n.13 del 2012

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La rivista trimestrale "Voci dal San Vicino" rivolge l'attenzione verso le iniziative connesse con il territorio della vallata di San Clemente (APIRO-MC), con argomenti che Vanno dalla cronaca, alla cultura, alla tradizione.

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BUONA

PASQUA

Periodico d’informazione e Cultura Marzo 2012 - n.13

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Voci dal San VicinoPeriodico trimestrale di informazione e cultura -Marzo- n°13Direttore Responsabile - Luigi TALIANIAutorizzazione Tribunale di Ancona n° 19-08.Sede: Ctr. S. Francesto, 28 - 62021 Apiro (MC)Email: castri.piri@yahoo.it redazione.cpv@email.itweb: www.castripirivalles.itTel. 0733 611126 Stampa: TIPOLITO ILARI snc Zona Ind.le Cerrete Collicelli (Cingoli)

Una copia: € 3.00;Abbonamenti: Ordinario: € 15,00 Sostenitore: € 20,00 Benemerito: € 30,00

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Matteo Parrini - direttore del bimensile Geronimo

EDITORIALE I

La stampa che non va in crisi è quella che non ha peli sulla lingua

La crisi sembra colpire davvero tutto, senza la-sciare da parte neanche la carta stampate e l’in-formazione di ogni genere. Al di là infatti delle polemiche suscitate nei mesi scorsi dall’uscita del libro del giornalista controcorrente Giam-

paolo Pansa e dalle parole tanto contestate del discorso fatto sul palco dell’Ariston a Sanremo da Adriano Celentano, è evidente e quasi del tutto pacifi co che l’informazione si stia appiattendo sul copia-incolla (talora con madornali errori e critiche da parte degli stessi ignari lettori che vengono poi a conoscenza dei fatti) e che poi ci possa essere, per il solo fi ne di vendere il maggior numero di copie possibile, una usci-ta dal seminato, vedendo testate che dovrebbero occuparsi di determinate notizie o argomenti, presentare tutt’altro al proprio pubblico (ma anche qui già da anni vedevamo alle-gati con gadget e videocassette che poco o nulla avevano a che fare con il fi ne precipuo della rivista o del giornale). Si cerca in ogni modo di salvare il salvabile, di coprire i debiti che un tempo coprivano i tanti ricercati contributi statali o di altri enti. Eppure tutto questo più che sollevare polemi-che, dovrebbe far rifl ettere, non solo i lettori, ma in primis editori e giornalisti. L’informazione, che mai come adesso ci bombarda in ogni dove, per lo più con fi ni commerciali diretti o indiretti, può andare in crisi? O forse è normale che vada in crisi certa informazione, quella meno attenta ai bisogni della gente, quella che non ha fi nalità reali di svelare le cause dei fatti? Le inchieste nazionali o locali, anche a causa dei tagli, hanno lasciato spesso lo spazio a più como-di spazi meno approfonditi, con note di agenzia, intervi-ste concordate e quant’altro. È quindi ovvio che il lettore sia sempre meno attirato da questi pezzi edulcorati, come pure può dispiacere che la propria testata di riferimento fi -nisca con il dare spazio ad argomenti che se non sono “fuori tema”, sono troppo generalisti o per lo meno poco idonei o adatti a chi ha un’etichetta politica in senso lato.Poi è ovvio risparmiare ingenera un fenomeno che fi nisce con lo svilire il tutto. Così dalle grandi testate alle piccole si fi nisce con il sostitu-

ire magari giornalisti o ragazzi che hanno la stoff a del cro-nista rampante per piccoli tirapiedi, galoppini, professorini dalla poca esperienza, ma dalla tanta boria e “protezione”. Questo fi nisce certamente con il minare il futuro di ciascu-na testata che applichi tale sistema, fi nendo man mano con il censurare anche i liberi interventi. Meglio sarebbe per-ciò continuare ad investire in qualche maniera sulla buona informazione, quella approfondita, supportata da elementi veritieri e corretti. Insomma la stampa deve continuare ad essere scomoda, deve essere quella che non piace ai potenti, quella che graffi a e deve essere messa a tacere talvolta con la forza dei prepotenti, che un annacquamento continuo di dati falsati o letti come più fa comodo, mellifl ui sermoni di personaggi che evidentemente non hanno neanche molto da trasmettere a chi legge se non tante frustrazioni represse che traspaiono dalle loro righe, dense di cattiverie ed astio. Questo per altro diventa deleterio per determinati generi di giornali che da un senso optano per toni pacifi ci e dell’altro trasgrediscono la regola per intenti più bellicosi. Così piace leggere le “Voci del San Vicino”, perché fi n dalla sua fon-dazione questa rivista non ha certo lasciato niente dietro le righe, anzi l’essere spesso andata oltre ha ingenerato pure qualche scaramuccia... che può far male alla salute di chi è preso dall’ira subitanea, ma fa bene a chi vuol pensare ed andare oltre. Insomma è chiaro che la polemica (dal greco polemòs, guerra), nel bene o nel male, possa spesso aiutare a rompere gli schemi del silenzio, tant’è che ancora oggi se e quando si sollevano grida polemiche (per i greci erano gli alala) di reclamo contro la stampa libera, sono sempre quelle di chi ha meno ragione da difendere a bassa voce, e quindi qualcosa si sta scuotendo e qualche potente si è vi-sto scoperto. Questa è l’informazione che piace al mercato, questa è l’informazione vera che piace alla gente, genuina come i nostri lettori.Ben venga dunque la buona stampa scomoda, chiacchie-rona, ma sempre ben informata e senza padroni a cui ri-spondere. Viva le Voci che echeggiano da questo nostro San Vicino!

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Don Eziodona un raro documento al Papa

...osservala Collegiata

... e si interessaal saggio ginnicodel prof. A. Leoni

... e tanto altro

Nel prossimo numero leggerete l’esauriente articolo di Napi che ci ha inviato la foto storica

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1662/2012

A 350 anni, passato alla casa del Padre Don Ezio Mosca, Arcipretura, addio

Giovannino Pacifi co Vito

Alcuni degli addetti ai lavori pesanti in Sant’Urbano

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L’ultimo Arciprete in alcune testimonianze

