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MALO/2 CICLO DEL BENESSERE ALL'ULTIMO ATTO Si chiude il ciclo "La Bussola del Benessere" stasera alle 20,30 in sala consiliare. Il dott. Francesco Calcaterra, direttore di Diabetologia Ulss 4, parlerà di disfunzione erettile e percorsi diagnostici da seguire. R.D.V.
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VELOD'ASTICO CORSO DI CUCINA FACILE E SANA Si terrà oggi alle 20, in sala consiliare, la presentazione del corso di "Cucina sana", con ricette facili, gustose, economiche e salubri, tenuto da cooking leader formati dall'Ulss 4. G.M.F.
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INIZIATIVE
Aiutare gli altri e fare del bene alle popolazioni più povere del mondo per mestiere. Sono i medici, i diplomatici, gli psicologi, gli operatori e tutte le figure professionali impegnate nelle zone calde del globo, nelle regioni dimenticate dell'Africa, nei numerosi teatri di guerra e in tutti i luoghi in cui ci sia bisogno di aiuto. È aperto a tutti e in particolare ai giovani l'appuntamento organiz-
All'Urban si parla di volontariato in Africa zato per stasera dall'Urban Center di Thiene intitolato "La cooperazione allo sviluppo come opportunità di lavoro". Alle 20.30, all'auditorium Fonato sarà proiettato il film documentario "Medici con l'Africa", del regista Carlo Mazza-curati. L'iniziativa si colloca nel calendario di eventi per il 63° anniversario dell'istituzione "Medici con l'Africa Cuamm", la prima organizzazione non governativa in cam
po sanitario a livello nazionale, fondata nel 1950 dal dottor Francesco Canova. Attualmente è presente con missioni umanitarie in sette stati africani, dall'Etiopia alla Tanzania. Durante la serata ci saranno le testimonianze del primario del polo endoscopico dell'ospedale di Santorso Gianluca Baldassarre, il cardiologo Giorgio Dalle Molle e il direttore sanitario Claudio Beltramel-lo . «G.AR.
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ARZIGNAN0/3.Giudice dà torto all'azienda ospedaliera n.5 che aveva rescisso il contratto col direttore amministrativo
licenziata, adesso FUlss paga Provvedimento illegittimo per difetto di giusta causa, così alla dott De Zotti dovranno essere pagati 120 mila euro più interessi
Ivano Tolettini
Va bene il decisionismo, ma quando si licenzia in tronco un manager non basta scrivere che è venuto meno il «rapporto fiduciario». Se il provvedimento, come in questo caso, viene definito illegittimo dal giudice del lavoro per carenza di motivazione bisogna mettere mano al portafoglio per risarcire il dirigente messo alla porta ingiustamente: sia per la revoca anticipata che per il danno d'immagine. E se di mezzo ci sono soldi pubblici non è il massimo della gestione operativa per chi la mette in pratica.
È quello che è successo al-l'Ulss 5 Ovest Vicentino, perché il tribunale accogliendo il
La manager attualmente è a Roma dove dirìge un importante ufficio centrale delllnps
ricorso di Fiorella De Zotti, che con in mano un contratto triennale era stata revocata dal proprio incarico l'I settembre 2009, ha condannato l'azienda sanitaria a risarcirle 120 mila euro, esclusi gli interessi e le spese legali, in virtù di un licenziamento senza giusta causa firmato dall'allora direttore generale Renzo Alessi.
Il quale dopo 18 mesi di rapporto professionale aveva deciso di troncarlo perché «pur riscontrando che De Zotti appare in possesso di una professionalità di base, si verifica che la medesima non si è inserita proficuamente nella gestione dell'azienda sanitaria sia in termini di contenuti che di relazioni con la struttura dirigenziale nel suo complesso, raffigurando così una criticità rilevante che impedisce la continuazione del rapporto fiduciario».
La dirigente De Zotti, vicentina di 44 anni, attuale direttore della struttura tecnica per il controllo strategico dell'Inps a Roma, all'inizio 2008 manda il suo curriculum in Regione per partecipare alla selezione dei manager sanitari. All'epoca è direttore dell'Inps di Verona, in precedenza era stata dirigente delle relazioni esterne dell'Inps a Roma e aveva seguito corsi alla Scuola superiore della pubblica amministrazione. Insomma, a 39 anni il suo bagaglio professionale è di livello e non a caso viene selezionata. Ma dopo un anno il rapporto col direttore generale Alessi, di cui era la vice, è già logoro. La convivenza lavorativa dura altri sei mesi, fino al momento della chiusura della porta in faccia. Il motivo del licenziamento, allora? Così il dg Alessi lo spiegò: «De Zotti è una brava professionista, ma non è adatta alla sanità pubblica, si è dimostrata inesperta per questo tipo di impegno. In
18 mesi non è riuscita a integrarsi e non avevo alcuna possibilità di confermarla». Ma gli avvocati Andrea Pilati
di Vicenza e Franco Balbi di Verona ,per conto di De Zotti, vanno giù duro con il vertice dell'Ulss 5 durante il processo davanti al giudice Daniela Migliorati. Il licenziamento è illegittimo per l'«assoluta genericità del suo contenuto»; dunque è «fumoso ed evasivo», non ci sono avvisaglie che facessero presagire una rescissione in tronco, tant'è che De Zotti quando si difese non potè replicare a puntuali accuse perché non c'erano. Inoltre, come hanno sottolineato i suoi avvocati, dall'agenda elettronica degli impegni settimanali e mensili della dirigente che l'Ulss non ha prodotto in giudizio, si ricava l'«entità e la qualità dell'attività professionale svolta dalla manager in tutti i settori di competenza»
Il motivo del licenziamento, allora? De Zotti è una donna di polso, preparata, e lo stesso dg Alessi aveva «approvato pressoché tutte le delibere in sospeso» da lei firmate, senza la cui adozione l'Ulss sarebbe andata incontro a conseguenze negative. Anche per questo, oltre al danno economico di 85 mila euro derivante dalla mancata conclusione del rapporto di lavoro, c'è quello all'immagine della dirigente De Zotti, valutato 35 mila euro, per la dimensione pubblica che il dg diede al licenziamento.*
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L'ex direttore amministrativa Fiorella De Zotti e l'ex dg Alessi
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L'ANALISI. Al convegno del Consiglio regionale la "pagella" della Scuola superiore 5. Anna (Pisa)
Sanità, gli esperti certificano cos'è ok e cosa va migliorato
Pregi: basso tasso di ospedalizzazione e brevi ricoveri. Difetti: spesa in farmaci e molte disparità
ABÀNÒf ERME (PD)
È l'ultima arrivata, un anno fa, tra le Regioni che hanno aderito al sistema di valutazione delle "performance" in sanità, impostato nel 2004 dalla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Ma la sanità veneta si è già conquistatalapromozione, come ha certificato da Sabina Nuti, responsabile del Laboratorio di management e sanità della scuola superiore pisana: ha presentato il sistema di valutazione e i risultati ottenuti dal Veneto al convegno promosso dalla commissione "Sanità" del Consiglio regionale ieri ad Abano, di fronte a un'affollata platea di manager e amministratori delle Ulss venete.
COSA FUNZIONA. La s a n i t à p u b blica del Veneto, è emerso ieri, si colloca in media a metà classifica - nei 160 indicatori scelti dalla Regione e dalla scuola superiore di Pisa - tra Toscana, Umbria, Marche, Trento, Bolzano, Liguria e Basilicata. Dai dati illustrati il Veneto risulta la regione con il più basso tasso di ospedalizzazione, in vetta alla classifica per il minor numero e la minor durata dei ricoveri per alcune patologie (ad esempio la gastroenterite in età pediatrica) e in ottima
posizione per le fratture al femore: vengono operate entro due giorni. Buona la percezione di cura da parte dei pazienti, come dimostrano le poche dimissioni volontarie dei pazienti dai reparti e dai pronto soccorsi degli ospedali veneti.
COSA VA MIGLIORATO. Ma dal confronto con le altre otto realtà che hanno aderito al sistema di qualità individuano per il Veneto margini di miglioramento su più fronti: ridurre le giornate di degenza oltresoglia (cioè i ricoveri che si prolungano oltre i 30 giorni); contenere la spesa farmaceutica in maniera omogenea ed equa (tra territori ma anche per classi di età); perseguire maggior appropriatezza degli interventi chirurgici e garantire medesimi standard di qualità, efficienza e sostenibilità nei diversi territori del Veneto.
«RIVEDERE I CONFINI DELLE ULSS». «Abbiamo iniziato un percorso - ha sottolineato Leonardo Padrin, presidente della commissione - che ci deve rendere ancora più competitivi, per migliorare la qualità e i servizi ai cittadini, gestendo correttamente le risorse pubbliche, in uno scenario senza frontiere che si è fatto sempre più competitivo. La valutazione delle performance significa poter individuare i costi standard ottimali e poter migliorare organizzazione e servizi, e quindi offrire risposte più efficienti alla popolazione. Ma i confini delle Ulss costituisco
no oggi una rigidità, retaggio del passato, in grado di condizionare le performance delle aziende, anche in presenza di un ottimo management e dei buoni processi organizzativi. L'altra sfida da vincere è culturale: far passare la logica della valutazione-meritocrazia nell'organizzazione delle Ulss e nell'opinione pubblica».
