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09 -- 16 / 8 / 2015 Tour nei Paesi Baltici: Lituania-Lettonia-Estonia
e in Finlandia a: Helsinki
Quest’anno, contrariamente alle nostre abitudini estive ferragostane, ed in concomitanza con un “ nostro
evento molto importante - 50° Anniversario di Matrimonio “, ci siamo lasciati attirare da un
Tour nei territori dei Paesi Baltici abbinato ad una Visita ad Helsinki.
Giunti a Vilnius, ci attende la guida incaricata di seguirci per tutto il nostro tour: Sig.ra Diana Malova.
(Per questo, siamo stati veramente fortunati in quanto abbiamo avuto tantissime ed ottime informazioni su
personaggi, luoghi, palazzi storici, di vita vissuta ed attuale da visitare e conoscere, in un Italiano quasi
perfetto.
Pertanto, un inizio sulla “Storia di quei Paesi” ci è indispensabile per capire.
Lituania, Lettonia ed Estonia, sono conosciute da anni come “i Paesi Baltici”, non perché
siano i soli ad affacciarsi su quel mare chiuso e freddissimo, ma per le comuni vicende storiche che hanno
attraversato.
Ad un primo impatto è facile considerare Lituania, Lettonia ed Estonia un’unica entità baltica: dopo tutto
sono “tre piccoli paesi” incuneati in un minuscolo angolo del vecchio continente, dove l’Europa
settentrionale incontra quella orientale. Tuttavia ci si rende subito conto che si tratta di “tre Nazioni” con
identità diverse, ognuna delle quali rappresenta un mondo a parte.
Questi paesi non hanno solo dovuto confrontarsi fra di loro ma hanno sempre dovuto fare i conti anche con le
“mire espansionistiche” di alcune tra le potenze politiche più aggressive che il mondo abbia conosciuto.
Più di 1000 anni fa la regione fu terreno di contesa tra bellicose “tribù pagane”. Poi seguirono i “cristiani”
con la Lega Anseatica e i “Cavalieri Teutonici”. Fu quindi il turno di Svezia, Polonia e Russia che
inglobarono la regione nei loro grandi imperi.
In epoca moderna toccò all’Unione Sovietica ed alla Germania nazista. Ogni potenza occupante ha lasciato
la sua impronta: i cumuli di terra tribali degli antichi pagani, gli imponenti castelli di pietra e le cattedrali
ricche di guglie dei regni medioevali, la grandi tenute padronali del 18° e 19° sec., le basi militari simili a
stazioni spaziali dell’era sovietica.
La via dell’ Ambra
In epoca preistorica le coste orientali del Baltico erano abitate da due popolazioni di ceppo etnico e provenienza
differente: da un lato un gruppo di tribù “non indoeuropee”, dedite all’agricoltura e caratterizzate da una
struttura sociale matriarcale, arrivate da sud attorno al 2000 a.C. da cui sarebbero derivati gli attuali Lettoni
e Lituani; dall’altro lato un gruppo “ugro-finnico” di cacciatori, proveniente da est e presente dal 3000 a.C.
antenato degli attuali Estoni.
Per millenni, tra le tribù baltiche si verificarono intensi scambi e fusioni tanto che nel 100 a.C. Tacito ne
parlava come di un unico popolo. Fino al 1000 d.C. non si sa altro se non che la zona era percorsa dalla più
importante via di comunicazione tra la Scandinavia e Bisanzio: “La via dell’Ambra”, che ne faceva una
regione ricca e strategicamente importante, quindi contesa dalle popolazioni slave della Russia.
Le Crociate del Nord
Fu nel XIII° sec. che le popolazioni baltiche ebbero la prima occasione di compattarsi contro un nemico
comune. L’ “invasore”, nella fattispecie, era armato di croce oltre che di spada, e si proponeva di
evangelizzare gli ultimi pagani d’ Europa in nome del Papa cattolico. A differenza delle “crociate in Terra
Santa”, questa missione di cui si incaricarono i Cavalieri Teutonici, rimane a tutt’oggi quasi totalmente
ignorata.
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All’epoca i Balti professavano un culto animistico in cui gli dèi erano rappresentati dai vari elementi della
natura, mentre gli Estoni condividevano le credenze pagane degli altri popoli finnici, ma fu subito evidente
come il vero scopo dei Cavalieri non fosse affatto la conversione, bensì la conquista e la sottomissione delle
prospere popolazioni baltiche.
La guerra si concluse relativamente in fretta con l’annessione della regione attorno al Golfo di Riga, cui venne
dato il nome di Livonia, e la fondazione, nel nuovo Stato tedesco, di una serie di città quasi “autonome“
retta da un vescovo. Nacquero così Riga, Cesis, Ventspils e Kaldiga, dove la classe dominante, da quel
momento in poi, fu sempre tedesca.
Intorno al 1212 la Livonia rappresentava ormai un solido avamposto cristiano da cui partire per il “Drang
nach Osten” (la penetrazione tedesca) verso nord, ma la resistenza degli Estoni si rivelò ben più ardua per i
Cavalieri, che riuscirono nell’impresa soltanto nel 1226, quando attaccarono coalizzati con i Lettoni e
contemporaneamente ai Danesi.
Il primo Stato Lituano
Intanto anche l’attuale Lituania (ex Samogizia) era a sua volta oggetto di spedizioni militari, nell’ambizioso
proposito di fondare uno Stato teutonico che si estendesse dall’ Oder al Golfo di Finlandia.
Ma il lituano Mindaugas, dopo aver sconfitto i Cavalieri nel 1236, unificò le tribù della regione del primo
stato lituano e si alleò con il principe russo Aleksandr Nevskij. Quindi con una mossa di grande astuzia, si
convertì al cristianesimo, ottenendo dal papa il titolo di “re dei Lituani”.
Tra i suoi successori: il granduca Gediminas nel 1323 fondò la “Capitale Vilnius” ed estese i confini dello
Stato; il granduca Jogilla nel 1385 si alleò con i polacchi grazie ad un’accorta politica matrimoniale e fu in
grado di sconfiggere definitivamente i Cavalieri Teutonici.
Nel XIV° e XV° sec. il Granducato di Lituania si impose in Europa come uno Stato militarmente forte e un
punto di riferimento politico e culturale.
Nel suo vasto territorio esteso dal Mar Baltico al Mar Nero, baluardo contro l’Ordine a ovest e i Tartari a
est, si sviluppò la civilissima e autonoma nazione “bielorussa”.
La decadenza degli Stati Baltici
Con il “trattato di Lublino” del 1569, l’alleanza tra Lituania e Polonia si rafforzò grazie all’istituzione di un
senato comune e di un re comune, e da questo momento l’influenza della cultura polacca si impose sempre più
efficacemente, decretando il declino e la subordinazione dell’elemento lituano.
Questa condizione durò, fino alla fine del Settecento malgrado le reiterate prepotenze della Polonia; quasi
entrambi i Paesi persero l’indipendenza e la Lituania divenne provincia “dell’Impero degli Zar”.
Anche lo Stato dei Cavalieri Teutonici, però, era ormai in piena decadenza, controllato prima dai Russi, poi
dagli Svedesi, ansiosi di mettere le mani sui floridi porti commerciali di Riga e Tallinn.
Il cattolicesimo stesso perdeva terreno di fronte alla progressiva diffusione della “dottrina di Lutero”.
Infine, la “Guerra del Nord”, che dal 1700 al 1721 vide fronteggiarsi la Svezia e la coalizione di Polonia,
Russia e Danimarca e che si concluse con il passaggio allo zar delle terre lettoni ed estoni.
La riscossa degli Stati nazionali
Per tutti e tre i Paesi baltici, l’Ottocento significò la riscoperta di una coscienza nazionale, con nascita di gruppi
patriottici clandestini, recupero di parte degli intellettuali del patrimonio culturale autoctono e sollevazioni del
proletariato rurale.
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Nel Novecento i territori furono l’oggetto di una tragica contesa tra la Germania e l’Unione Sovietica: russi
fino al 1915, e occupati dai tedeschi tra il 1915 ed il 1918, hanno raggiunto una prima volta l’indipendenza
nel 1920, approfittando dei contrasti tra le due potenze.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le truppe tedesche invasero l’area baltica, nonostante l’opposizione della
flotta inglese, ma il progetto di un ducato sottoposto alla Germania non andò in porto: l’armistizio del 1918
impose ai Tedeschi di lasciare tutti i territori che erano stati russi, e Lituania, Estonia e Lettonia furono
riconosciute dalla comunità internazionale come “Stati Indipendenti”.
L’indipendenza dei Paesi Baltici non fu però pacificamente accettata: i Sovietici riconobbero la Lituania solo
nel 1920 e la stessa Lituania fu poi invasa dalla Polonia, mentre la Lettonia fu attaccata dall’URSS nel 1918.
In questi primi anni Venti, successero diverse cose importanti e tra queste “l’adozione dei tre idiomi
nazionali” e la “fondazione delle grandi Università di Riga e Kaunas”.
Successero anche inquietudini a livello politico su cui incombevano le “dittature di Stalin e di Hitler”, che
finirono per convogliare anche i Paesi Baltici verso governi autoritari.
Nel 1940, in virtù del “patto tedesco-sovietico” Ribbentrop-Molotov, Lituania, Lettonia ed Estonia
vengono occupate dall’ URSS, nel 1941 di nuovo dalla Germania e, nel 1945 rioccupate da Mosca.
A questo punto c’era già abbastanza per considerare questa riva del Baltico legata da una sorte comune, ma
nel 1990 “ i tre piccoli Baltici” hanno percorso di nuovo insieme una fase cruciale della storia, la
“secessione dall’URSS”. Primi tra tutte le repubbliche che formavano l’Unione Sovietica, i Paesi Baltici si
sono dichiarati indipendenti, hanno sfidato la reazione, ormai già poco convinta, dei carri armati di Gorbaciov,
hanno difeso le loro nuove frontiere e nel 1991 hanno assistito da protagonisti alla definitiva dissoluzione
dell’impero.
Lituani, Lettoni ed Estoni hanno attraversato queste vicende senza perdere i rispettivi caratteri culturali:
ciascuno ha mantenuto la propria lingua, nella fede religiosa, Estonia e Lettonia sono rimaste “protestanti”,
“cattolica” invece la Lituania, e nei modi di vita i lettoni e soprattutto gli estoni sono rimasti nordici, mentre i
lituani hanno mantenuto forti affinità con i vicini polacchi.
Le occupazioni tedesca e sovietica hanno però lasciato segni indelebili nel loro sistema sociale.
Vilnius, la capitale della Lituania, era la “Gerusalemme del Nord”, per il numero elevato di ebrei tra la
popolazione e per il prestigio internazionale dei biblisti Litvacchi di lingua Yiddish: nel 1941 la comunità
ebraica è stata sterminata o deportata, le sinagoghe della città distrutte e la stessa sorte è toccata alle comunità
meno numerose in Lettonia ed Estonia.
Ricordiamo la “Via Baltica” che era ben altro che un semplice nastro d’asfalto. Il termine fu coniato
esattamente il 23.08.1989, quando alcuni milioni di Lituani, Lettoni ed Estoni si allacciarono l’uno con
l’altro formando una delle più lunghe catene umane della storia – lungo i 600 Km che si snodano da Vilnius a
Riga e Tallin. Prese così forma una protesta senza precedenti contro l’occupazione sovietica; una
manifestazione pacifica ma di proporzioni tali da dare visibilità definitiva ai movimenti autonomisti dei tre
paesi, che aprì la strada alla conquista dell’indipendenza.
Oggi la Via Baltica è molto prosaicamente una direttrice che collega Helsinki a Varsavia ma tuttavia
conserva la sua valenza simbolica originaria ed è diventata anche il simbolo di un progetto di sviluppo
commerciale e turistico della regione ricalcando quella che era la Via dell’Ambra del primo Medio Evo e in
epoca successiva quella percorsa dai commercianti della Lega Anseatica.
Le tre capitali degli stati baltici concentrano una quota di popolazione molto elevata rispetto al totale di ciascun
Paese: a Vilnius, risiede una concentrazione di Lituani più bassa rispetto agli altri paesi baltici;
a Riga, la città che più di tutte ha l’aspetto della metropoli, risiede circa un terzo dei Lettoni;
a Tallin, risiede la stessa quota di Estoni, come in Lituania.
Grandi capitali dunque per paesi piccoli e decisamente poco popolari. Lituania, Lettonia ed Estonia occupano
una delle aree d’Europa a più bassa densità demografica.
Si trovano tutte in zone quasi completamente pianeggianti, dove esistono solo colline che superano a stento i
300 metri d’altitudine e le foreste sono ancora una presenza dominante.