Per Giovannino Soverchia, nel 1955 bambino di sei anni all’epoca e di tanti altri tra cui Vito Leoni e Pacifi co Tarabello, le cose di S. Urba-no, una specie di piccola Fabbrica di S. Pietro, il giovane Don Ezio Arciprete signifi cò dedi-

zione, stare insieme, fare e conservare, per servire la causa dello splendore cerimonioso e solenne di feste lamate oro nei paramenti… e nei legni dorati e quant’altro in nome della tradizione della Collegiata.Giovannino parla sommessamente, più a sé che agli altri ed evita parole inutili.“Avevo sei anni quando lo incontrai, associato a, il prete del Galletto Guzzi, cappellano delle monache.Subito diventai, come tanti , chierichetto, tutto fare cioè ed introdotto con tanti altri a curiosa-re nei meravigliosi spazi della Collegiata: museo, sacrestia, sale per giocare, canterani ripieni di da-maschi, libri e studiolo del segretario O. Turchi; chierichetto dall’A alla Z.Aiutavo a pararsi, il celebrante (ricordo i nomi dei vari pezzi delle sacre vesti, qualche rispostina in latino, lunga e quindi farfugliata o raccorciata, le piccoli liti per suonare i campanelli e tanto cameratismo. Intanto: gli addobbi di Pasqua, neri e imporporati, attrezzature per processioni, il carro del Cristo morto e tanto altro mi incantavano; noi, i piccini eravamo la riserva per i campanari addetti alla fab-briceria e lavori pesanti, anche da equilibristi.Ci confortavano le uscite con la famosa fi at 600; le mete erano Camerino, Serransanquirico, luoghi di incontri per aspiranti; ed ache i Pià con Don Manlio, armato di bi-nocolo, cavalletto e registratore, le accanite partite a pulci sulle stanze di sopraIl paziente e tollerante sacrestano “Gigio” ci chiamava con calma “venete giò”…noi seguitavamo nelle accanite partite di giochi da tavolo; ma quando Gigio diceva “venetegiò, c’è don Manlio”…si scattava un po’ di più.Talvolta l’Arciprete veniva a scuola, si aff acciava e chie-deva aiuto per i funerali. Il maestro mi mandava; tornavo a scuola contento con la paghetta, ma anche col gravame di studiare per ricuperare. Con don Manlio, anche lui legato a S.Urbano, ricordo l’aver visitato col suo Galletto tante chiese, alcune oggi cadute o inagibili e di aver servito tante Messe. Poi ci furono le riforme , due parrocchie in una; la chiusura di S.Urbano per restauri e don Ezio ormai sulla soglia dei novanta. Come non deluderlo? Voleva parteci-

pare. Ebbene, non potendo immaginare processioni senza di lui, con Vito e quelli della “Squadra dei lavori pesanti” per vari anni abbiamo accroccato i famosi carri con vec-chie Jeep, munite di baldachino per il Sacramento e sedile per Don Ezio che, emozionatissimo, poggiava la mano sul piedistallo dell’ostensorio. Mi recavo spesso a S.Urbano a chiesa vuota; una volta lo trovai, solo, seduto su un banco con delle carte in mano: “vedi, vedi... questi sono i conti de li Damaschi. La loro storia, ...le ricevute.” ...Gli era rimasta nel cuore la ricerca, la cultura e tanto altro.

IdaSono l ’ultima nata della grande famiglia di agri-coltori dei Mosca; ricordo dai racconti di mio Padre e dei fratelli più grandi come Ezio quattordicenne partisse con un fagottello/borsa e libri e zoccoli sulle spalle dalla una frazio-ne di Belforte e attraverso fossi e campi raggiungesse Caldarola. Al seminario di Camerino, con esami integrati, saltò qualche anno e fu ammesso al ginnasio.

La prima Messa si uffi ciò a Belforte nel 1938; quel giorno fu anche il grande giorno della mia prima Comunione.Raggiunsi i miei in Apiro da vedova con mia fi glia Vincenzi-na, alla morte della mamma, per accudire tre uomini, la chiesa e quant’altro.Gli sono stata accanto 50 anni.

VincenzinaZio lo ricordo pedagogo e maestro. Impossibile dire tutto. Veni-va a Jesi dove studiavo, parlava coi professori…e si rammari-cava perché preferivo le scienze esatte alle lettere.

Un Impiegato della Sovrintendenza confi dava ad alcuni: “Lei Parroco di Apiro, che giracchia ancora con la tonaca, mi piace; qualche contributo lo atterrà.

Le devote di S.SalvatoreI fedeli che parteciparono alle Messa a S.Salvatore, chiusa ai tempi di Mons. Giorgi, poi in abbandono... sino agli anni cin-quanta, lo ricordano nelle Messe dei morti lassù.La chiesa nell ’abbandono si chiamava “la chiesa de a morte”, forse per il rilievo del cippo di sostegno dell ’acquasantiera, ma anche perché come molti sanno che fu l ’ultima chiesa funeraria di Apiro, prima della costruzione del camposanto. Don Ezio la riaprì, con la tradizione delle Messe di suff ragio a S.Salvatore si interruppe due volte per il crollo del tetto.

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Ricerche d’archivio Fu sofferta la creazione

della Collegiata e dell’ArcipreturaLa chiesa più antica di Apiro, si crede sia quella di Santa Felicita. L’epoca della fondazione è ignota e la scritta a caratteri gotici, con la data 1256, è da riferirsi alla costruzione dell’arco della porta in travertino, e non alla fabbrica della chiesa. Era parrocchia e il rettore aveva il titolo di pievano. Nel 1579 venne unita alla chiesa par-rocchiale di San Salvatore, di cui si ignora la fondazione, ma il fonte battesimale, nel quale fu battezzato anche Giangiacomo Baldini, era a Santa Felicita. Al principio del XVII secolo il parroco di Santa Felicita trasferì la Cura entro la “terra”, nella Chiesa di Sant’Antonio, che successivamente, nel 1632 diventerà la collegiata di Sant’Urba-no I, Papa e Martire, che era un antichissimo protettore di Apiro.Della chiesa di San Michele Arcangelo, si hanno notizie fi n dal 1393, quando era dipendente dell’Abbazia di Sant’Urbano. Poi, per la scarsezza di monaci fu data in commenda ad un cardinale. Successivamente nacque una lite tra il parroco, nomina-to dal Papa e quello nominato dai monaci. Nel 1592 era parroco don Gio. Andrea Canonici, cui era stata conferita la “Cura” dalla Santa Sede e non ci fu più alcuna disputa con i Monaci.La nascita della collegiata, ad Apiro, ebbe una prima tappa nel 1622, quando il ve-scovo di Camerino, Giovannini da Matelica, la istituì ”auctoritate ordinaria” con 12 sacerdoti, chiamati canonici ed un pievano, chiamato arciprete. Nella bolla si può anche leggere che “S. Urbano si nascose nell’agro apirano – san Urbano all’ Esinan-te - abitò una casa e dormì su un letto di pietra, che gli abitanti mostrano ancora al presente”.Ma il successore, card. Cesare Gherardi, per ordine superiore, nel settembre 1622 sciolse la collegiata e soppresse i titoli abusivamente usurpati.Ciò, probabilmente (come ci dice il notaio Maggi Vespasiano), per l’intervento dell’avvocato Canonici-Mascambruni, fratello del canonico della chiesa di San Mi-chele Arcangelo, invidioso che suo fratello avesse un titolo inferiore al parroco di sant’Urbano. Il Canonici-Mascambruni, diventato Sotto Datario, Canonico in San Pietro e Uditore Santissimo, rassicurò il fratello:”Che allora Baldini avrebbe fatto la Collegiata quando esso si fosse fatto frate de’ zocchi” .“Il Canonici-Mascambruni (come riferisce Angelo Pelagalli) però,se aveva delle vir-tù, per cui era salito in tanto onore, non andava esente da vizi e dal seguente misfatto, tra tanti altri che commise, si può dedurne che quello dell’interesse smodato, teneva il primo posto.” Mascambruni fece una fi naccia: fu solennemente degradato e deca-pitato. Dopo la falsa partenza, il 4 gennaio 1632 l’archiatra del Papa, Giangiacomo

Baldini, ottenne da Urbano VIII la bol-la per l’erezione della collegiata di Sant’Ur-bano.Nel 1986, le due par-rocchie di Apiro sono state unite sotto la denominazione an-cora vigente: Parroc-chia dei Santi Urbano e Michele Arcangelo. Ermete Mariotti

Accoglienza di Don Ezio al momento del

suo arrivo ad Apiro, con sul retro la dedica

del Sindaco Leoni.

