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O S P E D A L E C I V I C O E
B E N F R A T E L L I
P A L E R M O
O S P E D A L E T R I G O N A
N O T O ( S R )
Servizio Assistenza tecnica per la verifica dei livelli di
sicurezza sismica negli ospedaliCommittente Ministero della Salute
Elaborato D-001
Titolo
Documento di Supporto alle Autorità Regionali
per la redazione di Linee Guida (Azione D)
Data 11 marzo 2008
Rev. Emissione Preparato Verificato
Cod. Commessa: C462
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Servizio di Assistenza tecnica per la verifica dei livelli
di sicurezza sismica negli ospedali
ELABORATO D-001DOCUMENTO DI SUPPORTO
A cura di:
STUDIO SPERI Società di Ingegneria SrlLungotevere della Navi, 19 – 00196 Roma
main@studiosperi.it
Committente:
MINISTERO DELLA SALUTE
Direzione generale della programmazione sanitaria,dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema
ATI aggiudicataria del servizio:
STUDIO SPERI Società di Ingegneria Srl IDESLungotevere delle Navi, 19 – Roma Via G.Orefici,11 – Brescia
Responsabile Scientifico: Paolo Emilio Pinto – Sapienza Univ. di RomaResponsabile di Commessa: Alessio LupoiGruppo di Lavoro: Giuseppe Lupoi
Giorgio LupoiPatrizio Ansovini
- Marzo 2008 -
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Indice
SOMMARIO III IL SERVIZIO DI ASSISTENZA TECNICA V
Descrizione del Servizio v Elenco dei documenti prodotti vii
INTRODUZIONE AL TEMA: OSPEDALE E TERREMOTO 1 Qual‘è stata la risposta degli ospedali italiani ai terremoti ? 1 Quali sono le principali cause di una risposta così inadeguata? 3 Il sistema Ospedale ed il Terremoto 4
ORGANIZZAZIONE DEL DOCUMENTO 7 LA SICUREZZA SISMICA NEGLI OSPEDALI: GLI ELEMENTIDECISIONALI 9
A-1: Come si misura la sicurezza sismica di un ospedale? 9 A-2: Pericolosità Sismica in Italia 10 A-3: La Vulnerabilità Sismica 13 A-4: Livelli di Prestazione 15 A-5: Stategie di Adeguamento 17
LA SICUREZZA SISMICA NEGLI OSPEDALI: IL QUADRO NORMATIVO 21 A-6: Cenni Storici e Situazione Attuale 21 A-7: Approfondimenti e Linee Guida 25
VERIFICHE DI SICUREZZA DEGLI OSPEDALI ESISTENTI 29 B-1: Obiettivi di sicurezza 29 B-2: Determinazione dell‘Azione Sismica 37 B-3: Conoscenza del fabbricato Indagini conoscitive e Fattori di confidenza 42 B-4: Metodi di analisi e Criteri di regolarità 47 B-5: Elementi non- strutturali 50
ADEGUAMENTO DEGLI OSPEDALI 59 B-6: Criteri di scelta dell‘Intervento 59 B-7: Tecniche d‘intervento Sulle Strutture 66 B-8:Tecniche d‘intervento Sugli elementi non-strutturali 71
LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL PROCESSO 73 B-9: Esempio di Procedura 73
LETTERATURA SU SICUREZZA SISMICA E OSPEDALI 79 APPENDICE A
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D O C U M E N T O D I S U P P O R T O – A Z I O N E D
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SCHEDE DI INTERVENTO SU ELEMENTI STRUTTURALI E NON-STRUTTURALI
APPENDICE B
SCHEDE DI PRIMO E SECONDO LIVELLO
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SS OO MM MM A A R R II OO
Il presente documento si propone di fornire indicazioni utili alle Amministrazione che intendonosviluppare delle Linee Guida per la valutazione di sicurezza del patrimonio ospedaliero esistente nei
confronti dell‘azione sismica. Il tema è di particolare attualità grazie a recenti disposizioni legislative
(Ordinanza P.C.M. 3274/2003 ) che, per la prima volta nel nostro paese, hanno imposto agli enti
proprietari la verifica di sicurezza sismica di tutte le opere di interesse strategico ai fini della
protezione civile, tra le quali si annoverano anche le strutture ospedaliere.
Le passate esperienze di eventi sismici intensi hanno mostrato una elevata vulnerabilità delle
strutture ospedaliere. Ciò è certamente dovuto a fattori intrinseci, come la complessità dellefunzioni ospitate, l‘elevato tasso di occupazione, ed all‘impreparazione all‘evento; pur tuttavia,
l‘inadeguatezza di molti edifici ospedalieri è stata la principale causa della scadente prestazione
risultata.
Il rischio sismico di una struttura è funzione dell‘effetto combinato della pericolosità del sito dove
l‘opera sorge e della vulnerabilità al terremoto dell‘opera stessa. La pericolosità di sito è oggi
disponibile ad un accurato livello di precisione per tutto il territorio nazionale. La vulnerabilità
dell‘edificio deve essere invece valutata caso per caso. In letteratura sono attualmente disponibili vari metodi di diversa complessità ed accuratezza. In questo studio le verifiche tecniche sono state
eseguite seguendo la procedura contenuta nell‘allegato tecnico dell‘Ordinanza PCM 3274/2003 (e
s.m.i.), la quale è pienamente compatibile con le disposizioni contenute nelle nuove Norme
Tecniche delle Costruzioni (NTC08, D.M. 14/1/2008).
Le disposizioni normative vigenti necessitano di integrazioni in più ambiti al fine di eseguire la
valutazione di sicurezza di strutture ospedaliere. Gli aspetti di maggior rilievo riguardano la
definizione degli obiettivi di sicurezza, che non sono comuni a quelli propri dei ―normali‖ edifici, e
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iv
la valutazione della risposta e le tecniche di adeguamento degli componenti non strutturali (arredi,
impianti, attrezzature mediche, etc. ), essenziali al mantenimento delle funzioni operative
dell‘ospedale anche a seguito di un evento sismico.
L‘applicazione della procedura di verifica dell‘Ordinanza a più casi reali ha permesso di evidenziare
alcune difficoltà pratiche per le quali sono suggeriti possibili rimedi.
Un altro tema di particolare importanza è la pianificazione e la gestione delle attività di verifica e di
adeguamento: Tale attività si rende necessaria per prevenire, minimizzare ed eventualmente
superare le inevitabili interferenze tra la regolare erogazione dei servizi medici e l‘esecuzione delle
attività di verifica (e successivamente di adeguamento). La partecipazione di tutti i soggetti coinvolti
(management, sanitari e tecnici) è strettamente necessaria.
Infine, è necessario definire degli indicatori che consentano di scegliere, al management delle Regioni
o delle Aziende Ospedaliere, la strategia di adeguamento più efficace. Il recupero è infatti una delle
possibili soluzioni, ma non devono essere escluse a priori le ipotesi si una riedificazione
(demolizione e ricostruzione in sito) o di una edificazione ex novo in altra sede (con alienazione
della sede esistente).
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II LL SS EE R R V V II ZZ II OO DD II A A SS SS II SS TT EE NN ZZ A A TT EE CC NN II CC A A
DESCRIZIONE DEL SERVIZIO
Il progetto si inquadra negli obiettivi del PON ATAS Ministero della Salute che prevedono
l‘espletamento da parte del Ministero stesso di funzioni di indirizzo e coordinamento a favore delle
Amministrazioni Regionali titolari di POR, al fine di assicurare una piena coerenza della politica di
sviluppo regionale e gli obiettivi di tutela e promozione della salute pubblica identificati dai
documenti di programmazione sanitaria nazionale e regionale. Questo servizio, in particolare,
consiste in ―attività di assistenza tecnica e coordinamento per la verifica dei livelli di sicurezza
sismica su strutture ospedaliere della Regione Sicilia ai fini del mantenimento delle funzioni
ospedaliere strategiche in situazioni di emergenza‖.
Il Ministero della Salute ha indicato due complessi ospedalieri campione, l‘Ospedale Trigona di
Noto (SR) e l‘Ospedale Civico e Benfratelli di Palermo. Tra i vari edifici presenti nei due complessi
ospedalieri sono stati selezionati per le verifiche, di concerto con il Ministero della Salute e le
Aziende interessate in base a criteri di rappresentatività e di agibilità , due fabbricati in c.a. nel
complesso di Noto e un edificio in muratura nel vasto complesso ospedaliero di Palermo.
Il servizio è suddiviso in cinque Azioni. L‘Azione A ha per oggetto la Valutazione dei livelli diconoscenza, campagne di indagine, rilievi di dettaglio nei complessi campione. Sono state eseguite delle
campagne di indagine sperimentale ai sensi dell‘Ordinanza P.C.M. 3274/2003 (nel seguito
Ordinanza ); sulla base dei risultati delle indagini si è proceduto all‘individuazione del livello di
conoscenza delle opere da verificare, attività propedeutica allo svolgimento delle analisi numeriche per
la valutazione del livello di sicurezza dei fabbricati. I risultati dell‘azione A sono riportati in una
apposita serie di documenti, il cui elenco è fornito nel seguito per utilità del lettore.
La seconda fase, Azione B, è consistita nell‘ Effettuazione delle verifiche tecniche dei livelli di sicurezza nei due
complessi ospedalieri campione, eseguite ai sensi dell‘Ordinanza e delle prescrizioni regionali. Sulla base
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vi
dei risultati delle analisi, si è proceduto alla determinazione degli indicatori del rischio di collasso e
del rischio di inagibilità dell‘opera, e sono state individuate delle possibili strategie di intervento per
conseguire il miglioramento o l‘adeguamento sismico.
L‘Azione C ha per oggetto ―l’Elaborazione di ipotesi di intervento strut turale e impiantistico‖. Le principali
tecniche di intervento, sia per gli edifici in c.a. sia per quelli in muratura, sono state esaminate
criticamente. Particolare attenzione è stata posta agli elementi non-strutturali, definendo dei criteri
di valutazione della risposta e proponendo tecniche di adeguamento. Quindi sono state sviluppare
le soluzioni tecniche appropriate per l‘adeguamento delle strutture analizzate nelle precedenti azioni.
Per ciascuna soluzione sono indicate le modalità esecutive, i tempi e i costi, le alternative tecniche
da proporre al management ed il livello di protezione effettivamente conseguito con l‘adeguamento.
L‘ Azione D consiste nell‘ Elaborazione dei documenti di supporto per la ―definizione di linee guida
finalizzate all‘effettuazione delle verifiche tecniche dei livelli di sicurezza sismica delle strutture
ospedaliere, con particolare riferimento a valutazioni sulla scelta tecnico-economica delle tipologie
di intervento possibili per la riduzione del rischio sismico, comprendenti anche l‘eventuale cambio
di destinazione d‘uso e la demolizione e ricostruzione.‖
Infine, l‘Azione E riguarda le Azioni informativ e.
Questo elaborato costituisce uno dei prodotti dell‘Azione D. L‘elenco completo dei documenti
prodotti nell‘ambito del Servizio è fornito alle pagine seguenti.
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ELABORATO D -001
vii
ELENCO DEI DOCUMENTI PRODOTTI
A ZIONE A
Codice Titolo DataEmissione/revisione
A-001 DOCUMENTO DI SINTESI AZIONE A 15.06.2007/12.12.2007
A1-001 VERBALE DI SOPRALLUOGO DEL 18-19 DIVEMBRE 2006OSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
22.12.2006
[A1-002] ----------------------------------------------------------------------------- ----------
A1-003 PROPOSTA PER LA CAMPAGNA DI INDAGINIOSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
07.03.2007
A1-004 PROPOSTA PER LA CAMPAGNA DI INDAGINIOSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
07.03.2007
A1-005 VERBALE DI SOPRALLUOGO DEL 18-19 DIVEMBRE 2006OSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
21.03.2007
A1-006 PIANO DELLE CAMPAGNE D‘INDAGINEOSP. TRIGONIA NOTO (SR) - OSP. CIVICO E BENFRATELLIPALERMO
23.03.2007
A1-007 DOCUMENTI DI PROGETTOOSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
15.06.2007
A2-001 RAPPORTO DI PROVAOSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
15.06.2007
A2-002 RAPPORTO DI PROVAOSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
15.06.2007
A2-003 RELAZIONE SULLA NATURA E SULLE PROPRIETA‘ DEI TERRRENIDI SEDIME - OSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
15.06.2007
A2-004 RELAZIONE SULLA NATURA E SULLE PROPRIETA‘ DEI TERRRENI
DI SEDIME - OSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
15.06.2007
A3-101e seg.
CARPENTERIE CON INDICAZIONE DELLE INDAGINI ESEGUITEOSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
15.06.2007
A3-201e seg.
PIANTE AGGIORNATEOSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
15.06.2007
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D O C U M E N T O D I S U P P O R T O – A Z I O N E D
viii
A ZIONE B
Codice Titolo DataEmissione/revisione
B-001 DOCUMENTO DI SINTESI DELL‘ AZIONE B
VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA SIMSICA DEGLI OSPEDALI TRIGONIA DI NOTO (SR) E CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
14.07.2007/12.12.2007
B-002 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA SISMICA
OSPEDALE TRIGONA DI NOTO (SR)
14.07.2007 /12.12.2007
B-003 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA SISMICA
OSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
14.07.2007/12.12.2007
A ZIONE C
Codice Titolo DataEmissione/revisione
C-001 METODOLOGIA PER L‘ADEGUAMENTO DEGLI OSPEDALI
IPOTESI DI INTERVENTI SUGLI OSPEDALI TRIGONA DI NOTO(SR) E CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO
12.12.2007
A ZIONE D
Codice Titolo DataEmissione/revisione
D-001 DOCUMENTO DI SUPPORTO 11.03.2008
D-002 OSPEDALE CIVICO E BENFRATELLI DI PALERMO –
VERIFICA DI SICUREZZA E PROPOSTA DI INTERVENTO
11.03.2008
D-003 OSPEDALE TRIGONIA DI NOTO (SR)
VERIFICA DI SICUREZZA E PROPOSTA DI INTERVENTO
11.03.2008
A ZIONE E
Codice Titolo DataEmissione/revisione
E-001 PROGETTAZIONE ED ORGANIZAZZIONE DI FORME DICOMUNICAZIONE
11.03.2008
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II NN TT R R OO DD UU ZZ II OO NN EE A A LL TT EE MM A A :: OO SS PP EE DD A A LL EE EE
TT EE R R R R EE MM OO TT OO
QUAL’È STATA LA RISPOSTA DEGLI OSPEDALI ITALIANI AITERREMOTI ?
L‘Italia è uno dei tre paesi tra quelli economicamente sviluppati (appartenenti al G8) a elevato
rischio sismico; gli altri sono la California ed il Giappone. Negli ultimi trenta anni si sono verificati
nel nostro paese tre eventi sismici di elevata intensità: quello del Friuli nel 1976, il terremoto
dell‘Irpinia Basilicata nel 1980 ed infine quello che ha colpito l‘Umbria e le Marche nel 1997.
Gli eventi del 1976 e del 1980 sono stati a dir poco disastrosi per le perdite economiche e,
soprattutto, per quelle umane. Il terremoto del 1997 ha provocato danni minori alle cose e
trascurabili alle persone.
Con specifico riferimento agli ospedali, le principali conseguenze dirette provocate dai dei tre eventi
sismici sono state le seguenti:
• pericolo per la sicurezza della vita dei pazienti ricoverati e del personale medico;
• interruzione del servizio sanitario, e conseguente impossibilità di fornire le cure alle vittime
del terremoto;
• forti danni agli edifici, con conseguente spesa di ingenti risorse economiche per le
riparazioni e prolungati periodi di mancata erogazione dei servizi medici per la riparazione
dei danni.
Simili circostanze si sono verificate anche in occasione di terremoti avvenuti in Giappone (Kobe,
1995) ed in California (San Fernando, 1971, Loma Prieta, 1989, e Northridge, 1994).
In sintesi, le passate esperienze hanno mostrato che il sistema sanitario nazionale è carente rispetto
all‘importante funzione di fornire assistenza alla popolazione in situazioni di emergenza sismica.
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2
Terremoto del Friuli, 1976 (Magnitudo 6.2)
Il Terremoto del Friuli ha causato danni per circa 2 miliardi di €. Sono rimaste uccise 965 persone e ferite circa 2000.
L‘Ospedale di Gemona ha riportato gravi danni: il tetto di unedificio in muratura di tre piani, è crollato ed un altro edificio(10 piani in c.a.) è stato demolito per gli eccessivi danniriportati. Entrambe le strutture erano state progettate per isoli carichi gravitazionali. Anche l‘Ospedale di S. Daniele ècollassato strutturalmente.
La maggior parte degli ospedali è stata evacuata anche inmancanza di danni rilevanti.
Terremoto dell’Irpinia, 1980 (M 6.7)
Il Terremoto dell‘Irpinia ha causato danniper circa 8 miliardi di €. Sono rimasteuccise circa 3000 persone e 10000 sonostate ferite.
Il nuovo ospedale di S.Angelo deiLombardi (7 piani in c.a.) costruito inaccordo alle norme sismiche dell‘epoca ècompletamente crollato. Altri, come adesempio il Curteri a S.Severino, hannoriportato notevoli danni alle strutture.
Ovunque sono stati riscontrati danni aglielementi non-strutturali ed in particolareagli impianti.
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QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE DI UNA RISPOSTA COSÌ
INADEGUATA?
La risposta del sistema sanitario, ed in particolare degli edifici ospedalieri, all‘evento sismico è stata
oggetto di numerosi ed approfonditi studi da parte della comunità scientifica e delle istituzioni
stesse. Le pubblicazioni disponibili sul tema sono numerose. Le principali conclusioni a cui si è
giunti sono le seguenti:
• Molti ospedali sono ospitati in edifici costruiti alcuni secoli fa per assolvere ad altre
funzioni (il più delle volte conventi) con tecniche costruttive che non prevedevano
adeguate misure per la protezione nei confronti dell‘azione sismica. Questi edifici sonocertamente inadeguati per soddisfare gli standard attuali.
• Molti edifici sono stati oggetto di interventi successivi alla costruzione, sia ampliamenti che
importanti modifiche, che hanno determinato una sostanziale diminuzione della capacità
portante.
• Gli ospedali in cemento armato, in particolare quelli non progettati per resistere all‘azione
sismica, sono soggetti a rilevanti danni strutturali.
• Tutti gli elementi non strutturali dei fabbricati, cioè controsoffitti, tramezzi, infissi, arredi
vari, e gli impianti non sono progettati per resistere ad una azione sismica intensa. Inparticolare, è stata rilevata una sistematica carenza nell‘ancoraggio delle componenti
sospese e la totale assenza nel caso di attrezzature e di tutti gli elementi mobili.
