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ARBORIO ARBORIO (VC) (VC) Lungo la statale in
direzione di Ghisla-
rengo a circa 1 Km
dal paese, si trova
una piccola cappel-
la dedicata a S. Lo-
renzo. E‟ provata
l‟esistenza di una chiesa dedicata al santo già nel
XIII sec. e potrebbe indicare, come ipotizzato da
Mons. G. Ferraris, l‟esistenza di uno stanziamen-
to romano nell‟antichità. A metà del XIV sec.
documenti suggeriscono una forma di patronato
dei nobili Arborio e nel sec. XVI risulta ancora
officiata ma senza decime né funzione parroc-
chiale. La visita pastorale del 1770 parla di una
cappella che potrebbe essere già quella attuale ma
non si conosce se e come essa fu abbattuta o mo-
dificata. Il parroco di S. Martino a quel tempo
provvedeva al trasporto
della pietra sacra per po-
ter celebrare la Santa
Messa in occasione della
festa del Santo.
La Chiesa Parrocchiale
di Arborio dedicata a S.
Martino sorge sul luogo
di una più antica chiesa,
sempre dedicata al San-
to, esistente dal sec. X-
XI che fu demolita
quando si decise di co-
struire l‟attuale. Nel
1769 la comunità di Ar-
borio deliberò la nuova
costruzione poiché quella vecchia necessitava di
nuovi interventi per renderla sicura e si stava ri-
velando sempre meno capace di contenere la po-
polazione. Su uno schizzo di tale Frate Dalmazio,
fu affidato il compito di presentare un progetto
all‟ing. Richiardi di Vercelli che venne approvato
e appaltato dopo alcune modifiche. Nel 1773
l‟arcivescovo di Vercelli Mons. Costa D‟Arigna-
no concesse il permesso di consacrare l‟edificio e
l‟altare maggiore poiché la costruzione era pres-
soché terminata. Anche il campanile era compre-
so nel progetto ma fu più volte modificato. La
posizione di quello vecchio, stando ad una tela di
metà XVII sec. descrittiva dei feudi appartenenti
ai conti Arborio Gatti-
nara, si trovava dalla
parte opposta all‟ at-
tuale e ciò determinò
la necessita di scavare
nuove fondazioni.
e
le
sue
Chiese
ParrocchialeParrocchialeParrocchiale di S. Martinodi S. Martinodi S. Martino Oratorio di S. Lorenzo
Il campanile fu terminato solo nel 1786 e questa
data venne registrata con un graffito anonimo nel-
la chiesa di S. Sebastiano che
dice: “è fatto il campanile di
S. Martino. Alleluia”. Il pro-
getto originale prevedeva una
copertura di legno a cipolla
con rivestimento in rame ma fu sostituita con l‟at-
tuale lanterna ottagonale intorno al 1874. La fac-
ciata, artisticamente interessante, fu restaurata a
fine „800 e poi ancora a varie riprese tra il 1959 e
il 1986. Nel 1993 fu sostituito l‟affresco al centro
della medesima con un mosaico che, come il pre-
cedente, raffigura S.
Martino che divide
il suo mantello con
un povero, conside-
rato però di più mo-
desta qualità. L‟in-
terno è a navata uni-
ca di forma ellittica con soluzioni ornamentali di
una certa ricchezza. L‟abside sul lato est e all‟op-
posto una cantoria con un bell‟organo della dit-
ta“Mentasti”, collaudato nel 1874, interrompono
l‟andamento circolare. Due cappelle per parte di-
vise da ampi pilastri, ospitano a mezza altezza pic-
coli matronei nascosti da grate. I muri, decorati
con stucchi a marmo, sono ornati in modo sontuo-
so e terminano con semi capitelli di stile vaga-
mente corinzio al vertice delle lesene. Sopra gli
archi delle cappelle, le superfici sono decorate con
festoni floreali e alla base della volta una stretta
balconata con ringhiera corre tutt‟intorno. Tele di
soggetti vari sono appese ai vari pilastri.
Nelle cappelle di destra si trovano gli altari della
Madonna delle Grazie e di S. Giovanni Battista;
in quelle di sinistra gli altari delle anime purganti,
con una bella pala recentemente restaurata e quel-
la del crocifisso.
Entrando a destra
una ricostruzione
della grotta di
Lourdes. La volta
riccamente ornata
di stucchi, è ripar-
tita in 6 ampi
spicchi a vela che
contengono gran-
di ovali affrescati
e con i costoloni
decorati conver-
genti al centro
dove un affresco
di puro stile barocco racchiuso in un anello, rap-
presenta Il trionfo della croce e gli strumenti del-
la passione.