DON EZIO

N.a Belforte del Chienti

l’11 settembre 1912

Sac. 15 maggio 1938

Parroco a Camporotondo;

ad Apiro, in S. Urbano, dal 1955;

ad Apiro, Parroco in solido:

(Santi Urbano e Michele

Arcangelo) dal 1986.

Abbiamo collaborato insieme fi n

dall’ottobre 1972. Con la fatica

che costa ogni collaborazione, ab-

biamo vissuto la trasformazione di

due Parrocchie in una.

• Sono contento di ricordare

Don Manlio Cupidi: 40 anni

fa eravamo in tre ad occu-

parci della vita pastorale di

Apiro.

• Di Don Ezio, così l’abbiamo

sempre chiamato anche dopo

che fu nominato “Monsigno-

re”, voglio ricordare in modo

speciale, senza la presunzione

di dire tutto e forse nemme-

no le caratteristiche più im-

portanti:

• La bontà, sempre, con tutti;

• La mediazione alla Parola di

Dio, piena di benevolenza

per la fragilità di ciascuno.

• La capacità di comunicare in

amicizia; (che fate, che fate ?)

• L’amore per la Collegiata, la

Raccolta Museale, le tradi-

zioni di Apiro.

• La sua grande soddisfazione

del ritrovamento in Sacrestia,

del fi lmato sulla statua della

Madonna di Loreto.

• La sua gioia in ogni manife-

stazione religiosa e culturale.

• • La sua lunga e grave infer-

mità, ha fatto sì che, l’Eucari-

stia, che da tanto tempo non

ha potuto più celebrare, fosse

partecipata con la sua soff e-

renza. Grazie a Don Vincen-

zo per la fede e l’aff etto con

cui l’ha seguito.

Il Signore, anche per la nostra

preghiera, l’abbia subito nella

gloria e ci riunisca insieme nel

giorno del nostro arrivo alla

meta. Amen!

29-01-12

dall’elogio funebre

di Don Giovanni

Staffolani

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EDITORIALE II

Al posto della speranza

il gioco

Circa il quaranta per cento degli italiani,quasi 15 milioni, secondo le ultime statistiche sono interessati al gioco d’azzardo tanto da far dire a qualcuno che la repubblica italiana più che fondata sul lavoro è una repubblica democra-

tica fondata su lotterie,grattini, video-poker e slot machi-ne. Nelle apposite sale giochi,nelle tabaccherie o sui siti web,dicono che la febbre del gioco cresce con il crescere della crisi e dal 2003 al 2010 ,questo busines ha raccolto 309 miliardi di euro,una cifra che testimonia,in un modo o nell’altro, come siano davvero in tanti a provare a cambiare il proprio destino puntando solo sulla fortuna. E’ vero che non tutti giocano in maniera patologica ,si intende, e non tutti i giocatori sono incalliti,resta comunque il fatto che il cinquanta per cento della popolazione maschile abbia gio-cato almeno una volta nella vita,contro il 29,2 per cento di quella femminile,deve pur signifi care qualcosa nel nuovo quadro culturale del nostro paese.Si potrebbe ancora espor-re dei numeri in maniera più dettagliata.Comunque questi pochi numeri esposti che descrivono di pendenze invisibili diventa diffi cile distinguere tra i comportamenti autenti-camente ludici, un leggero disturbo e un comportamento patologico. Il confi ne tra questi tre comportamenti è molto labile e a volte confuso tra norme sociali e comportamen-tali. Con l’avvento di internet la tendenza all’azzardo sem-bra aver subito una impennata. In Italia solo nell’ultimo mese,oltre tre milioni di navigatori sono andati nei motori di ricerca per digitare la parola giochi online e sfi dare la sorte,provando cosi a riscrivere il copione della loro esi-stenza o almeno il loro conto in banca. Un milione di queti cercava i casinò ,novità degli ultimi tempi,che si collocano nell’ambito di un mercato sempre più diversifi cato,per sod-disfare le aspettative degli scommettitori di nuova genera-zione. Un triste segno di questi tempi fatti di vacche magre e prospettive incerte in cui persino la speranza scarseggia e viene sostituita da un progressivo ricorso alla fortuna.E questo avviene persino tra i giovani,più propensi a” cre-dere” in un videopoker che nelle loro capacità.Benedetto Croce defi niva tutte queste forme di lotterie come “la tassa sulle povertà”,oggi più che altro si tratta di una tassa sul-la disperazione. E’ necessario tornare alla realtà e ripartire con coraggio da essa per costruire un futuro fondato non sul caso ma su progetti concreti e possibili per tornare a sperare. Credo che sia questa ipotesi off ribile ai giovani per rigenerare le loro speranze. Luigi Taliani (direttore)

I N D I C E

La stampa che non va in crisi è quella che

non ha peli sulla lingua p. 2

1662/2012 - A 350 anni, passato alla casa del

Padre Don Ezio Mosca, Arcipretura, addio

p. 15

L’ultimo Arciprete in alcune testimonianze

p. 17

Fu soff erta la creazione

della Collegiata e dell’Arcipretura p. 18

Al posto della speranza il gioco p. 19

Pavani, Idraulici da cinque generazioni

p. 20

Balilla ed Avanguardisti degli anni

quaranta raramente si inurbavano

e visitavano le botteghe degli artigiani

p. 21

Musica, si parte!!!! p. 22

Gli scolari commentano p. 23

Progetto formativo “Musicare Lassù” p. 24

Visita preparatoria

per il progetto Comenius p. 25

Eventi Storici attorno al San Vicino p. 26

Th omas dal Benin tra la neve! p. 26

Non solo Frontale ma anche Cascia p. 27

Terra Santa:

la mascotte del gruppo commenta p. 28

Il San Vicino in trasparenza p. 29

L’habitat del San Vicino visto da Zobicco,

complice la neve ed il licenziamento

p. 30

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Artigiani Doc nel territorio di Apiro