• Le forniture esterne di acqua, elettricità e le linee telefoniche sono state tutte interrotte,
evidenziando la necessità di risorse autonome, riserve adeguate e metodi alternativi di
telecomunicazione.
• La generale impreparazione a fronteggiare l‘emergenza da parte del personale a tutti i
livelli.
•
La mancanza della cultura della prevenzione.
QUAL’È SARÀ LA RISPOSTA DEL VOSTRO OSPEDALE ?
GLI AMMINISTRATORI HANNO LA RESPONSABILITÀ DI VALUTARE LA SICUREZZA SISMICA DEI PRESIDI
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IL SISTEMA OSPEDALE ED IL TERREMOTO
Un ospedale è al tempo stesso un organo di primaria importanza per la funzione di assistenza e un
sistema notevolmente esposto e vulnerabile ad un evento sismico.
In occasione di un terremoto le vittime si aspettano di trovare in ospedale le cure appropriate e
definitive. Per garantire una risposta sicura, efficace e competente alla popolazione colpita è
decisiva l‘interazione delle tre componenti fondamentali con cui è possibile rappresentare il sistema
ospedale:
l’organizzazione , che deve pre-definire le procedure in grado di ottimizzare le risorse
(umane e materiali) disponibili;
gli operatori , che devono essere addestrati a prestare servizi di cura nelle situazioni
emergenziali;
gli edifici che devono garantire, oltre alla sicurezza fisica dei pazienti e degli operatori,
anche la funzionalità di tutti i principali servizi necessari per l‘erogazione delle cure (acqua,
energia, etc.).
MedicalServices
Operators Organisation
Facilities
Patient in Patient out
Envinroment
L‘esperienza acquisita in questo settore insegna che i responsabili della gestione del rischio negli
ospedali, oberati dalle complesse problematiche quotidiane, difficilmente possono prestare la
necessaria attenzione a temi solo ―eventuali‖, come il sisma. Pertanto è necessario che gli aspetti
della sicurezza in situazioni emergenziali siano trattati da un apposito gruppo di specialisti
dedicati con professionalità che consentano (a) di gestire aspetti tecnico-strutturali, aspetti organizzativi e
aspetti comportamentali e (b) di disegnare strategie capaci di ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili .
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Le numerose iniziative intraprese negli ultimi dieci anni nel campo della sicurezza sismica delle
strutture, in genereale, e degli ospedali, in particoalre, testimoniano la grande attenzione dedicata
a questo tema da parte del mondo accademico e professionale.
Tale attenzione è stata recepita delle istituzioni attraverso l‘Ordinanza P.C.M. 3274/2003 che ha
avuto tre importanti conseguenze pratiche:
• il rapido trasferimento delle più avanzate conoscenze scientifiche alla pratica professionale
attraverso l‘emanazione di nuove norme tecniche (seguendo una procedura inusuale per il
nostro paese in cui il Ministero delle Lavori Pubblici è deputato a tale compito);
• l‘obbligo di verifica di sicurezza sismica per tutti gli edifici strategici ai fini della protezione
civile, tra cui ricadono gli ospedali, in vista di un eventuale adeguamento, ove necessario;
• l‘impegno di destinare risorse economiche ingenti per “la realizzazi one di interventi
infrastrutturali, con priorità per quelli connessi alla riduzione del rischio sismico” .
Mondoaccademico
Mondoprofessionale
Mondopolitico
Mondoamministrativo
Normative
DecisioniCapacità tecnica
soluzionitecniche
Finanziamenti
Sicurezza sismicadegli ospedali
Strutture SICURE
Organizzazione EFFICIENTE Organizzazione EFFICIENTE
Operatori COMPETENTI
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OO R R GG A A NN II ZZ ZZ A A ZZ II OO NN EE DD EE LL DD OO CC UU MM EE NN TT OO
Il presente documento è rivolto a lettori di più tipologie: politici e pianificatori degli Assessorati alla
Sanità, manager e tecnici delle aziende sanitarie, operatori del settore, etc.
In considerazione del differente grado di conoscenza da parte del lettore della problematica trattata,
la cui natura è prettamente tecnica, si è scelto di dividere il documento in due sezioni con obiettivi e
contenuti differenti.
La prima sezione ha carattere informativo. Vengono presentati i concetti principali su cu si basano
le verifiche di sicurezza sismica ed il progetto di adeguamento. Particolare risalto è dato agli
elementi decisionali nel processo di adeguamento di un ospedale ai fini della scelta della strategia di
adeguamento. È inoltre fornito un quadro della situazione normativa attuale.Questa sezione è rivolta a tutti i soggetti interessati da questo processo, inclusi Amministratori
Regionali e Dirigenti Sanitari.
La seconda sezione ha carattere propositivo. A partire dall‘esame delle disposizioni normative
vigenti, sono analizzati in dettaglio tutti gli aspetti peculiari delle strutture ospedaliere che
necessitano di approfondimenti. Sono avanzate proposte in merito a: definizione degli obiettivi di
sicurezza per gli ospedali esistenti; metodi di analisi (Ordinanza 3274/2003); verifica ed
adeguamento degli elementi non-strutturali, il cui ruolo è fondamentale ai fini dell‘operativitàdell‘ospedale; indicatori avanzati per la scelta della strategia di adeguamento; pianificazione del
processo di adeguamento.
Questa sezione è rivolta ai tecnici incaricati a eseguire le verifiche di sicurezza o a redigere Linee
Guida regionali su tema.
Un elenco completo delle principali sul tema è fornito in calce al documento.
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Sono incluse due Appendici. Nella prima vengono illustrate attraverso schede le principali tecniche
di intervento su elementi strutturali e su elementi non strutturali.
Nella seconda si riportano le schede di I-mo e II-do livello per l‘acquisizione della conoscenza e per
la verifica preliminare di vulnerabilità di edifici ospedalieri.
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P ARTE A - INFORMATIVA PER GLI A SSESSORI R EGIONALI, I DIRETTORI GENERALI, I DIRETTORI
S ANITARI
LL A A SS II CC UU R R EE ZZ ZZ A A SS II SS MM II CC A A NN EE GG LL II OO SS PP EE DD A A LL II ::
GG LL II EE LL EE MM EE NN TT II DD EE CC II SS II OO NN A A LL II
A-1: COME SI MISURA LA SICUREZZA SISMICA DI UN
OSPEDALE?
La sicurezza sismica di un sistema ospedaliero, come di qualsiasi altra opera civile, è funzione di due
fattori:
l‘intensità del terremoto ( livello di moto sismico - pericolosità )
la risposta del complesso edilizio ( livello di prestazione - vulnerabilità ).
Il terremoto è un evento non prevedibile a priori, né per intensità e neanche per posizione
(epicentro). È però possibile stimare, per ciascun sito, la probabilità che una scossa sismica di una
certa intensità si verifichi in un fissato periodo di tempo, ad esempio nei prossimi 50 anni. La curva
che lega coppie di intensità-probabilità si chiama curva di pericolosità sismica.
Convenzionalmente, la pericolosità di un sito è espressa dal valore dell‘accelerazione di picco al
suolo ( PGA ), misura dell‘intensità del terremoto, a cui corrisponde una probabilità di superamento
pari al 10% in 50 anni.
La risposta di un ospedale all‘azione sismica dipende invece dalla tipologia costruttiva (muratura,
cemento armato o acciaio), dall‘epoca e dalla qualità di costruzione, dallo stato di conservazione e
dagli eventuali interventi di ristrutturazione eseguiti nel corso degli anni. La risposta di un edificio è
definita in termini di spostamenti, deformazioni e forze che agiscono sugli elementi che lo
compongono. A partire da queste quantità di risposta ―base‖ è possibile stimare i danni e le perdite
attese ( livello di prestazione ), ovvero la V ULNERABILITÀ dell‘ospedale, per uno o più livelli di intensità
dell‘azione sismica. La vulnerabilità può essere stimata più o meno accuratamente a seconda del
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metodo di valutazione adottato, a partire da quelli molto semplici di tipo induttivo (basati
sull‘osserv azione), per arrivare a quelli particolarmente complessi basati su sofisticate analisi
numeriche. La scelta del metodo dipende dal contesto e dagli obiettivi prefissati; gli elementi
necessari ad operare tale scelta sono forniti nella Parte B del documento.
In termini concettualmente sintetici, il rischio sismico di un‘opera è dato dalla opportuna
combinazione della pericolosità del sito e della vulnerabilità dell‘opera:
Rischio Sismico = Pericolosità x Vulnerabilità
A-2: PERICOLOSITÀ SISMICA IN ITALIA
La pericolosità sismica è oggi completamente definita per tutto il territorio italiano grazie agli studi
elaborati dall‘Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV ). È stata utilizzata una
metodologia che costituisce lo stato dell‘arte in materia, nella quale le incertezze legate all‘intensità
ed alla posizione degli eventi sismici sono esplicitamente ed adeguatamente considerate (approccio
probabilistico). Tutte le informazioni sulla sismicità del territorio nazionale sono consultabili on-line
e scaricabili dal sito web dell‘INGV ( http://zonesismiche.mi.ingv.it/).
Una prima ma significativa indicazione sulla pericolosità sismica in Italia è data dalla mappa di
pericolosità sismica di riferimento per il territorio Nazionale1, riportata in Figura 1. La mappa
riporta i valori della PGA con probabilità di superamento ( P r ) del 10% in 50 anni, a cui
corrisponde un periodo medio di ritorno pari a 475 anni.
Il periodo di ritorno T r è il numero medio di anni che trascorre tra due eventi di una prefissata P r .
Al diminuire di P r (fissato l‘ intervallo temporale), cresce il periodo di ritorno: ad esempio, ad un
evento sismico con probabilità d‘occorrenza pari al 2% in 50 anni, corrisponde un periodo di
ritorno di 2475 anni. Questo parametro, di immeditata capacità comunicativa, è utilizzatocorrentemente per indicare l‘intensità di un evento sismico.
In Italia il massimo valore atteso di PGA per un evento sismico con T R = 475 anni è circa pari a
0.3 g , come risulta osservando la mappa di pericolosità2 . Le aree a elevato rischio sismico
(PGA>0.25g) sono le zone appenniniche dell‘Umbria alla Calabria, la parte sud -orientale della
1 Ordinanza PCM 3519 (28/04/2006): Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per laformazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone (G.U. n.108 del 11/05/2006).2 Ipotizzando condizioni di suolo rigido; g indica la forza di gravità.2 Ipotizzando condizioni di suolo rigido; g indica la forza di gravità.
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Sicilia ed la zone del Friuli. La maggior parte del territorio nazionale è comunque a rischio di un
evento sismico con PGA>0.12 g per T R = 475 anni.
Figura 1: INGV - Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale espressa in termini di PGAcon TR =475 anni riferita a suoli rigidi (Ordinanza PCM 3519/2006)
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La pericolosità di un sito è più compiutamente rappresentata dalla funzione (detta anche CURVA DI
HAZARD ) che fornisce la probabilità annua di superamento al variare della PGA (o di una
equivalente intensità di misura del moto sismico). Un esempio di Hazard Curve , in termini di T R
(piuttosto che di probabilità di superamento), è fornito nella figura seguente. Si fa nuovamente
notare che a valori di PGA più elevati corrispondono eventi sismici con periodo di ritorno
maggiori.
P e r i o d o
d i r i t o r n o
Intensità (PGA)
500 anni
0.27g
100 anni
0.12g
T R = 100 ann i
PGA 0.12g
T R = 500 ann i
PGA 0.27g
Figura 2: Esempio di Curva di Hazard
Per la determinazione dell‘azione sismica di progetto per un determinato sito si fa riferimento alle
nuove Norme Tecniche delle Costruzioni (NTC08, DM 14.01.2008 pubblicato sulla G.U. n. 29 del
4.2.2008), che introducono molti elementi di novità rispetto alla precedenti. In particolare, viene
superata la storica suddivisione del territorio nazionale in zone sismiche secondo i comuni di
appartenenza; l‘azione sismica di progetto è definita a partire dalla ―pericolosità sismica di base‖ del
sito della costruzione, da identificarsi in un ―reticolo di riferimento‖ che ricopre il territorio
nazionale i cui nodi, definiti in termine di latitudine e longitudine, sono sufficientemente vicini fra
loro (non distano più di 10 km).
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A-3: LA VULNERABILITÀ SISMICA
La vulnerabilità sismica di un edificio dipende principalmente da tre fattori:
tipologia costruttiva;
epoca di realizzazione e qualità costruttiva;
storia e stato di manutenzione del fabbricato.
Le tipologie costruttive utilizzate in Italia per l‘edilizia sanitaria sono sostanzialmente due: la
MURATURA ed il CEMENTO ARMATO.
La prima tipologia comprende i complessi ospedalieri che si trovano in edifici storici ubicati nei
centri delle nostre città; in molti casi, sia l‘edificio sia l‘istituzione hanno qualche secolo di storia.
Ciò non significa che tali edifici sono necessariamente deficitarii; anzi, se ben conservati, sono
spesso adeguati, o adeguabili con interventi ―sostenibili‖. Purtroppo, in molti casi tal i edifici si
trovano in uno stato di manutenzione carente o, soprattutto, sono stati oggetto di interventi di
ristrutturazione nel corso del secolo scorso che ne hanno ridotto significativamente la capacità di
resistenza.
L‘epoca di costruzione (e di progettazione) è invece un dato fondamentale per gli edifici in
cemento armato, tutti comunque realizzati nel secolo scorso. In particolare, l‘anno 1974 segna una
forte discontinuità dovuta all‘emanazione della Legge n. 64 ―Provvedimenti per le costruzioni con
particolari prescrizioni per le zone sismiche‖.
Gli edifici in c.a. antecedenti al ‘74 sono stati progettati per resistere essenzialmente alle azioni
verticali e pertanto, ove siano ubicati in una zona attualmente classificata sismica, necessitano con
ogni probabilità di importanti interventi di adeguamento.
Per gli edifici realizzati dopo il ‘74, e quindi progettati con criteri più moderni per resistere alle
azioni orizzontali indotte dal sisma, la necessità di adeguamento dipende essenzialmente dalla
qualità della progettazione e dell‘esecuzione dell‘opera. In ogni caso, le tecniche di progettazione
simica hanno conosciuto notevoli avanzamenti nei due decenni trascorsi; è ragionevole prevedere
interventi localizzati volti a sanare le deficienze riscontrate nei dettagli costruttivi progettati negli
anni ‘70 e ‗80.
Per gli edifici (ben) progettati secondo le indicazioni contenute negli Allegati dell‘Ordinanza PCM
3274/2003, e comunque per tutti quelli progettati secondo le specifiche del‘Eurocodice 8, non è
necessario intervenire sulla componente strutturale.
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Le considerazioni di massima sopra esposte sono schematicamente rappresentate in Tabella 1. Le
caselle con sfondo rosso indicano le situazioni potenzialmente molto pericolose che meritano
immediata attenzione e per le quali probabilmente sarà necessario adeguare; con il colore arancione
si indicano invece quelle situazioni che devono essere verificate, ma per le quali la necessità di
intervenire non è scontata. Infine, con il colore verde sono indicate le situazioni a limitato rischio
sismico.
Tabella 1: Indicazioni di massima sulla vulnerabilità delle costruzioni
Tipologia Condizioni Zona sismica 1 Zona sismica 2 Zona sismica 3
C.A. Pre L.64/74
Post L.64/74Post 1996
Muratura Buona conservazione /
limitati interventi
Cattiva conservazione/
pesanti interventi
I metodi disponibili per la valutazione della vulnerabilità di un edificio sono numerosi. In via
semplificativa, è possibile proporre una classificazione per livelli di crescente complessità ed
accuratezza:
I livello: procedure di natura statistica/esperienziale basate su schede sviluppate
appositamente per i complessi ospedalieri;
II livello: analisi numeriche di dettaglio, di differente complessità (lineari e/o non-
lineari, statiche e/o dinamiche);
III livello: metodi di natura probabilistica che rappresentano lo stato dell‘arte in materia
dove tutte le variabili in gioco e le incertezze ad esse associate sono considerate equantificate.
La scelta del metodo di analisi è necessariamente legata al livello di conoscenza del sistema in esame
(come espressamente richiesto dall‘Ordinanza) e agli obiettivi prescelti .
I metodi di I livello sono di tipo esperienziale. In pratica, essi consistono nella compilazione di
predefinite schede di rilevamento delle informazioni sensibili che, opportunamente pesate,
consentono di esprimere un primo giudizio di merito sullo stato della costruzione. Questi metodi
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sono adatti per eseguire valutazioni preliminari, ad esempio in situazioni in cui è necessario definire
uno schema di priorità in complessi di più edifici.
Il II livello è invece quello correntemente utilizzato nella pratica professionale: sono i metodi di
analisi e verifica indicati nelle Norme Tecniche e nell‘Ordinanza, su cui si concentra l‘attenzione diquesto studio.
Infine, il III livello consente di considerare esplicitamente nel calcolo le incertezze associate al
problema, sia quelle relative all‘azione sismica che le altre relative alla struttura ospedaliera
(materiali, geometria, etc.). Tuttavia, i metodi rigorosamente probabilistici sono molto complessi,
certamente fuori portata per ingegneri di ordinaria preparazione, anzi confinati agli esperti del
settore. Ad essi è necessario ricorrere solo in quei casi di importanza e complessità tali da meritare
questo livello di approfondimento. Per una descrizione di tali metodi si rimanda alla letteratura
specializzata (Pinto et al., 2004).
A-4: LIVELLI DI PRESTAZIONE
Il concetto di vulnerabilità è intrinsecamente legato a quello di prestazione: la vulnerabilità di
un‘opera può essere quantificata solo in funzione di una ben definita prestazione.
Il tema della prestazione attesa assume una particolare importanza nel caso di ospedali. Questi
sistemi sono infatti regolati da canoni diversi rispetto a tipologie quali gli edifici per civileabitazione o per uffici, capannoni industriali, etc.
Gli ospedali si differenziano rispetto alla maggior parte delle costruzioni fondamentalmente per i
seguenti aspetti:
1. la funzione sociale;
2. il ruolo strategico in caso di calamità naturali (come un evento sismico);
3. l‘elevato valore del contenuto (superiore rispetto al contenitore – edificio)
4. l‘elevato tasso di occupazione, il ciclo ininterrotto d‘attività, la complessità dei sistemi e
delle funzioni.
Per queste ragioni risulta logico, oltre che opportuno, richiedere per gli ospedali prestazioni
superiori rispetto agli standard che si applicano alle normali costruzioni.
