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In questo numero
N.4 Luglio 2017
02 Articolo: CIOST 2017-Il racconto del Direttore
05 Articolo : Evidenze scientifiche nel
trattamento osteopatico craniale
08 Rubrica:Bibliografia Evidenze Scientifiche
13 Rubrica: Il corpo docenti di Eom
15 Report:Attività Pratica Professionalizzante
17 Rubrica: Evidence Based Osteophaty (EBO)
Nel numero estivo della newsletter, avremo
modo di leggere il racconto del nostro
Direttore su quelle che sono state le emozioni
vissute al recente Congresso Internazionale di
Osteopatia (CIOST) in Brasile.
A seguire la continuazione del lavoro sulle
evidenze scientifiche, parte dedicata
all’osteopatia craniale, dopo aver letto nei
numeri precedenti quelle legate a osteopatia
strutturale e viscerale. Seguirà a questo
articolo di revisione tutta la bibliografia
utilizzata dai colleghi spagnoli che hanno
prodotto il lavoro.
Continuiamo a presentarvi il corpo docente di
EOM, con la ligure Valentina Della Peruta ed il
bolognese Davide Saracino, neo-presidente di
Aifi Emilia Romagna.
La partecipazione e collaborazione con gli
allievi della scuola prosegue anche in questa
edizione con i racconti delle esperienze dei
tirocini e con la consueta rubrica di recensione
di articoli.
Godetevi l’estate ed il meritato riposo
#beEOMNewsletter a cura di Paolo Comottip.comotti@escuelaosteopatiamadrid.com
N.4 Luglio 2017 2
Nel mese di giugno, a San Paolo in Brasile, si è
celebrato il sesto congresso internazionale di
osteopatia (CIOST). In questa occasione la grande
famiglia EOM raduna professionisti proveniente
dall’America del sud, dall’America centrale e
dall’Europa. È un evento speciale per la EOM: la
direzione della scuola, i docenti, gli studenti e molti
fisioterapisti interessati alla osteopatia si incontrano
per vivere da protagonisti quattro intensi giorni di
studio e confronto.
Articolo
CIOST 2017
Il mio congresso è iniziato con qualche giorno di
anticipo: ho passato i primi giorni presso la sede
centrale della EOM Brasile, ospite di Rogerio
Queiroz e di tutta l’equipe didattica e
amministrativa. Per tre giorni ho impartito una
formazione specialistica in valutazione e trattamento
del tessuto connettivo denso (creeping) per docenti
e coordinatori della scuola. Quindi, nei due giorni
successivi al corso ho potuto condividere momenti
di analisi, confronto e progettazione con le persone
che in Brasile coordinano l’attività di 1400 studenti
in 16 sedi. Ho portato con me in Italia riflessioni ed
idee, assieme all’entusiasmo dei colleghi che in
Brasile hanno saputo divulgare l’osteopatia con
tanta efficacia concorrendo a fare in modo che
l’osteopatia stessa sia considerata, nel quadro
normativo di quel paese, una specialità della
fisioterapia.
Il preludio al congresso vero e proprio si è avuto con
la discussione delle tesi per il conseguimento del
diploma in osteopatia (DO). Ho avuto l’onore di
presiedere uno dei due tribunali in cui alcuni colleghi
hanno presentato e difeso il proprio lavoro di ricerca
davanti alla commissione esaminatrice e a circa 300
persone che hanno seguito con interesse tutte le
esposizioni. La cerimonia si è conclusa nel
pomeriggio con il conferimento dei titoli DO e la
lettura del giuramento scritto da Still.
Il CIOST inizia in concomitanza a due eventi: la
giornata mondiale dell’osteopatia ed il centenario
della morte di A.T. Still. La relazione di apertura
del congresso ha avuto come argomento la
biografia del fondatore dell’osteopatia e si è
conclusa con l’apparizione di un attore che ha
interpretato un piacevole monologo nei panni di
Still.
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Gli interventi dei relatori si sono susseguiti a ritmo
serrato in sessione plenaria o in due sale in
contemporanea: i 1000 partecipanti al congresso
hanno avuto quindi la possibilità di scegliere gli
argomenti per loro più interessanti. All’esterno delle
sale conferenze sono proseguiti i momenti di incontro
tra tutti professionisti ma anche la presentazione di
una nuova grande sfida per la EOM. È nata infatti una
ONG che abbiamo chiamato “osteopati senza
frontiere” (OSF) allo scopo di portare la valutazione
ed il trattamento osteopatico anche alle persone che
vivono in aree urbane o rurali del Brasile.
Nei tre giorni di congresso non sono mancati momenti
di lavoro intenso tra tutti i coordinatori internazionali,
durante i quali abbiamo discusso principalmente della
situazione relativa all’inquadramento normativo
dell’osteopatia in Europa e America del sud. Finite le
giornate, la voglia di stare insieme veniva appagata
con una buona cena assieme alle persone con le quali
non condividiamo solamente l’ambito professionale
ma anche una profonda amicizia.
Per quanto mi riguarda, ricordo con emozione la mia
relazione al congresso davanti ad una sala gremita.
La domenica infine ho potuto fare un workshop
specialistico davanti a duecento persone circa. Mi ha
colpito molto l’attenzione dei colleghi durante questi
momenti e porto a casa con me le strette di mano, le
pacche sulle spalle e la gratitudine che queste
persone mi hanno regalato, spronandomi a proseguire
in questo lavoro.
Un momento divertente ed originale è stato
l’OSTEOFIGHT: Paulo e Rogerio ci sono confrontati
di fronte all’assemblea plenaria come un vero
combattimento, alternandosi nel presentare nozioni di
anatomia, fisiologia, fisiopatologia, diagnosi e
trattamento osteopatico relative alla cefalea. Tutti
quanti abbiamo partecipato con un entusiastico
interesse salutando i due contendenti con un
entusiasmo da stadio.
