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Normativa e definizioni
Decreto legislativo 2 febbraio 2001 n.31
Acque destinate al consumo umano:
le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori
Altre definizioni
le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano ... la cui qualita non puo avere conseguenze sulla salubrita del prodotto alimentare finale;
Altre definizioni
«gestore»: il gestore del servizio idrico integrato, cosi come definito dall'articolo 2, comma 1, lettera o-bis) del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e successive modifiche, nonche chiunque fornisca acqua a terzi attraverso impianti idrici autonomi o cisterne, fisse o mobili
Obblighi del gestore
Le acque destinate al consumo umano devono essere
salubri e pulite.
a) non devono contenere microrganismi e parassiti, né
altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da
rappresentare un potenziale pericolo per la salute
umana;
b) fatto salvo quanto previsto dagli articoli 13 e 16,
devono soddisfare i requisiti minimi di cui alle parti A
e B dell'allegato I che definiscono le concentrazioni
massime ammissibili
Dove controllare?
I valori di parametro fissati nell'allegato I devono
essere rispettati nei seguenti punti:
a) per le acque fornite attraverso una rete di
distribuzione, nel punto di consegna ovvero, ove
sconsigliabile per difficoltà tecniche o pericolo di
inquinamento del campione, in un punto prossimo
della rete di distribuzione rappresentativo e nel punto
in cui queste fuoriescono dai rubinetti utilizzati per il
consumo umano
Cosa controllare? I possibili contaminanti delle acque destinate al consumo umano si dividono in due grandi categorie:
Contaminanti microbiologici (es. batteri, microorganismi, alghe, virus)
Contaminanti chimici (es. nitrati, ammoniaca, solventi clorurati, cromo, cadmio, antiparassitari, arsenico) derivanti da attività umana o naturali
Suddivisione dei parametri Parametri vincolanti (microbiologici)
Escherichia coli (E. coli) 0 in 100 m
Enterococchi 0 in 100 mL
Parametri indicatori
Conteggio colonie 22 °C senza variazioni
anomale
Batteri coliformi 37 °C 0 in 100 mL
Clostridium perfringens (spore comprese) solo per acque superficiali 0 in 100 mL
Conoscere per decidere
In questo intervento ci occuperemo (prevalentemente) della contaminazione microbiologica, essendo i rifugi generalmente posti in luoghi isolati e/o lontani da attività umane
Importante distinguere l'origine dell'acqua utilizzata per valutare il rischio e decidere quale strategia adottare
Fonti di approvvigionamento
Acquedotto
Pozzo
Sorgente
Acqua di fusione
Acqua superficiale (torrente, fiume, lago)
Acqua piovana – cisterna
Rischio
microbiolo
gico
crescente
Fonti di contaminazione
Reflui zootecnici
Scarichi reflui umani
Fauna selvatica
Microrganismi presenti nel terreno o sulle superfici di scorrimento (tetti)
Prima di tutto
Le acque di approvvigionamento possono contenere materiali in sospensione (sabbia, foglie) che devono essere rimossi prima di ogni trattamento di disinfezione per aumentarne l'efficienza perché possono inglobare contaminanti ed interferire con disinfezione.
Possibili soluzioni sono le vasche di calma/ sedimentazione o sistemi di filtrazione meccanica
Cos’è la disinfezione?
Per "disinfezione" si intende l'insieme dei processi e delle tecnologie in grado di rimuovere o ridurre la carica microbica presente di specifici agenti patogeni (batteri, virus, protozoi) capaci di trasmettere infezione e quindi malattia con l'acqua ingerita (od usata nelle preparazioni alimentari).