In particolare, in paesi con un grado di sviluppo come il nostro, fa ormai parte del sentire comune
che i presidi ospedalieri più importanti debbano mantenere l’operatività delle principali
funzioni anche a seguito di un evento sismico intenso, piuttosto che dare garanzie solo nei
confronti della sicurezza per la vita, come è tradizione.
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I quattro livelli di prestazione comunemente utilizzati per classificare la risposta degli edifici, ed i
livelli di danno associati, sono indicati in Tabella 2. Per soddisfare il livello di operatività è
necessaria non solo la ―positiva‖ risposta delle strutture, ma anche quella degli elementi
architettonici in generale, degli impianti e delle attrezzature. Tutti questi elementi sono classificati
come elementi non-strutturali.
Tabella 2: Livelli di prestazione
Livello prestazionale
Operativo Agibile Stabile Collasso
Danni strutt. assenti lievi moderati estesi
D. non-strutt. assenti lievi moderati / estesi -
D. contenuto lievi moderati estesi -
Sicurezza Sì Sì Sì No
Economici 0-10% 10-30% 30-60% 60-100%
Funzionali Operativo con minimidisagi
Operativo con lievi disagi(giorni)
Non operativo necessarieriparazioni (mesi.) Non operativo
Stato Hospital
ChirurgyPediatry…
Hospital
ChirurgyPediatry…
H o s p i t a l
ChirurgyPediatry…
In tabella lo stato del sistema è misurato anche in funzione di parametri quali la garanzia di
sicurezza per la vita, i danni economici espressi percentualmente in funzione del costo dell‘opera, lo
stato di funzionalità dei servizi essenziali per somministrare l‘assistenza necessaria alle vittime del
terremoto.
Le nuove Norme Tecniche introducono la verifica sismica per lo Stato Limite di Operatività,
definendolo come segue: ―a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli
elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, non devesubire danni ed interruzioni d'uso significativi‖.
La norma suggerisce, per i casi ordinari, di verificare tale prestazione per una azione sismica con
T R = 120 anni. Quindi specifica che:
• Qualora la protezione nei confronti degli stati limite di esercizio sia di prioritaria
importanza, l‘intensità dell‘azione può essere aumentata in funzione del grado di protezione
che si vuole raggiungere (NTC08, § 3.2). Questo è certamente il caso degli ospedali.
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• Nel caso di edifici esistenti, il livello di intensità dell‘azione sismica per la verifica dello
Stato Limite di Operatività può essere stabilito dal Progettista di concerto con il
Committente (NTC08, § 8.3.).
La determinazione del livello di protezione da perseguire per un ospedale esistente deve essere èquindi oggetto di accurata valutazione. Indicazioni a riguardo saranno fornite nella seconda parte
del documento.
A-5: STATEGIE DI ADEGUAMENTO
La verifica di sicurezza sismica costituisce il primo passo del complesso processo che porta
all‘adeguamento di un sistema ospedaliero (nel caso in cui esso risulti necessario, ovviamente).
Il passo successivo consiste nel progettare un intervento di adeguamento in grado di incrementare
le prestazioni del sistema fino al livello richiesto. Ciò non è sempre possibile: ci sono dei casi di
strutture le cui condizioni iniziali sono talmente deficitarie da rendere non conveniente, se non
impossibile, l‘adeguamento agli obiettivi di sicurezza fissati.
In altri casi l‘adeguamento può essere perseguito con successo mediante diversi tipi d‘intervento,
alcuni basati su tecniche tradizionali, come ad esempio la realizzazione di setti di irrigidimento, altri
su tecniche alternative, come l‘isolamento alla base. È quindi necessario operare una scelta tra le
soluzioni alternative.
I dati che si ricavano dalle attività tecniche non sono però sufficientemente informativi per poter
scegliere la strategia di adeguamento ―economicamente più vantaggiosa‖. Ad una valutazione
tecnica, come ad esempio il livello di prestazione raggiunto o il numero di setti da inserire nel
fabbricato, devono seguire considerazioni di natura sanitaria ed economica.
Le prime consistono nel verificare la compatibilità dell’intervento di adeguamento con
l’ordinaria erogazione dei servizi medici. Ciò dipende in larga misura dalle modalità di
esecuzione dei lavori di adeguamento. Devono essere previste in fase progettuale tutte le necessariemisure per ridurre quanto più possibile le interferenze. Questa attività deve essere eseguita di
concerto dai tecnici incaricati e dai sanitari dell‘ospedale.
Le valutazioni economiche devono stimare il costo “reale” dell’intervento d’adeguamento, che
è dato dalla somma dei costi diretti e di quelli indiretti. I costi diretti si riferiscono alla spesa per i
lavori di adeguamento, e sono valutabili utilizzando i normali procedimenti (computi metrici). I
secondi si riferiscono, in sostanza, alla mancata erogazione dei servizi medici, circostanza che
comporta disagi sia al cittadino, i cosiddetti costi sociali, sia all‘azienda, che a fronte di costi di
gestione fissi perde una fonte di reddito (il posto letto e/o la prestazione). I costi indiretti sono
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molto difficili da stimare. Nella seconda parte del documento sono fornite delle espressioni per una
valutazione di massima in funzione o della superficie ospedaliera non disponibile per lavori oppure
dei posti-letto persi durante i lavori.
L‘insieme delle informazioni tecniche, la prestazione conseguibile, sanitarie, la compatibilità tra
attività medica e intervento d‘adeguamento, ed economiche, i costi reali dell‘intervento, permettono
al management dell‘Azienda di operare, con la dovuta cognizione, la scelta della strategia di
adeguamento. Le alternative in pratica disponibili possono essere raggruppate nelle seguenti tre
opzioni:
1. Recupero mediante intervento di adeguamento, che può essere realizzato seguendo dueapprocci alternativi:
o adeguamento con un singolo intervento;
o adeguamento per passi successivi (incrementale).
2. Riedificazione (demolizione e ricostruzione in loco).
3. Costruzione ex-novo di una nuova sede e alienazione dell‘esistente.
I punti caratteristici dei vari approcci sono riportati nella tabella seguente. Si fa osservare che
l‘approccio d‘adeguamento incrementale prevede di eseguire la maggior parte degli interventi di
adeguamento in occasione delle operazioni di manutenzione ordinarie e straordinaria, per la verità
molto frequenti negli ospedali. Ciò permette di limitare le interferenze e ridurre i costi, al prezzo diritardare la completa messa in sicurezza dell‘ospedale.
Tabella 3: Strategie di Adeguamento
Approcc ioTempo di
in agi bi lità
Tempo d i
real izzazioneCosto Risul tato
Demolizione ecostruzione nuova
struttura
Limitato se la costruzioneè altrove, alto se la
costruzione coincide conla precedente.
Alto Alto
Struttura pienamente rispondentealle nuove normative sia
strutturali (sisma) cheimpiantistiche e funzionali
Adeguamento conun singolo intervento
Medio – Alto Medio MedioStruttura “migliorata”, ma non
sempre pienamente rispondentealle nuove normative
Adeguamento perpassi
Molto limitato Alto LimitatoStruttura “migliorata”, ma non
sempre pienamente rispondentealle nuove normative
Il tema della strategia di adeguamento è oggetto di grande attenzione da parte degli operatori del
settore. Come già riportato nell‘introduzione al presente documento, una buona parte del
patrimonio edilizio ospedaliero italiano è costituito da edifici storici in muratura e da edifici in c.a.
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con oltre 30 anni di vita, due tipologie non rispondenti ai moderni criteri di efficienza energetica, di
reversibilità e flessibilità, oltre che di adeguatezza all‘azione sismica.
Per queste strutture è naturale e doveroso prendere in seria considerazione la possibilità di una
riedificazione o di una costruzione ex-novo. Quest‘ultima soluzione è particolarmente indicata neicasi di complessi ospedalieri ubicati negli edifici storici in centro città, la cui trasformazione in
residenze e/o uffici può fornire gran parte o la totalità delle risorse necessarie per la realizzazione di
un nuovo e moderno complesso ospedaliero in aree meno centrali ma più idonee anche nei
confronti della gestione delle emergenze. Questo tipo di soluzione incontra, comprensibilmente,
forti resistenze da parte della cittadinanza, per ragioni di utilità e di interesse. Ciò introduce l‘ultimo
aspetto determinante ai fini della scelta finale dell‘intervento, il tema sociale.
Questo documento tratta principalmente gli aspetti tecnici e fornisce delle indizioni per le
valutazioni sanitarie ed economiche. Non riguarda invece gli aspetti sociali il cui peso sulla sceltafinale, l‘esperienza insegna, non è affatto trascurabile.
IL PIÙ DELLE VOLTE,
CON INTERVENTI MIRATI E POCO INVASIVI ,
È POSSIBILE RADDOPPIARE LE “PRESTAZIONI”
DEL SISTEMA OSPEDALE
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P ARTE A - INFORMATIVA PER I DIRETTORI TECNICI DELLE STRUTTURE SANITARIE, PER I
CONSULENTI TECNICI E PER I PROGETTISTI
LL A A SS II CC UU R R EE ZZ ZZ A A SS II SS MM II CC A A NN EE GG LL II OO SS PP EE DD A A LL II ::
II LL QQ UU A A DD R R OO NN OO R R MM A A TT II V V OO
A-6: CENNI STORICI E SITUAZIONE ATTUALE
La verifica di sicurezza degli edifici ospedalieri esistenti è attualmente regolata dalle disposizioni di
legge comuni a tutte le costruzioni.
A pochi giorni dalla consegna del presente documento3
sono state emanate le Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/1/2008, G.U. n.29 del 4/2/2008 – Supp. Ord. N. 30) che
pong ono fine ad un lungo periodo d‘incertezza in merito alle disposizioni sismiche cogenti, che
ebbe inizio con l‘Ordinanza P.C.M. 3274 del 20/3/2003 e le successive modificazioni (in particolare
l‘Ordinanza P.C.M. 3431 del 3/5/2005, G.U. n. 107 del 10/5/2005 – Supp. Ord. N. 85) e seguitò
con le Norme Tecniche delle Costruzioni (D.M. 14/9/2005, 2005 meglio noto come Testo Unico ),
che però non hanno trovato applicazione pratica per la riscontrata necessità di numerose messe a
punto. Le nuove Norme del 2008 sono formalmente un aggiornamento delle Norme del 2005; in
realtà il testo è stato redatto ex-novo. Questo nuovo testo è un‘evoluzione nel solco della tradizione(Norme Tecniche del ‘96), recepisce l‘impostazione e le prescrizioni dell‘Ordinanza (che a suo volta
deriva dagli Eurocodici), ed introduce importanti innovazioni sia riguardo alle prestazioni attese che
alla definizione dell‘azione sismica.
Si premette, prima di entrare nel merito degli aspetti che interessano la verifica sismica degli
ospedali esistenti alla luce delle più recenti Norme Tecniche, che nel nostro Paese la scelta del
3 I termini di consegna dei prodotti dell‘Azione D è l‘11 marzo 2008.
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livello di sicurezza di un opera non è stata, storicamente, appannaggio del progettista bensì eseguita
dal legislatore ed implicitamente garantita mediante le prescrizione normative. Inoltre, l‘attenzione
dedicata alle strutture esistenti è stata piuttosto marginale. Le Norme Sismiche del 1996 (D.M.
16/01/1996) distinguevano tra due tipi di interventi: quello di adeguamento, definito come la messa a
norma dell‘edificio, e quello di miglioramento, che realizza un incremento della capacità resistente
dell‘opera ma non in misura tale da rendere la stessa in grado di soddisfare gli standard vigenti.
L‘obbligo di adeguamento di un‘opera era prescritto solo per un numero limitato di circostanze, che in
sostanza possono ricondursi a cambi di destinazione e/o interventi sulle strutture volti ad
aumentare la volumetria dell‘opera. Per gli edifici soggetti a tutela artistica era (ed è) consentito
derogare da tali requisiti. Paradossalmente, anche se comprensibilmente, è proprio in questi edifici
di particolare pregio storico/artistico che sono spesso ospitate attività strategiche per la sicurezza
nazionale.
Inoltre, la valutazione dello stato dell‘opera e, soprattutto, le modalità di quantificazione del
risultato raggiunto con l‘intervento progettato, non erano sostanzialmente trattati dalla norma. La
discrezionalità storicamente lasciata al progettista si riteneva fosse il ―prezzo‖ da corrispondere
causa la variabilità delle situazioni rinvenibili nel patrimonio edilizio del nostro paese, costituito da
edifici storici di eccezionale pregio architettonico ma limitata capacità strutturale (come anche di
costruzioni più recenti una cui puntuale valutazione potrebbe essere causa di spiacevoli scoperte).
L‘Ordinanza P.C.M. 3274 del 2003 (nel seguito denominata Ordinanza ) ha rappresentato un
significativo atto di discontinuità e di innovazione rispetto al passato per molteplici fattori, tra cui
l‘attenzione per gli edifici esistenti. Infatti, per la prima volta nella storia del nostro Paese, si
prescrive l‘obbligo di eseguire le verifica di sicurezza di tutti i fabbricati strategici per gli obiettivi di
protezione civile. Inoltre, allegate all‘Ordinanza sono emesse delle Norme Tecniche per
progettazione in zona sismica, il cui Capitolo 11 è interamente dedicato alla valutazione di sicurezza
degli edifici esistenti. Anche in questo caso per la prima volta la problematica delle strutture
esistenti è trattata in modo comprensivo e dettagliato, a partire dalle indagini sperimentali che
devono essere eseguite, ai metodi di analisi e verifica, fino ad indicazioni circa gli interventi tecnici
di adeguamento.
Le nuove Norme Tecniche, come detto, rappresentano un‘evoluzione nel solco della tradizione . Il
tempo a disposizione della scrivente non è stato certamente sufficiente per effettuare un esame
puntuale di tutto il voluminoso testo. Nel seguito si forniranno comunque considerazioni circa i
principali aspetti che riguardano la verifica sismica degli ospedali.
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Le NTC08 contengono significativi avanzamenti riguardo alle definizione delle prestazioni attese ed
alla descrizione dell‘azione sismica.
In merito al primo tema, l‘intensità dell‘azione sismica sulle costruzioni è ora esplicita funzione del
periodo di riferimento V R dell‘opera, un parametro che dipende dal tipo e dall‘importanza dellacostruzione. Gli obiettivi di sicurezza (cioè il livello di protezione) sono definiti associando la
prestazione attesa (stato limite) con un valore della probabilità di superamento dell‘evento sismico
RV P nel periodo RV dell‘opera. I valori di
RV P sono indicati per opere standard, ma è
espressamente indicato che ―qualora la protezione nei confronti degli stati limite di esercizio sia di
prioritaria importanza, i valori di RV
P forniti in tabella (3.2.I, n.d.r.) devono essere ridotti in
funzione del grado di protezione che si vuole raggiungere‖ (NTC08, § 3.2.1).
Infine, è esplicitamente introdotto lo stato limite di operatività (SLO), così definito: ―a seguito delterremoto la costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi strutturali, quelli non
strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua funzione, non deve subire danni ed interruzioni d'uso
significativi‖ (NTC08, § 3.2.1).
In sostanza, in accordo con la filosofia della sicurezza alla base delle norme internazionali più
recenti (ad esempio, gli Eurocodici), le nuove Norme sanciscono in via definitiva che le opere
devono essere dotate di un livello di protezione antisismica differenziato in funzione della loro
importanza e, quindi, delle conseguenze più o meno gravi di un loro danneggiamento per effetto di
un evento sismico. In aggiunta, forniscono gli strumenti pratici affinché il committente, di concertocon il progettista, siano in grado di operare razionalmente e coscientemente tale scelta.
Con riferimento all‘azione sismica, le nuove Norme introducono importanti novità rispetto alla
precedente. La storica classificazione del territorio nazionale in zone sismiche, che operava per
comuni, è ora superata. L‘azione sismica è ora definita con maggior dettaglio ―a partire dalla
pericolosità sismica di base‖ del sito di costruzione‖. I particolari circa la definizione dell‘azione
sismica sono forniti in un successivo capitolo del presente documento. È invece utile osservare che
gli avanzamenti proposti nella Norma si basano sul lavoro svolto dall‘INGV in questi ultimi anni,culminato con l‘emanazione dell‘Ordinanza P.C.M. n. 3519 del 28/4/06 (G.U. n.108 del 11/5/06) e
con la realizzazione del sito web precedentemente citato nel quale sono dispo nibili lo stato dell‘arte
in materia per tutto il territorio nazionale. Recependo integralmente i risultati dell‘INGV, le nuove
Norme forniscono in modo autosufficiente la migliore informazione oggi disponibile sul livello di
sismicità dell‘intero territorio nazionale.
Il capitolo delle nuove Norme dedicato agli edifici esistenti (Capitolo 8) mantiene l‘impostazione
delle precedenti (D.M.‘96), pur rappresentandone una positiva evoluzione. Il testo è infatti piuttosto
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sintetico, ma introduce gli elementi necessari per l‘applicazione delle procedure di dettaglio
contenute nel Capitolo 11 dell‘Ordinanza (indagini, fattori di confidenza, metodi di analisi, verifiche
di sicurezza, etc.). Queste saranno invece riproposte nella prossima Circolare del Ministero LL.PP.
contenete le istruzioni per l‘applicazione delle NTC08.
In conclusione, la valutazione della sicurezza sismica degli edifici esistenti potrà essere
eseguita utilizzando congiuntamente le nuove NTC08 e gli allegati tecnici del l’Ordinanza
(questi ultimi non saranno più necessari una volta emanata la Circolare applicativa delle Norme).
Questi due documenti forniscono un impianto solido e ben articolato. Ciò nonostante, per
applicare le norme al caso degli ospedali, che si ricorda sono sistemi ben più complessi dei normali
edifici, sono necessarie alcune considerazioni aggiuntive e delle specifiche più dettagliate rispetto a
quanto contenuto nelle norme esistenti.. Ad esempio, le indicazioni fornite nell‘Ordinanza e nelle
NTC08 in merito alle componenti non-strutturali ed impiantistiche sono troppo generiche per un
ospedale, la cui operatività dipende da esse. Un altro tema non trattato nelle norme è quello della
strategia di adeguamento; indicazioni in merito alla valutazione tecnico-economiche delle varie
alternative possibili sono quindi necessarie oltre che utili.
La necessità di particolari disposizioni per la sicurezza sismica degli ospedali esistenti è ben nota al
Ministero della Salute, che da tempo svolge un ruolo attivo in questo settore. Si richiamano, ad
esempio, le Raccomandazioni per il miglioramento della sicurezza sismica e della funzionalità degli ospedali
redatte da un qualificato gruppo di lavoro istituito dal Ministero; questo documento è un utile
riferimento in materia di programmazione degli interventi e di pianificazione dell‘emergenza per gli
ospedali.