«PUNTARE SULLE STRUTTURE DEL TERRITORIO». « A f ron te del disavanzo di 600 milioni che si prospettava nel 2010 e dei 1,3 miliardi di euro di debito strutturale delle aziende venete - ha sottolineato il segretario regionale Domenico Mantoan - era doveroso porre mano al modello gestionale del sistema sociosanitario. Uscire dall'autoreferenzialità e trovare indicatori per misurare il sistema è stato il secondo passo: l'ingresso nel network della valutazione delle performance tra Regioni è una scelta obbligata, e la "pagella" ci mostra che in Veneto la sanità funziona, costa relativamente poco e può ulteriormente migliorare, se riuscirà a valorizzare le reti dei 27 mila posti letto delle case di riposo, dei medici di base e delle strutture intermedie». Nel dibattito, Giuseppe Cenci, dg del-l'Ulss 5 Ovest vicentino, ha sottolineato che «la sfida dei costi standard deve coniugarsi con l'obiettivo regionale di razionalizzare il numero di ospedali e riorganizzare la rete territoriale di servizi e di strutture riabilitative».*
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Il Veneto deve ridurre le degenze in ospedale che superano i 30 giorni
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Arzignano Alessi aveva detto che «non era adatto alla sanità pubblica».
Il tribunale ha accolto il ricorso del direttore amministrativo che ora va risarcito
Dirigente licenziato, il giudice chiede i danni all'Usi ARZIGNANO — «E una brava pro
fessionista, ma non è adatta alla sanità pubblica», aveva detto l'allora direttore generale dell'Usi 5 Renzo Alessi nel motivare il licenziamento nell'estate del 2009 del direttore amministrativo Fiorella De Zotti, nominata poco più di un anno prima, nel marzo del 2008, dopo tre anni come direttore della sede veronese dell'Inps.
Era la prima volta, quella, che in Veneto un dirigente sanitario veniva licenziato in tronco. E ora, quattro anni dopo, quella decisione, tuttavia, rischia di costare molto caro all'azienda sanitaria di Arzignano. Il Tribunale di Vicenza, con un dispositivo del giudice del Lavoro Daniela Migliorati dello scorso 20 novembre, ha accolto (parzialmente) il ricorso della De Zotti, condannando l'Usi a versarle circa i2omila euro. Bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza (attese entro un paio di mesi) per conoscere le ragioni della decisione del giudice (cui ora l'azienda sanitaria potrà ricorrere in appello), ma già adesso alcuni elementi permettono di capire
come è stata quantificata quella somma: se 85.649,22 euro corrispondono agli stipendi non percepiti dall'ex direttore amministrativo dalla data del licenziamento fino alla fine del con-
Stipendi La sentenza prevede di pagare a Fiorella De Zotti un totale di 120mila euro per gli stipendi non corrisposti e per danni morali
tratto, altri 35mila euro - è questa è la novità significativa - devono essere corrisposti alla De Zotti come «risarcimento del danno da lesione d'immagine». Una probabile conseguenza proprio delle giustificazioni che Alessi aveva dato di quello strano licenziamento (dopo il quale De Zotti era tornata alla casa madre, l'Inps, da cui era in aspettativa), anche se nei corridoi dell'azienda sanitaria del Vicentino si sussurrava che le vere ragioni dell'attrito fossero di altra natu
ra. D'altra parte, in quegli stessi mesi, il dg era entrato in rotta di collisione anche con il direttore sanitario Giampaolo Stopazzolo, che tuttavia non era stato licenziato, ma dirottato ad altro incarico, il coordinamento della rete-infarto delle quattro Usi vicentine. Al suo posto, come direttore sanitario, Alessi aveva chiamato un suo fedelissimo, l'avvocato Sergio Bona-iuto.
La carriera del potente direttore generale nella sanità veneta si è interrotta nel 2012 quando, piuttosto a sorpresa, il suo nome non è rientrato nella rosa dei manager nominati dal governatore Luca Zaia. In ogni caso, nel febbraio scorso, ha trovato una nuova collocazione come direttore amministrativo dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie.
Oltre agli stipendi arretrati e al danno d'immagine, l'Usi 5 è chiamata a rifondere al suo ex direttore amministrativo anche il 40 per cento delle spese legali sostenute, quantificate in altri 3.600 euro.
Alessio Corazza
Rivincita Fiorella De Zotti è stata nominata direttore amministrativo dell'Usi 5 nel marzo del 2008 e licenziata nell'agosto del 2009
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LA TRAGEDIA La 45enne sarebbe annegata dopo un malore. Domani il funerale
Un mistero la morte di Roberta L'autopsia non ha chiarito le cause del decesso della nefrologa dell ospedale cittadino
Matteo Ceron
CASTELFRANCO
Le cause della morte della 45enne Roberta Marcon, nefrologa in ospedale a Castelfranco, restano un mistero. L'autopsia eseguita dalla struttura sanitaria non ha dato risposte risolutive. Dalla perizia medico legale non sono emersi elementi tali da ricondurre con certezza il decesso a una causa specifica. «È stata eseguita nel pomeriggio di oggi (ndr, ieri) l'autopsia sul corpo della dottoressa Roberta Marcon, morta improvvisamente nella serata di venerdì -dice una nota diffusa dalla di-r e z i o n e dell'Usi 8 nel tardo pomeriggio di ieri -. Al momento non è ancora possibile conoscere le
cause del decesso». Da quanto filtrato sarebbero stati effettuati dei prelievi di tessuti che, dopo gli esami di laboratorio, dovrebbe chiarire il mistero. Ma ci vorranno almeno 60 giorni. Nessun giallo per la Procura. La morte di Roberta Marcon non presenta aspetti di rilevanza penale. Il pm massimo De Bortoli, sulla base delle indagini svolte dai suoi collaboratori,
ha escluso responsabilità di terzi e non ha chiesto l'autopsia. Da quanto filtrato, il medico soffriva di una particolare patologia che potrebbe spiegare il malore e la successiva morte, probabilmente per annegamento, nella vasca da bagno. Il destino ha voluto che quando la nefrologa è entrata nella vasca da bagno il compagno, giudice civile a Venezia, non fosse in casa. E quando è rientrato con due amici la tragedia si era ormai irrime
diabilmente consumata. Roberta Marcon potrebbe essere annegata in seguito a problematiche di varia natura. Intanto è stata fissata la data del funerale che sarà celebrato domani nella chiesa parrocchiale di Loreggia (Padova), paese d'origine della nefrologa. La notizia della morte di Roberta Marcon ha scosso l'ospedale di Castelfranco, dov'era molto conosciuta. Era una delle figure più note del reparto diretto da Cataldo Abaterusso. Era una convinta promotrice della donazione degli organi, pratica
fondamentale per dare una speranza a molti dei pazienti che seguiva. Lei stessa ha donato cornee e tessuti. Che coi pazienti avesse un rapporto di particolare vicinanza è testimoniato anche da un messaggio diffuso da una di loro in seguito alla notizia della sua scomparsa.
IL LUTTO Roberta Marcon è stata trovata senza vita dal compagno
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BASSANO Festa del Ringraziamento dei 53 gruppi Rds della Montegrappa a Valrovina
Donazioni di sangue sempre più difficili BASSANO - Festa del Ringraziamento, a Valrovina, dei 53 gruppi del Rds Monte Grappa, con la premiazione dei donatori bassanesi che hanno raggiunto 51, 75 e 100 donazioni (nella foto). I donatori del presidente Negrello hanno chiesto al sindaco
Cimatti che, nella sua veste di presidente della Conferenza dei sindaci del comprensorio, di farsi carico con il direttore generale della Ulss n. 3 della riduzione del personale medico al Centro trasfusionale del S. Bassiano.
RDS ANA MONTEGRAPPA Festa del Ringraziamento dei 53 gruppi a Valrovina. Donatori preoccupati
«Carenza di personale medico al centro trasfusionale» Roberto Lazzarato
BASSANO
«Donando il sangue abbiamo contribuito a far rifiorire speranza, salute e vita in quanti ne hanno avuto bisogno - ha ricordato il presidente mandamentale dei donatori, Giovanni Negrello, intervenendo alla Festa del Ringraziamento, a Valrovina, dove sono confluite le delegazioni dei 53 gruppi del Rds Monte Grappa -Una festa che rispetta i principi ed i valori per i quali è stata costituita la nostra associazione, una festa alla vita e all'amore che ci tiene legati ai valori della nostra terra. Valori che non devono essere dimenticati o affievoliti da egoismi, interessi personali, sete di potere e che devono farci sentire orgogliosi di essere parte del reparto Monte Grappa».