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L’invito è per il prossimo congresso, spero qui in
Europa. Oppure chissà: in Italia. Ci proviamo?
Fatecelo sapere rispondendo al sondaggio nel gruppo
FB EOM Italia o mandando suggerimenti e
candidatura per il luogo a questa mail :
segreteria.eom.martina@ gmail.com
Non potevamo in un evento di tale portata non
pensare al futuro dell’osteopatia, ringraziando il
nostro direttore scientifico, promuovendo sessioni di
studio su tecniche strutturali articolari oppure fasciali.
A cura di:
Andrea Turrina
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Articolo
…SEGUE DA NUMERI PRECEDENTI (EVIDENZE SCIENTIFICHE IN
OSTEOPATIA STRUTTURALE E VISCERALE)
OSTEOPATIA CRANIALE
Il trattamento osteopatico craniale si è dimostrato essere efficace nel migliorare l’ossigenazione dei tessuti
cerebrali (Xiangrong et al, 2011).
Questo può essere uno dei motivi per i quali il trattamento osteopatico craniale è capace di migliorare
aspetti del cammino, quali velocità ed inizio della marcia nei soggetti affetti da morbo di Parkinson, fattori
che non miglioravano invece con la riabilitazione (Muller et al, 2013).
Allo stesso tempo, l’inclusione di terapia craniosacrale all’interno di un protocollo di trattamento
manipolativo osteopatico, migliora la funzione endoteliale, la funzionalità e la qualità di vita in pazienti con
arteriopatia periferica e claudicatio intermittens (Lombardini, 2009).
Il trattamento craniosacrale ha conseguito miglioramenti nella sintomatologia urinaria e nella qualità di vita
in pazienti con sclerosi multipla (Raviv et al, 2009).
L’applicazione di differenti tecniche manuali, compreso tecniche di osteopatia craniale come Ear-Pull,
Parietal-lift e altre, durante un periodo di 5 mesi portò alla diminuzione del dolore e miglioramento della
qualità di vita in pazienti con fibromialgia per un periodo di 6 mesi (Castro et al, 2011).
Protocolli di trattamento simili, però con una unica applicazione portarono ad un più rapido recupero della
immunosoppressione transitoria e dei parametri cardiovascolari dopo l’esercizio fisico intenso (Arroyo et
al, 2008; Arroyo et al, 2009).
Oltre al miglioramento dei parametri cardiovascolari, questo tipo di trattamenti si sono dimostrati efficaci per
migliorare i livelli di ansia del paziente (Fernandez et al, 2008). Sulla stessa linea, includendo altre tecniche
di osteopatia craniale come la compressione del quarto ventricolo (CV4), una unica sessione di trattamento
è capace di produrre una diminuzione della tensione e del dolore percepito, cosi come un miglioramento
dello stato d’animo e dei parametri cardiovascolari in pazienti con cefalea tensionale cronica (Toro et al,
2009).
In ambito pediatrico, uno studio epidemiologico sviluppato su 605 bimbi, evidenziò che i disturbi posturali e
della marcia si associano frequentemente alla presenza di disfunzioni osteopatiche craniali in bimbi delle
scuole elementari (Silvestrini et al, 2013).
In un altro studio realizzato su 106 bimbi, si dimostrò la correlazione esistente tra la disfunzione meccanica
dell’osso in questione diagnosticata dall'osteopata con le caratteristiche dismorfologiche dentofacciali
diagnosticate da odontoiatra (Fournier-Bourgier et al, 2016).
Riguardo al trattamento delle disfunzioni osteopatiche craniali, il trattamento craniale applicato nei primi
mesi di vita consegue un importante miglioramento del grado di asimmetria cefalica in bebè con asimmetria
posturale (Philippi et al, 2006), cosi come un miglioramento delle asimmetrie craniali in bebè con
plagiocefalia non sinostosica (Amiel-Tison C et al, 2008; Lessard et al, 2011).
Inoltre il trattamento osteopatico craniale applicato a bimbi con otite media acuta ricorrente portò al
miglioramento del timpanogramma, diminuzione del numero delle recidive e della necessità di procedimenti
chirurgici (Mills te al, 2003).
In ultimo, una revisione sistematica Cochrane (Dobson et al, 2012) evidenziò che le terapie manipolative
per le coliche infantili portano ad una riduzione della durata temporale media del pianto, considerando
studio a basso rischio di selezione, bassa quantità di bias ricorrenti. I miglioramenti riportati furono
statisticamente significativi.
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Sono numerosissimi i campi di applicazione
dell’osteopatia. La mancanza di studi in alcuni ambiti
dell’osteopatia non implica l’evidenza di assenza di
effetto, visto che non è la stessa cosa parlare di
assenza di evidenza che di evidenza di assenza.
(Mendez- Gonzalez et al, 2016; Sanchez-Ramon et
al, 2016; Godfroid et al, 2016; Van Schil et al, 2015;
Nadal-Ginard et al, 2014; Sedgwick, 2014; Schmidt
et al, 2014; Bunce et al, 2014; Hicks et al, 2014;
Bhartiya et al, 2013; Sedgwick, 2011; Schiffl, 2008;
Aly, 2007)
Bisogna essere presuntuosi a pretendere di screditare
quella che in molti paesi è una professione, mentre è
parte di una professione in altri, soprattutto quando
esistono numerosi studi che mostrano la sua efficacia
e la grande quantità di studi che esistono attualmente
su questo tema, anche se tuttavia non così numerosi
da avere revisioni sistematiche di altissima qualità in
tutti i suoi ambiti. Se qualche studio non mostra
efficacia in una situazione precisa non può implicare
l’assenza di utilità in altri ambiti o situazioni cliniche.