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Ed ora uno sguardo al futuro
Oggi i Paesi Baltici non appaiono più così omogenei e compatti nelle scelte politiche ed economiche come in
passato. L’unità baltica artificialmente imposta dall’Unione Sovietica non ha più motivo d’essere, né si
richiede più l’azione solidale che fu necessaria per la conquista dell’indipendenza.
Ciascuno prende progressivamente coscienza delle proprie caratteristiche e delle diverse esigenze che ne
derivano, e attua una politica interna ed estera conseguente, tanto più che nell’esportazione di prodotti agricoli
e legname i tre Paesi si trovano ad essere concorrenti.
La Lituania ha storicamente forti legami con la Polonia e l’Europa centrale; la Lettonia è maggiormente
vicina alla Russia e si sta caratterizzando come area di transito fra tale paese e il resto d’ Europa; l’ Estonia
è culturalmente più legata alla Finlandia e alla Scandinavia, ma anche, per antiche tradizioni, alla Germania.
I Paesi Baltici oggi
Il mondo intero continua a guardare alle tre repubbliche come a una sorta di “organismo panbaltico”, ma
in realtà, ora che non si rende più necessaria un’azione solidale per sopravvivere alla pressione straniera,
Lituania, Lettonia ed Estonia hanno cominciato a lasciare emergere liberamente gli elementi distintivi e
caratterizzanti di ciascun Paese, cercando piuttosto la propria specifica collocazione in rapporto al resto
dell’Europa.
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Tutto questo ci è stato sapientemente ed esaurientemente descritto dalle guide durante il Tour.
Ed ora, giorno per giorno, andiamo a ricordare, sperando di saper descrivere le
magnificenze storiche, letterarie, ambientali precedenti ed attuali di ogni singolo
Paese visitato. ----------------------------------------------------------------------------------
In Lituania 9 - 10 e 11 / 8 / 2015
Si dovette attendere fino al Settecento perché in Lituania emergesse una figura di grande rilievo: K.
Donelaitis (1714-1780), poeta e narratore che si ispirò al mondo naturale e contadino per il suo capolavoro,
il “poema in esametri Metai” (Le Stagioni dell’anno) pubblicato postumo. Nel lungo periodo che va dal
1864 al 1904, l’imposizione dell’alfabeto cirillico e il divieto di pubblicazione di testi in lituano furono aggirati
introducendo abusivamente nel Paese libri fatti stampare in Prussia o oltreoceano, dove temi tipici del
“Romanticismo“ erano utilizzati per celebrare le bellezze della natura, la nostalgia del passato e
l’attaccamento alle radici patrie. I suoi simboli sono “la quercia e la cicogna bianca”.
Fu però a partire dal 1904, quando venne concessa la libertà di stampa che la “Letteratura” lituana conobbe
il suo periodo di maggior splendore, con una fioritura senza precedenti di riviste letterarie e una vivace
attività intellettuale che aveva il suo fulcro nell’Università Vytautas il Grande di Kaunas (Vilnius
continuava a essere sotto il controllo polacco).
La “Narrativa“ ebbe il suo momento più alto con Mykolaitis-Putinas, candidato al Nobel per la prosa
suggestiva e lirica del romanzo “All’ombra degli altari”, (1933), mentre Borutas con Baltaragio Melenas
“Il mulino di Baltaragis” (1945) avviò una corrente di tendenza socialista.
Anche la ”Poesia” diede frutti rilevanti con il poeta simbolista Baltrusaitis (1873-1944), che fu
ambasciatore lituano a Mosca, e diplomatico a Parigi e, soprattutto con una generazione di poeti esistenzialisti
di grande valore che esordirono attorno agli anni Quaranta, i cosiddetti “Terrestri”.
Tra i contemporanei ci segnalano Granauskas, Musinskas e Radzevicius, morto nel 1980.
Più conosciuto è forse il poeta e traduttore Venclova, attivo in America dagli anni Settanta.
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La Lituania va molto orgogliosa del fatto che entro i suoi confini cade il “centro geografico d’Europa”,
25 Km. a nord di Vilnius. Nonostante i pareri contrari l’Istituto Geografico Nazionale francese nel 1989
l’ha riconosciuto come punto centrale del continente, contrassegnandolo con una roccia arrotondata su cui
sono incisi “4 punti cardinali” e la scritta “ Geografinis Europos Centras”.
Nel 2004 la Lituania ha ravvivato il posto con 27 bandierine sventolanti (la bandierina dell’Unione Europea
più quelle dei 27 Paesi membri), una pavimentazione in legno e un obelisco di granito bianco incoronato da
stelle dorate.
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Vilnius
Vilnius, è considerata la “perla barocca del Baltico” ed è una città di straordinaria bellezza.
Affascinante e singolare, occupa senza alcun dubbio il primo posto fra le mete turistiche di questi paesi.
Nonostante sorga ai margini nordorientali del continente, la capitale della Lituania possiede un’identità
profondamente mitteleuropea.
Nel cuore di Vilnius sorge il centro storico “barocco” più ampio d’Europa, una preziosa eredità posta sotto
tutela come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Ci segnalano che osservato dall’alto di una mongolfiera, la skyline della città appare costellato dalle guglie
delle innumerevoli chiese ortodosse e cattoliche, ai piedi delle quali si celano stradine acciottolate, suggestivi
angolini fatiscenti, un “quartiere indipendente” e botteghe di artisti tradizionali, il tutto in una città di
dimensioni relativamente contenute, che a volte pare quasi un paese.
La città sta forgiando per se stessa una nuova identità, in cui la tradizione si lega a un presente (e a un futuro)
sempre più all’insegna della cucina internazionale di qualità, di una vivace vita notturna e di nuovi grattacieli.
Stando alla tradizione, Vilnius sarebbe stata fondata intorno al 1320, quando il primo granduca di Lituania,
Gediminas, sognò un lupo di ferro che ululava con la forza di cento lupi e lo interpretò come un segno
inequivocabile che sul luogo dovesse essere eretta una città che si sarebbe rivelata possente come l’ululato.
In realtà, all’epoca il sito era già abitato almeno da 1.000 anni. Intorno al Castello, un fossato, una cerchia
di mura e una torre sulla collina di Gediminas protessero la città dagli assalti dell’Ordine Teutonico nel XIV° e
XV° secolo. Da allora Vilnius si è rapidamente trasformata in una città a vocazione europea.
Piazza della Cattedrale - è sempre molto animata. Nell’Ottocento era luogo di fiere e mercati, e
intorno al perimetro della piazza odierna, correva un fossato che permetteva alle imbarcazioni di giungere fino
alle porte della Cattedrale. Lungo tutto il fossato furono costruite varie torri e mura difensive, di cui oggi
sopravvive solo il campanile che si erge accanto all’angolo occidentale della cattedrale. Su un altro lato della
piazza sorge il Palazzo Reale. Di fronte al palazzo si innalza la Statua equestre di Gediminas costruita
su un antico sito di culto pagano.
A Vilnius i desideri da esaudire si affidano ad una “lastra di pietra” che riporta la scritta “steblukas”
(miracolo). E’ stata collocata nella Piazza della Cattedrale ma va trovata da soli perché per scaramanzia è
vietato rivelarne l’esatta posizione. Una volta trovata occorre, su di essa, fare una rotazione completa in senso
orario perché il desiderio possa realizzarsi.
Da questa pietra partì nel 1989 la catena umana formata da 2 milioni di lituani, lettoni ed estoni, riuniti in
segno di protesta contro l’occupazione sovietica.
Cattedrale di Vilnius - Questo simbolo nazionale sorge nello stesso luogo in cui un tempo si celebrava
il “culto di Pekunas”, dio pagano del tuono; molti secoli dopo, le autorità sovietiche trasformarono la
cattedrale in una pinacoteca.
La prima cattedrale in legno, fu costruita nel 1387-88. Nel XV° sec. il granduca Vitoldo fece erigere un
edificio più imponente in stile gotico; da allora vari rimaneggiamenti si sono susseguiti ed oggi è materialmente
impossibile individuare i lineamenti della struttura originaria. La più massiccia opera di restauro fu condotta
dal 1783 al 1801, e la parte esterna fu interamente ridisegnata nello stile neoclassico visibile tuttora. Le
odierne statue dei santi Elena, Stanislao e Casimiro sono copie degli originali in legno collocati qui nel 1793 e
poi distrutti in epoca stalinista. Dal 1989 la cattedrale fu riconsacrata e sono riprese le quotidiane
celebrazioni delle messe.
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La Cappella di San Casimiro è il gioiello della Cattedrale. Sormontata da una cupola barocca, ha pareti
rivestite di granito bianco e marmi policromi con sculture ed affreschi raffiguranti la vita del santo che è il
patrono della Lituania.
Porta dell’Aurora - Il limite meridionale della città vecchia è segnato da uno dei più famosi punti di
riferimento di Vilnius, la cinquecentesca Porta dell’Aurora, l’unica delle “10 porte” della cinta muraria
rimasta intatta fino ad oggi. Originariamente edificata a scopi difensivi, oggi la Porta dell’Aurora ha assunto
un significato religioso grazie a un “dipinto della Vergine” custodito nella cappella all’interno della torre
(visibile anche dalla strada sottostante). – Una copia è conservata in Vaticano come “ Madonna di Lituania “.
Cappella della Beata Vergine - Sul lato orientale della via, una porta dà accesso alla scalinata che
conduce a questa cappella settecentesca situata proprio sopra l’arco della Porta dell’Aurora.
All’interno è custodito il dipinto miracoloso della Vergine, conosciuto come “Madonna della Porta
dell’Aurora”, che risalirebbe all’inizio del XVII° sec. L’immagine è venerata dai fedeli cattolici, ortodossi e
uniati (greco-cattolici) e la cappella è una delle principali mete di pellegrinaggio dell’Europa centrale.
Vicino alla Porta dell’Alba vi sono “3 Templi” di confessioni diverse: la Chiesa Uniate della SS.
Trinità e il Convento dei Basiliani; la Chiesa Ortodossa di Santo Spirito con il Convento e la Chiesa
Cattolica di Santa Teresa con il Convento dei Carmelitani scalzi e la Cappella della Porta dell’Alba.
La Chiesa di Sant’ Anna - E’ uno dei più noti monumenti di Vilnius, capolavoro del tardo gotico
(detto fiammeggiante) eretto nel 1500. Il Tempio è giunto ai giorni d’oggi quasi immutato. Il suo pregio
maggiore è la facciata, leggera e simmetrica, coronata con eleganti torrette ornate di pinnacoli e croci
metalliche alle sommità. Per la costruzione furono adoperati 33 tipi di mattoni.
In Piazza Giovanni Paolo II° (chiamata così per commemorare la visita papale in Lituania), si erge la
Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, la “perla barocca” di Vilnius.
Pur con un banale aspetto esteriore, l’interno è caretterizzato da una profusione di candidi ed elaborati decori
scultorei realizzati tra il 600 ed il 700 da maestranze italiane. Gli “stucchi” sono oltre 2000 e raffigurano
figure bibliche, storiche, mistiche ed allegoriche. Le “sculture” si raggruppano creando scene allegoriche
e narrative.
La Via Pilies - (Via del Castello) - Cuore nevralgico dell’attività turistica nonché “principale ”
via di accesso alla città vecchia. Pullula di artisti di strada, bancarelle di souvenir e qualche mendicante.
E’ una via tutta acciottolata e fino al XIX° sec. sia la via che la piazza erano separate dalle mura del Castello
Inferiore che correvano all’estremità settentrionale, ed erano collegate da un’unica porta nelle mura.
Molte costruzioni, sempre in mattoni rossi, risalgono a un’epoca compresa fra il XV° ed il XVII° sec..
Il documento che riconosceva l’ ”Indipendenza Lituana” fu firmato al n° 26, edificio barocco oggi noto
come “Casa dei Firmatari”.
La dichiarazione d’indipendenza ebbe tuttavia breve durata: nel 1920 Vilnius fu nuovamente annessa alla
Polonia e tornò a far parte della Lituania soltanto nel 1939, come “dono” del leader sovietico Josef Stalin.
L’università di Vilnius - Fondata nel 1579 in piena controriforma. Fu diretta dai gesuiti per due
secoli e sotto la loro guida divenne uno dei più importanti centri di diffusione della cultura “polacca”. Qui si
formarono diversi studiosi di rilievo ma, nel 1832 fu chiusa dai russi e non poté tornare in attività fino al
1919. Oggi vanta oltre 23.000 studenti e la “biblioteca più antica della Lituania”, che conta ben 5 milioni di
volumi.
Il Vescovo fondatore aveva inizialmente acquistato un palazzo gotico a 2 piani con l’intenzione di istituirvi un
collegio gesuitico. Col tempo vi sorsero 12 edifici a più ali, disposti intorno a 13 cortili di varia forma e
misura. I cortili sono diversi e nascosti, ma collegati per raggiungere, tramite passaggi, le varie strade
circostanti. Sempre nelle adiacenze sorge la Chiesa dei Santi Giovanni (Battista ed Evangelista) fondata
nel 1387 che con la sua seicentesca “torre campanaria” è un elemento caratteristico del profilo della città.
