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Provincia di Arezzo Caritas diocesana
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Associazione Sichem
crocevia dei popoli
OSSERVATORIO PROVINCIALE
DELLE POLITICHE SOCIALI
Quarto rapporto provinciale sulle povertà
Anno 2007
con la collaborazione di
Tipografia Graphicomp
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In copertina: “Il buon samaritano” di Vincent Van Gogh, anno 1890
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COLOPHON
I testi della presente pubblicazione, i risultati esposti e le metodologie utilizzate sono frutto di un
lavoro semestrale che ha visto impegnati molti operatori dei Servizi Pubblici (Zona Socio-sanitaria
aretina, Amministrazioni comunali della Zona aretina e Amministrazione provinciale di Arezzo),
della Caritas diocesana aretina, delle Caritas parrocchiali, del Centro per l’integrazione e dei Parroci
della Zona aretina.
In particolare, però, alcuni di noi si sono occupati della stesura e della redazione dei testi.
Nella premessa, il saluto della Provincia di Arezzo è stato scritto dall’Assessore alle Politiche
Sociali Mirella Ricci, mentre l’introduzione è stata curata dalla Direttrice della Caritas diocesana,
Suor Rosalba Sacchi.
La presentazione generale alla pubblicazione ed il capitolo n° 1 sulla spesa sociale nella Zona socio-
sanitaria aretina è stata curata da Marco La Mastra e da Roberta Minucci, avvalendosi del
supporto di Francesca Rodolfi (Zona socio-sanitaria aretina); la strutturazione dell’archivio
contenente le informazioni e l’elaborazione dei dati è stata effettuata da Valerio Romolini.
Il Capitolo n° 2, sulla povertà sommersa e domanda sociale nella zona aretina, è stato redatto dal
sociologo Walter Nanni, consulente dell’Ufficio Studi e Ricerche di Caritas italiana.
Il capitolo n° 3, che analizza i dati emersi nel 2006 dai servizi della Caritas diocesana aretina, con
un interessante confronto con gli anni precedenti, e che presenta i risultati di un Focus di attenzione
sulle Dipendenze e di una ricerca/indagine sul fenomeno della povertà sommersa, è stato curato da
Andrea Dalla Verde.
Il Capitolo nº 4, relativo al monitoraggio effettuato nella zona socio-sanitaria della Valdichiana e
del Casentino che ha coinvolto solo i servizi sociali dei Comuni delle due Zone, è stato curato da
Walter Nanni.
Il Capitolo nº 5, riguardante le conclusioni, è stato curato da Andrea Dalla Verde e Walter Nanni.
La raccolta e l’immissione delle informazioni analizzate è stata curata dagli operatori della Caritas
diocesana Manuela Esposito, Francesco Ciandella e Gabriele Chianucci, che hanno contribuito
anche alla validazione dei dati. La predisposizione del software per l’informatizzazione delle schede
è stata curata da Alessandro Ranieri, operatore dell’Osservatorio Provinciale Sulle Politiche
Sociali. L’intera pubblicazione è stata curata da: Giovanni Ralli, Marco La Mastra, Andrea
Dalla Verde e Walter Nanni.
Finito di stampare nel mese di Ottobre 2008
a cura della Tipografia Graphicomp di Arezzo
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INDICE
Premessa pag. 7
Introduzione pag. 9
Presentazione pag. 11
Capitolo 1 – “Analisi degli interventi e della spesa sociale nella Zona Socio-sanitaria aretina”
1.1 Introduzione pag. 13
1.2 Analisi degli interventi e della spesa sociale nella Zona Aretina pag. 14
1.2.1. La spesa sociale della zona Aretina per area di utenza pag. 17
1.2.2. La spesa sociale della zona Aretina per macro-area di interventi e servizi pag. 21
1.2.3. Interventi e servizi che assorbono più spesa pag. 26
1.3 Appendice: grafici e tabelle pag. 29
Capitolo 2 - “Povertà sommersa e domanda sociale nella Zona aretina”
1.0 Introduzione metodologica al percorso di osservazione pag. 39
2.0 Domanda sociale e povertà emersa nella Zona di Arezzo pag. 40
2.1 Gli utenti dei servizi sociali comunali pag. 40
2.2 Gli utenti del Centro per l’Integrazione pag. 63
2.3 Povertà e bisogni degli utenti delle Caritas parrocchiali pag. 70
3.0 Lo sguardo dei parroci sulla povertà sommersa del territorio pag. 77
Capitolo 3 - “Il sistema operativo della Caritas diocesana”
3.1 Introduzione e dati della Caritas diocesana aretina pag. 81
3.2 Focus nuove povertà: Dipendenza pag. 100
3.3 Questionario d’indagine anno 2006 pag. 104
Capitolo 4 – “Zoom sulla domanda sociale in Valdichiana e in Casentino” pag. 109
Capitolo 5 / Conclusioni – “Idee guida per la Zona aretina” pag. 123
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PREMESSA
C’è una povertà nuova, che non evoca scenari lontani o Paesi del terzo mondo, ma che è vicina,
emergente e allo stesso tempo invisibile.
È l’esclusione da un sistema sociale, è la negazione di diritti di cittadinanza.
Il Quarto Rapporto sulla Povertà in provincia di Arezzo, nato dalla sinergia dell’Osservatorio
provinciale delle Politiche Sociali e dalla Caritas diocesana aretina, vuol essere uno strumento di
analisi dei mutamenti sociali della nostra comunità.
Questo anno l’indagine si riferisce alla zona socio-sanitaria aretina, dove emerge che la povertà è
soprattutto senso di incertezza e instabilità crescente e non solo oggettiva condizione economica.
