Nietzsche

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Anno pastorale 2011-12 Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA) Parroco Don Mimmo Sideli Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo Incontro su Nietzesche

transcript

comunità parrocchiale “S. Antonino martire”Castelbuono

  

I segnali silenziosi e i molteplici indizi

 In dialogo con i mendicanti dell’Assoluto

   

Anno pastorale 2011-2012

IV Convegno Ecclesiale Nazionale

«… La società in cui viviamo va compresa nei suoi dinamismi e nei suoi meccanismi, così come la cultura va compresa nei suoi modelli di pensiero e di comportamento, prestando anche attenzione al modo in cui vengono prodotti e modificati. Se ciò venisse sottovalutato o perfino ignorato, la testimonianza cristiana correrebbe il rischio di condannarsi a un’inefficacia pratica».

I modelli di pensiero

22 Ottobre: F. Nietzsche

19 Novembre: E. Severino

10 Dicembre: E. Scalfari

14 Gennaio: H. Küng

25 Febbraio: C.M. Martini

24 Marzo: E. Bianchi

21 Aprile: E. De Luca

19 Maggio: E. Hillesum 

F. Nietzsche (1844 – 1900)

“Nei prossimi anni il mondo sarà sottosopra: dopo che è stato licenziato il vecchio Dio, sarò io d’ora in poi a regnare sul mondo”

(F. Nietzsche)

1. Il Nietzsche di Nietzsche

2. Il Nietzsche degli altri

3. Il Nietzsche dei teologi

4. Il Cristianesimo dopo Nietzsche

5. Il primo e l’ultimo Nietzsche

1. Il Nietzsche di Nietzsche

1. L’uomo si trova spezzettato, diviso tra parecchie verità parziali, nessuna delle quali lo soddisfa: così l’uomo soffre in se stesso della “più terribile malattia”: egli non ha più identità.

2. A quest’uomo malato egli vuole proporre la guarigione attraverso: - una viva polemica- una pedagogia positiva.

La guarigione

via polemica

pedagogia positiva

La guarigione

via polemica

pedagogia positiva

Vuole spazzare via l’illusione di una salvezza assicurata al di fuori del mondo.

Per questo attacca tutti gli ideali che, da Socrate a Platone, strappano l’uomo all’affermazione del divenire sotto tutte le sue forme, senza riuscirvi, e lo rigettano in un aldilà illusorio.

La guarigione

via polemica

pedagogia positiva

Propone una guarigione attraverso una lunga convalescenza con cui l’uomo deve passare progressivamente dalla bestia all’“oltre”uomo:

- sottrarre l’uomo ad una totalità di senso chiusa che lo strappa al divenire, lo rende colpevole e disagiato;

- il rimedio: fargli scoprire una pienezza di senso che s’iscrive nell’innocenza del divenire.

“... il funambolo si era messo all’opera: camminava sulla fune tesa fra due torri, sospesa quindi sopra il mercato e il popolo...... gettò via la pertica e, più veloce di essa, come un vortice di braccia e di gambe, precipitò nel vuoto”.

“Ma io ti chiedo: sei un uomo cui è lecito desiderare un figlio? Sei tu il vincitore, il dominatore di te stesso, il padrone dei tuoi sensi, il signore delle tue virtù? Questo ti chiedo”.

O nel tuo desiderio parla l’animale la necessità? O l’isolamento? O l’insoddisfazione di te stesso?”.

Così parlò Zarathustra

Dei Preti

E una volta Zarathustra fece ai suoi discepoli un cenno e disse loro queste parole: «Qui ci sono dei preti: ma anche se sono miei nemici, passate loro accanto in silenzio lasciando dormire la spada!

Anche tra voi ci sono eroi; molti di voi soffrirono troppo: - così vogliono far soffrire altri.

Sono nemici cattivi: nulla è più vendicativo della loro umiltà. E facilmente s'imbratta chi li assale.

Ma il mio sangue è parente del loro; e io voglio sapere il mio sangue onorato nel loro».

E quando furono passati oltre, Zarathustra fu preso dal dolore; e non aveva lottato ancora a lungo col suo dolore che prese così a parlare:

«Questi preti mi fanno pietà! E sono contrari al mio gusto; ma questo sarebbe il meno, da quando io sono fra gli uomini.

Ma io soffro e soffersi con loro: per me sono dei prigionieri e dei segnati. Colui che chiamano liberatore li mise in catene.