Negli 6 ovali intorno sono rappresentati a partire
dall‟ingresso e in senso orario: l’Arcangelo Mi-
chele , l’Evangelista Marco e poi Giovanni.
Verso l‟abside la Madonna e gli altri evangelisti
Matteo e Luca. Sopra l’altare si trova un ricco
baldacchino che pende dal soffitto anch‟esso de-
corato da stucchi e con un affresco che raffigura
il Trionfo del SS. Sacramento. All’opposto so-
pra l‟organo e la cantoria Re Davide che canta
accompagnandosi con l‟arpa. Un cartiglio riporta
la scritta: celebrate Deum in organo et choris.
Non si ha conoscenza
degli autori dei dipinti
poiché non ci sono firme
ma si suppone che siano
gli stessi che hanno di-
pinto i grandi riquadri
posti nell‟abside intorno
all‟altare. Negli anni tra
il 1893 e il 1897, l‟allo-
ra parroco di Arborio,
Don Eusebio Francese,
di cui si conserva un
ritratto in sacrestia,
commissionò a Pietro Mazzietti di Caprile, ma
residente a Lozzolo, e ai suoi aiutanti, tra i quali
il nipote Emilio che firmò con lui alcune opere,
la serie dei 10 dipinti che si possono osservare. In
realtà furono solo 9 poiché il quadro in alto al
centro sopra l‟ultima cena è opera di Lorenzo
Kirchmayr e fu eseguita nel 1901.
Don Eusebio Francese e
l‟ordine dei dipinti.
1- di difficile interpretazione ma possibile
“visione di S. Martino”
2- Guarigione di lebbroso da parte di S. Martino
3- Messa di S. Martino
4- S. Martino di fronte a Valentiniano
5- Morte di S. Martino
6- Adorazione dei pastori
7 - Ingresso di Gesù a Gerusalemme
8 - Ultima cena
9 - Gesù nel Getsémani
10 - Resurrezione
n° 7 n 8
Il ritrovamento di una parte del diario di Pietro
Mazzietti ha permesso di ricostruire, almeno in
parte, l‟evoluzione dei lavori. Questi non furono
sempre regolari e i rapporti tra Il parroco Don
Francese e il pittore non furono sempre idilliaci
come dimostrano alcune lettere giunte fino a noi.
L‟edificio at-
tuale, all‟entra-
ta del paese in
direzione di
Greggio e Ver-
celli poco lon-
tano dalle case,
si presenta con
una facciata semplice e senza particolarità. Co-
struito verso la metà del‟400 in stile romanico ha
una piccola absidiola sul lato sud probabilmente
anteriore al resto della costruzione e con l‟abside
a est in ciottoli di fiume con una finestrella e con
lesene in mattoni. Intorno un motivo di archetti
in mattoni e 4 finestrelle nei lati nord e sud. Alla
costruzione originale, nel „700 fu aggiunto un
portico a tre archi, ora inglobato all‟interno della
facciata che si vede per evitare il bivacco degli
zingari. Questo portico è visibile quando si entra e
divide in due la navata della chiesa. La costruzio-
ne fu elevata di circa un metro e
fu costruita la volta a botte verso
la fine dell‟800; nel contempo fu
fatto il pavimento e furono rico-
struiti gli archetti esterni simili
agli originali. Ulteriori riparazio-
ni la resero quale oggi si vede.
La croce alla sommità è sorretta
da due figure femminili in bron-
zo dalle quali manca una parte sul lato destro.
La chiesa contiene un ciclo di affreschi del XV
sec. di estremo interesse che raffigura soprattutto
la passione e la resurrezione di Cristo. I dipinti
dell‟abside sono piuttosto rovinati dall‟umidità e
come abituale in quel periodo, raffigurano il
Cristo Pantocràtore racchiuso nella mandorla
con a fianco i simboli degli evangelisti, opera at-
tribuita al maestro biellese detto “del Cristo della
Domenica”. Nella fascia inferiore sono raffigurati
gli apostoli con al centro S. Sebastiano. Nell’ab-
sidiola a destra dell‟altare è raffigurata una croci-
fissione nella parte alta, e in basso una bella Ma-
donna in trono con bambino e vari santi e sante
attribuiti anch‟essi alla stessa bottega. Un uomo
inginocchiato in preghiera davanti al Bambino
benedicente si suppone sia il committente dell‟o-
pera e forse dell‟intero ciclo di affreschi.