Pavani, idraulici da cinque generazioni

Per molti potrebbe essere diffi cile credere che l’attività di installazione di impianti d’ogni ge-nere, svolta dai fratelli Pavani, possa essere un derivato di vecchi mestieri esistenti nella realtà di Apiro fi n dagli inizi del ‘900 e tramandati

di padre in fi glio. Ma in realtà è proprio così e oggi si può ben dire che quella dei Pavani sia una famiglia di idrauli-ci da cinque generazioni. Iniziò Guerrino (detto “Guerrì”, originario forse di Osimo); poi proseguirono i fi gli Bruno (che ben presto si trasferì a Roma) e Rodolfo, il quale, a sua volta, passò il testimone al fi glio Quirino e questi, suc-cessivamente, ai suoi fi gli. A recente memoria, possiamo risalire alla fi ne della seconda guerra mondiale quando il giovanissimo Quirino (Rino) si affi ancò al padre Rodol-fo in una piccola bottega da “stagnino”, ad Apiro, per fare lavori meccanici e in ferro usando forgia, tornio e utensili vari, spesso fatti a mano. Insieme riparavano o costruivano attrezzi agricoli e tutto quello che si realizzava in ferro. Si occupavano anche di tubazioni che allora erano prodotte con il piombo. A quei tempi era molto raro avere l’acqua corrente in casa, ma chi poteva si serviva proprio dell’opera di Rodolfo, l’unico in paese a saper lavorare con i tubi. L’attività venne portata avanti dallo stesso Rodolfo fi no agli ultimi giorni di vita. Anche se alla fi ne non svolgeva la-vori importanti, amava trascorrere tutto il tempo fra i suoi attrezzi, riordinandoli e spiegandone al nipotino Giuliano il loro funzionamento nella speranza che ne facesse tesoro per l’avvenire, come aveva già fatto suo padre Quirino. Successivamente, lo stesso Quirino divenne “fontaniere” per il Comune di Apiro, occupandosi della distribuzione dell’acqua potabile nelle case attraverso la realizzazione dei primi acquedotti. Nel dopoguerra quasi tutta la gente del paese usufruì della sua opera e il suo soprannome divenne “Rino u fontanà”. Poi, all’inizio degli anni ’60, la svolta. Durante il boom economico italiano, in-fatti, Rino venne mandato dal Comune ad aiutare l’impresa che stava realizzando l’impianto di riscaldamento nelle scuole del centro e nell’edifi cio comunale.Così, tenendo fede al proverbio “Il me-stiere si impara con gli occhi”, non gli fu diffi cile comprendere il principio di fun-zionamento di tali impianti e iniziò a co-struire, nel dopolavoro, impianti termici nelle case di coloro che, a quei tempi, si potevano permettere di dotare le proprie abitazioni di una tale comodità. I primi la-vori da lui eseguiti furono a casa dell’allora tecnico comunale, il quale, potendo vanta-re una certa conoscenza in materia, si era

progettato il proprio impianto di riscaldamento. Quindi, fu la volta della casa del rivenditore di materiale termoidrau-lico. E così via… Del resto, in Italia si stavano ormai fa-cendo strada la crescita economica e il benessere e pure ad Apiro molti abitanti sentivano la necessità di avere in casa un bagno e un impianto di riscaldamento. Rino u fontanà pensò bene, allora, di approfi ttare di questa opportunità e avviò suo fi glio Giuliano a questa attività, portandolo con sé al lavoro durante le vacanze scolastiche estive e inse-gnandogli le nozioni basilari del mestiere. In pratica faceva preparare al fi glio tutte le tubazioni dell’impianto che poi lui, il giorno successivo, provvedeva a saldare abilmente con la fi amma ossidrica. Molto spesso, però, Giuliano si trovò da solo a lavorare e, in attesa della supervisione del padre, pian piano prese dimestichezza con la saldatura e riuscì ad andare avanti da solo, lasciando al padre soltanto l’onere di verifi care la corretta esecuzione del lavoro. Così Giuliano avviò nel 1969 la propria attività di idraulico come impresa individuale, seguito prima dal fratello Valerio e successiva-mente dal fratello Rodolfo, ai quali lui trasmise sia le no-zioni apprese dal padre, sia quelle dettate dalle sue prime esperienze di lavoro. Negli anni, maturando insieme, i tre fratelli Pavani hanno laboriosamente portato avanti questa attività fi no ai nostri giorni, incrementandola con innova-zioni e moderne tecnologie per dare ai propri clienti un’a-deguata risposta alle loro necessità ed esigenze, divenute col tempo sempre più ricercate. Ultimamente sono entrati nel lavoro d’impresa anche due giovani collaboratori: Lo-renzo, fi glio di Valerio, e Gabriele, fi glio di Giuliano. Sono loro, dopo Guerrino, Rodolfo, Quirino, Giuliano e i fratel-li Valerio e Rodolfo, gli idraulici della quinta generazione proiettati già nelle nuove frontiere delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.

da un ns corrispondente

L’offi cina dei Pavani a fi anco della chiesa della Figura

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Balilla ed Avanguardisti degli anni quaranta, raramente si inurbavano e visitavano le botteghe degli artigiani

Noi di campagna in divisa da Ballila o da Avanguardista se nell’età ci si recava non spesso ad Apiro; i servizi, scuola pri-maria e servizi religiosi l’avevamo a Sant’Isidoro o alle Favete.Ma quando si andava, già forniti di bicicletta, in divisa per saggi ginnici o per la premilitare del sabato, sicuramente tro-vavamo in agguato i genitori; allora si doveva passare a sa-lutare la Madonna di Lourdes a Sant’Angelo e poi col vigile babbo, a concordare lavori di bottega dagli artigiani; la cu-riosità immensa veniva appagata e sfociava nella predica di cooemnto nel viaggio di ritorno nella solita predica “studia ...Se no, continui a parare le pecore”La bottega dei Gerrì, abili in ferro e meccanica era, per i tem-pi ed ai nostro occchi, modernissima.Si trattava di un ambiente seminterrato , tirato su con me-todi innovativi, e c’era di tutto: forgie ben fatte ed effi cienti incudini, martelli, bombole con tubi e beccucci.Notai una volta una piccola motocicletta in un angolo, con la quale Rino, a detta del fratello Raff aè era capriolato ed un bancone in ferro; quello che mi incuriosì di più fu l’armeggiare di Rodò con una cassettina di ferro, dalla quale scaturiva una fi ammella per accendere il sigaro. L’interesse fu per l’uomo e per la macchina con bella fi amma azzurra, noi che avevamo il lume a petrolia in mezzo alla cucinaL’aggeggio fi ammeggiante lo associavo, chissà perché, alla motocicletta di don Peppe, una Bianchi che lui inforcava da-vanti alla chiesa di Sant’Isidoro; partiva in discesa , spippettio e lento andare sino alla voltata di Buriò e ...stop; noi di Favete

correvamo subito a spingere sino alla voltata di Carlo; poi ci supplivano quelli di quelli di Maccarò.Tornando al ricordo dei Guerrì, ricordo di averli visti molte volte in campagna, particolarmente Rodò.Un giorno, si era agli inizi della guerra, con tessere anno-narie ed altro, non ancora bombardamenti ed invasioni e Rodò venne coi fi gli non per lavoro; incontro triste tra le due famiglie; Rodò aveva una lista scritta e poche cose