Senza dubbio, non è arrivato il momento di dire che
l’osteopatia non è efficace. Al contrario è il momento
di continuare a scommettere sulla ricerca per
conoscere meglio in quali patologie e condizioni sia di
maggior interesse la sua applicazione, come per il
resto dei suoi approcci terapeutici già in essere. Già in
questo modo si pronunciò Sir James Paget, dicendo
che si doveva studiare quello che facevano i
“bonesetter”, per copiare gli aspetti positivi e
abbandonare quelli negativi (Paget, 1867). Questa è
la situazione.
Inoltre, si deve anche considerare che ci sono molti
studi che utilizzano tecniche osteopatiche senza
nominarle apertamente come tali, come ad esempio
le tecniche di ear-pull, frontal lift, CV4…(Castro et al,
2011; Arroyo et al, 2008; Arroyo et al, 2009;
Fernandez et al, 2008; Toro et al, 2009).
D’altro canto, se applichiamo alle evidenze in
fisioterapia lo stesso metro di giudizio applicato
all’osteopatia, valutando ciò che indicano le revisioni
di alta qualità, si può osservare che i risultati sono
chiaramente deficitari per la fisioterapia. Se ad
esempio osserviamo le revisioni sistematiche
pubblicate da Cochrane sulla fisioterapia durante il
2016, i risultati non sono molto rassicuranti per la
fisioterapia. Le prove di efficacia della fisioterapia
multimodale, la elettroterapia ed il drenaggio linfatico
manuale per il trattamento della sindrome da dolore
regionale complesso, sono assenti o incerte. La
qualità delle prove che appoggiano la utilità della
immagine motoria graduale e della terapia a specchio
è molto bassa (Smart KM, et al. 2016)
I supposti effetti benefici dell’ultrasuono vs placebo in
pazienti con tendinite calcifica, così come il laser a
bassa intensità vs placebo in pazienti con
problematiche della cuffia dei rotatori, sono basati su
studi di qualità molto bassa, e di breve durata. La
terapia con campi elettromagnetici pulsatili non sembra
mostrare benefici rispetto ad altri interventi fisioterapici,
secondo studi di qualità molto bassa. Non vi è sicurezza
se l’utilizzo della TENS sia superiore al placebo, ne se
alcuna modalità di elettroterapia sia benefica rispetto a
qualsiasi altro intervento attivo, grazie alla cattiva
qualità delle prove (Page MJ et al. 2016).
Non è chiaro se i trattamenti alla colonna siano efficaci
sul dolore lombare inespecifico acuto e subacuto
perché esistono solamente prove di qualità molto
bassa. (Poquet N, et al. 2016)
Nessuna delle tecniche di fisioterapia toracica
(convenzionale, tecniche espiratorie lente passive o
tecniche espiratorie forzate) hanno dimostrato una
riduzione della gravità della patologia, cosicché non si
possono utilizzare come pratica clinica standard nei
pazienti ospedalizzati con bronchite grave. Esistono
prove di alta qualità sul fatto che le tecniche espiratorie
forzate in pazienti con patologia grave, non migliorano
lo stato di salute e possono provocare eventi avversi
gravi. Le tecniche espiratorie lente non conseguono più
che un sollievo immediato senza ripercussione sulla
durata della patologia. (Roqué i Figuls M, et al. 2016)
Riguardo agli interventi sulle patologie della cuffia dei
rotatori, solo uno studio riflette la consueta pratica
clinica attuale e lo compara con il placebo. Pur essendo
un lavoro clinico di alta qualità, non si registrarono
differenze clinicamente importanti tra i gruppi in nessun
risultato. Inclusi gli eventi avversi associati con la
terapia manuale e l’esercizio sono più frequenti che con
il placebo, anche se lievi. Si critica anche il fatto che i
placebo utilizzati nei distinti studi siano poco realisti
(Page MJ et al. 2016)
Se per esempio analizziamo tutte le revisioni Cochrane
esistenti su un tema concreto della fisioterapia come lo
è quello dell’elettroterapia, i risultati sono francamente
sconfortanti per l’elettroterapia. (Page MJ et al. 2016),
(Smart KM, et al. 2016), (Boldt I, et al. 2014),(Almeida
M, et al. 2013) , (Chung-Wei CL, et al. 2012),
(Kroeling P, et al. 2013).
Perciò, bisogna tener conto delle difficoltà e limitazioni
esistenti per la ricerca riguardo all’efficacia delle terapie
fisiche, incluso l’osteopatia, allo stesso modo di quanto
avviene per la fisioterapia.
CONSIDERAZIONI FINALI
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La mancanza di studi esistenti per molte delle situazioni cliniche che possono essere trattate con
la terapia fisica, deve essere uno stimolo per produrre un maggior numero di ricerche e di qualità
maggiore. Questo deve essere il cammino per tutte le scienze della salute, incluse le terapie
fisiche. Tutte
Inoltre vogliamo sottolineare che consideriamo interessante la formazione del fisioterapista
osteopata sulla pratica basata sull’evidenza, affinché sia pienamente cosciente in ogni momento
di quello che è dimostrato e di quello che non lo è, fattore interessante per tutti i professionisti
della salute e non solo per gli osteopati.
Per questo il programma di studi della EOM include la formazione in pratica basata sull’evidenza,
cosi come l’obbligo di realizzare lavori che richiedono la lettura di articoli di riviste scientifiche.
Inoltre i professori della EOM sono formati in Metodologia della Ricerca e Pratica Basata
sull’evidenza, ed hanno dovuto fare lavori di ricerca. Molti di questi sono docenti universitari (più di
40) e molti di loro sono dottori (più di 40). I professori della EOM hanno più di 115 pubblicazioni in
riviste scientifiche, ed i loro lavori sono stati citati quasi 1000 volte, contando su un indice H pari
a 18.
