LAVORO E FORMAZIONE DEI GIOVANI G. Bertagna · “istruzione e formazione professionale” (D.P.R....

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LAVORO E FORMAZIONE DEI GIOVANI

G. Bertagna

Introduzione (I)

Brain economy: il futuro è nei Paesi che

“pensano”

Separazione qualitativa e gerarchica tra

pensiero/lavoro e teoria/pratica

È possibile produrre idee e teorie

senza aver prodotto le macchine e le

condizioni materiali che le rendono

possibili?

Introduzione (II)

Qual è la cura giusta per la malattia nazionale

della crescita scarsa?

Continuare a

esaltare la

frequenza a una

scuola e a

un‟università

astratte dai beni

concreti e dalla vita

Esaltare un sistema

di produzione

concreta dei beni

materiali, sociali ed

esistenziali che

rendono possibili la

concezione o la

prova delle idee

Cap. I

IL LAVORO E LA TRADIZIONE

EBRAICO-CRISTIANA

Spunti di natura antropologica nel libro della

Genesi: racconto della creazione

Uomo creato a immagine (selem) e somiglianza

(demut) di Dio

Possibile un parallelismo

Lavoro di Dio – Lavoro dell‟uomo

1.1. L‟immagine biblica del lavoro

All‟inizio del racconto della Genesi Dio sta

lavorando: sudore e fatica sono segni del

compiacimento della manifestazione della

propria intenzionalità, libertà, amore nell‟opera

«Il Signore Dio prese l‟uomo e lo pose nel

giardino di Eden perché lo coltivasse e lo

custodisse» (Gn. 2, 15)

Giovanni Paolo II: lavoro parte integrante

dell‟uomo, della sua umanità

1.2. Le conseguenze storico-culturali

di questa immagine

Esaltazione del VALORE DEL LAVORO che QUALIFICA L‟UOMO

San Benedetto: la “Regola”

Tommaso d‟Aquino: la mano come organaorganorum

Rousseau: ciò che appartiene all‟uomo è lalibertà e il frutto del suo lavoro

Kant: la mano che lavora è il «cervello esternodell‟uomo»

Esperienze storiche: apprendistati nelle botteghe

1.3. Il lavoro tra la fine e il fineReintegrazione del significato edenico originario del

lavoro:

«Non si tratta di liberarsi dal lavoro, che è pretendere di

uscire dalla condizione umana, ma di liberare il

lavoro, cioè di farne un atto di libertà e di essa

promotore» M.F. Sciacca

Consolazione?Potenzialità

realistica?

Il lavoro come atto di libertà è una potenzialità

realistica se si coglie il

VERO FINE DEL LAVORO

Non è:

- La sua fine (conclusione cronologica)

- Il prodotto finale

L‟intenzionalità, la ragione, la responsabilità, la libertà e

l‟amore di chi lo esercita e con cui si esercita

ma

Il lavoro è la più alta, cercata e libera

espressione creativa di sé

Lavoro (e riposo) sono “NOSTRI FINI”, in essi

esprimiamo al meglio noi stessi.

Il fine a cui servono è quello di MIGLIORARCI, di

RENDERCI SEMPRE PIÙ PERFETTI

SOSTANZIALIZZAZIONE e

OGGETTUALIZZAZIONE del

lavoro e del riposo

Cap. II

LA COSTITUZIONE, IL LAVORO, LA

SCUOLA

2.1. Quale idea del lavoro nella

Costituzione?

Art. 1, comma 1: L‟Italia è una Repubblica democratica

fondata sul lavoro

Art. 4, comma 1: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini

il diritto al lavoro

Diritto ad un lavoro alienato? Ad una condanna servile?

Scuola-istruzione:

maturazione e

affermazione di sé

Se così fosse, si legittimerebbe l‟opposizione

Lavoro-formazione

professionale: afflizione,

compressione dell‟umano

Ma è proprio questo l’implicito che ha accompagnato la

stesura degli articoli della Costituzione?

2.2. La conferma costituzionale di un

pregiudizio

Ad una lettura un po‟ affrettata della Costituzione

emerge una separazione tra otium dell‟istruzione da

un lato, e neg-otium del lavoro e della formazione

professionale dall‟altro

FORMAZIONE PROFESSIONALE: art. 35, comma 2,

parte I, Titolo III (Rapporti economici = fondati

sull‟utile)

ISTRUZIONE: artt. 33-34, Titolo II (Rapporti etico-

sociali dei cittadini = il bene personale e il bene

comune; promozione del «pieno sviluppo della

persona umana», art. 3 comma 2 Cost.)

