Lezione 5. Urbanistica 4 - unirc.it · regime giuridico degli immobili progettuale. Il Piano...

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La crisi del Piano Regolatore Generale La crisi del Piano Regolatore Generale della legge 1150/42della legge 1150/42

�È prescrittivo e conformativo degli usi del suolo e delle proprietà, con validità a tempo indeterminato;

� Definisce le regole per tutto il territorio comunale: città esistente e aree di trasformazione intensiva (“certezze ipotetiche”);

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� È sperequativo , definendo vincoli pubblicistici e destinazioni private alle aree urbane;

� È di sempre più difficile attuazione basato su un modello attuativo di tipo espropriativo.

MODELLO GERARCHICO DELLA STRUMENTAZIONE URBANISTICA TRADIZIONALE

• PROBLEMATICHE– Mancanza di approccio strategico– Mancanza di partecipazione democratica– Eccessiva rigidità e burocraticità del processo– Eccessiva rigidità e burocraticità del processo– Lentezza della procedura di formazione e

approvazione– Sfasamento di contenuti e di tempi tra le azioni

condotte a differenti livelli gerarchici– Conflitti di competenze tra enti preposti al

controllo di stessi ambiti territoriali.

La proposta di riforma INU 1995La proposta di riforma INU 1995

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La proposta di riforma INU 1995La proposta di riforma INU 1995

�Separazione del piano urbanistico in due componenti: Piano StrutturalePiano Strutturale e Piano OperativoPiano Operativo ;

�- Utilizzo di un meccanismo attuativo delle politiche fondiarie basato sul modello della perequazione urbanistica

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basato sul modello della perequazione urbanistica compensativa ;

�- Dimensione ambientale e centralità del progetto infrastrutturale.

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Piano strutturale e piano operativoPiano strutturale e piano operativo

(Toscana l.r. 5/95, Liguria l.r 36/97, Umbria l.r 31/97, Emilia Romagna l.r. 20/2000, Piemonte, Lazio l.r. 38/99, Basilicata l.r. 23/99, Puglia l.r. 20/2001, Calabria l.r. 19/2002)

Piano strutturalePiano strutturale��elementi essenziali dell’assetto territoriale:- sistema ambientale (prescrittivo)- sistema infrastrutturale (prescrittivo)-sistema insediativo (flessibile)

��processuale

Piano operativoPiano operativo

5 anni (piano del Sindaco)

��parziale

��conformativo dei diritti di proprietà

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��processuale

��non vincolistico

��non conformativo dei diritti di proprietà

��perequato

��flessibile

��sostenibile

��copianificato

��regime giuridico degli immobili

��progettuale

Il Piano Regolatore Generale di Torino Il Piano Regolatore Generale di Torino

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Il Piano Regolatore Generale di Torino Il Piano Regolatore Generale di Torino (1995)(1995)

PRG di Torino (1995)PRG di Torino (1995)

Dalla fine degli anni ’70, e successivamente in modo più accelerato, sono intervenute a Torino modificazioni radicali nella struttura industriale della città che dai luoghi della produzione hanno investito l’assetto territoriale e la composizione sociale della popolazione . Queste trasformazioni hanno comportato, per Torino come per altre città non solo italiane, la chiusura di impianti e di scali ferroviari , spesso collocati in posizioni centrali, considerati non più adeguati alle nuove esigenze della produzione, e il trasferimento di grandi complessi come la Dogana e i Mercati generali.

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Nel corso degli anni novanta il nuovo PRG di Torino si sviluppa su uno scenario di radicale cambiamento economico della città che trova riferimento negli stereotipi del periodo:

�declino industriale nei settori tradizionali,

�impulso alle attività terziarie e direzionali

�e riuso delle aree dismesse,

Torino a partire dai primi decenni del Novecento diviene capitale della grande capitale della grande industriaindustria sulla base di una formidabile concentrazione di saperi scientifici, di esperienze tecnologiche, di disponibilità di capitali, di un forte ruolo dell’amministrazione pubblica.

Il Comune mette sotto il controllo pubblico la nascente industria idroelettrica, municipalizza i trasporti, realizza l’acquedotto, l’illuminazione e si impegna nel settore dell’istruzione, dell’assistenza e delle case popolari.

