Post on 02-May-2015
transcript
Nel vecchio borgo della Villa, a S.Sebastiano Po,
vivevaTalin, un vecchietto molto povero che in passato
era stato il campanaro del paese. Costui non avendo una
casa, dormiva per strada o sotto la ginkobiloba nella
collina dietro al castello ormai disabitato e riguardo al
quale circolavano delle strane voci.
Si diceva che nella prigione del castello dimorassero ancora
le anime dei ladri e degli assassini che vi erano stati
rinchiusi, ma lui non si dava pensiero, erano solo delle voci;
e poi, chi avrebbe potuto prendersela con un poveraccio
come lui?
Una sera d'estate,mentre Talin già si era accovacciato
sotto l'albero,tuoni e fulmini presero a squarciare il
cielo e Talin per non bagnarsi, dopo aver esitato a
lungo, si dovette rifugiare nel castello.
Dentro era pieno di spifferi ,si udivano persiane che
sbattevano e porte cigolanti, che ad ogni passo facevano
sussultare il pavimento. Ad un tratto un tonfo: il pesante
portone si chiuse alle sue spalle, quasi fosse stato azionato
da mani invisibili.
Un brivido di paura percorse Talin dalla testa ai piedi, per
qualche minuto rimase immobile.
Quando gli passò la
tremarella cominciò a girare
per le stanze per cercarsi
un giaciglio per dormire,
mentre andava in giro di
stanza in stanza ne trovò
una davvero spettrale, al
centro della stanza c’era un
letto polveroso, nell’angolo
del soffitto pendevano
grandi ragnatele dalle quali
facevano capolino dei ragni
grandi come il pugno di una
mano.
Mobili e specchi erano coperti da grandi teli bianchi. Curioso ne
tolse uno, scoprendo un grande specchio impolverato, passò
la mano per togliere un po’ di polvere e impallidì, si strofinò
ripetutamente gli occhi: nello specchio si vedeva un cadavere
che galleggiava nel Beubi, il laghetto lì vicino al castello.
Impaurito, col respiro
bloccato in gola,Talin si
avvicinò lentamente alla
finestra,guardò giù verso il
laghetto; era buio,ma la
superficie dell’acqua era
debolmente illuminata dalla
luce di un vecchio
lampione: un’ombra
galleggiava nell’acqua. Si
scostò impietrito dalla
finestra e poi si riavvicinò
per guardare meglio,si
trattava proprio del corpo di
una persona...Classe V San Sebastiano
Talin impaurito e allo
stesso tempo curioso,
uscì dal castello e
corse al laghetto
sperando che la
persona fosse ancora
viva. Senza esitare
afferrò il corpo e lo
riportò a riva. Si
accorse che era privo
di sensi, cercò di farlo
riprendere
schiaffeggiandolo, ma
non accadde nulla.
Si ricordò di aver visto un film dove il medico praticava un
massaggio cardiaco e allora ci provò. L'uomo aprì gli
occhi e riprese conoscenza.
Disse di chiamarsi Leilani e raccontò di essere un
giornalista con il compito di scrivere un articolo su
quell'inquietante castello: doveva accertarsi che fosse
proprio vera la presenza di anime e fantasmi... Aggiunse
di aver voluto lui stesso l'incarico per dimostrare ci suoi
colleghi di essere coraggioso.
L'aspetto di Leilani era orripilante: gli
occhi spalancati e cerchiati, i capelli
abominevolmente sporchi e i vestiti
strappati. Talin gli domandò quale evento
terrificante fosse accaduto. Leilani respirò
profondamente e cominciò a raccontare:
"Ricordo di essermi seduto proprio vicino
a quest'albero per osservare il castello e
ho visto nei paraggi un grosso e feroce
rotweiler che ringhiava. Poco dopo mi
sono avvicinato con cautela al lago e nel
silenzio una voce profonda ha sussurrato:
"Fai un solo movimento e ti ammazzo!"
Terrorizzato mi sono immobilizzato e
qualcosa mi è arrivato in testa ."
Al termine del racconto Talin disse che era meglio
entrare nel castello per cercare con l'aiuto di una torcia
degli indizi per scoprire gli aggressori di Leilani.
Cercando di farsi coraggio spinsero il portone con le
mani che sudavano, il cuore che batteva all'impazzata e
le gambe tremanti. Mentre cercavano di stanza in stanza
udivano urli, passi e ululati. Finalmente trovarono il
primo indizio: impronte infangate che conducevano al
secondo piano del castello. Il giornalista e il campanaro
seguirono le orme e arrivarono vicino ad una stanza con
la porta socchiusa da cui provenivano voci di una
conversazione animata.
Cercando di non far rumore
si avvicinarono e videro due
uomini che frugavano
dentro cassetti, armadi e
mobili con impazienza.
Raggiunsero i due
delinquenti alle spalle con
un movimento rapido li
legarono. Ad uno dei due
furfanti cadde
un'audiocassetta. "Bravo
furbo! Sei proprio uno
sciocco!"
I due iniziarono a litigare
e il giornalista dalle loro
parole capì che cosa
stava accadendo in quel
castello e disse:
"Rassegnatevi con questa
cassetta vi inchioderemo!
Era davvero un piano
ingegnoso spaventare le
persone con sussurri e
gemiti, registrati e
amplificati con uno
stereo! Ma quello che non
è ancora chiaro è il
perché. Che cosa stavate
cercando?"
Ormai scoperti Giacomo Contini e Maurizio Morri
spiegarono che stavano cercando un grande tesoro,
nascosto da uno degli antichi proprietari del castello. Era
l'alba e Leilane cominciò scattare fotografie da pubblicare
insieme all'articolo sul giornale presso il quale lavorava.
Con le prove raccolte i due ladruncoli furono processati per
direttissima e condannati a svolgere lavori nei centri per
anziani.
Talin rimase per un po' nel
castello e rovistando tra le
fotografie impolverate scoprì
di appartenere agli antenati
che avevano vissuto nel
castello e decise di rimanere
a vivere lì come il custode
della Villa.
Classe V B Chivasso A. Dasso