Inoltre, gli alunni formati nella EOM sono al corrente della evidenza scientifica, fattore dimostrato
da quasi 500 pubblicazioni scientifiche che hanno, essendo stati citati i loro lavori più di 4300
volte, un indice H di 33. Tutto ciò mostra l’ eccellenza della formazione che la EOM impartisce,
nonché del gruppo docenti e del programma di studi.
In ultimo, la validità del placebo negli studi di osteopatia non presuppone nessuna novità rispetto
al resto delle terapie fisiche. L’ uso del placebo e la sua validità negli studi è sottoposto a dibatto
scientifico anche nella fisioterapia (Maddocks et al, 2016), nella terapia manuale (Testa et al,
2016), e nella medicina in generale (Enck et al, 2011) .
8N.4 Luglio 2017
Rubrica - BIBLIOGRAFIA delle EVIDENZE SCIENTIFICHE
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Curatori della revisione e autori del testo originale
Dr. CleofásRodríguez BlancoPT DO PhD
Docente EOM -Responsabile Ricerca EOM
Presidente de SEFITMA
Dr. ÁngelOliva Pascual-Vaca PT DO PhD
Docente EOM -Responsabile Ricerca EOM
Secretario de SEFITMA
Il documento è stato scritto con la collaborazione di tutti i
membri della Sociedad Española de Fisioterapeutas
Investigadores en Terapia Manual
http://www.sefitma.com
Adattamento e traduzione a cura di
Paolo Comotti
p.comotti@escuelaosteopatiamadrid.com
12
Messaggio promozionale:
T-SHIRT EOM ITALIA
#beEOM
€ 20,00
N.4 Luglio 2017
Rubrica
Il corpo docenti EOM
Dott. Davide Saracino
Mi sono laureato in Fisioterapia presso l’Università
di Bologna nel 2006, ho lavorato per tre anni in una
casa di cura privata accreditata per poi, dal 2009,
iniziare l’attività di libero professionista presso il mio
studio privato a Bologna.
La mia formazione post‐laurea è stata mirata al
miglioramento delle mie conoscenze e competenze
nell’ambito della terapia manuale e dell’osteopatia
attraverso:
-Primo livello formazione Kaltenborn-Evjenth
-Primo e secondo livello formazione in
Mobilizzazione del Sistema Nervoso periferico
(Butler)
-Formazione completa in osteopatia presso
l’Escuela de Osteopatia de Madrid
Dal 2013 sono impegnato come docente presso le
sedi italiane dell’Escuela de Osteopatia de Madrid
oltre che nel Master in Osteopatia nelle disfunzioni
neuromuscoloscheletriche dell’Università di Verona.
Il mondo EOM mi ha permesso di entrare a contatto
con professionisti preparati che mi hanno trasmesso
la loro passione per l'osteopatia. Ho apprezzato
molto la serietà della formazione che ho l'onore di
portare avanti con il ruolo di docente e soprattutto
l'integrità intellettuale e la coerenza di chi da anni
dirige la scuola cercando di tutelare la figura del
fisioterapista come destinatario del percorso di studi
oltre a mantenere un livello formativo d'eccellenza.
La mia passione per la professione e per
l’associazionismo mi ha portato, nel 2011, ad
entrare nel direttivo di AIFI Emilia‐Romagna
ricoprendo il ruolo di responsabile dell’ufficio libera
professione e da Maggio 2017 ricopro il ruolo di
Presidente Regionale.
Nel 2014 ho avuto l’onore di essere tra i soci
fondatori del ROFI (Registro Fisioterapisti Diplomati
in Osteopatia d’Italia) associazione nata con lo
scopo di tutelare i numerosi fisioterapisti che hanno
scelto, nel loro percorso post-graduate, la
formazione in osteopatia. Ricopro il ruolo di Vice-
Presidente del registro che vanta già, un numero
sempre crescente di iscritti.
13N.4 Luglio 2017
M’impegnerò a mantenere e migliorare gli obiettivi
professionali raggiunti attraverso un costante
impegno nel ruolo di docente in maniera da poter
contribuire anche alla ricerca scientifica in
osteopatia. Ho l’obiettivo di proseguire nel mio
impegno associativo in maniera da continuare a
dare un contributo allo sviluppo e tutela della
professione del fisioterapista.
LEGGI IL MIO PROFILO PROFESSIONALE SUL
SITO DI EOM ITALIA
http://www.osteopatia-eomitalia.eu/it/eom-
italia/corpo-docente/docenti-italiani/davide-
saracino
Vivo ad Albenga, provincia di Savona da quando
sono nata.
Mi guardo indietro e vedo una bambina molto,
troppo timida che diventa adolescente dividendosi
tra studio e sport. La pallavolo mi ha insegnato
quella che definisco educazione sportiva, il
condividere, rispettare le regole e siccome ero un
palleggiatore a saper prendere decisioni importanti
ed assumermene la responsabilità.
A 22 anni giocavo a livello professionistico, ma
decisi di concentrarmi maggiormente sulla tesi e
laurearmi.
Scelsi fisioterapia per caso, in alternativa a
medicina, ai tempi ero giovane e pensavo che mi
sarei sposata e sarei diventata mamma presto ( ciò
è successo a 35 anni, mi sono sposata e ho 2
gemellini di pochi mesi).
Ora credo che non potrei fare altro, il mio lavoro è
anche una grande passione, durante il corso di
laurea in fisioterapia andai da un fisioterapista-
osteopata e lì il mio percorso cambiò, lasciai la
neuroriabilitazione ed iniziai il mio percorso come
allieva EOM.