In catene di falsi valori e folli parole! Ah, se uno li redimesse dal loro redentore!

Su un'isola credettero allora di approdare, quando il mare li circondò da ogni parte; ed ecco che era un mostro addormentato!

Falsi valori e folli parole: sono i peggiori mostri per i mortali, - a lungo dorme e attende in essi il destino.Ma alla fine giunge: si desta e divora e inghiotte chi si edificò capanne sopra di lui.

Oh, guardate le capanne che questi preti si edificarono! Chiese chiamano essi le loro spelonche dolce odoranti!

O questa luce falsa, quest'aria pesante! Qui dove all'anima non è dato di - volare alle sue vette!

Perché così comanda la loro fede: «Su per la scala in ginocchio, voi peccatori!».

In verità, preferisco vedere uno spudorato, piuttosto che gli occhi stravolti del loro pudore e della loro adorazione.

Chi si creò simili spelonche e scale di penitenza? Non furono coloro che si volevano nascondere e si vergognavano del cielo puro?

E solo quando il cielo puro guarderà attraverso le volte squarciate, guarderà l'erba e il rosso papavero lungo i muri squarciati, - voglio rivolgere di nuovo il mio cuore ai luoghi di questo dio.

Chiamarono Dio quel che li contraddiceva e faceva loro male: e in verità c'era molto di eroico nella loro adorazione!

E non seppero amare il loro dio in altro modo se non crocifiggendo l'uomo!

Come cadaveri pensarono di vivere, di nero pararono il loro cadavere; anche nei loro discorsi sento lo sgradevole aroma delle camere mortuarie.

E chi vive vicino a loro, vive vicino a negri stagni, da cui il rospo fa sentire il suo canto pieno di dolce profondità.

Canti migliori dovrebbero cantarmi, perché io imparassi a credere al loro redentore: più redenti dovrebbero apparirmi i suoi discepoli!Nudi vorrei vederli: perché solo la bellezza dovrebbe predicare penitenza. Ma chi dovrebbe essere convinto da questa mestizia travestita!

In verità, i suoi redentori non vennero dalla libertà e dal settimo cielo della libertà! In verità, essi non camminarono mai sui tappeti della conoscenza!

Di lacune consisteva lo spirito di questi redentori; ma in ogni lacuna avevano messo la propria illusione, il riempitivo che chiamarono dio.

Nella loro compassione era affogato il loro spirito, e quando essi si riempivano e traboccavano di compassione, sopra galleggiava sempre una grande stoltezza.

Con zelo e alte grida spingevano il loro gregge sul loro sentiero: quasi vi fosse un solo sentiero verso il futuro! In verità, anche questi pastori erano ancora pecore!

Piccoli spiriti e anime spaziose avevano questi pastori: ma, fratelli, che piccoli paesi erano finora anche le anime più spaziose!

Fecero segni di sangue sul cammino che percorrevano e la loro stoltezza insegnò che la verità si dimostra col sangue.

Ma il sangue è il peggior testimone della verità; il sangue avvelena la dottrina più pura e la cambia in follia e odio dei cuori.

E se uno va nel fuoco per la propria dottrina, che cosa dimostra! In verità è meglio che la propria dottrina venga da un incendio proprio.

Cuore torbido e testa fredda: quando s'incontrano, nasce il vento impetuoso, il “redentore”.

Ci furono uomini più grandi e di più alta nascita di quelli che il popolo chiama redentori, questi venti impetuosi che travolgono!

E da uomini più grandi di tutti i redentori dovete essere redenti, fratelli, se volete la via della libertà!

Non ci fu mai finora un “oltre-uomo”.

Nudi vidi entrambi, il più grande e il più piccolo:Sono troppo simili fra loro. In verità, anche il più grande lo trovai - troppo umano!». Così parlò Zarathustra.

2. Il Nietzsche degli altri

Profeta del nazismo Esistenzialista

IrrazionalistaEsistenzialista

Vitalista

Antipositivista

Nietzsche

Il Nietzsche di A. Gramsci(Quaderni dal carcere)

Ogni volta che ci si imbatte in qualche ammiratore del Nietzsche, è opportuno domandarsi e ricercare se le sue concezioni «superumane», contro la morale convenzionale, ecc. ecc., siano di pretta origine nicciana, (...) oppure abbiano origini molto piú modeste, siano, per esempio, connesse con la letteratura d'appendice.