Scopo
Il processo di disinfezione deve:
raggiungere una densità microbica finale (per quanto riguarda specifici agenti patogeni) che non consenta una residua capacità di infettare
in alternativa, raggiungere una capacità infettiva ritenuta accettabile, in relazione anche alle oggettive difficoltà tecniche ed alla rilevanza economica correlata al raggiungimento di una densità microbica post-trattamento con capacità infettiva zero
Valutazione dell'efficienza del trattamento
La normativa italiana (ed europea) non definisce criteri di misura dell'efficienza ma solo valori di parametri da rispettare per i vari parametri microbiogici Altre normative e le linee guida della OMS prevedono valutazioni delle prestazioni del metodo adottati indicati come log di inattivazione
Definizione
Quindi:
90% di rimozione / inattivazione equivale a 1 log
99% equivale a 2 log
99,9 % equivale a 3 log
Questa indicazione permette un facile confronto della efficacia di un trattamento
Log inattivazione = log10 (microrganismi iniziali / microrganismi dopo
trattamento)
Tipi di disinfezione
Metodi chimici:
Derivati del cloro (ipoclorito di sodio, calcio, biossido di cloro, ozono, permanganato di potassio, sali di argento)
Metodi fisici:
Radiazione UV, calore
Aspetti collaterali
Connesso alla necessità (ed ai vantaggi) della applicazione di processi di disinfezione chimici vi è il problema dei sottoprodotti (generalmente indicati con la sigla inglese DBP, Disinfection By-Products) quali trialometani e acidi cloroacetici
Residui che possono modificare la qualità organolettica dell'acqua
Acque sotterranee
E’ stata dimostrata l'esistenza di una correlazione tra insorgenza di malattie gastrointestinali acute ed eventi meteorici eccezionali (definiti come precipitazioni superiori alla media mensile di 20 anni) avvenuti anche un mese prima.
Rischio chimico vs. rischio microbiologico
il rischio di morte per la presenza di patogeni è almeno da 100 a 1000 volte il rischio di sviluppare un tumore a causa della presenza di sottoprodotti di disinfezione (DBP)
il rischio di contrarre una malattia dovuta a patogeni è almeno da 10.000 ad un milione di volte maggiore del rischio di sviluppare un tumore dovuto alla presenza di DBP
Il parere della OMS
i rischi per la salute derivante da disinfettanti e loro sottoprodotti sono estremamente bassi se confrontati con i rischi connessi ad una inadeguata disinfezione ed è importante non compromettere la disinfezione nel tentativo di mantenere sotto controllo tali sottoprodotti.
La distruzione dei patogeni con l'utilizzo di disinfettanti è essenziale per la salute pubblica.
Quadro legislativo
D. Lgs. 2 febbraio 2001
D.M. 26 marzo 1991
Le due norme (seppure con formulazioni differenti) indicano un valore di disinfettante residuo di 0,2 mg/l, senza specificare, nel caso del D.Lgs., di quale prodotto si tratti.
Il D.M. indica invece tale valore per il cloro residuo attivo nei punti terminali della rete di distribuzione.
Apparecchiature per il trattamenti domestico DM 7 Febbraio 2012 Disposizioni tecniche concernenti
apparecchiature finalizzate al trattamento delle acque destinate al consumo umano
Linee guida sui dispositivi di trattamento delle acque destinate al consumo umano ai sensi del D.M. 7 febbraio 2012, n. 25
Decreto Direzione Generale Sanità Regione Lombardia del 15/11/2012 n. 10267 L’impiego di apparecchiature per il trattamento dell’acqua destinata al consumo umano: linee guida per l’attivita di vigilanza e controllo
Riguardano acque (già) potabili (destinate al consumo umano) ma forniscono alcune indicazioni utili per la scelta del metodo di disinfezione e conduzione, manutenzione delle apparecchiature
Linee guida Ministero della Salute
Definiscono le modalità di utilizzo delle apparecchiature prevedono l’installazione permanente su impianti di distribuzione delle acque al punto di ingresso negli edifici (point of entry) e /o al punto di erogazione (point of use)
Forniscono indicazioni sulla efficacia dei diversi trattamenti
Per l'utilizzo di disinfettanti chimici alle normali concentrazioni suggeriscono un tempo di contatto di 30 minuti
Limiti
Il D.lgs. 31/2001 prevede
valori di parametro (Vedi allegato I - Parte B) per i trialometani (30 g/L), per i cloriti 700 g/L) e per i bromati (g/L) il cui rispetto è obbligatorio
il valore di parametro per il disinfettante residuo viene considerato parametro indicatore (Allegato I - Parte C) e viene indicato come "valore consigliato" e fissato a 0,2 mg/L
Qualità dei prodotti da utilizzare
comma 1 dell'art. 9 del D.lgs. 31/2001: " 1. Nessuna sostanza o materiale utilizzati per i nuovi impianti o per l'adeguamento di quelli esistenti, per la preparazione o la distribuzione delle acque destinate al consumo umano, o impurezze associate a tali sostanze o materiali, deve essere presente in acque destinate al consumo umano in concentrazioni superiori a quelle consentite per il fine per cui sono impiegati e non debbono ridurre, direttamente o indirettamente, la tutela della salute
umana prevista dal presente decreto" norma UNI EN 901:2013 "Prodotti chimici usati per il
trattamento delle acque destinate al consumo umano – Ipoclorito di sodio.”