Si segnala inoltre la ― Attività di assistenza tecnica a favore delle amministrazioni regionali
dell‘obiettivo 1 per il miglioramento della sicurezza sismica negli ospedali ed il manten imento delle
funzioni ospedaliere strategiche in situazioni di emergenza (PON ATAS 2000/2006)‖, ed in
particolare il progetto che ha supportato la Regione Calabria nello sviluppo di programmi di
previsione e prevenzione dei rischi e nell‘adeguamento e nel miglioramento della sicurezza sismica
degli edifici pubblici. In questo caso l‘attività ha riguardato non solo la sicurezza sismica del singolo
presidio ma anche la valutazione della risposta regionale all‘emergenza sismica , considerando
interagenti la rete infrastrutturale e i presidi sanitari. I risultati del progetto sono riportati nel
documento di sintesi disponibile sul sito del Ministero della Salute4.
4 In alternativa,i documenti sono disponibili sul sito della scrivente www.studiosperi.it
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A-7: APPROFONDIMENTI E LINEE GUIDA
La restante parte del documento è dedicata all‘approfondimento dei temi relativi alla valutazione disicurezza degli ospedali esistenti che necessitano di ulteriori approfondimenti rispetto a quanto già
contenuto nei documenti normativi di riferimento (NTC08 e Ordinanza). Le informazioni fornite
potranno essere utilizzate dalle autorità e/o amministrazioni competenti per la redazione di Linee
Guida sull‘argomento.
I temi da approfondire possono essere individuati a partire dai due fattori che caratterizzano, ai fini
della valutazione della sicurezza sismica, il sistema ospedale rispetto alle altre tipologie di edifici
(residenziali, uffici, servizi, etc.):
Il contributo dei componenti non-strutturali per la funzionalità dell‘ospedale anche a
seguito di un intenso evento sismico;
Il conflitto tra la necessità di somministrazione continua dei servizi medici e le attività di
indagine conoscitiva e di esecuzione dei lavori.
Gli aspetti che necessitano di ulteriore approfondimento possono essere raggruppati in tre grandi
aree:
Specifiche di dettaglio su vari argomenti (obiettivi di sicurezza, danneggiabilità degli
elementi strutturali e degli impianti, etc.).
Scelta della strategia di intervento.
Pianificazione delle attività d‘indagine e di verifica e delle modalità di esecuzione
dell‘intervento.
A ciascuna area corrisponde una delle macro-attività in cui può essere suddiviso il processo di
adeguamento di un ospedale esistente, precisamente:
1. La verifica di sicurezza dell‘esistente.
2. Il progetto dell‘intervento d‘adeguamento.
3. La pianificazione e la gestione del processo.
Le prime due attività, comuni anche alle altre opere, sono inquadrate con sufficiente chiarezza dalla
normativa vigente. Come già anticipato nel paragrafo precedente, le verifiche di sicurezza degli
ospedali esistenti possono essere eseguite in sostanziale accordo con le indicazioni contenute nelle
Norme Tecniche delle Costruzioni del 2008 e nell‘Ordinanza PCM 3431/2005. In particolare, le
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NTC08 forniscono adeguati strumenti per la scelta degli obiettivi di sicurezza e per la
rappresentazione del moto sismico; l‘Ordinanza fornisce la procedura di verifica. I punti che
richiedono approfondimenti sono i seguenti:
- obiettivi di sicurezza per gli ospedali;
- indagini conoscitive negli ospedali;
- elementi non-strutturali;
- indicatori avanzati per misurare le prestazioni del sistema ospedaliero.
Vi è da aggiungere che l‘esperienza acquisita nell‘applicazione del‘Ordinanza dal 2003 ad oggi ha
consentito di identificare una serie di possibili migliorie e di semplificazioni applicative della
procedura di verifica, illustrate nel successivo capitolo.
La terza attività non è trattata nella normativa, pur essendone riconosciuta l‘importanza nell‘esame
dei sistemi complessi. Tale carenza costituisce motivo del ritardo e dell‘inerzia riscontrata
nell‘adeg uamento sismico delle strutture in genere, e degli ospedali in particolare. La pianificazione
ha un duplice scopo: a) minimizzare le interferenze tra attività ingegneristiche e sanitarie; b)
coinvolgere tutti i soggetti potenzialmente interessati da tali attività(management dell‘ospedale,
responsabili sanitari, i tecnici incaricati, etc.).
Nell‘ultimo capitolo del documento si presenta un esempio di procedura per l‘adeguamento di un
complesso ospedaliero, nella quale sono rappresentate tutte le fasi del processo. Una procedura di
questo tipo dovrebbe costituire lo strumento di guida e di indirizzo per i responsabili del processo.
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PARTE A - RIASSUNTO
ASPETTI CHIAVE NELL’ADEGUAMENTO SISMICO DI UN SISTEMA
OSPEDALIERO
Scelta degli obiettivi di sicurezza: il livello di prestazione richiesto, e quello raggiunto con
l‘intervento, devono essere espressi in modo chiaro e trasparente.
Scelta della tecnica d’intervento: i sistemi di mitigazione sono progettati allo scopo di risolvere i
punti critici individuati nella fase di valutazione della vulnerabilità del sistema non-adeguato.
Dipendono dalle caratteristiche della struttura, dagli obiettivi di sicurezza che si vogliono perseguire
e dai vari vincoli di natura economica e funzionale .
Approccio condiviso: la scelta della strategia deve essere, per quanto possibile, condivisa con il
personale sanitario.
Pianificazione e gestione del processo: un apposito gruppo costituito da più expertise (sanitarie e
tecniche) deve essere costituito per monitorare il procedere dell‘inter vento e verificare le scelte
progettuali, con particolare riferimento alla compatibilità tra lo svolgimento dei servizi medici e
l‘esecuzione dei lavori (o delle indagini conoscitive in fase di progettazione).
Valutazione dei costi: devono essere valutati sia i costi diretti che quelli indiretti, dovuti
all‘interruzione dei servizi medici.
Ristrutturare o Riedificare? Nella scelta della strategia d‘adeguamento devono essere prese in
considerazione tutte le possibili alternative, inclusa la riedificazione in loco o la costruzione ex-novo
in altra sede.
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P ARTE B – PROPOSITIVA PER I CONSULENTI TECNICI E PER I PROGETTISTI
V V EE R R II FF II CC HH EE DD II SS II CC UU R R EE ZZ ZZ A A DD EE GG LL II
OO SS PP EE DD A A LL II EE SS II SS TT EE NN TT II
B-1: OBIETTIVI DI SICUREZZA
Nel campo dell‘ingegneria sismica con termine ―obiettivo di sicurezza‖ si intende definire il livello
di prestazione atteso di un edificio in funzione dell‘intensità dell‘evento sismico.
La prestazione attesa di un edificio può esser definita, in via generale, dalla combinazione delle
prestazioni della componente strutturale con quella della componente ―non-strutturale‖
(tamponature, arredi, infissi, etc. etc.) ed impiantistica. Di seguito si riporta (a meno di piccolemodifiche) la ben nota tabella utilizzata per la prima volta nelle norme statunitensi FEMA 273 del
1996 per la definizione delle prestazioni attese di un sistema; questa tabella è stata successivamente
riproposta in vari documenti tra cui, solo per citarne alcuni, le ATC40, le FEMA 356 (che sono lo
sviluppo delle FEMA 273) ed anche nelle Raccomandazioni del Ministero della Salute.
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Tabella 4: Livelli di Prestazione per gli Edifici
Livelli o campi di prestazione strutturale
S-1 Agibilitàimmediata
S-2Campo di
dannocontrollato
S-3Sicurezzaper la vita
S-4Campo disicurezzalimitata
S-5Non
collasso
S-6Non
considerato
L i v e l l i d i p r e s t a z i o n e n
o n – s t r u t t u r a l e
N-AFunzionale
1-A(IF)
2-A N.R N.R N.R N.R
N-B Agibilità
1-B(IO)
2-B 3-B N.R N.R N.R
N-CSicurezza per
la vita1-C 2-C
3-C(LS)
4-C 4-D 5-D
N-DRischi ridotti
N.R 2-D 3-D 4-D 5-D 6-D
N-ENon
consideratoN.R N.R N.R 4-E
5-E(CP)
Nessunaprestazione
(IF= immediate functionality IO= immediate occupancy; LS= life safety; CP= collapse prevention, N.R. = non raccomandato)
Le prestazioni strutturali sono standardizzate in cinque livelli:
tre fondamentali (S-1=Agibilità immediata, S-3=Sicurezza per la vita ed S-5=Non collasso);
due intermedi (S-2 ed S-4);
uno corrispondente alla non considerazione della prestazione strutturale (S-6).
Le prestazioni degli elementi non-strutturali sono analogamente classificate secondo quattro livelli
standard (più il quinto livello corrispondente alla non considerazione della prestazione). Per una
descrizione dettagliata delle prestazioni attese per ciascuna delle condizioni in tabella
(differenziando per elementi strutturali, architettonici ed impianti) si rimanda alle FEMA 356.
La prestazione dell‘edificio si ottiene dalla combinazione delle prestazioni strutturali e non-
strutturali. Tra tutte quelle possibili, le combinazioni di effettivo interesse per la valutazione di
sicurezza sismica degli ospedali sono quelle con sfondo pieno Tabella 4. Lo stato dell‘edificio per
questi quattro livelli di prestazione è definito come segue:
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Funzionalità Immediata (IF): prevede un lieve danneggiamento delle strutture (S-1), tale da
consentire l‘immediata agibilità dell‘edificio, come anche degli elementi architettonici in
genere ed, inoltre, il funzionamento di tutte le principali reti impiantistiche (acqua, luce,
gas, comunicazioni, ascensori, ect.) (N-A) ;
Agibilità Immediata dell‘edificio (IO): lo stato delle strutture è analogo alla condizione
precedente (S-1), mentre per quanto riguarda le componenti non-strutturali sono garantite le
condizioni di agibilità (tamponature, infissi, controsoffitti) ma NON la funzionalità delle
principali reti (N-B);
Sicurezza per la vita (LS): prevede un danno strutturale significativo (S-3), ma per il quale è
ancora ragionevolmente garantita la sicurezza per la vita degli occupanti. L‘edificio potrebbe
aver necessità di riparazioni o opere provvisionali prima di essere riutilizzato. Analogamente,
danni significativi ed estesi sono previsti per tutti gli elementi non-strutturali (N-C).
Assenza di Collasso dell‘edificio (CP): l‘organismo strutturale è ai limiti del collasso, parziale o
totale, anche se complessivamente ancora in grado di sostenere la forza di gravità (S-5); lo
stato degli elementi non-strutturali non è preso in considerazione, supponendo gli stessi
irreparabilmente danneggiati o distrutti (N-E).
Il rapporto tra i quattro livelli di prestazione è schematicamente rappresentato nella figura seguente.
Figura 3- Scenari di danno secondo il FEMA 396
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Questa classificazione delle prestazioni trova pieno riscontro con gli stati limite introdotti nelle
nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC08). Per le verifiche sismiche sono introdotti
quattro stati limite, due per le verifiche in esercizio e due per le verifiche in condizioni ―ultime‖. Le
definizioni utilizzate nelle NTC08 sono riportate di seguito, per comodità del lettore.
Gli stati limite di esercizio sono:
Stato Limite di Operatività (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso,
includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua
funzione, non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi;
Stato Limite di Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso,
includendo gli elementi strutturali, quelli non strutturali, le apparecchiature rilevanti alla sua
funzione, subisce danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere
significativamente la capacità di resistenza e di rigidezza nei confronti delle azioni verticali ed
orizzontali, mantenendosi immediatamente utilizzabile pur nell‘interruzione d‘uso di parte delle
apparecchiature.
Gli stati limite ultimi sono:
Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione subisce
rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei componenti
strutturali cui si associa una perdita significativa di rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la
costruzione conserva invece una parte della resistenza e rigidezza per azioni verticali e un margine
di sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche orizzontali;
Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione subisce
gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto gravi dei
componenti strutturali; la costruzione conserva ancora un margine di sicurezza per azioni verticali
ed un esiguo margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni orizzontali.
L‘associazione tra gli stati limite definiti nelle nuove norme e i livelli di prestazione identificati dalle
norme statunitensi è immediata:
FEAM 273 NTC08
IF SLO
IO SLD
LS SLV
CP SLC
Ciò costituisce una utile armonizzazione. Ad esempio, la ricca letteratura tecnica statunitense
(documenti della FEMA, dell‘ATC) potrà essere utilizzata con maggior semplicità.
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Un‘altra novità contenuta nelle NTC08 è l‘introduzione del Periodo di Riferimento dell‘opera ai
fini della determinazione dell‘azione sismica. Il Periodo di riferimento si ottiene moltiplicando la
vita nominale N V dell‘opera, funzione del ―tipo di costruzione‖, per la un coefficiente U C che
definisce la ―classe d‘uso‖ della costruzione: N U R V C V . I valori di N V e U C sono riportati nelle
tabelle seguenti.
Tabella 5. Vita nominale (NTC08, T2.4.I)
Tipo di costruzione Vita nominale V N
(anni)
Opere provvisorie,
fasi di costruzione
≤ 10
Opere ordinarie ≥ 50
Opere strategiche ≥ 100
Tabella 6. Coefficiente d’uso (NTC08, T2.4.II)
Classe
d‘uso
I II III IV
CU 0.7 1.0 1.5 2.0
Con riferimento agli edifici, le classi d‘uso sono definite come segue.
Classe I: Costruzioni con presenza solo occasionale di persone, edifici agricoli.
Classe II: Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per
l‘ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali.
Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi.Classe IV: Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento
alla gestione della protezione civile in caso di calamità.
Gli ambulatori e gli ospedali per lunga degenza ricadono tra le opere ordinarie di Classe II. Il
periodo di riferimento è quindi pari a 50 anni. Per questo tipo di opere valgono le stesse
prescrizioni che si applicano agli edifici. Inoltre, queste opere non ricadono tra quelle con obbligo
di verifica ai sensi dell‘Ordinanza P.C.M. 3274/2003.
Gli ospedali per acuti, le aziende sanitarie di rilevanza nazionale, i pronto soccorso (DEA) e tutte le
strutture considerate Poli di Emergenza, quindi di primaria importanza ai fini della protezione
civile, sono opere strategiche di Classe IV: il corrispondente periodo di riferimento è 200 anni. Per
queste opere vige l‘obbligo di verifica ai sensi dell‘Ordinanza.
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Le considerazioni di cui sopra si applicano alle nuove costruzioni. Per le costruzioni esistenti ―è
possibile fare riferimento a livelli di sicurezza diversi da quelli delle nuove opere ed è anche
possibile considerare solo gli stati limite ultimi‖ ( NTC08 § 2.1.). Inoltre, ―nel caso in cui si effettui la
verifica anche nei confronti degli SLE i relativi livelli di prestazione possono essere stabiliti dalProgettista di concerto con il Committente‖ (§ 8.3.).
La scelta del livello di protezione per gli edifici esistenti è quindi nella piena discrezionalità del
Progettista e del Committente. Ciò può essere un‘importante opportunità per la messa in sicurezza
dei poli di emergenza sanitaria esistenti, ma anche un potenziale pericolo se tale libertà è utilizzata
solo ―al ribasso‖.
In linea di principio il livello di protezione richiesto per i poli sanitari di nuova costruzione deve
valere anche per quelli esistenti: non è accettabile che ad alcuni cittadini sia garantito un livello di
sicurezza superiore a quello di altri su base puramente geografica (e ambientale). L‘obiezione chesolitamente si muove a questo assunto è la seguente: richiedere un livello di protezione così elevato
( RT =475ys per lo SLO) per le strutture esistenti, per alcuni delle quali irragiungibile, costituisce un
forte deterrente all‘attività di messa in sicurezza dell‘esistente. Per questa ragione nel nostro Paese si
è scelto di accettare che il livello di protezione degli ospedali esistenti può essere inferiore rispetto a
quelli nuovi. Dal punto di vista normativo, ciò equivale a progettare un intervento di miglioramento
rispetto ad uno di adeguamento.
Nessun documento specifica la soglia minima del livello di protezione da garantire; la nuova norma
però prescrive che ―il Progettista dovrà esplicitare, in un‘apposita relazione, i livelli di sicurezza
attuali o raggiunti con l‘intervento e le eventuali conseguenti limitazioni da imporre nell‘uso della
costruzione‖ (§ 8.3.). Indipendentemente da qualsiasi vincolo specifico, per i poli di emergenza
esistenti gli scriventi ritengono che non siano accettabili interventi che non garantiscano il
soddisfacimento dello SLO per un evento sismico con periodo di ritorno almeno pari a 200 anni.
Il livello di prestazione raggiungibile mediante l‘adeguamento deve essere uno dei fattori che
determinano la scelta della strategia di intervento, come meglio esplicitato nel successivo capitolo.
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R ACCOMANDAZIONE . LIVELLI DI PROTEZIONE PER I POLI DI EMERGENZA
SANITARIA .
I livelli di protezioni suggeriti per i presidi ospedalieri, di nuova costruzione o
esistenti, sono indicati nella tabella seguente. I ―casi speciali‖ si riferiscono
agli ospedali esistenti per i quali non è possibile raggiungere i livelli di
protezione richiesti; per essi si suggeriscono delle soglie minime di accettabilità
del periodo di ritorno dell‘azione sismica.
Osp. Nuovi ed
EsistentiCasi speciali
Stato limite TR TR min.Esercizio SLO (operatività) 475 200
Ultimi SLV (salv. Vita) 2475 1900
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B-2: DETERMINAZIONE DELL’AZIONE SISMICA
Le novità introdotte dalle nuove norme tecniche rispetto alle precedenti nella definizionedell‘azione sismica sono sostanziali. In primo luogo è superata la tradizionale suddivisione del
territorio nazionale in 4 zone sismiche, operata mediante la classificazione dei comuni. Si ricorda
che a ciascuna zona sismica era associata un‘accelerazione di picco al suolo (PGA) di riferimento,
valida per tutti i comuni classificati in quella zona. In secondo luogo, la forma dello spettro di
risposta elastico non è più unica per tutto il territorio nazionale.
L‘azione sismica di progetto è definita a partire dalla ―pericolosità sismica di base‖ del sito della
costruzione, specificata in termini di spettro di risposta elastico in accelerazione della componenteorizzontale. Le forme spettrali sono definite, per i periodi di ritorno di riferimento 6, a partire dai
valori dei seguenti parametri locali di sito:
g a : accelerazione orizzontale massima al sito
0 F :valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale
*
C T : periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione
orizzontale.