Le cifre e le percentuali emerse sono state il frutto dell’ascolto di tutti quei soggetti che, nel
territorio della zona aretina, a vario titolo si interfacciano e conoscono la popolazione: enti locali,
Caritas parrocchiali, Centro per l’integrazione, parrocchie, medici etc. Aumenta una "terra di
mezzo" dove si trovano persone non ancora classificabili povere, ma che vivono in uno stato di
insicurezza e vulnerabilità crescente.
Dal Rapporto emerge un quadro puntuale che fotografa il fenomeno della povertà e delinea le
prospettive future, identificando i possibili strumenti da adottare per ridurre il rischio di povertà
economica e sociale.
Mirella Ricci
Vicepresidente e Assessore Politiche Sociali della Provincia di Arezzo
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INTRODUZIONE
Il Rapporto sulle povertà quest’anno ci presenta la situazione della Zona aretina, una Zona in cui la
povertà in questi ultimi anni è aumentata in maniera intensa e preoccupante. Questa Zona, dove
permane ancora una vita sociale a dimensione umana, è di facile accesso essendo un luogo di
passaggio tra Nord e Sud. È pertanto una certezza che arrivino in questo territorio molti poveri
soprattutto dal Sud Italia e da molte parti del mondo ma, negli ultimi anni, questo si va ad
aggiungere all’impoverimento progressivo di una buona parte di aretini, di anziani soli, di famiglie
monoparentali, di disoccupati e di tante altre categorie raccontate in questo Rapporto. Si sono così
intensificate le povertà vecchie, quali ad esempio la mancanza di casa, di lavoro, di mezzi adeguati
di sostentamento per una vita dignitosa, alle quali si aggiungono quelle “nuove” come la mancanza
di relazione umane significative, l’aumento della violenza, l’uso diffuso di droghe varie, il
crescendo della criminalità, gli abusi e l’offese alla persona. Lasciamoci dunque interpellare da
questo Rapporto, che pur con i suoi limiti si fa “voce di chi non ha voce”.
Dal Rapporto appare il contributo di molte realtà impegnate, sia pure con tanti limiti, a costruire una
rete in grado di dare risposte sempre più adeguate alla promozione delle persone, per dare vita ad
una società in cui ciascuno possa vivere con tutti i diritti e i doveri che spettano ad ogni Uomo.
Come emerge dai dati relativi ai servizi della Caritas diocesana, questo Rapporto ci stimola a
consolidare quanto di positivo viene fatto ma soprattutto ci invita a prendere coscienza di quanta
strada ci sia ancora da fare. Il lavoro congiunto tra le varie organizzazioni e istituzioni del territorio
deve essere rafforzato e migliorato per dare seguito a un cammino già iniziato, almeno in teoria, per
arrivare ad una società capace di accogliere e rispettare i diritti di ognuno, una società in cui la
politica sia veramente, come sosteneva La Pira, “la più alta forma di Carità” perché non si dia “per
Carità ciò che spetta per Giustizia”. Anche il Vangelo ci ricorda che “i Poveri li avremo sempre con
noi” e ciò ci deve impegnare ad accogliere tutti come fratelli.
Un grazie di cuore a quanti hanno collaborato a realizzare questo Rapporto e l’augurio che non
rimanga nel “cassetto” come a volte succede. Grazie alle parrocchie, al volontariato così fiorente,
alle Istituzioni e un grazie particolare agli Operatori della Caritas che con impegno e professionalità
sono ogni giorno sul campo per costruire un mondo migliore. Il Rapporto ogni anno ci permette di
conoscere le situazioni di disagio e ci impegna ad essere “insieme” attenti ad ascoltare e accogliere
il grido troppo spesso inespresso dei Poveri, per accompagnarli in un cammino di promozione.
Suor Rosalba Sacchi
Direttrice Caritas diocesana aretina
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PRESENTAZIONE
E’ ormai strutturata da alcuni anni nel nostro territorio l’idea di promuovere un’attività conoscitiva
sulle povertà e sulle situazioni di emarginazione sociale, che corrisponde pienamente alle finalità
proprie dell’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali. L'esperienza a livello locale
dell’Osservatorio, che ha strutturato in collaborazione con la Caritas diocesana aretina una sezione
tematica specifica, offre un contributo di carattere metodologico all'analisi di tale problematica
ormai da quattro anni.
Le informazioni diffuse sulla povertà in Italia non sono in grado di evidenziare tutte le sfaccettature
del fenomeno, quali i motivi e le cause profonde della povertà individuale e familiare, i fattori che
facilitano l'entrata e l'uscita dallo stato di indigenza, l'efficacia delle politiche sociali, etc. I soli dati
relativi alla povertà economica, inoltre, non consentono di stabilire la diffusione e i tratti qualitativi
di alcuni fenomeni di emarginazione ed esclusione sociale, non riconducibili in senso stretto ad una
situazione di indigenza economica. Quando si è trattato di concretizzare queste volontà, la scelta
compiuta successivamente è apparsa obbligata: un lavoro di osservazione delle povertà ha bisogno
di utilizzare diverse metodologie e di coinvolgere molti soggetti; si registra in particolare la
necessità di indagare le così dette povertà nascoste, quel tipo di povertà cioè di cui si avverte la
presenza, ma con cui nessun soggetto istituzionale entra facilmente in contatto.
In questo filone di ricerca si sono diffuse diverse esperienze che hanno approfondito e focalizzato
l'attenzione sulla cosiddetta "domanda sociale", intendendo con essa il numero di utenti che si
rivolge ai servizi sociali, assistenziali e sanitari. Se l'insieme delle persone che si rivolgono ad un
determinato servizio, pubblico o privato che sia, non corrisponde all'universo dei soggetti in
difficoltà in un determinato territorio (anche perché molte persone, pur presentando situazioni di
disagio sociale, non si rivolgono a nessun tipo di servizio), l’identificazione della domanda sociale
"visibile" rappresenta comunque un primo passo, irrinunciabile, per stimare l'entità del "numero
oscuro" che non si rivolge ai servizi e rimane nel sommerso della dimensione privata e familiare.
