Metabolismo dei carboidrati Iperglicemia e ipoglicemiaold · biosintesi di altri composti (ac....

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Metabolismo dei carboidrati

Iperglicemia e ipoglicemiaIperglicemia e ipoglicemia

CARBOIDRATI:

� Principale apporto alimentare in quasi tutti i paesi del mondo

� Fonte di energia più facilmente utilizzabile da tutti i tessuti

� Introdotti con l’alimentazione o prodotti da altre sostanze nel corso di altri processi

metabolici (neoglicogenesi, glicogenolisi)

FUNZIONI PRINCIPALI:FUNZIONI PRINCIPALI:

� Fonte energetica, per completa degradazione ossidativa, fornita al metabolismo

cellulare;

� Utilizzo nella biosintesi di altri composti (acidi grassi, alcuni aa, ecc);

� Formazione di altri composti importanti per l’organismo (glicoproteine, glicolipidi,

acidi nucleici, ecc);

� Elementi strutturali della parete cellulare di batteri, piante e dell’esoscheletro degli

artropodi.

Disaccaridi (saccarosio, lattosio, ecc) e polisaccaridi (amido, glicogeno)

TRASFORMATI IN MONOSACCARIDI (AMILASI, DISACCARIDASI)

MONOSACCARIDI ASSORBITI DALLA MUCOSA INTESTINALE:

1. Diffusione facilitata

2. Per trasporto attivo

Simporto Na+ - GlucosioSimporto Na+ - Glucosio

(nella membrana apicale degli enterociti e nelle cellule epiteliali dei tubuli contorti prossimali del rene)

- conc

+ conc

- conc

Plasma

Lume intestinale

Dopo l’assorbimento nel circolo PORTALE, i carboidrati pervengono al FEGATO, ove si

esplicano attività tese a :

� far DIMINUIRE la quantità di glucosio immessa nella circolazione sistemica:

� trasformazione glucosio in glicogeno e suo deposito nel fegato;

� ossidazione del glucosio per produrre energia;

� biosintesi di altri composti (ac. grassi, aa, ecc.)� biosintesi di altri composti (ac. grassi, aa, ecc.)

� far AUMENTARE la quantità di glucosio immessa nella circolazione sistemica:

� trasformazione in glucosio del fruttosio o del galattosio;

� trasformazione del glicogeno in glucosio (glicogenolisi);

� sintesi di glucosio a partire da altri composti (aa, ac. lattico, glicerina ecc.)

(gliconeogenesi)

Quantità di glucosio in circolazione sistemica risultante di questi due opposti meccanismi

OMEOSTASI DELLA GLICEMIA

� Glicemia: concentrazione plasmatica di glucosio, mantenuta in limiti ristretti (70-110

mg/dl oppure 3-5 mM)

Meccanismo di regolazione omeostatica

� Variazioni fisiologiche della glicemia:

› Aumento post-prandiale

› Diminuzione con lo sforzo fisico e il digiuno

� 1 solo ormone ipoglicemizzante: l’INSULINA

• Secreta dalle cellule β-pancreatiche;

• Una secrezione basale continua consente l’utilizzo periferico del glucosio;

• Picchi di secrezione post-prandiali;

� Numerosi ormoni iperglicemizzanti (controregolatori):

• Consentono di evitare o compensare l’ipoglicemia;

• Esempi: glucagone, catecolamine(adrenalina), ormone della crescita (GH), glucocorticoidi

(cortisolo);

• Il glucagone favorisce, in particolare, il rilascio epatico di glucosio durante il digiuno;

METODI DI MISURA DELLA GLICEMIA

EFFETTO DEGLI ORMONI

↑Glicolisi

↑Glicogenosintesi

↓Neoglicogenesi

INSULINA:

↑Glicogenolisi

↓Rilascio di insulina

ADRENALINA:

IPOGLICEMIZZANTE:

IPERGLICEMIZZANTI:

GLUCAGONE: ↑Glicogenolisi

↑NeoGlicogenesi

↓Glicogenosintesi

↓Rilascio di insulina

GLUCOCORTICOIDI:

FEGATO:

↑Neoglicogenesi

↓↑Glicogenosintesi

TESSUTI EXTRAEPATICI:

↓Captazione del glucosio

↓Glicolisi

CONTROLLO ORMONALE IN SEGUITO ALL’ASSUNZIONE DI PASTI

CONTROLLO ORMONALE IN SEGUITO AL DIGIUNO E/O ALLO STRESS

INSULINA

Insulina

Pro-insulina

� Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche di Langerhans

� Proinsulina (9 kDa) = pro-ormone � insulina (catene A+B) + peptide C (Connecting Peptide)

� Regolazione della secrezione di insulina

� Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia

� Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni

Le cellule endocrine del pancreas fungono da sensori

della concentrazione plasmatica di glucosio

� L’insulina prodotta è presente in vescicole

all’interno delle cellule β. Essa esce dalle

cellule per esocitosi che avviene dal lato

cellulare rivolto verso i capillari sanguigni;

� L’ormone passa nel sangue attraverso le

fenestrature dell’endotelio capillare;

� Nel sangue l’insulina ha un’emivita di 4-5

minuti; essa infatti si fissa rapidamente nei

tessuti bersaglio;

� Viene inattivata dopo essere passata per

endocitosi nel citoplasma delle cellule

Glicemia Insulina dal pancreas Intake cellulare di glucosio

� Meccanismo d’azione

Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule bersaglio � cascata di

risposte intracellulari, in particolare ingresso di glucosio nella cellula attraverso il trasportatore GLUT-4

e attivazione di numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e tessuto

adiposo)

Meccanismi innescati dall’insulina:

� Aumento del trasporto del glucosio attraverso la membrana cellulare

� Aumento della sintesi di glicogeno epatico

� Incremento dell’utilizzo del glucosio

� Accelerata conversione del glucosio in grassi nel tessuto adiposo� Accelerata conversione del glucosio in grassi nel tessuto adiposo

� Aumento della sintesi proteica

� Inibizione della neoglucogenesi

� Inibizione della chetogenesi

� Inibizione della glicogenolisi e lipolisi

L’insulina promuove l’utilizzo del glucosio in tutte le possibili vie metaboliche

� Metabolismo glucidico:

� Favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso)

� Favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi grassi

� Inibisce glicogenolisi

� Metabolismo lipidico:

� Favorisce sintesi epatica di trigliceridi

� Effetto anti-chetogeno e anti-lipolitico

� Metabolismo proteico:

� Favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica

� Inibisce il catabolismo proteico

Variazioni dei livelli di glicemia/insulinemia con l’alimentazione

GLUCAGONE

� Polipeptide costituito da 29 aa, prodotto dalle cellule alfa delle isole pancreatiche

� Secreto in risposta ad una condizione ipoglicemica, provocando l’immissione in circolo di

glucosio, attraverso lo stimolo di glicogenolisi e della neoglicogenesi

� Nell’omeostasi glicemica, è importante il RAPPORTO molare tra insulina e glucagone: un elevato

rapporto diminuisce il tasso glicemico e viceversa. Dopo un pasto, l’insulina stimola la sintesi

proteica, mentre il glucagone previene l’ipoglicemia

ORMONE DELLA CRESCITA (GH)

� Secreto dall’adenoipofisi

� Inibisce l’assunzione di glucosio da parte delle cellule

� Inibisce la sintesi di acidi grassi

� Accelera la lipolisi

SOMATOSTATINA

� Prodotta dalle cellule δ delle isole pancreatiche e nell’ipotalamo

� Inibisce nell’adenoipofisi la secrezione dell’ormone della crescita (GH) o

somatotropo

� Agisce anche come potete inibitore della secrezione sia di insulina che di

glucagone

Nello stress si ha secrezione di adrenalina (midollare del surrene) e di cortisolo

