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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO MASTER / COORDINAMENTO

LA LEADERSHIP INFERMIERISTICA NELLA GESTIONE DEI CONFLITTI SUL LAVORO:

RICERCA SULLA REALTA’ DELL’INTERAGIRE TRA IL PERSONALE INFERMIERISTICO

ANNO ACCADEMICO 2004 – 2005

Rita Laccoto

INTRODUZIONE

Nella gestione dei gruppi è diventato tema centrale di interesse e di studio, “la leadership”. Sebbene sia condivisa dai più l’idea che la capacità di leadership non rappresenti

una qualità di pochi privilegiati, tuttavia pochi hanno a tutt’oggi compreso come la formazione possa avere un

impatto positivo sullo sviluppo di tale capacità, soprattutto in coloro che ricoprono ruoli di responsabilità.

1) Il dirigente infermieristico ha competenze manageriali nell’ambito assistenziale

–  Valutazione della natura e dell’importanza dell’assistenza infermieristica richiesta, attraverso l’analisi dei bisogni individuali dei malati, e formulazione di proposte di scelta di priorità.

–  Scelta della metodologia assistenziale.

–  Verifica e valutazione sugli interventi infermieristici attraverso: raccolta ed organizzazione dei dati, elaborazione ed interpretazione dei dati, valutazione dei risultati, formulazione di proposte alternative per l’adattamento degli interventi infermieristici.

2) Il dirigente infermieristico ha competenze manageriali nell’ambito organizzativo del personale:

•  Conoscenza dei requisiti richiesti per lo sviluppo di un determinato compito e relativa assegnazione del lavoro alla persona idonea.

•  Coordinamento del personale esecutivo secondo l’opportunità e le direttive del responsabile.

•  Partecipazione all’analisi del fabbisogno di personale di assistenza ed ausiliario (organico).

•  Valutazione dell’efficacia e della funzionalità delle attrezzature e segnalazione per quanto riguarda la loro manutenzione o sostituzione.

•  Conoscenza della normativa vigente a riguardo dell’utilizzo di dette attrezzature.

Competenze manageriali nell’ambito della gestione dei materiali ed attrezzatura

3) Il dirigente infermieristico ha competenze manageriali nell’ambito della formazione permanente:

•  Aggiornamento sull’evoluzione del concetto di salute in riferimento: –  allo sviluppo del concetto di salute; –  allo sviluppo tecnologico; –  ai nuovi programmi sanitari previsti dalla

normativa; –  alle mutate esigenze dell’utente.

•  Attività di istruzione del personale dipendente. •  Orientamento e guida ai nuovi assunti. •  Promozione della formazione permanente

dell’equipe.

4) Il dirigente infermieristico ha competenze manageriali nell’ambito relazionale:

• Promozione e mantenimento di buone relazioni con il personale a tutti i livelli;

• Promozione e mantenimento di rapporti di cooperazione e collaborazione con gli altri servizi interni ed esterni;

• Chiarezza e precisione nella comunicazione con i dipendenti ed i superiori.

A tal proposito, è utile sottolineare la differenza di significato tra due termini, spesso considerati sinonimi, e di frequente utilizzati in tale studio:

“contrasto” e “conflitto”. Il primo si riferisce ai contenuti delle interazioni sociali; il conflitto, invece, riguarda la relazione in sé. Spesso il conflitto diviene l’unica forma di

comunicazione e, paradossalmente, la comunicazione diviene conflitto.

GESTIONE DEI CONFLITTI SUL LAVORO

E’ possibile analizzare il termine “ conflitto” da molteplici punti di vista:

Secondo la definizione sociologica, esso può essere definito come: “una lotta per i valori,

per il potere, per i mezzi economici scarsamente disponibili. Nell’ambito dello stesso, i contendenti mirano a individuare,

danneggiare o eliminare i loro antagonisti” (L. Coser).

Secondo un approccio psicologico il “conflitto” assume il significato di “stato di tensione”, ovvero quel particolare status in cui un individuo si trova quando è sottoposto alla pressione di impulsi, bisogni e motivazioni contrastanti, a causa d’una situazione creata da lui stesso o da terzi”.

Come in ogni forma di interazione sociale, anche nel lavoro tendono a crearsi dei gruppi,

i quali possono essere:

Creati cioè per svolgere insieme dei compiti.

Basati sulla condivisione di interessi e abitudini o semplici caratteristiche

quali, ad esempio, l’età.