Le analisi condotte dall’Osservatorio nascono con le modalità dette, tenuto anche conto di un’altra
considerazione. La conoscenza delle persone in stato di povertà o di emarginazione e dei loro
bisogni è in definitiva un compito estremamente complesso, che non può essere affrontato da un
unico soggetto, ma può essere solamente il risultato di un lavoro integrato condotto da diversi
soggetti, pubblici e del privato sociale, che non solo cooperano nel fronteggiare questi bisogni, ma
si sforzano di mettere in comune le conoscenze che scaturiscono dal loro lavoro.
Questo Quarto Rapporto costituisce infatti il risultato di un percorso d’indagine sulle situazioni di
povertà, disagio ed emarginazione sociale, ed è frutto di un lavoro intenso durato più di un anno,
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durante il quale abbiamo analizzato la situazione della Zona socio-sanitaria aretina utilizzando una
metodologia già collaudata in Valdichiana e in Casentino.
Con il supporto di tutti i soggetti che hanno partecipato alla ricerca, è stato fatto un lungo ed intenso
lavoro di conoscenza delle pratiche operative e di formazione specifica per tutti gli operatori
pubblici e privati interessati. Il Rapporto descrive le metodologie ed i risultati dell’azione
sperimentale effettuata nella Zona aretina nell’anno 2007 e che ha previsto anche un’attività di
aggiornamento e monitoraggio della domanda sociale in Valdichiana e in Casentino (che come
precedentemente accennato, sono state oggetto di studio nelle edizioni precedenti del Rapporto sulla
povertà in Provincia di Arezzo).
L’Osservatorio cerca quindi di offrire un attivo contributo allo sviluppo della comunità locale,
favorendo la messa in rete delle conoscenze e l’assunzione condivisa delle responsabilità: è stato
indispensabile a tal riguardo, la collaborazione fattiva degli operatori del territorio nella lettura dei
dati e delle informazioni raccolte, anche allo scopo di fornire una versione aderente alla realtà di
taluni fenomeni sociali. Nella speranza di fornire un contributo di conoscenza e di analisi critica in
riferimento al sistema sociale aretino e casentinese in particolare, ci è parso adeguato dedicare il
capitolo di apertura all’analisi e alla valutazione della spesa sociale sostenuta nella Zona aretina per
l'erogazione dei servizi sociali negli anni 2003, 2004 e 2005.
Riteniamo opportuno che l’attenzione e la consapevolezza del territorio, delle sue realtà di disagio e
delle risorse a disposizione, crescano anche all’interno delle Istituzioni e fra i cittadini. E’ in questo
senso che ci auguriamo che le analisi dei dati e gli approfondimenti presenti in questo rapporto
possano fornire qualche utile orientamento per le scelte e le programmazioni future in materia di
politiche sociali integrate.
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CAPITOLO 1
Analisi degli interventi e della spesa sociale nella Zona socio-sanitaria aretina
1.1 Introduzione
Nel presente rapporto sarà effettuata l’analisi delle risorse finanziarie a disposizione della Zona,
rilevate dalle schede informative compilate dai Comuni ai fini di indagini censuarie condotte a
livello nazionale sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni, che hanno come oggetto principale
le informazioni sugli utenti e sulla spesa sostenuta dalle Amministrazioni Comunali per i servizi
erogati nelle annualità 2003, 2004, 2005 e 2006 da sole e/o in associazione, confrontate, dove
possibile, con i livelli regionali e provinciali.
Nell’ambito di finalità informative e sociali e in ottemperanza alla legge quadro di riforma
dell’assistenza (L. 328/2000), che prevede espressamente la realizzazione di un sistema informativo
sui servizi sociali offerti, negli ultimi anni a livello nazionale si è deciso di organizzare la raccolta
delle informazioni sugli interventi e sui servizi sociali a livello locale.
La realizzazione dell’indagine sugli interventi e i servizi sociali ha visto coinvolti più livelli
istituzionali del governo centrale e locale: tali enti, in vario modo e a vario titolo, sono interessati
alla produzione e all’utilizzo della base dati a cui la rilevazione è finalizzata. Tale indagine permette
ai decisori pubblici di disporre, oltre che di dati validi e pertanto confrontabili, anche di un
linguaggio condiviso. Con questo obiettivo è stato affrontato un complesso lavoro di
armonizzazione di classificazioni e di definizioni, in parte già esistenti, in parte nuove, che ha
portato ad una classificazione condivisa dei singoli interventi e servizi1.
Le informazioni reperite con la rilevazione possono soddisfare varie esigenze di tipo istituzionale,
tra cui le principali sono:
• definire i livelli essenziali di assistenza sociale, secondo quanto stabilito dall'art. 46 della
legge 289/20022. A questo fine è indispensabile disporre di informazioni analitiche sulle
singole tipologie di prestazioni e sui rispettivi beneficiari, informazioni fino ad oggi carenti
per gli interventi decisi e gestiti a livello locale: l’indagine sui servizi sociali dei Comuni si
configura come il primo strumento informativo in grado di far fronte a tale esigenza;
• monitorare la spesa pubblica per l’assistenza sociale erogata con l’acquisizione di
informazioni statistiche affidabili e sufficientemente analitiche sugli interventi assistenziali
erogati a livello locale.
1 “La seconda indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni – anno 2004” (Statistiche in breve – ISTAT). 2 Legge 27 dicembre 2002, n. 289 - "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2003)".
