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Manualetto, cap. 3
LA MORFOLOGIA
È lo studio della forma della struttura delle paroleÈ lo studio della forma, della struttura delle parole
Ma che cos’è una parola? Non è una risposta facile.
Per definirla possiamo ricorre a quatto criteri:
Un criterio grafico
Un criterio fonologico
Un criterio grammaticale
Un criterio lessicale
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Dal punto di vista grafico,
la parola è una stringa di grafemicompresa fra due spazi bianchi.
Ma allora sedia a sdraio è una parola sola
o sono tre parole?
Dal punto di vista fonologico
è un entità è un entità
pronunciata con una sola emissione di voce
e contenente un solo accento.
Ma allora bevila o me li passi (cioè unità con elementi clitici) oppure capostazione che ha un accento secondario, formano una o più parole?
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Dal punto di vista grammaticale
è un’unità che veicola informazioni
di tipo grammaticale, come per es.
singolare nel caso dell’articolo il vs i.
Ma allora la congiunz. che o altre forme invariabili (come avverbi, interiezioni) non sono parole?
Da un punto di vista lessicale
Si identifica con una radice.
Ma allora vanno è una parola diversa da andare?
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In base alle prove di commutazione si possono individuare alcune unità che , a differenza dei fonemi, sono dotate di significato:
Si tratta dei morfemiSi tratta dei morfemi
Il Morfema è l’unità minima dotata di significato.
I morfemi costituiscono le parole
Le parole sono quindi elementi modificabili. Ciò avvienesostituendo o aggiungendo uno o più morfemi:
bello abbellire
belli
belle
bella
Abbiamo due tipi di modificazione: creazione di nuove parole apartire da parole più semplici (bello abbellire), creazionedi nuove forme della stessa parola (bello belli, ecc.).
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La morfologia si divide dunquein due settori:
(a) morfologia flessiva
(b) morfologia derivativa
Morfologia flessiva
È la parte della morfologia che studia quelle regole chep g q gassegnano le categorie grammaticali del nome e delverbo (genere, numero, persona, caso, tempo, modo) alleunità lessicali attraverso l’unione di “elementi” flessivi conil tema lessicale
Nelle parole c’è una parte che contiene informazione lessicale(detta, nella terminologia classica, radice), e una parte checontiene informazione grammaticale (detta, con terminologiaclassica, desinenza). La radice rimane sempre uguale, mentre ledesinenze cambiano al modificarsi della categoria grammaticale.
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I morfemi sono dunque di due tipi: LEGATI E LIBERI
LIBERI o Lessemi o temi: unità minime con informazioni LIBERI o Lessemi o temi: unità minime con informazioni di tipo semantico /bjank-/ (governati dalla morfologia derivativa , quella che si occupa di affissazione e composizione delle parole)
LEGATI : unità minima con informazioni grammaticali /-o/ (governati dalla morfologia flessiva, quella che si occupa delle regole di assegnazione delle categorie grammaticali)
Un esempio
am-o am-avo am-erò
am-ai am-assi
am-
-o, -avo, -erò, -ai, -assi
radice lessicale
desinenze
Le desinenze recano con sé le informazioni di caratteregrammaticale (numero, persona, tempo, modo). Laterminologia utilizzata finora (radice, desinenza), però, èincompleta.
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Morfologia derivativa
È la parte della morfologia che si occupa di analizzare eÈ la parte della morfologia che si occupa di analizzare eclassificare i processi di formazione di parola. In questadefinizione sono comprese le regole che governano i principaliprocessi morfologici responsabili del rinnovamento lessicaleendogeno (cioè, attuato con materiale linguistico interno, e nonattraverso prestiti da altre lingue) di un sistema linguistico.
Morfologia derivativa
Il processo morfologico attuato questo settore della morfologiaè l’affissazione, cioè la modificazione (sia sul piano formaleche su quello del significato) di un elemento lessicaleattraverso l’aggiunta di elementi (affissi).
Gli affissi si dividono in prefissi, suffissi ed infissi.
Ma esiste anche la composizione.