L’arco che si apre nell’edificio di fronte alla chiesa, porta al Cortile dell’Osservatorio Astronomico.
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Museo-Galleria dell’Ambra - Non si poteva negare assolutamente una visita in questo museo.
La vera attrazione è la piccola quanto splendida esposizione al piano interrato, interessante anche per gli scavi
archeologici a vista che risale al XV° sec.. Vi si trova una splendida raccolta di preziosissime gemme d’ambra
con le varie sfumature di colori fissi e trasparentissimi. Sono presenti anche moltissimi pezzi con all’interno
insetti con o senza ali che lasciano perplessi chi li osserva. Risalendo al piano terreno troviamo moltissime
vetrine con monili, ciondoli, collane, ed anche gioielli di pregevole fattura che dopo averci attratti, ci hanno
“obbligati!!!!” all’acquisto per possederli personalmente.
“Riteniamo che tutto il gruppo ne abbia fatto incetta”.
L’Antico Ghetto - Nel “Medio Evo” il quartiere ebraico era già molto esteso e successivamente si
allargò ancora di più. Fino alla seconda Guerra Mondiale la comunità ebraica di Vilnius era stata
particolarmente numerosa e più rispettata che altrove in Europa. La città fu definita la “Gerusalemme del
nord”. All’inizio dell’occupazione nazista a Vilnius vivevano 55-60.000 ebrei. Tra il 6 e 7 Settembre 1941
coloro che non erano riusciti a fuggire o non erano già stati uccisi, furono rinchiusi in “2 ghetti” separati:
il “minore” e il “grande “ detto anche “ degli artigiani”.
Dall’autunno del 1941 iniziarono le fucilazioni di massa che finirono nel 1943. Ora a Vilnius non vivono più
di 3500 ebrei e delle 96 sinagoghe presenti in città prima della guerra, ne sopravvive solo “una”.
Però la memoria viene mantenuta nel centro di cultura ebraica e nel museo dedicato alle vittime del genocidio.
Da ricordare anche la casa in cui visse il grande pittore e compositore M. K. Ciurlionis dove sono custodite
alcune riproduzioni dei suoi quadri e il monumento a Frank Zappa. Il busto eretto nel 1995 di questo
grande “musicista rock” è per Vilnius un simbolo della ritrovata democrazia.
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Trakai
Dopo la colazione mattutina, attraversiamo la regione costellata di laghi, foreste e colline un tempo residenza
dei principi per arrivare in questa località famosa per i suoi Castelli. Nel Medioevo, Trakai fu la capitale dello stato lituano ed uno dei più importanti centri difensivi e politici.
Ma anche dopo il trasferimento della capitale, nel 1323 a Vilnius, la città conservò a lungo la funzione di una
“residenza granducale” ed i suoi castelli costituiscono il più famoso complesso architettonico con funzioni
difensive in Lituania.
Tutelata fin dal 1991 dal “Parco Nazionale Storico di Trakai“, che si estende per ben 82 kmq, oggi
Trakai è una cittadina tranquilla ed è circondata da un paesaggio lacustre. Si anima, soprattutto nei fine
settimana estivi, per spettacoli e canti del “Festival di Trakai” che hanno luogo nel castello dell’isola e che
prevedono concerti, spettacoli teatrali e rievocazioni medievali. Quasi tutto l’abitato si concentra lungo la
lingua di terra per circa 2 km e l’estremità della penisola è costellata da ben 21 isole.
Castello dell’Isola - Il “gioiello” di Trakai, eretto sull’isola del Lago Galvè, è il Castello dell’Isola,
in mattoni rossi oggi accuratamente restaurato, che risale probabilmente al 1400, epoca in cui Vitoldo (Vytautas) ebbe bisogno di difese più efficaci di quelle offerte dal Castello della Penisola.
Un ponte pedonale collega il castello alla riva e un fossato separa il cortile triangolare all’esterno della torre
principale, caratterizzata da una vasta corte centrale e da una serie di balconate, saloni e camere.
Alcune camere ospitano il “Museo Storico di Trakai”, con una ricca collezione numismatica, una mostra
d’arte applicata (tra cui una collezione di pipe settecentesche) ed altre esposizioni relative alla storia, cultura e
religione dei Karaiti di Trakai.
Mentre riprendiamo il viaggio per destinazione Kaunas la nostra guida Diana, ci dà notizie anche sul vicino
Castello sulla Penisola. All’inizio del ‘400 il Castello, la cui costruzione richiese oltre 100 anni, era uno
dei più grandi castelli recintati esistenti in Lituania. Durante le guerre a metà del ‘600 il castello venne
distrutto e sul sito si insediarono i frati domenicani.
I suoi ruderi sorgono immersi nella quiete poco più a sud. A poca distanza, nel sotterraneo di una ex cappella
domenicana, c’è la Collezione di Arte Sacra che è una piccola ma pregevole raccolta comprendente preziosi
reliquiari e ostensori. La Penisola è disseminata di case in legno ed è abitata ormai da una popolazione
molto ridotta (ci dicono poche famiglie caraite).
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Kaunas E’ un esteso centro urbano lungo le rive del fiume Nemunas. Ha una bella città vecchia dalla struttura
compatta, molti musei artistici e culturali e una ricca tradizione storica. La sua nutrita popolazione
studentesca le conferisce un carattere di vibrante energia giovanile e una carica in più rispetto ad altri centri.
Secondo la leggenda, Kaunas, che sorge a circa 100 Km. a ovest di Vilnius, sarebbe stata fondata dal figlio
di due giovani innamorati vittime di un destino drammatico.
(La bella “Milda”, infatti, distratta dalle preoccupazioni per il suo amante, “Daugerutis”, lasciò
inavvertitamente estinguere la sacra fiamma eterna. Gli dèi, adirati, decretarono la morte di entrambi, così la
coppia si nascose in una grotta, dove Milda diede alla luce Kaunas )
Gli archeologici ritengono che la città risalga al XIII° sec.. Fino al XV° fu in prima linea sul fronte occidentale
della Lituania attaccato dai cavalieri dell’Ordine Teutonico. Successivamente divenne un fiorente porto
fluviale commerciale. Sotto l’influenza dei mercanti tedeschi qui residenti, la città fu sede di un ufficio della
Lega Anseatica. Nel periodo compreso fra le due guerre mondiali assunse il ruolo di “Capitale della Lituania”
dal momento che Vilnius era stata annessa alla Polonia.
Alla sua posizione strategica si devono le ripetute distruzioni subite nel corso dei secoli: prima della 2a guerra
mondiale quando andò incontro all’ennesima devastazione, era infatti già stata rasa al suolo per ben 13 volte.
La Città Vecchia - La “piazza principale” incuneata fra i due fiumi Nemunas e Neris, è il cuore del
nucleo storico di Kaunas. Da qui parte la via pedonale Vilniaus gatvé, che corre verso est fino ad incontrare
il principale asse urbano, anch’esso pedonale.
L’ampia piazza che si apre nel cuore della città vecchia è circondata da belle dimore fatte erigere nei secoli XV°
e XVI° dai mercanti tedeschi, ed è dominata dal Seicentesco “Palazzo dell’ ex Municipio”. Quest’ultimo
oggi è diventato il “Palazzo dei Matrimoni”, dove in estate ogni sabato decine di coppie vengono a
scambiarsi il rituale taip (si).
In un angolo della piazza si erge la “Statua di Maironis” (1862-1932) sacerdote e poeta di Kaunas e
principale cantore della rinascita nazionalista lituana fra l’Ottocento e il Novecento; non a caso Stalin mise al
bando tutte le sue opere.
Chiese antiche - La piazza del Municipio è circondata da diverse chiese e palazzi antichi.
Il lato meridionale è dominato dalle torri gemelle della Chiesa di San Francesco, costruita fra il 1666 e il
1720 come parte di un complesso monastico e collegio gesuita.
A pochi passi a sud della chiesa si incontra la curiosa Casa di Perkunas, una costruzione in mattoni del
XVI° sec. nata come ufficio commerciale, che fu eretta sul sito di un antico tempio dedicato a Perkunas, “il dio
del tuono e della mitologia lituana”.
Al di là di questo edificio, in riva al Nemunas, si trova la Chiesa di Vitoldo, anch’essa costruita in mattoni,
in stile gotico.
Sul lato occidentale della piazza troneggia al Chiesa della Santa Trinità costruzione tardo rinascimentale.
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo - Con il suo unico campanile, questa chiesa deve molto
dell’aspetto attuale alla ricostruzione avvenuta in epoca barocca, soprattutto per quanto riguarda gli interni
ma nella conformazione delle finestre si è conservato l’originario stile gotico quattrocentesco.
Probabilmente fondata da Vitoldo intorno al 1410, oggi la cattedrale conta ben nove altari e all’esterno,
lungo la parete meridionale, si trova la “Tomba di Maironis”.
Sempre nella città vecchia, sono presenti molti Musei importanti ed interessanti tra i quali ci segnalano:
Museo della Ceramica; Museo della Storia della Medicina e della Farmacia; Museo Letterario
Lituano Maironis; Museo dello Sviluppo delle Comunicazioni; Museo della Musica e
Strumenti folkloristici.
Castello di Kaunas - Una torre ricostruita, alcuni tratti della cinta di mura e parte di un fossato sono
tutto ciò che rimane del Castello di Kaunas. Intorno al castello si sviluppò il primo nucleo della città.
Fondato nel XIII° secolo, fu un importante baluardo a guardia dei confini occidentali della Lituania.
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Riprendiamo il viaggio e lasciamo con un ottimo ricordo la “Bella Lituania” per trasferirci in Lettonia. Durante il viaggio verso nord, attraversiamo i confini dei due Paesi (la Dogana non è operativa) e in Lettonia ci
aspettano le magnifiche e tanto decantate città storiche di Rundale e Riga.
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In Lettonia 11 – 12 e 13 / 8 / 2015
La piccola Lettonia ha fatto molta strada negli ultimi venti anni, in seguito all’indipendenza dal giogo
dall’Unione Sovietica nel 1991. In breve tempo questa nazione post-sovietica in fasce, è diventata una società
dal libero pensiero desiderosa di assumere il proprio posto sulla scala internazionale.
Anche in Lettonia l’espressione letteraria è sempre stata strettamente legata al sentimento nazionale. Dopo
una fugace apparizione, nel Settecento, di opere narrative e didattiche ispirate al pensiero illuminista,
un’attività letteraria consistente e matura si configurò solo verso la metà dell’Ottocento, quando i Jaunlatviesi
“Giovani Lettoni” guidati dall’intellettuale Valdemars iniziarono a riunirsi per discutere la letteratura, di
arte e politica. La loro opera, che portò tra l’altro alla raccolta e pubblicazione delle dainas “canti popolari”,
fu la premessa per l’affermazione, sullo scorcio del secolo, di correnti artistiche, romantiche e decadenti, spesso
incentrate sulle figure degli eroi medievali che si opposero all’avanzata dei Cavalieri Teutonici.
Le prove migliori si ebbero all’interno della corrente naturalista e realista dove germogliò la diffusione di idee
socialiste e i suoi maggiori rappresentanti furono il narratore Poruks (1871-1911), e il poeta Janis Rainis
(1865-1929). Rainis è considerato il più grande scrittore lettone, oltre che patriota. A lui si deve
l’organizzazione dei molti gruppi clandestini che portarono alla rivoluzione del 1905. Fu arrestato e
incarcerato dalla polizia zarista e in carcere iniziò la sua produzione letteraria che comprende una raccolte di
opere che vanno dal 1912 al 1928.
Le canzoni popolari della tradizione hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nella cultura lettone, sebbene
la musica sia riconosciuta come forma d’arte soltanto a partire dalla metà del XIX° secolo.
E ora cominciamo il nostro “Tour Lettone”.
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Rundale
Residenza del Ducato - Questo palazzo fu commissionato dal barone Ernst Johann von Biron (1690-
1772), Duca di Curlandia, fra il 1736 e il 1740. Il Palazzo è un monumento all’ostentazione
aristocratica del XVIII° sec., oltre che una “perla dell’architettura” della Lettonia rurale. “E’ il più bel
palazzo barocco della Lettonia”, situato a Pilsrundale nei pressi di Bauska, nella regione storica si
Semgallia.
Come duca di Curlandia, Ernst Johann ebbe vita dura. Dopo la morte dell’Imperatrice Anna Ivanovna, fu
nominato reggente di Russia, ma inviso alla nobiltà russa che si sentiva minacciata dal suo potere, fu esiliato in
Siberia. Dopo 22 anni di esilio, Caterina la Grande gli restituì il titolo e il ducato, e per quasi tutto il suo
regno, visse nel palazzo di Jelgava – oggi sede dell’Università – trascorrendo l’estate a Rundale.