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Analizziamo quindi i dati che riguardano i trasferimenti ai Comuni provenienti dalla Regione e
dallo Stato, le quote dei bilanci degli stessi Enti destinate ai servizi sociali e le quote aggregate di
compartecipazione degli utenti al costo dei servizi (rette, tariffe, ecc.) per tutti gli anni presi in
esame. Le voci opportunamente aggregate danno informazioni sull’entità globale dei finanziamenti
a disposizione della Zona Socio-sanitaria, sulla ripartizione delle quote di finanziamento fra i vari
soggetti e sulla distribuzione dei singoli valori nel territorio.
Si è deciso di analizzare l’intera spesa sociale della Zona (e non solo gli interventi specifici di
contrasto alla povertà), ispirandosi ad un concetto di povertà che non si identifica solamente con la
carenza di risorse necessarie per la soddisfazione dei bisogni primari, ma anche con l’insieme dei
fenomeni di disagio sociale, emarginazione ed esclusione sociale.
1.2 Analisi degli interventi e della spesa sociale nella Zona Aretina
Questo paragrafo presenta un'analisi sul livello e sulla composizione della spesa sostenuta dai
Comuni della Zona Aretina per l'erogazione dei servizi sociali negli anni 2003, 2004, 2005 e 2006.
I dati utilizzati sono stati rilevati dalle schede informative compilate ai fini di rilevazioni
denominate “Indagini censuarie sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli o associati”,
effettuate dall'Istat in collaborazione con il Ministero dell'Economia e delle Finanze/Ragioneria
Generale dello Stato, le Regioni, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Le unità di rilevazione dell’indagine sono quindi costituite dai 6 Comuni della zona Aretina e dagli
altri enti (Associazione di Comuni e Azienda USL) che erogano i servizi sociali e socio-
assistenziali.
I dati analizzati riguardano i servizi e gli interventi di cui sono titolari i Comuni singoli o associati,
anche se finanziati con trasferimenti statali, regionali o provinciali; sono quindi esclusi i servizi di
titolarità statale, per i quali i Comuni subentrano solo a livello di organizzazione dell’intervento e di
individuazione degli aventi diritto (es. assegno per le famiglie con almeno tre figli, assegno di
maternità, bonus per il secondo figlio, reddito minimo di inserimento, assegni ai grandi invalidi).
Sono escluse dalla rilevazione anche le spese sostenute per l’istruzione e il diritto allo studio, quali
il trasporto scolastico (salvo il trasporto scolastico per i disabili), la mensa scolastica (salvo
agevolazioni alle famiglie povere), i libri di testo, le borse di studio e i finanziamenti alle scuole di
ogni ordine e grado. Sono esclusi, inoltre, gli interventi di solidarietà internazionale, gli interventi
attuati in occasione di calamità naturali o per abbattere le barriere architettoniche.
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Le informazioni ottenute sono state suddivise in sette aree di intervento, secondo la tipologia dei
destinatari3:
Area famiglia e minori: interventi e servizi di supporto alla crescita dei figli e alla
tutela dei minori (i beneficiari degli interventi e dei servizi possono essere donne sole
con figli, gestanti, giovani coppie, famiglie con figli, famiglie monoparentali e donne
che subiscono maltrattamenti in ambito familiare);
Area disabili: interventi e servizi a cui possono accedere utenti con problemi di
disabilità fisica, psichica o sensoriale (le prestazioni rivolte agli anziani non
autosufficienti rientrano invece nell’area “anziani”);
Area dipendenze: interventi e servizi di competenza dei servizi socio-assistenziali
rivolti a persone con dipendenza da alcool e droghe;
Area anziani: interventi e servizi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone
anziane, nonché a favorire la loro mobilità, l’integrazione sociale e lo svolgimento
delle funzioni primarie;
Area immigrati e nomadi: interventi e servizi finalizzati all’integrazione sociale,
culturale ed economica degli stranieri immigrati (per stranieri si intendono le persone
che non hanno la cittadinanza italiana, comprese quelle in situazioni di particolare
fragilità quali profughi, rifugiati, richiedenti asilo, vittime di tratta);
Area povertà, disagio adulti e senza fissa dimora: interventi e servizi per ex
detenuti, donne maltrattate, persone senza fissa dimora, indigenti, persone con
problemi mentali (psichiatrici) e altre persone in difficoltà non comprese nelle altre
aree;
Area multiutenza: in quest’area rientrano i servizi di segretariato sociale, di
informazione e di consulenza per l’accesso alla rete dei servizi, le attività di
prevenzione e sensibilizzazione, oltre alle azioni di sistema e alle spese logistiche che
gli Enti hanno dovuto sostenere per la gestione dei servizi e per l’organizzazione di
interventi tesi a favorire la realizzazione dell’integrazione socio-sanitaria.
All’interno di ciascuna area, gli interventi e i servizi sociali sono riconducibili a tre macro-aree:
interventi e servizi di supporto (welfare d’accesso, pronto intervento, servizi comunitari e
domiciliari);
trasferimenti in denaro (interventi economici);
strutture (servizi semiresidenziali e residenziali).
3 Per rendere i dati confrontabili nei quattro anni considerati, tutte le classificazioni sono state ricondotte a quella del 2006.
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In tutta l'analisi si fa riferimento alla spesa netta, calcolata come differenza tra la variabile “spesa” e
le due variabili sulla compartecipazione (utenti e Servizio Sanitario Nazionale).
La spesa complessiva per gli interventi e i servizi sociali erogati dai Comuni e dagli altri enti gestori
nella Zona Aretina ha subito una diminuzione negli anni presi in esame; il calo più consistente si è
registrato dal 2004 al 2005 (Tabella 1.1), con una riduzione della spesa pro-capite pari a 17 €. Tale
diminuzione è legata alla riduzione nel 2005 del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali4, che
costituisce la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza alle persone e
alle famiglie, così come previsto dalla legge quadro di riforma dell’assistenza (L. 328/200). Il
Fondo Sociale finanzia, infatti, un sistema articolato di Piani Sociali Regionali e Piani Sociali di
Zona che descrivono, per ciascun territorio, una rete integrata di servizi alla persona rivolti
all’inclusione dei soggetti in difficoltà, o comunque all’innalzamento del livello di qualità della vita.
