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AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
MEDIA KIT 2020
AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
profilo editoriale
Due temi, molteplici punti di vista, un traguardo: la cultura architettonica della contemporaneità
MEDIA KIT 2017
AND Rivista di architetture città e architetti, nasce nel 2003 e si pone subito l’obiettivo di creare dibattito ed arricchimento su temi di attualità nel panorama architettonico italiano ed internazionale partendo dal confronto ‘attivo’ tra due grandi tematiche, che siano progetti, personaggi, o tendenze culturali, diversi di numero in numero. Dal loro accostamento scaturisce un flusso di idee ed interpretazioni innovative, linee di sviluppo di un dibattito più ampio. I due temi principali sono collegati da una parte centrale - AND - che funge da congiunzione e fulcro concettuale, proponendo spunti per successivi approfondimenti, link con tematiche collegate, occasioni di dibattito.
Massimiliano Fuksas, Jean Nouvel, Coop Himmelb(l)au, Behnisch Architekten, Richard Rogers, Michele de Lucchi, Cino Zucchi, Italo Rota sono solo alcuni degli architetti e studi internazionali con i quali AND ha collaborato, pubblicando in alcuni casi numeri monografici su di essi ed invitandoli a tenere una conferenza nel prestigioso Salone de’ Cinquecento, in Palazzo Vecchio, a Firenze.
AND ha sempre privilegiato, nella scelta dei temi da indagare, la contemporaneità culturale degli argomenti. Che si tratti di temi generali, di architetture specifiche, di architetti, l’obiettivo di AND è quello di stimolare, attraverso il confronto di diversi punti di vista, anche multidisciplinari, quell’arricchimento culturale e scientifico che è richiesto ad una rivista internazionale. Alcuni dei temi affrontati nel corso degli anni sono stati: Tirana AND Architettura Balcanica, Firenze AND New York, Sardegna AND Sostenibilità, De Lucchi AND Designing, Richard Rogers AND Città, Cino Zucchi AND Casa. Dal numero 23, AND ha poi deciso di dare spazio all’architettura italiana, coinvolgendo studi e architetti, più o meno conosciuti, ma in grado di offrire opere di grande qualità compositiva e architettonica. Uno sguardo, a tratti inaspettato, sull’architettura contemporanea italiana, fuori dalle casse di risonanza mediatiche ma pienamente in grado di confrontarsi con il panorama internazionale.
AND infine promuove ed organizza workshop, destinati a giovani professionisti del settore e neo-laureati, sul tema della progettazione sostenibile alle diverse scale. I workshop sono pensati come esperienze progettuali complete, dove i partecipanti, sotto la guida di docenti altamente qualificati, realizzano nei 5 giorni di durata una esperienza progettuale e metodologica altamente formativa e riutilizzabile nella prassi quotidiana dei singoli professionisti. Fra i docenti dei passati workshop ci sono stati: Mario Cucinella, Martin Haas dello Studio Behnisch Architekten, Giovanni Carbonara, Luigi Prestinenza Puglisi, Salvatore Re, David Palterer, Thomas Auer dello Studio Transsolar di Stoccarda.Il tema della progettazione sostenibile è stato sempre applicato, alle diverse scale, a casi reali presenti sul territorio. Questo ha permesso di sottrarsi alla facile teorizzazione dei principi della sostenibilità e di confrontarsi invece con una applicazione reale degli stessi. Fra i temi ed aree su cui sono stati realizzati workshop abbiamo il disegno urbano sostenibile per l’area urbana di Novoli, Firenze; il restauro sostenibile della Manifattura Tabacchi a Firenze; la realizzazione di un edificio sostenibile a scala sovracomunale destinato alla formazione a Scandicci; la riqualificazione urbana e funzionale dell’area de Le Murate a Firenze, ed altri interventi.
Nel corso degli anni diversi Enti e Istituzioni hanno sostenuto e patrocinato l’attività svolta da AND per la diffusione della cultura e della architettura contemporanea. Fra questi ricordiamo il Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, il Comune di Scandicci, l’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura e Facoltà di Ingegneria, l’ANCE - Associazione Nazionale Costruttori Edili -, gli Ordini Professionali (Architetti e Ingegneri), l’UNESCO, la Fondazione Pitti Discovery, il Comune di Palermo, l’Università degli Studi di Palermo.
la rivistaMEDIA KIT 2017
AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
34PELUFFO & PARTNERS >ARCHITETTURA ERETICA
116 pagine
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PAOLO DI NARDO12
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LA RADURA NEL BOSCO Condividere le pagine bianche di un racconto da scrivere a quattro mani vuol
dire in alcuni casi, come questo AND 34, trovare appartenenze, sonorità condivise, atteggiamenti
umani naturali e mai costruiti. Gianluca, nell’intervista iniziale che apre questo momento narrativo a
proposito del luogo dove nascono ed escono le parole e i suoni dell’atto creativo, mi onora facendo
riferimento al mio studio in via degli Artisti (come se la storia di questo luogo di “artisti” continuasse
in modo diverso e in tempi lontani) a Firenze.