Durante il percorso iniziai a rifrequentare i corsi
come monitore, opportunità per imparare e
confrontarsi continuamente con docenti; fino a
quando la stessa persona che mi portò sulla strada
dell’osteopatia mi disse : “ Sono anni che fai da
monitore perché non provi a fare l’esame da
docente?” Il primo pensiero fu “assolutamente no”;
invece andai a Madrid a fare il corso docenti dove
con la mia collega/amica abbiamo vissuto momenti
davvero unici.
Guardo il presente… ora ho 36 anni, ho la mia
famiglia inclusi i miei due adorati cani, il mio lavoro-
passione in studio, insegno cercando di trasmettere
curiosità ed entusiasmo, ma soprattutto ricevendo
grossi stimoli a non fermarmi mai e migliorarmi
sempre.
LEGGI IL MIO PROFILO PROFESSIONALE SUL
SITO DI EOM ITALIA
http://www.osteopatia-eomitalia.eu/it/eom-
italia/corpo-docente/docenti-italiani/valentina-
dellaperuta
Dott. ssa Valentina Della Peruta
14N.4 Luglio 2017
15
Report
N.4 Luglio 2017
ESPERIENZA N 1
Con l’istituzione due anni fa del Master Universitario in Osteopatia nelle Disfunzioni Neuro-Muscolo-
Scheletriche, la formazione dei futuri osteopati EOM deve necessariamente passare (anche) attraverso
duecentocinquanta ore accademiche di Attività Pratica Professionalizzante, volgarmente detta tirocinio. Lo
scopo è quello di permettere allo studente di carpire i più piccoli particolari relativi ad un trattamento effettuato
su un “paziente vero”. Vedere al lavoro svariati professionisti, cioè “mani” diverse con differenti background
formativi, è il lato più arricchente di tutta l’attività. Perché certo, il percorso che abbiamo scelto fa della
profonda conoscenza dell’anatomia il proprio punto di forza, ma verrà il giorno in cui le mani sul paziente
dovremo mettercele, ed affiancare chi ne sa più di te è un ottimo modo per iniziare a mettere insieme le
informazioni acquisite durante i seminari. Nella mia ancora parziale esperienza, ho avuto modo di vedere
trattamenti fasciali, fibrolisori, valutazioni iniziali più o meno complesse, reazioni somato-emozionali,
cambiamenti radicali prima e dopo una tecnica, pazienti inviati in pronto soccorso per controindicazione al
trattamento osteopatico, osteopatia craniale e viscerale, trattamenti di cui ho capito tutto ed altri di cui ho
capito niente o quasi. Sta poi nella bravura del tutor saper gestire la successiva spiegazione, rapportandola a
quelle che sono le conoscenze di uno studente del secondo anno. Tutti questi sono piccoli elementi che
aggiungiamo al nostro bagaglio di conoscenze, elementi di cui dobbiamo fare tesoro per la nostra pratica
quotidiana, e di cui dovremo ricordarci un giorno, se decideremo di offrire il nostro lavoro all’attività di
tutoraggio negli anni a venire. Perché se è vero che noi abbiamo bisogno della scuola, per crescere nel
migliore dei modi nella nostra professione e professionalità, è anche vero che la scuola avrà bisogno di noi, o
meglio, i futuri studenti avranno bisogno di noi. E qui mi metto nei panni di chi verrà dopo di me, di chi si
ritroverà con i tempi stretti per scrivere la tesi, con poche ore di permesso al lavoro per svolgere il tirocinio, di
conseguenza con poche possibilità di spostarsi. Più siamo e meglio è, più saremo sparsi sul territorio
nazionale e più possibilità daremo ai nostri futuri colleghi di effettuare una APP di qualità e senza grossi disagi
dovuti ai lunghi spostamenti per raggiungere la sede scelta. Da nessuna parte sta scritto che il tirocinio debba
essere svolto obbligatoriamente in sedi diverse, anche se credo che come studenti siamo i primi a rendercene
conto. E allora via, ad organizzare trasferte a Bergamo, Verona, Bologna, Udine, a prendere giorni di ferie al
lavoro, a macinare kilometri in autostrada, a prenotare treni ed AirB&b. E mi trovo a pensare che tutto
sommato a me non va neanche male, visto che ho una collega che è un’amica con cui viaggio e questo ci
permette almeno di ridurre parzialmente i costi. Penso che i colleghi di Roma non siano così fortunati, dal
momento che a sud dell’Emilia-Romagna e della Toscana non ci sono tutor disponibili, ed i primi osteopati
EOM a Roma completeranno il percorso formativo appena tra 3 anni. Posso pensare, in tutta onestà, “ho
voluto la bici, ora pedalo”, ma la strada non è sempre in discesa, e da Trieste a Trescore Balneario, per
esempio, sono 424 km, che non sono proprio pochi.
Marco Starri
II anno EOM Udine
MASTER IN OSTEOPATIA
ATTIVITA’ PRATICA PROFESSIONALIZZANTE (TIROCINIO)TRA VIAGGI, FERIE E CRESCITA PROFESSIONALE
ESPERIENZA N 2
Iniziare una scuola di osteopatia penso non sia mai così semplice per nessuno. O meglio, iniziare forse è
facile, ma una volta entrati bisogna fare i conti con i “dubbi esistenziali” che ti crea e che solo andando avanti
si potranno piano piano risolvere. È un percorso lungo, utile a dare il tempo ad ognuno di imparare a
ragionare, non più come si è abituati da “fisioterapisti” ma in un’altra ottica, con una visione più globale che
non considera il paziente un sintomo, un’articolazione o un muscolo, bensì un corpo e una mente, un insieme
di sistemi che si concatenano e si influenzano a vicenda. Naturamente c’è bisogno di anni per far propria
questa visione ma, giunta quasi al termine del secondo anno, posso dire che grazie alla EOM, sto iniziando a
considerare tanti aspetti del paziente che prima non consideravo. Un aiuto importante in questa prima parte
del percorso mi è stato offerto dalla possibilità di fare tirocinio. Personalmente parlando ho preferito svolgere
l’attività in più sedi per osservare i diversi metodi di approccio al paziente che ogni professionista adotta in
base alla propria esperienza e alla propria formazione
CONTINUA…..