2.3. La conferma, con legge

ordinaria, dello stesso pregiudizio

L. n. 845/78, art. 1, comma 2: regolamentazione

ordinamenti strutture formative regionali

«formazione professionale è strumento della

politica attiva del lavoro» che «si svolge nel

quadro degli obiettivi della PROGRAMMAZIONE

ECONOMICA»

2.4. Lo spazio costituzionale per il

superamento del pregiudizio

Art. 1 (Repubblica fondata sul lavoro), art. 4 (lavoro

come diritto soggettivo e dovere civico) contro il

principio separazionista

Riforma Titolo V della Costituzione (L. costituzionale

18 ottobre 2001, n. 3), soprattutto art. 117, comma 2

“formazione professionale” sostituita con l‟endiadi

“istruzione e formazione professionale”

• Affidata alle Regioni

• Lo Stato detta i Lep (Livelli essenziali delle

prestazioni) uguali su tutto il territorio

nazionale

2.5. La legislazione ordinaria e il

rilancio del valore del lavoro (I)

Tra il 2001 e il 2005, la normativa ordinaria ha modificato lo

“status quo” in 4 direzioni tra loro coordinate:

a) L. n. 53/03, art. 1, comma 1

«SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E DI

FORMAZIONE»: anche il lavoro è mezzo per

l‟educazione integrale della persona umana

b) L. n. 53/03, art. 2, comma 1, punto c

«DIRITTO-DOVERE di ISTRUZIONE E FORMAZIONE per

almeno 12 anni o comunque fino all‟ottenimento di una

qualifica professionale»

Non più obbligo

No differenziazione tra scuole

statali/paritarie e centri di istruzione e

formazione professionale; significato

di “almeno”

2.5. La legislazione ordinaria e il

rilancio del valore del lavoro (II)c) UNICO SISTEMA EDUCATIVO EX L. 53/03 e 30/03 (3-

23/24 anni)

Campus, Larsa, docente tutor, portfolio dellecompetenze personali

Sottosistema istruzione

liceale (14-19 anni)

Istruzione superiore o

di alta formazione

(18-23 anni)

Sottosistema istruzione e

formazione professionale

secondario

(14-18 anni)

Istruzione universitaria

(19-24 anni)

Apprendistato

(15-19 anni)

Apprendistato

(19-29 anni)

2.5. La legislazione ordinaria e il

rilancio del valore del lavoro (III)

d) Sostituzione del paradigma culturale,

epistemologico, organizzativo e didattico della

SEPARAZIONE con il paradigma

dell‟INTEGRAZIONE

Spazio educativo unitario, percorsi flessibili

intrecciabili e personalizzabili

Legame teoria e pratica

Apprendistato: valore formativo; conoscenze

(sapere) e abilità (saper fare) disciplinari e

interdisciplinari come mezzi per crescere e

maturare come persone

2.6. Tra ritrattazioni e attenuazioni: la

situazione attuale

Normativa successiva al 2006: REINTRODUZIONE

DEL PARADIGMA SEPARATISTA

Reintegrate qualificazioni di minorità del sistema di

“istruzione e formazione professionale” (D.P.R.

87/2010)

Decadenza della possibilità di istituire un sistema

dell‟istruzione e formazione professionale superiore

parallelo all‟università (L. n. 40/07)

Apprendistato a 16 anni (Finanziaria 2007)

2010: RIFORMA “MORFIORMINI”

Cap. III

L‟apprendistato come opportunità

formativa

Fine:

formazione

integrale

della

persona

Vero e proprio

percorso del

sistema educativo

di istruzione e

formazione

concorrenziale e

alternativo a quelli

scolastici esistenti

3.1. L‟anticipazione della Lombardia: intesa 27

settembre 2010; adesso TU sull‟apprendistato 2011

3.2. Per un sistema graduale e

continuo dell‟apprendistato

3 tipologie di apprendistato:

1. Apprendistato per l‟esercizio del diritto-

dovere di istruzione e formazione

2. Apprendistato professionalizzante

3. Apprendistato di alta formazione

3.3. L‟apprendistato come medicina

formativa (I)

5 malattie del sistema educativo e del pensiero

dominante:

intellettualismo

separazionismo

obnubilamento della dimensione formativa del

lavoro

svalutazione socio-economica e culturale del

lavoro manuale

fissismo professionale

3.3. L‟apprendistato come medicina

formativa (II)

Medicina: SISTEMA GRADUALE E CONTINUO

DELL‟APPRENDISTATO DI I, II E III LIVELLO

Per capire che

• Sapere e conoscere = sapere e conoscere qualcosa, sapere

e conoscere come fare qualcosa, sapere fare bene qualcosa

• Ogni lavoro è un SAPERE PRATICO, della persona IN

AZIONE, nella sua INTEGRALITÀ

• Lavorare significa ESSERE IN GRADO DI SVOLGERE PIÙ

LAVORI e imparare a RICONVERTIRLI

3.4. Apprendistato: dai neuroni specchio al lógos

Ogni esperienza è sempre più ricca dei principi formali

che la possono descrivere e interpretare

Esiste un apprendimento basato sul CORPO e sugli

SCHEMI D‟AZIONE («Non esiste mente senza corpo», «Io

apprendo non soltanto da quello che tu sai ma anche da

quello che tu fai»)

TEORIA DEI NEURONI SPECCHIO = imitazione

+

INTENZIONALITÀ RAZIONALE, AZIONE LIBERA E

RESPONSABILE

3.5. L‟apprendistato tra téchne e epistéme

Il padrone della téchne è colui che «sa epistemicamente il

fare», non chi si limita a «fare»,

ma ricerca anche il «perché» del suo fare

Come insegnarla?