Il Castello - diviso in due metà, comprende l’ Ala Est riservata alle occasioni formali e l’ Ala Ovest che
era la residenza privata della famiglia reale, mentre i Giardini Reali, ispirati a quelli di Versailles,
venivano utilizzati anche per eventi politici. Delle 138 stanze del palazzo, circa un terzo è aperta ai visitatori.
All’epoca il riscaldamento era erogato da una folta rete di stufe in porcellana bianca e azzurra con due blocchi
sovrapposti (ora ne sono rimaste solo 6 funzionanti). Durante la visita, si rimane ammaliati da una serie di
opere d’arte con oggetti di vero pregio come sculture in legno, in ceramica, quadri, sculture, arredi tra scale,
pianerottoli, gallerie, fastosamente arredati., Nell’ Ala Ovest solo tre stanze sono completamente restaurate:
la camera da letto, il boudoir e la toilette della duchessa.
Nel 1933 passò definitivamente in proprietà allo stato Lettone che ne decretò il restauro, ma i lavori non
iniziarono che tra il 1965 ed il 1977 anche se quelli interni si protrassero sino al 1992.
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Nel corso dei secoli, dopo essere stato “Residenza Reale” e prima di diventare un “Museo”, il Palazzo di
Rundale assolse diverse funzioni. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, fu in parte trasformato e
utilizzato come ospedale per i soldati feriti. In questa “Sala Bianca”, (sul cui soffitto ammiriamo un
grandioso e meraviglioso affresco che raffigura le “quattro stagioni”) si notano sulle pareti in colore bianco
latte, ancora molte incisioni e iniziali praticate dai soldati annoiati durante la convalescenza.
Nell’arredamento barocco, si possono scorgere diversi monogrammi “EJ” (che sta per Ernst Johann).
Il Palazzo divenne un Museo negli anni 70 del Settecento, quando un gruppo di storici ritrovò i disegni che
raffiguravano l’aspetto originario del palazzo e fu avviato il lungo lavoro di restauro. L’autore dei prospetti
era il celebre architetto italiano Bartolomeo Rastrelli. Anche le decorazioni interne rococò, aggiunte in
seguito, (1763-1768) sono opera dello stesso Rastrelli. Dopo gli studi di architettura a Parigi, si fece
rapidamente un nome come “genio del barocco” e fu nominato alla corte della famiglia reale russa. Sembra
abbia progettato, il suo primo palazzo a 21 anni e più tardi avrebbe progettato anche il maestoso “Palazzo
d’Inverno” di San Pietroburgo.
“Giardino alla francese” - Il Castello è arricchito da uno splendido “Giardino” che è stato
restaurato da non molti anni. Il giardino, come il palazzo è stato ideato e realizzato da Francesco Rastrelli
che in uno spazio di circa 10 ettari ha dispiegato diversi viali intrecciati gli uni agli altri come in un labirinto.
L’idea della composizione generale mostra l’influenza dei “Giardini di Versailles”.
Nei progetti di Rastrelli erano previste 3 fontane, sostituite invece da 3 laghetti. Quello centrale è
circondato da 4 aiuole “ricamate” con erba e fiori vari su mattoni rossi e ghiaia di marmo bianco.
Poi ci sono tantissime rose che fanno da contorno alle aiuole sui 2 lati. Con il recente restauro sono state
poste nuove piante simili alle originali per mantenere lo spirito voluto da Rastrelli.
In uno dei boschetti è stato ricreato un “Teatro verde” (da un’idea del Rastrelli stesso) inaugurato nel 2004.
Al di là del canale che circonda il castello, c’è quella che si chiama “piccola foresta” ricca anche di animali ed
uccelli. Qui sono anche sepolti soldati russi e francesi caduti nella guerra del 1812 e soldati tedeschi della 1a
Guerra Mondiale .
La “fama di Versailles di Curlandia” ha ormai valicato le frontiere di Zemgale e di tutta la Lettonia.
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Nel pomeriggio, riprendiamo il trasferimento per Riga con la nostra guida Diana e l’autista che ci
accompagneranno per tutto il tour e che ci danno informazioni sui luoghi che stiamo attraversando: lunghe
strade rettilinee con attraversamenti di paesini, grandi parchi, foreste e piantagioni dove si trova una fauna
varia ma, soprattutto, cicogne alla ricerca di cibo per i piccoli in attesa nei loro grandissimi nidi (ci viene
ricordato che arrivano per primi i maschi che devono costruire i nidi per la successiva nidificazione).
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R i g a
“La Parigi del Nord” – “La seconda città che non dorme mai”
Tutti si sforzano di affibbiare superlativi di ogni genere alla Capitale della Lettonia, ma Riga è in grado
di valorizzare le sue straordinarie qualità senza aiuti esterni. Per cominciare la città vanta la più ricca e
sorprendente architettura “art nouveau” d’Europa. Inquietanti gargoyle e divinità in preghiera adornano
più di 750 edifici allineati lungo i grandi viali che si dipartono a raggiera dal castello.
R i g a - sorge lungo il fiume Daugava, il cui corso continua per altri 15 Km. verso nord prima di sfociare
nel Golfo di Riga. Il cuore storico della città si estende per 1 Km. lungo la sponda orientale del fiume.
Al nostro arrivo e passando nelle vicinanze del porto, dopo aver attraversato un ponte a cinque arcate che
collega le due rive, abbiamo visto, attraccata al molo, una enorme nave da crociera.
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Città ricca e dalla collocazione strategica, Riga ha da sempre attirato le mire degli stati confinanti che a
partire dal XII° sec. se la contesero, sottoponendola a continue distruzioni e ricostruzioni.
Fondata nel 1201 dal vescovo tedesco di Brema Albert von Buxhoevden come testa di ponte per la
“crociata contro i barbari popolari del nord”, Riga divenne la roccaforte dei “Cavalieri
Portaspada”, nonché un importante nodo commerciale fra la Russia e l’Occidente.
Quando nel 1621 se ne impadronì la Svezia, la città si trovò ad essere la roccaforte più estesa dell’intero
impero svedese (addirittura più esteso di Stoccolma).
Successivamente i Russi strapparono la Lettonia agli Svedesi e introdussero a Riga “l’industria”. La
dominazione russa durò dal 1710 alla prima guerra mondiale ma, Pietro il Grande, si impegnò a
conservare i diritti di Riga e le sue libertà.
Intorno al 1860 la città, in forte espansione, era il porto più importante al mondo per il commercio del
legname nonché la terza città dell’Impero Russo dopo Mosca e San Pietroburgo.
L’inizio del XX° sec. vide sorgere caffetterie, sale da ballo, salotti e il fiorire di una vita intellettuale, che
saranno travolti dall’inferno della prima guerra mondiale e poi troncati dai nazisti durante la seconda.
Dopo la 1a Guerra Mondiale, nel 1918, fu nel teatro di Riga che venne per la prima volta proclamata
“l’indipendenza della repubblica”. Respinte le mire di sovietici e tedeschi, Riga rimase fino al 1940
capitale dello “Stato Indipendente”. L’indipendenza si concluse il 18.6.1940 quando le truppe
dell’Armata Rossa marciarono sulla città, a coronamento del patto fra Hitler e Stalin.
Nel 1941 i tedeschi arrivarono a liberare la città e furono “3 anni di eccidi” poi, nel 1944, la disfatta
tedesca portò a Riga i sovietici, che nei quasi 50 anni di occupazione procedettero ad una “russificazione”
massiccia.
Tra il 1988 ed il 1990 fu fondato il “Fronte Popolare Lettone” e si moltiplicarono le manifestazioni per
l’indipendenza. Finchè nel 1991 da un referendum popolare, risultò che tre quarti della popolazione
optavano per il distacco dall’Unione sovietica.
L’anno successivo fu proclamata la “Repubblica” e Riga tornò ad essere la “Capitale” di una Lettonia
libera e la “Pietra Angolare” dell’intera regione baltica.
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La Città vecchia - Il nucleo centrale è un fiabesco labirinto di stradine acciottolate, contorte e
sconnesse e di facciate decorate da merlature in legno, che oggi risuonano della musica delle discoteche.
Gironzolando per le viuzze si scopre l’incredibile patrimonio tutelato dall’UNESCO e costituito da cattedrali
imponenti, piazze bellissime e mura di castelli in rovina.
Partendo dalla via principale si incontra la Casa delle Teste Nere.
E’ una casa pittoresca costruita nel 1334 per ospitare le Teste Nere . Questi erano una corporazione di
mercanti tedeschi celibi. Nel 1941 la casa fu distrutta e 7 anni dopo i sovietici la rasero completamente al
suolo, ma i bozzetti originali sono in qualche modo sopravvissuti e nel 2001, in occasione dell’ 800°
anniversario di Riga, ne è stata riedificata una copia esatta.
(La Casa delle Teste Nere era nota per le sue feste animate. Si dice che in una fredda ”vigilia di Natale del
1510” la brigata di scapoli, pervasa di spirito natalizio (e probabilmente anche di altri spiriti) trascinò
nell’edificio un grosso pino ricoprendolo di fiori. Alla fine della serata il pino fu riportato in strada e bruciato in
un suggestivo falò. Da allora decorare l’albero di natale è diventata una tradizione che ha finito per diffondersi in
tutto il mondo. Una lapide commemorativa di forma ottagonale, incastonata nell’acciottolato della via, segna il
punto in cui si trovava l’albero originale.
E a proposito di “spirito” è d’obbligo ricordare il “Balsamo nero” souvenir ideale di Riga. Si tratta di una
bevanda costituita da una “miscela segreta di erbe e bacche” da bersi da sola o miscelata in diversi cocktail).
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Chiese - Durante la passeggiata cittadina abbiamo avuto modo di vedere ed ammirare esternamente
(alcune all’interno abbastanza velocemente), moltissime Chiese dedicate a vari Santi famosi in quei tempi.
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Fra queste ricordiamo:
Il Duomo - La Cattedrale dell’Arcivescovo della chiesa luterana evangelica lettone è un notevole esempio
dell’architettura del XIII-XX° sec., costruito nel 1211 per volontà del Vescovo Alberto. La chiesa che è la più
grande del Baltico dedicata alla Santa Madre Maria fu costruita simultaneamente al monastero. Accanto
al Duomo si trovava il Castello del Vescovo. In seguito alla riforma il Duomo divenne proprietà della città.
In una delle navate del monastero si trovava la biblioteca della città, formata da libri conservati nel Duomo ed
altri monasteri soppressi.
Inizialmente costruito in stile romanico, fu in seguito convertito in stile gotico per dargli un aspetto più leggero
con finestre più grandi ed archi più eleganti. Nel XVIII° sec. il frontone est e la guglia della torre sono stati
ricostruiti in stile barocco.
Il portale principale del Duomo fu costruito nel XIII° sec. mentre quello a ovest nel 1862 e divenne poi il
principale. Un fascino particolare dell’arredo interno del Duomo viene attribuito alle “vetrate” che furono
realizzate tra il XIX ed il XX° sec. e preparate dagli artigiani di Riga, Monaco di Baviera e Dresda.
L’altare venne costruito nel 1896 (ricostruito nel 1989). Il pulpito ligneo nel 1641 e l’angelo sopra il tetto del
pulpito fu innalzato nel 1817. Visibile un bellissimo emblema ligneo della Società delle Teste Nere (1694).
Il famoso “organo” del Duomo di Riga risuona dal 1884; all’epoca l’organo con 124 toni e 6718 canne era
il più grande e moderno in tutto il mondo. La prospettiva dell’organo riccamente decorata con inchiostri e
dipinti è ancora più antica, risale al XVI - XVIII° secolo.
Come molte altre chiese di Riga, dopo la riforma il Duomo divenne un “Tempio protestante”; oltre alla
originale intitolazione a Santa Maria anche buona parte delle decorazioni interne venne eliminata secondo i
dettami di Lutero.
Durante il periodo sovietico era severamente vietato officiare la messa e gran parte delle ricche decorazioni
interne furono portate via. Oggi si celebra una funzione al giorno.
Il Chiostro del monastero è una delle più belle parti del Duomo. Le antiche arcate circondano il
cortile interno e il corridoio lungo 118 mt. è coperto dalle volte ed è uno straordinario esempio di architettura
medievale nel Baltico.
Sempre nel Chiostro del Duomo fanno bella mostra di sé anche una serie di campane di diverse dimensioni ed
epoche, pezzi militari come cannoni e relative munizioni, carri per trasporto di armi e persone.
Chiesa di San Giacomo - Oggi è la Cattedrale dell’Arcivescovo della Chiesa Cattolica Romana.
Viene nominata per la prima volta nel 1225 e qui si celebrò la prima funzione luterana della Lettonia. Si
trovava all’esterno delle mura ed era utilizzata dagli abitanti dei sobborghi. La snella torre si scorge
chiaramente nell’ambiente circostante e rappresenta uno degli elementi verticali nel panorama di Riga.
