: “Fino a qualche minuto fa, c’era un suo collega”.
Angelica: “E ce la fa a fare … diciamo … un’altra visita?”.
Nonno: “E certo! A me che m’interessa. Io mi cuccu e ci pensa a tutto lei”.
Angelica: “Alla faccia del moribondo”.
Nonno: “Come moribondo? Dottoressa non mi faccia preoccupare”.
Angelica: “Non si preoccupi; faccia finta che non ho detto niente e si rilassi”.
Nonno: “Ma come mi rilasso? E poi ... chi gliel'ha detto che sono moribondo?”.
Angelica: “Me l'ha detto chi mi ha contattato per venire qui”.
Nonno: “Santo Dio! Dottoressa, ma allora sto proprio morendo e non hanno il coraggio di
dirmelo”.
Angelica: “Dottore, dottoressa ... questo mi sembra un poco partito di cervello”, sussurrò
tra sé e sé e la donna poco dopo continuò: “Comunque … ha preso la pillola? Sa … alla sua
età senza pillola è tutto tempo perso”.
Nonno: “No, ancora no! Mi hanno detto che la devo prendere prima di andare a letto”.
Angelica: “Ecco … appunto! La prenda!”.
Nonno: “Ma perché devo per forza andare a letto?”.
Angelica: “Lo vuole fare in piedi?”.
Nonno: “No ... no! Megghiu ca mi cuccu!”.
Angelica: “Bravo!”.
Nonno: “Dottoressa, a me hanno detto che la pillola la devo prendere tutte le sere, senza
saltarne nemmeno una?”.
Angelica: “Tutte le sere? Non le potrebbe fare male?”.
Nonno: “Male? E che ne so io? A me così hanno detto”.
Angelica: “E quindi lei tutte le sere prende la pillola e poi, diciamo ... va a letto?”.
Nonno: “Tutte le sere no, non esageriamo. Certe volte vado a letto anche senza pillola”.
Angelica: “Alla faccia! Anche senza pillola? La dovevo conoscere cinquant’anni fa”.
Nonno: “Ma allora? Sono veramente moribondo?”.
Angelica: “A me sembra che stia benissimo! Comunque ... quante visite riceve alla
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settimana?”.
Nonno: “Almeno due o tre”.
La donna lo guarda stupita e poco dopo insiste.
Angelica: “Due o tre? Ma è sicuro?”.
Nonno: “E come no? Vuole che non lo sappia. Glielo può dire anche Salvina, che è
sempre con me”.
Angelica: “Eh no! Io non voglio nessuno che guarda. Non esageriamo ora”.
Nonno: “Va beh! Non si arrabbi”. E poi tra sé e sé il nonno sussurra: “Mio nipote me
l'aveva detto che era permalosa, ma non credevo fino a questo punto”.
Nonno: “Comunque dottoressa ... non perdiamo tempo, cominciamo. Ho saputo che lei è
brava?”.
Angelica: “Brava? Io sono bravissima. Come me non ce n'è e se mi lascia fare la mando
in paradiso”.
Nonno: “Come in paradiso? Andiamoci piano, dottoressa”.
Angelica: “Quante storie; non sarà di certo né il primo né l'ultimo”.
Nonno: “Mihhh dottoressa ... non scherziamo con le cose serie; non è ancora presto per
andare in paradiso?”.
Angelica: “Per andare in paradiso non è mai presto”.
Nonno: “Gliene ha già mandati tanti?”.
Angelica: “E certo! Centinaia; ma che dico centinaia… migliaia. È inutile che mi metto a
fare nomi, ma tante persone famose sono state miei clienti. Se lo ricorda il povero cavaliere
De Cristoforo?”.
Nonno: “Certo che me lo ricordo. Ma allora è stata lei a mandare il cavaliere in paradiso?
E la fanno lavorare ancora?”.
Angelica: “In effetti ho pensato di ritirarmi, ma che vuole ... i miei clienti sono molto
affezionati e non mi vogliono lasciare”.
Nel frattempo la signorina comincia a sbottonarsi la camicia
Nonno: “Dottoressa … lo sa che le dico? Mi sento già molto meglio. Facciamo un'altra
volta. Eventualmente la chiamo io”.
Angelica: “Eh no! Io sono una professionista. Ormai che sono stata chiamata, voglio la
mia parcella”.
Nonno: “Di questo non si preoccupi, basta che se ne va”.
Nel frattempo entra Salvina e riconosce la signorina.
Salvina: “E tu che ci fa qui? E poi conciata in questo modo. Da lei, signor Pappalardo,
non me l'aspettavo”.
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Nonno: “E che è la prima volta che viene una dottoressa a visitarmi?”.
Salvina: “Ma lei l’ha mai vista una dottoressa combinata così”.
Nonno: “In effetti un poco strano mi ero sembrato”.
Angelica: “Ancora con 'sta storia della dottoressa!”, esclamò arrabbiata la signorina,
mentre si rivestiva; e poi, andando via, aggiunse: “Comunque dovrà dire alla fidanzata di
suo nipote che mi pagherà fino all'ultima lira”.
Nonno: “E che c'entra quella mavara?”.
Salvina: “Ma come che c’entra? Ma veramente non l'ha ancora capito?”.
Nonno: “Si può sapere che cosa devo capire?”.
Salvina: “I suoi nipoti le hanno mandato quella signorina per farle prendere un colpo e
per lasciare al più presto la casa libera”.
Nonno: “Un colpo? E come?”.
Salvina si avvicina al nonno e gli sussurra qualcosa all'orecchio ed il nonno esclama:
Nonno: “Ah! Niente di meno. Vigliacchi; fetentoni e vigliacchi. Ma la casa non la
avranno mai, anche a costo di buttarla giù con le mie stesse mani”.
Il vecchietto comincia ad andare su e giù per tutta la stanza facendo corna ed urlando:
Nonno: “Hai capito? Morto mi vogliono! Ma questa soddisfazione non gliela do”. E poco
dopo continua: “Per la casa … solo per una casa mi vogliono vedere morto”.
Salvina: “Signor Pappalardo, adesso si calmi, non faccia così, altrimenti finirà per sentirsi
male”.
Nonno: “Ma come faccio a calmarmi … mi vogliono ammazzare e io mi devo calmare;
anche questa qua ci si mette!”.
Salvina: “Basta, la prego, si metta a sedere e si riposi. Ora le porto le gocce”.
Salvina alla fine riesce a calmare il vecchio, ma poco dopo suonano di nuovo alla porta.
Salvina si affaccia e vede che c'è un'altra donna.
Salvina: “E qui ce n'è un'altra. Suo nipote voleva essere proprio sicuro che lei
schiattasse”.
Nonno: “Ma perché? Pensa che io … ormai … ? Ora glielo faccio vedere io”.
Salvina apre la porta.
Dottoressa: “E’ lei il signor Pappalardo?”.
Nonno: “Certamente, bedda”.
La dottoressa, stupita da quella strana accoglienza, guarda su un foglio e poi esclama:
Dottoressa: “Sono la dottoressa Tiralongo e mi ha mandato ...”.
Nonno: “Sì, so tutto; non ti preoccupare. Non perdiamo tempo in chiacchiere; per me
possiamo cominciare subito; glielo faccio vedere io a quei due debosciati”.
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La dottoressa stupita si guarda in giro e poco dopo esclama: Dottoressa: “Vogliamo
andare in camera da letto?”.
Nonno: “Come preferisce lei; comunque ... per me possiamo rimanere anche qua”.
Dottoressa: “Va bene; la cosa più importante è che i miei pazienti si sentano a loro agio”.
Nonno: “Perfetto! E allora rimaniamo qua. Nella stanza da letto c’è quella cuttigghiara
della signora di fronte che guarda tutto”.
Dottoressa: “E che problema c’è. Anche se dovesse guardare? Non credo che lei non
abbia mai chiamato una professionista”.
Nonno: “Ma che schifo; non ci voglio nemmeno pensare”.
Dottoressa: “Comunque … mi dica cosa si sente?”.
Nonno: “Se posso parlare liberamente ... dottoressa, mi sento tutto un fuoco dentro e
vorrei che lei ….”.