che barattò in cambio con qualche chilo di farina; aveva con sè fi gli e fi glie; Rino e Raff aè giocarono con noi; seguì il lauto pasto per tutti, tagliolini e cotiche e due forchettate di grugni, conditi dal racconto cose capitate qualche anno prima, più belle. Ricordavano i nostri uomini divertiti l’avventura della treb-biatura coi contadini di Ciriò, alle falde del S.Vicino, in zona San Domenico.I nostri, braccia in esubero in campagna, erano lì per la treb-biatura come paiaroli o pularoli; i Guerrì fungevano da mec-canici garanti dei mezzi; la trebbiatura fu salvata dal capa-ce Bruno che smontò pezzo per pezzo un motore a scoppio diesel monocilindrico a testa calda, trainato da buoi sin lassù sull’aia dei Ciriò, motore progredito confrontato a quello a caldaia e vapore che mangiava un sacco di legno tirava poco.Ed, sul piatto dei taiolini, a ricordare le particolari manovre; poi,tutto pronto, scaldata la testa, azionato il cicchetto, punto morto trovato col gigantesco volano, sbuffi e risbuffi di fumo , dieci persone a guardare, regolazione della puleggia e tensione del cintone; fi schi della sirena ed invito “a barcò” per le donne.Il motore quella volta funzionò per tutto il tempo la campa-gna; e Bruno commemorò la cosa con una solenne dormita e qualche bicchiere di troppo , all’ombra di un pagliaio.I maghi di molti marchingegni semoventi e meccanici furono loro, i Guerrì, come i Ferrucciu lo furono per la fusione. Senza i meccanici, le piccole società dei trebbiatori/padroni della trebbia , piuttosto pittoreschi anch’essi, (qualcuno li as-

sociava al “pulaloro”) non sapevano fare un gran che; per lo più urlavano, intimorivano mucche trainanti e perso-ne, pronte alla fatica e controllavano rigorosamente con tacche incise su una canna i rubbi battuti e poco altro; poi pronti ancora al rancio speciale da pasteggiare non con la minestra e la volgare oca, riservato all’ “opre”, ma in casa, a base di piccioni ripieni ed altro,“U pranzu de i macchinisti”.

I Guerrì armeggiavano sempre con gli attrezzi agricoliI Guerrì armeggiavano sempre con gli attrezzi agricoli

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MUSICA,

SI PARTE!!!

Musicandoè un progetto

allettante

Il primo appuntamento di Musi-cando ha avuto come protagonista il Pianoforte, quello nella chiesa di San Salvatore. Già da solo parla di tanto della sua storia, di tutta la mu-

sica che ha fatto suonare e dell’amore delle persone che hanno voluto prendersi cura di lui fi no ad oggi, predisponendo un restauro che, grazie alle fatiche di molti, ha avuto un esito eccellente ed ora in forma smagliate il pianoforte fa di nuovo mostra di sé per la città di Apiro. Un’occasione straordinaria, per una città, avere a disposizione un così importante strumento che da il la ad una miriade di idee ed iniziative. Musicando tra queste, punto d’incontro tra la musica e gli strumenti musicali dal vivo e le classi delle scuole elementari e medie, grazie ad un pro-getto condiviso dalla Scuola di Musica Bet-tino Padovano di Senigallia e la dirigente e gli insegnanti dell’ Istituto Comprensivo Coldigioco di Apiro, in collaborazione con l’associazione culturale Castri Piris Valle.Il primo appuntamento è stato dedicato ai ragazzi delle scuole primarie, divisi in due turni, ed è stata raccontata loro l’organolo-gia dello strumento e del suo restauro insie-me all’ascolto di una serie di brani musicali, con un approccio ludico e divertente. Han-no conosciuto Mozart, Debussy e Bach; dato i titoli alle loro composizioni e alla fi ne tutti hanno provato lo strumento con delle improvvisazioni estemporanee....

IL PROGETTO PREVEDE ALTRI INCONTRI

Ilenia

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Gli scolari commentanoLa lezione di musica a San Salvatore mi è piaciuta molto. Soprattutto quando Ilenia suonava alcuni pezzi di musici-sti famosi: il mio preferito era Mozart perché ha suonato un brano semplice e lento. Poi Ilenia ci ha fatto vedere l’interno del pianoforte ed era molto interessante. Martina

La lezione di Musicando è stata molto interessante, per-ché Ilenia, la nostra insegnante, ci ha spiegato la struttura del pianoforte. L’insegnante ha fatto suonare alcuni nostri compagni, ci ha anche fatto scoprire molti suoni diversi: suoni piani, suoni forti.Ha mostrato delle foto in cui si vedeva la ristrutturazione del pianoforte. Vorremmo ritornarci al più presto. Chantal e Roberta

La lezione di musica a “san Salvatore” mi ha impressiona-to molto perché quando Ilenia suonava con il pianoforte immaginavo che cadeva la neve. Mi ha coinvolto anche quando mi ha spiegato che si può suonare piano e forte e da allora so perché si chiama pianoforte Ali e Mertezan

Musicando! Questo progetto ci è piaciuto molto, ed è sta-to interessante. Ci ha divertito tanto quando Ilenia ci spie-gava la ristrutturazione del pianoforte. Mentre Ilenia suonava, immaginavamo delle ballerine che

ballavano dolcemente. Scusate, ci siamo dimenticate di dirvi che ci ha insegnato tanti modi per salutare in diverse lingue. Angelica, Nicoletta, Benedetta N.

Un giorno con MusicandoLa giornata più bella del mondo è stato il giorno di “Mu-sicando”.Ilenia ci ha insegnato e noi abbiamo imparato. Con il pianoforte che ha suonato noi abbiamo ascoltato.E così anche noi abbiamo suonato. Vanessa e Rachele

Il ventitré gennaio siamo andati a S. Salvatore per il pro-getto “Musicando”. La nostra insegnante si chiama Ilenia. Lei ci ha spiegato come è stato restaurato il pianoforte e ha spiegato le funzioni. Poi ha suonato dei brani di Mozart e ha fatto suonare altri bambini. E’ stato molto interessante. Giada e Silvia

La lezione di pianoforte con Ilenia è stata interessante e divertente. Interessante perché: c’era un pianoforte molto antico e ci hanno fatto vedere le foto di come è stato re-staurato. Divertente perché: Ilenia ha fatto provare un po’ a tutti a suonare il pianoforte. Un paio di ragazzi, che anda-vano già a lezione di pianoforte ci hanno fatto ascoltare un po’ di musica e noi abbiamo seguito attentamente. Selma e Linda

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Progetto formativo “Musicare Lassù”