(corticale del surrene), con aumento della glicemia utile al sistema nervoso

� Accelera la glicogenolisi epatica e muscolare

� Causa diminuzione del rilascio di insulina

� Inibisce l’assunzione del glucosio da parte delle cellule

ADRENALINA

GLICOCORTICOIDI

� Il cortisolo aumenta la neoglicogenesi dalle proteine,

inibendo la sintesi proteica, così da aumentare la

quantità di aa a disposizione per la gluconeogenesi

� Accelera la lipolisi: l’aumento di FFA aumenta l’Acetil-

CoA, che fa diminuire la glicolisi e attiva la piruvato

carbossilasi; quest’ultimo meccanismo stimola la

glicogenesi

CONCENTRAZIONE DEL GLUCOSIO NEL SANGUE - GLICEMIA

� Dopo un digiuno di almeno 4 ore, il valore della glicemia è di 70-110 mg/dl

� Durante le prime due ore dopo il pasto, c’è assorbimento intestinale, con aumento

della glicemia (160-180 mg/dl dopo la prima ora, 120 mg/dl nella seconda ora);

aumenta 10-15 volte il tasso insulinemico e diminuisce quello di glucagone e GH del

plasma

� Tra la seconda e la quarta ora, il tasso glicemico continua a diminuire, pur

mantenendosi leggermente al di sopra di quello basale

� Se il digiuno si protrae oltre la quarta ora, i valori di insulina in circolo diminuiscono e

prevalgono gli ormoni controregolatori, che stimolano la produzione di glucosio

epatico (glicogenesi e glicogenolisi) e la lipolisi, aumentando gli FFA in circolo

� Nel digiuno protratto, il 60% del glucosio epatico è usato dal metabolismo

cerebrale, il rimanente dai muscoli e dagli eritrociti

� Se poi si passa in condizioni ipoglicemiche, entra in funzione un meccanismo di

emergenza aggiuntivo, che provoca la secrezione di adrenalina, che promuove

ulteriormente la glicogenolisi e l’aumento di ormoni corticosteroidi (cortisolo), che

aumentano la gluconeogenesi

L’omeostasi glicemica è garantita, fisiologicamente, in modo rapido ed efficiente, da

un’azione corretta e bilanciata delle isole di Langerhans, dell’adenoipofisi e della

corteccia surrenale.

ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DEI CARBOIDRATI

IPERGLICEMIE

� Diabete mellito di tipo I (IDDM: insulin dependent diabetes mellitus)

IPOGLICEMIE

Forme� Diabete mellito di tipo I (IDDM: insulin dependent diabetes mellitus)

� Diabete mellito di tipo II (NIDDM: non insulin dependent diabetes mellitus)

� Ridotta tolleranza al glucosio (IGT)

� Diabete mellito gestazionale (GDM)

� Forme di diabete dipendenti da altre cause (diabete secondario)

Formeidiopatiche

� Il diabete mellito, disordine metabolico, viene definito dalla presenza di una iperglicemia

cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina

� L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano, in

particolare, sistema cardiovascolare e sistema nervoso, occhi e reni

� I criteri diagnostici sono stati rivalutati nel 2010 (ADA: American Diabetes Association)

Diabete mellito

� I criteri diagnostici sono stati rivalutati nel 2010 (ADA: American Diabetes Association)

� Malattia progressiva e diffusa (5% della popolazione mondiale)

� Il diabete è la quinta causa di morte

� Il diabete è la seconda causa di cecità

� Il diabete è la prima causa di gangrena agli arti

� Individui con genitori diabetici hanno il 40% di probabilità in più di sviluppare il diabete

� Polidipsia

� Poliuria

� Bulimia

� Calo ponderale

SINTOMI

� Infezioni cutanee

� Disturbi della potenza sessuale

� Amenorrea

Classificazione del diabete mellito

� Dal punto di vista clinico, il diabete può essere classificato come primitivo (o

essenziale o idiopatico) o secondario.

� Il diabete primitivo può essere causato da:

� Incapacità del pancreas a produrre quantità sufficienti di insulina

� Produzione di una forma anomala di insulina

� Alterazione dei recettori periferici dell’insulina� Alterazione dei recettori periferici dell’insulina

� Dalla presenza in circolo di antagonisti che inibiscono l’insulina

� Dalla presenza in circolo di anticorpi anti-cellule insulinogene

� Il diabete secondario può essere causato da:

� pancreatite

� tumori

� danno da farmaci

� accumulo di ferro (emocromatosi)

� malattie endocrine genetiche o acquisite

� Interventi chirurgici

Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica primitiva o idiopatica si

può suddividere in:

� DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)� DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)

� DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM)

Criteri diagnostici (ADA, 2010)

Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri, per gli adulti:

� In base alla glicemia:

� Glicemia a digiuno > 126 mg/dl

� Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di glicemia > 200 mg/dl

� In caso di soggetti con glicemia plasmatica inferiore a 140 mg/dl, ma che� In caso di soggetti con glicemia plasmatica inferiore a 140 mg/dl, ma che

possiedono valori alterati al test di carico orale con 75 g di D(+) glucosio (OGTT o

“curva glicemica”, con misurazione della glicemia ogni 30’ per 2 ore):

� Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl

� Emoglobina glicata (A1c): ≥ 6,5%

� Per i bambini, la diagnosi di diabete deve essere posta:

� con sintomatologia classica (poliuria, glicosuria, polidipsia) e valori di glicemia > 200 mg/ml

� Malattia tipicamente AUTO-IMMUNE caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole

di Langerhans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione delle cellule β-pancreatiche e

profonda carenza di produzione insulinica;

� Interessa essenzialmente bambini e adolescenti (diabete giovanile);

� Necessita di terapia insulinica

Diabete mellito di tipo 1

Fattori di rischio:

� Familiarità: 5 -15%

� Possibile associazione con altre malattie auto-immuni (ipotiroidismo, morbo celiaco…)

� Possibili fattori scatenanti (infezioni virali, agenti tossici...)

I markers biologici del diabete di tipo 1

� L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di anticorpi specifici,

che precedono l’insorgenza della malattia (valore predittivo) e ne confermano la

patogenesi

� Trattasi essenzialmente di:

� Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA)

� Anticorpi anti-insulina (IAA)

� Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …)

Fisiopatologia del diabete di tipo 1

� La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e

muscolari) ad utilizzare il glucosio, con due conseguenze immediate:

1. Accumulo di glucosio nel plasma � iperglicemia marcata� superamento

della soglia renale di riassorbimento� glicosuria � poliuria � polidipsia

2. Utilizzo di fonti alternative di energia:

� Riserve lipidiche � perdita di massa grassa

� Riserve proteiche � perdita di massa magra (muscolare)

� Il risultato della aumentata mobilitazione di FFA dal tessuto adiposo, dovuta ad

iperproduzione di glucagone, di GH, dell’adrenalina provoca CHETOACIDOSI

dimagrimento

La chetoacidosi diabetica

� Si tratta di una complicazione del diabete mellito di tipo1, caratterizzata da:

1. Presenza massiccia di corpi chetonici nel sangue: dovuta a carenza di insulina

ed al conseguente eccesso di glucagone, di GH, di adrenalina, di cortisolo:

� acidosi metabolica con iperventilazione secondaria (e alito acetonico),

turbe digestive (vomito, nausea, dolori addominali) che peggiorano laturbe digestive (vomito, nausea, dolori addominali) che peggiorano la

disidratazione; iperpotassiemia

2. Disidratazione severa per poliuria:

� ipotensione, tachicardia, torpore..

� La chetoacidosi è una complicanza spontaneamente fatale del diabete di tipo 1

Per la gravità e il decorso della malattia, la malattia diabetica primitiva o idiopatica

si può suddividere in:

� DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)� DIABETE INSULINO-DIPENDENTE o DI TIPO 1 (IDDM)

� DIABETE NON-INSULINO DIPENDENTE o DI TIPO 2 (NIDDM)

� Iperglicemia legata a insulino-resistenza (=

difetto di azione dell’insulina) + carenza

insulinica, relativa e progressiva:

� Insulino-resistenza: inadeguata utilizzazione del glucosio

da parte delle cellule, che non rispondono normalmente

alla stimolazione insulinica; il difetto può essere di tipo pre-

recettoriale, recettoriale o post-recettoriale.

Diabete mellito di tipo 2

recettoriale, recettoriale o post-recettoriale.