Dottoressa: “Forse è un problema di cattiva digestione”.
Nonno: “Che dice? Un'ossessione?”.
Dottoressa: “Di – ge – stio – ne!”.
Nonno: “E certo che è un'ossessione! Lo sa da quanto tempo che ...”
Dottoressa: “Mi dica! Da quando?”.
Nonno: “Ma ormai saranno trent'anni”.
Dottoressa: “Trent'anni. Santo cielo! E' da trent'anni che ha questo bruciore allo stomaco?
E ormai come facciamo a risolvere il problema”.
Nonno: “Per questo dottoressa non si preoccupi. Siamo ancora in tempo; ancora funziona
tutto. Garantisco io!”.
Dottoressa: “Signor Pappalardo … se funziona tutto, spetta a me dirlo. Ora diamo una
bella controllatina”.
Nonno: “Non si preoccupi, è tutto apposto! Mio nipote pensa che ….”.
Dottoressa: “E che c'entra suo nipote?”.
Nonno: “Dottoressa … non faccia finta di niente, tanto so tutto”.
Dottoressa: “Senta … io non ho tempo da perdere. Cominciamo o me ne vado”.
Nonno: “Ora le faccio vedere che ancora non sono da buttare”.
Dottoressa: “Io sono stata sempre convinta che gli anziani hanno ancora tanto da dare”.
Nonno: “Brava!”.
Dottoressa: Comunque, si affidi a me senza paura. Per me, giovani o anziani non fa
alcuna differenza”.
Nonno: “Brava! Anche gli anziani hanno le loro esigenze”.
Dottoressa: “Parole sante! Quando da noi arriva un ragazzo, accorrono due o tre miei
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colleghi, invece per un anziano ... lo lasciano lì ad aspettare”.
Nonno: “Dottoressa, due o tre … ora non esageriamo; prima vediamo come va con una e
poi ne parliamo”.
Dottoressa: “Comunque … basta chiacchiere; vediamo cosa si può fare. Si spogli”.
Nonno: “Dottoressa, a dire la verità mi vergogno un po'”.
Dottoressa: “Su … non faccia il timido. Sono certa che se ci fosse un uomo lo farebbe
senza problemi”.
Nonno: “Eh no, dottoressa; per chi mi ha preso? Io sono all'antica e certe cose non le
faccio”.
Dottoressa: “E allora si spogli senza fare capricci”.
Nonno: “Facciamo così … si spogli prima lei”.
Dottoressa: “Cosa? Le ha dato di volta il cervello?”.
Nonno: “Ora la timida la sta facendo lei. Non potrebbe farmi uno di quegli spogliarelli
che si vedono in tv?”, e il vecchio le mette una mano sul sedere.
Dottoressa: “Che fa? E' impazzito? Non la denuncio soltanto perché è un vecchio pazzo e
non è capace di intendere e volere. Ma il dottore Foti questa volta mi sentirà e risponderà
personalmente di questo oltraggio. Avrebbe dovuto avvertirmi che lei è matto”.
Nonno: “Ma allora … lei è … mi scusi tanto!”.
La dottoressa nel frattempo raccoglie le sue cose e va via. Nel frattempo entra Salvina.
Nonno: “Mio nipote e quella mavara della sua fidanzata mi stanno facendo impazzire. Ho
scambiato la dottoressa vera per una di quelle signorine allegre”.
Salvina: “E scommetto che stava per metterle le mani addosso”.
Nonno: “Stavo per mettergliele? Ci misi”.
Salvina: “Santo cielo! Alla sua età”.
Nonno: “Ancora con 'sta storia dell'età. E ti pare che i vecchi sono dei pezzi di marmo?”.
Salvina: “Appena lo sa il dottore Foti ...”.
Nonno: “La colpa è di quei due debosciati”.
All'improvviso suonano alla porta e Salvina va ad aprire.
Salvina: “Buongiorno”.
Avvocato: “Ciao Salvina, come stai? Quanto tempo che non ci vediamo!”.
Salvina: “Desidera?”.
Avvocato: “Salvina, non mi riconosci?”.
Salvina: “A dire la verità … no!”.
Avvocato: “Sono Francesco. Il figlio di quelli del terzo piano”.
Salvina: “Oh, scusami, qua c'è sempre una gran confusione. Da quanto tempo non ci
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vediamo?”.
Avvocato: “Almeno da cinque anni. Come stai?”.
Salvina: “Bene e tu?”.
Avvocato: “Benone”.
Salvina: “Ma non eri a Roma?”.
Avvocato: “Mi sono laureato in giurisprudenza e dopo sono tornato in paese”.
Salvina: “Bravo! Sono contenta per te. Ma a che devo l'onore di questa visita?”.
Avvocato: “Vorrei parlare col signor Pappalardo”.
Salvina: “Certo; è qua; te lo chiamo subito. Nonnooooo”.
Il vecchio si alza lentamente.
Nonno: “E perché urli? È tornata quella mavara?”.
Salvina: “No, non si preoccupi! C'è Francesco che vuole parlare con lei”.
Nonno: “Francesco? E chi è?”.
Avvocato: “Signor Pappalardo, non mi sta riconoscendo?”.
Nonno: “Veramente, no”.
Avvocato: “Sono Francesco e fino a qualche anno fa abitavo al piano di sopra”.
Nonno: “Ora mi ricordo. Sei cresciuto ...”.
Avvocato: “Sono andato a Roma a studiare giurisprudenza e ora sono diventato
avvocato”.
Nonno: “Ahi!”.
Avvocato: “Che succede? Si sente male?”.
Nonno: “E certo che mi sento male. Un avvocato che viene in casa mia? Ci sarà
sicuramente qualche camurria. È meglio che io mi sieda”.
Avvocato: “Non si preoccupi! E’ solo una stupidaggine”.
Nonno: “Eccola là … me lo sentivo. Spara!”.
Nel frattempo Salvina porta un caffè e dei biscotti.
Avvocato: “Signor Pappalardo, si ricorda di quella causa col vecchio proprietario di
questo appartamento?”.
Nonno: “E certo che me la ricordo! Quel gran cornutazzo ancora vivo è?”.
Avvocato: “Vivo, vivo è! E ora è un mio cliente”.
Nonno: “E non ti vergogni? Queste cose ti hanno insegnato a Roma?”.
Avvocato: “Signor Pappalardo, non scherzi!”.
Nonno: “Ti sembra che ho una faccia di uno che sta scherzando? Comunque … che vuoi
da me?”.
Avvocato: "La causa è finita e purtroppo lei ha perso”.
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Nonno: “E come purtroppo? Purtroppo per me, ma meglio per te”.
Avvocato: “Diciamo di sì”.
Nonno: “E pensare che ti ho tenuto sulle mie gambe. Se l'avessi saputo allora ...” e il
nonno fa la mossa con le mani, come se avesse voluto strozzare qualcuno.
Avvocato: “Signor Pappalardo è stato il giudice ad emettere la sentenza, non io; ma il suo
avvocato non l'ha informata di questa faccenda?”.
Nonno: “Quello viene soltanto quando ha bisogno di soldi; invece di andare al bancomat,
passa da qua”.
Avvocato: “Signor Pappalardo, mi dispiace dirglielo, ma è stato dichiarato colpevole ed è
stato condannato al pagamento di 3.500 euro più le spese legali che ammontano a circa
1.750 euro”.
Nonno: “Minchia”.
Salvina: “Signor Pappalardo, la prego”.
Nonno: “Comunque a quel grandissimo cornuto io non gli darò mai manco un soldo”.
Salvina, sentendo quello che succede, torna indietro e toglie la tazzina dalle mani
dell'avvocato, senza che ancora l'uomo avesse bevuto il caffé.
Avvocato: “Signor Pappalardo, non faccia stupidaggini; la legge lo costringe a pagare,
altrimenti dovrò farle un'ingiunzione”.
Nonno: “A gnizioni? Mihh ... questi avvocati che studiano a Roma sanno fare proprio
tutto. E poi che c'entra … non ho bisogno di nessuna puntura”.
Avvocato: “Ma che dice? L'ingiunzione di pagamento”.
Nonno: “Avvocato, allora non ci siamo capiti. Io non pago nemmeno se viene il papa in
persona”.