Tabella 1.1 Spesa sociale della zona Aretina (valori in euro)
Anno Spesa netta Spesa pro-capite
2003 12.528.979 102
2004 12.419.022 100
2005 10.441.564 83
2006 10.387.177 82
Tabella 1.2 Spesa sociale della zona Aretina distinta per ente gestore
Asl Associazione di Comuni Comune
2005 389.684 646.333 9.405.547 10.441.564
2006 426.553 666.669 9.293.955 10.387.177
2005 3,7 6,2 90,1 100
2006 4,1 6,4 89,5 100
Valori in euro
Valori percentuali
AnnoEnte gestore
Totale
Da evidenziare che la parte di spesa sociale gestita dalla Asl riguarda principalmente una quota del
fondo sociale regionale che la Zona Aretina ha trasferito a tale ente per la gestione dei servizi legati
alle Dipendenze.
Il Grafico 1 (appendice, pag. 29) riporta la spesa sociale della zona Aretina distinta per ente gestore.
4 Previsto inizialmente dalla Legge 449/1997 e ridefinito dalla Legge 328/2000.
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1.2.1. La spesa sociale della zona Aretina per area di utenza
Analizziamo ora i dati a disposizione distinguendo le aree di utenza dei servizi. Negli anni 2003 e
20045 la zona Aretina ha presentato una distribuzione della spesa sociale in linea con quella
registrata in Toscana, con l'unica differenza nel 2004 nell'allocazione delle risorse dedicate all'area
della Povertà, che in termini percentuali erano superiori a quelle relative alla Multiutenza. Da
evidenziare, inoltre, che la zona si è caratterizzata per avere una percentuale di spesa nell'area
Povertà, Disagio adulti e Senza fissa dimora più alta rispetto a tutte le altre zone della provincia e
superiore anche al livello medio regionale.
Tabella 1.3/a Spesa sociale per area di utenza e zona. Anni 2003 e 2004 (valori percentuali)
Sia a livello regionale sia nella zona Aretina la quota maggiore della spesa complessiva era rivolta
negli anni considerati principalmente verso le politiche di supporto alla Famiglia (nel 2004 in
Toscana 37,3% e nella Zona 42,7%), gli Anziani (nel 2004 in Toscana 26,6% e nella Zona 26,4%) e
i Disabili (nel 2004 in Toscana 16% e nella Zona 13,8%).
Da evidenziare che nel 2004 la quota di spesa per l'area Famiglie e Minori nella zona Aretina era la
più alta rispetto alle altre zone della provincia di Arezzo e risultava superiore anche al livello
regionale. Da sottolineare che la Zona Aretina ha investito molto sugli asili nido, che assorbono
circa il 70% della spesa totale di quest’area. Come si può vedere dalla Tabella 1.3/b, negli anni
2005 e 2006 la quota di spesa rivolta alle politiche di supporto alla Famiglia si è mantenuta la più
elevata, seguita, come negli anni precedenti, dalle percentuali relative agli Anziani e ai Disabili.
5 Fonte: Regione Toscana. I commenti relativi ai dati regionali sono riferiti ai soli anni 2003 e 2004 in quanto sono gli unici disponibili
(alla data di produzione di questo rapporto). Inoltre i dati del Casentino risultano diversi da quelli pubblicati dalla Regione Toscana in quanto sono stati corretti, su segnalazione della Zona stessa, durante la fase di preparazione del “Terzo rapporto provinciale sulle povertà”.
Anno Zona
Area di Utenza
TotaleAnziani Disabili Dipendenze
2003
Aretina 34,1 24,3 14,6 11,6 2,1 0,6 12,6 100
Casentino 26,5 11,3 33,7 6,2 2,8 0,3 19,1 100
Val di Chiana 37,8 29,9 17,6 1,0 4,6 0,1 9,1 100
Val Tiberina 42,6 26,7 19,5 1,5 2,8 2,2 4,7 100
20,3 46,7 16,4 4,2 1,4 0,2 10,9 100
Provincia 30,1 31,5 17,3 6,8 2,3 0,5 11,5 100
Regione 39,0 24,8 16,0 7,7 2,2 0,5 9,7 100
2004
Aretina 42,7 26,4 13,8 8,0 2,1 0,7 6,2 100
Casentino 23,8 11,5 32,7 6,3 3,5 0,2 22,0 100
Val di Chiana 34,3 28,1 18,5 1,9 3,8 0,4 13,0 100
Val Tiberina 32,6 22,2 19,5 2,5 2,9 1,6 18,7 100
30,7 41,4 17,1 2,5 1,6 0,2 6,4 100
Provincia 35,4 29,8 17,5 4,8 2,4 0,6 9,6 100
Regione 37,3 26,6 16,0 7,2 2,4 0,6 10,0 100
Famiglie e
Minori
Povertà,
Disagio Adulti
e Senza fissa
dimora
Immigrati
e NomadiMultiutenza
Valdarno
Valdarno
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Tabella 1.3/b Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza. Anni 2003 - 2006 (valori %)
Una quota piuttosto consistente di spesa risulta poi anche quella riservata all'area Povertà, Disagio
adulti e Senza fissa dimora, in aumento rispetto al 2004, anno in cui ha presentato la percentuale
più bassa.
Le quattro aree appena analizzate, sulle quali si concentra la maggior parte delle risorse (Famiglie e
minori, Anziani, Disabili e Povertà, Disagio adulti e Senza fissa dimora), assorbono
complessivamente circa il 90% del totale della spesa sociale della zona Aretina (Grafico 2 in
appendice, pag. 30).