Tali valori, riferiti a condizioni di campo libero su suolo rigido con superficie topograficaorizzontale, sono forniti in allegato alla norma per un ―reticolo di riferimento‖ che ricopre il
territorio nazionale i cui nodi, definiti in termine di latitudine e longitudine, sono sufficientemente
vicini fra loro (non distano più di 10 km). I parametri locali per un periodo di ritorno diverso da
quelli proposti dalle norme si ricavano mediante interpolazione tra i 2 periodi di ritorno più vicini al
valore desiderato. Per maggiori dettagli si rimanda all‘allegato A delle Norme Tecniche ( Pericolosità
sismica ).
Le espressioni analitiche dello spettro di risposta elastico non sono qui riportate per brevità. Queste
sono comunque funzione del tipo si suolo su cui è realizzata l‘opera, distinguendo in sette categorieidentificate per tipologia, velocità media delle onde di taglio (sui 30m superiori), numero di colpi
nella prova penetrometrica standard, coesione non drenata. Lo spettro è funzione anche delle
―condizioni topografiche‖ del sito, identificate da quattro classi (superficie pianeggiate, con
pendenza > 15° e due tipi di rilievi).
6 I periodi di ritorno di riferimento sono i seguenti: T R = 30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975, 2475 anni
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In base alle nuove norme, dunque, l'azione sismica di riferimento è definita per ogni sito sulla base
delle sue coordinate. Le zone sismiche hanno significato da un punto di vista amministrativo; le
Regioni che volessero aggiornare l'elenco dei comuni in zona sismica, in base all'OPCM 3519/2006
devono fare riferimento alla mappa di pericolosità ed alle modalità di valutazione ivi contenute.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha sviluppato il programma sperimentale ―Spettri di
risposta‖ che fornisce gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale)
delle azioni sismiche di progetto per il generico sito del territorio nazionale. Il programma consente
di ricavare gli spettri di progetto anche per periodi di ritorno differenti da quelli di riferimento. Il
programma è disponibile on-line al sito http://www.infrastrutturetrasporti.it/consuplp/.
Gli avanzamenti nella definizione del‘azione sismica sono stati possibile grazie agli studi portati a
termine dall‘INGV con il Progetto d‘assistenza al Dipartimento della Protezione Civile per il
completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM
3274/2003 (Progetto S1). Tutti i risultati ottenuti sono disponibili on-line nel sito:
( http://esse1.mi.ingv.it/ ).
In particolare, sono state prodotte le mappe di PGA e di 9 periodi spettrali compresi tra 0.1s e 2s
per 8 probabilità di eccedenza in 50 anni ( T R = 30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975 e 2475 anni)
rendendo così possibile la definizione delle curve di hazard per ogni sito della griglia di calcolo
utilizzata (leggermente più fitta di quella poi adottata dalle Norme)7.
Si segnalano inoltre le mappe interattive di pericolosità sismica disponibili on-line . Nella figura
seguente è mostrata, ad esempio per la Sicilia, la mappa della PGA per RT =475ys, che corrisponde
all‘intensità dell‘evento sismico suggerita per la verifica dello SLO. Sono anche disponibili le mappe
di pericolosità espressa in funzione delle accelerazioni spettrali tra 0.15s e 2s .
7 Meletti C., Montaldo V., 2007. Stime di pericolosità sismica per diverse probabilità di superamento in 50 anni: valori diag . Progetto DPC-INGV S1, Deliverable D2; Montaldo V., Meletti C., 2007. Valutazione del valore della ordinataspettrale a 1sec e ad altri periodi di interesse ingegneristico. Progetto DPC-INGV S1, Deliverable D3.
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Figura 4 – Mappa interattiva di pericolosità sismica riferita alla PGA per TR =475 anni (50° percentile)
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A partire dai dati del Progetto S1, si è proceduto alla calibrazione dei tre parametri locali introdotti
precedentemente affinché la forma spettrale specificata nella norma, le cui espressioni sono derivate
dall‘Ordinanza (coincidente con lo spettro dell‘Eurocodice 8), risultasse il più ―aderente‖ possibile
con gli spettri di sito ricavati dall‘INGV. Un esempio, ricavato dal programma sviluppato dal
Consiglio Superiore, è mostrato nella figura seguente, relativa al Comune di Noto (SR).
Figura 5 – Esempio di spettri di risposta secondo le nuove norme. Comune di Noto. Risultati ricavatidall’programma sperimentale “Spettri si risposta” sviluppato dal Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici e disponibile sul sito http://www.infrastrutturetrasporti.it/consuplp/.
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ELABORATO D -001
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Per valutare l‘importanza del superamento della vecchia zonazione sismica è sufficiente il seguente
esempio. Un comune con una PGA attesa pari a 0.16 g sarebbe state stato classificato nel 1996 in
seconda zona sismica, a cui corrispondeva una PGA di progetto pari a 0.25 g . L‘Ordinanzaconsentiva, sulla base di specifici studi, una riduzione al massimo dell‘80% della PGA di progetto.:
quindi la verifica poteva essere eseguita per una PGA=0.20 g . Con le nuove norme sarà invece
possibile eseguire le verifiche per l‘effettivo valore atteso di sito, in questo esempio uguale a 0.16 g .
Per gli edifici ospedalieri, caratterizzati dalla presenza di costose attrezzature e dalla necessità di
rimanere operativi a seguito dell‘evento sismico, le ricadute sono rilevanti: una differenza in termini
di PGA come quella mostrata nell‘esempio può risultare decisiva ai fini del raggiungimento degli
obiettivi di sicurezza, oltre che determinare notevoli risparmi economici.
R ACCOMANDAZIONE . DETERMINAZIONE DELL’A ZIONE SISMICA .
L‘azione sismica di progetto è determinata in funzione del sito di costruzione
seguendo le indicazioni contenute nelle nuove norme tecniche (NTC08).
Gli spettri di risposta forniti dalla norma, funzione del sito e del periodo di
ritorno, sono calibrati sulla base dei risultati dei più recenti studi dell‘INGV e
rappresentano la miglior conoscenza attualmente ottenibile.
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B-3: CONOSCENZA DEL FABBRICATO
INDAGINI CONOSCITIVE E FATTORI DI CONFIDENZA La verifica di sicurezza di una costruzione esistente si differenzia rispetto all‘analisi di una nuova
costruzione sostanzialmente per il diverso livello di conoscenza. Ben consapevoli di questo aspetto,
l‘Ordinanza nelle disposizioni relative alle costruzioni esistenti si è particolare preoccupata di
definire in dettaglio il processo di acquisizione di conoscenza.
Il livello di conoscenza viene determinato in funzione dell‘informazioni raccolte circa la geometria
della struttura, i dettagli strutturali, le caratteristiche dei materiali e l‘interfaccia terreno -struttura; il
livello conseguito definisce i metodi di analisi e i fattori di confidenza da adottare nelle successive
fasi di calcolo. Nelle due tabelle successive si riportano le indicazioni dell‘Ordinanza rispettivamente
per gli edifici in c.a. e per quelli in muratura.
Tabella 8. Edifici in c.a.: Livelli di conoscenza in funzione dell’informazione disponibile, metodi dianalisi e coefficienti parziali di sicurezza (Tabella 11.1 OPCM3431/2005)
Livello diconoscenza
Geometria(carpenteria)
Dettagli strutturali Proprietà dei materialiMetodi di
analisiFattori di
confidenza
LC1
Da disegni dicarpenteria
originali conrilievo visivoa campione
oppure
completo
Progetto simulato in accordoalle norme dell‘epoca
elimitate verifiche in situ
Valori usati per la praticacostruttiva dell‘epoca
elimitate prove in situ
Analisilineare staticao dinamica
FC=1.35
LC2
Disegni costruttivi incompleti+
limitate verifiche in situ
oppure
estese verifiche in situ
Dalle specifiche di progetto+
limitate prove in situ
oppure
estese prove in situ
Tutti FC=1.20
LC3
Disegni costruttivi completi+
limitate verifiche in situ
oppure
esaustive verifiche in situ
Dai certificati di prova+
limitate verifiche in situ
oppure
esaustive verifiche in situ
Tutti FC=1.00
Tabella 9. Edifici in muratura: Livelli di conoscenza in funzione dell’informazione disponibile,metodi di analisi e coefficienti parziali di sicurezza (Tabella 11.5.1. OPCM3431/2005)
Livello diconoscenza
Geometria(carpenteria)
Dettagli strutturali Proprietà dei materialiMetodi di
analisiFattori di
confidenza
LC1Rilievo
strutturale
limitate verifiche in situ limitate prove in situ Tutti FC=1.35
LC2 estese ed esaustive verifiche insitu
estese prove in situ Tutti FC=1.20
LC3 esaustive verifiche in situ Tutti FC=1.00
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ELABORATO D -001
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Nel seguito si presentano: a) alcune considerazioni relativamente la fase di acquisizione della
conoscenza; b) una metodologia più appropriata, ad avviso degli scriventi, per la valutazione del
fattore di confidenza.
Acquisizione della conoscenza
L‘acquisizione della conoscenza è un processo laborioso che prevede diversi passi: dalla def inizione
degli elementi da conoscere, al recupero delle informazioni progettuali, sino all‘esecuzione dei rilievi
e delle indagini per verificare/completare la conoscenza acquisita nelle fasi precedenti. Alla fine del
processo può essere necessario integrare le informazioni raccolte per incrementare il livello di
conoscenza raggiunto. In figura seguente si riporta un semplice schema del processo di
acquisizione.
Identificazionedegli elementi da
conoscere
Recuperoinformazioni
Esecuzionerilievi e indagini
Livello diconoscenza
Figura 6: Il processo di acquisizione della conoscenza
Il primo passo nello schema proposto consiste nell‘identificazione degli elementi da conoscere
che nel caso di strutture ospedaliere sono sia gli elementi strutturali che quelli non-strutturali. Un
altro elemento necessario per comprendere il funzionamento del sistema ospedale è costituito dai
piani di emergenza, attraverso i quali è possibile identificare le zone strategiche ai fini assistenziali
in condizioni di emergenza.
La fase di recupero informazioni è probabilmente la più difficile e richiede un lungo e paziente
lavoro di ricerca presso tutti gli enti preposti. Oltre alle fonti istituzionali (il proprietario
dell‘immobile, il Genio Civile, la Prefettura) è possibile recuperare informazioni direttamente dai
progettisti e/o dalle imprese. Tra i documenti da ricercare si menzionano: gli elaborati del progetto
originale e di eventuali modifiche successive, gli elaborati della fase costruttiva, i certificati di
collaudo, le prove di resistenza sui materiali, documenti che forniscano informazioni sulla storia
della struttura, le normative vigenti all‘epoca della costruzione.
Uno strumento utile per la raccolta dei dati, già adottato dalla scrivente con successo, è la
compilazione di schede sviluppate ad-hoc per i sistemi ospedalieri e per le differenti tipologie
costruttive. Le schede permettono, da un lato, un‘efficiente catalogazione dei dati ed un confronto
tra realtà diverse e, dall‘altro, l‘individuazione degli aspetti critici. Inoltre è possibile ricavare una
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stima preliminare della vulnerabilità dell‘opera. Le schede sono il risultato di un lavoro di indagine
volto a individuare gli elementi critici più significativi come indicatori di rischio. Esse sono riportate
in appendice.
Il passo successivo consiste nell‘ esecuzione dei rilievi e delle indagini sulle strutture oggetto di
verifica. La tipologia, l‘ubicazione e i quantitativi di prove da svolgere sono regolate in dettaglio
dalle disposizioni contenute nell‘Ordinanza, in funzione del livello di conoscenza.
L‘esperienza ha mostrato che le prescrizioni normative sono piuttosto severe se applicate agli
ospedali, principalmente per la naturale difficoltà ad eseguire prove sperimentali senza creare
disturbi eccessivi per lo svolgimento delle attività mediche. A questo proposito si osserva quanto
segue:
La scelta del numero e della tipologia dei saggi dipende, oltre che dalla tipologia costruttiva,
anche dalle informazioni raccolte nella fase precedente e dal tipo di analisi che si vuole
eseguire In questo caso si consiglia sempre di operare per gradi, partendo dalle analisi più
semplici, di più facile lettura, sino a quelle più complesse che devono essere utilizzate al
fine di approfondire comportamenti non considerati nella analisi semplificate.
L‘esecuzione delle prove deve essere concordata non solo con l‘ufficio tecnico ma anche
con i responsabili delle varie aree su cui si vuole intervenire in modo da minimizzare le
interferenze con lo svolgimento del quotidiano servizio ospedaliero. In tale direzione si
consiglia, quando possibile, di programmare l‘esecuzione delle prove insieme ai lavori di
manutenzione; in caso contrario i luoghi di minor disturbo sono i depositi ed i locali tecnici
(sia al piano interrato che nel sottotetto).
Infine, si forniscono alcuni suggerimenti pratici per l‘esecuzione delle campagne di indagine gli
edifici in c.a. e per gli edifici in muratura, separatamente. Si ricorda che queste due tipologie
rappresentano insieme la grande maggioranza del costruito in Italia.
Edifici in c.a.
il numero di prove deve privilegiare gli elementi strutturali più importanti, quindi i pilastri
rispetto alle travi;
la verifica/determinazione delle armature deve essere effettuata combinando l‘utilizzo del
pacometro, per stimare la quantità, ed i saggi visivi con rimozione del copri ferro, per
definire la tipologia ed il diametro delle barre;
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l‘utilizzo di prove non-distruttive è consigliato per valutare l‘uniformità delle caratteristiche
meccaniche e non per stimarne i valori, da determinarsi sempre con prove distruttive;
la valutazione del numero di elementi verificati deve essere eseguita considerando la
ripetitività delle situazioni presenti;
i saggi sulle tamponature sono volti a determinarne la geometria interna e le caratteristiche
meccaniche al fine di considerarne opportunamente la presenza nel modello di calcolo;
in merito alle fondazioni, si consiglia di effettuare almeno un saggio per verificare o
determinare (in mancanze di elaborati progettuali) la profondità del piano di posa, tipologia
e caratteristiche geometriche della struttura di fondazione.
Edifici in muratura:
l‘individuazione delle tipologie murarie presenti deve essere effettuata attraverso
l‘esecuzione di saggi visivi 1m x 1m;
la conoscenza del solaio e della tipologia di collegamento con le pareti portanti è di primaria
importanza ai fini delle verifiche di sicurezza;
il grado di ammorsamento tra pareti ortogonali e tra pareti e solaio è uno degli aspetti critici
da indagare;
l‘esecuzione di prove con martinetti piatti singoli e doppi è lo strumento preferibile per
determinare le caratteristiche meccaniche del materiale;
le indagini devono comprendere un attento studio delle varie modifiche subite dall‘edificio
nel corso degli anni (o dei secoli).
in merito alle fondazioni, valgono le stesse osservazioni espresse per il c.a..
Fattore di confidenza
Per la determinazione del fattore di confidenza gli scriventi suggeriscono di applicare quantoprescritto nelle ―Linee guida per la valutazione e riduzione del patrimonio culturale con riferimento alle norme
tecniche delle costruzioni ‖ (Direttiva P.C.M. 12 ottobre 2007 – G.U. 29/1/2008, supp. ord. n. 25).
In particolare, il fattore di confidenza è dato dalla somma di fattori parziali di confidenza
rispettivamente relativi alla conoscenza della geometria, dei dettagli costruttivi, delle proprietà
meccaniche e del sistema di fondazione (terreno-fondazioni), mediante la seguente espressione:
4
1
1k
Ck C F F
dove i valori di Ck F si riferiscono ai fattori di confidenza parziali riportati nella tabella successiva.
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Tabella 10: Definizione dei livelli di approfondimento delle indagini sui diversi aspetti dellaconoscenza e relativi fattori parziali di confidenza (Tabella 4.1 DPCM 12/10/07).
Rilievo geometricoRilievo materico e dei
dettagli costruttivi
Proprietà meccaniche
dei materialiTerreno e fondazioni
rilievo geometrico
completo
limitato rilievo materico e
degli elementi costruttivi
parametri meccanici
desunti da dati giàdisponibili
limitate indagini sul ter-
reno e le fondazioni, inassenza di dati geologici e
disponibilità
d‘informazioni sulle
fondazioni
FC1 = 0.05 FC2 = 0.12 FC3 = 0.12 FC4 = 0.06
rilievo geometrico
completo, conrestituzione grafica dei
quadri fessurativi e
deformativi
FC1 = 0
esteso rilievo materico e
degli elementi costruttivi
FC2 = 0.06
limitate indagini sui
parametri meccanici dei
materiali
FC3 = 0.06
disponibilità di dati
geologici e sulle strutture
fondazionali; limitate
indagini sul terreno e le
fondazioni
FC4 = 0.03
esaustivo rilievo materico
e degli elementi
costruttivi
FC2 = 0
estese indagini sui
parametri meccanici dei
materiali
FC3 = 0
estese o esaustive indagini
sul terreno e le fondazioni
FC4 = 0
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B-4: METODI DI ANALISI E CRITERI DI REGOLARITÀ
I metodi di analisi ammessi dall‘Ordinanza sono quattro: l‘analisi statica lineare, l‘analisi dinamicamodale, l‘analisi statica non-lineare e l‘analisi dinamica non-lineare.
L‘applicazione dei metodi è condizionata alla regolarità strutturale e, nel caso di edifici esistenti, al
livello di conoscenza conseguito, già oggetto di considerazioni nel precedente paragrafo.
È quindi opportuno, prima di presentare alcune indicazioni sull‘applicazione dei vari metodi,
soffermarsi sulle prescrizioni in merito alla regolarità.
La regolarità condiziona da una parte il comportamento della struttura e dall‘altra la nostra capacità
di prevederlo. Una struttura può dirsi regolare se risponde contemporaneamente ai seguentirequisiti:
La trasmissione dei carichi al suo interno avviene secondo percorsi chiari e diretti.
Le caratteristiche di rigidezza e le masse sono ―uniformemente‖ distribuite.
In via semplificativa, il requisito di uniformità è posto a garanzia nei confronti di meccanismi di
collasso locali, ovvero della non omogenea distribuzione delle deformazioni inelastiche all‘interno
della struttura. Nell‘Ordinanza l‘uniformità per le costruzioni esistenti è misurata mediante i
rapporti Domanda/Capacità (D/C) per gli elementi primari (par. 11.2.5.4).
L‘Ordinanza, correttamente, premia le strutture ―regolari‖ consentendo di eseguirne l‘analisi con i
metodi più semplici, come mostrato nella tabella seguente.