Chiesa di San Giovanni - Per la prima volta è nominata nel 1297 ed era la cappella appartenente al
monastero domenicano, distrutto nel XV° sec.. E’ stata ricostruita successivamente in stile tardo gotico. La
parte occidentale inferiore ha il frontone a livelli degradanti ed è una delle caratteristiche di Riga. Ingrandita
nel XVI° sec. ma in stile manieristico.
Chiesa di San Giorgio - E’ l’edificio in “pietra” più antico di Riga. E’ stato costruita nel XIII° sec.
come la cappella del primo castello dell’Ordine. Poi ricostruita come Chiesa di San Giorgio e nel XVI° sec.
trasformata ed adibita a magazzino. Ora è sede del Museo di Arti Applicate.
Chiesa di San Pietro - (visitata) è l’edificio più alto nella Vecchia Riga. Venne nominata la prima
volta nel 1209 come chiesa della città o dei commercianti. La costruzione in muratura è stata edificata nella
seconda metà del XIII° sec., ma nei secoli successivi è stata completamente ricostruita.
In fondo, nella parte est, venne costruita l’abside con la corona delle cappelle e all’interno della chiesa le
splendide volte di croci e stelle. Il suo aspetto contemporaneo risale alla fine del XVII° sec., quando venne
ricostruita la sua facciata occidentale, con i tre favolosi portali d’ingresso decorati con sculture in stile Barocco.
Col progetto dell’ architetto R. Bindensu, la torre raggiunse i 64,5 mt.. In quei tempi era la torre in legno più
alta d’Europa. Nei tempi, la “torre” ha preso fuoco molte volte, l’ultima nel 1941, quando la seconda guerra
mondiale, con i suoi bombardamenti, raggiunse Riga.
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(La leggenda narra che nel 1667 gli operai che l’avevano costruita lanciarono dalla sommità una lastra di vetro
per vedere quanto sarebbe durata la guglia (un gran numero di frammenti avrebbe significato una vita
lunghissima). La lastra di vetro finì su un mucchio di paglia e non si ruppe e un anno dopo la torre fu ridotta in
cenere. Quando la guglia fu riportata a nuova vita dopo un bombardamento subito durante la IIa Guerra
Mondiale, fu ripetuta la cerimonia del vetro, questa volta con migliore successo).
E’ stata riedificata tra il 1968-1973 in struttura metallica ed ora è alta più di 120 mt. ------------------------------------------------------
Da non dimenticare infine la stupenda Cattedrale Ortodossa con le sue cupole dorate e panciute e con
i suoi suggestivi interni. Questa chiesa, in epoca sovietica, era stata trasformata in un “planetario”.
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Le Mura - Come tutte le città medievali, anche Riga aveva il suo sistema di fortificazioni con mura di
difesa e torri. Nel 1330 c’erano 28 torri. “Pulvertonis”, Torre della polvere (inizialmente era “Smilsu
Tornis”, Torre della sabbia), ed era molto importante perché proteggeva l’ingresso principale della città dalla
parte della terra. Nel 1621 durante l’assedio dell’esercito di re Gustavo di Svezia, la torre venne distrutta,
ma già nel XVII° sec. fu restaurata. Prese il nome di “Torre della polvere” perché vi si depositava la
polvere da sparo. E’ annessa all’edificio che accoglie il Museo della Guerra.
La Porta Svedese - Nelle mura è stata edificata nel 1698 e collegava due vie: Troksnu e Torna.
La prima inizialmente era una striscia di terra non edificata all’interno delle mura dove, nelle situazioni di
allarme, si riunivano i cittadini a salvaguardia della città e per quello fu chiamata Via dei Rumori mentre in
precedenza era Via dell’Allarme.
Il Castello - Dal Duomo si arriva ad una grande piazza su cui incombe il “massiccio edificio” del
Castello di Riga. La struttura odierna è l’ultima di 3 che si sono susseguite nel corso dei secoli (nel ‘300,
nel ‘500 e nel ‘700).
Il Castello fu utilizzato fino al 1470 come sede di Governatori della Livonia e dal ‘700 dal Governatore
Russo. Attualmente è la sede del Presidente della Repubblica e ospita 3 Musei.
Municipio - Di fronte al Palazzo delle Teste Nere sorge il Municipio ricostruito in anni recenti.
In mezzo ai due edifici si erge la statua di San Rolando, “il patrono di Riga”.
Si tratta in realtà di una copia perché l’originale è custodito nella Chiesa Luterana di San Pietro.
Monumento alla Libertà - Fra la Città Vecchia e la Città Nuova si trova questo monumento,
soprannominato “Milda”, che domina tutta Riga. Il monumento venne eretto nel luogo dove sorgeva la
statua di “Pietro il Grande”.
Sulla base è incisa una iscrizione che recita: “Per la Patria e per la libertà“ accompagnata da un fregio
raffigurante il popolo lettone che combatte per la libertà.
Il monumento è sormontato da una “figura femminile” in rame che rappresenta la “libertà” e che tiene in
mano “tre stelle d’oro” simbolo delle tre regioni storiche della Lettonia.
Lo Stile Liberty - Negli ultimi anni Riga viene chiamata la “Metropoli dello Stile Liberty“ perché
lo si ritrova in più di 1/3 degli edifici del centro. In questo stile si possono osservare gioielli influenzati dalle
scuole di Germania, Austria e Finlandia in tutte le più ampie espressioni. Accanto all’espressione
“decorativo-eclettica”, si vede anche quella del “razionalismo“, che alleggerisce la sovrabbondanza dei
motivi decorativi. E’ ampiamente rappresentato anche lo stile “storico-romantico“ e lo stile “Liberty
verticale“, accanto al quale ha un ruolo importante la tendenza “romantica nazionale“.
Citiamo ora alcuni dei Palazzi Storici e di quelli in Stile Liberty che ci hanno colpito per la loro bellezza:
Casa Mentzendorff - Un tempo dimora di un nobile tedesco, la seicentesca Casa Mentzendorf offre uno
spaccato del benessere di Riga attraverso la vita quotidiana di una ricca famiglia di mercanti.
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Casa del Gatto - Questo edificio, è conosciuto ai più col nome di “Casa del Gatto” a causa della scultura
raffigurante un gatto nero spaventato appollaiato sul tetto.
(Secondo la leggenda il proprietario era stato respinto dalla locale corporazione dei mercanti dell’altra parte della
strada e si vendicò sistemando sulla “torretta” un gatto nero con la coda alzata verso la prestigiosa Sala della
Grande Gilda. I membri ne furono offesi e dopo una lunga battaglia in tribunale il mercante fu riammesso nel
circolo, a patto che girasse il gatto dall’altra parte).
Grande Gilda e Piccola Gilda - L’esterno “Neogotico” del Palazzo Ottocentesco della Grande
Gilda, racchiude una sontuosa Sala Consiliare che risale al 1330, il periodo di splendore delle corporazioni
mercantili germaniche. Oggi è la sede dell’Orchestra Filarmonica Lettone.
Il fiabesco Castello che sorge accanto è il Palazzo della Piccola Gilda, fondato nel XIV° sec. come luogo
d’incontro degli artigiani locali.
Tre Fratelli - Sempre nelle vicinanze del Duomo, spiccano nettamente tre edifici in pietra disposti
scenograficamente in fila, chiamati appunto i “Tre Fratelli”. Queste case in pietra sono un efficace esempio
dell’eterogenea collezione di stili architettonici della città vecchia e richiamano le antiche case di mercanti di
Tallin che oggi ospitano il Three Sisters Hotel. Il n. 17 ha più di 600 anni, il che ne fa la costruzione in pietra
più antica della città, mentre il n. 19 (eretto nel XVII sec.) oggi è diventato il Museo dell’Architettura di Riga.
Ci fanno osservare le minuscole finestre dei piani superiori: nel Medioevo le tasse si pagavano in base alla
dimensione delle finestre che si possedevano.
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Tutti questi Palazzi hanno in comune una magnifica architettura con raffigurazioni varie, figure femminili
(cariatidi) e maschili (telamoni) più o meno coperte, animalesche di dimensioni diverse, archi e
colonne scolpite, motivi ornamentali, sculture e, soprattutto, finestre ad arco in stile “Art Nouveau”
che allora gli architetti inserivano nelle facciate dei palazzi di proprietari importanti o nobiliari.
Alcuni di questi, per la loro fastosità, sono stati adibiti ed utilizzati come “Musei” fra i quali citiamo
- delle Arti Decorative e Applicative; - delle Porcellane di Riga;
- della Fotografia Lettone; - di Riga;
- della Storia e della Navigazione; - delle Barricate;
- dell’ Architettura; - d’Arte Arsenals e Parlamento.
Museo della Storia Lettone - E’ il più antico della regione del Baltico ed è ricavato nel Chiostro del
monastero alle spalle del complesso del Duomo. Istituito nel 1869, contiene una collezione permanente di
“manufatti dell’Età della Pietra e del Bronzo” fino alla seconda guerra mondiale. Include ben 600.000
oggetti, che fanno vedere la vita quotidiana degli antichi lettoni e livoni, i loro vestiti e gioielli, le lavorazioni in
metallo e gli oggetti quotidiani.
Nella seconda parte è inclusa “l’etnografia” che comprende l’oggettistica della vita quotidiana di pescatori,
agricoltori e contadini.
Museo Etnografico all’aperto - Non potevamo tralasciare questo museo all’aperto tanto decantato
e che si trova lungo le sponde del Lago Jugla appena fuori Riga verso nord-est dai confini urbani.
Questo ampio tratto di bosco custodisce oltre 100 costruzioni in legno con tetti ricoperti di paglia e canne
molto spesso originarie di ciascuna della quattro regioni culturali della Lettonia.
Chiese, mulini a vento e fattorie custodiscono una miriade di manufatti che testimoniano uno stile di vita rurale
che ormai appartiene al passato. Alcune persone si presentavano con i loro costumi nazionali lettoni.
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Finito il Tour Culturale ed avendo del tempo libero, ci siamo concessi un giro per la città di Riga cercando di
vedere e capire la vita quotidiana di quel popolo. Moltissimi negozi, anche di pregio ci attraggono per lo
shopping ma anche per vedere il loro allestimento. Transitando in una via non eccessivamente grande, ci
fermiamo ad osservare la descrizione di quel luogo: Ristorante - Tenuta di Al Bano Carrisi - Vini.
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Riserva Naturale di Turaida - Museo Interno del Castello e Museo all’Aperto
Un’altra magnifica escursione è stata organizzata fuori Riga e prevede, la visita di Sigulda nel cuore del
Parco Nazionale di Gauja.
Il punto di eccellenza del Museo “Riserva Naturale di Turaida” è lo splendido Castello:
un maniero arcivescovile in mattoni rossi eretto nel 1214 sul sito di una “Fortificazione livoniana”. Non
sorprende che il nome Turaida in livoniano antico significhi “giardino di Dio”: la sua collocazione in cima
a una collinetta lo rende davvero fiabesco.
Un museo all’interno del granaio quattrocentesco del castello offre un resoconto piuttosto interessante della
storia della Livonia dal 1319 al 1561. Si possono visitare altre mostre presso la Torre Donjon, alta ben
42 metri ed ammirare un panorama splendido del territorio circostante.
Il resto della “riserva” è costituito da alcuni edifici trasformati in piccole gallerie d’arte e spazi espositivi.
Merita per esempio soffermarsi presso l’ “Officina del fabbro” dove si può provare a forgiare il metallo che
il fabbro stesso mette a disposizione per incisioni e/o propri nomi su piccoli pezzi di ferro.
Andando verso il castello non si può mancare di rendere omaggio alla sventurata Maija Roze presso la lapide
di onice che riporta l’iscrizione “Turaidas Roze 1601-1620”.
- La Rosa di Turaida: All’inizio del XVII° sec., al termine di una battaglia tra i feriti rimasti sul campo fu
ritrovata una bambina, Maija Roze (Rosa di Maggio), che fu poi portata al castello. Crescendo divenne di una
bellezza straordinaria e fu corteggiata da pretendenti provenienti da ogni dove; il suo cuore, però, apparteneva a
Victors, un umile giardiniere del vicino Castello di Sigulda, con il quale si incontrava in gran segreto nella Grotta
di Gutmana, a metà strada fra i manieri.
Un giorno uno degli spasimanti, un soldato perdutamente innamorato, la attirò nella grotta con l’inganno di una
lettera vergata con la scrittura di Victors. All’arrivo di Maija Roze, l’uomo mise in atto il suo piano e cercò di
rapirla. La giovane lo supplicò offrendogli la sciarpa che portava al collo in cambio della libertà sostenendo che si
trattava di una sciarpa magica. Per provarlo, lo esortò a colpirla con la spada.