Oratorio di S. SebastianoOratorio di S. SebastianoOratorio di S. Sebastiano
L‟interessante ciclo della Passione e Resurrezio-
ne si sviluppa per grandi quadri su tre pareti for-
mando una lunga fascia sovrastata da un fregio
interrotto da 12 medaglioni raffiguranti personag-
gi biblici; profeti e patriarchi. Queste opere non
sono omogenee poiché si notano diversità di ese-
cuzione dovute a tempi e autori diversi. La botte-
ga del maestro biellese ha eseguito sicuramente la
prima parte del ciclo, completata in seguito dalla
bottega novarese di Tommaso Cagnola, una delle
più autorevoli e conosciute del periodo a cavallo
del XV e XVI sec. nel nostro territorio. I primi
quadri della parete destra e 7 medaglioni sovra-
stanti sono del pittore biellese; in seguito subentrò
la seconda bottega che continuò il ciclo interrom-
pendo il fregio in alto al quadro prima della croci-
fissione. Pare che Tommaso Cagnola abbia lavo-
rato personalmente solo nei riquadri inferiori del-
la parete destra con soggetti diversi; santi e sante.
Partendo
dall‟absidiola si
vedono nell‟or-
dine : ingresso
a Gerusalemme
– Ultima Cena-
lavanda dei pie-
di– preghiera
nel Getsèmani -arresto di Gesù– Gesù davanti
ad Erode– flagellazione di Cristo– Gesù scher-
nito– Gesù davanti a Caifa– Gesù condannato
da Pilato– salita al Calvario– Crocifissione–
Deposizione– Pietà– Risurrezione– Incontro
con la Maddalena– Cena di Emmaus– Appari-
zione di Gesù a Tommaso– Ascensione. Parti-
colari curiosi si trovano nell’ultima cena dove si
vede Giuda separato dagli altri apostoli e con
l’aureola scura ; seduti a destra 2 visi contigui,
( forse per aggiunta successiva) che portano a 13
gli apostoli. Nella lavanda dei piedi per una pro-
spettiva sbagliata sembra che il catino sia sospe-
so nel vuoto. Nella crocifissione i due ladroni
sono chiaramente distinguibili; da una piccola
anima che esce dalla bocca di uno e un diavolet-
to dalla bocca dell’altro. Il ciclo di santi sulla
parete destra in basso rappresentano: S. Gottar-
do in un piccolo riquadro; e poi S . Bernardino
da Siena- S. Chiara– S. Rocco- S. Sebastiano
particolare : S. Sebastiano– T. Cagnola
tra due carnefici– S. Agata e ancora
un piccolo S. Gottardo eseguito da
mano diversa da quella di T. Ca-
gnola. Sulla parete sinistra in basso
un „affresco raffigura il martirio di
S. Bartolomeo eseguito sicura-
mente in epoca molto posteriore, forse XVI sec.
molto rovinato nella parte centrale e inferiore.
Anche i frontoni delle due absidi sono tutte deco-
rate con scene usuali in quel periodo: una annun-
ciazione con l‟ angelo, una colomba, una raffi-
gurazione del Dio Padre, e vari santi nonché cor-
nici e merletti . Una attenzione particolare merita-
no i molti graffiti che, soprattutto nell‟abside, dal
cinquecento all‟ottocento, registrano i fatti salien-
ti della vita comunitaria. Questi sono abbastanza
comuni in tutte le chiese del territorio ma quello
che colpisce in questa cappella è la grande quanti-
tà; centocinquanta voci ancora leggibili. Essi regi-
strano soprattutto gli eventi negativi come care-
stie, alluvioni, morie di animali e fatti di guerra.
S. Antonio Abate protettore degli animali era
importante in tutte le comu-
nità agricole e S. Sebastia-
no, come protettore dalle
pestilenze era invocato nei
momenti delle varie epi-
demie; su di essi si con-
centrano più graffiti. La
statua del Cristo morto era
già lì nel 1770 e la si porta
in processione alla Parroc-
chiale il Mercoledì Santo.
Il santuario della “Madonna delle Grazie” o
“Madonna della Cintura” viene comunemente
chiamata dagli arboriesi “Madonna del Bosco”.