Per comprendere i rapporti tra il leader e i suoi “collaboratori” e la logica della legittimazione e della “possibilità di fare” ad essa connessa, è

necessario fare chiarezza sul concetto di: ”potere” e “autorità”.

Comprende la possibilità e la capacità di realizzare

la propria volontà insieme alla capacità

di assicurarsi la condiscendenza

degli altri.

Si intende invece, il conferimento ad una

persona della possibilità di essere e di fare e quindi del diritto di

pretendere la condiscendenza altrui.

TIPI DI POTERE ALL’INTERNO DI UN’ORGANIZZAZIONE

E’ basato sull’identificazione dei membri del gruppo con chi detiene il potere, per attrazione o rispetto.

Deriva dall’opinione tra i membri del gruppo che chi detiene il potere possieda conoscenze o capacità superiori.

Si fonda sul diritto di un’autorità di richiedere obbedienza.

E’ efficace quando i membri del gruppo riescono a vedere una connessione tra la performance e la ricompensa.

E’ la capacità di dispensare punizioni a chi non accetta le richieste o il compito.

Complesso di conoscenze di base, per lo più condivise dalla maggioranza degli appartenenti ad una comunità,

che costituiscono la base per una visione del mondo

soggettivamente ritenuta quasi ovvia.

Strategia di pensiero e di comportamento caratterizzata dal rifiuto di posizioni rigide ed estremiste e dalla ricerca

di soluzioni mediate, ponderate senza fretta né superficialità.

Avvertito da un solo individuo o da pochi altri

Se ha come scopo quello di colpire personalmente il soggetto

Pur non essendo rivolto al soggetto, finisce con il coinvolgerlo

Se compartecipano due persone

Se compartecipano più persone

Per ciò che concerne le tipologie del conflitto, possiamo distinguere:

Divergenza Concorrenza

Ostacolo Aggressione

Nell’ambito di una rapida analisi degli aspetti fondamentali, necessari a gestire praticamente un conflitto,

è necessario valutare:

in che modo si è sviluppato e manifestato

in cui il conflitto si è prodotto, in modo tale da comprenderne

la gravità e la natura.

L’individuo chiamato a risolvere il conflitto deve godere di uno status superiore

Deve possedere la percezione di equidistanza, deve cioè essere imparziale.

Cessazione della lotta in assenza di recriminazione

Processo attraverso il quale due o più parti indipendenti,

partendo da posizioni diverse, definiscono obiettivi comuni, accettati

e realizzabili anche mediante l’utilizzo integrato delle loro risorse, portano alla massima soddisfazione

i rispettivi bisogni.

E’ importante che la comunicazione sia efficace e per questo si consiglia di conoscere le caratteristiche di una buona

comunicazione nei gruppi di lavoro. Essa infatti deve essere:

Finalizzata: orientata cioè verso il raggiungimento di un obiettivo;

Pragmatica: quando è funzionale al contenimento del conflitto, alla presa di decisione rapide e condivise ed alla verifica

dei risultati del gruppo;

Trasparente: se è “completa”, cioè se ciascuno fornisce al gruppo tutte le informazioni che possiede;

Situazionale: se è coerente con il momento, con la fase di lavoro di gruppo.

Un’organizzazione rappresenta un “sistema sociale”, un insieme strutturato di individui e gruppi e quindi una rete di relazione

sociale.

La struttura, vale a dire la distribuzione di responsabilità, l’organigramma, la definizione dei ruoli, il coordinamento

La visione, cioè l’immagine ideale del futuro dell’organizzazione; La missione, ovvero la ragione dell’esistenza di una organizzazione, che costituisce il suo scopo globale; I valori, le priorità in base alle quali vengono condotte le attività; La strategia, cioè l’approccio globale utilizzato per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione;

Resistenza Adesione Adesione Impegno Impegno

Fonte di potere del leader Probabile risposte dei subordinati

Coercizione Ricompensa Legittimità Competenza Esempio

La leadership ed il cambiamento Il passaggio da una logica individuale

verso l’integrazione di più saperi e capacità non è così scontato come potrebbe sembrare. E’ in gioco il passaggio da uno stile basato sul

comandare/controllare alla leadership, che punta invece alla cura ed alla

coesione del gruppo, con la valorizzazione dei membri dello stesso.

La conoscenza e l’accettazione degli obiettivi da parte del gruppo è una condizione necessaria, ma non sufficiente per una efficace funzionalità dello stesso. L’accettazione, infatti, deve essere coniugata con la coesione che il leader è in grado di

generare nel gruppo.