� Difetto della β-cellula: anche se inizialmente relativo (la

secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai

ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a

una produzione di insulina insufficiente a compensare la

resistenza insulinica

� Interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta

la forma di diabete PIU’ FREQUENTE

� Comune associazione con obesità e altre malattie

metaboliche

Fattori di rischio per il diabete di tipo 2

� Il diabete di tipo 2 è il più frequente (> 90% dei casi di diabete)

� Tipicamente caratteristico dell’ età matura (>40 anni), interessa pazienti sempre più

giovani

� Fattori di rischio:

� Familiarità� Familiarità

� Età

� Obesità

� Stile di vita: alimentazione e sedentarietà

� Patologie associate (frequenti):

� Dislipidemia, sindrome metabolica

Diminuita tolleranza al glucosio (Impaired glucose tolerance-IGT)

� Prevalenza: oltre 5% delle gravidanze

� Definizione:,intolleranza ai carboidrati di vario grado e severità, con inizio o primo riscontro

durante la gravidanza

� Esiste il rischio di diabete in tutte le gravidanze ed è per questo consigliabile effettuare una

MINICURVA (somministrazione dopo 8-12 h di digiuno, di 50 g di glucosio e prelievo singolo dopo

Diabete gestazionale

60’) o OGTT

� La MINICURVA si esegue tra la 24° e la 28° settimana per le gestanti senza fattori di rischio; tra la

16° e la 18° settimana per quelle che hanno fattori di rischio

� DATI PERSONALI: familiarità, eccedenza ponderale (BMI >28), ipertensione, età ( > 35 anni)

� PRECEDENTI OSTETRICI: macrosomia fetale (>4 Kg), morti intrauterine, malformazioni in precedenti

gravidanze, due o più aborti spontanei, gestosi e parti pre-termine

� GRAVIDANZA ATTUALE: eccessivo incremento ponderale (> 350 g/sett. dopo la 20° settimana

oppure > 20 Kg), glicosuria o chetonuria ricorrente, infezioni urinarie, crescita fetale accelerata

gravidanza multipla e glicemia a digiuno 95-130 mg/dl.

� L’importanza del corretto monitoraggio del diabete nella donna gravida è

legata da una parte alle complicazioni a cui può andare incontro la donna

stessa, dall’altra al fatto che il feto presenta una condizione di iper-insulinismo

per la continua stimolazione alla quale sono soggette le sue cellule

pancreatiche in conseguenza dell’iperglicemia materna.

� Alla nascita, l’iperinsulinismo, non più compensato dall’iperglicemia materna,

può portare ad ipoglicemia anche molto grave con conseguenti disturbi

neurologici.

FPG: Glicemia a digiuno (Fasting Plasma Glucose)

PG: Plasma Glucose

≤ 7,8 mmol/l = ≤140mg/dl

7,8-11,0 mmol/l = 140 – 200 mg/dl

≥ 11,1 mmol/l = ≥ 200 mg/dl

Follow up materno dopo gravidanza con GDM:

� Glicemia a digiuno e post-prandiale prima della dimissione

� OGTT (75 g) 6 - 10 settimane dopo il parto

� Dieta ipocalorica e attività fisica, se sovrappeso

� Follow-up a lungo termine con OGTT (75 g) ogni anno per 10 anni

ALTRE CAUSE DI IPERGLICEMIA – DIABETE SECONDARIO

� Glicemia: già vista

� Glicosuria:

� Definizione: presenza di glucosio nelle urine

� Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la soglia di

I markers del metabolismo glucidico

riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl)

� Se abbondante, determina aumento del volume urinario � poliuria (diuresi

> 2500 cc/24h circa )

� Emoglobina glicosilata (HbA1c):

� Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata come

marker dei valori medi di glicemia nelle ultime settimane

GLICOSURIA

Emoglobina glicosilata - Controllo della terapia diabetica

� Principio: in un ambiente contenente glucosio, questo si lega stabilmente alle

proteine, che risultano “glicate”;

� L’entità della glicazione è proporzionale alla concentrazione di glucosio per il tempo

di contatto;

� La glicazione è un processo lento: l’entità è limitata dalla vita media della proteina.� La glicazione è un processo lento: l’entità è limitata dalla vita media della proteina.