Tabella 1.4 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza e Comune (valori in euro)
* i comuni contrassegnati dall'asterisco hanno completamente delegato all'associazione
Anno Anziani Dipendenze Disabili Famiglie e Minori Immigrati e Nomadi Totale
2003 24,3 0,6 14,6 11,6 34,1 2,1 12,6 100
2004 26,4 0,7 13,8 8,0 42,7 2,1 6,2 100
2005 17,8 0,8 19,3 8,5 45,4 2,3 6,0 100
2006 17,1 0,5 16,8 10,8 44,8 2,6 7,4 100
Povertà, Disagio Adulti e
Senza fissa dimoraMultiutenza
Anno 2005 Anziani Dipendenze Disabili Totale
Arezzo 1.242.258 7.728 1.659.991 655.577 3.873.410 125.667 460.043 8.024.674
* * * * * * * *
* * * * * * * *
418.071 25.357 66.067 85.600 457.299 55.000 19.500 1.126.894
80.302 3.300 54.640 1.843 83.557 11.807 18.530 253.979
Subbiano * * * * * * * *
72.020 0 140.952 77.853 258.977 9.700 86.831 646.333
Aretina – ASL 8 45.000 49.666 95.593 66.946 62.500 33.379 36.600 389.684
Totale 1.857.651 86.051 2.017.243 887.819 4.735.743 235.553 621.504 10.441.564
Anno 2006 Anziani Dipendenze Disabili Totale
Arezzo 1.127.878 0 1.395.506 800.092 3.691.247 175.164 505.000 7.694.887
* * * * * * * *
* * * * * * * *
455.688 8.300 66.610 97.451 599.754 37.500 21.700 1.287.003
71.769 1.175 69.155 3.870 116.126 22.581 27.389 312.065
Subbiano * * * * * * * *
86.521 858 142.596 114.782 215.902 8.250 97.760 666.669
Aretina – ASL 8 35.000 41.973 75.020 100.910 30.000 28.650 115.000 426.553
Totale 1.776.856 52.306 1.748.887 1.117.105 4.653.029 272.145 766.849 10.387.177
Povertà,
Disagio Adulti
e Senza fissa
dimora
Famiglie e
Minori
Immigrati
e NomadiMultiutenza
Capolona
Castiglion Fibocchi
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)
Povertà,
Disagio Adulti
e Senza fissa
dimora
Famiglie e
Minori
Immigrati
e NomadiMultiutenza
Capolona
Castiglion Fibocchi
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)
19
Tabella 1.5 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza e Comune (valori percentuali)
Anno 2005 Anziani Dipendenze Disabili
Povertà, Disagio
Adulti e Senza
fissa dimora
Famiglie e
Minori
Immigrati e
NomadiMultiutenza Totale
Arezzo 15,5 0,1 20,7 8,2 48,3 1,6 5,7 100
Capolona * * * * * * * *
Castiglion Fibocchi * * * * * * * *
Civitella in Val di Chiana 37,1 2,3 5,9 7,6 40,6 4,9 1,7 100
Monte San Savino 31,6 1,3 21,5 0,7 32,9 4,6 7,3 100
Subbiano * * * * * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)11,1 0,0 21,8 12 40,1 1,5 13,4 100
Aretina – ASL 8 11,5 12,7 24,5 17,2 16,0 8,6 9,4 100
Totale 17,8 0,8 19,3 8,5 45,4 2,3 6,0 100
Anno 2006 Anziani Dipendenze Disabili
Povertà, Disagio
Adulti e Senza
fissa dimora
Famiglie e
Minori
Immigrati e
NomadiMultiutenza Totale
Arezzo 14,7 0,0 18,1 10,4 48,0 2,3 6,6 100
Capolona * * * * * * * *
Castiglion Fibocchi * * * * * * * *
Civitella in Val di Chiana 35,4 0,6 5,2 7,6 46,6 3 1,7 100
Monte San Savino 23,0 0,4 22,2 1,2 37,2 7,2 8,8 100
Subbiano * * * * * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)13,0 0,1 21,4 17,2 32,4 1,2 14,7 100
Aretina – ASL 8 8,2 9,8 17,6 23,7 7,0 6,7 27,0 100
Totale 17,1 0,5 16,8 10,8 44,8 2,6 7,4 100
* i comuni contrassegnati dall'asterisco hanno completamente delegato all'associazione
Nella Tabella 1.6 riportiamo i valori pro-capite calcolati sulle rispettive popolazioni di riferimento,
per rapportare la spesa sociale ai bisogni effettivi della zona6.
Tabella 1.6 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza (Valori pro-capite in euro)
6 I valori pro-capite sono stati calcolati come rapporto tra la spesa e la popolazione di riferimento per ogni area di utenza: Anziani –
popolazione con età maggiore di 65 anni; Dipendenze – popolazione con età maggiore di 15 anni; Disabili – n° disabili conosciuti dai servizi in base
alla L.104/92; Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora – popolazione di età compresa tra 18 e 65 anni; Famiglie e Minori – n° componenti delle
famiglie con almeno un minore, calcolati dai dati forniti dalle anagrafi comunali nell'anno 2006; Immigrati e Nomadi – popolazione straniera residente; Multiutenza – popolazione residente.
Anno Anziani Dipendenze Disabili Totale
2004 122,0 1,0 1.518,0 13,0 119,0 37,0 6,0 100,0
2005 67,1 0,8 1.908,5 11,2 95,6 28,7 5,0 83,2
2006 63,5 0,5 1.246,5 14,0 93,9 30,3 6,1 82,2
Povertà, Disagio
Adulti e Senza
fissa dimora
Famiglie
e Minori
Immigrati
e NomadiMultiutenza
20
Da sottolineare a partire dal 2005 la diminuzione di quasi tutti i valori pro-capite, tranne che
nell'area dei Disabili, dove la spesa pro-capite è aumentata per poi scendere nel 2006, mentre nelle
aree della Multiutenza e della Povertà in quest'ultimo anno si è registrato un riallineamento ai valori
del 2004.