Avvocato: “In quel caso, sarò costretto a togliergli la casa in pegno del pagamento non
avvenuto”.
Nonno: “E tanto alla mia età nessuno mi potrà buttare fuori; questo a Roma non te l'hanno
spiegato?”.
Avvocato: “Questo lo so anch'io, ma appena sarà il momento (e l'avvocato agita due dita
in aria), la proprietà della casa passerà direttamente nelle mani del mio cliente, senza che i
suoi eredi legittimi ne possano godere”.
Nonno: “E qua ce n'è un altro che mi vuole morto. Ti sei messo d'accordo con mio
nipote?”.
Avvocato: “Signor Pappalardo, non mi sono messo d'accordo con nessuno. È la legge che
lo stabilisce”.
All'improvviso il vecchio, tra l'imbarazzo di tutti, si alza in piedi di scatto: Nonno:
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“Aspetta avvocato … aspetta un attimo. Come hai detto? Se non pago posso rimanere in
questa casa per tutta la vita e poi, quando sarà, andrà a quel grandissimo cornuto?”
Avvocato: “Signor Pappalardo, la prego, non faccia così”.
Salvina: “Nonno, non si arrabbi o si sentirà male”.
Nonno: “Ripeti avvocato! Come hai detto?”.
Avvocato: “Ho detto che quando lei passerà a miglior vita, sarò costretto a togliere la casa
ai suoi eredi legittimi”.
Nonno: “Sicuro? Non è che poi ti rimangi la parola?”.
Avvocato: “Credo proprio di no”.
Nonno: “Quale credo. Sicuro o no?”.
Avvocato: “Signor Pappalardo, ma che dice? Le ha dato di volta il cervello?”.
Nonno: “Me lo giuri?”.
Avvocato: “Beh ... in effetti, secondo il comma 424 e le successive modifiche del Codice
di Procedura Civile …”.
Nonno: “Sì o no? Non voglio sentire altro”.
Avvocato: “Se non dovesse pagare, la casa diventerà di proprietà del mio cliente”.
Nonno: “Perfetto! Benissimo! Stupendo!”
L'avvocato guarda Salvina stupito, ma non dice nulla.
Nonno: “Grazie tanto! Tu sei una visione, un sogno; non aspettavo altro”.
Dopo aver sentito quelle parole, il vecchio continua ad andare su e giù per la stanza,
ridendo a crepapelle. Poi all'improvviso si blocca e si avvicina lentamente all'avvocato che
crede che l'uomo possa avere da un momento all'altro una strana reazione.
Avvocato: “La prego ... signor Pappalardo, non mi costringa a …”, afferma l'avvocato,
mentre indietreggia. Il vecchio, quando arriva davanti a lui, si blocca per un attimo, ma poi
gli da un bacio in fronte.
Avvocato: “Salvina, ma è impazzito?”, esclama l'avvocato, mentre fa girare l'indice
intorno alla tempia.
Nonno: “Mi togli la casa?”.
Avvocato: “Eh … sì”.
Nonno: “Ormai l'hai detto”.
Avvocato: “Adesso basta! Non sono venuto qui per farmi prendere in giro e soprattutto
non ho tempo da perdere. Mi firmi la ricevuta della comunicazione e vado via”.
Mentre continua a ridere, il nonno firma la ricevuta e l'avvocato va via. Appena
rimangono da soli, Salvina dice
Salvina: “Si può sapere cos'ha in mente?”.
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Nonno: “E me lo chiedi pure? Non l'hai sentito l'avvocato? Ha ragione lui. Sono pazzo”.
Salvina: “Ma che dice? Mi vuole prendere in giro? Lei sta meglio di me”.
Nonno: “Salvina, ma ti metti pure a contraddire l'avvocato? Quello è un uomo di
scienza”.
Salvina: “Sì, sì ... uomo di scienza. Ma la smetta di fare la sceneggiata, tanto io non ci
casco”.
Nonno: “Come no? E che ti pare che li mandiamo a studiare a Roma per niente?”
Salvina: “Non è che in questa storia, per caso, c'entra suo nipote e la sua dolcissima
fidanzata?”.
Nonno: “Mio nipote? E perché?”. E poco dopo il vecchio si lascia sfuggire: “Vedrai che
faccia faranno! Peccato che sarò morto e non potrò vedere la scena”.
Salvina: “Lo sapevo! Alla sua età si mette ancora a fare i dispetti?”.
Il nonno fa finta di niente e non risponde e poco dopo Salvina insiste:
Salvina: “E lei lascia la sua casa a quel porco che l'ha portato davanti al giudice per
quattro lire?”.
Nonno: “Meglio un porco estraneo che un porco parente. Almeno quell'altro porco non ha
tentato di ammazzarmi”.
Salvina: “Mah … signor Pappalardo … veda che fa una grande sciocchezza. Questa casa
l’ha comprata anche con i risparmi della sua povera moglie. In questa casa c’è nato suo
figlio. Qui c’è tutta la sua vita. E lei che fa? La dà a quell’altro.”.
Nonno: “Basta, ormai ho deciso; lascerò la casa al minor porco e … bada a te, donna!
Non farne parola con nessuno, altrimenti te ne vai a lavorare dal parroco; quello lo sai che si
alza alle quattro del mattino; e poi in casa non ha nemmeno i termosifoni”.
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Scena seconda
I due fidanzati accorrono di nascosto a casa del nonno, chiamati da Salvina.
Nipote: “Ciao Salvina, ma che succede? Al telefono mi sei sembrata molto preoccupata.
Il nonno sta di nuovo male?”.
Salvina: “Sta male, molto male ragazzo mio. Gli rimangono solo pochi giorni. Per questo
vi ho fatto venire: ormai non mi posso allontanare nemmeno per un attimo”.
Fidanzata: “Speriamo!”.
Salvina: “Che dice quella lì?”.
Nipote: “Speriamo di no! Speriamo che si riprenda”.
Fidanzata: “Sì, ma perché ci hai fatti venire? Noi abbiamo un sacco di cose da fare. Non
è che siamo senza fare niente come te”.
Salvina: “Vi ho fatto venire perché, nonostante tutto (ed indica con la mano la fidanzata),
voglio compiere un'azione buona che mi farà ricordare da voi per tutta la vita”.
Fidanzata: “Sentiamo!”, esclama la donna acida.
Salvina: “Ho saputo che aspettate un bambino e per questo ho deciso di aiutarvi”.
Fidanzata: “Grazie, ma non abbiamo bisogno del tuo aiuto”.
Salvina: “E invece sì! Sedetevi”. E poco dopo sussurra: “Povera creatura”.
Salvina prende il foglio che aveva lasciato l'avvocato e lo fa vedere al nipote. Il nipote,
dopo averlo letto frettolosamente, esclama:
Nipote: “Non capisco! Che cos'è questo foglio?”.
Salvina: “Alfio, ti ricordi di quel processo per la casa di tuo nonno?”.
Nipote: “Sì … e allora?”.
Salvina: “Ieri sera è venuto l'avvocato ed ha detto che tuo nonno ha perso la causa ed è
stato condannato al pagamento di 3500 euro, più 1750 per le spese del processo”.
Nipote: “Mi dispiace per lui, ma io che c'entro”.
Findazata: “Pucci, lasciala stare questa qua; non perdiamo tempo e andiamo via”.
Salvina: “E invece tu c'entri, perché tuo nonno ha deciso di non pagare; dice che non ha
soldi”.
Fidanzata: “Vuoi vedere che ci ha fatti venire per chiederci un prestito? Se lo fa, le pianto
un cazzotto sul naso”.
Salvina: “Alfio, ma ti sei proprio rimbecillito? Se non paga, gli pignorano la casa e tu
perdi l’eredità”.
Fidanzata: “Eh no! Non scherziamo con le cose serie. E noi dove andiamo? L'unica cosa
buona che il vecchio ha, è la casa”.
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Nipote: “Vabbé ... ci parlo io col nonno e lo convinco a pagare. Dov'è. ... chiamalo”.
Salvina: “Shhh ... Zitto! Parla piano anzi; se sa che ve lo sto dicendo, mi ammazza”.