Presenti alla manifestazione anche il vice presidente della sezione Ana di Bassano, Girolamo Viero ed il sindaco Cimatti che, elogiando il ruolo del volontariato nella nostra società, nella sua veste di presidente della Conferenza dei sindaci del comprensorio, ha assicurato di farsi carico delle istanze che gravano sull'associazione con il presidente dell'Asl. È infatti la riduzione del personale medico al Centro trasfusionale del S. Bassiano, la limitazione delle domeniche per le donazioni periodiche, l'intervallo fra le donazioni di plasma, il programma per le prenotazioni, la necessità di personale volontario che presti servizio in accettazione del Centro stesso e i giovani che si rendano disponibili in sede per le prenotazioni che
Il sindaco al raduno mandamentale assicura il suo
interessamento
più preoccupano il Rds. Imponente la sfilata, precedu
ta dalla fanfara "Monte Grappa", con il labaro dei donatori, il vessillo della sezione Ana di Bassano, i gagliardetti dei gruppi donatori, alpini, Admo e Aido.
«Il gruppo fondato nel 1962 annovera nelle sue fila un esercito di donne, giovani e tanta gente comune», ha sottolineato Negrello. Dopo l'alzabandiera e la deposizione della corona ai Caduti è seguita la funzione religiosa, presso la parrocchiale e l'incontro conviviale al ristorante "alla Corte" dove la responsabile del Centro trasfusionale, dott. Dia-mantini, ha portato il suo saluto. Quindi sono state consegnate le pergamene di riconoscimento ai donatori che hanno raggiunto 51, 75 e 100 donazioni.
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VALROVINA
Festa del Ringraziamento del
Rds dell'Ana Monte-
grappa e donator
benemerit premiati
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Con la presente voglio portare l'attenzione sulla inopportunità che in un ospedale pubblico qual è il San Bortolo di Vicenza - Ulss 6 nelle sale di attesa dei vari ambulatori, nonché del Pronto soccorso, sia acceso un televisore sintonizzato -per ciò che più volte ho potuto rilevare di persona - sempre su programmi della tv privata Mediaset, la cui qualità culturale ed educativa non è riconosciuta e condivisa da tutti. Mentre attendo il mio turno,
mi piacerebbe essere eventualmente "intrattenuta" con trasmissioni di diverso spessore. Innanzitutto da una rete pubblica, oppure anche con trasmissioni a circuito interno che mi illustrassero i servizi
SAN BORTOLO
«Perché la tv Mediaset nelle sale d'attesa?»
dell'ospedale, le sue azioni di eccellenza.
Oppure con niente, semplicemente; ma non mi sembra corretto che nel momento in cui usufruisco di un servizio "pubblico" (per il quale pago il massimo del ticket, come devo), sia obbligata a sorbirmi pubblicità e contenuti di una tv privata commerciale.
La mia segnalazione ha già un precedente.
Infatti in passato (3 o 4 anni fa) avevo già segnalato il caso all'Ulss 6, riferendo di una ignominiosa trasmissione Mediaset su ritocchi e chirurgia estetica imposta nella sala di attesa interna del pronto soccorso a pazienti sofferenti e costretti ad aspettare a volte a
lungo, come era capitato a me. Dopo mesi in risposta mi fu
comunicato che la sintonizzazione viene effettuata dalla caposala, e che qualcuno si sarebbe interessato della questione. Cosa che non ha avuto seguito, dato che altre volte ho constatato la stessa consuetudine, incluso il giorno 25 novembre, alle 11, nella sala di attesa area D, medicina nucleare.
I principi fondamentali e valori dell'Asl 6 fanno esplicito riferimento al rispetto dell'utenza.
Se effettivamente la scelta dei canali dipende "dal basso" basterebbe una direttiva superiore, a costo zero. Silvana Groppo
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L'Ipab "Suor Diodata Bertolo" di Sandrigo presenta il progetto della nuova casa di riposo : il Cda ha mandato una lettera a tutte le famiglie per inviarle all'incontro pubblico di stasera alle 20.30 nella sala Arena del patronato. La direzione dell'I-pab, volendo mettere a norma lo stabile, ha presentato il 13 giugno al Comune sandricen-se un progetto di nuova costruzione. Il problema ha subito suscitato diversi pareri tra le li-
SANDRIGO. Stasera
Si presenta il progetto della nuova casa di riposo
ste consiliari ed è stato affrontato anche nel Consiglio comunale del 30 settembre, grazie ad un'interrogazione della lista di minoranza AttivaMen-te, che appoggiala ristrutturazione nell'attuale sede di via San Gaetano. L'Amministrazione comunale invece aveva scartato questa ipotesi, sostenendo la validità della realizzazione di un nuovo polo sanitario in piazza Zanella vicino all'ex ospedale di Sandrigo, dove peraltro l'Ipab ha una sua se
de staccata, nella cui ala ovest entro fine anno saranno aggiunti altri 24 posti letto di media intensità. L'ssessore al sociale Davide Cadore aveva ribadito di non voler rifiutare aprioristicamente la soluzione di via San Gaetano, ma di voler perseguire la strada della costruzione di un accordo con l'Ulss 6 per la realizzazione di un'Ipab affiancata a quello che potrebbe diventare l'ospedale di comunità, «G.D.
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ZANÈ/2
Incontro pubblico sulla salute Proseguono a Zane gli incontri pubblici sul tema della salute promossi e organizzati dall'assessore alla persona Giovanni Busato. Stasera, alle 20.30, ospite del centro socio culturale di piazzale Moro sarà il dottor Alberto Carlotto, già dirigente dell'ospedale San Bortolo, che affronterà in particolare il funzionamento dell'occhio e tratterà le più frequenti patologie che colpiscono questo importante organo. Ingresso gratuito. «A.D.I.
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OSPEDALE I lavori sono già iniziati, ma potranno essere ultimati solo per il 20 dicembre
Chirurgia va sott'acqua Piove dal soffitto rotto Due stanze della seconda sezione del San Bortolo saranno chiuse e otto pazienti sistemati altrove ma è difficile trovare posti alternativi
Franco Pepe
Piove in chirurgia. Le costruzioni più vecchie del San Bortolo mostrano i segni del tempo. Due stanze della seconda sezione devono essere forzatamente chiuse, e otto pazienti vengono sistemati altrove. Un disagio non certo da poco per malati e personale. È accaduto la scorsa settimana durante le ultime precipitazioni registratesi in città, prima che, con l'abbassarsi della temperatura, arrivassero l'alta pressione e il bel tempo. Le prime avvisaglie a metà novembre durante la lunga striscia di giornate piovose susseguitesi nella seconda quindicina del mese, quando in una stanza a quattro letti del reparto al sesto e ultimo piano dell'area C dell'ospedale ha preso tristemente a gocciolare, e l'intonaco ha cominciato a inumidirsi. La cosa si è ripetuta nei giorni successivi a ogni ripresa di pioggia.
IL SOFFITTO. L'acqua si è infiltrata nel soffitto ed è venuta giù a ritmo continuo sempre più copiosamente, bagnando letti e pavimento. Sono intervenuti i tecnici, ma i muri all'interno hanno perso in solidità - siamo in pratica sotto il tetto - per cui non era possibile bloccare subito l'infiltrazione,
Adesso si teme
che l'edificio trai più vecchi del nosocomio abbia nuovi inconvenienti e, a questo punto, l'ordine è stato di abbandonare la stanza. Stessa sorte per un'altra stanza a quattro letti sempre della stessa sezione della chirurgia generale, attigua a quella chiusa per pioggia. In questo caso non cadeva acqua ma le larghe incrostazioni provocate dall'umidità hanno fatto temere il peggio, per cui, anche qui, la decisione è stata di serrare i battenti e di trasferire i degenti, in quanto gli altri 52 letti del reparto sono tutti occupati. Difficile, fra l'altro, in un ospedale in cui in questo periodo, come del resto si verifica ormai pressoché tutto l'anno, i mille posti-letto fanno registrare il tutto esaurito, trovare una sistemazione "in prestito" per gli otto malati costretti ad emigrare. Due di loro sono stati portati al piano sottostante nel reparto di chirurgia plastica. Altri due hanno avuto un letto al terzo piano, in urologia. E gli ultimi due in reparti di altri lotti dell'ospedale. Lo stato di precarietà resterà ancora per almeno tre settimane.
LE DUE STANZE I lavori per rimettere in qualche modo a posto le due stanze sono iniziati, ma pare che non potranno concludersi prima del 20 dicembre. Resta, quindi, la difficoltà di reperire posti per i pazienti ricoverati, persone reduci da interventi chirurgici o in attesa di entrare in sala operatoria. Ogni giorno occorre trovare i pochissimi letti che si rendano disponibili per alloggiare gli otto malati obbligati per cause di forza maggiore a restare fuori della chirurgia. Purtroppo il timore è che il fabbricato, fra i più antichi del San Bortolo, lo stesso in cui, al secondo piano, si trova il gruppo operatorio, anch'esso ormai più che datato con spazi stretti e impianti da rifare, possa andare incontro ad altri grossi inconvenienti. Dopo l'estate ha dovuto sloggiare in fretta e furia da un'ala del quarto piano la chirurgia plastica. Crepe sui muri, avvallamenti sul pavimento e altri problemi da cedimento strutturale hanno consigliato di spostare il reparto al quinto piano nell'ex chirurgia seconda soppressa da tempo.