Approccio multibarriera
1. risorsa: deve essere mantenuta e protetta la migliore qualità dell'acqua grezza
2. trattamento: deve essere progettato, attuato e mantenuto un sistema efficace di trattamento
3. distribuzione: deve essere utilizzato un sistema sicuro di stoccaggio e distribuzione dell'acqua trattata
4. monitoraggio: deve essere attuato un appropriato ed efficace sistema di monitoraggio
5. interventi correttivi:capacità di porre in atto interventi correttivi appropriati ed efficaci nel caso di monitoraggi non favorevoli o circostanze negative
Finalità
assicurare la “distruzione” dei microrganismi patogeni
mantenere una barriera protettiva contro possibili ingressi di patogeni durante la distribuzione
evitare eventuali fenomeni di sviluppo microbico nel sistema di adduzione e distribuzione
Classificazione dei disinfettanti
primari: sono utilizzati in un sistema di trattamento, con l'obiettivo principale di conseguire la necessaria inattivazione batterica nell'acqua prima della immissione in rete. In impianti complessi di potabilizzazione possono essere combinati con altri sistemi di trattamento ed essere applicati anche in fasi intermedie
secondari: sono utilizzati in un sistema di trattamento con l'obiettivo principale di mantenere un residuo nel sistema di distribuzione e vengono applicati immediatamente prima della immissione in rete dell'acqua
Distruzione dei microrganismi alla fonte
l’efficacia del trattamento dipende da due fattori, concentrazione del disinfettante e tempo di contatto dello stesso con l’acqua da trattare; l’interazione tra microrganismo e agente chimico disinfettante può essere espresso con la formula seguente, generalmente applicabile a tutti i trattamenti a base di cloro ed ipocloriti:
dove:
k = fattore necessario per raggiungere un determinato grado di inattivazione
C = concentrazione del disinfettante in mg/L
T = tempo di contatto (minuti) del disinfettante con l'acqua prima di qualsiasi utilizzo
TCk
Per quanto tempo?
Nel caso di utilizzo di prodotti a base di cloro (ipoclorito, cloro gassoso, biossido di cloro) viene generalmente consigliato un tempo di contatto di almeno 30 minuti alla fine del quale deve essere ancora presente una concentrazione di cloro residuo libero di 0,2 mg/L
Valori più precisi ed anche significativamente più lunghi possono essere ottenuti prendendo in considerazione anche il pH, la temperatura dell’acqua ed il grado di inattivazione dei patogeni voluto
Confronto tra disinfettanti
Organismo Disinfettante
Cloro libero
(pH 6 - 7)
Cloramina
preformata
(pH 8 - 9 )
Biossido di cloro
(pH 6 - 7)
Ozono
(pH 6 - 7)
E. coli 0,0034 - 0,05 97- 180 0,4 - 0,75 0,02
Polio virus 1 1,1 - 2,5 768 - 3740 0,2 - 6,7 0,1 - 0,2
Rotavirus 0,01 - 0,05 3806 - 6476 0,2 - 2,1 0,006 - 0,06
Batteriofago f2 0,08 - 0,18 - - -
Giardia Lamblia cisti 47 - > 150 - - 0,5 - 0,6
Giardia muris 36 - 630 - 7,2 - 18,5 1,8 - 2,0a
Cryptosporidium parvum 7200b 7200
c 78
b 5 - 10
c
Note:
a - valore riferito al 99,9% di inattivazione a pH 6 - 9
b- 99% di inattivazione pH 7 e 25°C
c - 90% di inattivazione a pH 7 e 25 °C
Tabella 1- valori di C x T (mg/l minuto) per inattivazione del 99% a 5 °C
Impedire l’ingresso nella rete
criterio primario per impedire l’infiltrazione di microrganismi nella rete di distribuzione è ovviamente il costante mantenimento in pressione delle condutture in ogni periodo dell’anno e del giorno
mantenere il cloro residuo in concentrazioni prossime a 0,2 mg/L, con la doppia funzione di proteggere l’acqua distribuita da possibili infiltrazioni di microrganismi e di costituire un elemento indicatore dell’avvenuto ingresso, che può provocare un consumo di cloro e quindi la diminuzione della sua concentrazione nella forma “libera”.