Nipote: “E perché non vuole pagare?”.
Salvina: “Apposta! Per non farvi avere la casa; non l'hai ancora capito”.
Fidanzata: “Che vecchiaccio malefico. Lo vedi che ho ragione io: ci odia”.
Salvina: “Ma come vi odia? Voi gli mandate le donnine per farlo schiattare ed è lui che vi
odia?”.
Fidanzata: “Almeno sarebbe morto contento, tanto ... prima o dopo”.
Nipote: “Hai visto? Te l'avevo detto che era una stupidaggine quell’idea delle signorine”,
afferma il nipote rivolgendosi alla fidanzata.
Fidanzata: “Ma come avrà fatto a capire? Di solito non sa nemmeno dove sta di casa.
Non è che c'è lo zampino di qualcuno”, esclama la donna mentre guarda con la coda
dell'occhio Salvina.
Salvina: “Lasciamo perdere; questa ormai è acqua passata”.
Nipote: “Acqua passata? C’ho pure rimesso un sacco di soldi. Manco se ci fossi andato io
con le signorine?”.
Fidanzata: “E perché ci vorresti andare? Non ti basto io?”, aggiunse acida la donna.
Nipote: “Ma che c’entra! Così … si fa per dire”.
Salvina: “Adesso basta, ragazzi! Smettetela. La faccenda è seria”.
Fidanzata: “Ma si può sapere tu di che t'impicci?”.
Salvina: “Ma allora parlo arabo. Non urlare e siediti”.
Nipote: “Pucci calmati un attimo e ascoltiamo”; e poi l'uomo si rivolge a Salvina
Nipote: “Sì, ma noi cosa possiamo fare?”.
Salvina: “L'unica cosa da fare sarebbe quella di pagare il debito al posto suo, senza
dirglielo, cosicché quando non ci sarà più, la casa passerà automaticamente a voi”.
Fidanzata: “E brava ... brava; (esclama la donna ridendo) l'avete pensata proprio bene.
Ma veramente credevi che saremmo caduti nel tranello? Do al vecchio 5000 euro? E che
siamo impazziti”.
Salvina: “Ma allora non capisci … per qualche migliaia di euro perdete la casa
definitivamente! Te lo vuoi mettere in quella specie di testolina vuota che hai?”.
Nipote: “Questo è anche vero”.
Fidanzata: “Sì, ma io di questa qua non mi fido. Parliamo almeno con l'avvocato”.
Salvina: “Di me non ti fidi? A me cosa interessa! Mica li dovete dare a me i soldi. Potete
chiamare l'avvocato e lui vi spiegherà tutto”.
Fidanzata: “Senti … tu … come ti chiami. Mi spieghi una cosa? Perché stai facendo tutto
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questo?”.
Salvina: “Perché io ad Alfio gli voglio bene. L'ho visto nascere. Certo ... in fatto di donne
non capisce proprio nulla, ma questo è un altro discorso”.
Fidanzata: “Come ti permetti?”.
Salvina: “Zitta, ma allora proprio non capisci”.
Fidanzata: “Pucci, andiamo via; non voglio rimanere qui neanche un minuto in più”.
Nipote: “Aspetta un attimo, Pucci; la faccenda è seria. Mi dai questa carta, Salvina?”.
Salvina: “Certo!”.
Fidanzata: “Pucci, io non sono d'accordo. Questo è bene che tu lo ricordi. E poi se il
vecchio campa altri dieci anni. Sai … il destino alle volte è proprio bizzarro”.
Salvina: “Ho pensato anche a questo, non ti preoccupare”.
Nipote: “Cioè?”.
Salvina: “Se tu paghi, io convinco tuo nonno a venire a casa mia, così posso stare con lui
senza fare di continuo avanti ed indietro. Mi viene anche più comodo”.
Fidanzata: “Ma allora perché non lo convinci ad andare via anche senza soldi?”.
Salvina: “Perché se non risiede più qua, l'avvocato la casa gliela toglie subito”.
La fidanzata si calma un po' e poi esclama: Fidanzata: “Fammi capire una cosa? Noi
paghiamo e lui sloggia immediatamente?”.
Salvina: “Diciamo di sì”.
Fidanzata: “Ma che diciamo e diciamo: sì o no?”.
Salvina: “Sì!”.
I due fidanzati si guardano in faccia e poco dopo Salvina prosegue: Salvina: “E
comunque non mi pare che avete alternativa, altrimenti la casa se la prende il cornutazzo.
Questi soldi li potete considerare come una sorta di rimborso spese per l'uscita anticipata da
casa”
Fidanzata: “Rimborso spese? Di cinquemila euro?”.
Salvina: “Però, quando sarà, la casa diventerà vostra a tutti gli effetti ”.
Fidanzata: “Sì, ma dobbiamo mettere tutto nero su bianco; io non mi fido di questa
donna”.
Salvina: “Ma allora non hai capito proprio niente. A me non m'interessa. Parlate con
l’avvocato”.
Nipote: “Si potrà fare un contratto privato e poi, quando Dio vorrà, basterà strapparlo ed è
tutto a posto”.
Salvina: “Non capisco a cosa serve, comunque … questi sono affari vostri; ve la vedete
col nonno. Certo non posso firmare io”.
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Fidanzata: “Senza carte scritte, non se ne fa niente”.
Salvina: “Potreste parlare con l'avvocato anche di questo. Ma ... pensi veramente che
serva una carta scritta?”.
Fidanzata: “Ma allora ci hai preso per imbecilli? Scriviamo che, se paghiamo, il vecchio
non potrà più entrare in questa casa né da vivo, né da morto”.
I due fidanzati si spostano in disparte e confabulano. Alla fine la fidanzata dice:
Fidanzata: “Pucci, prendi questa carta ed andiamo. Non perdiamo altro tempo”.
All'improvviso si alza il nonno. Nonno: “Ah … voi siete? Di quale carte parlate?”.
Salvina: “Carte?”.
Nipote: “Siamo venuti a salutarti e nell'attesa ci stavamo facendo una briscola, ma ...”.
Fidanzata: “Ma si è fatto tardi e ce ne dobbiamo andare. Abbiamo tante cose da fare”.
Nonno: “Peccato! Vi volevo raccontare quello che mi è successo qualche giorno fa”.
Fidanzata: “Non abbiamo tempo da perdere, non è vero Pucci? Andiamo!”.
Mentre i fidanzati cominciamo ad uscire, il nonno insiste. Nonno: “Non ci crederete! E'
venuta una donnina molto gentile e non ti dico quello che ha fatto. Dieci anni di salute mi ha
dato ... e nemmeno soldi ha voluto. Non mi sono mai sentito meglio in vita mia. Non siete
contenti?”.
Nipote: “Non mi guardare, perché quest'idea così stupida è stata tua”.
Fidanzata: “Andiamo, sennò scoppio”.
Nonno: “Aspettate! Almeno lasciatemi il numero di quella signorina”, urla il vecchio
quando i due erano già usciti. Rimasti soli, il nonno si avvicina lentamente verso Salvina e
la guarda fissa.
Salvina: “Che c'è? Che vi prende?”.
Nonno: “Tu non ne sai niente di questa strana visita, non è vero?”.
Salvina: “Io? E che c'entro io?”.
Nonno: “E allora si può sapere perché quei due debosciati sono venuti?”.
Salvina: “E che ne so! Chiedetelo a loro”.
Il nonno si piazza davanti Salvina che indietreggia fino a toccare il muro con le spalle.
Nonno: “Se so che hai raccontato tutto a quei due, ti ammazzo, tanto … pazzo sono e non
mi fanno niente”.
Salvina: “Ma che dice nonno?”, dice la donna imbarazzata.
Nonno: “Giurami che non l'hai detto a nessuno”.
Salvina: “Che delusione! Dopo tanti anni, non si fida ancora di me?”.
Nonno: “Ho detto giuramelo!”.
Per fortuna di Salvina in quel momento suonano alla porta e la donna si allontana subito
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per andare ad aprire; trova un uomo molto elegante che chiede di parlare col nonno.
Uff. giudiz.: “Buongiorno. Abita qui il signor Alfio Pappalardo?”.