Attenzione a 3 elementi (realizzabili nell‟apprendistato):

1. Operatività

2. Feedback riflessivo continuo + consapevolezza che ogni

esperienza umana sopravanza ogni sapere a suo riguardo

3. Non bastano l‟esercizio e il sapere: necessità di un elaborato

dialogo tra mastro e apprendista

Téchne ed epistéme: due generi di sapere

AFFINI e INTRECCIABILI

3.6. Apprendistato e scuola

Apprendistato come ALTRA MODALITÀ oltre

alla scuola per imparare e per crescere come

persone

Concorrenziale e

intrecciabile con la modalità

scolastica

Uguale dignità

Cap. IV

Crisi economica e riforma del pensiero

4.1 Le riforme urgenti

4.2. Quattro slogan riformistici

4 slogan riformistici:

1. Meno professori più imprenditori

2. Meno finanza più economia

3. Meno élite più popolo

4. Meno istruzione scolastica-universitaria e più

formazione secondaria e superiore in situazione

di lavoro

4.3. L‟esempio di un pregiudizio in

azione

Critiche alla L. n. 53/03 sul tema della rivalutazione

del lavoro ai fini formativi:

Un‟esperienza in azienda di per sé non ha un

valore cognitivo

La scuola del futuro sganciata dalle esigenze del

mercato del lavoro

Quali le ragioni di tali reazioni?

4.4. La malia intellettuale1. intellettuale vs manuale

2. cultura vs lavoro

3. «comparto conoscenza» vs «comparti lavorativi»

4. terziario e quaternario vs primario e secondario

5. cognitariato vs manuariato

• Brain economy

•Chi studia, conosce e

ricerca non lavora

• 70% dei lavoratori

• indispensabile per lo

sviluppo

• Sweat economy

• Chi lavora non studia, non

conosce e non ricerca

• 30% dei lavoratori

• da eliminare

progressivamente

Cap. V

I giovani tra studio, disoccupazione e lavoro

Negli ultimi vent‟anni i giovani italiani (fino ai 29

anni) sono quasi dimezzati di numero:

NON SI POSSONO PERDERE LE ECCELLENZE

DI NESSUNO

Strategia adottata da circa 40 anni:

spinta ad arruolarsi nella schiera dei

knowledge workers

IL BENESSERE DI TUTTI DIPENDE DAL

BENESSERE DI CIASCUNO

5.1. Numeri di un‟insufficienza (I)I risultati di questa strategia non tornano…

80% dei giovani, a 16 anni, manifesta PROBLEMI DI

COMPATIBILITÀ CON LA SCUOLA (troppe bocciature,

abbandoni, disadattamenti “La scuola fa male”, spegne

ogni entusiasmo cognitivo e creativo)

26,5% degli effettivi di ogni generazione si diploma con un

ritardo da 1 a 6 anni

46% degli iscritti all‟università è fuori corso

Solo il 47% è occupato ad un anno dalla laurea (e solo per 1/3

l‟occupazione è attinente al percorso di studi); tasso di attività

per il laureati dai 25 ai 29 anni sceso al 68% dal 2000 al 2009

10,5% (giovani 15-24 anni) = Neet

5.1. Numeri di un‟insufficienza (II)

Un buon saldatore o tornitore guadagna più di un neo

dottore in ingegneria

Influenza del background familiare nel percorso

scolastico e nella ricerca di un‟occupazione

Nel mondo del lavoro le competenze personali

contano più dei titoli di studio acquisiti

Nonostante la

consapevolezza che

Permane il pregiudizio negativo sul valore e sulle

potenzialità culturali e formative del lavoro

5.2. L‟eclissi del valore della fabbrica

99% degli studenti universitari immagina di dover lavorare

soltanto in uffici

L‟Italia è al 2° posto in Europa nell‟industria manifatturiera:

senza fabbriche e operai (intelligenti) il destino del Paese

sarebbe una rapida e sicura decadenza

La piccola e media impresa crea occupazione: domanda di

ragazzi appena licenziati dall‟obbligo di istruzione

Eppure

Gli unici soggetti

ancora disponibili al

lavoro manuale

Testimonianza che non

si cresce soltanto in un

percorso formativo

canonico

5.3. L‟eclissi del valore educativo di

ogni lavoro

L‟esclusione della metodologia dell‟alternanza

scuola-lavoro per l‟intero obbligo d‟istruzione (fino

ai 16 anni) ha impedito ai giovani la scoperta del

valore intrinseco del lavoro

Il caso dei buoni lavoro: sistema di pagamento

del lavoro occasionale accessorio; non utilizzati,

sebbene la legge lo permetta anche sotto i 16

anni (naturalmente sotto controllo delle famiglie

e/o della scuola per impedire speculazioni)