Chiusa, dunque, anche questa sezione del quarto piano in attesa di lavori che chissà quando potranno essere fatti. I soldi per una manutenzione straordinaria del genere sono pochi e l'ufficio tecnico è oberato di impegni. •
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Acqua dal soffitto del reparto di chirurgia del San Bortolo e otto pazienti trasferiti altrove, FOTO ARCHIVIO
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VIGONOVO (VENEZIA)
Si era sottoposta ad un intervento chirurgico di posizionamento di un mini bypass gastrico per perdere peso, ma una settimana dopo è morta.
Grazia Maria Bresolato, 42enne di Vigonovo, operatrice socio-sanitaria alla Fondazione Opera Immacolata Concezione di Padova, è deceduta
VIGONOVO. Dramma
Una mamma muore dopo l'intervento per dimagrire
all'ospedale di Dolo. La donna aveva deciso di sot
toporsi all'intervento dopo essere arrivata a pesare più di 100 chili. Aveva iniziato ad ingrassare subito dopo il parto. Dopo qualche consulto medico aveva optato per farsi operare in una clinica di Bergamo. L'intervento sembrava essere riuscito. La donna è stata dimessa, ma ha cominciato ad avvertire i primi dolori ad una
settimana di distanza, finché venerdì scorso è stata di nuovo ricoverata a causa di un'emorragia. È stata così sottoposta ad un altro delicatissimo intervento per tentare in tutti i modi di salvarla, ma non c'è stato nulla da fare, non si è più risvegliata.
Lascia il marito e un figlio di quattro anni. Solo l'autopsia potrà stabilire le cause della morte.*
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ATRIESTE INFLUENZA, BIMBA DI 4 ANNI È IL PRIMO CASO UFFICIALE È una bambina di 4 anni, non vaccinata, il primo caso ufficiale di influenza della stagione 2013-2014. Il Centro nazionale per l'Influenza dell'Istituto Superiore di Sanità ha comunicato ieri il primo isolamento, a Trieste. Lo ha reso noto il ministero della Salute. È un virus influenzale di tipo A, sottotipo H3N2. Si presume che il virus isolato in Italia sia correlato al ceppo A/Texas/50/2012, che è uno dei tre ceppi contenuti nel vaccino antinfluenzale attualmente in uso. Si stima che l'influenza quest'anno colpirà tra i 3 e i 5 milioni di italiani.
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SALUTE. Il Consiglio dei ministri esamina le nuove regole comunitarie
«Schengen» della Sanità: verso cure senza frontiere
ROMA
Niente cronicità e trapianti, ma sì alla telemedicina e alle cure ad alta specializzazione, via libera alle cure in strutture pubbliche, niente da fare per i centri privati, anche se di eccellenza. Sarà una Sanità senza frontiere, quella all'interno dell'Unione europea, ma con limiti e regole ben precise, che verranno esaminate nel Consiglio dei ministri di oggi, incaricato di tradurre in pratica, la direttiva del Parlamento europeo sulla applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria «transfrontaliera».
La già soprannominata «Schengen della Salute», prevede nei 28 Paesi dell'Unione, la libera circolazione non di merci e monete ma del sistema di «welfare». Temuta dalle
Regioni, che intravedono il rischio di un esodo a loro spese, ma attesa dalle associazioni di cittadini, che la ritengono uno strumento che incentiverà il raggiungimento di standard qualitativi, di fatto, la rivoluzione delle cure è, per ora, solo virtuale. Nella pratica infatti molti Paesi sono in ritardo nell'applicazione della direttiva entrata in vigore, ufficialmente, il 25 ottobre scorso e per la quale il termine per definire le norme di attuazione scade il 4 dicembre.
Il decreto legislativo che sarà oggi all'esame del governo fa chiarezza innanzitutto sui costi, che dovranno essere anticipati dal cittadino e che saranno rimborsati se e nella misura in cui la prestazione erogata sia compresa nei cosiddetti «livelli essenziali di assistenza». La domanda di rimborso dovrà esser presentata alla Asl
di appartenenza a fronte di certificazione medica e fattura e il rimborso avverrà in base alle tariffe regionali vigenti, mentre la differenza sarà a carico del paziente.
Nel provvedimento si spiega, poi come fare per ottenere l'autorizzazione, che in alcuni casi dovrà essere «preventiva»: va fatta alla Asl di appartenenza, su moduli in cui indicare prestazione richiesta e dove si andrà ad effettuarla. La risposta dovrebbe giungere entro 30 giorni, 15 nei casi urgenti, e l'autorizzazione non potrà essere rifiutata quando la cura non può essere prestata sul territorio nazionale o nel caso in cui le liste d'attesa siano tanto lunghe da metter a rischio la vita del paziente. Andranno poi organizzati sistemi per valutare gli standard di qualità dell'assistenza e della sicurezza del paziente. •
Una corsia d'ospedale
HALIA MONDO
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CRONACA A.ULSS VICENTINE
CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 19
Il caso Una veneziana di 42 anni ha perso la vita dopo un intervento
Si opera per dimagrire, poi muore Il marito: «Voglio sapere la verità»
VENEZIA — «Non è possibile che una madre di 42 anni possa morire in questo modo». Non riesce ancora a sfogare tutta la sua rabbia Francesco Landò, il compagno di Grazia Maria Bresolato, morta sabato mattina dopo essersi sottoposta a un intervento chirurgico per perdere peso.
Non riusciva più ad accettare il suo corpo. Tutti i chili che aveva preso dopo il parto non le permettevano di vivere serenamente. Voleva vedersi più bella. La donna, residente a Vigonovo, in provincia di Venezia, era stata sottoposta otto giorni prima a un'operazione con mini by-pass gastrico. L'intervento era andato secondo la procedura, ma una settimana dopo ha avvertito i primi dolori. Un malessere che l'ha portata alla morte.
Grazia era arrivata a pesare oltre cento chili e non riusciva a dimagrire. Da qui la scelta di consultare diverse cliniche, anche fuori regione, per cercare una soluzione, finché ha scelto il policlinico San Pietro di Ber
gamo dove è stata operata. Un intervento senza complicanze. Al momento delle dimissioni, sottolinea il personale del Policlinico, la 42enne presentava un decorso regolare. Ma una settimana dopo ha cominciato ad av-
In sala operatoria Una donna è stata operata per perdere peso. Dopo alcuni giorni le sue condizioni sono peggiorate ed è morta (foto archivio)
vertire un malessere che è divenuto insopportabile. Giovedì notte si è sentita male, il marito ha chiamato la guardia medica per un consulto e le ha somministrato un analgesico, n dolore, però, non è passato. Le sue
condizioni sono peggiorate: venerdì sera il ricovero. Grazia è stata trasportata d'urgenza all'ospedale di Dolo, dove è stata sottoposta a un delicato intervento.
Secondo gli accertamenti, pare avesse un'emorragia interna. È spirata poche ore dopo l'operazione. «Voglio vederci chiaro», dice il marito. «I familiari stanno attendendo di conoscere le cause della morte -
spiega il legale Alessandro Meneghini - si dovrà capire questo, per poi accertare eventuali responsabilità».
Eleonora Biral 8 RIPRODUZIONE RISERVATA
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FINO A DOMANI
Stand del volontariato in ospedal< (F.Capp.) Un caleidoscopio colorato, sostanziato di impegno, passione, vicinanza emotiva. Un inno agli "eroi quotidiani", quelli che la solidarietà la portano fino all'ultimo miglio: questo è "Il volontariato in ospedale", la manifestazione che ormai periodicamente fa scendere in "strada" le tante realtà che sviluppano la loro attività attorno alla persona malata e alla sua famiglia, infondendo gratuitamente conforto, speranza, forza, tenacia. Sono una trentina le associazioni che fino a domani si mettono in mostra, animan
do altrettanti stand allestiti nei bracci del Monoblocco e del Policlinico, in Azienda ospedaliera universitaria. Una rassegna di quanto l'aiuto di singoli uomini e donne di buona volontà fa per bambini, giovani, adulti, anziani, per far conoscere patologie difficili da dire, da spiegare, da sopportare, per sostenere la ricerca scientifica promuovendo spesso lavoretti artigianali, manifestazioni musicali o artistiche, in un percorso giornaliero di sintonia e simbiosi con la sofferenza e la guarigione.