Cloro e composti
cloro gas (o liquido)
biossido di cloro
ipoclorito di sodio
ipoclorito di calcio
dicloroisocianurato di sodio
acido tricloroisocianurico
Ipoclorito di sodio
Sinonimi o nomi commerciali Varechina, candeggina, acqua
di Javel
Formula chimica NaClO
Peso molecolare 74,5
Forma commerciale Soluzione acquosa di odore
pungente caratteristico
Contenuto di sostanza attiva 120 g/kg di cloro attivo (min)
Costituenti secondari ed
impurezze
NaOH, NaClO3, Fe
Principali utilizzi nel
trattamento delle acque
Disinfettante primario e
secondario, ossidante,
rimozione dei composti
ammoniacali; degradazione del
Bromacil; ossidazione di Fe(II)
e Mn(II)
Tabella 1 - Principali caratteristiche dell’ipoclorito di sodio
Ipoclorito di calcio
Sinonimi o nomi commerciali Cloruro di calce, clorocalce
Formula chimica Ca(ClO)2
Peso molecolare 143
Forma commerciale solido
Contenuto di sostanza attiva 65% (m/m) di cloro attivo
Costituenti secondari ed
impurezze
NaCl
Principali utilizzi nel
trattamento della acque
Disinfettante primario e
secondario, ossidante,
rimozione dei composti ammoniacali; degradazione del
Bromacil
Tabella 1 Principali caratteristiche dell'ipoclorito di calcio
Aspetti chimici della clorazione con ipoclorito di sodio
In acqua si ha la reazione:
NaClO + H2O HClO + NaOH (1)
La specie attiva responsabile della disinfezione è l'acido ipocloroso HClO
L'equilibrio tra le specie dipende dal pH (acidità) dell'acqua
Come agisce il cloro La parete delle cellule dei microorganismi patogeni è caricata negativamente. Come tale, può essere penetrata dall'acido ipocloroso neutro, piuttosto che dallo ione ipoclorito negativamente caricato. L'acido di ipocloroso può penetrare le pareti delle cellule e gli strati protettivi dei microorganismi ed efficacemente uccidere gli agenti patogeni. I microorganismi muoiono o soffrono di disturbi riproduttivi.
ClO- ClO-
ClO-
Aspetti pratici della clorazione
L'ipoclorito di sodio è posto in commercio in soluzione (e può essere utilizzato come tale o previa diluizione)
Il reattivo deve essere conservato in recipienti chiusi, al riparo dalla luce solare diretta e ad adeguata distanza da quadri elettrici ed apparecchiature di controllo.
Definizioni
Il quantitativo di cloro introdotto nel sistema è definito dose, mentre il cloro consumato viene indicato come clorodomanda ed il quantitativo di cloro rimanente è definito cloro residuo. Tra le tre grandezze vale la relazione:
Clorodomanda = dose - cloro residuo
Cloro residuo combinato
Dapprima si ha la formazione di acido ipocloroso secondo l'equazioni (1) se sono presenti composti organici od inorganici (ed in particolare composti azotati) il cloro reagisce formando cloroammine e composti cloroorganici; la concentrazione di questi composti rappresenta il cloro combinato residuo.
dosaggio delle soluzioni di ipoclorito
Il tempo di contatto nel caso di un serbatoio è rappresentato dal tempo necessario affinché una particella di acqua si muova dall’ingresso all’uscita; prescindendo da considerazioni sulla miscelazione del fluido è quindi dato dal volume (medio) nella vasca diviso per la portata.