Il Nietzsche di M. Kùndera (L'insostenibile leggerezza dell'essere)

... Nietzsche esce dal suo albergo a Torino. Vede davanti a sé un cavallo e un cocchiere che lo colpisce con la frusta. Nietzsche si avvicina al cavallo e, sotto gli occhi del cocchiere, gli abbraccia il collo e scoppia in pianto.

Ciò avveniva nel 1889 e a quel tempo Nietzsche era già lontano dagli uomini. In altri termini, proprio allora era esplosa la sua malattia mentale. Ma appunto per questo mi sembra che il suo gesto abbia un significato profondo.

Nietzsche era andato a chiedere perdono al cavallo per Descartes. La sua pazzia (e quindi la sua separazione dall'umanità) inizia nell'istante in cui piange sul cavallo. È questo il Nietzsche che amo.

Lo vedo che si allontana dalla strada sulla quale l'umanità, «signora e padrona della natura», prosegue la sua marcia in avanti.

Il Nietzsche di Benedetto XVIMeditazione

davanti alla Sindone

Torino, 2 maggio 2010

Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo.

Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

3. Il Nietzsche dei teologi

H. de Lubac

 

Alla morte di Dio subentra anche la morte dell'uomo

Il suo sferzante disprezzo ha di mira le nostre mediocrità, le nostre ipocrisie.

L’alternativa: - il cristianesimo eroico.- la forza della carità.

H.U. von Balthasar

Nietzsche è colui che ha compreso come al cuore del cristianesimo, prima di norme etiche o dogmatismi filosofico-teologici, stia il Crocifisso, cioè il Dio che è morto per noi sulla croce.

H. Küng

Nietzsche più anti-cristiano che anti-Cristo.una salutare provocazione per i cristiani.

Se il cristianesimo fosse …Se Dio fosse …Se il concetto di “al di là” fosse …Se il concetto di anima fosse …Se il concetto di “peccato” fosse …

Non si può essere cristiani senza essere uomini.  Essere cristiani come - un essere uomini radicale, - veramente umano, capace cioè di assorbire pienamente, persino in tutta la sua negatività, l’umano, troppo umano.

S. Quinzio

La volontà di potenza deve essere interpretata come una categoria escatologica,

- la categoria che permette di prospettare nuovi cieli e nuove terre: il superuomo, l'uomo al di là di così com'era.

- un Nietzsche escatologico è un Nietzsche cristiano.

4. Il Cristianesimo dopo Nietzsche

1. Il suo pensiero è indissolubilmente legato al cristianesimo.

2. La sua critica è come una riflessione in profondità sul fatto cristiano, sulla sua storia, sul suo futuro.

3. A questa chiamata personale non si può rispondere che con una riflessione esistenziale.

Il cristianesimo andrebbe riletto

non ricorrendo alle metafore passive- della visione - e della fusione

Il cristianesimo andrebbe riletto

non ricorrendo alle metafore passive- della visione - e della fusione

ma ricorrendoalle metafore di - collaborazione, - costruire-con

perché la vita eterna

non è una dissoluzione in Dio, un benefico letargo,

perché la vita eterna

non è una dissoluzione in Dio, un benefico letargo,

ma giubilo di partecipare “corpo e anima” all’Atto creatore infinito quale è il Dio Vivente

5. Dal primo all’ultimo Nietzsche

Al Dio sconosciuto

(poesia composta nel 1864, quando aveva appena vent’anni)

Ancora una volta, prima che m'avvii con lo sguardo rivolto innanzi io levo solitario a te le mani, chiedendoti rifugio, a te cui alzo nel profondo cuore grandi altari solenni perché la voce tua sempre mi chiami,

lassù risplende profondamente incisa la parola: al Dio sconosciuto.

Ed io son suo, anche se son rimasto fino a quest'ora fra le schiere empie;

io son suo, e sento le catene che mi voglion portare alla battaglia, sicché, se fuggo, mi costringono a servirlo.

Ti voglio conoscere, o Sconosciuto, che afferri la mia anima, che la mia vita sconvolgi come una tempesta, o Inafferrabile, eppure a me congiunto, voglio conoscerti e servirti.

Il lamento di Arianna

(Opera terminata il 3 gennaio del 1889; il 9 gennaio è ricoverato in una clinica per malattie mentali)

No! torna indietro!Con tutte le tue torture!Tutte le lacrime miecorrono a tee l’ultima fiamma del mio cuores’accende per te.Oh torna indietro,mio dio sconosciuto! dolore mio!felicità mia ultima!...