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Mercoledì 27 novembre 2013 è stata pubblicata sul Gazzettino di Padova, un'intervista al Prof Ermanno Ancona, già direttore della Clinica Chirurgica 1 dell'Azienda Ospedaliera -Università di Padova, dal titolo "Il super chirurgo arruolato dall'Ospedale dei Principi". In questa intervista il Prof Ancona lamenta una scarsa considerazione per il suo allievo e "delfino" Prof Zaninotto costretto ad emigrare a Londra presso l'Ospedale Saint Mary definito appunto l'Ospedale dei Principi. La causa di questa emigrazione ,secondo quanto riferito dal Prof Ancona, sarebbe il mancato rispetto di un accordo raggiunto nel luglio 2002 in base al quale il Prof Zaninotto sarebbe stato chiamato a dirigere a Padova una struttura nell'ambito della riorganizzazione dell'area chirurgica. Vorrei ricordare che il Prof Zaninotto rivestiva dal alcuni anni il ruolo di Direttore della struttura complessa di Chirurgia Generale dell'ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia ,in base ad una convenzione "ad personam "stipulata tra l'Ateneo di Padova e l'Azienda Ospedaliera veneziana. L'Ospedale di Venezia a livello nazionale e regionale ha una sua rilevante visibilità ed è stato da tempo individuato
UNIVERSITÀ IL PROFESSOR ZANINOTTO
dall'Università di Padova come uno dei "poli di Sviluppo" della Scuola di Medicina e Chirurgia. Nella riunione ricordata dal Prof Ancona ed in altre meno ufficiali è stata più volte ribadita la necessità di non disperdere le competenze assistenziali e di ricerca sulla patologia dell'esofago acquisite a Padova sotto la direzione del Prof Alberto Peracchia, e successivamente implementate sotto la direzione del prof Ancona . Con quest'ultimo ,prima del suo pensionamento ,si è discusso a lungo su come garantire la "continuità della scuola" e le scelte prioritarie ,in pieno accordo con lo stesso Prof Ancona , sono state fatte su allievi
altrettanto validi dal punto di vista scientifico. Tuttavia ,in considerazione delle riconosciute attitudini alla ricerca del prof Zaninotto il Consiglio del Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e Gastroenterologia aveva deliberato, come puntualmente ricordato nell'intervista, l'assegnazione del budget necessario per il rientro del Prof Zaninotto a Padova compatibilmente con la istituzione presso 1' Azienda Ospedaliera di una struttura assistenziale dedicata alla patologia esofagea. La riorganizzazione dell' area chirurgica della nostra Azienda . come
a tutti noto, ha imposto una drastica riduzione delle strutture dedicate alla chirurgia generale e quindi del numero dei posti letto. Questa riorganizzazione non è ancora del tutto conclusa ed i tempi tecnici necessari per l'applicazione delle nuove schede ospedaliere , di recente approvate dalla giunta regionale, non saranno brevissimi. Purtroppo per questi motivi non è stato possibile realizzare, nei tempi previsti, tutti programmi condivisi. Posso rassicurare il Prof Ancona che da parte dell'Università, dell'Azienda Ospedaliera e mia personale non c'è stata nessuna volontà di rinunciare alle capacità di clinico e di ricercatore del Prof Zaninotto. Credo di interpretare l'opinione di tutto il nostro dipartimento esprimendo al prof Zaninotto l'augurio di raggiungere il massimo delle soddisfazioni professionali orgogliosi del fatto che uno di noi sia stato chiamato a dirigere una struttura di grande prestigio internazionale.
prof. Donato Nitti Direttore Dipartimento si
Scienze Chirurgiche, Oncologiche e
Gastroenterologiche Università degli Studi di
Padova
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Loreggia Domani l'addio alla dottoressa
È stato fissato il funerale della dottoressa Roberta Marcon, 45 anni,originaria di Loreggia, dipendente dell'Ulss 8 trevigiana, morta improvvisamente nella serata di venerdì scorso nel bagno della sua abitazione di Castelfranco Veneto.
Le esequie si svolgeranno domani nella chiesa parrocchiale di Loreggia a partire dalle 15.
È stata intanto eseguita ieri l'autopsia sulcorpo della donna. Non sono ancora note le cause del decesso.
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CONVEGNO Al DO
Il sottosegretario Galletti: «Pubblico e privato insieme per "alimentare" la ricerca»
(M.Zi.) La sussidiarietà nella promozione della ricerca è stata al centro del dibattito nel convegno «Un patto per la ricerca». Promosso dalla Fondazione Ricerca Biomedica Aavanzata, che sostiene l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare, il convegno, oltre ad essere l'occasione in cui la fondazione si ritrova annualmente per ringraziare i propri sostenitori, è stata anche l'occasione per analizzare il rapporto tra pubblico e privato nel settore.
All'incontro, introdotto dal presidente della Fondazione Biomedica, Gilberto Muraro, sono intervenuti, oltre al vice sinda
co reggente Ivo Rossi, al prò Rettore Francesco Gnesotto e all'assessore provinciale Fabio Conte, il presidente del Cnr Luigi
Nicolais, il presidente della Fondazione Cariparo, Antonio Finotti, il professor Francesco Pagano presidente del Vimm, e il sottosegretario del Miur, Gian Luca Galletti, che ha voluto puntualizzare il senso della sussidiarietà nella ricerca: «Si tratta sicuramente di una strada giusta - ha detto il sottosegretario - Però rifiuto l'assioma che lega la sussidiarietà alla mancanza di risorse pubbliche. Si tratta di un fatto positivo in sé. La società civile che si organizza, come nel caso della Fondazione biomedica, per un fine pubblico è un esempio da seguire, al di là della situazione di crisi che può far diminuire gli investi
menti. La ricerca è al centro del progetto del Governo, tanto che sia il presidente Letta che la ministra Carrozza hanno legato la loro permanenza al fatto che non ci saranno più tagli lineari per istruzione, università e ricerca. Passata la crisi infatti su questo settore ci sarà una forte competizione a livello mondiale».
Nicolais ha voluto invece ricordare uno degli elementi critici della ricerca in Italia: «Quello che più ci intristisce è vedere tremila ricercatori a tempo determinato. Anche se riusciamo ad avere fondi per la ricerca a livello europeo o per altre strade, oggi ci sono tanti giovani in Italia che non hanno l'opportunità di dimostrare le proprie capacità. Abbiamo difficoltà a crescere perchè non possiamo fare dei nuovi concorsi».
RICERCA L'incontro della Fondazione biomedica
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LA DECISIONE Sono 29 i Municipi interessati
Disabili assistiti dall'Ulss 16, prelevabili dal patrimonio le quote ' sociali ' per le spese
Federica Cappellata
Il disabile viene accolto in una struttura assitenziale, una residenza sanitaria assistita o in una comunità alloggio, e non riesce a onorare la quota alberghiera? La Conferenza dei sindaci dell'Ulss 16 apre alla possibilità di utilizzare eventuali disponibilità del patrimonio mobiliare dell'assistito - conti correnti bancari o postali, titoli di stato, obbligazioni, certificati di depositi e credito, buoni fruttiferi, azioni e quote d'investimento, partecipazioni azionarie in società italiane ed estere quotate, masse patrimoniali - per coprire le relative spese. Questo sollevando dall'onere le casse della Municipalità di residenza del portatore di handicap, che finora se ne facevano carico in caso di incapacità del soggetto a sborsare per intero la quota.
Una novità, questa, compatibile con la vigente legislazione regionale e nazionale, ora recepita dall'ente sanitario di via
Scrovegni diretto da Urbano Brazzale. Le persone disabili residenti nel territorio dell'Ulss 16 possono essere accolte in modo continuativo, a seguito di apposita valutazione effettutata da un nucleo di esperti, presso strutture residenziali di vario tipo a seconda delle necessità: l'accesso avviene nelle more di uno specifico regolamento che recepisce le indicazioni regionali in materia di accoglienza residenziale extraospedaliera per portatori di handicap. In particolare il documento disciplina, oltre all'iter procedurale da seguire in base a domanda e offerta assistenziale, la ripartizione della spesa per l'accoglienza presso i centri residenziali, precisando che la stessa viene suddivisa tra fondo sanitario e sociale. Per la quota "sociale" si intende la "quota alberghiera" per la quale è prevista la compartecipazione alla spesa da parte degli utenti disabili; in caso di incapacità economica di questi, si
procede al subentro da parte del Comune ove la persona risiede al momento dell'ingresso. Il regolamento ha quindi contemplato, nei 29 Comuni
che fanno parte del territorio dell'Ulss 16 (la più popolosa del Veneto, con un bacino di 493 mila residenti) che la retta possa essere coperta anche dal patrimonio mobiliare dell'assistito. Che però non si troverà completamente "alleggerito": è stata fissata infatti una soglia di patrimonio mobiliare "intoccabile", identificata in relazione all'età dell'utente. Si tratta di 24mila euro se il portatore di handicap ha meno di 60 anni, 13.500 se ne ha di più, cifra che può essere aumentata o diminuita del 25% a insindacabile giudizio di ogni Comune.