La ‘crisi’ della FIAT innesca processi di trasforma zione sociale e urbana La ‘crisi’ della FIAT innesca processi di trasforma zione sociale e urbana

PRG di Torino (1995)PRG di Torino (1995)

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La ‘crisi’ della FIAT innesca processi di trasforma zione sociale e urbana La ‘crisi’ della FIAT innesca processi di trasforma zione sociale e urbana non da poco. non da poco.

A metà anni Novanta, circa 3 milioni di metri quadri di aree industriali risul tano in 3 milioni di metri quadri di aree industriali risul tano in abbandonoabbandono , migliaia di piccole imprese dell’indotto e di attività commerciali cittadine chiudono, il disagio sociale si manifesta anche nelle centinaia di suicidi di persone espulse dal processo produttivo.

E’ in quel contesto che il Comune di Torino, fra il 1986 ed il 1995 porta a compimento il Piano regolatore, con una convergenza politica e culturale pressoché unanime, improntata alle seguenti scelte fondamentali

- la scelta di ricercare un nuovo assetto urbano, conseguente all’abbandono di ogni politica di integrazione regionale o comunque di area vasta.

- la scelta di ricercare investimenti per le infrastrutture della mobilità, finalizzati a privilegiare ristrette aree cittadine, cui affidare il compito della qualificazione e della specializzazione terziaria;

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della specializzazione terziaria;

- la scelta di ricercare l’alleanza strategica con la proprietà fondiaria, individuata nelle maggiori industrie torinesi (Fiat, Michelin, Savigliano, ex Teksid) e nelle Ferrovie dello Stato,

Di fronte ad uno scenario come questo, la scelta dell’amministrazione di Valentino Castellani (centro sinistra) è quella di:

�accettare i processi di deindustrializzazione;

�cercare di accelerare la svolta verso la terziarizzazione della città.

Strumento principale è la redazione di un nuovo Piano regolatore affidato allo studio dei noti architetti milanesi Vittorio Gregotti e Augusto Vittorio Gregotti e Augusto CagnardiCagnardi. .

PRG di Torino (1995)PRG di Torino (1995)

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Al momento della formazione del PRG, nel 1995, Torino aveva 950.000 abitanti950.000 abitanti . Le previsioni al 2007 erano di 900.000 abitanti.

La capacità insediativa del PRG era di 1.150.000 abitantidi 1.150.000 abitanti , molto surdimensionata, anche se si tiene conto che il calo demografico negli ultimi anni si è sensibilmente rallentato e che è fortemente cresciuto il numero delle famiglie ‘single‚.

Nel 1995 viene approvato il nuovo PRG di Torinonuovo PRG di Torino , che sostituisce lo strumento in vigore dal ´59.

Il Piano si caratterizza:

� in primo luogo per l´attenzione al tema della strutturazione del territorio urbano;

� in secondo luogo come strumento di riferimento per l´attuazione di politiche urbane.

La visione strutturale della organizzazione territoriale ha come elementi fondativi:

PRG di Torino (1995)PRG di Torino (1995)

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La visione strutturale della organizzazione territoriale ha come elementi fondativi:

�la trasformazione "interna" alla città, �la riorganizzazione infrastrutturale e della mobilità, �la proposta di un nuovo disegno urbano.

La condizione del Piano come "riferimento"Piano come "riferimento" si collega all´impegno dell´Amministrazione cittadina di gestire le certezze del piano approvato mettendone in discussione contemporaneamente alcune sue parti, finalizzando gli approfondimenti e le finalizzando gli approfondimenti e le verifiche alla attuazione di specifiche politiche urbaneverifiche alla attuazione di specifiche politiche urbane.

Il piano regolatore di Torino, approvato dalla Regione nell’aprile del 1995, contiene le seguenti linee principali:

- Il sostanziale azzeramento delle aree industriali . Le aree di trasformazione in senso residenziale e terziario, in gran parte già occupate da industrie, ammontano a poco meno di 9 milioni di metri quadrati. Esse comprendono le aree della cosiddetta “Spina Centrale ”, estesa su 3 milioni di metri quadrati.

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aree della cosiddetta “Spina Centrale ”, estesa su 3 milioni di metri quadrati. Mentre il piano azzera le aree industriali nella città, nei comuni della provincia, soprattutto in quelli più prossimi a Torino, per quella destinazione si offre una disponibilità per circa 30 milioni di metri quadrati.

- L’individuazione del corridoio mediano della città , costituito dalla Spina Centrale.