Tabella 11: Metodi di analisi e condizioni di regolarità per costruzioni esistenti
Metodi di analisiRegolarità in altezza
( § 4.5.2)Uniformità di D/C
( § 11.2.5.4)Statica lineare X X
Dinamica modale XStatica non-lineareDinamica non-lineare
Tuttavia, le prescrizioni per la verifica del requisito di uniformità sono eccessivamente penalizzanti
ed onerose. Infatti, viene richiesto di calcolare i rapporti D/C per tutti i meccanismi di collasso di
tutti gli elementi primari, quindi anche le travi, e questa laboriosa operazione è solo un prerequisito
per verificare, sulla base del confronto dei rapporti D/C, se è ammissibile eseguire l‘analisi statica
lineare.
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Una possibile alternativa, ad avviso degli scriventi, consiste nell‘assumere a-priori il soddisfacimento
dei requisiti sui rapporti D/C e, qualora ciò non risulti confermato dai risultati dell‘analisi statica
lineare, prevedere il rinforzo degli elementi i cui rapporti D/C sono troppo elevati, sempre che
questi non risultino troppo numerosi, nel qual caso non resta che procedere con una analisi non-
lineare.
Se invece è il criterio di regolarità in altezza a non essere soddisfatto, in alternativa ad una analisi
non-lineare si suggerisce di eseguire una analisi dinamica modale, per conoscere la risposta dinamica
della struttura e, se questa risulta dominata da un singolo modo di vibrazione, ricavare dal modo
dominate la distribuzione delle forze orizzontali lungo l‘altezza del fabbricato ed il periodo
fondamentale (da cui si ricava l‘accelerazione spettrale S e ( T f ) ). Con questi dati può essere eseguita
l‘analisi statica lineare. Sarebbe opportuno confrontare i risultati ottenuti applicando la distribuzione
di forze appena decritta con quelli che derivano utilizzando sia una distribuzione di forze uniforme
lungo l‘altezza, sia quella triangolare standard.
Si raccomanda, indipendentemente dalla situazione, di eseguire una analisi dinamica modale per
comprendere il comportamento dinamico della struttura. Una risposta dinamica regolare (strutture
dominate da un modo, assenza di modi torsionali) è una condizione necessaria, anche se non
sufficiente, per l‘uso dell‘analisi statica lineare. Ad esempio, l‘analisi dinamica lineare è carente
nell‘individuare i meccanismi di piano rigido. Si osserva inoltre che l‘analisi dinamica modale
prevede la combinazione degli effetti dei singoli modi di vibrare attraverso la regola della radice
quadrata della somma dei quadrati (SRSS). Ciò costituisce una limitazione per la derivazione di
grandezze derivate che necessitano di ―conservare‖ il segno (―+‖ 0 ―—‖), che deve pertanto essere
eseguita a posteriori dall‘utente.
In definitiva, le considerazioni svolte tendono ad favorire l‘utilizzo dell‘analisi statica lineare anche
per quelle strutture con irregolarità modeste e, soprattutto, ―rappresentabili‖ anche in campo statico
lineare, possibilità altrimenti esclusa dall‘Ordinanza.
Di seguito si riportano alcune osservazioni di carattere generale in merito ai metodi di analisi:
Facendo seguito alle considerazioni di cui sopra, si consiglia di privilegiare la semplicità nel
calcolo ricorrendo, ove possibile, all‘analisi statica lineare piuttosto che all‘analisi dinamica
modale.
L‘analisi dinamica modale è particolarmente utile per conoscere le proprietà dinamiche
della struttura e verificare il modello di calcolo. Tuttavia, questo metodo fornisce risultati di
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difficile comprensione fisica in quanto le grandezza derivate (ad esempio gli spostamenti)
sono ―prive di segno‖ perché ottenute mediante la combinazione SRSS dei singoli modi.
L‘analisi statica non-lineare è il metodo che l‘Ordinanza predilige per i casi più complessi. Si
raccomanda però particolare cautela nell‘applicazione del metodo in quanto la definizionedel modello è complessa e richiede un gran numero di informazioni, come ad esempio i
legami non-lineari dei materiali, spesso non disponibili per edifici esistenti (nonostante la
presenza in commercio di numerosi programmi di calcolo che vantano questa capacità!).
L‘analisi dinamica non-lineare è uno strumento specialistico al di fuori dalla portata di un
ingegnere con ordinaria preparazione. Tra le maggiori difficoltà applicative di questo
metodo si menziona la definizione dell‘input e l‘analisi dei dati di output.
Un‘ultima considerazione riguarda i criteri da adottare per controllare il soddisfacimento degli stati
limite. Ad avviso degli scriventi, l‘esito della verifica dev e essere determinato in base alla risposta
―globale‖ della struttura piuttosto che dal mancato soddisfacimento di uno specifico requisito in un
singolo elemento (ad esempio, la verifica a taglio di una trave).
La presenza di elementi che entrano in crisi, anche per bassi valori di azioni orizzontali, deve essere
valutata sulla base del ruolo svolto dagli elementi, dall‘esistenza di percorsi alternativi, dal numero di
elementi.
In generale criticità che non compromettono la stabilità della struttura non devono essere
considerate rappresentative del comportamento della struttura ma semplicemente evidenziateaffinché nella successiva fase di progettazione dell‘adeguamento possano essere sanate. L‘esito della
verifica di uno stato limite non è compromesso.
Si suggerisce, in sistemi particolarmente complessi, di concentrare l‘attenzione preliminarmente
sugli elementi portanti verticali.
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B-5: ELEMENTI NON- STRUTTURALI
Generalità
Il termine elementi non-strutturali si utilizza per identificare tutti gli elementi che non hanno una
funzione strutturale: dagli elementi architettonici, come tramezzi e controsoffitti, agli impianti, ai
sistemi di collegamento, quali scale o ascensori, fino al contenuto stesso degli edifici. A titolo
esemplificativo si menzionano i tavoli operatori, le travi testaletto cui sono collegati i gas medicali e
i macchinari di monitoraggio, le apparecchiature per la rianimazione o quelli per la diagnostica, etc.
etc. In figura si riporta una sezione di un generico fabbricato con l‘indicazione di elementi strutturali
e non-strutturali.
Figura 7: Elementi componenti il sistema edificio
Gli elementi non-strutturali, generalmente trascurati nella valutazione della sicurezza di edifici per
civile abitazione, sono di primaria importanza per gli ospedali in quanto: (a) il fuori servizio degli
arredi, degli impianti e delle apparecchiature pregiudica la operatività delle funzioni ospedaliere
dopo il sisma; (b) l‘incolumità deli pazienti, del personale può essere messa a repentaglio per un
danneggiamento elevato; (c) rappresentano più l‘ottanta per cento del valore economico dell‘intero
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ospedale; (d) le esperienze passate hanno dimostrato l‘elevata vulnerabilità anche per eventi sismici
di media-bassa intensità.
I livelli di prestazione da considerare per gli elementi non strutturali sono due: (a) la funzionalitàimmediata , IF, che si ottiene per una prestazione di livello N-A da perseguire per le componenti
essenziali per la funzionalità; (b) l’agibilità immediata , IO, che si ottiene per una prestazione di livello
N-B da perseguire per gli altri elementi.
La differenza tra i due livelli non risiede nell‘entità degli interventi, bensì negli elementi interessati
dall‘intervento d‘adeguamento e nelle prestazioni richieste: infatti, per raggiungere l‘agibilità
immediata (livello N-B) è sufficiente intervenire sugli elementi architettonici (tramezzi, controsofitti,
infissi, etc.) e sulla componente fisica degli impianti (al fine di evitare, ad esempio, la caduta delle
canalizzazioni o dei piccoli macchinari); per raggiungere la funzionalità immediata (livello N-A) ènecessario intervenire anche in modo da garantire il funzionamento di tutte le principali reti
impiantistiche (luce, acqua, gas) e dei macchinari sanitari. In quest‘ultimo caso, ovviamente,
l‘ospedale deve dotarsi di sistemi in grado di garantire un‘autonomia rispetto alle reti di
distribuzione nazionali attraverso: impianti di produzione, con una capacità non inferiore a 72/96
ore, e gruppi di continuità capaci di auto-produrre energia per il 100% della necessità dei servizi
sanitari non-interrompibili per un periodo non inferiore alle due ore; riserve idriche in grado di
garantire il fabbisogno per un periodo di tempo circa pari ad una settimana.
Dato l‘elevato numero di elementi non-strutturali presenti in un ospedale, è necessario operare una
selezione degli elementi più importanti in base a:
caratteristiche di vulnerabilità;
importanza per la funzionalità dei servizi ospedalieri in situazioni di emergenza;
valore economico del componente;
pericolosità associata al danneggiamento.
I risultati dell‘analisi eseguita sono riportati nella tabella successiva , nella quale si è operata la
convenzionale classificazione dei componenti non-strutturali in tre gruppi: componenti
architettonici, componenti impiantistici e contenuto.
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Tabella 12: Livello di prestazione per cui è richiesto l’adeguamento del componente non-strutturale(per lo SLD - SLO)
ELEMENTI NON STRUTTURALI PERFORMANCE
ELEMENTI ARCHITETTONICI
Parapetti e cornicioni N-BRivestimenti ― Elementi ornamentali* ― Cartellonistica* ― Scaffalature N-B
Altezza < 1.5m /Snellezza*** < 0.75 /
Controsoffitti N-BCorpi illuminanti ―
Pavimenti rialzati ― Partizioni interne ―
Muratura ― Infissi ―
Altri componenti architettonici** ―
IMPIANTI
Serbatoi e contenitori* N-BMacchinari elettrici, idraulici, meccanici* N-BSistemi di distribuzione (impianti elettrici, idraulici, meccanici) N-ACanalizzazioni* N-A
Tubature*
Diametro < 25mm ― Diametro < 75mm ― Diametro < 150mm ―
Sistema di comunicazione N-AMontalettighe N-A
Ascensori N-A
CONTENUTO
Arredi, scaffalature, apparecchiature N-BSnellezza (B/H) < 0.5 ― Peso inferiore 9 kg ―
APPARECCHIATURE SPECIFICHE OSPEDALIERE**** N-A
* sono considerate adeguatamente fissati se rispondono ai seguenti requisiti:- sono ancorati direttamente alla strutture- non possono danneggiarsi ne danneggiare altri elementi in seguito al moto sismico- sono collegati alla struttura in maniera ―duttile‖
** la progettazione per tale livello di prestazione è richiesta dove il ribaltamento, la caduta, il danno, del componete puòbloccare eventuali uscite e/o recare danno a persone e/o all‘ambiente.
*** la snellezza in questo caso è definita come il rapporto tra l‘altezza del centro di massa e la distanza tra la proiezione aterra del centro di massa e il centro di rotazione dell‘elemento
**** vedere la tabella al paragrafo successivo
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Parametri di risposta
Il danneggiamento dei componenti non-strutturali in caso di evento sismico è principalmente
funzione di tre quantità di risposta:la deformazione delle strutture ( drift ) tra i vari livelli di un edificio;
l‘accelerazione di piano;
lo spostamento differenziale tra parti strutturali separate da un giunto.
Gli elementi più sensibili agli spostamenti relativi sono quelli rigidamente connessi agli elementi
strutturali, quali ad esempio le tamponature, i tramezzi, gli infissi, etc.. Questi elementi risultano
particolarmente vulnerabili anche per eventi sismici di media intensità.
L‘accelerazione di piano (che è maggiore ai piani alti del fabbricato) interessa principalmente gli
oggetti contenuti negli edifici, come gli arredi, le apparecchiature elettroniche (TV color, frigoriferi,
etc.), quelle sanitarie, etc. .
Infine gli elementi sensibili agli spostamenti differenziali sono quelli che garantiscono un
collegamento funzionale tra parti della struttura separate da un giunto. Un tipico esempio è
rappresentato dai sistemi distributivi degli impianti.
Nella figura successiva si riportano i meccanismi di collasso associati alle tre quantità di risposta.
Figura 8: Meccanismi di collasso degli elementi non-strutturali
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Verifica dei livelli di prestazione
Nel caso degli elementi non-strutturali occorre intervenire secondo logiche diverse da quelle
normalmente adottate nella verifica degli elementi strutturali sia in relazione alla definizione dei
livelli di prestazione che alla metodologia da adottare nella verifica.
Mentre le nome tecniche definiscono con chiarezza i criteri di verifica ed i corrispondenti requisiti
prestazionali per gli elementi strutturali, siano essi in muratura o in c.a., lo stesso non può dirsi per
quanto riguarda gli elementi non-strutturali. Infatti, il livello di codifica per la valutazione delle
componenti non-strutturali è ancora insoddisfacente. Le ragioni sono molteplici, prima tra tutte il
(relativamente) recente interesse per livelli di performance differenti dalla sicurezza per la vita.
Inoltre, la grande varietà di elementi e di tipologie costruttive (si pensi al caso dei controsoffitti),
rende difficile la definizione di standard applicabili a tutte le situazioni.
Per queste ragioni si deve adottare una metodologia di verifica diversa da quella convenzionalmente
utilizzata per gli elementi strutturali. La fase verifica deve essere, in questo caso, composta di due
parti:
esame in loco delle reali condizioni degli elementi non-strutturali (caratteristiche
costruttive e di installazione) ed eventuale adeguamento in assenza degli accorgimenti
necessari a garantirne l‘operatività/la funzionalità in caso di evento sismico;
verifica “convenzionale” che la domanda, misurata attraverso le quantità di risposta
indicate in precedenza, non superi una soglia massima (capacità) oltre la quale non è più
possibile garantirne l‘integrità e/o il corretto funzionamento.
La definizione delle soglie limite per categorie di elementi ed in funzione della tipologia strutturale è
oggetto di molte ricerche attualmente in corso. In letteratura sono disponibili un certo numero di
studi (ai quali si può ricorrere in sede di progetto degli interventi di adeguamento) che mettono
appunto in relazione il danneggiamento dei componenti non-strutturali con lo stato di
deformazione della struttura.
Un esempio è mostrato in Tabella 13: per livelli di danneggiamento progressivamente maggiori
sono forniti i corrispondenti valori limite dello spostamento d‘interpiano, in funzione del tipo di
configurazione strutturale. Ad esempio, nel caso di telai duttili ( ductile MRF ), si prevede un livello di
danneggiamento leggero se il valore del drift è uguali o inferiori allo 0.4% (quattro per mille). Nello
studio da cui è tratta la tabella è specificato che l‘integrità ed il funzionamento gli elementi non-
strutturali è garantita per un danneggiamento leggero.
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Un altro studio, riportato in Tabella 14, associa a diversi livelli di danneggiamento i valori limite in
relazione alla tipologia del meccanismo di danneggiamento del componente: sensibili alle
deformazioni della struttura o sensibile alle accelerazioni.
Tabella 13: livello di danneggiamento e spostamenti di interpiano relativi8
Tabella 14: livelli di danneggiamento per elementi sensibili alle deformazioni ed alle accelerazioni9
Livelli di danneggiamento Lieve Moderato Esteso CompletoElementi sensibili alle deformazionidella struttura (drift)
0.4%CoV = 0.7
0.8%CoV = 0.7
2.5%CoV = 0.7
5.0%CoV = 0.7
Elementi sensibili alle accelerazioni 0.375gCoV = 0.7
0.75gCoV = 0.7
1.5gCoV = 0.7
3.0gCoV = 0.7
In mancanza di studi approfonditi, ricorrendo alla classificazione degli elementi in base almeccanismo di collasso proposta in HAZUS, si può assumere quanto segue:
il valore limite di 4 per mille è appropriato per verificare il soddisfacimento della
prestazione di funzionalità (o agibilità) immediata per gli elementi non-strutturali sensibili
alle deformazioni;
un ancoraggio in grado di resistere ad una forza orizzontale pari al 50% della forza
gravitazionale è appropriato per gli elementi non-strutturali sensibili alle accelerazioni.
accorgimenti che permettano di accomodare uno spostamento differenziale almeno pari ad
1/100 della quota misurata dallo spiccato della struttura sono appropriati per elementi chegarantiscono un collegamento funzionale tra parti strutture separate da un giunti.
8 Ghobarah A., 2004, “On drift limits associated with different damage levels”, International
Workshop on Performance Based Design, Bled, Slovenia,
9 FEMA, HAZUS – A Software Program for Estimating Potential Losses from Disasters,
http://www.fema.gov/plan/prevent/hazus/ , 1999.
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Un elenco dei principali elementi non-strutturali (individuati in precedenza) ed i corrispondenti
parametri per la verifica sono definiti in Tabella 15. Le indicazioni contenute nelle tabella seguenti si
riferiscono ad zone caratterizzate da una medio-alta sismicità.
Tabella 15: Parametri per la verifica per gli elementi non-strutturali
Elementi non strutturaliPrestazione corrispondente
Agibilità Immediata N-B
ELEMENTI ARCHITETTONICI
Parapetti e cornicioni Opportuno ancoraggio con snellezza > 1.5
Ornamenti Ancoraggi posti a una distanza < 2.00m
Camini Opportuno ancoraggio
Rivestimenti Ancoraggi posti a una distanza < 1.20m
Rivestimenti isolati Devono consentire un drift di 0.01
Armadi e scaffalature Opportuno ancoraggio
Snellezza > 3 Opportuno ancoraggio, progettazione ad hoc della scaffalatura stessa e
della parete di sostegno
Controsoffitti Opportuno ancoraggio
Corpi illuminanti Opportuno ancoraggio
Pavimenti rialzati Opportuno ancoraggio
Tamponature esterne Devono consentire un drift di 0.01
Partizioni interne Devono consentire un drift di 0.01ELEMENTI “FUNZIONALI”
Serbatoi e contenitori Opportuno ancoraggio
Macchinari elettrici, idraulici, meccanici Opportuno ancoraggio
Impianti elettrici, idraulici, meccanici Opportuno ancoraggio
Canalizzazioni Opportuno sistema controventi ogni 4 metri
Tubature Opportuno ancoraggio e controventamento
Sistema di comunicazione Opportuno ancoraggio
Montalettighe Opportunamente progettati
Ascensori Opportunamente progettati
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Appendice: Confronto tra i livelli di protezione delle
norme tecniche 2008 con quelli del D.M. 1996 e
dell’Ordinanza.
