Post on 01-Jul-2015
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ANNA GALLUZZI
BARI, 31 GENNAIO 2014
New librarianship: un futuro sociale
per biblioteche e bibliotecari?
Obiettivi dell’intervento
interrogarsi sul ruolo delle biblioteche e sui contenuti della professione :
la biblioteca come spazio fisico viene messa in discussione
gli effetti della crisi economica impongono la necessità di giustificare e dimostrare la loro utilità sociale
Punto di partenza
il volume di David Lankes
The atlas of new
librarianship
Biblioteconomia = librarianship?
Lankes utilizza il termine librarianship piuttosto che library and information science
espressione antica la cui etimologia pone al centro il bibliotecario e le sue competenze, anziché la biblioteca e la sua gestione
Biblioteche o bibliotecari?
accettare il declino delle biblioteche
in quanto strutture fisiche
ma le comunità avranno sempre
bisogno di bibliotecari che facilitino
l'accesso e l'acquisizione della
conoscenza
diventare cruciali in questo processo
Biblioteche o bibliotecari?
non basta l’amore per le biblioteche
è controproducente considerare la biblioteca come il cuore della comunità; piuttosto, dice Lankes, dovremmo diventarne il “sistema di circolazione”
Tesi di Lankes
“la missione dei bibliotecari consiste nel migliorare la
società facilitando la creazione della
conoscenza nelle loro comunità di riferimento”
Che cos’è la conoscenza?
il concetto di recorded knowledge è un ossimoro
la conoscenza è un processo che si realizza attraverso la conversazione
tale conversazione può avvenire: nella testa del singolo individuo, che
mette in relazione quanto legge, vede, acquisisce con quanto già conosce
tra due o più soggetti che si confrontano e si scambiano informazioni e punti di vista
I processi dell’apprendimento
non esiste solo l’apprendimento linguistico-verbale, ma anche quelli fisico-cinestetico, musicale-ritmico, logico-matematico, interpersonale e intrapersonale
lavorare sulla motivazione all’apprendimento e creare le condizioni per cui tutti i diversi stili di apprendimento trovino spazio ed espressione
I processi dell’apprendimento
siamo noi ad essere remoti rispetto ai membri delle nostre comunità di riferimento
sta a loro lasciarci o meno partecipare ai loro processi di apprendimento
apprendere significa capacità di accedere e usare le informazioni in modo significativo
Ruolo dei bibliotecari
non è incentrato sull'oggetto libro, né su qualunque altro tipo di supporto o di tecnologia dovesse diventare vettore di contenuti (artifacts)
bensì sulla capacità dei bibliotecari di svolgere il ruolo di facilitatori del processo di creazione della conoscenza in un contesto di apprendimento partecipativo
Focalizzarsi sulle persone
i bibliotecari dovrebbero far propria "una visione del mondo che non sia incentrata sugli oggetti, ma sulle persone”
"how artifact-centric is your worldview?"la comunità costituisce la vera collection che i bibliotecari hanno il compito di sviluppare e preservare nel tempo
Embedded librarian
i bibliotecari perseguono le proprie finalità non necessariamente agganciati a una biblioteca
non operano come un canale parallelo o alternativo, ma nei contesti dove si svolgono le conversazioni
Innovare e creare partecipazione
le soluzioni del passato vanno messe in discussione e ripensate
bisogna offrire alle comunità possibilità di partecipazione, per rispondere a due tendenze : la crescita esponenziale dei dati e delle
informazioni la componente sociale dell'apprendimento
Esiste un problema terminologico?
lavorare per cambiare l'associazione mentale relativa ai termini “biblioteca” e “bibliotecario”
riconoscere il ruolo dei componenti delle comunità di riferimento, non chiamandoli più utenti o clienti o lettori (o patrons), bensì members
Riflettere su:
etica della professione: la neutralità non esiste: dichiarare il
proprio punto di vista non esiste buona o cattiva
informazione, ma solo in riferimento a un contesto e alle finalità di chi la utilizza
accuratezza ed esaustività spesso sono in contrasto con il “good enough”
riflettere sul grado e il tipo di responsabilità del bibliotecario in tale processo
Riflettere su:
apertura e flessibilità della professione:necessità dell'interdisciplinaritànecessità di un ripensamento delle
tipologie bibliotecarie: superare gli steccati che la specializzazione
bibliotecaria ha creato
riconoscere che il mondo non è segmentato come noi lo immaginiamo e lo vogliamo
Riflettere su:
biblioteconomia gestionale: le strutture organizzative che puntano
esclusivamente ad efficacia ed efficienza tendono alla rigidità e a impedire quel processo collaborativo di costruzione della conoscenza
sostituire l’approccio tradizionale a vantaggio dell’utilizzo dei metodi della ricerca sociale, finalizzati a interrogarsi sull’outcome
Lezioni da imparare
di fronte alle minacce di sopravvivenza delle biblioteche, Lankes spinge i bibliotecari a:
“disperdersi” nelle loro comunità (piuttosto che fare quadrato e asserragliarsi)
dimostrare a politici e comunità che le loro competenze non consistono nel raccogliere artefatti, ma nel garantirne un senso e un uso all’interno delle conversazioni e del processo conoscitivo
scindere le riflessioni sul futuro delle biblioteche da quello delle competenze dei bibliotecari
Tre scenari possibili per i bibliotecari
si spostano su attività di back-office e “coaching”: gestione e messa a disposizione dei dati bibliografici, information literacy, formazione ecc.
si disperdono nell’ambiente ma riciclandosi ;-)
l’eccesso di “self-service” fa tornare di moda la possibilità di delegare
Nodi da sciogliere
l’idea di bibliotecari non agganciati ad alcuna struttura bibliotecaria e di utenti coinvolti come creatori e vettori di conoscenza si scontra con:
un gap percettivo: come far cambiare mentalità e percezione
all’interno della professione, dei partner e delle comunità di riferimento?
un gap organizzativo: idea impegnativa in termini di formazione, di
politiche pubbliche, di progettazione dei servizi, di attitudine del personale e di organizzazione delle attività
Una riflessione finale
“Quando parliamo del futuro delle biblioteche, io di solito promuovo l’idea delle biblioteche come piattaforme che rendono apertamente disponibile tutto quello che le biblioteche sanno: tutti i dati, tutti i metadati, ciò che la comunità sta facendo con ciò che hanno ottenuto dalla biblioteca, tutti i suggerimenti e la saggezza dei bibliotecari, tutti i contenuti (in particolare se si potranno sistemare le leggi sul copyright).
Una riflessione finale
Tutto. Tutto accessibile a chiunque voglia scrivere un’applicazione che lo rende usabile.
E la ragione di tutto questo è perché nel mio cuore non penso che i bibliotecari inventeranno il futuro delle biblioteche. È un compito troppo grande per qualunque gruppo. Sarà il mondo a inventare il futuro delle biblioteche. Sarà un quattordicenne come Aaron [Swartz] a inventare il futuro delle biblioteche. Dobbiamo mettere a loro disposizione piattaforme che glielo consentano.”
David Weinberger in: http://www.hyperorg.com/blogger/2013/11/09/aaron-swartz-and-the-future-of-libraries/
Grazie dell’attenzione!
anna.galluzzi@gmail.com