Nei composti si uniscono due elementi lessicali che sono entrambiparole autonome, mentre nel caso della derivazione gli affissi nonhanno autonomia lessicale (cioè non sono parole autonome)
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Morfologia derivativaEsempi:
(a) prefissi: inattivo, sfortunato, riscrivere
(b) suffissi: attività, invernale, velocista, magistratura
(c) infissi: Lat. presente rumpo vs perfetto rupi
L’“elemento lessicale” comune delle due forme è rup-, che nellaterminologia della linguistica storica è chiamata radice (la parteinvariabile comune a tutti i membri della stessa famiglia lessicale). Laforma del presente è ottenuta attraverso l’aggiunta di un infisso nasale.
Morfologia derivativa
capo + stazione → capostazione
bath + room → bathroom
agro + dolce → agrodolce
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Il morfema
Il morfema è l’unità linguistica minima Il morfema è l unità linguistica minima
dotata di significato
Es.: govern-abile, in-consapevole
-abile e in- sono due morfemi. Essi hanno un significato abbastanzaben definibile, per quanto astratto (in- significa negazione; -abile indicapossibilità/potenzialità), e non possono essere ulteriormente scompostiin parti altrettanto dotate di significato (né i-, né -abi-, hanno unsignificato proprio: sono semplici sequenze di fonemi).
Esistono due tipi di morfemi
Una parola come amici può dunque essere scomposta in duemorfemi, cioè due elementi portatori di significato, amic- e -i.Ma l’informazione veicolata da questi due elementi si collocasu due piani diversi:
IlIl morfemamorfema amicamic-- veicolaveicola informazioneinformazione didi tipotipolessicalelessicale
mentre
ilil morfemamorfema --ii veicolaveicola informazioneinformazione didi tipotipogrammaticalegrammaticale (numero,(numero, genere)genere)..
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Esistono due tipi di morfemi
ChiameremoChiameremo ii primiprimi morfemimorfemi lessicalilessicali oobasibasi,, ee ii secondisecondi morfemimorfemi grammaticaligrammaticali..
Nel caso dei morfemi utilizzati nella derivazione, come adesempio -abile in am-abile, che costituiscono una sorta divia di mezzo, si parla comunque, non senzasemplificazioni, di morfemi lessicali.
Morfemi grammaticali
A loro volta i morfemi grammaticali siA loro volta i morfemi grammaticali sisuddividono in
•morfemi derivativi
•morfemi flessivi.
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Morfemi grammaticali
-al- in dent-al-e è un morfema derivativo perché-al- in dent-al-e è un morfema derivativo perchécostruisce un aggettivo a partire da un nome (comeaccade anche negli altri casi in cui è usato: autunn-al-e,palat-al-e, ecc.).
La -e finale di dent-al-e è invece un morfema flessivo,perché esprime una delle possibili forme in cui una parola sipuò presentare (plurale, singolare, maschile, femminile,ecc.).
Morfemi lessicali
I morfemi lessicali (dent- nel caso di dentale)appartengono al lessico di una lingua e nella loro formabase sono registrati nel dizionario, mentre i morfemiderivativi e flessivi appartengono alla grammatica.
I morfemi lessicali sono una classe aperta (che può esserevirtualmente arricchita con l’aggiunta di nuovi elementi),mentre i morfemi derivativi e flessivi sono una classechiusa, non suscettibile di accogliere nuove unità).
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Ordine dei morfemi
In italiano i morfemi grammaticali occupano di solito la posizionefinale di parola, cioè compaiono dopo i morfemi lessicali:
dis-organizzat-a
morfema lessicale + morf. lessicale + morf. grammaticale (-a)
contest-abil-e
morfema lessicale + morf. lessicale + morf. grammaticale (-e)
Non in tutte le lingue, però, le cose funzionano in questo modo.
Ordine dei morfemi: l’arabo
In arabo il morfema lessicale che significa ‘scrivere’ è costituito da treconsonanti k-t-b che da sole non costituiscono una parola vera econsonanti, k t b, che da sole non costituiscono una parola vera epropria (al pari di amic-).