16
Report
N.4 Luglio 2017
Capitare a far tirocinio in un giorno ricco di pazienti “nuovi” è una fortuna perchè si ha la possibilità di seguire
dall’inizio l’accurata valutazione del paziente e il ragionamento che porta ad impostare il trattamento (che di
fatto è la parte più difficile di questo lavoro). Dal mio punto di vista è un’esperienza molto stimolante e
motivante che da una parte porta a farsi molte domande e dall’altra, dà la possibilità di risolvere molti dubbi.
Un’ultima considerazione riguarda la disponibilità dei tutor che mettono a disposizione tempo ed esperienza,
permettendoci di seguire i trattamenti e di chiarire i nostri dubbi; il loro è un prezioso aiuto che aumenta il
valore e l’utilità del tirocinio.
MASTER IN OSTEOPATIA
ATTIVITA’ PRATICA PROFESSIONALIZZANTE (TIROCINIO)
TRA VIAGGI, FERIE E CRESCITA PROFESSIONALE
Dadà Federica
II anno EOM Mozzecane-VR
ESPERIENZA N 3
Se la preparazione teorica è fondamentale, altrettanto importante è la possibilità di fare pratica, di
attualizzare le proprie conoscenze su pazienti veri, con problematiche tanto uniche quanto specifiche. E
ancora più interessante è poter cominciare a integrare in modo dinamico ed esperienziale il proprio bagaglio
professionale e formativo con le nuove competenze, sotto l’occhio vigile di tutor, momenti preziosi di
confronto e di crescita.
Questa è la possibilità che viene concessa agli studenti del Master in Osteopatia nelle disfunzioni neuro-
muscolo-scheletriche della Università di Verona/EOM Italia, in occasione delle Attività Pratiche
Professionalizzanti, il tirocinio pratico.
Nel corso degli stage ho avuto la possibilità di entrare direttamente a contatto con la realtà lavorativa
osteopatica e di vedere in pratica quanto esposto teoricamente nel corso delle lezioni.
E’ da sottolineare come, sin da subito, mi sia trovato spesso in ambienti sereni ed accoglienti. Ho avuto la
possibilità non solo di osservare la valutazione osteopatica ed i trattamenti ma anche di visionare soprattutto
in alcuni Studi, una vasta biblioteca riguardante letteratura osteopatica, fisioterapica, etc.
Questa esperienza di stage ha rispecchiato a pieno le aspettative che avevo prima di iniziare e ha contribuito
a rafforzare le mie competenze e quindi il mio bagaglio di informazioni personali, offrendo nuovi elementi di
riflessione rispetto alla mia professione.
Ringrazio tutti i professionisti che mi hanno accolto per la disponibilità e professionalità e tutta la EOM nel
suo insieme. Mi state dando la possibilità di vedere le cose sempre in modo diverso, di approfondire concetti,
di crescere professionalmente insieme ad altri ragazzi che oggi sono studenti, ma domani saranno colleghi,
amici. GRAZIE
Emanuel Stabile
II Anno EOM Roma
17
Rubrica
Evidenze Based
Osteopathy (EBO)
Articolo 1
GENERE: Narrative Review
TITOLO: Regional interdependence and manual
therapy directed at the thoracic spine
AUTORI: McDevitt A, Young J, Mintken P, Cleland
J.
TITOLO RIVISTA:
Journal of Manual and Manipulative Therapy
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2015
RIFERIMENTI:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26309384
SCOPO:
Descrivere le conoscenze disponibili in letteratura a
supporto del concetto di interdipendenza regionale
(RI) e l’efficacia dell’approccio RI nel trattamento del
neck pain (NP) e delle sindromi dolorose di spalla.
RECENSIONE:
Tecniche manipolative sul rachide toracico sono
comunemente utilizzate dai fisioterapisti nel
trattamento di pazienti con sindromi dolorose del
quadrante superiore. Tale scelta terapeutica con i
suoi meccanismi d’azione trova il razionale d’uso in
quella che viene definita interdipendenza regionale
(RI). Il concetto di RI è stato proposto da Wainner
(2007) in riferimento alla condizione in cui una
disfunzione, in una regione remota del corpo ed
apparentemente non collegata, possa invece
contribuire o essere associata al problema principale
del paziente. Tale concetto sposta l’attenzione
dall’individuazione della struttura pato-anatomica
sorgente del dolore alle disfunzioni che possono
causare o contribuire al movimento doloroso,
richiedendo di fatto all’operatore di focalizzarsi
sull’esame e il trattamento dei segmenti prossimali o
distali rispetto al distretto dolente (Cibulka, 2009).
Il concetto di RI riprende quello di
Facilitazione Metamerica, evidenziato da
Denslow (1941/47), Korr (1948) e Pickar
(2002), concetto che rappresenta un
costrutto teorico proprio dell ’osteopatia.
Siete pregati di inviare le recensioni degli
articoli a:
Paolo Comotti
p.comotti@escuelaosteopatiamadrid.com
N.4 Luglio 2017
Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato
miglioramenti significativi degli outcomes di pazienti
trattati con tecniche di terapia manuale applicate
sia prossimalmente che distalmente alla sede del
sintomo primario, secondo quello che è definito
l’approccio RI.
Secondo Bialosky et al. (2009), il concetto di RI
sarebbe guidato da meccanismi neurofisiologici
periferici, spinali e sopraspinali, dalla combinazione
tra questi e meccanismi biomeccanici,senza
dimenticare il ruolo dei fattori biopsicosociali.