Entrando in questo vecchio loft di scultori e pittori fiorentini una frase stampata sul muro accoglie chi
entra come l’abbraccio di un amico caro: “Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto, ma
smarrissi in essa come ci si smarrisce in una foresta è cosa tutta da imparare”1. E’ come se Benjamin
ci desse la possibilità di scelta fra due strade di lettura della realtà che il soggetto deve scegliere
quando si addentra nella città, come nella vita, come nello studio: orientarsi o smarrirsi.
Emerge quindi il valore dell’ignoto, della scoperta e quindi della ricerca attraverso la metafora della
“foresta”. Questo luogo non solo naturale, bensì mentale, la foresta, è sempre stato, in discipline
diverse, il paradigma di una lettura e di conoscenza nei singoli campi d’azione.
Rosario Pavia in “Le paure dell’urbanistica” paragona la città contemporanea alla foresta che pos-
siede il disordine, l’intreccio, chiarendo che “(…) avventurarsi nella foresta in realtà non significa
perdersi, ma volerne affrontare la complessità per disvelarne i meccanismi e le ragioni”.
Il luogo dell’ideazione ad Albissola Marina, davanti all’orizzonte del mare, è “una radura nel bosco,
oscuro, meraviglioso, terribile, umido, ricco, ossessivo e incomprensibile del mondo, del presente”2.
La “radura” permette l’astrazione dal quotidiano diventando una “pausa” che “permette di respirare
e di orientarsi”.
Ampliando il concetto di smarrimento Massimo Canevacci aggiunge un’ ulteriore interpretazione,
in “La città possibile”, sottolineando come il fine della ricerca, della conoscenza sia “la capacità di
volersi perdere, di godere dello smarrirsi, di accettare l’essere diventato straniero, sradicato e isolato
prima di potersi ricostruire una nuova identità metropolitana”3.
Questo percorso, questo senso di smarrimento rende possibile l’ascolto “di voci diverse e tutte co-
presenti: una città narrata come da un coro polifonico in cui i diversi itinerari musicali o materiali
sonori si incrociano, si incontrano, si fondono”.
In questo concetto di “foresta” e di “radura” si muove il continuo colloquio fra la realtà e la sua
astrazione attraverso viaggi interdisciplinari tesi alla conoscenza dell’ignoto. In fondo Gianluca e il
suo studio si definiscono appropriatamente “eretici” che nel suo significato greco vuol dire appunto
“scegliere” o “afferrare” e quindi conoscere i lati nascosti della realtà per poi renderli espliciti in
un linguaggio nuovo, ma in continuità con il luogo a qualsiasi scala. La sensibilità percettiva e la
capacità di sintesi dimostrano quanta umanità ci possa essere nel fare architettura come in questo
luogo bagnato dalla salsedine marina: Victor Hugo in Notre dame de Paris, “l’architettura è il grande
libro dell’umanità”.
Il messaggio che nasce da un approccio virtuoso come quello di Peluffo&Partners è che l’architetto
ha gli strumenti per disegnare le scenografie delle nostre esistenze per “rendere felici le persone” e
“curare le loro paure”: “l’Architettura è sempre pubblica e appartiene al corpo di tutti”.
Ogni lavoro è una scelta di percorso, di viaggio da intraprendere come per il lettore in “Sei passeggia-
te nei boschi narrativi” di Umberto Eco: “il lettore è costretto a ogni momento a compiere una scelta.
Si stabilisce, infatti, tra il lettore e l’autore un sottile colloquio alla scoperta di un tracciato narrativo
che lo rassicuri e lo consoli”4.
Umberto Eco, come Benjamin, come Albissola marina pongono due alternative per “passeggiare nel
bosco”, per ricercare la “radura”: “nel primo modo ci si muove per tentare una e molte strade (...) nel
secondo modo ci si muove per capire come è fatto il bosco e perché certi sentieri siano accessibili ed
altri no”, ovvero “smarrirsi” o “orientarsi”.
La nuova sede IULM a Milano forse sintetizza più di altri questo tipo di viaggio narrativo proprio per-
ché la “radura” metafisica è la periferia milanese da cui si assorbono la “luce, l’opacità, la tristezza,
il passato industriale abbandonato” che si trasforma in “appartenenza e bellezza”.