Secondo il D.M. del ‘96, l‘azione sismica ―di base‖ per la verifica dello stato limite ultimo
corrispondeva ad un evento con probabilità annua di superamento pari al 10% in 50 anni
( RT =475anni); per le opere d‘importanza strategica si aumentava l‘azione sismica attraverso il
coefficiente moltiplicativo ―di importanza‖ ( I ) pari ad 1.4. Ciò equivaleva a diminuire la probabilità
di superamento dal 10% in 50 anni ad un intervallo compreso tra il 5% ed il 2% in 50 anni ( RT =
975-1500 anni); tale variabilità, non controllabile dal progettista, è funzione del sito di costruzione.
In questo modo si progettavano edifici con livelli di protezione differenti.
Riguardo poi le verifiche in esercizio (SLD); la norma prevedeva di ridurre di un fattore pari a 2.5
l‘azione dello SLU. Anche in questo caso non era possibile determinare con esattezza il valore di
RV P corrispondente; in via generale, questa potrebbe essere compresa tra il 30% ed il 40% in 50
anni ( RT =100-150anni). Un confronto tra le prescrizioni delle vecchie norme ed i valori di
riferimento di quelle attuali è fornito nella tabella seguente (relativamente al caso di opere
strategiche).
Tabella 16. Confronto tra D.M.’96 (e OPCM3274) con NTC08
NTC08 D.M. ‘96 e OPCM 3274
Stato limite P VR T R Stato limite P VR . T R
SLO 81% in 200ys 120 non presente = =
SLD 63% in 200ys 201 SLD/SL-DL 1.4 x [(10% in 50ys)/2.5] 100-150
SLV 10% in 200ys 1900 SLU/SL-DS 1.4 x (10% in 50ys) 975-2475
SLC 5% in 200ys 3900 SL-CO 1.4 x [1.5x (10% in 50ys)] < 2475
Si osserva che il livello di protezione indicato dalle NTC08 è mediamente aumentato rispetto alle
precedenti, ma in misura contenuta; piuttosto, è stata eliminata l‘indeterminazione in merito
all‘effettivo periodo di ritorno dell‘azione sismica per cui si verifica/progetta l‘opera. Inoltre, è stato
introdotto lo stato limite di operatività e il corrispondente valore del periodo di ritorno dell‘azione
sismica di verifica/progetto.
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P ARTE B – PROPOSITIVA PER I CONSULENTI TECNICI E PER I PROGETTISTI
A A DD EE GG UU A A MM EE NN TT OO DD EE GG LL II OO SS PP EE DD A A LL II
B-6: CRITERI DI SCELTA DELL’INTERVENTO La verifica di sicurezza di un ―normale‖ edificio può dirsi conclusa con la determinazione dei
parametri di rischio che misurano il divario tra livello di protezione richiesto e quello reale, definiti
come il rapporto tra l‘accelerazione di superamento di uno stato limite, PGASL, e il corrispondente
valore dell‘accelerazione di riferimento al suolo (da normativa), PGArif,SL:
SL = PGASL/PGArif,SL
Il momento successivo consiste nella redazione del progetto di adeguamento, attività che si basa sui
risultati della verifica tecnica e sulle carenze del fabbricato in quella sede rilevate. Il progettodell‘intervento deve essere corredato da un computo metrico estimativo e da un crono-programma
dei lavori. Secondo le nuove norme deve essere inoltre indicato il livello di protezione
effettivamente raggiunto dall‘edificio (una volta adeguato).
I dati che si ricavano usualmente dalle attività tecniche non sono sufficientemente informativi ai fini
della scelta della strategia di adeguamento ―economicamente più vantaggiosa‖ per sistemi
complessi quali gli ospedali. In via del tutto generale, le azioni che possono essere intraprese sono
le seguenti:
A) NESSUN INTERVENTO
B) RECUPERO
i. Unico intervento
ii. Più interventi (approccio incrementale)
C) RIEDIFICAZIONE/CAMBIO DI SEDE
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La prima azione è da scartare nel caso degli ospedali (a meno che la verifica di sicurezza non abbia
avuto esito positivo, ovviamente). La scelta di non intervenire su una struttura sismicamente
inadeguata potrebbe trovare giustificazione solo se è già previsto, in tempi brevi, il trasferimento in
altra sede.
La scelta tra le alternative B e C deve dipendere da criteri ―tecnici‖, in particolare dal livello di
prestazione raggiungibile adeguando il sistema, ma non solo: infatti, la portata socio-economica che
ne consegue è tale da rendere necessarie, ed opportune, anche considerazioni di natura sanitaria e
di natura economica. Ad esempio, un intervento di adeguamento che consente di raggiungere il
livello di protezione richiesto ma necessità dello sgombero dell‘intero l‘edificio il più delle volte non
è adatto ad un ospedale per evidenti ragioni di ordine sanitario. Una modalità esecutiva così invasiva
potrebbe forse essere applicata ad un edificio per uffici o ad una scuola (nel periodo estivo!).
Per operare una valutazione più sistematica tra strategie alternative è necessario individuare degli
indicatori avanzati rispetto alle informazioni ―di base‖ che si ricavano dalle analisi numeriche (forze
sugli elementi, spostamenti, accelerazione di collasso, ect.). Dall‘esame di semplici criteri che
possono regolare la scelta tra il recupero e la riedificazione/costruzione, si è pervenuti alla
definizione dei seguenti indicatori:
Tabella 17: Indicatori avanzati per la scelta della strategia di adeguamento
Criterio Indicatore
Tecnico Prestazione dell‘ospedale adeguato T R (o SL )
Sanitario Aree non disponibili I MQ
Posti letto persi I PL
Economico Costi complessivi (diretti ed indiretti) €
Sociale Qualità del servizio offerto ==
Criterio Tecnico: Livello di prestazione
Indicatore: periodo medio di ritorno dell‘azione sismica che soddisfa lo stato limite di operatività,
SLO (in alternativa, si può utilizzare il parametro di rischio SLO ).
La verifica, che riguarda solo i casi di recupero edilizio, consiste nel confrontare la prestazione per
lo SLO della struttura nella configurazione post-adeguamento con il valore di riferimento, pari a T R
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= 475 anni. Il valore di TR,SLO si ricava dalle analisi di vulnerabilità della struttura nella
configurazione adeguata.
Nel caso di riedificazione/costruzione si assume che la nuova struttura sia progettata in modo taleda soddisfare il livello di protezione richiesto.
Criteri Sanitario: Interruzione del Servizio Sanitario
Indicatore: Aree non disponibili , misurate su base annua in percentuale rispetto ai mq totali.
365
_
1
,,
tot
fasin
i
i fasei persi
MQ MQ
t MQ
I
dove i persi MQ , è la superficie in mq interessata dai lavori nell‘i -esima fase, i fas et , è la durata in
giorni dei lavori per l‘ i -esima fase, tot MQ è la superficie totale dell‘ospedale e fasin _ è il numero
di fasi in cui è suddiviso l‘intervento.
Indicatore: Posti-letto persi , misurati su base annua in percentuale rispetto ai posti-letto totali
dell‘ospedale.
365
_
1
,,
tot
fasin
i
i fasei persi
PL PL
t PL
I
dove i pers i PL , sono i posti-letto persi per lavori nell‘i -esima fase, tot PL sono i posti letto totali
dell‘ospedale, i fas et , e fasin _ come definiti precedentemente.
In un intervento di recupero i valori degli indicatori si stimano dall‘analisi delle modalità di
esecuzione dei lavori. A tal fine si suggerisce la redazione, in fase progettuale, di un dettagliato
Piano di Svolgimento dei Lavori nel quale siano riportate con chiarezza le fasi varie esecutive, le aree
dell‘ospedale inagibili e la durata di ciascuna fase. Nel documento devono essere evidenziate anche
le attività ad elevato disturbo, i percorsi per degli operai e dei materiali, i punti di
approvvigionamento di acqua e di energia etc.., in modo da consentire, oltre alla stima dei due
indicatori, una preventiva azione volta a minimizzare le interferenze tra i lavori d‘adeguamento e lo
svolgimento delle attività mediche.
I valori di riferimento dei due indicatori non possono esser definiti a priori per tutti gli ospedali ma
sono funzione delle specifiche realtà. Devono quindi essere determinati dal management
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dell‘Azienda in funzione delle esigenze del sistema ospedaliero in esame, di cui loro hanno la
necessaria conoscenza.
Nel caso di riedificazione, i posti letto non utilizzabili coincidono con la totale capacità
dell‘ospedale, per una durata pari a quella dell‘esecuzione dei lavori. Secondo questo criterio,
l‘intervento di riedificazione è la soluzione peggiore. L‘indice PL I è pari al numero di anni previsti
per l‘esecuzione dei lavori. Analoga considerazione si applica all‘indice MQ I .
Al contrario, la costruzione ex-novo in altra sede annulla interamente i disagi nell‘erogazione dei
servizi medici; i due indici assumono valore nullo. Questa soluzione rappresenta, generalmente, la
migliore scelta possibile secondo i criteri sanitari.
Criterio Economico: Costi complessivi
Indicatore: costi complessivi dell‘intervento, diretti + indiretti.
Per costi diretti si intende la somma necessaria per l‘esecuzione del progetto di adeguamento. Una
stima di validità generale può essere eseguita solo nei casi di costruzione ex novo, in funzione del
numero di posti letto o dei mq dell‘ospedale. Ad oggi, anno 2008, i valori di riferimento per la
realizzazione di un nuovo, moderno ospedale sono pari a:
€diretti NO = 300.000 €/posto lettooppure, considerando un rapporto di 100mq a posto letto:
€diretti NO = 3.000 €/mq
Questi valori si riferiscono ad un ospedale attrezzato (―chiavi in mano‖) ed includono tutte le spese
come l‘acquisizione dell‘area, le spese tecniche, l‘IVA, etc.. Non sono invece considerati i provent i
che potrebbero derivare dall‘eventuale cessione dell‘edificio da dismettere, il cui valore può essere
rilevante nei non infrequenti casi degli ospedali esistenti ubicati nei centri città.
Nel caso di riedificazione (demolizione e ricostruzione nella stessa area) ai valori sopra riportati
devono essere aggiunti i costi di demolizione. Al riguardo, si raccomanda una attenta valutazionedegli oneri necessarie a minimizzare gli effetti sui fabbricati circostanti ed i disagi agli abitanti della
zona.
Nel caso di recupero edilizio, i costi diretti dipendono largamente dall‘entità dell‘intervento e dalla
tecnica utilizzata, per cui non è possibile dare indicazioni di validità generale. Nella redazione del
computo metrico estimativo si raccomanda di prevedere le spese necessarie a minimizzare le
interferenze tra lavori ed erogazione dei servizi medici (ipotizzando una parziale occupazione
dell‘ospedale).
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I costi indiretti sono quelli che derivano dalla mancata erogazione del servizi medici . Per l‘azienda
ciò comporta una perdita di reddito (il posto letto e/o la prestazione) a fronte di costi di gestione
sostanzialmente invariati. A questi vanno aggiunti i cosidetti costi sociali per il disagio arrecato alcittadino. Per una stima accurata dei costi indiretti, se mai possibile, sono necessari specifici studi
che travalicano le competenze ingegneristiche e gli scopi del presente lavoro.
Una valutazione di massima dei costi indiretti per l‘Azienda, in grado di fornirne l‘ordine di
grandezza, può essere derivata a partire dai due indicatori ―sanitari‖ attraverso l‘espressione:
€ind = €annui × I
dove €annui è il budget annuo dell‘Azienda e I è uno dei due indicatori definiti in precedenza.
I costi indiretti di un intervento di riedificazione sono molto elevati, a meno che l‘Azienda non
disponga di aree non utilizzate (che quindi non concorrono alla formazione del reddito, qui inteso
come budget annuo) dove trasferire temporaneamente le funzioni da interrompere.
I costi indiretti in caso di recupero dipendono largamente dal tipo di intervento e dalle modalità
esecutive. Non è possibile dare indicazioni di validità generale. L‘esperienza ha mostrato che questi
possono ammontare anche a due o tre volte il costo diretto dei lavori di adeguamento.
Criterio Sociale: Qualità del servizio
La costruzione di un nuovo ospedale, progettato secondo i moderni standard tecnico/sanitari,
determina certamente molteplici benefici, tra cui un miglioramento dei servizi offerti ai cittadini, un
risparmio nei costi di gestione, una riduzione dei consumi energetici, etc..
Il risultato finale è qualitativamente migliore rispetto a quello conseguibile attraverso il recupero di
una struttura che, nelle migliori delle ipostesi, è stata progettata qualche decina di anni prima.
A fronte di ciò, il cambiamento di sede di un ospedale può avere effetti negativi nell‘area circostante
la vecchia sede, sia in termini economici per le attività presenti nella zona, sia sociali per i cittadiniresidenti, specialmente quelli in età avanzata. Questi effetti negativi, per quanto di carattere locale,
possono essere mitigati, se non annullati, mediante un piano di riqualificazione della zona.
Confronto
Le considerazioni svolte sopra sono sintetizzate nella tabella seguente, nella quale le differenti
strategie di adeguamento sono valutate, per quanto possibile, sulla base degli indicatori avanzati.
La tabella è inevitabilmente incompleta nella parte riguardante il recupero edilizio, poiché gli
indicatori avanzati possono essere stimanti solo sulla base di un progetto di adeguamento. Ciò
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nonostante, la tabella fornisce utili indicazioni circa i vantaggi e svantaggi tipici delle differenti
strategie . Inoltre, essa può essere presa ad esempio quale strumento di confronto per una futura
applicazione ad un caso reale.
Tabella 18: Confronto tra le possibili strategie di adeguamento
Criterio Indicatore Recupero Recupero
increment.
Riedificazione Costruzione
ex-novo
Tecnico Prestazione SLO T R ?? ?? 475anni 475anni
Sanitariodisagi = Elevati medi -- Nulli
Posti letto indisponibili PL I ?? Limitati Tutti nessuno
Economico Costi complessivi € ??
(elevati)??
(modesti)300.000/PL+ costi ind.+ demoliz.
300.000/PL*
SocialeQualità servizi/standard
sanitari== invariata invariata
Statodell‘arte
Statodell‘arte
* senza considerare i proventi della cessione delle aree
N.B. I punti interrogati vi indicano che l‘indicatore evoluto non può essere valutato a priori, ma solo a partire dal progetto
di adeguamento.
LA STRATEGIA DI ADEGUAMENTO
Nessun Intervento
Riedif icazione/
cambio di d est inazione
Recupero
Intervento un ico
Approcc io incrementale
Nessun costo
Rischio elevato
Massima
riduzione rischio
Elevati disagi
Elevati costi
Disagi ridotti
Costi contenuti
Definizione Obiettivi di sicurezza (operatività)
Analisi di Vulnerabilità e Mitigazione
Indicatori: € , PL, etc.
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R ACCOMANDAZIONE . CRITERI DI SCELTA E INDICATORI A VANZATI
1. La scelta della strategia di adeguamento deve essere eseguita
considerando le seguenti opzioni:
a. Recuperare (unico intervento o più interventi)
b. Riedificare in loco (demolizione e ricostruzione)
c. Costruzione ex-novo in altra sede e alienazione della esistente
2. La scelta deve essere operata secondo criteri:
a. tecnici ( intensità dell‘sismica che soddisfa lo SLO );
b. sanitari (posti letto o aree indisponibili);
c. economici (costi diretti + costi indiretti);
d. sociali (qualità del servizio).
3. Il progetto dell‘intervento di adeguamento deve comprendere la
valutazione degli Indicatori Avanzati e la redazione del Piano di Svolgimento
Lavori .
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B-7: TECNICHE D’INTERVENTO SULLE STRUTTURE
L‘adeguamento strutturale di un fabbricato esistente può essere perseguito mediante interventi di
differente natura e tipologia in relazione alla tipologia costruttiva , ai risultati della analisi di verifica ed agli
obiettivi di sicurezza che si vuole raggiungere.
Si premette che non è possibile individuare tecniche d‘intervento valide per ogni situazione, al
contrario, la progettazione degli interventi deve essere attentamente calibrata sulla realtà in esame.
D‘altro canto, anche la tipologia di danneggiamento è funzione delle caratteristiche peculiari del
singolo edificio.
In linea generale, gli obiettivi primari di un corretto intervento di adeguamento sono:
l‘eliminazione di eventuali errori grossolani, dovuti sia ad carenze del progetto originale sia
a successive modifiche occorse negli anni;
la riduzione delle irregolarità in termini di resistenza e/o rigidezza;
l‘incremento della duttilità locale.
Nei paragrafi seguenti si riportano alcune considerazioni riguardo le tipologie costruttive più
rappresentative nel nostro Paese: gli edifici in muratura e gli edifici in c.a.
Edifici in muratura
Le tecniche di consolidamento degli edifici in muratura sono state oggetto di numerosi studi,
soprattutto nel nostro Paese, dove questa tipologia di costruzioni rappresenta un‘ampia percentuale
del costruito10. Alle problematiche di natura tecnica si sono accompagnate discussioni filosofiche
sulle più corrette modalità di intervento, dovute soprattutto al valore storico e artistico del costruito.
Ad un estremo si tende a ―considerare irrecuperabile un manufatto di cui non si sanno fornire verifiche
analiticamente convincenti ‖, e dall‘altro si tende a ―crederlo sano solo perché è ancora in piedi ‖. Senza voler
entrare in questa disputa, per la quale si rimanda alla lettura di testi specifici 11, nel seguito si
presentano alcune riflessioni di carattere generale sulle peculiarità di questa tipologica edilizia ed una
descrizione più puntuale degli interventi più comuni.
10 Dai censimenti della vulnerabilità sismica degli edifici nell‘Italia meridionale, eseguiti dal GNDT e dallaProtezione Civile nel 1996 e nel 2002, risulta infatti che più del 70% degli edifici è costruito in muratura11 Alcuni importanti documenti sulle modalità di intervento sono: Carta di Venezia, 1964; Sanpaolesi P., 1973.Discorso generale sulla metodologia del restauro dei monumenti ; Buti A. e G.Galliani , 1983. Il restauro statico deimonumenti. Restauro n. 70/83
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L‘adeguamento degli edifici in muratura deve essere gestito a due livelli:
a livello locale per (a) prevenire la formazione di meccanismi locali, che, seppur non in
grado di compromettere la stabilità dell‘edificio, comportano danni tali da richiedere la
demolizione e la ricostruzione delle strutture e (b) dotare i singoli elementi di una
sufficiente resistenza/duttilità alle azioni in gioco;
a livello globale per (a) garantire un comportamento scatolare in grado di ricondurre le
azioni agenti sulla struttura alle sole pareti complanari all‘azione mediante la realizzazione
di collegamenti efficaci tra le pareti e con i solai di piano; (b) dotare la struttura di una
sufficiente resistenza/duttilità alle azioni in gioco.