Tempo di contatto ideale e effettivo In un serbatoio di volume V dal quale l'acqua esce con portata Q il tempo di contatto ideale è
= V/Q
In realtà il movimento delle particelle di acqua non è omogeneo per cui alcune “usciranno” prima e quindi il tempo di contatto effettivo sarà minore e minore l'efficacia della disinfezione mentre altre subiranno un cortocircuito e il tempo di contatto sarà maggiore
Nel caso di alimentazione della soluzione direttamente nella rete, il tempo di contatto sarà dato dalla lunghezza in metri ( L) della conduttura tra il punto di immissione e la prima utenza diviso per la velocità espressa in metri al secondo (m/s)
La velocità può essere calcolata se sono note la portata e la sezione del tubo.
dosaggio delle soluzioni di ipoclorito
Se la portata (Q) espressa in m3/s e la sezione (S) espressa in m2 che la velocità (V) è data:
V= Q/S
come si può constatare con una rapida analisi dimensionale
dividendo la lunghezza del condotto L per V si ottiene il tempo T necessario per una generica particella di acqua per percorrere il tratto di tubo :
T= L/V
Tempo di contatto per clorazioni in rete
V= m3/s x 1/m2 =m/s
Da quali dosaggi iniziare
Seguendo le indicazioni della OMS (linee guida per le acque potabili) di 0.5 mg/L dopo 30' si ha: 0,5 mg x 30 m = 15 mg x m/L (analogamente secondo le indicazioni delle linee guida italiane per le apparecchiature di trattamento domestico e il D.Lgs 31/2001 si ha 0,2 mg x 30 minuti = 6 mg x m/L
Interferenze
Livello di contaminazione
Tipi ed efficienza di eventuali trattamenti
Tipo di serbatoi
Prevedibili variazioni di pH e temperatura
Individuazione della concentrazione del disinfettante
Nota la distanza e la velocità dell'acqua, si determina il tempo tra il punto di immissione e quindi si calcola la concentrazione necessaria dalla formula
K= C x t
sapendo quali sono i K per i diversi patogeni
Valori raccomandati per 2 log di inattivazione T
Temperatura (°C)
pH C x t mg x m L-1
Batteri < 2 7 0,08
Batteri < 2 8,5 3,3
Virus < 5 7 – 7,5 12
Virus 10 7 – 7,5 8
Giardia 0.5 7 – 7,5 230
Giardia 10 7 – 7,5 100
Giardia 25 7 – 7,5 41
C x T, pH e temperatura
Valori di CT (CT99,9) per il 99,9% di in attivazione di cisti di Giardia Lamblia con
cloro libero a 10,0 °C
Valori di CT (CT99,9) per il 99,9% di in attivazione di cisti di Giardia Lamblia con
cloro libero a 20,0 °C
pH pH Cloro residuo libero (mg/l)
6.0
6.5 7.0 7.5 8.0 8.5 9.0
Cloro residuo libero (mg/l)
6.0
6.5 7.0 7.5 8.0 8.5 9.0
0.4 73 88 104 125 149 177 209 0.4 36 44 52 62 74 89 105
0.6 75 90 107 128 153 183 218 0.6 38 45 54 64 77 92 109
0.8 78 92 110 131 158 189 226 0.8 39 46 55 66 79 95 113
1.0 79 94 112 134 162 195 234 1.0 39 47 56 67 81 98 117
1.2 80 95 114 137 166 200 240 1.2 40 48 57 69 83 100 120
1.4 82 98 116 140 170 206 247 1.4 41 49 58 70 85 103 123
1.6 83 99 119 144 174 211 253 1.6 42 50 59 72 87 105 126
1.8 86 101 122 147 179 215 259 1.8 43 51 61 74 89 108 129
2.0 87 104 124 150 182 221 265 2.0 44 52 62 75 91 110 132
2.2 89 105 127 153 186 225 271 2.2 44 53 63 77 93 113 135
2.4 90 107 129 157 190 230 276 2.4 45 54 65 78 95 115 138
2.6 92 110 131 160 194 234 281 2.6 46 55 66 80 97 117 141
2.8 93 111 134 163 197 239 287 2.8 47 56 67 81 99 119 143
3.0 95 113 137 166 201 243 292 3.0 47 57 68 83 101 122 146
Tabella 1 valori di C xT in funzione di temperatura e pH
Come si misura
Il metodo più semplice per misurare la concentrazione del cloro libero è la reazione con la dietil-p-fenilidiammina (DPD) che reagisce con il cloro dando una colorazione da rosa a rosso violetto proporzionale alla concentrazione
Possono essere utilizzati strumenti elettronici on-line che necessitano di taratura periodica
Clorazione di emergenza
Volume di ipoclorito da dosare per preparare 1 metro cubo di acqua potabile alla concentrazione di cloro attivo desiderata.