La ricerca dello studio di Albissola marina è sempre tenace, appassionata, anche se ardua e piena di
ostacoli, al fine di riuscire a “mettere insieme il come e il perché”.
And con questo numero vuole lanciare, attraverso il racconto di uno degli studi più fecondi della
cultura del progetto italiano e internazionale, una riflessione ampia, senza schemi, steccati o ap-
partenenze, fuori dall’autoreferenzialismo il cui solo fine possa essere la condivisione e l’umanità
dell’Architettura. Un’umanità dirompente fatta di parole e azioni di cui Gianluca ne è testimone e
portatore del verbo, sia che si tratti di una conferenza o di un caffè condiviso in un bar fra buon amici.
Note1 Walter Benjamin, “Immagini di Città”, Einaudi, Torino, 1980, pg. 762 Rosario Pavia, “Le paure dell’urbanistica”, Costa & Nolan, Meltemi, Roma, 1997, pg. 723 Massimo Canevacci, “La città possibile”, (a cura di) G. Maciocco, S. Tagliagambe, Bari, 1997, pg. 994 Umberto Eco, “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, Bompiani, Milano, 2000
THE CLEARING IN THE WOOD Sharing the blank
pages of a four-handed story in some cases means
to find belonging, shared sounds, natural and never
constructed human attitudes (and that is is the at-
tempt of And 34). in the initial interview that opens
this narrative moment about the place where words
and sounds of the creative act are born and come
out, Gianluca honors me by referring to my studio
in via degli Artisti (as if the story of this place of
“artists” continued in a different way and in distant
times) in Florence.
Entering this old loft of Florentine sculptors and
painters, a phrase printed on the wall welcomes
those who enter like the embrace of a dear friend:
“Not to find one’s way around a city does not mean
much. But to lose one’s way in a city, as one loses
one’s way in a forest, requires some schooling”. As
if Benjamin gave us the possibility of choosing be-
tween two ways of reading the reality entering in a
city, as in life, or in the study: orienting or getting
lost.
The value of the unknown, of discovery and there-
fore of research, emerges through the metaphor
of the “forest”. This place is not only natural, but
mental, the forest has always been, in different
disciplines, the paradigm of a reading and knowl-
edge in the single fields of action.
Rosario Pavia in “The Fears of Urban Planning”
compares the contemporary city to the forest that
has the disorder, the plot, making it clear that “(...)
venturing into the forest does not mean getting
lost, but wanting to face the complexity to reveal its
mechanisms and reasons”.
The place of the ideation in Albissola Marina, in
front of the horizon of the sea, is “a clearing in the
forest, dark, wonderful, terrible, humid, rich, ob-
sessive and incomprehensible of the world, of the
present”. The “clearing” allows abstraction from
everyday life becoming a “pause” that “allows us
to breathe and find our way”.
Extending the concept of loss Massimo Canevacci
adds a further interpretation, in “The possible city”,
emphasizing how the aim of research, knowledge
is “the ability to attempt getting lost, to enjoy being
lost, to accept having become a foreigner, uproot-
ed and isolated before being able to rebuild a new
metropolitan identity”.
This path, this sense of bewilderment makes it pos-
sible to “listen to different and all co-present voic-
es: a city narrated as a polyphonic choir in which
the different musical itineraries or sound materials
cross, meet, merge”.
In this concept of “forest” and “clearing” moves
the continuous dialogue between reality and its ab-
straction through interdisciplinary journeys aimed
at the knowledge of the unknown. After all, Gian-
luca and his studio appropriately define themselves
as “heretics” which in its Greek meaning means
precisely “to choose” or “to grasp” and therefore
to know the hidden sides of reality and then make
them explicit in a new language, but in continuity
with the place on any scale. The perceptive sensi-
tivity and the capacity for synthesis demonstrate
how much humanity there can be in making archi-
tecture as in this place bathed in marine saltiness:
Victor Hugo in Notre Dame de Paris, “architec-
ture is the great book of humanity”. The message
that comes from a virtuous approach like that of
Peluffo&Partners is that the architect has the tools
to design the sets of our lives to “make people hap-
py” and “cure their fears”: “Architecture is always
public and belongs to everybody”. Each work is a
choice of path, of travel to be undertaken as for
the reader in “Six walks in the woods narrative” by
Umberto Eco: “the reader is forced at every mo-
ment to make a choice. Indeed, a subtle dialogue
is established between the reader and the author
to discover a narrative path that reassures him and
comforts him”.
Umberto Eco, like Benjamin, as Albissola marina
pose two alternatives to “walk in the woods”, to
search for the “clearing”: “in the first way we move
to try one and many roads (...) in the second way
we move to understand how the forest is made and
why certain paths are accessible and others are
not”, or “get lost” or “find your way”.