In letteratura è ampiamente dimostrato l’effetto
neurofisiologico della terapia manuale e delle
manipolazioni spinali, non necessariamente
specifico sulla regione in cui la tecnica è stata
effettuata. La maggior parte degli studi che usano
l’approccio RI riguardano il trattamento del rachide
toracico nel NP e nelle sindromi algiche di spalla,
dimostrando riduzioni nella sensibilità dolorifica,
aumento del ROM e miglioramento della funzione
Diversi autori hanno utilizzato la manipolazione
toracica da sola, confrontandola con altri interventi
o in associazione con altri trattamenti nella gestione
del NP. La manipolazione toracica HVLA è risultata
avere un effetto maggiore rispetto alla
manipolazione non-thrust, mentre non c’è
concordanza tra gli studi sulla maggiore efficacia
della manipolazione HVLA cervicale rispetto a
quella toracica, che sembrerebbe avere effetto
simile alla prima in termini di riduzione del dolore
nel vantaggio di lavorare su un distretto a minor
rischio manipolativo rispetto a quello cervicale.
Inoltre tutti gli studi che hanno incluso
nell’approccio multimodale la manipolazione
toracica hanno rilevato un maggiore e
statisticamente significativo miglioramento di tutti gli
outcomes. Sembrerebbe inoltre che la
manipolazione toracica possa avere un’efficacia
differente a seconda della posizione fatta assumere
al paziente per la sua esecuzione: lo studio di
Karas e Hunt (2014) ha mostrato una maggiore e
significativa riduzione del dolore con la tecnica
eseguita da supino nel confronto con la posizione
seduta, mentre lo studio di Casanova-Mendez
(2014) ha valutato un maggiore e significativo
miglioramento del ROM cervicale nella
manipolazione toracica eseguita da prono nel
confronto con la posizione supina.
18
Rubrica
Evidenze Based Osteopathy (EBO)
L’uso dell’approccio RI nelle sindromi dolorose della spalla trova il suo razionale nelle evidenze di
letteratura: il 40% dei pazienti con dolore alla spalla presenta disfunzioni cervico-toraciche e costali (Sobel,
1996 e Picavet 2003) che possono essere fattori di rischio aggravativi o prognostici negativi, oltre che causa
primaria del dolore. Inoltre l’ipomobilità toracica sarebbe responsabile dell’alterazione della meccanica della
spalla e della conseguente perdita di funzionalità (Crosbie, 2008). Diversi studi concordano sull’efficacia
dell’intervento manipolativo toracico nel soggetto con sindrome algica di spalla, come dimostrato dalla
riduzione della sensibilità dolorifica e della disabilità e dall’aumento del ROM, soprattutto quando il dolore
non ha origine dall’articolazione subacromiale, acromioclaveare o glenomerale. Nessun cambiamento sulla
meccanica della spalla e sul ritmo scapolo-omerale è emerso dall’uso della manipolazione toracica, che
farebbe escludere l’azione puramente meccanica dell’intervento, a favore dell’azione neurofisiologica che,
potenziando la forza e funzione muscolare, potrebbe migliorare la risposta dei tessuti all’esercizio
terapeutico.
Sebbene l’uso della manipolazione secondo l’approccio RI nel NP e nel dolore di spalla ha mostrato avere
un’azione positiva sugli outcomes, molti degli articoli menzionati hanno un periodo di follow-up
relativamente breve, pertanto la questione rimane aperta su quali possano essere gli effetti nel lungo
periodo. Se da un lato gli studi a disposizione sostengo l’approccio RI, dall’altro ne costituiscono un limite
alla pratica clinica, in quanto si tratta per lo più di trials di tipo esplicativo, cioè valutano l’efficacia del
trattamento in condizioni ideali. In futuro sarà pertanto necessario programmare trials clinici pragmatici che,
valutando l’efficacia dell’intervento in condizioni reali, permettano di applicare i risultati in popolazioni e
contesti assistenziali diversi da quelli dello studio. Definire ulteriormente i rapporti che intercorrono tra i vari
distretti e i risultati attesi dai trattamenti potrebbe gettare le basi per un’implementazione dell’RI nei modelli
valutativi-interpretativi e di gestione attuali delle problematiche muscoloscheletriche.
Cosa fare nella pratica clinica? Sicuramente la regione principale del disturbo non deve essere ignorata, ma
valutata e trattata, in accordo con le migliori evidenze disponibili. Comunque è del tutto pertinente e fondato
sulle evidenze valutare le regioni sotto e sovrastanti l’area della disfunzione primaria, definendo le priorità
degli interventi in queste regioni durante il percorso terapeutico. Se il quadro clinico del paziente appare non
chiaro o se la risposta al trattamento è inferiore alle aspettative, l’applicazione del concetto di RI potrebbe
fare maggiore chiarezza e guidare nei successivi interventi clinici. Indagare ulteriormente questo concetto in
modo sistematico potrebbe contribuire a comprendere la natura di molti disturbi muscoloscheletrici e
aiuterebbe nel guidare il decision making nell’impostazione dell’intervento terapeutico (Wainner, 2007).
N.4 Luglio 2017
A cura di Cosimo Leuzzi
cosimoleuzzi@gmail.com
19
Rubrica
Evidenze Based Osteopathy (EBO)
Articolo 2
QUESITO DI RICERCA: Terapeutico
GENERE: Revisione sistematica con metanalisi
TITOLO:
Osteopathic manipulative treatment for nonspecific
low back pain: a systematic review and meta-analysis
AUTORI: Helge Franke, Jan-David Franke, Gary Fryer
TITOLO RIVISTA: Musculoskeletal Disorders
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2014
PAGINE: 18
RIFERIMENTI: http://www.biomedcentral.com/1471-2474/15/286
N.4 Luglio 2017
RECENSIONE
La lombalgia aspecifica è un problema comune,
disabilitante e costoso. Per questo motivo,
nell’ottobre 2013 è stata condotta una revisione
sistematica della letteratura con l’obiettivo di
valutare l’efficacia del trattamento manipolativo
osteopatico (OMT) nella gestione della lombalgia
aspecifica (LBP), relativamente al dolore e allo
stato funzionale.