Musicando lassu’ A San Salvatore non chiamateci passeri solitari. Senza riaccontarvi le fatiche sostenu-te di cui non ci pentiamo per riaprire S.Salvatore ed i tentativi di vanifi cazio-

ne del tutto da un certo mondo strapaesano,sempre quello nei paesi dell’esagerato individualismo, con o senza Monti, per capirci, vi proponiano di ripensare a W. Mozart frase che abbiamo fotomontaggiato sulla spalliera di una pol-trona regista vuota, riportata nell’ultima copertina della Rivista“La musica non è morala non è immorale non è amorale, ma linguaggio universale”.Dunque noi tentiamo di MUSICARE” LASSÙ, a tutto campo; negli ascolti, nella formazione, nella conoscenza.La vita dovrebbe essere musica, canto, gioia; l’Italia su cui stendiamo il velo del centenario vanta defi nizioni tipo “Terra dei morti”, “ il paese del bel canto”, “la terra dove il dolce Sì suona”, italiani oppure “spaghetti e mandolini” e tante altre.Un paese che non ricorda non esiste; una volta si cantava e si suonava sulle aie, nelle chiese, durante le processioni; ora si delega e si metalla e tanti dei nostri, alle prime dif-fi coltà sia sulle sudate carte o su uno strumento, musicale saltano subito al meccanismo, richiamati dal vile guadagno, e si buttano dove gira soldo e rumore. Le muse non dan-no pane, dicevano a Roma antica; le lauree e quant’altro, preparato per benino e terminato dalle scuole non ci inte-ressano; siamo il paese degli abbandoni e rimarremo come ci ammoniva I.Montanelli, “buoni ladri di galline ma non scassinatori banche”.Ci proviamo ancora una volta, noi dalle scarpe lunghe, a riprendere il discorso e proporre formazione musicale di largo respiro; potremmo riapprodare al gusto per la ban-da musicale, alla polifonia, alla soddisfazione di armeggiare per diletto con qualche strumento musicale, a proporci cori in latino e gregoriano in messe da morto e da vivo cose raccomandate dal Papa. Intanto ringraziamo artisti ed ap-passionati che ci aiutano nel progetto.

Cresciamo insieme musicando e sognandoIl sogno diventa realtà quando siamo tanti a sognare.Sognano con noi gli Sponsors che riprendono il ruolo so-stenuto dalla storia e testimoniato dai documenti di archi-vio, di fabbricieri e campanari, gli addetti alle questue e quant’altro per arricchire religiosamente e culturalmente la comunità che danno una mano per migliorare le strutture della monumentale chiesa di S.Salvatore.Sognano con noi artisti e maestri che mettono a disposi-zione la loro arte per CORSI QUALIFICATI in vari stru-menti musicali.

Sognano quanti gradiscono ascoltare buona musica dei tempi andati, corale e strumentale, oggi alla leggera portata di tutti attraverso i moderni mezzi mediatici.

IL MARTEDÌ SANTO - 3 APRILE ORE 18.00 siete pregati di salire la “Scala di Giacobbe” per raggiun-gere S.Salvatore dove vi attende un nutrito programma e l’occasione di augurarci la buona Pasqua.

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Visita preparatoria per il progetto Comenius

Dal 4 al 7 gennaio 2012 si è svolta ad Apiro la visita preparatoria per il progetto Co-menius da presentare entro il 21 febbraio. Ai lavori hanno partecipato la dirigente scolastica, Emanuela Tarascio e la docente

Cinzia Mogianesi in rappresentanza dell’istituto Coldigio-co; il dirigente scolastico Dario Magnamassa e numerosi docenti dell’istituto Comprensivo “L. Lotto” di Monte San Giusto, e la docente Claire Le Page del Collège Charles Le Goffi c di Lannion (Francia). I partecipanti alla visita preparatoria hanno lavorato in-tensamente per defi nire al meglio le attività del progetto Comenius che è stato presentato, dal titolo “Th e explorers and media” (Dieci esploratori e i media), con dieci scuole coinvolte nel progetto.Oltre ad Italia e Francia, quest’ultima nel ruolo di coor-dinatore, i partners che lavoreranno al progetto, se questo dovesse essere approvato, sono: Estonia, Polonia, Bulgaria, Grecia, Spagna, Turchia, Croazia.Il progetto intende dare ad alunni e insegnanti l’opportu-nità di scoprire l’infl uenza dei media nella vita quotidiana. Esploreremo tutti i media (tv, stampa, cinema, Internet, so-cial networks, video), in maniera diversa a seconda dell’età degli alunni, per scoprire la loro infl uenza sul pensiero dei bambini. Ogni paese farà ricerche sulla quantità di tempo dedicata dai bambini a questi media. Seguirà un’analisi della qualità di ciò che vedono, con o senza i loro genitori. Ciò faciliterà lo scambio di informazioni e idee fra gli alunni che partecipano al progetto, in una varietà di pro-

dotti ed attività.Gli studenti possono essere aiutati a scoprire il potere dell’immagine. Giornali, cartoni animati, illustrazioni, ri-viste, fotografi e, pubblicità, tutto può raccontare una sto-ria, che gli studenti possono essere invitati a raccontare di nuovo o ad analizzare. L’idea è di aiutare gli alunni a com-prendere la connessione tra immagini e parole e renderli consapevoli del potenziale e dell’impatto comunicativo di questi due strumenti.L’ipotesi originaria è che i video giochino un ruolo im-portante nella vita di ciascuno, ruolo che può essere buono o cattivo. Le nuove tecnologie e gli strumenti visivi pos-sono essere molto utili per l’apprendimento, ma possono anche divenire un problema quando la loro fruizione non è corretta. Una migliore comprensione dei messaggi è im-portante per evitare la violenza, in particolare il cyberbul-lismo, il razzismo e la xenofobia, e di sviluppare capacità di giudizio per un apprendimento indipendente per tutti gli studenti. Altrettanto importante è scoprire gli stereotipi sui ruoli, maschile e femminile, per evitare discriminazioni. Tutti i paesi partner condividono questi stessi problemi e sentono la necessità di aff rontarli per ottenere un processo educativi positivo.Dovremo però attendere almeno fi no a luglio per cono-scere l’esito della selezione da parte delle Agenzie Nazio-nali Europee. Ci auguriamo che il nostro progetto venga approvato, in modo da poter cominciare fi n da settembre prossimo a lavorare insieme alle altre scuole europee.

a cura della Prof.ssa Emanuele Tarascio

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Thomas dal Benin tra la neve!

Mi chiamo Fra Th omas sono dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini per preci-sione della Custodia San Pio da Pietrel-cina della Republica del Bénin che è una missione dei frati cappuccini delle

Marche.Sono in Italia a Recanati presso la nostra segreteria delle missione per collaborare con i miei fratelli che aiutano le missioni. Siamo tre incaricati, Padre Francesco Pettineli che conoscete bene a Frontale, Padre Alessandro da Civi-tanova e io, il piu piccolo. Sulla proposta di Padre France-sco, che è il mio superiore, ho participato alle Quarantore a Frontale con l’accensioni dei ceri sul’altare e sono stato meravigliato, della devozione della genti, dell’accoglien-za che mi è stata data, e delle persone che ho incotratto fi no a oggi e che mi hanno fatto sentire a casa. ringrazio il parroco di Frontale, don Nazareno, Padre Andrea che ha animato le Quarantore, e Don Elvio che mi ha dato questa occasione, per raggiungervi. Che cosa facciamo alla segre-teria delle missioni? Noi siamo il ponte tra i benefatori e l’Africa che ha bisogno di ognuno di noi per sorridere. So che capite bene! Ci vediamo per un’altra esperienza!Un missionnaire qui aff ronte la neige pour participer aux Quarante Heures! Je m’appelle Frère Th omas de l’Ordre des Frères Mineurs Capucins et plus précisément de la Cu-stodie Saint Pio de Pietrelcina de la République du Bénin, qui est une mission des Frères de la Province des Marches. Ouverte en 1987, cette mission fête le 4 Octobre 2012 son jubilé d’argent, c’est-à-dire 25 ans de Présence avec 7 frères missionnaires, 14 frères profès perpétuels autochtones, dont