The new IULM headquarters in Milan perhaps
sums up this kind of narrative journey more than
others, precisely because the metaphysical “clear-
ing” is the outskirts of Milan from which “light,
opacity, sadness, the abandoned industrial past”
are absorbed and it turns into “belonging and
beauty”.
The research of the Albissola marina studio is al-
ways tenacious, passionate, even if difficult and full
of obstacles, in order to be able to “put together the
how and why”.
And with this issue he wants to launch, through the
story of one of the most fruitful studies of the cul-
ture of the Italian and international project, a broad
reflection, without schemes, fences or belonging,
out of self-referentialism whose only purpose can
be sharing and humanity of Architecture. A disrup-
tive humanity made of words and actions of which
Gianluca is a witness and bringer of the Word, whe-
ther it is a conference or a shared coffee in a cafe
among good friends.
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ISSN
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3-99
9080
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la rivistaMEDIA KIT 2017
AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
31DISEGNO > UTOPIA
160 pagine
29MIMESI62 >ARCHITETTI ITALIANI
96 pagine
30CHERUBINO GAMBARDELLA >ARCHITETTI ITALIANI
100 pagine testo di/text by Mario Coppola
Inedite prospettive urbane e corpi architettonici ibridi prendono forma nei disegni di
Cherubino Gambardella, scenari variegati in cui si scorgono, fra intrecci inestricabili,
frammenti di realtà riconfigurati in spazi che vivono in bilico tra reminiscenza e fanta-
sia. Collage, ritagli, fotografie, planimetrie, testi scritti a mano ma anche colori e stru-
menti grafici diversi – roller, china, pennarelli – coesistono in una pluralità di elementi
che racconta di un mondo vitale, stratificato, contraddittorio, imperfetto. Un mondo che
trae le forze da ogni manifestazione della sua esistenza per sconfiggere la morta fissità
di tutto ciò che è per-fectum, cioè compiuto, concluso, opponendo a questo l'universo presente, sempre più complesso e intricato, nel quale ogni giorno si fa più forte la
tentazione di costruire muri, di chiudersi in recinti elettrificati in cui restare ciascuno
al riparo dall'altro in ragione della difesa del sé, a dispetto di ciò che c'è fuori, di ciò
che si reputa diverso, ostile. Se costruire muri, edificare recinti, non influenza solo il
luogo fisico in cui agiamo, quest'ultimo, da solo, non basta d'altra parte a modificare
attitudini e desideri. E perciò è qui, in una dimensione a metà strada tra immaginazio-
ne e progetto, tra onirico ed empirico, che i disegni di Gambardella agiscono con una
forza simbolica ed evocativa in grado di sovrastare quella di una singola architettura
costruita. Perché tra le linee incrinate e le figure spurie, incastonate l'una nell'altra,
dei suoi disegni, prende vita un'identità meticcia, aperta all'aggiunta e alla sottrazione
di parti; un'identità instabile, che vive di interferenze, di reciproci sconfinamenti; che
accoglie la sproporzione, il casuale, il gusto per il buffo e per il nobile, quello per il
gigantesco e per il minuscolo; che mette insieme in un’unica trama le diversità di brani,
i quali, pur mantenendo ciascuno la propria sintassi, la propria autonomia, diventano
composizione unica, organica. Per dimostrare che a muri e compartimenti stagni si può
opporre un'altra via.
A crossbred identity Neverseen urban per-
spectives and hybrid architectural bodies
take shape in Cherubino Gambardella's
drawings, varied scenarios in which, from
an inextricable intertwining, fragments of
reality emerge, reconfigured into spaces
that l ive in a balance between reminis-
cence and imagination. Collage, clippings,
photographs, plans, handwritten texts, but
also colors and other graphics tools - roller,
ink, markers - coexist in a plurality of ele-
ments which tells a vital, stratif ied, con-
tradictory, imperfect world. A world that
draws its strength from every event of its
l i fe to defeat the dead sti l lness of what is
per-fectum, i.e. completed, ended, while
opposing to this the increasingly complex
and intricate present universe in which
every day there is a stronger and stronger
temptation to build walls, withdraw into
electrif ied fences that keep people shel-
tered from one another, because of self-
defense, in spite of what is outside, felt as
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Part. IVA 00879160364
la rivistaMEDIA KIT 2017
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28PIERATTELLI ARCHITETTURE >LA VARIAZIONE
100 pagine 1011
Paolo Di Nardo Nel decennio a cavallo del 1980 si sono viste nascere opere molto diverse e innovative,
come il Centro Pompidou di Piano e Rogers. Hai iniziato il tuo percorso professionale in quel periodo,
che ricordi hai?