Non si sa se la ragazza credesse davvero alle proprietà della sciarpa oppure no – in ogni caso il soldato sferrò il
colpo e uccise la ragazza. Per il delitto commesso il soldato fu arrestato, imprigionato e impiccato. Sono stati
scoperti alcuni documenti del tribunale che provano la veridicità di questa storia e oggi una piccola lapide in pietra
onice rende omaggio alla povera Maija Roze, la “Rosa di Turaida”.
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La collina che si leva alle spalle della tomba è chiamata Collina delle Daina e protegge il “Giardino delle
Canzoni della Collina delle Daina”. La Daina (canzone popolare in versi) è una delle più importanti
tradizioni lettoni e la collina è costellata di sculture dedicate agli eroi immortalati in questi canti popolari.
Le sculture furono realizzate in epoca comunista e per poter creare queste opere tipicamente lettoni gli scultori
furono obbligati a scolpire almeno un’opera dedicata al regime sovietico (la scultura di un uomo forte).
Fra le tante sculture ci soffermiamo ad ammirare la perfezione del lavoro su figure maschili e femminili,
giovani ed anziani soli o in gruppi, solo teste e corpi anche nudi, ed anche animali come due cavalli e tutti ben
visibili perché posti in uno spiazzo libero da cespugli o alberi. In fondo alla spiazzo invece ci fanno notare un
gruppo di alberi che formano un “grande cerchio” a significare che anche tra le piante esiste
“il ciclo della vita”.
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Lasciata questa zona meravigliosa piena di pace e silenzi, la nostra guida ci chiede se desideriamo vedere un altro
posto di gran pace, la nostra risposta è affermativa.
Ci fermiamo ai piedi di una collinetta erbosa e con notevoli piante, seguiamo alcuni sentieri ed iniziamo a scorgere
tra un albero e l’altro, delle piccole lastre con nomi e date. E’ un cimitero, Lo citiamo perché è molto
differente dai nostri; non esistono lapidi, nessun portacandela, nessun recinto limitativo ma solo piccolissimi
ritagli di pietra con i dati del sepolto. Qui sono sepolti personaggi storici, principi, persone comuni della città e
molti soldati che hanno partecipato alle guerre già descritte.
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Lasciamo con una preghiera e in silenzio questa zona che ci ha molto colpito, e ritorniamo a Riga per
preparare i nostri bagagli che ci consentiranno domani di riprendere il nostro Tour.
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Ci dirigeremo verso il “terzo paese baltico - l’Estonia”.
Accompagnati dal bel tempo e dalla gradevole temperatura, attraversiamo senza alcun problema un altro
confine e siamo in Estonia.
Le strade non sono molto frequentate, rettilinei quasi infiniti e solo qualche incrocio di tanto in tanto che porta
a qualche casa o piccolo villaggio ravvivato da poche persone e qualche animale domestico ma anche molte
cicogne.. Ma la maestosità sta nel paesaggio alberato costellato di pini e abeti tutti verdi e, fra questi molte
betulle con cortecce biancastre, che si sfogliano facilmente e che ravvivano l’ambiente.
In Estonia 14 e 15 / 8 / 2015
I giorni bui del dominio sovietico sono ormai un antico ricordo per l’ Estonia che ora ha abbracciato con
entusiasmo l’economia di mercato entrando a far parte dell’ Unione Europea, della NATO e, dal 2011,
della zona dell’ Euro. Tuttavia i successi in campo economico non hanno migliorato la qualità della vita degli
estoni in quanto continua a crescere la disparità di salario e costo dei beni di consumo.
L’Estonia guarda più all’ Occidente e al Nord piuttosto che a Lettonia e Lituania e gli abitanti pensano di
avere più cose in comune con la Finlandia. I temi ricorrenti dopo l’ingresso nell’ Unione Europea sono
“l’Economia”, la crescente “disparità di reddito” e le “difficili relazioni con la Russia” per quanto
riguarda la popolosa comunità estone di lingua russa.
Sulla scena internazionale, il campo artistico in cui l’Estonia si è maggiormente distinta, è la “musica
classica”. Per quanto riguarda la letteratura bisogna ricordare che per secoli l’estone fu considerato un
“dialetto contadino” piuttosto che una lingua letteraria e di conseguenza la storia della lingua scritta risale a
poco più di 150 anni fa e, solo dalla fine del XIX° sec., ebbe inizio la pubblicazione di libri, poesie e giornali.
L’affermarsi verso la fine dell’Ottocento dell’indirizzo realistico, in Estonia, con autori come Eduard
Vilde (1865-1933), rappresentò per l’evoluzione della letteratura estone un dato fondamentale, che diede i
suoi frutti negli anni Venti con A.H. Tammsare (1878-1940) e M. Metsanurk (1879-1957). Questi
come altri msi erano formati nell’ambito del gruppo Noor Eesti (giovane Estonia), che, dall’Università di
Tartu, coinvolse larghe fasce della società in una rivoluzione culturale di portata straordinaria.
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P a r n u E’ la prima città che incontriamo e che abbiamo visitato in Estonia meridionale, ed è il capoluogo della contea
di Parnumaa. Situata sulla costa occidentale del paese, si affaccia sul golfo di Riga in corrispondenza
dell’estuario del fiume Parnu, che attraversa la città.
E’ un importante località marina della costa estone, con una lunga spiaggia sabbiosa. Il clima, relativamente
mite, ne fa una tradizionale località di villeggiatura e di cure termali.
Brevi cenni storici
I sovietici durante l’opprimente occupazione, salvarono solo l’area turistica dalla distruzione.
In quel periodo il porto della città venne chiuso ai traghetti stranieri e fu utilizzato solo per la pesca locale.
Con il ritorno all’indipendenza estone, dal 1991, molte parti della città vecchia sono state abilmente
restaurate ed il porto è tornato a vivere.
Parnu fu fondata nel 1241 dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico. In seguito entrò a far parte della
Lega Anseatica in quanto il suo porto, privo di ghiacci, era essenziale per la Livonia.
Dopo la guerra di Livonia (1558-1583) entrò a far parte dell’ Impero Svedese e dopo la Grande Guerra
del nord (1700-1721) divenne parte della Russia Imperiale, fino al 1917.
La città vide la nascita dei primi manifesti dell’indipendenza estone nel 1918. Seguì poi le sorti politiche
dell’intera Estonia nel XX° sec..
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A Parnu, nel 1857 vide la luce , o meglio la stampa, il primo giornale in lingua estone e fu qui che iniziò la
propria attività la poetessa Lydia Koidula. La città è conosciuta a livello internazionale anche per il
“Festival del Cinema”. Tutte queste manifestazioni si svolgono presso il nuovo Museo d’Arte di Parnu.
(Anche a Parnu esiste la leggenda della Dama Bianca, secondo cui lo spettro di una Dama
Bianca si aggirerebbe tra gli spalti del Castello nel plenilunio di Agosto, e ha suggerito
l’istituzione di un festival annuale di canti e danze notturni. Si tratterebbe di una fanciulla che
secoli fa, travestendosi da paggio, riuscì ad intrattenere una lunga relazione con un monaco.
Scoperta, venne murata viva nel castello, ed il suo spirito inquieto è ancora visibile ogni Agosto
dalla finestra centrale della Cattedrale). -------------------------------------------------------
Iniziamo il percorso ammirando un edificio in mattoni d’inizio Novecento che ospita l’Hotel Bristol, lungo la
strada principale. Procedendo nella via, che è un campionario di “stili” diversi, si incontra la Punane torn
(Torre Rossa) che deve il nome al colore dei mattoni con cui fu costruita nel XV° sec.. Sulla sinistra della
via si può vedere la Elisabethi kirik (Chiesa di S. Elisabetta) eretta in stile barocco nel 1740, la cui
guglia è opera dello stesso Wulbern che progettò quella di San Pietro a Riga.
Si prosegue in direzione opposta e si giunge al Settecentesco Municipio neoclassico cui fu in seguito aggiunta
la facciata settentrionale Jugendstil. Di fronte sorge la Jaketeriina kirik (Chiesa di Caterina), il tempio
ortodosso dedicato alla zarina.
Alcuni Monumenti di Parnu
Porta di Tallinn - Delle fortificazioni del XVII° sec. rimane solo la porta barocca, conosciuta anche
come Kuningavarav (la Porta del Re). La tipica pianta a stella dei bastioni svedesi del XVII° sec, che in passato
circondavano la città, è chiaramente visibile solo su una cartina a colori, poiché quasi tutte le punte sono oggi
parchi. In passato questa porta segnava l’inizio della rotta postale. L’unica sezione intatta dei bastioni,
completa di fossato, si trova a est del centro. Nell’estremità occidentale si apre questa porta simile a un
“tunnel”, che un tempo si ergeva a difesa della strada principale per il fiume e Tallinn.
Chiesa di S. Elisabetta - Questa chiesa luterana in stile barocco deve il suo nome alla “Nonna di
Gesù”, ma è dedicata all’imperatrice russa che regnava nell’anno in cui fu costruita (1747), ed è ornata da
lampadari, un pulpito ligneo con sculture gotiche e una magnifica pala d’altare.
Chiesa di S. Caterina - Dal 1768, questa stupenda chiesa ortodossa russa in stile barocco è dedicata a
un’altra imperatrice russa, Caterina (omonima della martire cristiana).
La Torre Rossa - Si tratta dell’edificio più antico della città e nell’antichità costituiva l’angolo sud-
orientale delle mura medievali. Attualmente è utilizzato principalmente per il commercio dell’artigianato e
ospita mercatini tipici ed esposizioni d’arte.
A Parnu tra i bagnanti - Ammessa nella Lega Anseatica nel 1346, Parnu col suo porto fece concorrenza a
Tallin e Riga. Per la sua lunga (40 Km) “spiaggia sabbiosa”, è considerata la maggiore località estiva e di
villeggiatura dell’Estonia e vi si trovano molti hotel, ristoranti ed ampie spiagge soleggiate.
Tutt’intorno alla zona balneare è stata attivata dall’inizio del Novecento un’ampia zona con parchi, viali con
bellissimi giardini e aiuole fiorite nonché pregevoli palazzi Jugendstil.
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(Anche in questa occasione non è mancata l’intraprendenza di due nostri amici–compagni
Viscardo e Cristina che si sono avventurati in acqua per un “rinfrescante e … temerario …
bagno”). -----------------------------
Sostiamo, nelle vicinanze della spiaggia, per degustare un eccellente pranzo in un ristorante che ha la
caratteristica di presentare anche, oltre al menù, un arredo tipico con tutti i tipi di suppellettili dei secoli
scorsi.
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Ripartiamo e dopo qualche ora di viaggio, arriviamo alla Capitale Estone - parte sud del Golfo di Finlandia.
T a l l i n n
Porto strategico delle rotte commerciali tra Nord e Sud, così come tra Oriente ed Occidente, Tallinn vide
avvicendarsi nella sua storia diverse dominazioni, ciascuna delle quali ha lasciato tracce significative nel tessuto
urbano. La prima menzione scritta di Tallinn risale solo al XII° sec., nelle mappe dell’arabo Mohammed
Al-Idrisi, geografo di Ruggero II° di Sicilia, anche se si presume che un piccolo porto esistesse sul luogo già
molto prima. La posizione geografica particolarmente vulnerabile ne fece una facile preda per i Danesi di
Valdemaro II°, che nel 1219 l’assalirono dal mare e l’occuparono, costruendovi la “Fortezza di
Toompea”, ancora visibile sulla collina. Il nome Tallinn, che significa “Castello Danese” o “Città
Danese”, risale proprio a questo periodo. Con l’avvento dei Cavalieri “porta spada” dal 1228 e fino al
1919 si susseguirono moltissimi eventi.
Dopo le resistenze ai popoli svedesi e zaristi, i primi mercanti tedeschi arrivati da Lubecca, con le loro famiglie,
si stabilirono ai piedi della collina formando l’attuale Vanalinn, “la Città Vecchia”, che avrebbe prosperato
soprattutto dalla fine del secolo, quando Tallinn entrò a far parte della Lega Anseatica.
Le sorti della città iniziarono a mutare nel XVI° sec.. La Lega Anseatica si era indebolita e russi, svedesi,
danesi, polacchi e lituani si contendevano ormai la regione del Baltico. Tallinn subì un lungo assedio da
parte del sovrano russo “Ivan - il terribile”, fu suddita poi della Corona Svedese e nel 1710, decimata
dalla peste, si arrese alla “Russia - di Pietro il grande” che riuscì in tal modo ad annettersi l’agognato
sbocco sul Baltico, l’unico porto di cui potesse disporre “non bloccato dai ghiacci” durante i mesi invernali.
Tallinn, nei 200 anni di pace e crescente prosperità che seguirono, fu “russificata” rapidamente espandendosi
oltre i confini della Città Vecchia, mentre i terrapieni difensivi, divenuti inutili, furono trasformati in parchi
urbani.