Cap. VI

La fine del modello separatista

Perché si ritiene che, al contrario di un

lavoro “intellettuale”, svolgere un

lavoro “manuale” implichi di per sé

una bassa qualificazione

professionale, un‟umanità non

integralmente fiorita?

6.1. La divisione del lavoro

A. Smith, Indagine sulla natura e la causa della ricchezza

delle nazioni, 1776

6.2. Taylor, Ford, Fiat

«Chi spende la vita nel fare poche semplici

operazioni, i cui effetti sono forse sempre gli stessi,

non ha occasione di esercitare la sua intelligenza o la

sua creatività»

Tecnici esperti per

programmare

Operai «non molto

aperti di mente» per

eseguirevs

6.3. Il modello distrettista (I)

La maggior parte delle aziende manifatturiere del

nostro Paese si impronta sul modello

«distrettista» tipico della tradizione

dell‟economia familiare propria della civiltà

contadina e artigiana da cui proveniamo in cui

non c‟era distinzione abitazione/officina, luogo

geografico locale/economico globale, relazione

di lavoro/relazione sociale

6.3. Il modello distrettista (II)Le imprese «distrettiste» sanno che:

È il continuo adattamento delle grandi invenzioni

«introdotte senza sosta nei loro processi produttivi» a

fare la differenza

È necessaria una continua interlocuzione tra

scienziato, tecnico ed operaio

I dipendenti senza testa «costano poco, pochissimo»,

ma «non rendono niente, anzi guastano, rompono le

macchine» (A. Salmoiraghi, 1882)

Qualsiasi lavoro doveva essere allo stesso tempo

«svolto» e «spiegato» (don Giovanni Bonsignori,

1892)

Conclusioni

Il futuro nel passato?

Attualità dell‟intervento di Cavour

(27 maggio 1861)

«Io credo che per favorire l‟industria si conviene di

favorire l‟istruzione professionale, non solo nelle

alte, ma nelle basse sfere degli operai. Noi

difettiamo ancora di buoni capimastri nelle

nostre fabbriche […] è necessario che vi siano

alcune scuole tecniche, dove […] i veri operai

che hanno un ingegno naturale, acquistino

quelle cognizioni che sono necessarie per

diventare buoni capi d‟arte, buoni capimastri»

I. Una vicenda paradigmaticaFine 1906, Bergamo, Dario Turri

Esperienza formativa: «un campo di ricerche personali e di

studi individuali» + a disposizione degli alunni uno

specialista del mestiere, un assistente, l‟operaio «mastro»

Qualità nel reclutamento degli studenti

Flessibilità ordinamentale

SCUOLA LABORATORIO

Battaglia persa.

Possibile ripresa attraverso

l‟istituto dell‟apprendistato formativo

II. Un problema storiografico

Attualità delle valutazioni di Cavour dovuta a una

ragione:

Storico-sociale: l‟espansione dell‟istruzione «non

fu dovuta allo sviluppo ma all‟arretratezza

economica […] scuola l‟unico canale di mobilità

sociale» (Barbagli)

Culturale-pedagogico: non perdere “nemmeno

l‟eccellenza di un solo giovane”

III. Una scommessa da rilanciare con

l‟apprendistato formativo (I)

3 strategie di rinnovamento dell‟educazione e

dell‟insegnamento (prima metà del „900)

1. Dallo specifico al generale: a partire da ogni «lavoro

pratico» riuscire a «sviluppare l‟attività puramente

intellettuale»

2. Popolarizzare più culture: immaginare, a fianco delle

scuole improntate al modello classico-generalista,

scuole di pari dignità improntate al modello della

«cultura» e del «lavoro» popolari

3. Distinguere, ma per unire: rilancio del paradigma

“integrativo”

III. Una scommessa da rilanciare con

l‟apprendistato formativo (II)

Storia del sistema educativo d‟istruzione e formazione

dell‟Italia unita

=

Storia della progressiva sconfitta di queste 3 strategie

È giunto il momento di recuperarle, valorizzarle sul piano

didattico, relazionale, culturale e ordinamentale adattandole

ai nostri tempi

APPRENDISTATO FORMATIVO