Massimo Pierattelli La prima volta che ho visto il Centro Pompidou di Rogers-Piano ero un giovane stu-
dente di architettura aperto al mondo con la voglia di vedere le grandi opere del passato e del presente.
L’edificio mi segnò perché era talmente innovativo e al tempo stesso inserito in un contesto storico,
dove non ti saresti immaginato di trovarlo, che ne accresceva l’originalità. Sembrava un'astronave
aliena atterrata sulla terra. L’impatto con questa opera mi convinse definitivamente che le possibilità
di fare architettura erano infinite e dovevo pensare in modo diverso rispetto al recente passato ancora
rappresentato dal razionalismo in tutte le sue sfumature e ancora oggetto di ammirazione da parte del
mondo accademico. Il mio percorso professionale è iniziato con piccoli lavori di architettura di tutti i
generi, in particolar modo di interior design. Con l’incarico per la realizzazione della sede del Credito
Romagnolo, oggi nel gruppo Unicredit, in via Brunelleschi a Firenze, 1986 -1990, ho avuto modo di
realizzare un progetto di restauro con cambio di destinazione di grande dimensione nel Centro Stori-
co. Il committente mi fece studiare e applicare quelle che erano le nuove tendenze del lavoro in una
grande sede bancaria. Ho avuto così la possibilità di realizzare un progetto “sartoriale” in tutta la sua
globalità: dal disegno dei pavimenti, agli arredi, ai corpi illuminanti, fino al più piccolo dettaglio.
PDN Cosa è cambiato nel tuo mestiere di architetto in questi 35 anni di vita professionale?
MP Dire cambiato mi sembra riduttivo, perché abbiamo avuto tali e tanti cambiamenti per cui pos-
siamo parlare di una vera e propria rivoluzione. Il cambiamento più importante è rappresentato dalla
diffusione dei computer nella progettazione architettonica e alla nascita dei programmi di modellazio-
ne tridimensionale. Questi con le realizzazioni dei progetti di Frank Ghery, che sono stati di esempio
e stimolo, ci hanno dato la possibilità di esplorare nuovi mondi. Tutto è diventato possibile perché
abbiamo potuto controllare le forme più complesse da ogni angolazione e avere la possibilità di tra-
sformarle in progetti esecutivi.
PDN Quali sono stati i tuoi interessi progettuali in quegli esordi?
MP Negli anni '80 realizzavo opere all’insegna della razionalità, anche se erano già presenti gli spunti
che poi ho elaborato in seguito. Infatti è complicato controllare l’opera nelle dimensioni spaziali, se
prima non fai delle esperienze pratiche comprensive della realizzazione dell’opera. In questo modo
puoi acquisire la sensibilità all’uso dello spazio tridimensionale, che in seguito ti permetterà di speri-
mentare spazi e forme complesse.
PDN Il tuo linguaggio ruota attorno ai concetti di natura, movimento e organicità. Da cosa nasce questa
ispirazione?
Paolo Di Nardo intervista/interviews Massimo Pierattelli
Paolo Di Nardo The late 1970s - early 1980s saw
the construction of very different and innovative
works, such as the Centre Pompidou by Piano
and Rogers. Your professional career began at that
time, what do you remember about it?
Massimo Pierattelli The first time I saw the Centre
Pompidou by Rogers and Piano, I was a young stu-
dent of architecture, open to the world with the de-
sire to see the great works of the past and present.
This building influenced me greatly because it was
so innovative and, at the same time, it was placed
in a historical context where you would not have
imagined to find it, which increased its originality.
It looked like an alien spaceship that had landed
on Earth. The impact this work had on me defi-
nitely convinced me that the chances of creating
architecture were endless and that I had to think
differently than in the recent past, which was still
represented by rationalism in all its forms and, to-
day, it is still admired by the academic world. My
professional career began with small architectural
works of different kinds, especially interior design.
By being commissioned to build the headquarters
of Credito Romagnolo, today part of the Unicredit
Group, in Via Brunelleschi in Florence, from 1986
to 1990, I was able to implement a renovation
project involving a major change of destination in
the historic centre. The client made me study and
apply the new work trends in large bank headquar-
ters. In this way, I had the opportunity to imple-
ment a "tailor-made" project in its entirety: from the
design of the floors to the furnishings and lighting,
down to the smallest detail.