Da evidenziare che la spesa per disabile risulta essere sempre la più alta tra tutte le aree di utenza.
Se si analizzano le aree di utenza in relazione agli enti gestori si può evidenziare come la parte più
consistente di spesa gestita dai Comuni sia stata erogata per Anziani, Disabili e Famiglie e minori.
Per quanto riguarda la Asl, invece, la quota più rilevante del totale della spesa gestita da tale ente
riguarda l'area Dipendenze (Tabella 1.8)7.
Il Grafico 3 (appendice pag. 31) presenta l'andamento delle percentuali di spesa per i diversi enti
gestori relativamente alle principali aree di utenza.
Nelle tabelle che seguono si vede nel dettaglio come sia cambiata la distribuzione negli anni presi in
considerazione.
Tabella 1.7 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza ed ente gestore (valori in euro)
Nelle aree Anziani e Famiglie e minori i Comuni gestiscono i servizi, direttamente o in forma
associata, per una quota pari, rispettivamente, a circa il 98% e 99% della spesa complessiva. Inoltre,
se si analizzano i dati in termini assoluti, si nota come l'assistenza fornita dalle Amministrazioni
Comunali al sostegno della famiglia sia quella per la quale i Comuni gestiscono più risorse.
7 Si ricorda che la parte di spesa sociale gestita dalla Asl deriva dal trasferimento, effettuato dalla Zona Aretina, di una quota del fondo sociale regionale.
Anno 2005 Totale
Anziani 45.000 1.812.651 1.857.651
Dipendenze 49.666 36.385 86.051
Disabili 95.593 1.921.650 2.017.243
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 66.946 820.873 887.819
Famiglie e Minori 62.500 4.673.243 4.735.743
Immigrati e Nomadi 33.379 202.174 235.553
36.600 584.904 621.504
Totale 389.684 10.051.880 10.441.564
Anno 2006 Totale
Anziani 35.000 1.741.856 1.776.856
Dipendenze 41.973 10.333 52.306
Disabili 75.020 1.673.867 1.748.887
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 100.910 1.016.195 1.117.105
Famiglie e Minori 30.000 4.623.029 4.653.029
Immigrati e Nomadi 28.650 243.495 272.145
115.000 651.849 766.849
Totale 426.553 9.960.624 10.387.177
Asl Comuni (singoli
o associati)
Multiutenza
Asl Comuni (singoli
o associati)
Multiutenza
21
Nell'area Disabili i Comuni gestiscono una quota altrettanto consistente, superiore al 95% della
spesa complessiva.
Nel 2006 la parte di spesa per Immigrati e Nomadi gestita dai Comuni è risultata in aumento
rispetto al 2005, raggiungendo un valore pari a 89,5%
Nell'area delle politiche di contrasto alla povertà, i Comuni gestiscono una quota della spesa
complessiva superiore al 91%.
La parte di spesa relativa alla Asl che ricopre la quota più rilevante è quella per l'area Dipendenze,
pari nel 2006 all'80,2% del totale.
Tabella 1.8 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza ed ente gestore (valori %)
1.2.2. La spesa sociale della zona Aretina per macro-area di interventi e servizi
Passando all'analisi dei dati distinti per le tre macro-aree rilevate nell'indagine possiamo mettere in
evidenza i diversi modi in cui le Amministrazioni Locali organizzano le politiche sociali.
Anno Area di Utenza Totale
2005
Anziani 2,4 97,6 100
Dipendenze 57,7 42,3 100
Disabili 4,7 95,3 100
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 7,5 92,5 100
Famiglie e Minori 1,3 98,7 100
Immigrati e Nomadi 14,2 85,8 100
5,9 94,1 100
Totale 3,7 96,3 100
Anno Area di Utenza Totale
2006
Anziani 2,0 98,0 100
Dipendenze 80,2 19,8 100
Disabili 4,3 95,7 100
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 9,0 91,0 100
Famiglie e Minori 0,6 99,4 100
Immigrati e Nomadi 10,5 89,5 100
15,0 85,0 100
Totale 4,1 95,9 100
AslComuni (singoli
o associati)
Multiutenza
AslComuni (singoli
o associati)
Multiutenza
22
Tabella 1.9/a Spesa sociale per macro-area e Zona. Anni 2003 e 2004 (valori percentuali)8
Vediamo innanzitutto che, nel periodo esaminato, in Toscana era al primo posto la quota di spesa
per le strutture (43% nel 2003 e 42,5% nel 2004)), così come nella zona Aretina, dove nel 2004 la
percentuale era anche superiore al livello medio regionale.
Da evidenziare, poi, che nella zona Aretina tale macro-area presenta le quote di spesa più alte anche
negli altri anni considerati (Tabella 1.9/b).
Segue, sia in Toscana che nella zona Aretina, la spesa per interventi e servizi, mentre quella per i
trasferimenti in denaro rappresenta la parte meno consistente.
Tabella 1.9/b Spesa sociale della zona Aretina per macro-area. Anni 2003 - 2006 (valori %)
Analizziamo ora alcune caratteristiche della spesa a livello comunale.
Emerge innanzitutto che, in termini assoluti, la spesa complessiva per strutture sostenuta dal
Comune di Arezzo rappresenta circa l'85% del totale di tale macro-area, mentre nel resto della zona
soltanto il Comune di Civitella dedica alle strutture la quota più consistente della propria spesa9.
8 Fonte: Regione Toscana. I commenti relativi ai dati regionali sono riferiti ai soli anni 2003 e 2004 in quanto sono gli unici disponibili
(alla data di produzione di questo rapporto). Inoltre i dati del Casentino risultano diversi da quelli pubblicati dalla Regione Toscana in quanto sono
stati corretti, su segnalazione della Zona stessa, durante la fase di preparazione del “Terzo rapporto provinciale sulle povertà”. 9 Nei comuni di Arezzo e Civitella risiede circa l'83% degli abitanti della Zona.