Salvina: “Sì! Ma lei chi è?”.
Uff. giudiz.: “Io sono l'ufficiale giudiziario, inviato dall'ispettoria provinciale”.
Salvina: “Prego, si accomodi. Lo vado a chiamare subito”.
Uff. giudiz.: “Grazie!”.
Salvina: “Oh Gesù! L'ufficiale giudiziario. Qui si mette male”, sussurra tra sé e sé la
donna. Accompagnato da Salvina, il nonno si avvicina lentamente.
Nonno: “Buongiorno! Si accomodi. Salvina mi ha detto che lei è un ufficiale.
Dell'esercito o della marina?”.
Uff. giudiz.: “Ma quale esercito? Sono un ufficiale giudiziario e sono stato mandato qui
dall'avvocato Francesco Licciardello”.
Nonno: “Bonu va! Ancora con 'sta storia. E che vuole da me? Non mi dica che anche lei
mi vuole morto”.
Uff. giudiz.: “Ma che dice signor Pappalardo? Morto?”.
Nonno: “Senta ... generale, si può sapere che vuole?”.
Uff. giudiz.: “Non sono nemmeno generale e sono venuto qua per comunicarvi che
l'avvocato, in nome della profonda amicizia che nutre nei confronti suoi e di tutta la vostra
famiglia ...”.
Nonno: “Comandante … si sbrighi e non parli complicato!”.
Uff. giudiz.: “Come le dicevo, l'avvocato si è passato una mano sulla coscienza ed ha
deciso di aiutarla”.
Nonno: “E sentiamo come vorrebbe aiutarmi”.
Uff. giudiz.: “E' andato dal giudice istruttore e lo ha convinto che non le toglierà la casa,
nemmeno in caso di mancato pagamento”.
Nonno: “Eh no! Non scherziamo con le cose serie. E che ... ora l'avvocato si rimangia la
parola? E che razza di uomo è?”, disse urlando il nonno.
Uff. giudiz.: “Come dice? Ma ... non è contento”, esclamò sorpreso l'uomo guardando
verso Salvina.
Nonno: “Dico che l'avvocato mi aveva dato la sua parola ed un galantuomo non se la può
rimangiare così … su due piedi”.
L'ufficiale giudiziario guarda verso Salvina e, girando l'indice nella tempia destra, dice:
Uff. giudiz.: “Poveretto! E’ l’età vero? Anche mio nonno ha l’alzahimer”.
Salvina: “Dottore, lo lasci perdere. Bene sta. Vada avanti piuttosto”.
Uff. giudiz.: “In cambio della casa, però, il pagamento sarà estinto col sequestro
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immediato di tutti i mobili e di tutti gli oggetti di questa casa”.
Nonno: “Cosa? Di tutti mobili, ma che pazzo è? Bell'aiuto; proprio un gran bell'aiuto mi
ha dato. Se l'avessi saputo che sarebbe cresciuto così, a quest'ora a calci lo prendevo quando
veniva a giocare a pallone a casa mia”.
Uff. giudiz.: “Signor Pappalardo, non peggiori la situazione. Questa soluzione è la
migliore; e poi ... rispetto a perdere la casa?”.
Nonno: “Eh no! Questa soluzione fa proprio schifo. E poi l'avvocato che ne sa qual è la
soluzione migliore? Perché non si fa gli affari suoi?”.
Uff. giudiz.: “Signor Pappalardo, le confesso che questa reazione non me l'aspettavo”.
L'ufficiale giudiziario si gira nuovamente verso Salvina e le sussurra all'orecchio: Uff.
giudiz: “Ma siamo proprio sicuri che non sia pazzo?”.
Salvina: “Pazzo? Quello meglio di me sta”.
Nonno: “Senta, colonnello, ora lei se ne va dall'avvocato e gli dice che al posto dei mobili
si deve prendere la casa!”, urla il nonno puntando l'indice verso l'ufficiale giudiziario.
Uff. giudiz.: “Adesso basta! Io sono venuto solo per informarla. Il giudice ha già firmato
l'ordinanza e se entro 48 ore non avverrà il pagamento, verranno i carabinieri e si
prenderanno tutti i mobili, fino all'ultimo cassetto, e tutto quelle che c'è dentro”.
Nonno: “Adesso basta lo dico io; se ne vada da casa mia prima che la prendo a pedate”.
Il nonno si alza in piedi e spinge fuori l'ufficiale giudiziario che, prima di andare,
continua a gridare: Uff. giudiz: “48 ore. Mi raccomando. Nemmeno un secondo in più”.
Rimasti soli, il vecchio si mette ad andare nervoso avanti ed indietro per tutta la casa.
Nonno: “Ma guarda un po' cosa mi doveva capitare. Ma guarda un po' cosa deve passare
un povero vecchio. Mi viene voglia di buttarla giù a martellate questa maledettissima casa.
Se fosse ancora viva la mia povera moglie!”.
Salvina: “Basta signor Pappalardo, ora si calmi, sennò le sale la pressione. Mi ascolti una
volta nella sua vita”.
Nonno: “Che c'è? Che vuoi pure tu?”.
Salvina: “Faccia pagare questi soldi ai suoi nipoti e poi viene a stare a casa mia. Io non ce
la faccio più a fare avanti ed indietro tutto il giorno. L'altra sera mi ha chiamato alle tre di
notte”.
Nonno: “Salvina, … non fare così. Lo sai che ti voglio bene”.
Salvina: “Nonno … su ... lo faccia per me. E poi, se proprio vuole prendersi gioco di loro,
una cosa si potrebbe fare”.
Nonno: “E che cosa?”.
La donna si avvicina al vecchio e gli sussurra qualcosa.
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Salvina: “Prima si potrebbe …. e poi, invece, …. che ne pensa? Io glielo dico già da tanto
tempo”.
Nonno: “Non lo so! Non mi convince; non è meglio buttare giù la casa a martellate?”.
Salvina: “Ma che dice? Facciamo come dico io e non dovrà nemmeno aspettare di essere
morto per vedere le loro facce”, dice la donna ridendo.
Nonno: “In effetti!”.
Salvina: “E poi nonno … che alternative ha? Dopodomani quello lì torna a prendersi
anche le sue mutande”.
Nonno: “Va bene! Ti prometto che ci penserò”.
Salvina esce dalla stanza ed il vecchio rimane solo per un po' a pensare ed all'improvviso
urla: Nonno: “Salvina”.
Salvina: “Che succede? Perché urla così?”.
Nonno: “Va bene! Facciamo quello che hai detto tu! T'immagini che faccia faranno?
Chiama quei due debosciati e vediamo che ne pensano loro”.
Salvina: “Bravo! Sono contenta, così almeno si potrà rilassare un po'. Ma l'ha visto che in
questo periodo non riesce nemmeno più a dormire?”.
Nonno: “Però, se fallisce il tuo piano, la buttiamo giù a martellate. Facciamo così?”.
Salvina: “Santa pace!”.
Il nonno se ne va ed in quel momento il nipote e la fidanzata bussano alla porta.
Salvina: “Bene! Già qua siete? Stavo proprio per chiamarvi”.
Nipote: “Abbiamo pensato a quello che ci hai detto e forse hai ragione”.
Salvina: “Sono proprio contenta. Io nel frattempo ho parlato col nonno e l'ho convinto”.
Nipote: “Bene, così chiudiamo la questione senza altre storie”.
Fidanzata: “Ma allora non mi sono spiegata? Carte scritte ci vogliono”.
Salvina: “Mi raccomando, non dite che vi ho detto tutto. Tra poco verrà anche
l'avvocato”.
Salvina va a chiamare il nonno e lo aiuta a sedersi sulla poltrona; avverte pure lui,
sussurrandogli all'orecchio: Salvina: “Mi raccomando, non dite che è venuto l'ufficiale
giudiziario, sennò quelli, se sanno che le tolgono le mutande in cambio della casa, a nura u
lassunu e si prendono la casa senza uscire un centesimo”.
Nonno: “Va bene, va bene! Ti pare che sono completamente cretino?”
Appena il nonno li vede, esclama: Nonno: “E che sono già qua questi? Sarà che stavano
origliando dietro la porta per sapere se stavo schiattando”.