I LIMITI
Tra i 13.500 e i 24mila euro
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TREBASELEGHE Colpo di scena al processo per la caduta mortale di Dame Niang
«L'operaio si è gettato nel vuoto» Luca Ingegneri
TREBASELEGHE
Name Diang potrebbe aver scelto di farla finita. È il clamoroso colpo di scena emerso al processo per la morte del 37enne operaio senegalese, precipitato, il 6 agosto di cinque anni fa, da un'altezza di tredici metri mentre lavorava sul capannone dell'azienda vinicola "San Gabriele". I consulenti della difesa, il medico legale Francesco Munari e l'esperto in cinematica Ferdinando Sabatini, hanno spiegato al giudice Claudio Marassi che la distanza tra il capannone e il luogo del rinvenimento del cadavere - tre metri e trenta - non è compatibile con una caduta
accidentale, quanto piuttosto con un gesto volontario. I due esDerti hanno calcolato in ol
tre sette chilometri l'ora la velocità di caduta del corpo dell'operaio. Una rapidità giustificabile soltanto con uno slancio nel vuoto. Gli stessi tecnici dello Spisal dell'Ulss 15, intervenuti per i rilievi di legge, avevano lasciato aperte tutte le ipotesi, non escludendo a priori il suicidio. Poco prima di morire Dame Niang avrebbe anche telefonato alla moglie in Senegal pronunciando la frase "Qualunque cosa faccia, perdonatemi". Si è però trattato di un indizio privo di riscontri. Le indagini dei carabinieri non erano infatti riuscite a rintracciare quella telefonata. Non
ha trovato quindi conferma l'ipotesi investigativa secondo cui l'operaio, sconvolto per il timore di essere indicato come l'autore dell'omicidio
della sua titolare Maria Gra-za Pezzoli, assassinata pochi-giorni prima nella sua abitazione di Verteva, nel bergamasco, non avrebbe retto decidendo di uccidersi. In realtà ad ammazzare la titolare della Val.Cop sas era stato un altro senegalese, poi arrestato e condannato.
A processo per omicidio colposo vi sono Fabrizio Leopardi, amministratore delegato della Santinello Costruzioni di Padova, appaltatrice dei lavori di costruzione dell'edificio (avvocato Alessandro Gotti), il socio della Val.Cop. Giuseppe Bernini (avvocato Antonio Casserà) e il responsabile sicurezza del cantiere Gianni Favaro (avvocato Roberto Orfeo). La sentenza è attesa per il prossimo 15 aprile.
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CITTADELLA La Breton consegna alla Cri un etilometro professionale Consegnato alla sede della Croce rossa di Cittadella di un etilometro professionale. La cerimonia della donazione (nella foto) è avvenuta nella sede dell'azienda Breton di Castello di Godego, da 50 anni produttrice di macchine e impianti per la pietra, alla presenza del presidente, l'ingegnere Luca Toncelli, del fratello Dario e del presidente del Comitato provinciale di Padova della Croce rossa italiana Luigi Bolognani. La proprietà ha condiviso
71* l'importanza dell'opera dei volontari anche in questo campo. Grazie allo strumento si potranno ampliare i progetti dedicati alla sensibilizzazione al consumo consapevole di alcolici, intercettando tutte le fasce d'età a cominciare dai giovani.
«È certamente importante l'azione dei volontari, rivolta soprattutto ai giovani spesso vittime di incidenti per l'eccesso alcolico - ha detto il presidente Toncelli - Come Breton siamo orgogliosi di poter sostenere la Cri». «Con queste attrezzature si possono veicolare messaggi formativi in modo più efficace e diretto», ha evidenziato Bolognani.
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ALLA CROCE ROSSA DI CITTADELLA
La Berton Spa dona un etìlometro » CITTADELLA
La Breton Spa ha donato un etìlometro alla Croce rossa di Cittadella. La cerimonia è avvenuta nella sede dell'aziendaBreton di Castello di Godego, da 50 anni
produttrice di macchine e impiantì per la pietra, alla presenza del presidente Luca Toncelli e del fratello Dario, del presidente del Comitato provinciale di Padova della Cri Luigi Bolognani, e di una rappresentanza della se
de di Cittadella. Grazie alla donazione si potranno ampliare i progetti di sensibilizzazione al consumo consapevole di alcolici intercettando tutte le fasce d'età, a cominciare dai giovani. (s.b.)
La consegna dell'etìlometro da parte della Breton Spa al la Croce rossa
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OSPEDALE DI CAMPOSAMPIERO
Volo venti vince il Premio Gattamelata » CAMPOSAMPIERO
L'Associazione "Volo venti" ha ricevuto il Premio Gattamelata per la cultura e la pratica del volontariato e della solidarietà. Il Dremio è nato con l'obiettivo
di insignire quattro categorie di soggetti che si siano distinti negli ultimi 12 mesi per l'attività di impegno sociale. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il presidente del Volo venti Giulia Ganassin, il presidente
del Csv di Padova Giorgio Ortolani e l'assessore Claudio Pi-ron. Volo venti opera con i suoi volontari all'interno dell'ospedale di Camposampiero dal 1994. ' (gi.ag.)
La consegna a Volo venti del Premio Gattamelata edizione 2013
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RITO FUNEBRE A LOREGGIA, CONCELEBRATO DA PADRE SORGE
Domani l'addìo alla dottoressa Marcon » LOREGGIA
Sarà celebrato domani alle 15, nella chiesa parrocchiale di Lo-reggia, il funerale di Roberta Marcon, il medico nefrologo in forza all'ospedale di Castelfranco Veneto morta venerdì sera a soli 45 anni nella sua abitazione di Castelfranco a causa di un malore. Un malore che l'ha colpita all'improvviso e che le è stato fatale, ma di cui ancora non si conosce con precisione la natura, nonostante
guita l'autopsia. La salma della dottoressa Marcon, seguita dal corteo di parenti, amici e colleghi, partirà dall'ospedale Castelfranco mezz'ora prima del rito funebre, che sarà concelebrato dal parroco di Loreg-gia monsignor Leone Cecchet-to e dal gesuita padre Bartolomeo Sorge, parente del compagno della vittima. Si prevede una grande partecipazione alle esequie: la dottoressa Marcon non solo era un medico di
ieri pomeriggio sia stata ese- punta dell'Usi 8, ma era stima
ta e apprezzata per l'umanità che la contraddistingueva anche dai tanti pazienti che aveva in cura. Dopo l'estremo saluto la donna verrà sepolta nel cimitero di Loreggia, accanto al padre Virginio morto per infarto 9 anni fa. La dottoressa Marcon lascia nel dolore la madre Lina, la sorella Franca con il marito e il compagno con il quale viveva a Castelfranco. Stasera alle 20 nella chiesa di Loreggia sarà recitato il rosario in suffragio.
Giusy Andreoli
Roberta Marcon, deceduta all'età di 45 anni
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REPORT DELLE SCUOLA SUPERIORE DI PISA
Cure, costi, qualità: sanità veneta al top » PADOVA
Alla vigilia di una riforma controversa e destinata a cambiarne radicalmente l'assetto, la sanità del Veneto si colloca nell'alta classifica del welfare nazionale, centrando buona parte degli standard qualitativi prefissati. Lo afferma un torrenziale studio della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa che, in base a 160 indicatori, ne ha valutato le prestazioni nell'ambito di un network vitu-roso che include Toscana, Umbria, Marche, Trentino-Alto Adige, Liguria e Basilicata.
La morale della favola, illustrata a manager delle Ulss e amministratori nel corso di un convegno ad Abano Terme, è che il Veneto risulta la regione con il più basso tasso di ospedalizzazione, il minor numero e la minor durata dei ricoveri per alcune patologie (ad esempio la gastroenterite in età pediatrica) ed è in ottima posizione per le fratture al femore operate entro due giorni. Buona la percezione di cura da parte dei pazienti (testimoniata dalle sparute dimissioni volontarie dai reparti e dai pronto soccorsi). Ma non è tutto
oro ciò che luccica: conquistata la promozione, restano criticità da aggredire, sia pure diffuse a macchia di leopardo. Qualche esempio? La degenza «oltresoglia» (cioè i ricoveri che si prolungano oltre i 30 giorni) ancora troppo elevata; il ricorso ai parti cesarei che in alcuni punti nascita ospedalieri permane eccessivo; i tempi biblici d'attesa in molti pronto soccorsi. «Dobbiamo diventare ancora più com
petitivi per mi-
Standard positivi e qualche criticità
come l'eccesso di parti cesarei e i tempi biblici d'attesa ai pronto soccorso
gliorare la qualità e i servizi ai cittadini», il commento di Leonardo Pa-drin, il presidente della commissione regionale sani
tà che ha promosso l'incontro «e in tal senso gli attuali confini delle Ulss oggi costituiscono una rigidità, un retaggio del passato che ostacola le performance delle aziende». «La "pagella" del network ci mostra che in Veneto la sanità funziona, costa relativamente poco e può ulteriormente migliorare, se riuscirà a valorizzare le reti dei 27 mila posti letto delle case di riposo, dei medici di base e delle strutture intermedie», l'opinione di Domenico Mantoan, il top manager del welfare a Palazzo Balbi.