Questa è percorsa da nord a sud dal cosiddetto “boulevard”, ricavato a copertura del tracciato ferroviario interrato, quale luogo privilegiato per l’insediamento di 23 mila abitanti e 32 mila addetti del settore terziario, dislocati con densità elevate e in forme che testimoniano la rilevanza eccezionale assegnata agli interventi previsti.

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assegnata agli interventi previsti.

E’ con riferimento a quel luogo che oggi si discute della opportunità e delle altezze dei vari grattacieli, già individuati dal Piano regolatore e successivamente esaltati da specifiche iniziative: gli uffici di Intesa–San Paolo; gli uffici regionali; il grattacielo Ligresti, etc.

In sostanza le aree della Spina sono considerate da l Piano come il luogo in cui concentrare funzioni e forme caricate di ril evanza simbolica da esibire (e da far fruttare economicamente) sul pian o non solo locale, ma nazionale e internazionale.

- L’indifferenza con la quale il piano tratta le cond izioni ambientali della città , in particolare quelle dei quartieri di più antica formazione prossimi alla Spina (Centro 1; Crocetta 3; San Paolo 4; Cenisia - Cit Turin 5; San Donato 6; Aurora – Rossini 7; Barriera di Milano18), molto popolosi (350 mila circa), caratterizzati da forti densità edilizie e da attività soprattutto terziarie (7,5 milioni di metri quadrati costruiti), ma assolutamente carenti di spazi per servizi sociali.

Si direbbe che sul tavolo da disegno della progettazione urbanistica il ritaglio delle aree della Spina sia arrivato del tutto separato dal resto del contesto urbano, per essere riempito con elementi (di qualità e quantità) estranei alla

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urbano, per essere riempito con elementi (di qualità e quantità) estranei alla realtà urbana e riassumibili nello slogan: “concentrare funzioni rare nel settore centrale della città”

- La scarsa attenzione prestata ai beni culturali , che pure nella storia della città hanno caratterizzato molti degli insediamenti industriali.

Il Piano ha tutelato la città barocca ed i beni di maggiore rilievo, purché riconducibili alla tipologia della residenza e dei servizi collettivi, abbandonando alla demolizione o alla radicale trasformazione esempi pregiati di architettura industriale, degni di maggiore attenzione, essendo stata la destinazione produttiva di fatto bandita dalle aree industriali dismesse.

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produttiva di fatto bandita dalle aree industriali dismesse.

Quanto è stato faticosamente salvato è il frutto di iniziative benemerite, intraprese a Piano approvato, non sempre però coronate da successo (come dimostra la vicenda delle Officine Grandi Motori di Corso Novara), che hanno teso a sottrarre al piccone demolitore architetture prestigiose.

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Nel 1995 il nuovo piano regolatore è approvato ed operante. Elemento fondamentale del piano è la riscoperta di un vecchio tema, già presente nel dibattiti degli anni Cinquanta: il potenziamento del collegamento il potenziamento del collegamento nord nord –– sud della cittàsud della città attraverso la creazione di un asse stradale principale.

La cosiddetta ‘Spina’‘Spina’ viene realizzata con la copertura della ferrovia e consente di collegare una serie di aree industriali dismesse, chiamate appunto ‘Spine: 1, 2, 3, 4′

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‘Spine: 1, 2, 3, 4′

http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/introduzione.htm

La Spina centrale, la più attrattiva delle trasformazioni, attraversata dal grande boulevard, servita dal Passante ferroviario e dalle stazioni esistenti e previste, in parte servita dall’interscambio con la linea di metro in corso di costruzione, con la previsione delle più rilevanti nuove funzioni pubbliche, stenta a decollarestenta a decollare .

Prg Torino 1995

Ambito 2

Ambito 4AzzonamentoSpina centrale

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Ambito 1

StrutturaSpina centrale

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Ambito 2

Ambito 4

Ambito 1

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Valeria Erba, “Le generazioni dei piani urbanistici”, Spazio Aperto

Bruno Zanon, “L’evoluzione del piano urbanistico”, Territorio, ambiente, città, cap. 10

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Gianluigi Nigro (2008), “Piani regolatori generali di ultima generazione. Argomenti di riflessione e letture di piani locali”, Gangemi Editore, Roma

Federico D’Ascanio (2008), “Pianificazione strategica e strutturale. Verso il nuovo

Bibliografia

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http://www.nuvole.it/index.php?option=com_content&view=article&id=281:il-governo-del-territorio-il-caso-di-torino-di-raffaele-radicioni-&catid=65:numero-32&Itemid=61