Salvina: “Nonno, non cominci, sennò manda tutto all’aria. Si ricordi delle mutande”.
Nonno: “Sedetevi! Vi devo parlare”.
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Nipote: “Che è successo di così importante?”.
Nonno: “Ho deciso che, prima di morire, voglio fare un'azione buona, anche se non ve lo
meritate; andrò a vivere a casa di Salvina e vi lascerò questa casa, così finalmente vi potete
sposare. Tanto per me una vale l'altra. Ormai non esco più: agli arresti domiciliari sono”.
Nipote: “Grazie nonno! Non sai quanto questo è importante per noi”.
Salvina spinge da dietro anche la fidanzata verso il nonno, che si avvicina a lui e lo
ringrazia. Nella spinta, però, la donna si avvicina troppo velocemente ed arriva vicinissimo
al nonno.
Nonno: “Aiuto questa mi vuole ammazzare”.
Fidanzata: “Ma che dice nonno; volevo solo ringraziarla per quello che fa per noi”, dice
la donna fingendosi dolce e lo abbraccia.
Nonno: “Sì, si … va beh! Ma piano col collo”, dice temendo di essere strozzato dalla
donna.
Nonno: “Lo faccio per il mio nipotino che sta arrivando. E' un Pappalardo e non posso
permettere che cresca sotto i ponti. A proposito ... avete già deciso il nome”.
Nipote: “Beh ... ancora stiamo valutando”.
Fidanzata: “Come ancora stiamo valutando? Certo che l'abbiamo già deciso”.
Nonno: “Scommettiamo che indovino?”.
Salvina: “Nonno, lascia perdere! Scommessa persa è”.
Nonno: “Si chiamerà Giuseppe, come mio figlio e come mio padre. Giuseppe Pappalardo
… lo vedo già che scorrazza veloce”.
Fidanzata: “Ma quale Giuseppe”
Salvina: “Ve l’avevo detto di lasciar perdere”.
Nonno: “Ah no! E allora come si chiamerà?”.
Fidanzata: “Si chiamerà Kevin Pappalardo”.
Il nonno si gira verso Salvina e gli chiede: Nonno: “Che cosa ha detto?”.
Salvina: “Ke – vin! Non fate finta di non aver sentito”.
Nonno: “Kevin? Ma perché Kevin è un nome?”.
Salvina: “Certo che è un nome. Di cani, ma è un nome”.
Fidanzata: “Ma quale cane? Ma che ne volete capire voi di nomi moderni?”.
Nonno: “E tu niente dici? Rovini 'sto povero picciriddu e ti stai pure muto? Lo
prenderanno per il culo già all’asilo”.
Nipote: “Vediamo che si può fare, nonno; per adesso lascia perdere”, dice il nipote
sottovoce per non farsi sentire dalla fidanzata.
Fidanzata: “Non c'è più niente da fare: il nome è già stato deciso e poi mi pare che siamo
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qua per parlare di un’altra faccenda?”.
Mentre la fidanzata parla, il nonno le faceva il verso e, girandosi verso Salvina, le
sussurra: Nonno: “Basta! Mi sono pentito. Buttiamo giù la casa a martellate e chi s’è visto
s'è visto”.
Salvina lo guarda storto e dice: Salvina: “Ma la smetta di fare il bambino e vada avanti.
Si ricordi che ha soltanto 48 ore e poi andrà in giro con tutte cose di fuori … schifiu!”.
Nonno: “Ancor con ‘sta storia delle mutande. Vorrà dire che mi metterò i pannoloni che
mi passa il comune”.
Nipote: “48 ore? Pannoloni? Povero nonno, allora stai proprio male”, esclama sorpreso il
nipote. La fidanzata si sfrega le mani e poi sussurra all’orecchio del fidanzato.
Fidanzata: “Se gli mancano solo 48 ore, allora non facciamo nulla. Aspettiamo e poi la
risolviamo noi la faccenda”.
Nonno: “L’hai sentito anche tu Salvina. Basta! Vammi a prendermi il martello e la
buttiamo giù”.
Salvina: “Uffa! Se continua così, me ne vado a casa e non mi vedrà mai più”.
Dopo un lungo sospiro: Nonno: “Nipote, non ti preoccupare per me, lascia perdere. La
cosa più importante è che adesso potete organizzare tranquillamente il vostro matrimonio. Il
tempo di sistemare tutto e vado via”.
Nipote: “Nonno, non c'è alcuna fretta, e poi in 48 ore cosa vuoi sistemare. Povero
nonno”.
Nonno: “Sì, però, è giusto che io vi dica la verità: voglio morire con la coscienza a posto.
Qualche giorno fa è venuto Francesco, quel ragazzo che abitava sopra di noi. Ti ricordi?”.
Nipote: “Certo che mi ricordo. Adesso è diventato avvocato. L'ho incontrato qualche
giorno fa in paese”.
Nonno: “Ecco appunto! Ora è l'avvocato di quel grandissimo cornuto che mi ha
denunciato per la casa”.
Nipote: “Ah …”, disse il ragazzo fingendosi stupito.
Nonno: “Mi ha detto che ho perso la causa e che devo pagare 3500 euro, più tutte le
spese; quasi 5.000 euro vuole”.
Fidanzata: “E non credo che i soldi li viene a chiedere a noi?”.
Nonno: “E certo! A chi li dovrei chiedere. Io non ce li ho”.
La donna scoppia a ridere. Fidanzata: “E nemmeno noi!”.
Nonno: “Chiaramente non avete capito nulla! Se io non pago, l'avvocato mi leva la casa e
gliela dà a quel grandissimo cornuto; a quel punto voi vi stuiati u mussu. Se, invece, li
pagate, io me ne vado a casa di Salvina e voi vi tenete la casa, altrimenti … niente, nain,
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nisba, nada: hai capito ora?”.
Fidanzata: “Ah … ma allora c'era il trucco. C'era da immaginarselo”, risponde acida,
anche lei fingendosi all'oscuro di tutto.
Nonno: “Nessun trucco; è solo un accordo alla luce del sole. Pagate il debito e venite a
stare qui”.
Fidanzata: “E se poi non ve ne andate?”.
Nonno: “Che vuoi che ti dico. Mettiamo tutto nero su bianco”.
Fidanzata: “Ecco bravo! Qua volevo arrivare io. Allora scriviamo che prima se ne va e
poi noi paghiamo”.
Nonno: “E brava … ma ti pare che mi chiamo Pucci io?”.
Nipote: “Aspetta nonno … il problema è che noi dobbiamo cominciare a fare i lavori,
altrimenti non ci arriviamo più”.
Fidanzata “Se non facciamo le carte scritte, non se ne fa niente”.
Nonno: “Va bene! Allora non se ne fa più niente. Andatevene da casa mia”.
Fidanzata: “Pucci, hai visto? Voleva imbrogliarci; te l’ho detto io”.
Salvina: “Ohhhh! Adesso basta! Zitti tutti”, urla la donna. “Vi state comportando come
dei bambini piccoli. Ma è mai possibile che nella vostra famiglia non si può discutere in
maniera normale?”.
Nonno: “Quella lì non fa parte della mia famiglia. Estranea è”.
La fidanzata si gira dall’altro lato ed il nonno si alza per andare via, ma Salvina lo
blocca ed esclama: Salvina: “Mettiamo un po' d'ordine”.
Nipote: “Sì … però”.
Salvina: “Zitto ed ascoltami! Dirò solo questa cosa e poi giuro che, se continuate a
litigare in questo modo, me ne vado a casa mia e ve la sbrogliate voi”.
Si fa silenzio e Salvina comincia a parlare: Salvina: “Voi pagate subito la metà
dell’accordo e vi impegnate con l’avvocato a pagare tutto il resto della somma ed il nonno
per ringraziarvi di aver salvato casa sua e della sua povera moglie dalla grinfie di quel
cornutazzo, (ed il nonno si fa il segno della croce ed esclama: “Pace all’anima sua!”),
viene a stare da me, così io mi riposo un po’ perché non ce la faccio più a fare avanti ed
indietro. Sappiate però che, se non saldate, la casa andrà a quel cornutazzo e voi perdete
anche i soldi dell'anticipo”.