Situata fuori dal
paese poco lontano
dalla strada che por-
ta a S. Giacomo
Vercellese, si chia-
ma in questo modo
per via del grande
complesso boscoso che in tempi passati era nomi-
nata “Selvamora”. L‟edi-
ficio attuale fu completa-
to nel 1751 come riporta-
no diverse iscrizioni mu-
rali. Un affresco ancora
leggibile di un “Cristo in
Pietà” come viene comunemente denominata
questa raffigurazione di Gesù il quale, a volto me-
sto, occhi chiusi e mani distese incrociate sul da-
vanti esce da un sepolcro, fa supporre che una co-
struzione ben più antica sor-
gesse nello stesso luogo poi
inglobata nell‟attuale santua-
rio. Questo tipo di rappresenta-
zione è stata molto comune dal
sec. XV all‟inizio del XVI e si
trovano molti esempi anche
nel nostro territorio. Si ha noti-
zia anche di un‟eremita che nel
1655 dimorò in questo luogo.
Il culto della cosiddetta “Madonna della cintura”
è di origine incerta. La tradizione la fa derivare da
Santa Monica, madre di S. Agostino che per os-
servare il proprio lutto di vedova, chiese alla ma-
donna consiglio e ricevette direttamente da Lei
una cintura di pelle. In seguito coloro che deside-
rassero il patrocinio mariano, avrebbero dovuto
indossarne una. Sono molte le località dove si
venera questa particolare rappresentazione della
Vergine che si vede nell‟atto di porgere appunto
una cintura. Nel 1654 venne fondata ad Arborio
una confraternita ad
essa dedicata. La sede
fu fissata nella allora
Chiesa Parrocchiale di
S. Martino, demolita al
momento della costru-
zione di quella attuale.
L‟immagine della Ma-
donna non era una sta-
tua come ora ma una
pala d‟altare andata
perduta. La tela che
rappresenta i possedimenti degli Arborio-
Gattinara che descrive Arborio, dipinta intorno al
1650, riproduce un edificio senza pronao fuori dal
paese. Potrebbe trattarsi già del santuario anche
se non rappresentato correttamente. A metà XVIII
sec. la popolazione
decise di riprendere
e modificare la chie-
setta portandola alla
costruzione attuale.
In quel periodo si
procedette anche alla costruzione della cappella
dell‟Angelo Custode. La bella statua che raffigura
l‟Angelo che tiene per mano un bambino è rac-
chiusa in una nicchia sopra un altare nel quale si
trova un inserto marmoreo di epoca rinascimenta-
le con la scritta ”Observa
Eum” : inizio di una frase
tratta dalla Genesi che con-
tinua”et audi vocem eius”
Il Santuario è stato sempre meta di molti fedeli
che nei secoli vennero per intercedere grazie per
se stessi o per i loro cari e quando le ottennero,
lasciarono in ringraziamento e ricordo, piccoli
“Ex Voto”. Sono veramente tanti e sono esposti
lungo le pareti della chiesa e in sacrestia. E‟ cu-
rioso che se ne trovino anche due dedicati a S.
Euseo patrono di Serravalle Sesia. L‟edificio
contiene al piano superiore un
romitorio che sicuramente fu usa-
to in vari periodi di tempo. Si trat-
ta di tre stanzette di cui una con
camino e foco-
lare alle quali si
accede ora per una scaletta in-
terna alla chiesa dato che l‟ac-
cesso esterno venne murato.
Madonna del Bosco
Come in quasi tutti i
paesi e cittadine del
nostro territorio esi-
ste una cappella, di
solito situata all‟en-
trata dell‟abitato, de-
dicato a S. Rocco.
Questo Santo, assieme a S. Sebastiano, era consi-
derato protettore contro le pestilenze, piuttosto
frequenti, che mietevano moltissime vittime. Que-
sta di Arborio potrebbe essere stata edificata nel
XVI-XVII sec. quando infuriarono grandi epide-
mie di peste, una delle quali vivamente raccon-
tata da Manzoni nei Promessi Sposi. Si sa che nel
1704 ci fu un radicale restauro da parte di un tale
Francesco Gioia e che risultava proprietà dei no-
bili Arborio Mella quando e a metà dell‟800 la
fecero abbattere per costruirne una nuova a loro
spese. Nel 1927 , fattala nuovamente restaurare,
la donarono di fatto alla parrocchia consegnando
le chiavi al Parroco di allora. Fu benedetta e
aperta al culto per le rogazioni e per la festa del
Santo. Dietro la cappella si
trova una sorgente che forma
un laghetto dove si narra, in
epoca imprecisata, sia caduta
una carrozza con delle suore
che vi persero la vita. Fatto
che viene riportato oralmente
ma che non ha mai avuto al-
cun riscontro.
Oratorio di S. Rocco