Lo spazio delle idee
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26STUDIO 63 >ARCHITETTI ITALIANI
96 pagine
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27ARTE >TERRITORIO
144 pagine
ARTE >TERRITORIO
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La narrazione della contemporaneità e della qualità architettonica non può certo eliminare l’elemento tecnologico dal tavolo della creatività.Rendere esplicito, non solo a parole, questo rispetto verso la tecnologia soprattutto in un mezzo di comunicazione cartaceo come quello di una rivista non è certo facile. In questo senso la sfida non può essere soltanto grafica o di set-tore, ma deve nascere da un incontro, da un ac-cordo culturale. IMPERMEA ha accettato questa sfida donando parte di se stessa, il suo know-how, come vettore di questo racconto culturale. Il caucciù Elastoseal diventa quindi il vestito di un progetto proteggendo le idee e la creatività. L’EPDM non copre, bensì avvolge questo pro-getto capace, come è nella realtà, di avvolgere la natura dandole un valore ambientale nuovo.
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La narrazione della contemporaneità e della qua-lità architettonica non può certo eliminare l’ele-mento tecnologico dal tavolo della creatività .Rendere esplicito, non solo a parole, questo rispetto verso la tecnologia soprattutto in un mezzo di comunicazione cartaceo come quello di una rivista non è certo facile. In questo senso la sfida non può essere soltanto grafica o di set-tore, ma deve nascere da un incontro, da un ac-cordo culturale. IMPERMEA ha accettato questa sfida donando parte di se stessa, il suo know-how, come vettore di questo racconto culturale. Il caucciù Elastoseal diventa quindi il vestito di un progetto proteggendo le idee e la creatività. L’EPDM non copre, bensì avvolge questo pro-getto capace, come è nella realtà, di avvolgere la natura dandole un valore ambientale nuovo.
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Il silenzio è astensione dalla parola o dal dialogo nella sua definizione enciclopedica. Ma allo stesso
tempo la sua espressione può diventare “parola” attraverso l’Arte, in tutte le sue manifestazioni, che
del silenzio si nutre come ispirazione compositiva. La “parola” del silenzio non è quindi il sasso gettato
in uno stagno come la parola in un racconto, bensì i cerchi concentrici che ne diffondono il senso, il
suono, la sua musica. Miles Davis definisce infatti il silenzio «la vera musica» perché «tutte le note
non fanno che incorniciare il silenzio». Allo stesso tempo nel contesto pittorico la “parola” del silenzio
si può esprimere nei suoi aspetti dinamici, mutevoli e invisibili: nei dipinti di Piero della Francesca il
silenzio avvolge come una patina i suoi personaggi comunicando armonia e senso di eternità attraverso
virtuosi giochi cromatici; le stampe orientali sono composte secondo i tratti compositivi del silenzio. Il
silenzio quindi apre orizzonti cromatici e sonori più della parola stessa: «la parola è una chiave, ma il
silenzio è un grimaldello» secondo Gesualdo Bufalino. Il Teatro del Silenzio materializza questo stato
mentale attraverso lo stagno che delimita ambientalmente, ma che accoglie al suo interno l’Arte come
nuova “parola”. La Musica che il Teatro accoglie non è quindi il suo opposto, ma la sua conseguenza
proprio perché il suono si oppone con forza al silenzio ma allo stesso tempo quest’ultimo è la base su
cui esso si stratifica. John Cage nel 1952 ha intuito attraverso la sua performance 4’33’’ il valore am-
bientale del silenzio, il suo essere “parola” di un racconto. Nel suo brano “non brano” la composizione
è disegnata dai suoni emessi dall’ambiente in cui viene eseguita dando così importanza all’ambiente
stesso in cui è eseguito. Allo stesso modo nel video clip “Silence is sexy” del gruppo tedesco Einstur-
zende Neubauten, il rumore della sigaretta che si spenge e cade, oltre a scandire il tempo definisce
il silenzio e quindi il suo suono, il suo essere parola. La musica, quindi, attraverso il canto di Bocelli
disegna i tratti del silenzio e ne amplifica il senso, il suo essere comunque parola.
di/by Paolo Di Nardo
A pebble in the pond In its dictionary definition, silence is abstention from speech or dialogue. But at the same time
silence may become "word" through Art in all its manifesta-
tions, which feeds on silence for its compositional inspira-
tion. The "word" of silence is therefore not a pebble tossed in
a pond like a word in a story, but rather the concentric rings
which spread its meaning, its sound, its music. Indeed,
Miles Davis defines silence as "true music", because "all the
notes are just the frame for the silence". Likewise, in paint-
ing the "word" of silence can be expressed in all its dynamic,
fluid and invisible aspects: in the works of Piero della Franc-
esca silence envelops the figures like a patina, transmitting
harmony and a sense of eternity through a skillful play on
colour; oriental etchings are composed in accordance with
the principles of silence. Thus silence opens chromatic and
acoustic horizons more that words themselves: "the word is
a key, but silence is a master key", according to Gesualdo
Bufalino. The Teatro del Silenzio makes this mental state
tangible through the lake that limits yet houses Art as the
new "word". The music performed at the Teatro is therefore
not its opposite, but its consequence, precisely because
sound strongly opposes silence but at the same time the
latter is the basis that underlies the former. With his 1952
performance 4’33’’, John Cage intuited the ambient value
of silence, its nature as the "word" within a story. In his
"non-piece" piece, the composition rests on the sounds of
the venue where the performance takes place, thus giving
importance to the environment itself. Similarly in the video
clip “Silence is sexy” by German group Einsturzende Neu-
bauten, the sound of the cigarette being extinguished and
falling, as well as marking the time, defines the silence and
therefore the sound of it, its essence as a word. Music then,
through the voice of Bocelli, traces the shape of silence and
amplifies its meaning, its existence as word regardless.