Filippo Tosatto
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Il trasloco Polemica sugli edifici in vendita
Agli ex Magazzini Generali la sede unica dell'Uls 20
VERONA — Si trasferirà in un grande edificio all'interno degli ex Magazzini Ge
nerali l'Usi 20. La decisione è stata messa nero su bianco in una determina dirigenziale di Palazzo Barbieri, per es
sere presto votata in consiglio comunale. A traslocare saranno gli uffici oggi ospitati in sei diverse zone della
città, in via Valverde, via Murari Bra, via Marconi, via Salvo d'Acquisto, via Righi e in corso Porta Palio.
Il risiko Ratificata con una determina comunale la decisione del novembre 2011. Ora il voto in Consiglio
Ex Magazzini sede unica dell'Usi 20 Scontro sugli uffici in vendita Chiesto il cambio di destinazione degli immobili. Pd polemico
VERONA — Via libera al trasferimento di tutte le sedi dell'Usi 20 sparse per la città in un unico, grande edificio, all'interno degli ex Magazzini Generali. La decisione, approvata dalla giunta comunale due anni e mezzo fa, nel maggio 2011, arriva adesso alla stretta finale: già decisa, a metà novembre, dall'apposita Conferenza dei Servizi (presenti il Comune, l'Usi 20, Agsm, Acque Veronesi, Prima e Seconda Circoscrizione), adesso è stata messa nero su bianco in una determina dirigenziale di Palazzo Barbieri, per essere presto votata in consiglio comunale.
A traslocare saranno gli uffici oggi ospitati in sei diverse zone della città, in via Valverde, via Murari Bra, via Marconi, via Salvo d'Acquisto, via Righi e in corso Porta Palio. La nuova sede ospiterà gli uffici amministrativi e i servizi ambulatoriali a essi strettamente connessi, mentre i distretti e servizi sa
nitari continueranno la loro attività nelle sedi attualmente esistenti.
Perché il trasferimento? I dirigenti dell'Usi 20 e quelli comunali spiegano che il costo di ristrutturazione e adeguamento delle singole sedi attualmente in uso sarebbe di circa 20 milioni di euro: troppo, per restare «sparpagliati» e in vecchi edifici, mentre Fondazione Carive-rona è pronta a vendere due immobili (per la precisione quelli numero 25 e 26) all'interno appunto degli ex Magazzini Generali. I soldi per concretizzare l'operazione verranno trovati dall'Usi grazie alla vendita delle sedi attuale (anche se, in caso ci fossero problemi, Carivero-na si è già detta disponibile a discutere l'ipotesi di una permuta tra i due edifici agli ex Magazzini e le sei vecchie sedi dell'Unità Sanitaria). Per ricavare il massimo introito possibile, l'Usi chiede al Comune di «valorizzare»
quegli edifici, consentendone l'uso residenziale, commerciale e direzionale.
E qui sta il tema più controverso dell'operazione. Quasi tutti sembrano infatti d'accordo nella bontà della scelta di trasferirsi al di là del cavalcavia di viale Piave, dove ci sarà un'ampia disponibilità di parcheggi e dove saranno garantiti anche servizi di trasporto pubblico (soprattutto quando nascerà il nuovo filobus).
Dove invece l'accordo non c'è (e il capogruppo del Pd, Michele Bertucco, ha già chiesto la convocazione urgente di una commissione consiliare per discuterne) è su cosa succederà accanto alle vecchie sedi. Per fare l'esempio più lampante, se la sede di via Valverde diverrà anche di uso commerciale, i problemi di traffico sicuramente non mancherebbero. E l'Usi, come abbiamo visto, ha chiesto proprio le destinazioni a commerciale
(negozi), direzionale (uffici) e residenziale (abitazioni, che dovrebbero peraltro essere prevalenti sul resto).
L'area degli ex Magazzini generali avrebbe dovuto ospitare il nuovo Polo Culturale della città, ma il progetto è stato via via modificato. Adesso, in quegli ampi spazi in disuso, troveranno posto infatti il grande Auditorium all'interno dell'ex ghiacciaia (su progetto del grande architetto svizzero Mario Botta), la nuova sede dell'Archivio di Stato (che traslocherà da via delle Franceschine, vicino al lungadige Capuleti, e che avrà la possibilità di ospitare impianti modernissimi per la ricerca telematica dei documenti), la nuova sede dell'Ordine degli Architetti (attualmente in via Oberdan), il nuovo centro direzionale di Unicredit e, appunto, la sede unificata dell'Usi 20. Sull'area rimarrà anche spazio per un parcheggio di circa 400 posti auto.
Lillo Aldegheri
Sei edifici Sono sei gli edifici di proprietà dell'Usi 20, dislocati in varie zone della città
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La scheda
Il trasferimento delle attuali sedi amministrative dell'Usi 20 agli ex Magazzini Generali era stato deciso nella primavera 2011. La nuova sede riunirà quelle attualmente esistenti in via Valverde, via Murari Bra, via Marconi, via Salvo d'Acquisto, via Righi e in corso Porta Palio. La vendita Proprio la vendita delle vecchie sedi (valorizzandole urbanisticamente, tema su cui è però aperta la polemica) consentirà l'acquisto di quella unica e nuova. Agli ex Magazzini si trasferiranno anche l'archivio di Stato, il centro direzionale di Unicredit e l'Ordine degli architetti.
Il «trasloco» L'edificio degli ex Magazzini che sarà sede dell'Usi 20
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» I Piano sanitario II sindacato dei medici di base
«Ambulatori in rete, almeno due anni di disagi a carico delle famiglie»
VERONA — Sarà, di fatto, la «fase 2» del piano socio sanitario regionale. E già in quel numero, per i medici, c'è il primo problema. La filosofia di fondo della maxiriforma veneta è nota: ospedali solo per acuti, cure per i cronici nel territorio. La prima parte ormai è cosa fatta, a seguito dell'approvazione delle schede territoriali, ma la seconda? A sollevare i dubbi le associazioni dei medici di base, in grande misura i protagonisti della rivoluzione sanitaria che interesserà tutto il territorio, n Veneto sarà diviso in una sorta di «distretti territoriali» (le Aft, aggregazioni funzionali territoriali) con un bacino d'utenza che va dai 2omila ai 35 mila abitanti, raggruppando, dunque, i paesi più piccoli
e dividendo le città più grandi. I conti sono stati fatti anche per quanto riguarda le tre Usi veronesi: ce ne saranno 19 nella numero 20, quella cittadina, g nella 21 di Legnago e 15 nella 22 di Bussolengo. Ognuna vedrà un numero di medici sufficiente per garantire, in futuro, 12 ore di assistenza giornaliera almeno nei feriali. Qualcosa ancora al di là di venire, troppo al di là secondo i medici Secondo Lorenzo Adami, presidente dellaFimmg (Federazione medici di medicina generale) veronese, la Regione non ha preso sul serio e nei debiti tempi l'attuazione del piano socio sanitario sul territorio. «La logica avrebbe voluto che si seguissero gli stessi tempi della dismissione dei posti letto in
ospedale - sostiene Adami invece si farà tutto in differita I pazienti, dunque, vedranno il calo di ricoveri senza che ci sia già stato il potenziamento delle strutture sul territorio. Bisognerebbe essere chiari e dire che le conseguenze, almeno nei prossimi due anni saranno a carico delle famiglie».
È il 2015, infatti, il termine che la Regione si è data per attuare la riforma della medicina territoriale. Ma anche sulle modalità in cui verrà condotta la Fimmg è critica. Innanzitutto ci saranno tre tipologie di Aft: la «semplice» medicina di rete, che prevede la condivisione dei pazienti, organizzando una rete di professionisti, la medicina di gruppo, in cui i medici condivideranno anche l'ambu
latorio e la medicina di gruppo integrata, la formula che prevede anche assistenza da parte di medici specializzata e con apertura prolungata durante il giorno. «Si è deciso di puntare su quest'ultima tipologia in via prioritaria - spiega Guglielmo Frapporti, responsabile Fimmg per l'Usi 22 - nonostante rappresenteranno solo il 15% della sanità veronese, mentre il 43% dei medici opteranno per la rete e il 35% per la medicina di gruppo. Sulla presa in carico dei pazienti siamo ancora indietro, persino negli Aft già avviati». In provincia di Ve -rona questi ultimi sono quattro e si trovano a Nogara (ex ospedale Stellini), Valeggio, Ze-vio e a Verona, nel caso dell'ex Utap di via Bramante.
Davide Orsato
Dubbi Per la Fimmg è in ritardo la riorganizzazione della medicina sul territorio
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Vigonovo La famiglia attende l'autopsia per eventuali denunce
Il compagno: «Voglio la verità una mamma non può morire perchè desidera dimagrire»
VIGONOVO — «Non è possibile che una madre di 42 anni possa morire in questo modo». Non riesce ancora a sfogare tutta la sua rabbia Francesco Landò, il compagno di Grazia Maria Bresolato, morta sabato mattina dopo essersi sottoposta a un intervento chirurgico per perdere peso.