� L’emoglobina glicosilata rappresenta il prodotto di una REAZIONE non enzimatica di

CONDENSAZIONE tra il gruppo aldeidico del glucosio e il gruppo amminico N-

terminale delle catene β della Hb.

reversibile

veloce

irreversibile

lenta

Hb

HbA1c

labile

HbA1c

stabile

La formazione di HbA1c avviene durante tutto il periodo di vita del globulo rosso e

dipende anche dall’età cellulare. Un incremento transitorio della glicemia può produrre

la formazione di una notevole quantità di aldimine, reazione comunque reversibile con

la normalizzazione dei valori glicemici. La persistenza di iperglicemia, tuttavia, rende

tale reazione irreversibile, per cui la molecola di emoglobina resterà “glicata” sino alla

morte del globulo rosso (120 giorni).

Hb

La quantità di Hb glicata è proporzionale alla glicemia media

delle 8-12 settimane (2-3 mesi) precedenti il prelievo

� Non è un inutile doppione della glicemia, ma:

� riflette la storia del diabete;

� riflette l’efficacia della terapia;

� riflette l’andamento del metabolismo dei carboidrati nelle ultime 8-12 settimane� riflette l’andamento del metabolismo dei carboidrati nelle ultime 8-12 settimane

� Parametro di elezione per la valutazione retrospettiva del grado di controllo

glicemico nei soggetti diabetici: è stabile e non risente di improvvise variazioni della

concentrazione glicemica

� Importante nel monitoraggio dei pazienti diabetici sia di tipo 1 che 2

� Utile per valutare l’efficacia della terapia e per predire lo sviluppo delle complicanze

Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId6.

Altri test….

IL LABORATORIO NELLA DIAGNOSI E NEL MONITORAGGIO DEL DIABETE MELLITO

Dubbi diagnostici/soggetto a rischio:

IPOGLICEMIE

� Si parla di ipoglicemia quando il valore di concentrazione di glucosio nel sangue è più bassa

rispetto ai valori normali (al di sotto di 40 mg/dl);

� I sintomi di solito compaiono quando la glicemia è < 50 mg/dl, e riproducono il quadro clinico

dell’anossia cerebrale: ciò mette ancor più in evidenza la stretta correlazione tra metabolismo

cerebrale ed apporto plasmatico di glucosio.

� Tra le cause di ipoglicemiavi è il rilascio difettoso di glucosio da parte del fegato o un aumentato

assorbimento da parte dei tessuti;

� I primi sintomi includono sudorazione, tachicardia ed agitazione (dovute ad un aumento di

adrenalina). in seguito si manifestano vertigini, stato letargico e coma, che può portare a lesioni

cerebrali permanenti e decesso.

Risposta ormonale all’ipoglicemia

� ↓ secrezione insulina

� ↑ secrezione glucagone

� ↑ secrezione catecolamine Ormoni controregolatori

� ↑ secrezione cortisolo

� ↑ secrezione GH

controregolatori

Cause specifiche di ipoglicemia

Suddivise in due gruppi:

� Ipoglicemia in risposta al digiuno

� Ipoglicemia come risposta ad uno stimolo (ipoglicemia reattiva)

Ipoglicemia in risposta al digiunoIpoglicemia in risposta al digiuno

� Insulinoma: tumore delle cellule β del pancreas, che producono quantità eccessive

di insulina, con un'inevitabile calo glicemico soprattutto a digiuno;

� Condizioni maligne: alcuni tumori possono produrre fattori di crescita insulino-simili;

� Malattie epatiche e renali: entrambi gli organi partecipano alla gluconeogenesi, per

cui l’ipoglicemia è un aspetto dell’insufficienza epatica e/o renale allo stadio

avanzato;

� Malattia di Addison: essendo i glucocorticoidi ormoni antagonisti dell’insulina, non

sorprende che l’ipoglicemia possa essere un aspetto dell’insufficienza ipofisaria.

Ipoglicemia reattiva

� Indotta da insulina: l’insulina prodotta in eccesso o non idonea produce ipoglicemia

(errori nel dosaggio o nella somministrazione)

� Indotta da farmaci: gli ipoglicemizzanti orali, come la sulfonilurea, possono produrre

ipoglicemia; anche salicilati, paracetamolo e i β-bloccanti

� Alcool: i meccanismi comprendono inibizione della gluconeogenesi, la

malnutrizione, le malattie epatiche