Concentrazione ipoclorito commerciale
Ipoclorito da dosare mg/L
Amuchina 1%
Candeggina 5%
Ipoclorito 15%
0,2 20 mL 4 mL 1,33 mL
0,5 50 mL 10 mL 3,33 mL
1,0 100 mL 20 mL 6,66 mL
Decomposizione soluzioni ipoclorito
Concentrazione iniziale
Dopo 20 giorni Dopo 100 giorni
15 % cloro libero 13% cloro libero 10% cloro libero
13% cloro libero 12% cloro libero 8% cloro libero
10 % cloro libero 9% cloro libero 8% cloro libero
6,5% cloro libero 6,2% cloro libero 6% cloro libero
Formazione di sottoprodotti Il trattamento di un’acqua destinata al consumo umano con un
agente disinfettante (in particolare un prodotto chimico) comporta una serie di reazioni chimiche con le sostanze organiche ed inorganiche presenti
Senza entrare nel merito dei meccanismi di formazione e di quali sono queste sostanze (acidi umici, fulvici ma anche il materiale organico che costituisce le cellule dei microrganismi bersaglio, spesso indicati con l’acronimo inglese NOM (naturally occuring organic matter, materiale organico presente naturalmente)
I i principali sottoprodotti della disinfezione sono trialometani (THM) e gli acidi aloacetici (HAA).
Limite per i THM
Controllare la formazione di DBP Il metodo principale è la rimozione dei precursori con la filtrazione
I filtri meccanici sono dispositivi progettati per
rimuovere sostanze indisciolte dall'acqua;
generalmente sono disponibili in forma di cartucce o
dischi, come elementi filtranti ispezionabili e
lavabili, filtri lavabili in controflusso, o filtri mono o
pluri-uso sostituibili. Per la composizione del filtro
possono essere utilizzati materiali sintetici,metalli,
tessuti, o materiali per lo più inerti, quali sabbia o
quarzite, disposti anche in multistrato.
Rimozione dei DBP
L’altra possibile strategia per il controllo dei DBP (rimozione dopo formazione) mediante filtrazione su carboni attivi è poco praticata a causa dei maggiori costi e delle difficoltà tecniche poiché trattare elevati volumi di effluente per la rimozione di relativamente piccole quantità di contaminante.
Meno diffusi sono i sistemi basati su filtrazione attraverso membrane semipermeabili, osmosi inversa, nano e microfiltrazione.
Disinfezione con ultravioletti
Le apparecchiature di disinfezione
mediante UV utilizzano sorgenti in
grado di emettere radiazioni comprese
in genere tra 240 e 280 nm
che,interagendo con acidi nucleici e
sistemi enzimatici di virus e
microrganismi, presiedono ad azioni
germicide in acque destinate a consumo
umano.
Vantaggi e svantaggi
Lasciano inalterate le caratteristiche organolettiche dell’acqua trattata.
L’azione di disinfezione è localizzata nell’area dell’irraggiamento UV e non genera proprietà disinfettanti residue
Se l'acqua viene immessa in un serbatoio è opportuno associare un trattamento con disinfettante chimico
Cosa evitare
Oltre ad avere bassi valori di torbidità dell'acqua (ed eventualmente di colore), si deve evitare la deposizione di materiali e la formazione di
biofilm sulle pareti delle lampade (o delle camicie in cui sono inserite),
la formazione di aggregati di particelle che possono diventare sede di colonie di microrganismi,
la formazione di canali preferenziali di flusso all’interno del reattore.