Un sassonello stagno
Teatro del Silenzio (2009)I colori dell’Anima
Opera di/work by HP Ditzler
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Fiorenzo ValbonesiFlorencia PitaFoster and PartnersFrank O. GehryGiorgio VolpeGiovanni VaccariniGrimshaw ArchitectsGross. Max.Gruppo ForestaHenning Larsen ArchitectsHerzog & De Meuron
Walter AngoneseWilkinson Eyre ArchitectsWilliam AlsopZaha Hadid ArchitectsZermani PaoloZon-e Arquitectos3LHD
Rafael MoneoReiach and HallRenzo PianoRichard MeierRita SpinaRoberto IanigroRogers Stirk Harbour + PartnersSadar Vuga ArhitektiSalvatore ReSantiago CalatravaSfera StudioSimone MicheliSkidmore Owings & MerrilSplitterwerkSteven HollStudio 63Studio Bandini & AssociatiStudio BoeriStudio PaltererSutherland Hussey Architects
A&GP InternationalA2rc ArchitectsABDRAlberto BreschiAlberto Campo BaezaAlberto CecchettoAndrea BranziAndrea MilaniAndrea VierucciAndreas WenningAntonio CardilloAntonio IasconeArata IsozakiArchea AssociatiArchitectkiddArhis ArchitectsArquitectos AnonimosAssadi/PulidoAtelier Oslo/AwpAus Pasini Ranieri
Bakers architectenBaumschlager EberleBDP Building Design PartnershipBehnisch ArchitektenBernard Tschumi ArchitectsBevk PerovicBolles+Wilson
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Larc StudioLassila HirvilammiLonghi LuisLundgaard & TranbergMader-Stublic-WiermannMalcom Fraser ArchitectsMario BelliniMario CucinellaMario NanniMartino GamperMassimiliano FuksasMCP ArquitecturaMDU architettiMecanooMetrogrammaMichele De LucchiMomus ArchitettiMoneo Brock StudioMurphy Architects
Tam AssociatiValerio Olgiati
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Fiorenzo ValbonesiFlorencia PitaFoster and PartnersFrank O. GehryGiorgio VolpeGiovanni VaccariniGrimshaw ArchitectsGross. Max.Gruppo ForestaHenning Larsen ArchitectsHerzog & De Meuron
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Quadrim
estrale in Italia € 10,00 Poste Italiane S.p.A
. – Spedizione in abbonamento postale – D
.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comm
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editrice
la rivistaMEDIA KIT 2017
AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
25SKETCH >DREAM10 ANNI
96 pagine
23CLAUDIO NARDI >ARCHITETTI ITALIANI
96 pagine
24ANDREA MILANI >ARCHITETTI ITALIANI
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in apertura/opening page: Stone Museum, Kengo Kuma & AssociatesNasu, Tochigi, Giappone/Japan (2000)
Paolo Di Nardo I tuoi progetti sono spesso inseriti in contesti fortemente storicizzati. Pensando ad
esempio al progetto del Museo della Contrada della Tartuca è affascinate la capacità che ha di
integrarsi fino a diventare parte con il contesto pur utilizzando un linguaggio sicuramente contempo-
raneo. Al primo sguardo una sorta di organismo estraneo ma poi osservando meglio e con il tempo ci
si rende conto che non è cosi. Anzi, la nuova architettura innesca una mutazione virtuosa nell'orga-
nismo ospite permettendo la piena integrazione tra le parti. Come è possibile questo?