È l’insieme di più persone con un elevato livello di interdipendenza che collaborano per il raggiungimento

di un obiettivo o l’esecuzione di un compito. Nel suo contesto vi sono operatori con diverse

qualifiche, competenze operative e relazionali, valori, bisogni e obiettivi, personalità, cultura, appartenenze

sociali, aspirazioni e timori.

Sviluppo di una comunicazione aperta.

Obiettivi comuni Consapevolezza della missione

del gruppo Relazioni di integrazione

ed adattamento Condivisione di impegni

e responsabilità Impegno e partecipazione attiva

Chiarezza: capacità di esprimere in maniera molto semplice quello che va fatto.

Comunicazione: inviare e ricevere informazioni utilizzando un feedback sia positivo sia negativo.

Coerenza: abilità di mantenere un equilibrio con sé e con gli altri nel tempo e nello spazio.

Attenzione: essere sensibili alle necessità altrui non dimenticando le proprie.

Creatività: capacità di ideare opportunità di sviluppo per il gruppo.

Carisma: capacità di usare il potere per raggiungere risultati positivi per il gruppo.

Intuito: capacità di capire il futuro e di agire in modo di ottenere risultati a breve e a lungo termine.

Fiducia: credere fermamente nel cambiamento.

Deve, inoltre, possedere:

1. Organizza 1. Guida

2. Pianifica

3. Amministra

4. Mantiene

5. Delega

6. Accetta la realtà

7. Focalizza su sistemi e strutture

8. Controlla

9. Imita

10. Ha il senso di appartenenza

11. Mantiene identità e autostima grazie alla sua influenza sugli altri

2. Motiva

3. Innova

4. Sviluppa

5. E’ un esempio

6. Studia la realtà 7. Si concentra sulle persone

8. E’ un punto di riferimento

9. E’ originale

10. Crea appartenenza

11. Ha fiducia in sé che nasce dal senso di identità e dalla visione

Planning

Directing

Evaluating Controlling

Organizing

Il ruolo del dirigente infermiere rientra tra le attività gestionali.

Per attività gestionale si intende l’insieme di funzioni organizzative volte ad erogare prestazioni specialistiche dirette, quali il coordinamento delle risorse, la scelta tra

il personale di competenze ed attitudini, il coordinamento dei diversi attori organizzativi, la tutela di

un buon clima sociale ecc. , ma anche prestazioni specialistiche indirette, rivolte cioè soprattutto agli utenti.

Il dirigente infermieristico ed il lavoro di gruppo

Se questi elementi caratterizzano le funzioni gestionali e manageriali, la possibilità di essere efficienti è indubbiamente legata alla capacità di leadership.

• Condivisione di conoscenze, idee, competenze; • Efficacia nella comunicazione e comprensione delle informazioni complesse; • Integrazione operativa; • Gestione e valorizzazione delle competenze; • Riduzione delle incertezze e dei rischi decisionali.

Fondamentale in tal senso è tentare di istituire, in ambito lavorativo, relazioni interpersonali produttive, volte cioè ad

assicurare soddisfazione, armonia, sicurezza agli stessi lavoratori. Se invece, le relazioni

sono inficiate dalla presenza del conflitto, esse stesse saranno fonte di disagio,

insoddisfazione per gli individui protagonisti del rapporto.

 Influenzare gli altri per raggiungere obiettivi condivisi.

La leadership è...  Dirigere e gestire il cambiamento

 Creare una visione organizzativa di insieme

 Creare le condizioni necessarie per raggiungere gli obiettivi

 Motivare e guidare gli altri verso il successo

• Formazione adeguata;

• Prolungata esperienza sottoposta a valutazione (supervisione di esperti, valutazione tra pari, autovalutazione);

• Aggiornamento permanente;

• Forte motivazione e conoscenza di sé;

• Costruzione “partecipata” degli obiettivi;

• Verifiche costanti con ampia partecipazione su processo e risultati;

• Benchmarking (confronto con le esperienze altrui).

“Il leader è colui che traccia un percorso e fa sì che gli altri lo seguano. Non obbliga, non

impone la sua volontà, non costringe nessuno a fare cose in cui non crede. Il leader è semplicemente se stesso. Con serenità

trasmette tutto ciò che è di positivo. Lo fa senza preoccuparsi di ricevere il consenso

dalle altre persone. Sarà la sua autorevolezza, la sua competenza, il suo fascino a

determinare il rispetto e l’attenzione che merita”.

(Paolo Tucci)