Dopo la prima Guerra Mondiale, conquistata faticosamente l’indipendenza nazionale nel 1920 con il Trattato
di Tartu, Tallinn fu proclamata “Capitale dell’Estonia”.
L’Epoca Sovietica e la libertà - Questa prima indipendenza non ebbe però vita lunga. L’Estonia
fu invasa nel 1940 dall’esercito tedesco e, in seguito al crollo nazista, nel 1944 il Paese ricadde sotto il
controllo dei Sovietici.
Nei cinquantanni che seguirono, a Tallinn furono impiantate molte industrie che richiamarono una consistente
immigrazione russa, e il tessuto etnico e urbanistico della città mutò radicalmente: la popolazione di Tallinn
triplicò e gli Estoni rimasero poco più della metà, il russo divenne lingua ufficiale e la periferia si riempì di
quartieri-alveare tipici delle città sovietiche.
Con l’avvento della “perestroijka” i fermenti nazionalisti e indipendentisti vennero allo scoperto. Fu fondato
il “Rahvarinne” (Fronte Popolare Estone), che organizzò diverse manifestazioni di piazza, finchè, nel 1991
fu riguadagnata l’indipendenza e Tallinn tornò ad essere la Capitale della Repubblica Estone.
Tallinn è l’ultima città baltica meta del nostro tour.
La capitale dell’Estonia è tra le città baltiche quella meno segnata dal passato sovietico e quella più legata alla
Finlandia per la cultura e la lingua. Nell’economia, anche durante l’occupazione, non ha mai smesso di
guardare a nord.
Giunti in città non possiamo che inoltrarci nella zona vecchia dove andremo a scoprirne le bellezze
architettoniche, culturali e storiche.
La Rocca - Nella collina della Cattedrale (Toompea), c’è il nucleo più antico della città, costituito dal
Castello Trecentesco che domina sul porto di Tallinn. Dalla fortezza, protetta da contrafforti e torri, il
panorama sul Golfo di Finlandia toglie il fiato.
Il Castello - Dal Duomo, in due passi si raggiunge Toompea loss, cioè quello che nelle cronache medievali
veniva indicato come “Castrum Minor” per distinguerlo dalla fortificazione più ampia che abbraccia tutta la
collina, detta “Castrum Maior”. Costruito dai Cavalieri Teutonici nel Duecento e ripetutamente
rimaneggiato nelle epoche successive, conserva le mura settentrionali e occidentali, oltre alle due torri.
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Una terza torre dalla caratteristica forma “ottagonale” si può vedere nell’angolo più meridionale: è il famoso
Pikk Hermann (Ermanno il lungo) del XIV° sec., uno dei simboli di Tallinn.
Addossato alla cinta muraria c’è un palazzo rinascimentale con aggiunte neoclassiche che fu la residenza del
governatore russo ed è oggi Sede del Parlamento.
La Cinta Muraria - Tra le vie che salgono lungo il pendio fino alla cittadella, la più incantevole è Pikk
jalg, la strada tutta a ciottoli che parte dalla Porta Pikk jalg (Torre della gamba lunga), costruita nel 1380.
Per tutto il Medioevo la porta veniva sbarrata ogni sera in modo da impedire l’accesso di estranei alla rocca,
quartier generale dell’aristocrazia feudale e del clero.
Ci informano che partendo da questa torre si può seguire tutto il percorso della cinta costituita ora da 25
Torri sopravvissute, (erano in origine ben 35), con il loro caratteristico “profilo aguzzo e di colore
rosso”. La più nota è Kielk in de Kok (Spia in cucina) che deve il suo nome al fatto che è la più alta di tutte -
50 mt – grazie ai quali domina tutte le abitazioni della città, cucine comprese. Partendo invece da Pikk jalg si
giunge alla Piazza principale di Toompea, in cui troneggia la mole della Cattedrale ortodossa.
Due Chiese - Due Simboli
La Cattedrale Alexander Nevski - Edificata tra il 1864 ed il 1900. Con la sua architettura elaborata
e imponente, doveva essere il simbolo tangibile del potere dello zar, una sorta di avamposto in terra estone.
Tuttora le sue linee bizantineggianti determinano uno stridente contrasto con il profilo rigoroso degli edifici
circostanti, e la provocazione “visiva” è esplicitata dalla “dedica a Nevski”. Tutto questo rende ragione del
profondo odio che nutrono per la chiesa gli abitanti di Tallinn, i quali, in diverse occasioni hanno avanzato la
proposta di smontarla e ricostruirla altrove.
Altra ragione è il fatto che con la sua mole, la cattedrale copre la Toomkirik - il Duomo.
Il Duomo - Oltre ad essere amatissimo, è molto più antico (del 1219) e pregevole della Chiesa Russa.
Situato poco distante, fu costruito all’inizio del Duecento, subito dopo l’invasione Danese, e nel
Cinquecento divenne la sede della Chiesa Luterana estone.
Dopo l’incendio del 1684, che devastò la Città Vecchia, fu ricostruito nello ”stile gotico” originario. Solo la
guglia barocca della sommità della torre fu aggiunta nel XVIII° secolo.
All’interno sono notevoli il pulpito in stile barocco e l’altare del Seicento, ma anche le numerose lapidi che
coprono il pavimento. La chiesa infatti fu per lungo tempo il centro religioso della comunità tedesca di Tallinn,
e il luogo di sepoltura dei suoi membri più illustri. La tomba più notevole però, visibile in fondo alla navata
destra, è quella del “mercenario” francese Pontus de la Gardie, che prestò servizio nell’esercito svedese
contro i russi. Da notare anche, nella chiesa, i due globi terrestri che non riportano la Nuova Zelanda.
La maggior parte dell’arredamento è opera del maestro Cristian Ackermann. Il “ gioiello del Duomo” è la
collezione di un centinaio di stemmi-epitaffio appartenenti all’Ordine dei Cavalieri d’Estonia il più antico dei
quali risale al 1686. Molti di questi stemmi sono in stile barocco.
Di grande importanza sono anche le logge delle famiglie Patkul e Manteuffel del XVIII° sec. in stile barocco, e
l’organo, costruito nell’officina del maestro Sauer a Berlino.
Alcuni antichi Palazzi Nobiliari - Alle spalle del Duomo si trovano antiche abitazioni risalenti a
epoche diverse, alcune sopravvissute all’incendio del 1684, altre ricostruite successivamente.
Il più notevole è il Palazzo della Cavalleria, costruito in stile neorinascimentale tra il 1845 e il 1848.
Durante l’epoca sovietica ospitò la Biblioteca Nazionale, mentre ora è sede del Museo d’Arte Nazionale Estone.
Nella via Rahukohtu, si trovano un’infilata di abitazioni storiche: in neoclassico Palazzo von
Tiesenhausen del XVIII° sec; l’Ottocentesco Palazzo Ungern-Sternberg; la Casa dei Conti, in stile
neoclassico del 1813, e moltissime altre veramente meritevoli di ammirazione.
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La Città Bassa
Ai piedi della Rocca si estende Vanalinn, la Città Vecchia, che conserva immutata l’atmosfera di una città
mercantile medievale, con le piccole case nordiche tutte uguali e i colori vivaci delle piazzette che danno respiro
alle strette vie.
La Piazza del Municipio - Il “cuore” della Città Bassa è Raekoja plats, nata come centro delle
attività commerciali della popolosa comunità tedesca, e perciò fortemente somigliante a molte piazze della
Germania settentrionale. Per alcuni secoli fu il luogo dove si celebravano tutte le più importanti feste cittadine,
dai carnevali ai matrimoni, ai Natali, e con ogni probabilità fu qui che si allestì nel 1441 il “primo albero di
Natale della storia” Anche le esecuzioni pubbliche però avevano luogo in questo ampio spiazzo, cosa non
facile da figurarsi per il turista.
L’antica atmosfera si ritrova appieno durante il Festival dei Tempi Antichi, che si svolge ogni anno all’inizio di
Giugno, quando riaprono le botteghe artigiane, la dea della giustizia viene ricollocata in mezzo alla piazza, i
ristoranti cucinano piatti tradizionali.
Queste funzioni originali, il nostro gruppo le ha vissute durante il giro effettuato in questa parte della città
Vecchia, vagabondando, ammirando, e gustando anche i prodotti esposti sotto i loro tendoni. Inoltre siamo
stati presenti durante una manifestazione canora di un gruppo folkloristico.
Ci sono anche edifici che hanno conservato la loro funzione originale, la Farmacia Raeapteck del 1422
dove campeggia ancora lo stemma della Famiglia Burchart che, per generazioni, curò gli abitanti di
Tallinn con medicamenti molto particolari, come “l’occhio di pesce”. Inoltre, conserva in apposite
vetrinette ben protette, una stupenda raccolta di cimeli storici, di attrezzature che servivano per la
preparazione dei medicinali.
Il Municipio - (Raekoda) - Il Quattrocentesco Municipio, è l’unico edificio tardo-gotico rimasto intatto
in Estonia. E’ una severa costruzione in pietra grigia sormontata da una torre ottagonale che ricorda
vagamente i minareti islamici. Alla sommità della guglia barocca è collocato un curioso segnavento
raffigurante un soldato medievale, affettuosamente denominato “Vana Tomas “ (Vecchio Tommaso), che
secondo una leggenda fungerebbe da “vedetta”, avvertendo i cittadini in caso di pericolo.
Le Chiese della città Bassa - A poca distanza dalla Piazza del Municipio si trovano le tre Chiese
più importanti della Città Bassa.
La Niguliste kirik (Chiesa di San Nicola) – costruita nel XIII° sec. e poi rimaneggiata nel corso degli anni,
come la maggior parte delle chiese di Tallinn, ebbe in origine anche funzioni difensive, come dimostrano
nascondigli e passaggi segreti che conducono alla cinta muraria. Fu in parte distrutta durante il
bombardamento sovietico del 1944 e ora, dopo un lungo restauro, è stata riaperta come sala per concerti e
museo. All’interno di quest’ultima, è notevole la collezione di arte sacra medioevale la cui opera più celebre è
la “Dance Macabre “ capolavoro quattrocentesco di Berndt Notke del XV° sec..
Tra le opere degne di nota ci sono alcune pale d’altare, lapidi tombali scolpite e una sala ricolma di argenti.
Vicino alla chiesa c’è un Tiglio che passa per il più antico di Tallinn. (Ombreggia la tomba di Cristian Kelk -
1695).
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Passeggiando tra le molte abitazioni Quattrocentesche, si arriva alla Puhavaimu kirik (Chiesa del Santo
Spirito) – sulla cui facciata campeggia un luminoso orologio “blu e oro” considerato il più antico di Tallinn.
In questa chiesa fu celebrata la prima messa in estone e vanta all’interno alcuni gioielli come l’altare scolpito
del Quattrocento.
La sua campana, che è la più antica dell’Estonia (1433) aveva promesso di suonare le ore “sia ai servi che
ai signori”, è stata danneggiata nell’ultimo incendio. Nel 2003 una nuova campana venne fusa nella fonderia
Reale di Asten in Olanda e sostituì la vecchia che ora si trova esposta all’interno della chiesa.
Questa chiesa ha anche un particolare: il “coro” non si trova nell’asse centrale dell’edificio ma è
l’allungamento di una delle due navate. Inoltre si notano i balconi dipinti con scene bibliche tratte dalla
“Bibbia dei Poveri” ovvero la “Bibbia Pauperum” in stile barocco.
I suoi 57 dipinti raccontano le storie del “Vecchio e Nuovo Testamento” e vengono anche indicati come
“la Bibbia per gli analfabeti”. La chiesa era stata progettata per aiutare e curare i poveri della città e lungo
le pareti si notano ancora le “nicchie” create per i letti dei malati.
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Proseguendo si incontra la Oleviste Kirik (la Chiesa di Sant’Olaf) con una torre alta 124 mt. con la
caratteristica guglia affilata. Questa guglia è sorta su quella originale di 159 mt. incendiata e colpita da un
fulmine.
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Il giro panoramico della Città Vecchia di Tallinn ci permette di vedere la “Statua di Linda”, vedova di
Kalev, primo ed eroico capo degli Estoni.
Poi, passando dal belvedere di Paktul, si arriva alla “Torre della Porta Gamba Corta” considerata
l’edificio più infestato di “spettri” della città e, attraversando la “Torre della Porta Gamba Lunga” si
arriva alla Città Bassa.
Si incontrano poi i palazzi delle “Gilde cittadine” fra le quali ricordiamo la “Confraternita delle Teste
Nere” (Questa era costituita da giovani scapoli il cui soprannome deriva dal loro Santo Patrono Mauritius, un
leggendario soldato romano di origine africana che è ritratto tra due leoni sulla facciata dell’edificio risalente al
1597).