L‘attenzione ai meccanismi locali ed il relativo adeguamento è una condicio sine qua non , a cui deve
però seguire la definizione, a livello globale, degli interventi in grado di garantire il soddisfacimento
degli stati limite. L‘esperienza insegna infatti che le costruzioni in muratura si comportano bene in
caso di sisma riuscendo a dissipare grandi quantità di energie solo se si previene il danneggiamento
dovuto a meccanismi locali. Le criticità più comune riscontrate nell‘analisi delle passate esperienze
sono12:
resistenza della muratura per azioni orizzontali e verticali;
collegamento tra solai e pareti e tra copertura e pareti;
collegamento tra pareti confluenti in martelli murari ed angolate;
spinte non contrastate di coperture, archi e volte;
architravi di porte e finestre.
Nelle schede riportate in appendice si descrivono alcune delle tecniche più comuni adottate sia per
il rinforzo di singoli elementi che per garantire un adeguamento dell‘intero organismo strutturale.
Ogni scheda descrive i vantaggi e gli svantaggi, il campo di applicazione e le principali modalità
esecutive, in modo da offrire spunti utili nella progettazione dell‘intervento di consolidamento. Le
schede riguardano:
1. Ripristino delle murature attraverso la tecnica del ―cuci-scuci ‖;
2. Rinforzo delle murature attraverso iniezione di miscele leganti;
12 Dall‘Ordinanza: ― Murature di qualità insufficiente a sopportare le azioni verticali ed orizzontali cui sono sottoposte devonoessere adeguatamente consolidate o sostituite; Collegamenti inadeguati tra solai e pareti o tra copertura e pareti devono essere resiefficaci; Sono auspicabili interventi di collegamento fra pareti confluenti in martelli murari ed angolate; Le spinte non contrastatedi coperture, archi e volte devono essere ridotte o eliminate attraverso idonei dispositivi; Elementi a forte vulnerabilità sui qualinon sia possibile intervenire devono essere eliminati; Nel caso di edifici fortemente irregolari (in termini di resistenza e/origidezza), sono auspicabili interventi che correggano tale sfavorevole situazione; La trasformazione di solai flessibili in solai rigidicomporta una diversa distribuzione delle azioni agenti sulle pareti, che può rilevarsi favorevole o sfavorevole in funzione della geometria della struttura. Di ciò se ne dovrà adeguatamente tenere conto nella modellazione e nelle analisi; Sono sempre opportuniinterventi volti a migliorare la capacità deformativa ("duttilità") di singoli elementi; È infine necessario verificare chel’introduzione di rinforzi locali non riduca la duttilità globale della struttura.‖
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3. Rinforzo delle murature attraverso applicazione di intonaco armato;
4. Rinforzo delle murature attraverso applicazione di iniezioni armate;
5. Rinforzo delle murature con tirantature metalliche;
6. Rinforzo delle murature con cerchiature (materiali metallici o compositi);
7. CAM – cucitura attiva delle murature;
8. Inserimento di elementi di riquadratura;
9. Inserimento di cordoli;
10. Consolidamento di volte in muratura
11. Collegamento di solai e/o coperture con le pareti perimetrali
12. Inserimento di strutture ausiliarie
Edifici in cemento armato
L‘adeguamento sismico delle strutture in cemento armato è stato oggetto di numerosi studi negli
ultimi cinquanta anni. Le tecniche sono cambiate al passo delle sempre maggiori conoscenze che si
venivano acquisendo in campo scientifico in merito al comportamento di questa tipologia
strutturale. Lo studio dei effetti procurati dai passati terremoti è stata una fonte ricca di
insegnamenti, sia per la ricerca che lo sviluppo di nuove tecnologie. La letteratura tecnica in materia
è vastissima; si ritiene utile menzionare i bollettini editi dalla fib (fédération internationale du béton),
per quanto riguarda lo stato dell‘arte in materia, ed i manuali editi dalla IUSS Press, per l‘esecuzione
delle verifiche tecniche secondo l‘Ordinanza.
Le tecniche di intervento per l‘adeguamento di strutture in c.a. possono essere suddivise in base
all‘effetto che hanno sulle strutture esistenti:
Aumento della capacità in termini di resistenza e/o duttilità delle strutture esistenti;
Riduzione della domanda agente sugli elementi strutturali esistenti;
Riduzione della domanda sismica.
Alcuni esempi per ogni categoria sono riportati nella tabella seguente.
Tabella 19. Esempi di varie tecniche secondo la classificazione per effetto sulle strutture esistenti
Effetto sulle strutture esistenti Esempi
Aumento della capacità in termini di resistenza e/oduttilità delle strutture esistenti
Rinforzo di elementi esistenti attraversocerchiature e/o ringrossi
Riduzione della domanda agente sugli elementistrutturali esistenti
Inserimento di setti in c.a.; inserimento dicontroventi in acciaio; trasformazione di elementi
non-strutturali in elementi strutturali
Riduzione della domanda sismicaIsolamento sismico, controventi dissipativi,
riduzione delle masse
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In base ad una classificazione cronologica si può osservare che le tecniche tradizionali si basano
essenzialmente o sull‘aumento della capacità locale degli elementi strutturali esistenti attraverso un
azione di confinamento oppure sull‘inserimento di nuovi elementi strutturali che compartecipano
alla resistenza della struttura, mentre le tecniche più moderne ricercano una riduzione delladomanda sia attraverso un incremento della capacità di dissipazione (controventi dissipativi) che
una limitazione dell‘energia trasmessa alla struttura (isolamento alla base).
Tabella 20. Esempi di varie tecniche secondo la classificazione per effetto sulle strutture esistenti
Intervento di adeguamento Tipologia Effetto sulle strutture esistenti
ringrosso e/o cerchiatura di travi epilastri
Tradizionale Aumento della capacità in termini di resistenzae/o duttilità delle strutture esistenti
inserimento di setti di irrigidimento Tradizionale Riduzione della domanda agente sugli elementistrutturali esistenti
realizzazione di strutture di contrastoesterne Tradizionale
Riduzione della domanda agente sugli elementistrutturali esistenti
inserimento di controventi dissipativi Innovativa Riduzione della domanda sismica
isolamento alla base Innovativa Riduzione della domanda sismica
Per completezza si nota che esistono anche altre possibili soluzioni, quali: tecniche di controllo
attivo o ibrido attivo-passivo, inserimento di ―tune-mass‖ or ―liquid dampers‖; tuttavia, ad oggi non
possono ancora essere considerate delle vere alternative per l‘adeguamento di edifici.
I più comuni interventi di adeguamento, descritti nelle schede riportate in appendice, sono elencati
in Tabella 21.
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Tabella 21. Elenco di interventi di consolidamento di strutture in c.a. (fib , Bullettin 24)
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B-8:TECNICHE D’INTERVENTO SUGLI ELEMENTI NON-
STRUTTURALI
In questo paragrafo si illustrano i più comuni interventi di adeguamento per le principali categorie
di componenti non strutturali, con particolare attenzione agli elementi più presenti negli ospedali. Il
principale riferimento sull‘argomento è rappresentato dalle raccomandazioni ATC 51-2
―Recommended U.S.-Italy Collaborative Guidelines for Bracing and Anchoring Nonstructural
Components in Italian Hospitals‖.
Si ricorda che gli interventi sulle componenti non-strutturali dipendono e devono essere calibrati in
funzione degli interventi previsti sulle strutture. Ad esempio, un rinforzo strutturale che determinauna significativa riduzione degli spostamenti d‘interpiano ha come conseguenza indiretta la
riduzione dell‘entità (e possibilmente della quantità) degli interventi, sulla maggior parte degli
elementi non-strutturali.
L‘intervento di adeguamento di gran lunga più diffuso consiste nell‘ancoraggio di apparecchiature e
componenti di varia natura. La progettazione dei sostegni deve essere eseguita con le stesse tecniche
adottate per la progettazione delle strutture. In pratica, l‘ancoraggio si verifica e/o progetta
considerando una forza orizzontale proporzionale alla massa dell‘elemento ( l’azione sismica ) applicataal baricentro dell‘elemento stesso. Il collegamento può essere realizzato con dispositivi di vincolo
rigidi o flessibili; i dispositivi flessibili sono adatti per elementi che hanno un periodo di vibrazione
proprio T > 0.1 s.
In appendice di questo documento sono presentate le schede d‘intervento13 per i principali
componenti non-strutturali ed impiantistici, di seguito elencate.
n.1 ancoraggio ornamenti fissi e appendici interne/esterne
n.2 ancoraggio scaffalature e quadri elettrici
n.3 ancoraggio dispositivi vari (TV, estintori, etc.)
n.4 tamponature murarie
n.5 collegamento infissi/struttura muraria
n.6 elementi fissati a soffitto: controsoffitti
n.7 elementi a terra non isolati su struttura metallica
13 Le schede di intervento sono state sviluppate dalla scrivente nell‘ambito del Progetto Calabria , Servizio
d‘Assistenza Tecnica alle Regioni Obiettivo 1 per conto del Ministero della Salute, già citato.
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n.8 elementi a terra non isolati su struttura muraria
n.9 elementi a terra non isolati ancorati al suolo
n.10 elementi a terra isolati
n.11 elementi fissati a soffitto: canali impianti
n.12 sostegno reti impiantistiche
n.13 giunti per reti impiantistiche
n.14 montalettighe/ascensori
n.15 elementi fissati a soffitto: strutture metalliche per sostegno apparecchiature sale
operatorie
n.16 elementi fissati a soffitto: strutture metalliche per sostegno travi testaletto
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P ARTE B – PROPOSITIVA PER I CONSULENTI TECNICI E PER I PROGETTISTI
LL A A PP II A A NN II FF II CC A A ZZ II OO NN EE EE LL A A GG EE SS TT II OO NN EE DD EE LL
PP R R OO CC EE SS SS OO
B-9: ESEMPIO DI PROCEDURA
L‘adeguamento di un ospedale esistente, per le ragioni illustrate nei paragrafi precedenti, è
un‘operazione complessa che, pertanto, necessita di una adeguata attività di pianificazione e
gestione dell‘intero processo. Il presente capitolo si propone di fornire utili indicazioni
relativamente alla pianificazione e gestione in fase di verifica e di progetto dell‘intervento di
adeguamento.
La pianificazione si propone di prevenire tutte quelle situazioni che potrebbero potenzialmente
arrestare o invalidare il processo di adeguamento dell‘opera.
Un aspetto molto importante ai fini della buona pianificazione è il coinvolgimento nel processo
decisionale di tutti soggetti interessati, ciascuno con secondo le proprie competenze. Nel caso degli
ospedali, i soggetti interessanti possono essere raggruppati in tre categorie:
Management.
Componente sanitaria.
Componente tecnica.
L‘esperienza insegna che il coinvolgimento è determinate per il buon esito dell‘attività di
adeguamento degli ospedali esistenti. Per tale ragione (osservando anche che la pianificazione non è
certamente caratteristica italica) si suggerisce di introdurre in eventuali Linee Guida una procedura
che sia guida e riferimento al tempo stesso per il responsabile del procedimento e per tutti i soggetti
interessati.
La procedura costituisce lo strumento di attuazione della pianificazione. Un esempio di procedura
per passi è fornito nel seguito del presente capitolo.
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La gestione si propone invece di verificare che l‘andamento delle attività avvenga nel rispetto della
pianificazione ed eventualmente di intervenire prontamente qualora dovesse riscontrare
incongruenze. La gestione del processo è considerata, nella migliore delle ipotesi, solo in fase
costruttiva verificando, il più delle volte ―passivamente‖, che i lavori procedano secondo i tempi
stabiliti. Nel caso degli ospedali esistenti invece è necessario operare una gestione “attiva” durante
la fase progettuale per ragioni sia pratiche, vale a dire governare le inevitabili interferenze tra attività
di verifica e quelle ospedaliere, sia strategiche. Queste ultime riguardano le scelte da operare, in più
momenti del processo progettuale, tra le molte soluzioni possibili per l‘adeguamento di un ospedale
esistente. Potenzialmente ognuna di queste scelte rappresenta una occasione di arresto del processo
e/o di errato indirizzamento. La gestione del processo deve garantire nei confronti di tali
eventualità; questo compito spetta al responsabile del procedimento (RUP), il cui ruolo è
evidentemente determinante. Per tale ragione, l‘incarico di RUP deve essere affidato a persona di
esperienza e qualità.
Le precedenti considerazioni sono formalizzate nella seguente proposta di procedura per la
valutazione della sicurezza degli ospedali esistenti. La procedura è composta da 5 fasi. I contenuti di
ciascuna fase sono sinteticamente descritti nel seguito del capitolo.
Gruppo
&OBIETTIVI
ACQUISIZIONE
dellaCONOSCENZA
VERIFICA
diSICUREZZA
PROGETTO
per ADEGUAMENTO
SCELTA
STRATEGIA
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FASE 1: Organizzazione e Obiettivi di Sicurezza
Costituzione del gruppo per la valutazione e la scelta dell’intervento.
Si raccomanda che il gruppo sia composto da membri che rappresentino:
a. amministrazione dell‘Azienda Ospedaliera;
b. direzione tecnica (appalti e lavori) dell‘Azienda Ospedaliera;
c. management della struttura oggetto di valutazione;
d. componente sanitaria che opera nella struttura oggetto di valutazione;
e. assessorato alla sanità della Regione (in quanto organo dello Stato deputato alla
programmazione e gestione della sanità)
f. tecnici incaricati della verifica di sicurezza (ingegneri, architetti, etc.)
Definizione degli Obiettivi di Sicurezza.
Si raccomanda di seguire le indicazioni fornite nel paragrafo B-1.
Formulazione di un Piano Finanziario.
Definizione delle Competenze e degli Oneri.
Ad esempio, con specifico riferimento alle campagne di indagine sulle strutture, si raccomanda di
definire a priori a chi competono, tra la ditta incaricata delle indagini e la stazione appaltante, gli
oneri di ripristino delle finiture, danneggiate a seguito dell‘esecuzione delle prove. Ad avviso della scrivente, un ottimo esempio metodologico di programmazione delle attività
d‘indagine è contenuto nell‘Allegato B delle Istruzioni Tecniche - Criteri per lo svolgimento di indagini
diagnostiche finalizzate alla valutazione della qualità dei materiali in edifici esistenti in cemento armato , emesse
dal Servizio Sismico Regionale della Regione Toscana nell‘ambito del Programma Regionale
Vulnerabilità Sismica Edifici in Cemento Armato.
(http://www.rete.toscana.it/sett/pta/sismica/classificazione/valutazione_v_s/vsca/index_vsca.htm).
FASE 2: Conoscenza e Verifiche Preliminari
Analisi dello stato di fatto della componente fisica (elementi strutturali e non-strutturali).
Sopralluoghi e acquisizioni informazioni di progetto
Compilazione schede di primo e di secondo livello
Verifica di I livello mediante le schede (fornite in appendice)
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Analisi dello stato di fatto della componente sanitaria.
Individuazione del layout funzionale
Individuazione dei servizi medici essenziali (SME)
Verifica del layout dei SME in caso di evento sismico intenso
Ipotesi di layout funzionale dell’ospedale.
Attività da eseguirsi se risulta necessario necessario: a) apportare modifiche alla situazione esistente
al fine di una migliore risposta del sistema all‘emergenza sismica; b) ri-localizzare i Servizi Medici
Essenziali ai fini dell‘emergenza attualmente ubicati in aree o in fabbricati non adeguabili
sismicamente)
Acquisizione informazioni sui piani di sviluppo del sistema ospedaliero in esame.
Verifica degli obiettivi di sicurezza definiti in Fase 1.
Gli obiettivi di sicurezza definiti nella fase precedente devono essere verificati sulla base delle
informazioni acquisite: possono essere riconfermati o modificati.
FASE 3: Verifiche di sicurezza
La verifica di sicurezza degli edifici esistenti è eseguita seguendo l‘impostazione metodologica
indicata nel Capitolo 11 dell‘Allegato tecnico dell‘Ordinanza . Questo approccio corrisponde ad una
analisi di vulnerabilità di secondo livello (vedi paragrafo A-3). I metodi di analisi più evoluti (III
livello) potranno essere utilizzati nei casi di particolare complessità ed importanza; per una
descrizione di tali metodi si farà riferimento alla letteratura specializzata (Pinto et al., 2004).
Le indicazioni contenute nell‘Ordinanza potranno essere integrate e completate seguendo le
indicazioni contenute nel presente documento, o in altri di comprovata affidabilità. Un esaustivo
elenco delle pubblicazioni sull‘argomento è fornito in bibliografia
I risultati della verifica devono comprendere i parametri di rischio ( , § B-6) ed il periodo di ritorno
dell‘azione sismica di superamento dello Stato Limite di Operatività ( T R , § B-1).
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FASE 4: Progetto per l’adeguamento
Impostazione dell’intervento di adeguamento
a. controllo degli obiettivi di sicurezza sulla base del risultato della verifica di sicurezza della
Fase 3;
b. definizione delle modalità di intervento accettabili (esecuzione lavori), di concerto tra
tecnici e sanitari.
Esame di tecniche alternative per l’adeguamento del fabbricato.
Individuazione dell’intervento “economicamente più vantaggioso”.
Possibilità A - esito positivo (ovvero esiste un intervento tecnicamente in grado di
soddisfare i punti a e b di cui sopra).
Eseguire la valutazione sui tempi e sui costi, diretti ed indiretti.
Calcolare gli Indici Avanzati
Possibilità B - esito negativo (ovvero NON esiste un intervento tecnicamente in grado di
soddisfare i punti a e b di cui sopra.
opzione (1): si modificano (rilassandole) le impostazioni di base (i punti a e b
di cui sopra) e si riesaminano i possibili interventi, fino a individuare la
soluzione ammissibile;
opzione(2): si stabilisce che il fabbricato NON è adeguabile simicamente
(conclusione negativa del processo)
Output (in caso di esito positivo del processo)
Progetto esecutivo dell’intervento di adeguamento.
Stima degli Indicatori Avanzati (vedi § B-6).
Redazione del Piano di Svolgimento dei Lavori (vedi § B-6).
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FASE 5: Strategia di adeguamentoConfronto tra le possibili alternative
La soluzione di adeguamento individuata nella fase precedente deve essere confrontata con le
soluzioni alternative, riedificazione e costruzione ex-novo, come indicato nel paragrafo B-6.
La scelta potrà essere operata sulla base degli Indicatori Avanzati .
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SS CC HH EE DD EE DD II II NN TT EE R R V V EE NN TT OO SS UU EE LL EE MM EE NN TT II
SS TT R R UU TT TT UU R R A A LL II EE NN OO NN -- SS TT R R UU TT TT UU R R A A LL II
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