Gli altri si guardano intorno senza parlare e riflettono per alcuni secondi.
Salvina: “Se vi va bene, fate così, altrimenti, getto la spugna”.
Nonno: “Sta bene”.
Nipote: “Va bene anche per me”.
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Fidanzata: “Bah … si può fare”.
Salvina: “Ahh .... finalmente. Bravi! E adesso facciamo questo contrattino e chiudiamo la
faccenda una volta per tutte”.
In quel momento l’avvocato bussa alla porta.
Avvocato: “Signori … buona sera a tutti. Certo che questa donna (ed indica Salvina) vi
deve volere un sacco di bene. Se non fosse per lei?”.
Fidanzata: “Avvocato … senti, non è proprio il momento di fare tutte 'ste smancerie”.
Avvocato: “Eh no! Si deve essere sinceri; e poi io lo dico anche contro gli interessi del
mio stesso cliente che avrebbe preferito avere la casa al posto di poche migliaia di euro. Anzi
… a proposito; spero proprio che questo incontro non si sappia in giro”.
Fidanzata: “Avvocato, mi devi dire una cosa sola: io pago e questo qua se ne va?”.
Il nonno va per alzarsi, ma Salvina lo blocca.
Nonno: “Basta! Io l'ammazzo a quella, tanto niente mi fanno”.
Salvina: “Mamma mia, ma si vuole stare un poco muto?”.
Avvocato: “Beh … diciamo di sì”.
Fidanzata: “Ma come diciamo? Se ne va: sì o no”.
Avvocato: “Signorina … ma glielo vogliamo dare almeno il tempo di raccogliere le sue
cose? Un po’ di umanità”.
Nel frattempo l’avvocato prende il contratto e lo passa alla donna che lo legge molto
velocemente e poi lo dà al suo fidanzato.
Fidanzata: “Firma e sbrigati”.
Mentre il ragazzo sta per firmare, la fidanzata gli blocca la mano
Fidanzata: “Avvocato, niente trucchi, non è vero?”.
Avvocato: “Signorina, ma per chi mi ha preso! Con questo contratto voi vi impegnate a
pagare tutte le spese, in due soluzioni, ed il signor Pappalardo si impegna ad andare via di
casa al più presto”.
Nel frattempo il nonno si sente male e si accascia alla sedia.
Nipote: “Nonno, che succede? Ti senti male?”.
Nonno: “Sì!”.
Nipote: “Mi dispiace … vedrai che ...”.
Fidanzata: “Sì, va beh ... preparati che fra poco smammi e smettila di fare la solita
sceneggiata”.
Nonno: “Prima però devi pagare almeno una parte del debito, altrimenti non me ne vado
nemmeno con le cannonate”.
Fidanzata: “Lo so, lo so”.
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Nonno: “Quando mi fai vedere la ricevuta, io me ne vado”.
Fidanzata: “Perché? Non ti fidi?”.
Nonno: “Ce l'hai 'sta ricevuta o no?”.
Nipote: “Nonno … dai”.
Nonno: “Niente soldi, niente accordo”.
Fidanzata: “Pucci, parlaci tu col vecchio, perché io sento che sto scoppiando! Non lo
sopporto più”.
Nipote: “Pucci calmati, ti prego; farà male al bambino”.
Nonno: “Stu picciriddu nasce già stressato”, sussurra il nonno a Salvina.
Nonno: “Il contratto è chiaro, prima pagate e poi me ne vado”.
Avvocato: “In effetti … ha ragione il nonno. Se non si corrisponde almeno la prima parte,
il contratto è da ritenersi nullo; poi, però, rilevando il debito, siete costretti a pagare anche la
seconda rata, altrimenti ci potremmo rifare su di voi e non può su vostro nonno. Questo è
chiaro?”.
Fidanzata: “Senti Pucci, io non ho tempo da perdere. Chiamiamo il manicomio e lo
facciamo rinchiudere”.
Salvina: “E' inutile che fate finta di non capire”.
Fidanzata: “Va bene! Avvocato, qui ci sono i soldi – urla la donna, mentre tira fuori il
libretto degli assegni – ma se poi cerca altre storie, giuro che lo ammazzo”.
E poi si avvicina al suo fidanzato e dice: Fidanzata: “Te l'avevo detto che sarebbe stato
un inferno. Era meglio farlo interdire”.
La donna firma l’assegno, la dà all’avvocato e poi esclama: Fidanzata: “Avanti,
nonnetto. Vestiti e smamma. I patti sono chiari”.
Salvina: “Ma che urli? Dove credi di essere al mercato?”.
Fidanzata: “Senti … cosina, vai a preparare le cose del vecchio, fallo vestire e … a casa”.
Salvina: “Il nonno oggi non può andarsene”.
Nipote: “E perché?”.
Salvina: “Perché sta male; non lo vedi? Sto già chiamando il dottore”, dice Salvina
mentre telefona al dottore.
Fidanzata: “E a me che me ne frega? Chiama piuttosto l’ambulanza e lo porti
all’ospedale”.
Salvina: “Adesso basta!”.
Avvocato: “Scusate se mi intrometto. Io ho finito il mio lavoro. Ho raggiunto un accordo
e questo è ciò che mi premeva. Presto verrò a riscuotere la seconda rata. Arrivederci”.
Nessuno lo considera e lui continua: Avvocato: “Beh … allora io andrei”.
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Nessuno lo saluta. Lui va alla porta mentre le donne si guardano in cagnesco.
Nel frattempo, il nonno comincia ad accasciarsi ed ha lo sguardo perso nel vuoto.
Salvina: “Senti un po’ … vediamo cosa dice il medico e poi decidiamo”.
Fidanzata: “Intanto i mobili li faccio portare fuori lo stesso e poi gli dici che finisce di
fare la sceneggiata e si veste”.
Entra il dottore.
Sostituto: “Buongiorno, sono il sostituto del dottor Foti; il dottore è fuori per lavoro”.
Salvina: “Prego dottore si accomodi”.
Il dottore prende i suoi attrezzi e visita il nonno.
Sostituto: “Siete i parenti?”.
Nipote: “Sì! Io sono il nipote. Mi dica”.
Sostituto: “La situazione è molto critica. Il paziente soffre di una grave crisi respiratoria
ed i battiti sono irregolari. Potrebbero anche esserci delle sofferenze cardiache”.
Fidanzata: “Dottore, mi scusi, ma per curare al meglio il nostro caro nonno, non sarebbe
opportuno portarlo in ospedale?”.
Sostituto: “In ospedale? Conciato in questo modo ed alla sua età poi? Lo metterebbero su
una barella e lo lascerebbero lì. Ma lo faccia stare tranquillo ... qui in casa. In ospedale, in
queste condizioni, gli metterebbero soltanto l'ossigeno. Comprate una bombola e lo fate in
casa. L'importante è che non si muova da qui”.
Fidanzata: “E no, dottore; si fa presto a dire: non si muove da qui”.
Nel frattempo il nonno – che sta fingendo – alza la testa per vedere tutta la scena, ma
Salvina che si accorge di tutto gliela spinge di nuovo giù.
Sostituto: “Mi scusi signora, ma non capisco”.
Fidanzata: “Secondo me sarebbe opportuno trovare una sistemazione migliore. Qui ci
vorrà una persona con lui 24 su 24”.
Dottore: “Questo è sicuro”.
Il nonno spinge di nuovo la testa e Salvina gliela respinge giù, ma questa volta il nipote si
accorge della scena.
Nipote: “Ma che fai Salvina?”.
Salvina: “Niente; vedo se è caldo”.
Fidanzata: “Comunque ... qua non può stare! Noi abbiamo pagato e lui deve smammare”.
Dottore: “Scusate, ma io continuo a non capire”.
Salvina: “Niente dottore, la lasci perdere ...”.
Fidanzata: “Ma come la lasci perdere ... come ti permetti?”.
Nipote: “Calmati! Adesso basta o ti sentirai male”.
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Fidanzata: “Guarda questa; ma si può sapere tu che vuoi? Di che t'impicci?”.