8 prêtres et deux diacres en atten-tes d’ordination, une vingtaine de frères profès temporaires, 5 novi-ces et 9 postulants. La mission du Bénin vit spécialement de la bienfaisance de nos frères d’Ita-lie et celle-ci nous est assurée par le biais de notre Secrétariat des Missions. Je suis donc ici, en Ita-lie comme collaborateur de nos frères qui travaillent pour la sub-sistance des missions. Nous sommes trois chargés, le Père Francesco Pettinelli qui est le secrétaire des missions et que vous connaissez bien à Frontale, le Père Alessandro de Ci-vitanova, et moi le dernier comme collaborateurs. Sur pro-position donc du Père Francesco qui est mon supérieur, j’ai participé aux Quarante Heures avec l’allumage des cierges sur l’autel où j’ai été beaucoup édifi é par la dévotion du peuple, l’accueil qui m’a été réservée, et toutes les person-nes que j’ai rencontré jusqu’à ce jour et qui m’ont donné l’occasion de me sentir comme un des leurs. Je remercie au passage le curé de la paroisse de Frontale, l’ Abbé Nazareno, le Père Andrea qui a si bien animé les Quarante Heures, l’Abbé Elvio qui m’a off ert l’occasion de vous joindre. Que faisons-nous de concret au secrétariat des missions ? Nous sommes en fait le pont entre nos bienfaiteurs et l’Afrique qui a besoin de chacun de nous pour sourire ! Vous savez déjà de quoi je parle, je m’en tiens là pour le moment ! Et à nos revoir pour d’autres partages!

Fr Thomas TOHOU dal Benin

Eventi storici attorno al San Vicino

La tradizione dei mille ceri dal 1877 a Frontale

nella testimonianza dei visitatori

Siamo partiti presto, oggi 21 febbraio, martedì gras-so, lasciandoci alle nostre spalle una cittadina in pieno fermento per il carnevale. Chiasso stamane brulica di mamme agitate e bambini inguainati nei loro costumi, casalinghe in abitini osè e an-

ziani con rosse parrucche. Queste sono le ultime immagini che scorrono davanti a noi, prima di infi larci velocemente nell’autostrada, destinazione Italia.Strada libera, pochissimo traffi co, raggiungiamo Frontale nel pomeriggio, dove ci attende il nostro carissimo amico don Elvio. L’appuntamento è in chiesa, dove si celebrano le 40 ore. Aprendo il portone, ci colpisce l’atmosfera di racco-glimento e la bella partecipazione di fedeli. Si canta e si stan-no accendendo le innumerevoli candele,che vanno a formare

una grande croce, dietro l’altare. L’atmosfera si fa ancora più calda. e il netto contrasto con il clima festaiolo che abbia-mo appena lasciato, ci fa meditare sul nostro modo di porci davanti al grande Mistero. Da tempo noto, con dispiacere, come al nostro paesetto vicino a Mendrisio, certi momenti liturgici sono frequentati pochissimo, mentre in ogni altra manifestazione culturale, canora, artistica si fa il pienone. Finisce la messa e le candele vengono spente ad una ad una. Tutti defl uiscono dalla chiesa e ci resta un gran senso di pace. Abbiamo rubato una qualche istantanea da portare con noi. Magari la mostreremo al nostro parroco, chissà, forse vi ru-beremo l’idea. Mi preoccupa il fatto che ci vuole tempo e dedizione per creare l’impalcatura per tutte quelle candele... Mirella e Marzio

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Il pellegrinaggio tanto atteso

Non solo Frontale ma anche Cascia

Secondo giorno ad Apiro e decidiamo che sì….oggi andremo a trovare S. Rita, poiché tutti ab-biamo piccoli e grandi problemi da risolvere, a volte veramente complicati.La giornata è brutta, con un freddo che neanche

noi svizzeri, avvezzi a certe temperature non ci aspettava-mo e che veramente ci ha sorpresi.Pero’ partiamo fi duciosi e dopo mille tornanti, sfrecciando su e giu’ per paesini sonnecchianti e semideserti, intasati da cumuli di neve, facciamo tappa al monastero di S.Eutizio. Luogo quasi surreale…mi aff ascina profondamente. Ver-rei volentieri a fare la “monaca” qui, scappando dal mondo. Pensiero vano, sono madre di 5 fi glie. Non si sa mai, la san-ta che mi accingo a visitare era sposa e madre, penso con un pizzico di tracotanza…Arriviamo in una Cascia sonnolente, tutto sembra cosi’ tranquillo, in questo pomeriggio di febbraio, mercoledi’ delle Ceneri e saliamo subito al santuario. Entriamo e die-tro una cancellata c’è lei.Che meraviglia, che pace. Molte cose devo dirti, cara santa. La cosa che mi preme di piu’ è che voglio affi darti la mia mamma, nata il 22 maggio, giorno dedicato a te, da sempre un giorno pieno di profumi e di rose. Ora mamma ha 82 anni ed è molto provata. Piccola italiana che tanto ha lavo-rato. La lascio qui, nel cuore di S. Rita. Ripartiamo, io e la mia piccola comitiva e ci rechiamo a Roccaporena, paesino poco distante, dove la santa visse e dove si puo’ fare la via Crucis, arrancandosi su per un sentierino ripido ma che vale la pena di percorrere. In cima, una piccola chiesetta con vista a 360 gradi, originalissima e di grande respiro. Un

attimo di intimità e preghiera e riparto piu’ leggera, senza le rose benedette che volevo portare a casa per mamma, ma…altre rose saranno in arrivo, anzi, forse un “bouquet” di grazie, rose che ancora non vediamo e non percepiamo, ma si sa..Rita è la Santa dell’impossibile!

Mirella dalla Svizzera

Sono

le donne

a tramandarsi

ogni anno

l’impegno di

organizzare

l’evento

Le donne protagoniste

Le protagoniste in una pausa di Lavoro

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Vari modi di pellegrinare

Terra Santa: la mascotte del gruppo commenta

Nella terra d’Apiro ad ottobre circolava voce che un gruppo di Jesi stava organiz-zando un pellegrinaggio in Terrasanta; l’a-ereo senza scalo partiva da Falconara.Ebbene , quattro di noi ne approfi ttano.