Grazia Maria non riusciva più ad accettare il suo corpo. Tutti i chili che aveva preso dopo il parto, quattro anni fa, non le permettevano di vivere serenamente. Voleva vedersi più bella. La donna, residente a Vigonovo, era stata sottoposta otto giorni prima a un'operazione con mini bypass gastrico in una clinica di Bergamo.
L'intervento era andato se
condo la procedura, ma una settimana dopo ha avvertito i primi dolori. Un malessere che ora dopo ora l'ha portata alla morte. Grazia era arrivata a pesare oltre cento chili e non riusciva a dimagrire. Da qui la scelta di consultare diverse cliniche, anche fuori regione, per cercare una soluzione, finché ha scelto il policlinico San Pietro di Bergamo dove è stata operata. Un intervento senza complicanze. Grazia non ha mostrato segni che potessero far prevedere la presenza di complicazioni né durante l'intervento né durante la degenza. Al momento delle dimissioni, sottolinea il personale del Policlinico, la 42enne presentava un decorso regolare.
Ma una settimana dopo ha cominciato ad avvertire un malessere che piano piano è divenuto insopportabile. Ormai era rientrata a Vigonovo, ma giovedì notte si è sentita male. Il marito ha chiamato la guardia medica per un consulto e le ha somministrato un analgesico, n dolore, però, non è passato. Le sue condizioni sono peggiorate. Venerdì sera il ricovero. Grazia è stata trasportata d'urgenza all'ospedale di Dolo, dove è stata sottoposta a un delicatissimo intervento chirurgico. Secondo gli accertamenti, pare che avesse un'emorragia interna. Un tentativo disperato quello del personale dell'ospedale, che però non è servito per far rimanere in vita
Grazia. La 42enne, infatti, è spirata poche ore dopo l'operazione davanti agli occhi del marito e del figlio. «Non riesco a capire cosa sia successo - spiega il compagno - questa per me e per mio figlio è una tragedia, voglio capire di cosa è morta mia moglie prima di accusare qualcuno». Mercoledì sarà effettuata l'autopsia. «Certo è che non si può morire in questo modo, voglio vederci chiaro», dice il marito. «I familiari stanno attendendo di conoscere le cause della morte - spiega il legale Alessandro Meneghini - si dovrà capire questo, per poi accertare eventuali responsabilità».
E.Bir.
Bella da morire Grazia Maria non accettava il peso post gravidanza
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La tragedia Ancora ignote le cause della morte della nefrologa di Castelfranco
Marcon, l'autopsia non dà risposte Resta un giallo la fine della dottoressa
CASTELFRANCO — La morte di Roberta Marcon è ancora senza un perché. L'autopsia, disposta dall'Usi 8 ed effettuata ieri, non ha infatti chiarito la causa del decesso della dottoressa, stimata professionista originaria di Loreggia, nel Padovano, e da anni in servizio all'ospedale San Giacomo nel reparto di Neurologia e Dialisi. Serviranno alcuni esami specialistici, effettuati sui campioni prelevati dal medico legale, per capire quale sia la natura del malore che ha stroncato la 45enne.
Una morte improvvisa, quella della dottoressa Marcon, ritrovata senza vita nella sua casa di Castelfranco Veneto venerdì sera dal compagno, il giudice Alessandro Gi
rardi. Secondo quanto ricostruito dall'Usi 8, nei giorni precedenti il medico aveva accusato alcuni leggeri malori, ma nulla che lasciasse presagire la tragedia che sarebbe avvenuta di lì a poco. Roberta Marcon si era laureata in Medicina e Chirurgia all'Università di Padova. Tra i suoi incarichi professionali, aveva prestato servizio come medico
dializzatore negli ospedali di Jesolo e Portogruaro, quindi nel 2001 era arrivata nell'Usi 8 occupandosi della cura e prevenzione delle malattie renali e del trapianto.
Dal 2004 era responsabile del servizio di dialisi peritoneale: ha portato il centro di Castelfranco Veneto ad essere
un riferimento riconosciuto a livello italiano. Dall'agosto del 2005 è divenuta referente per l'ambulatorio di pre-dialisi, unico nel suo genere. Dal 2009 era l'anello di congiunzione a livello regionale per l'Usi 8 nei trapianti da vivente e pre-emptive, ossia praticato preventivamente, senza sottoporre il paziente a dialisi.
Grande il cordoglio tra i colleghi del reparto e i dirigenti dell'intera azienda sanitaria per la sua prematura scomparsa. La famiglia, ottenuto il nullaosta, ha fissato i funerali della dottoressa Marcon, che si svolgeranno domani pomeriggio alle 15 nella chiesa parrocchiale di Loreggia, in provincia di Padova.
M.Cit.
Amata Roberta Marcon, medico dell'Usi 8 è stata trovata morta nella sua casa castellana
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Medico dell'Usi 8 L'autopsia non dà certezze. Domani il funerale a Loreggia
Dottoressa trovata morta in casa, ancora buio sulle cause del decesso
CASTELFRANCO VENETO (Treviso) - La morte di Roberta Marcon è ancora senza un perché. L'autopsia, disposta dall'Usi 8 ed effettuata ieri, non ha chiarito la causa del decesso della dottoressa, stimata professionista originaria di Loreggia, nel Padovano, e da anni in servizio all'ospedale San Giacomo nel reparto di Nefrologia e Dialisi. Serviranno alcuni esami specialistici, sui campioni prelevati dal medico legale, per capire la natura del malore che ha stroncato la 45enne.
Una morte improvvisa quella della dottoressa Marcon, trovata senza vita nella sua casa di Castelfranco venerdì sera, dal compagno, il giudice Alessandro Girardi. Secondo quanto ricostruito dall'Usi 8, nei giorni scorsi il medico aveva accusato alcuni leggeri malori, ma nulla che lasciasse presagire la tragedia avvenuta di lì a poco. Roberta Marcon si era laureata in Medicina all'Università di Padova. Tra i suoi incarichi professionali, aveva prestato
servizio come medico dializzatore negli ospedali di Jesolo e Portogrua-ro, quindi nel 2001 era arrivata nell'Usi 8 occupandosi della cura e prevenzione delle malattie renali e del trapianto. Dal 2004 era responsabile
Aveva 45 anni Domani a Loreggia i funerali di Roberta Marcon, medico dell'Usi 8 di Castelfranco Veneto
del servizio di dialisi peritoneale: ha portato il centro di Castelfranco ad essere un riferimento riconosciuto a livello italiano. Dall'agosto del 2005 è divenuta referente per l'ambulatorio di pre-dialisi, unico nel
suo genere. Dal 2009 era l'anello di congiunzione a livello regionale per l'Usi 8 nei trapianti da vivente e pre-empti-ve, ossia praticato preventivamente, senza sottoporre il paziente a dialisi.
Grande il cordoglio tra i colleghi del reparto e i dirigenti dell'azienda sanitaria per la scomparsa. La famiglia, ottenuto il nullaosta, ha fissato il funerale della
dottoressa Marcon, che sarà celebrato domani, alle 15, nella chiesa parrocchiale di Loreggia, Padova.
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Il convegno al Bo
Imprese e sostegno alla ricerca «Ci serve una cabina di regia» PADOVA — La ricerca scientifica torna al centro dell'attenzione delle imprese venete. Gli investimenti delle università, dei centri di ricerca pubblici e degli enti che fanno capo ai vari ministeri dello Stato non sono più sufficienti. E allora serve un patto. «Un patto per la ricerca» che dà il titolo al convegno organizzato ieri a Padova per premiare i sostenitori e i finanziatori dell'Istituto veneto di medicina molecolare e per ribadire il concetto che ricerca scientifica e imprese private devono andare di pari passo. «La ricerca è fondamentale -spiega il presidente di Confindustria Roberto Zuccato - È attraverso la ricerca che possiamo e dobbiamo migliorare il manifatturiero che è la vera vocazione industriale di questo territorio». A sentire l'assessore regionale allo
Sviluppo economico Isi
Gli interventi Coppola il Veneto ha già iniziato la lunga corsa
ZuCCato(Confindustria): verso il futuro. «Abbiamo al manufatturiero servono fatt0 scuoia per gii •j r- M U.-IYI- \ i' • x. investimenti delle idee. Galletti (Miur): I aiuto im p r e Se private nella privato un valore in sé ricerca e la Regione sta ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ ^ H facendo la sua parte
nonostante le ristrettezze di bilancio dettate dalla situazione attuale». Perché la sussidarietà - cioè la compartecipazione agli investimenti con risorse pubbliche e private - andrebbe accompagnata dalle istituzioni. «Non si confonda la virtuosità della sussidiarietà con la mancanza di risorse statali. Si tratta di un valore in sé e non di una sostituzione dei privati al ruolo del pubblico», aggiunge Gian Luca Galletti, sottosegretario al ministero dell'Istruzione e della Ricerca. Resta il fatto che manca un coordinamento di ricerca che permetta di competere. «Manca un sistema, non basta la sommatoria di tanti enti che fanno capo a sei diversi ministeri», (ala.)
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