Sono stati inclusi solo studi clinici randomizzati;
sono stati esclusi studi riguardanti lombalgia
specifica o trattamenti che includevano un’unica
tecnica. Sono stati analizzati come outcomes
dolore e stato funzionale. Per il calcolo di
differenza media (MD), differenza media
standardizzata (SMD) ed effect size sono stati
presi in considerazione i valori di outcome a 3
mesi dal trattamento. Per valutare la qualità delle
evidenze sono state utilizzate le raccomandazioni
GRADE.
Risultati: sono stati selezionati 15 studi su 307. Di
questi, 10 investigavano l’efficacia dell’OMT nel
LBP, 3 ne valutavano l’effetto nel LBP in
gravidanza e 2 nel LBP post parto. La
maggioranza degli studi aveva un basso rischio di
errore sistematico (12 su 15), anche se per lo più
presentava un campione ridotto di pazienti. I
risultati suggeriscono che il trattamento
manipolativo osteopatico abbia
un’efficacia significativa nella risoluzione del dolore e
nel miglioramento dello stato funzionale nel LBP
acuto e cronico (evidenze di qualità moderata), nel
LBP aspecifico cronico (evidenze di qualità
moderata), nel LBP in gravidanza (evidenze di
qualità bassa) e in quello post-parto (evidenze di
qualità moderata). Sarebbe comunque necessario
condurre ulteriori studi clinici randomizzati controllati
di qualità alta, con più solidi confronti tra gruppi e
con misurazioni a lungo termine per confermare
l’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico.
NOTE
Gli autori della revisione sottolineano la difficoltà
metodologica nell’affrontare questo tipo di studi (es.
triplo cieco, risultati a lungo termine, etc.). A nostro
avviso il punto di forza di questa revisione coincide
con il suo punto debole: considera solo studi che
applicano un reale approccio osteopatico,
personalizzato quindi sulle necessità di ogni singolo
paziente e non standardizzato (non prevedendo un
protocollo di tecniche). Sebbene questo approccio
sia più realistico e rispecchi la natura olistica
dell’osteopatia, rende difficoltoso capire cosa sia
realmente efficace, ad esempio se alcune singole
tecniche o una combinazione specifica di alcune di
esse. Ci auguriamo che futuri studi possano
approfondire anche questo aspetto.
A cura di Rossi Monica e Valli Corinne
fkt.monicarossi@gmail.com
valli.corinne@hotmail.it
20
Rubrica
Evidenze Based Osteopathy (EBO)
Articolo 3
QUESITO DI RICERCA: Prognostico
GENERE: Studio Trasversale o di Prevalenza
TITOLO: Relationship between cranial mechanisms and dysmorphic dentofacial characteristics: a cross-
sectional study
AUTORI: S.Bourgier, R. Fournier, M. Garet, P.Feval, S. Gebel-Chauty
TITOLO RIVISTA: The journal of Craniomandibular & Sleep Practice
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016
PAGINE: 9
RIFERIMENTI: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25390737
N.4 Luglio 2017
RECENSIONE:
Lo scopo dello studio è stato quello di verificare
se il riscontro di una disfunzione craniale può
essere correlato a un dismorfismo dento-facciale.
Ai 106 pz reclutati tra coloro che accedevano al
servizio di Odontoiatria sono stati somministrati
test di mobilità osteopatici riguardanti la
sincondrosi sfeno-basilare, le ossa temporali,
l'osso mascellare e la mandibola con l'obiettivo di
valutare se il movimento era più facile in flessione
od estensione. Questi test sono stati comparati
alle immagini radiografiche che hanno permesso
di determinare se fosse presente o meno un
dismorfismo e quale fosse l'angolo descritto
dall'articolazione sfeno-basilare. Il dismorfismo è
stato valutato attraverso l'analisi dell'angolo ANB
che descrive l'allineamento tra osso mascellare e
mandibola sul piano sagittale. In 27 pazienti i test
osteopatici sono stati ripetuti a distanza di 1 mese
per verificare il grado di affidabilità intra-operatore.
I risultati mostrano che esiste una relazione
significativa dal punto di vista statistico tra le
differenze riscontrate nell'angolo ANB e le classi
di Angle. Esiste inoltre una relazione tra la classe
di Angle e la lesione osteopatica riscontrata: nei
soggetti di classe II (retrognatismo) era presente
in modo significativamente maggiore una facilità
nei movimenti craniali di estensione mentre nei
soggetti di classe III (prognatismo) nei movimenti
di flessione.
Anche il grado di affidabilità intra-operatore si è
dimostrato buono come si evince dal fatto che nel
78% dei casi il riscontro del tipo di lesione ha dato lo
stesso esito.
Non c'è invece relazione statisticamente significativa
tra l'angolo della sfeno-basilare e l'angolo ANB.
NOTE
I risultati sembrano confermare l'ipotesi formulata
dagli autori dello studio secondo i quali una
disfunzione in flessione della sfeno-basilare
faciliterebbe una rotazione esterna dei temporali e
delle ossa mascellari con un avanzamento della
mandibola a favorire una condizione di prognatismo.
All'opposto invece una disfunzione in estensione
provocherebbe il movimento contrario nelle ossa
valutate facilitando una condizione di retrognatismo.
A cura di Simone Govetto
s.govetto@gmail.com