Avanti ancora troviamo le famose “Tre Sorelle” (Kolm Ode) che fanno da contrappunto ai “Tre Fratelli”
di Riga. La più interessante è quella all’angolo della strada che conserva la facciata Quattrocentesca.
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Di buon mattino ci rimettiamo in viaggio per uscire dalla città e dirigerci verso ovest con destinazione:
Rocca del Mare
Località panoramica marina sul Golfo di Kopli, risponde incredibilmente al nome italiano Rocca del Mare.
La battezzò così nell’Ottocento l’eccentrico Arthur Girard de Soucanton, borgomastro di Tallinn, che
acquistò qui un appezzamento di terreno per costruirvi una villa. Dal 1957, nella proprietà, è stato fondato un
“museo all’aperto” tra i più grandi d’Europa, che illustra ogni aspetto dell’architettura rurale contadina e
nobiliare con oltre 70 costruzioni.
La maggior parte delle strutture esposte risalgono all’Ottocento, ma c’è anche una cappella di fine Seicento.
Ogni regione dell’Estonia vi è rappresentata con una sua specificità: Saaremaa con i mulini a vento, il lago
Peipsi sul confine russo con le tipiche casette dei pescatori e così via.
All’interno di ogni singola costruzione, oltre agli attuali abitanti, si possono vedere gli utensili tradizionali di
lavoro, gli arredi come letti, credenze e tavoli, telai per lavorazioni (con lana ed altri tessuti) che ci vengono
dimostrate dal vivo con le antiche tecniche.
Essendo un giorno festivo anche per loro, il 15 Agosto, abbiamo potuto assistere ad un’esibizione di danze,
balli e canti con un simpatico gruppo folkloristico composto da persone di tutte le età indossanti i loro tipici
costumi. - Anche molti di noi sono stati invitati a partecipare a questo bellissimo e
divertentissimo spettacolo. E’ stata un’esperienza piacevolissima, esilarante e forse unica, per
alcuni di noi quella di cimentarsi in uno spettacolo così trascinante - . ----------------------------------------------------------------------
Riprendiamo il nostro giro e ci dirigiamo verso est nella zona dove sorge il Parco di Kadriog.
Questo è un parco preferito dagli abitanti di Tallinn che ci vanno a passeggiare in tutte le stagioni.
Al centro del parco sorge il Palazzo di Kadriog commissionato da Pietro il Grande all’architetto
italiano Nicolò Michetti all’indomani della sua prima visita in Estonia, nel 1718. L’influenza italiana e
francese, nel sobrio barocco della facciata rosa arricchita di stucchi bianchi, appare così evidente che spesso se
ne è parlato come di una “piccola Versailles”. Già residenza del presidente della Repubblica, oggi ospita il
Museo delle Belle Arti.
Nel Parco è collocato anche il “Grande Anfiteatro Lauluvalijak”, che ogni cinque anni ospita il famoso
Festival della Canzone e della Danza, durante il quale si esibiscono migliaia di musicisti provenienti da tutto il
mondo.
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Rientrando verso il nostro Hotel, percorriamo la strada che costeggia il porto e intravvediamo ormeggiate
molte barche private, barche da pesca, battelli anche di notevoli dimensioni.
Domani mattina, con il nostro pullman, attraverseremo il mare Baltico per raggiungere la costa della Finlandia
con la sua Capitale.
Il Porto di Tallinn - Costituisce la maggiore autorità portuaria e marittima dell’ Estonia. Si tratta di
un porto che gestisce la propria attività sia nel campo del traffico dei passeggeri, che in quello mercantile.
Dal 1991 con il restauro dell’ indipendenza estone, è tornato all’antico vivace traffico, dopo che negli anni
di occupazione sovietica era stato utilizzato prevalentemente dalle forze militari sovietiche, che nega alla
popolazione estone, non solo l’utilizzo ma anche il solo avvicinamento ad ogni struttura costiera, per timori di
esodi verso l’occidente.
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Dopo l’imbarco e la partenza dal porto in direzione Helsinki, ci siamo dilettati a fotografare il panorama dal
Golfo di Finlandia con una magnifica visuale diversa della città di Tallinn e la collocazione di tutti quei
siti che abbiamo potuto ammirare durante la permanenza: le diverse Torri, la Cattedrale, il Duomo, il
Castello, nuovi grattacieli nella zona nuova ed anche una “mongolfiera” per chi desidera visitare la città ed il
porto dall’alto.
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Helsinki (Finlandia) 16 / 8 /2015
Durante la traversata del Golfo, abbiamo avuto modo di incrociare molti altri battelli in direzione opposta
alla nostra. Anche l’ultima giornata nei Paesi Baltici, è libera da nuvole e con un bel sole che ci scalda. Si
intravvede la costa, pian piano alcune isolette, qualche gabbiano sorvola il nostro battello ed eccoci nelle
vicinanze del porto Finlandese di
Helsinki
Sbarchiamo ad Helsinki e facciamo presto ad intuire che si tratta di un “megaporto” per la grande città
capitale della Finlandia, con oltre 626.000 abitanti.
Geograficamente è concentrata nella parte meridionale del Paese sulle rive del Golfo di Finlandia nella parte
del Mar Baltico (di fronte a Tallinn) e si estende su più isole.
In porto sono attraccati ai moli diversi “traghetti”, due “navi da crociera”, tre bellissimi “velieri a più
alberi” e, nientemeno che ben due “navi rompighiaccio”.
A Helsinki hanno sede il Parlamento, il Governo, sette Università e le Sedi dei Vescovi Angelico-Luterano,
Cattolico e Russo-Ortodosso.
Storia - Helsinki venne fondata nel 1550 su ordine del re di Svezia Gustav Vasa con il nome di
Helsingfors sul sito di Forsby, alla foce del fiume Vanda. Il villaggio era affiancato già da un porto,
menzionato per la prima volta con il nome Helsinge (stretto – golfo – approdo) nel 1531 in un documento del
re Magnus II° di Svezia che garantiva i diritti per la pesca del salmone sul fiume Vantaa al monastero estone
Padise.
Per rivaleggiare con Tallinn, re Gustav ordinò ai mercanti dei paesi vicini di trasferirsi a Helsinki ma con la
conquista dell’Estonia (1561) da parte della Svezia, cessò la necessità di espandere la città, e la stessa rimase
un povero paesino.
Nel 1640 Per Brahe il Giovane consigliò a Cristina di Svezia di far trasferire la città nella sede attuale
(attorno alla piazza del Senato).
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Nel 1748 il governo svedese iniziò la costruzione della Fortezza di Sveaborg (Suomenlinna in finlandese),
come protezione contro l’espansionismo russo. Al primo assedio Suomenlinna cadde.
Dopo che la sovranità della Finlandia passò alla Russia, nel 1809, lo zar Alessandro I° decise di spostare la
capitale finlandese da Turku a Helsinki nel 1812, in quanto la relativa scarsa influenza svedese sulla città, e la
vicinanza a San Pietroburgo avrebbe reso il controllo sul governo locale più semplice. Per ridurre
ulteriormente tale influenza nella regione, nel 1827 fu spostata da Turku a Helsinki anche l’unica Università
del paese. Questo fatto consolidò il nuovo ruolo della città provocando una rapida crescita della popolazione e
dello sviluppo urbanistico.
Dal 1918 è Capitale della Repubblica indipendente della Finlandia.
Iniziamo il Tour con la guida locale che ci accompagnerà fino alla ripartenza.
Osserviamo solo esternamente sia palazzi che chiese e, attraversando una piazza, ci si imbatte in un primo e
strano personaggio sconosciuto “con testa grossa e tutto nudo” (sembrava vero dal colore della pelle rosa). Che
faceva “pipì” (tipo fontana)…….
Ci viene spiegato che l’Architettura di Helsinki è caratterizzata dal cosiddetto “stile nordico”, le cui
caratteristiche sono l’eleganza, l’austerità e la sobrietà. Gli edifici residenziali del centro storico, risalgono in
larga parte al primo Novecento, e presentano decorazioni ispirate alla natura (fiori, piante, animali) e sono
spesso arricchiti da Bow Window che permettono di catturare maggior quantità di luce. Nei quartieri di
Kapyla e di Toolo sono invece ancora presenti antiche costruzioni in legno.
L’area che circonda la Piazza del Senato, con la Cattedrale Luterana della città, rappresenta una
testimonianza dello stile “neoclassico”, mentre la tradizione architettonica “bizantino-russa” si ritrova
nella Cattedrale ortodossa Uspenski, progettata da Aleksander Gornostajev e terminata nel 1868.
Questa è la più grande chiesa ortodossa dell’Europa occidentale e, con le sue tipiche “Cupole a Cipolla
dorate”, rappresenta uno dei segni più evidenti della presenza russa in Finlandia.
Anche lo “Jugendstil” tedesco fu fondato a Helsinki assumendo delle caratteristiche proprie (stile National-
romantico), con esempi eleganti quali la Jugendsali (1904) e il Museo nazionale (1910). L’edificio del
Parlamento finlandese, risale invece al 1931 e rappresenta un esempio di “classicismo nordico”.
Visitiamo poi la Temppeliaukion kirkko, chiesa luterana terminata nel 1969, è “unica” perché “scavata
in un riaffioramento roccioso”, è a forma di semicerchio, a gradinate, e ha una grande cupola in rame.
Per la sua particolare architettura, è uno dei pricipali luoghi di interesse della capitale.
Lungo il percorso abbiamo visto anche molte statue dedicate a personaggi storici come quella allo Zar
Alessandro II°, un'altra dedicata Jusnellman, ad un gruppo di “operai con arnesi” di lavoro, e quella
ad Alessandro I° a cavallo.
Un altro Monumento storico è dedicato al grande compositore e violinista Jean Sibelius, che si trova in
un parco di Taka-Toolo. Poco distante dal busto dell’artista vi è la controversa opera, realizzata nel 1967 dalla
celebre scultrice finlandese Elia Hiltunen, come omaggio al genio del compositore finlandese che, verso la
fine del XIX° sec., scrisse, tra le tante opere, il poema sinfonico ”Finlandia“.
Il monumento è formato da “580 tubi d’acciaio” e, la sua struttura, ricorda volutamente quella di un
grande organo le cui canne vibrano al passaggio del vento.
Salutata anche la “guida aggiunta” di Helsinki, il tempo libero, lo dedichiamo allo shopping.
Anche ad Helsinki, come in moltissime città europee visitate, abbiamo sempre, con un gruppo di amici,
l’abitudine di ricercare, vedere oggetti che sono ormai da collezione oppure acquistare magliette multicolori
come ricordo per amici e parenti con il “nome della città” presso l’ormai famosissimo Hard Rock Cafè.
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Ancora, con parte del gruppo, ci avventuriamo nella colorita Piazza del Mercato davanti al porto:
(Kauppatori).
E’ stato anche per noi il luogo di passeggio preferito di Helsinki. Lì, i pescatori venuti dall’arcipelago
vendono il pesce portato direttamente con le loro barche, e i contadini, che un tempo venivano a Helsinki con i
loro cavalli, oggi arrivano con i loro furgoni, carichi di prodotti dell’orto. In estate si può comperare di tutto in
questo mercato, sia pesce d’acqua dolce che di mare – non per nulla la Finlandia è il paese dei mille laghi.
In agosto poi proliferano funghi e mirtilli provenienti dalle numerose foreste e grazie a tutte queste cose,
l’atmosfera è festosa.
Helsinki è nota anche per la buona tavola e ce ne siamo resi conto, vista l’ora, cosa è diventato il mercato.
Oltre alle bancherelle che vendono articoli di vario genere, un susseguirsi interminabile di banchi che
preparavano piatti tipici dei loro paesi di provenienza e di conseguenza siamo stati più che felici di accettarli e
gustarli seduti al sole, come molte altre persone, all’interno dei bei giardini adiacenti.
Se il Porto e la Piazza del Mercato hanno sempre rappresentato la Helsinki tipica, anche il “Parco
Esplanadi” rappresenta al meglio la capitale con le sue statue ed i suoi caffè.
Parte dalla Piazza del Mercato per arrivare alle grandi arterie commerciali dove negozi e grandi magazzini
rappresentano l’Helsinki moderna.
Altro gioiello della città è la “Stazione ferroviaria Centrale” progettata da Eliel Saarinen e considerata
una delle famose testimonianze dell’Architettura finlandese.
Ha una facciata di granito e i lampioni sono sostenuti da statue. E’ stata inaugurata nel 1919.
Helsinki, capitale della Finlandia indipendente, è una città dinamica, attiva, molto
accogliente, relativamente piccola e ricca di verde. Il suo fascino, oltre che ai monumenti ed
agli edifici, è legato in particolar modo al meraviglioso ambiente naturale che la circonda.
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Lasciamo con malinconia anche questa magnifica città
e ci dirigiamo verso l’aeroporto
per il fatale rientro.
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