A differenza dell’italiano in arabo il morfema grammaticale non siinserisce dopo quello lessicale, ma si innesta “a pettine” su esso:
kataba “egli scrisse” ka:tib “scrittore” kita:b “libro”
kutiba “fu scritto” ka:tibat “scrittrice”kutiba fu scritto ka:tibat scrittrice
In casi come questo si parla di morfologia non concatenativa, perché imorfemi non si succedono gli uni agli altri, ma si innestano gli uni sugli altri.
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Ordine dei morfemi: il tedesco
Un fenomeno simile si in nella formazione del participioUn fenomeno simile si in nella formazione del participiopassato tedesco.
Se prendiamo il verbo singen “cantare”, il participio passato ègesungen, che si può scomporre nel modo seguente:
ge-s-u-ng-en
Il morfema lessicale è discontinuo (s-ng)
E discontinuo è anche il morfema grammaticale che indica ilparticipio passato (ge-, -u-, -en).
Allomorfi
In realtà il morfema è un unità astratta realizzata da unitàIn realtà il morfema è un unità astratta realizzata da unitàconcrete che sono chiamate morfi. Può accadere che unmorfema non sia rappresentato sempre dallo stessomorfo (cioè dalla stessa sequenza di segmenti fonologici),ma da morfi diversi a seconda del contesto fonetico.
Per es., il morfema della negazione può essere realizzato dal morfo in-(come in in-accessibile), ma anche da altre sequenze fonologiche(morfi) che dipendono dal suono che segue (ir- in irrealizzabile, im- inimpossibile, il- in illogico). I diversi morfi che realizzano uno stessomorfema sono detti allomorfi.
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Gli ll fi i di d ll i à di i i
AllomorfiAllomorfi
Gli allomorfi non sono quindi delle unità distintive ma pure varianti di morfemi:
Le forme ven-/veng-/vien-/ver sono allomorfi riconducibili al verbo venire
La classe di morfemi e allomorfi costituisce la classe dei morfi, cioè le forme effettive dei fonemi:
il morfema del pl. in case è espresso mediante il morfo e
Tipi di morfoI morfi si distinguono in liberi e legati.
Un morfo libero può comparire da solo, e da soloUn morfo libero può comparire da solo, e da solocostituisce una parola (ieri, fuori, sopra).
Un morfo legato che può apparire soltanto incombinazione con almeno un altro morfo (il morfo inglese-s, l’italiano -i, dis-, uom-, -o, ecc.).)
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Radice e tema
In molte forme verbali e deverbali (cioè derivate da verbi)si pone in italiano il problema della cosiddetta vocaletematica. Nei seguenti esempi:
1) indifend-ibil-e am-abile
2) prend-ev-o fin-iv-o am-av-o
abbiamo a che fare con allomorfi dello stesso morfema: in 1)il morfema in questione significa “che può essere x” e sirealizza come -abil- o -ibil-; in 2) il morfema è quello diimperfetto e si realizza negli allomorfi -av-, -ev-, -iv-.
Radice e tema
Possiamo scomporre ulteriormente -abil- e -ibil- in -a-bil- e -i-bil-.
I morfemi in più che otterremo (-a- e -i-; nel caso dell’imperfettosono tre: -a-, -i- e -e-) sono di un tipo particolare, in quanto nonsignificano niente, ma hanno indicarno a quale classegrammaticale appartiene il verbo in questione.
Si può dire che in italiano il tema si ricava sottraendoall’infinito il morfema -re (amare → ama-) e che la radice siottiene sottraendo al tema la vocale tematica (ama- → am-).