Normative rifugi
Le Regioni Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Abruzzo hanno leggi / regolamenti che disciplinano l'attività dei rifugi ed inserito prescrizioni per le acque destinate al consumo umano
Prescrizioni per l'acqua nei rifugi I Regolamento regionale 11 marzo 2011, n. 1/R della Regione Piemonte Requisiti e modalita' per l'attivita' di gestione delle strutture ricettive alpinistiche nonche' requisiti tecnico-edilizi ed igienico-sanitari occorrenti al loro funzionamento (Articolo 17 legge regionale 18 febbraio 2010, n. 8)"
Allegato 1
I rifugi alpini ed escursionistici, presentano i seguenti requisiti
strutturali e tecnologici, e dispongono delle dotazioni di seguito elencate:a) acqua potabile destinata al consumo umano avente le caratteristiche previste dal decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 (Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualita' delle acque destinate al consumo umano). Qualora non sia possibile garantire la fornitura di acqua potabile, i rifugi si dotano di idoneo sistema di potabilizzazione. E' ammessa la clorazione automatica con serbatoio inox di accumulo coibentato. E' consentito il trattamento con raggi UV, purche' non seguito da stoccaggio in cisterne o in vasche di raccolta.
Prescrizioni per l'acqua nei rifugi II
Regolamento regionale 15 febbraio 2010 - n. 5 Regione Lombardia
Requisiti strutturali e igienico-sanitari, nonchè periodo di a- pertura dei rifugi alpinistici ed escursionistici, in attuazione dell’art. 40 quinquies della legge regionale 16 luglio 2007 n. 15 (Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo)
Se non puo` essere garantita la fornitura di acqua avente sin dalla captazione le caratteristiche di cui al comma 1, lettera a), i rifugi si dotano di idoneo sistema di potabilizzazione. La captazione delle acque puo` avvenire oltre che da sorgente, da scorrimento di superficie e da lago, anche da scioglimento di nevaio e ghiacciaio e da raccolta di acqua piovana.
Altre normative
Tutte le acque sono pubbliche; il loro utilizzo è soggetto ad autorizzazione ed al pagamento di un canone ( D. Lgs 152/ 2006
L'art. 80 del D.Lgs. n. 152/2006 stabilisce che le acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, in base alle caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche che possiedono, siano classificate dalle regioni, in base alla tabella 1/A dell’allegato 2, parte terza del Decreto, nelle categorie A1, A2, A3 e sottoposte ai seguenti trattamenti:
• cat. A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;
• cat. A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;
• cat. A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione.
Procedimento per la classificazione
Per tutti i laghi naturali ed artificiali e per tutti i corsi d’acqua naturali ed artificiali utilizzati o destinati ad essere utilizzati per l’approvvigionamento idrico potabile le stazioni di prelievo dovranno essere ubicate in prossimità delle opere di presa esistenti o previste in modo che i campioni rilevati siano rappresentativi della qualità delle acque da utilizzare.
Frequenze di campionamento
Per le nuove fonti di approvvigionamento sono previsti 12 campionamenti in mesi successi esaminando
1. pH, colore, materiali totali in sospensione, temperatura,
conduttività, odore, nitrati, cloruri, fosfati, COD, DO (ossigeno disciolto), BOD
5, ammoniaca
2. ferro disciolto, manganese, rame, zinco, solfati, tensioattivi, fenoli, azoto Kjeldhal, coliformi totali e coliformi fecali
3. fluoruri, boro, arsenico, cadmio, cromo totale, piombo, selenio, mercurio, bario, cianuro, idrocarburi disciolti o emulsioni, idrocarburi policiclici aromatici, antiparassitari totali, sostanze estraibili con cloroformio, streptococchi fecali e salmonelle
Regione Lombardia - L.R. 29 giugno 2009, n. 10 - Disposizioni in materia di ambiente e servizi di interesse economico generale
Art. 6 - Disposizioni in materia di canoni di concessione sui beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato, nonché in materia di canoni relativi alle utenze di acqua pubblica, di cui al r.d. 1775/1933
1. I canoni di concessione per l'occupazione e l'uso dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato (omissis) ivi compresi i canoni relativi alle utenze
di acqua pubblica di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici), sono dovuti per anno solare.
Importo del canone
Canone €/modulo 2.287,15
Canone minimo 318,00
Calcolo:
Tassa concessione = portata in moduli x importo canone
Se inferiore al minimo si paga il minimo:
es. portata prelevata 10 L/s pari a 0.1 moduli
0,1 x 2.287,15 = 228,71 quindi si paga 318,00