Salvina: “E no! Io m'impiccio ed ho i miei buoni motivi per impicciarmi. Non puoi
trattare così questo povero vecchio buttato su un letto di morte”.
Il vecchio tira fuori una mano e fa le corna.
Fidanzata: “Eh no! Vecchiaccio malefico questa volta me la paghi. Non ti permetto di
prenderti gioco di me in questo modo”.
Nipote: “Calmati ti ho detto”.
Fidanzata: “Questa volta non mi calmo. Adesso basta ... non ne posso più di questa
storia”.
Salvina: “Adesso basta lo dico io! Non urlare in questo modo in casa degli altri”.
Fidanzata: “Degli altri? E quest'altra saresti tu?”.
Salvina: “Esattamente”.
Fidanzata: “Ma vattene e poi questa adesso è casa nostra”.
Salvina: “Io m'impiccio: nell'accordo c'è scritto che il nonno avrebbe lasciato la casa
soltanto se è nelle condizioni fisiche di farlo”.
Il nonno ogni tanto tira fuori la testa e si gode la scena, mentre il nipote interviene per
mettere pace.
Fidanzata: “Non m'importa nulla di quell'accordo che, tra le altre cose, è stato estorto con
la forza e sotto la minaccia che ci fosse stata tolta la casa; quindi è nullo”.
Salvina: “Con la forza? Da quell'uomo? Ma se non riesce nemmeno a stare in piedi,
figurati se riesce a estorcere con la forza qualcosa a qualcuno”.
Fidanzata: “Ridi pure. Ride bene chi ride ultimo”.
Salvina: “Comunque ... qua c'è la copia del contratto e c'è la vostra firma; qui c'è scritto
che il nonno avrebbe lasciato la casa senza costrizione alcuna e con i suoi piedi. Mettilo in
piedi se ci riesci”.
Fidanzata: “Basta, non la sopporto più”.
Nipote: “Calmati! Te l'ho detto cento volte”.
Salvina ridacchia.
Fidanzata: “Ma si può sapere perché non te ne torni a pulire cessi?”.
Salvina: “Sciacquetta, come ti permetti”.
Fidanzata: “Sciacquetta a me, ma io ….”.
La fidanzata si lancia al collo della badante ed il nipote cerca di separare le donne. Nel
frattempo il nonno mentre si sporge cade dalla poltrona ed attira su di se l'attenzione.
Fidanzata: “Pucci, hai visto? Sta facendo la sceneggiata. Sta meglio di me!”.
Nipote: “Nonno, ora basta giocare. Noi abbiamo rispettato i patti”.
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Nonno: “E va beh ... non ti arrabbiare! Mi stavo solo divertendo un po'”.
Fidanzata: “Divertendo? Io l'ammazzerei”.
Nipote: “Adesso calmiamoci tutti; sicuramente il nonno rispetterà i patti”.
Fidanzata: “Io mi calmo, ma questa servetta se ne deve andare da casa mia”.
Nonno: “Va bene, ora me ne vado; mi dovete dare il tempo di preparare la valigia e di
prendere il vestito buono”.
Fidanzata: “Se lo vuole mettere nella cassa da morto?”.
Salvina: “Ma come? Nonno, ancora non gliel'ha detto?”.
Nonno: “E' vero! L'ho dimenticato. Che sbadato. Quant'è brutta a vicchiania”.
Fidanzata: “Sentite ... a me non interessa nulla di ciò che ci dovete dire, ma se proprio lo
dobbiamo fare, vi ascoltiamo; basta, però, che poi ve ne andate”.
Salvina: “Hai finito?”.
Fidanzata: “Sì!”.
Salvina: “E ora comincio io. Ti ricordi quando ci siamo visti in chiesa qualche giorno
fa?”.
Fidanzata: “E certo che mi ricordo”.
Salvina: “Sai cosa sono andata a fare?”.
Fidanzata: “Cosa vuoi che me ne importi. Scommetto che ti sei messa a pulire i banchi
della chiesa”.
Salvina: “E invece no! Mi sono prenotata la chiesa”.
Fidanzata: “Per il funerale del vecchio?”.
Salvina: “No! Per il mio matrimonio col nonno”.
Nonno: “E tu hai prenotato la chiesa senza dirmelo?”.
Salvina: “Diciamo che mi sono portata avanti col lavoro”.
Fidanzata: “Che cosa? Non è possibile”.
Salvina: “Non ridi più? Come mai? Domani ci sposiamo e voi siete invitati. Alle 11.00
alla chiesa della Madonna del Carmelo; mi raccomando … puntuali”.
La fidanzata si mette a ridere fragorosamente e poco dopo anche Salvina ride di gusto.
Nonno: “La vipera ride! Mi sa che non ha capito proprio niente. E quando mai”.
Fidanzata: “Scusate, ma dove andrete a vivere?”.
Nipote: “Pucci, questo a noi non interessa”.
Nonno: “Ah ah! E come se non vi interessa”.
Salvina: “Andremo a vivere a casa nostra”
Nonno: “Cioè a dire ... qui”.
Fidanzata: “Spiacente, ma questa non è più casa vostra. Il documento parla chiaro”.
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Salvina: “Ma sei proprio un asino. Quel documento dice che se voi pagate, la casa va agli
eredi legittimi ed in caso di matrimonio l'erede legittimo è la moglie”.
La fidanzata si blocca e rimane in silenzio ed il nipote corre a rileggere il contratto.
Salvina: “Non ridi più ora ... sciacquetta!”.
Fidanzata: “Senti tu ... dimmi che non è vero, altrimenti ...”, dice la donna rivolgendosi
al fidanzato.
Nipote: “Mi sa che .... forse .... beh”.
Fidanzata: “Ma che cosa? Non è possibile”.
Nipote: “Nonno, ma è vero?”.
Nonno: “Certo che è vero! Ti sembra che mi metto a scherzare con una cosa del genere?”.
Fidanzata: “Il matrimonio sarà sicuramente falso. Non è che ci si può sposare così in
quattro e quattr'otto”.
Salvina: “Il matrimonio è regolarissimo e sarà anche consacrato dalla Santa Chiesa
apostolica romana: lui vedovo, io signorina. E domani sarò la signora Pappalardo e quindi
adesso noi usciamo da casa e rispettiamo i patti, ma poi, quando pagate la seconda rata,
rientriamo da eredi legittimi”.
All'improvviso la fidanzata si sente male e sviene.
Salvina: “Che fa la vipera è morta? Chiama un medico ... va. Io mi preoccupo per il
bambino”.
Nipote: “Ma come un medico? Non c'è qua il dottore?”.
Salvina: “Ah già .... il dottore: dimenticavo. Io intendevo un dottore vero!”.
Nipote: “Ma come un dottore vero? Ma che fa lì impalato? Faccia qualcosa”.
Sostituto: “E che faccio ... e che ne so io”.
Nipote: “Come che ne sa?”.
Salvina: “Si dovrebbe chiamare un dottore vero ... perché lui adesso ha da fare e deve
andare via”.
Nel frattempo il nonno si siede esausto; la fidanzata si risveglia ed il nipote accorre per
vedere come sta. In quel momento, approfittando della confusione, Salvina spinge l'uomo
alla porta e gli sussurra: Salvina: “Ora vai via e poi ti do quello che ti avevo promesso”.
Sostituto: “Salvina ... tu sei un genio”.
Salvina: “Cugino carissimo, il merito è stato anche tuo e di Carmelo. Se avessi visto
come faceva bene la parte dell'ufficiale giudiziario. Che ridere. Mi sono divertita come una
matta”.
Sostituto: “Divertita? Ti ritrovi una casa di sei stanze in pieno centro, senza nemmeno
pagare un centesimo della multa”.
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Salvina: “Beh ... in effetti è stata una gran bella idea, ma non è tutto merito mio … lo
confesso. L'idea me l'ha fatta venire l'avvocato: quando l'ho incontrato al mercato, mi ha
detto che avrebbe presto dovuto togliere la casa al nonno … e lì ho partorito questa bella
messa in scena”.
Sostituto: “Bella? Magnifica, direi”.
Salvina: “Ora non mi rimane altro da fare che salutare tutti e preparare ogni cosa per il
mio matrimonio”.
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