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La Formazione delle parole (FP) studia:
il meccanismo che regola la produzione delle parole il meccanismo che regola la produzione delle parole, partendo da basi già esistenti nella lingua
La tripartizione tradizionale distingue:
Suffissati
Prefissati
Composti
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Sincronia e diacronia
Sincronia Diacronia Sincronia Diacronia
Suffissati viviSuffissati vivi Basi dei Basi dei suffissati vivisuffissati vivi
BenzinaioBenzinaio BenzinaBenzina
Suffissati fossiliSuffissati fossili
Gennaio, acciaioGennaio, acciaio
CircolazioneCircolazione CircolareCircolare
ZuccherieraZuccheriera ZuccheroZucchero
Delazione, aviazioneDelazione, aviazione
BandieraBandiera
Nell’italiano di oggi sindacale, sindacalizzare, sindacalismo, sindacalista non hanno rapporti semantici e sintattici con sindaco “capo dell’amministrazione comunale”, né con il sindaco di una società azionaria, né con sindacare“controllare”.
La base di questi derivati è sindacato
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Questa configurazione dipende Questa configurazione dipende dall’emergere del nuovo significato di sindacato nella lingua moderna in corrispondenza alla nascita di un nuovo istituto politicoun nuovo istituto politico
Il paradigma derivazionale
Il paradigma è la serie delle diverse realizzazioni sintattiche di uno stesso nesso semantico
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Paradigma a ventaglio:
lavorolavoratorelavorantelavorazionelavorio
lavorare →
lavoriolavorativolavorabile
Paradigma a cumulo
formalizzazioneforma → formale → formalizzare →
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I due paradigmi si possono combinare fra di loro:
forma → formaleformale →→
formalizzareformalizzare →→
formalistaformalista →→
formalizzazioneformalizzazioneformalizzabileformalizzabile
formalisticoformalistico
La base
L b è l’ ti é l di è i iò La base non è l’etimo, né la radice: è invece ciò che è sentito come vivo e produttivo nella mente del parlante
È ciò che si può definire la matrice, cioè un concetto esclusivamente sincronico
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La suffissazione
La suffissazione consiste nell’ “aggiungere un affisso dopo” la gg g pbase:
forma → formale, deformare → deformazione, formale → formalizzareformale → formalizzare
La prefissazione
La prefissazione consiste nell’“aggiungere un affisso prima” p gg g pdella base:
formale → informale,
informazione → disinformazione,
parlare → riparlarepa a e pa a e
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La composizione
La composizione consiste nel comporre in una unità due La composizione consiste nel comporre in una unità due o più parole:
cassaforte,
lavastoviglie,
ferro da stiro,
acqua pesante,
autonoleggio
Pur essendo tre modalità di un unico processo di trasformazione, i tre ordini della FP si possono distinguere in due ambiti
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1. Nella prefissazione e nella composizione appare in primo piano il rapporto sintagmatico
2.2. Nella suffissazione è fondamentale il rapporto Nella suffissazione è fondamentale il rapporto paradigmaticoparadigmatico
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L’aspetto fondamentale della suffissazione consiste nella transcategorizzazione dei lessemi.
Vale a dire:
Un V può dar luogo a un N o a un A
Un N può dar luogo a un V o a un A
Un A può dar luogo a un N o a un V
Rispetto alla base il derivato può essere: denominale Rispetto alla base il derivato può essere: denominale, deaggettivale, deverbale
Riguardo alla propria natura il derivato può essere: nominale, aggettivale, verbale
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1) N → V: scandalo → scandalizzare2) A → V: bianco → biancheggiare3) V → N: lavorare → lavorazione4) V → A: lavorare → lavorabile5) A → N: bianco → bianchezza6) N → A: forma → formale7) N → N: benzina → benzinaio
DiremoDiremo alloraallora cheche scandalizzarescandalizzare èè unun suffissatosuffissato verbaleverbaledenominale,denominale, biancheggiarebiancheggiare èè unun suffissatosuffissato verbaleverbaledeaggettivale,deaggettivale, lavorazionelavorazione èè unun suffissatosuffissato nominalenominaledeverbale,deverbale, eccecc..