Particolarmente interessante è la testimonianza del quat-tordicenne Federico e sua padre Francesco, padre e fi glio.Ecco le impressioni dei due associati, variegate ed inte-ressanti.Federico annuncia l’evento ai suoi compagni di scuola:“Tè…., si mattu, vai laggiù pè mor씓No, No, è tranquillu”Al ritorno, non riceve domande, ma nota il crescere dell’an-dazzo nelle parolacce nell’attesa e nella fuoriuscita dalla fucina della cultura, il plesso scolastico.“Mi è piaciuto tutto,continua Federico; i luoghi delle reli-gioni che si intrecciano, la spiegazione archeologica, i nuovi monumenti sopra i vecchi , gli ulivi dell’orto di Gesù salvati dai Francescani, le cantilene assordanti dei muezin; non mi è piaciuto il prezzo dei gelati, costosissimi.Nel gruppo ho parlato con tutti, ero il più piccolo; ho rincontrato anche una ex preside del mio istituto IPSIA.Il ritorno è stato molto animato; canti e barzellette, com-presa quella dello scimpanzé trovatosi a guidare l’aereo.E Francesco“Era un mio sogno… visitare la terra di Gesù; un amico voleva venire con me, s’è poi ritirato e mio fi glio ne ha oc-cupato il posto:peraltro la mia fi glia più grande era già andata in Spagna per il raduno della gioventù lo scorso estate e quindi Federico aveva maturato certi diritti.Il pellegrinaggio è stato molto ben organizzato;liturgie ben preparate e dotte; Storia e S.Scrittura mi hanno con-fermato nella Fede; ho gustato i particolari delle movenze di Cristo a Gerusalemme, durante la passione, nella Via crucis.

Kreuzlingen ci visita e ci ricorda nel cinquantenario

I magnifi ci tre presso il “Mar Morto”

Federico sul monte delle beatitudini

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Il San Vicino in trasparenza

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Nevicate, raduni 4x4, brulè

Lavoro apirano esportato dalla Panatta Sport in Finlandia

Nel castello di Elcito

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L’habitat del Sanvicino visto da Zobicco,

complice la neve ed il licenziamento

Cari Re Giorgio, Monti, Bagnasco, Bertone, Passera, mio confessore e caro spread…

Non vi demonizzo, ma non fate anche voi altrettanto con me e venite con me a cercarvi un lavoro.Scherzavo... ma..., ce la farete a portarci fuori dalla crisi?Non faccio di ogni erba un fascio, ma sono stravolto dal licenziamento, da dubbi, dalla neve, dalla mala informa-zione e so benissimo che “spread” non è una persona, che Bertone non è Passera etc. Sono fi ducioso, ce la potete, anzi ce la dovete fare!Ed ora mi rivolgo a te, caro lettore; so ciò che stai pensan-do, ecco un altro idiota mi vuoi dire “ma non vedi che tutti se la prendono con le categorie più deboli?”Certo! Ma Monti salverà sia l’Italia che la democrazia, probabilmente sei tu un gran... se perdi la fi ducia.Se Monti si appella ai poretti per salvare l’Italia, i poretti chi li salva? I ricchi o i politici? Da quelli cosa ti aspetti? Si può cavar unto da una rapa?

MontiNon fallire; ma non caricare il somaro di più di quello che può portare; eccoci un bilancio di guerra, alla “Adolfo”, che tirò fuori dalla miseria un paese col 48% di disoccupazio-ne, ma poi? ..da noi venne Benito.

“Re Giorgio”, così, caro Presidente ti hanno ribattezzato, con appellativo che ti sta a pennello; potresti essere la reincarnazione del col. George A. Custer, defi nito generale che sacrifi cò l’in-tero VII regg.to Cavalleggeri e dette il peggior esempio di strategia militare; eri schierato, caro Giorgio, una volta a difesa delle classi più deboli; sembra che oggi ti sei im-borghesito; un uomo aff amato, la plebe cioè, è sempre un uomo arrabbiato ed è una bestia pericolosa. Un fulmine

come una cannonata non cade mai nello stesso posto, ma cade e può cadere molto vicino.Ci stiamo giocando la democrazia?

Caro Passera Non ci capisco tanto su quello che fai… mi stoma man-giando quei quattro soldi che avevo raggranellato… ah… le banche vanno salvate, ma la paghiamo troppo cara? Rac-conta chi ha combattuto ad ad Asiago , nella prima guer-ra mondiale che il Capitano Blannini col comando “Pronti! all’assalto: i sigg.Uffi ali, in testa!”; Uffi ciali”; ma tu i “poli-tici” dove…. Li hai collocati?

Cari Bagnasco e Bertone e Confessore di montagna “Bagnà”! Me sà che te parli come nantru, certu Franci-sco d’Assisi o come Antò l’abbate , u primu ha parlato ai ….celli, Santantò ha parlatu a somari e te parli, dicemo, ai birbi!Di questi tempi, prima di Pasqua, oltre che prendere l’uli-vo, mi hanno abituato a fare il precetto; ho delle sorprese ed interrogatori serrati: “paghi le tasse, sei lontano? Etc?… beh, è stata dura spiegare ai fi gli che mi trovavo in situazio-ne semiirregolare e non potevo prendere l’ostia.Ma credo nella misericordia, poco nelle scartoffi e di processi rotatori.

E me ne vado in giro...Ottime proposte di lavoro per me, chiamato uno dei pochi competenti nel settore dell’asfalto, ora, quando la Ditta per intrighi poco onorevoli, dichiara chiusura.Mi propongono un contratto a dodici ore di aereo, in Asia o in Brasile.Se la cosa andrà, non vivrò più all’ombra del Sanvicino per qualche tempo, ma i fi gli avranno un pane.Buona Pasqua a tutti ! Zobicco (vice Presidente della cpv)

Le ulcerette alla bocca

Quante volte abbiamo soff erto di queste fastidiose ulcerette della mucosa della bocca!Sopratutto i bambini ne vanno soggetti in quanto non hanno un sistema immunitario effi ciente.E’ importante tenere ben puliti cinci,tettarelle ed oggetti che il bimbo più piccolo porta in bocca.L’infezione di solito è provocata da un fungo e non colpisce solo i bambini.

Negli adulti , in genere, è sintomo di debolezza generale quindi più che preoccuparsi di eliminarle bisogna scoprire quali carenze alimentari sono in causa.

Una delle più comuni è quella di Vit. C.; integrare quindi l’alimentazione con due o tre arance al dì.Per curare queste pustole dolorose della bocca, si possono fare sciacqui con un cucchiaio di acqua ossigenata aggiunta ad un dito di acqua naturale ed al succo di tre carote. dr. Borgoforte Andrea

I consigli del dottore

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dal 30/04 al 07/05 Euro 415dal 16/08 al 23/08 Euro 435dal 29/09 al 06/10 Euro 415Info: 333 8475306 (Filomena) 334 5459113 (Patrizia)Via della Loggia 4/6 - Ancona - Tel. 071 204041 - www.pianetacroazia.com - info@pianetacroazia.com

Chiesa di San Salvatore ApiroAssociazione Culturale Castri Piri Valles

Istituto Comprensivo Coldigioco

Presentano

UNA SERATA PER EDUCARE ALL’ASCOLTO

Martedì Santo 3 Aprile 2012Ore 18,00 Come ascoltare - Consigli e proposteVari interventi

I giorni dell’amarezza, nei corali e nelle Passioni G.P. da Palestrina e J.S.BachCommentano gli allievi della Scuola Media

Maestri-Artisti di musica si presentano e propongonoStrumenti a corda (Prof. G. Palazzesi - Prof. Serena Cavalletti)Strumenti a percussione (Prof. Roberto Broglia)Strumenti a fi ato (Prof. Fabio Valeri)

DibattitoPresentazione di nuove iniziative La palma della pace e il pane spezzatoCanto dell’Inno Nazionale