Manzoni e la ricerca del genere Inni sacri, odi, tragedie Lezioni d'Autore.

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Manzoni e la ricerca del genereInni sacri, odi, tragedie

Lezioni d'Autore

Nasce a Milano nel 1785, da Giulia Beccaria (figlia di Cesare) e dal conte Pietro Manzoni.

Il conte Manzoni affida la sua educazione ai migliori collegi lombardi di Somaschi e Barnabiti.

La formazione del Manzoni

La vocazione letteraria si manifesta presto, con composizioni di stampo neoclassico.

In gioventù: corrispondenze con gli intellettuali francesi, con i quali riflette sui principi filosofici e artistici della letteratura.

Carlo Imbonati, intellettuale, era stato a lungo compagno della madre Giulia.

Manzoni lo celebra come esempio di austerità morale. …Sentir, riprese, e meditar: di pocoesser contento: da la meta mainon torcer gli occhi: conservar la manopura e la mente: de le umane cosetanto sperimentar, quanto ti bastiper non curarle: non ti far mai servo…

In morte di Carlo Imbonati (1806)

Dall’allontanamento dalla religione degli anni giovanili alla conversione del 1810:Manzoni è desideroso di esprimere poeticamente l’entusiasmo per la fede ritrovata.

Progetta gli Inni sacri, dodici componimenti che hanno come argomento le principali festività liturgiche, di cui dovrebbero ripercorrere, volta a volta, l’origine.

L’autore conclude solo 5 inni.

Gli inni sacri

A fianco alla fede, il principio dell’adesione incondizionata al “Santo vero”Manzoni si rivolge alla storia, come ambientazione delle sue opere.

Il conte di Carmagnola e Adelchi

L’autore si documenta con grande rigore.

Testi di impostazione classica (divisione in atti, stile solenne…) ma l’autore decide di non rispettare le unità di tempo e di luogo, mantenendo l’unità di azione.

Le tragedie storiche (1816-1822)

È compito della poesia estrapolare dalla storia (che rappresenta la sfera d’interesse dello storico) le vicende dei singoli: insignificanti personaggi nel panorama degli eventi, che però rappresentano il nucleo di interesse del poeta.

Sullo scenario d’importanti eventi storici si stagliano i ritratti di personaggi ‘minori’, che è compito del poeta consegnare all’interesse dei lettori.

Il compito della poesia

Di particolare interesse, l’uso del coro, che Manzoni definisce il suo “cantuccio”: pause dell’azione e momenti di riflessione intimi, incentrati sul nucleo della vicenda tragica personale dei protagonisti o sulla situazione politica del contesto storico.

Una rivisitazione del coro della tragedia classica, che Manzoni sceglie di mantenere come struttura, pur destinandolo a contenuti molto diversi.

Il ruolo del coro

1821: Manzoni sperimenta la forma dell’ode civile: Marzo 1821 e Il cinque maggio l’interesse dell’autore anche nei confronti della storia contemporanea. I moti del 1820-21 e la morte di Napoleone.

Le prime strofe di entrambe le liriche mostrano un tipo di scelta metrico-stilistica di forte impatto emotivo, una cantabilità che vuole quasi riprodurre un canto patriottico, nel primo caso, e un requiem nel secondo caso.

Le odi civili

Soffermati sull’arida sponda,Vòlti i guardi al varcato Ticino,Tutti assorti nel novo destino,Certi in cor dell’antica virtù,Han giurato: Non fia che quest’ondaScorra più tra due rive straniere:Non fia loco ove sorgan barriereTra l’Italia e l’Italia, mai più! (Marzo 1821, vv. 1-8) 

Ei fu. Siccome immobile,Dato il mortal sospiro,Stette la spoglia immemoreOrba di tanto spiro,Così percossa, attonitaLa terra al nunzio sta,

Muta pensando all’ultimaOra dell’uom fatale;Né sa quando una simileOrma di piè mortaleLa sua cruenta polvereA calpestar verrà. (Il cinque maggio, vv. 1-12) 

FINE

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