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La derivazione parasintetica risulta dall’intervento simultaneo del prefisso e del suffisso: pertanto si tratta di derivati che sono a metà strada tra suffissazione e prefissazione
bandierbandier--SS-- --areare
I prefissi dei Parasintetici denominali:
1) A- (lat. ad-) + raddoppiamento della consonante: bottone → abbottonare
2) De-: caffeina → decaffeinare (decaffeinizzare)
3) In- (i-, inn-, il-, im-, ir-): amore → innamorare
4) S- privativo (lat. ex-, dis-): barba → sbarbare
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I prefissi dei Parasintetici (segue):
5) S- intensivo: 5) S intensivo: bandiera → sbandierare
6) Di-: ramo → diramare
7) Dis-: bosco → disboscarebosco → disboscare
8) Tra-, tras-, trans- (lat. trans-):cima → tracimare
Spesso dalla stessa base deriva più di un parasinteticop p p All’alternanza dei prefissi a- / in- corrisponde spessouna
differenza semantica: abbracciare – imbracciare Procedimento normale e di alta frequenza è la produzione
di coppie di antonimi: bottone → abbottonare (→ sbottonare)
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Il prefisso è l’affisso che appare all’inizio dell’unità
Consiste nell’inserire Consiste nell’inserire
un prefisso prima della baseun prefisso prima della base
Il prefisso è l affisso che appare all inizio dell unità lessicale
Si può premettere ad un lessema semplice (fare → rifare, prova → controprova) oppure ad un lessema già prefissato (deformabile → indeformabile)
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Nella prospettiva diacronica si può avere anche un seguito di tre prefissi:
indecomponibile
dove i due primi prefissi sono vivi, il terzo invece è fossile (cioè non proviene da un trasformazione avvertita dal parlante di oggi)
Rispetto alla suffissazione si hanno due differenze fondamentali:
a) la prefissazione non comporta il mutamento a) la prefissazione non comporta il mutamento della categoria (per questo motivo la prefissazione è collegata con la composizione)
b) mentre il suffisso non è mai autonomo, il ) ,prefisso può esserlo (in tal caso funge anche da preposizione e/o da avverbio) o non esserlo (ante-, auto-, de-, ere-, re- ecc.)
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L’abbreviazione sintagmatica può far sì che il prefisso assuma da solo il carico semantico dell’intera unità (autorispetto ad automobile)
La composizione
È il grande serbatoio da cui l’italiano moderno attinge per rinnovare dall’interno il suo patrimonio di vocaboli
Per la sua analiticità e per la sua rilevante produttività, questo tipo di formazione delle parole si adatta alle esigenze di sempre nuove e articolate terminologie corrispondenti allo sviluppo e alla rapida penetrazione della tecnica nel mondo di oggi
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La difficoltà consiste innanzi tutto nel La difficoltà consiste innanzi tutto nel distinguere i composti da quelle formazioni che non si possono considerare composti
1. I composti si distinguono rispetto alle frasi sintattiche libere
I composti del tipo ferro da stiro si I composti del tipo ferro da stiro si distinguono rispetto alle frasi sintattiche libere del tipo ferro per aprire la porta in base a tre criteri:
a) stabilità del rapporto significante – significatob) stabilità della sequenzac) frequenza d’uso
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2. I composti si distinguono dai conglomerati
L’associazione memoriale produce i conglomerati, che risultano dalla coesione di elementi morfologicamente caratterizzati
2. I composti si distinguono dai conglomerati
Le formazioni che risultano dalla fusione di due verbi (siano essi uguali o diversi: fuggifuggi, mangiaebevi, tiremmolla, va e vieni) sono da considerarsi tra i conglomerati
altri esempi: andirivieni (da una forma antica dell’imperativo di andare + rivieni), bagnasciuga, p ), g g ,dormiveglia, parapiglia, saliscendi
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3. I composti si distinguono dalle unità lessicali superiori (polirematiche)
La creazione di nuove entità lessicali per mezzo della pcomposizione si attua con la fusione di due elementi costituenti che il parlante continua ad identificare dopo che tale fusione è avvenuta.
Le polirematiche sono invece delle lessicalizzazioni, vale a dire hanno significati del tutto convenzionali. Nel li i i i i h l linguaggio marinaresco, per esempio, si hanno le manovre correnti ‘cavi che servono per lo più per sollevare o spostare pesi’ e le manovre dormienti ‘cavi che servono per sostenere in posizione fissa o per guidare qualche oggetto’.