Andrea Milani Nascere a Siena e studiare a Venezia, deve pure aver contributo a formare un certo tipo
di sensibilità. Città caratterizzate da una eccezionale integrità compositiva del tessuto, una sorta di
unico estenuante organismo. Per entrare in confidenza con un tale precipitato di segni stratificati,
serve innanzitutto una capacità selettiva finalizzata ad individuare quelle falle che la storia ha omes-
so di cicatrizzare completamente, quei punti di debolezza resi già fragili da precedenti rimaneggia-
menti. É chiaro che questo percorso deve essere immediatamente sottoposto allo scanner storico
e sovrapposto in controluce alla mappa di tutti i possibili vincoli. Fatta questa operazione, bisogna
rapidamente riuscire ad individuare lo strumento operativo adeguato e forzarne il perimetro in modo
da ottenere una maggiore quantità di spazio progettuale possibile. Sul filo dell'offside, ma sempre e comunque in gioco. A tale proposito devo dire che nelle mie esperienze ho trovato massima di-
sponibilità da parte delle istituzioni preposte alla valutazione dei progetti e questo è capitato anche
in contesti molto diversi e distanti tra di loro. Stabilito l'impianto procedurale si passa solitamente
all'assemblaggio dei successivi livelli di scala del progetto e tendenzialmente potremo dire che
impianto e dettaglio tendono a nascere simultaneamente, talvolta anche in maniera inconsapevole.
Negli interventi incastonati nel centro storico, come nel caso del Museo della Contrada della Tartuca,
quando il massimo grado di intervento ammesso non è quello del restauro conservativo, noi operiamo
introducendo un vero e proprio virus nell'organismo esistente, un corpo estraneo che impiega un po' di tempo per entrare in simbiosi con l'esistente, un elemento in grado di rianimare e riorganizzare il
contesto nel quale viene inserito.
Questo inserimento può avvenire per intaglio chirurgico, in sostituzione cioè di una parte ammalo-
rata, una sorta di bypass; oppure viene iniettato e la sua azione è più pervasiva, fluida, capillare;
in certe circostanze infine viene posto in aggiunta in forma di protesi. In ciascuna delle modalità
questo virus è comunque un elemento architettonico formalmente compiuto, chiarissimo nel signi-
ficato funzionale, ma non autosufficiente. Non potrebbe quindi vivere senza il contesto nel quale
si inserisce, dal momento che stabilisce con questo un vero e proprio scambio vitale. Frequente-
mente questo virus si caratterizza per una distanza anche formale del contesto e si distingue per
Paolo Di Nardo intervista/interviews Andrea Milani
Paolo Di Nardo Your projects are often integrated
into intensely historical contexts. Thinking for
example of the museum in the Tartuca contrada
of Siena, it's fascinating to see how it blends so
completely with its context while expressing an
unmistakably contemporary language. At first
glance it's a kind of extraneous organism but
then, when you look closer, you realise that it's
not like that at all. Actually, the new architecture
triggers a virtuous mutation in the host organism,
allowing full integration between the two. How is
this possible?
Andrea Milani Being born in Siena and studying
in Venice must surely have played a part in ac-
quiring a certain sensitivity. Both cities are excep-
tional in the way they blend multiple elements in
their urban fabric, into a kind of single exhausting
whole. To get to grips with such a precipitation of
layered elements, the first thing you need is an
ability to select and identify the flaws which time
has not completely healed, the weak points al-
ready made fragile by previous recastings. Clearly
this process of selection must immediately be
examined with the historical scanner and super-
imposed on the map of all possible constraints.
Once this has been done, you need to work fast
to identify the most appropriate working methods,
and push the boundaries so as to get maximum
possible space for the project. Right on the edge
of offside, but always in play. In this matter I must
say that I have experienced an enormous degree
of helpfulness on the part of institutions responsi-
Virusarchitettonico
di/by Claudio Nardi
Graduate College Santa Chiara, Siena, 2002
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Amava quandoIl disegnoNon era piùTracciatoNon era ancoraImmagineAmava quando...Amava l'oraTra cane e lupo.
Vittorio Savi
la rivistaMEDIA KIT 2017
AND Rivista di architetture, città e architettivia degli Artisti, 18 rosso
I - 50132 Firenzet. / f. +39 055 9755168info@and-architettura.itwww.and-architettura.it
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ContenutiLe due sezioni principali della rivista analizzano due diverse tematiche.La parte centrale AND costituisce il fulcro concettuale che lega i contenuti della rivista.
TargetLa rivista si rivolge principalmente ad architetti, professionisti, studenti, designers, associazioni professionali e culturali.
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DistribuzioneItalia. Distribuzione nelle migliori librerie e bookshop (in particolare, rete La Feltrinelli). Il 40% del totale viene inviato direttamente agli studi professionali di architettura, di interni, ad aziende di pubbliche relazioni e comunicazione.
Estero. Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Hong Kong, Malta, Polonia, Portogallo, Singapore, Taiwan. Dati tecnici di stampaFormato refilato una pagina 235 x 332 mmCarta patinata / carta uso mano
EditoreDNA Editrice, Firenze