Anno ZonaMacro-area di interventi e servizi
TotaleInterventi e servizi Strutture Trasferimenti in denaro
2003
Aretina 31,9 41,4 26,7 100
Casentino 50,4 30,7 18,9 100
Val tiberina 31,0 51,0 18,0 100
Val di Chiana 36,2 45,3 18,6 100
30,7 53,9 15,4 100
Provincia 33,3 45,9 20,8 100
Regione 32,9 43,0 24,1 100
2004
Aretina 29,8 58,7 11,5 100
Casentino 50,8 26,7 22,5 100
Val tiberina 45,9 42,0 12,2 100
Val di Chiana 38,2 42,5 19,2 100
25,1 60,4 14,4 100
Provincia 32,7 52,9 14,5 100
Regione 33,7 42,5 23,8 100
Valdarno
Valdarno
Anno Interventi e servizi Strutture Trasferimenti in denaro Totale
2003 31,9 41,4 26,7 100
2004 29,8 58,7 11,5 100
2005 27,7 61,0 11,2 100
2006 31,9 57,3 10,9 100
23
Tabella 1.10 Spesa sociale della zona Aretina per macro-area e Comune (valori in euro)
Anno 2005 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 1.881.343 5.429.878 713.453 8.024.674
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 305.006 615.831 206.057 1.126.894
Monte San Savino 78.458 69.372 106.149 253.979
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)364.135 133.672 148.526 646.333
Aretina – ASL 8 267.425 122.259 0 389.684
Totale 2.896.367 6.371.012 1.174.185 10.441.564
Anno 2006 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 2.024.261 5.035.929 634.697 7.694.887
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 452.124 601.678 233.201 1.287.003
Monte San Savino 127.901 74.401 109.763 312.065
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)375.148 137.986 153.535 666.669
Aretina – ASL 8 328.930 97.623 0 426.553
Totale 3.308.364 5.947.617 1.131.196 10.387.177
* i comuni contrassegnati dall'asterisco hanno completamente delegato all'associazione
Per quanto riguarda la spesa assorbita dai trasferimenti in denaro, il valore massimo lo ritroviamo
ancora nel comune di Arezzo, ma per tale macro-area risulta Monte San Savino l'ente con la
percentuale più alta sulla spesa complessiva.
L'ultima macro-area, quella relativa agli interventi e servizi, vede ancora Arezzo gestire nel periodo
considerato la spesa più alta rispetto agli altri Comuni10, anche se sono la Asl e l'Associazione tra i
Comuni di Capolona, Castiglion Fibocchi e Subbiano a presentare le percentuali di spesa più
elevate.
10
Nel territorio del Comune di Arezzo risiede più della metà dei residenti nella zona Aretina.
24
Tabella 1.11 Spesa sociale della zona Aretina per macro-area e Comune (valori percentuali)
Anno 2005 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 23,4 67,7 8,9 100
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 27,1 54,6 18,3 100
Monte San Savino 30,9 27,3 41,8 100
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)56,3 20,7 23,0 100
Aretina – ASL 8 68,6 31,4 0,0 100
Totale 27,7 61,0 11,2 100
Anno 2006 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 26,3 65,4 8,2 100
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 35,1 46,8 18,1 100
Monte San Savino 41,0 23,8 35,2 100
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)56,3 20,7 23,0 100
Aretina – ASL 8 77,1 22,9 0,0 100
Totale 31,9 57,3 10,9 100
* i comuni contrassegnati dall'asterisco hanno completamente delegato all'associazione
Nel Grafico 4 (appendice pag. 32) è rappresentata la distribuzione della spesa nelle macro-aree per i
Comuni della zona.
Passando all'analisi della spesa pro-capite, in tutte le macro-aree è il Comune di Civitella in Val di
Chiana a registrare i valori più elevati.
25
Tabella 1.12 Spesa sociale della zona Aretina per macro-area e Comune (valori pro-capite in €)
Anno 2005 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 19,8 57,2 7,5 84,5
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 34,2 69,0 23,1 126,2
Monte San Savino 9,3 8,2 12,6 30,1
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)27,8 10,2 11,3 49,3
Aretina – ASL 8 2,1 1,0 0,0 3,1
Totale 23,1 50,8 9,4 83,2
Anno 2006 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Arezzo 21,2 52,7 6,6 80,5
Capolona * * * *
Castiglion Fibocchi * * * *
Civitella in Val di Chiana 50,3 66,9 25,9 143,1
Monte San Savino 15,1 8,8 13,0 36,9
Subbiano * * * *
Associazione Comuni (Capolona-
Castiglion F.-Subbiano)28,1 10,3 11,5 49,9
Aretina – ASL 8 2,6 0,8 0,0 3,4
Totale 26,2 47,1 9,0 82,2
* i comuni contrassegnati dall'asterisco hanno completamente delegato all'associazione
Analizziamo ora i dati a disposizione incrociando le aree di utenza con le tre macro-aree (interventi
e servizi di supporto, trasferimenti in denaro e strutture).
Nelle aree Anziani e Dipendenze la quota di spesa più elevata è quella relativa ad interventi e
servizi, mentre per i Disabili quella riferita alle strutture (il cui costo è totalmente a carico dei
servizi, non essendo prevista la compartecipazione degli utenti), così come nelle aree del supporto
alle politiche familiari e in quella relativa a Immigrati e nomadi. Nell'area della Povertà, infine,
sono i contributi economici a far registrare le quote più elevate di spesa (Grafico 5 in appendice
pag. 33).
26
Tabella 1.13 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza e macro-area (valori in euro)
Tabella 1.14 Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza e macro-area (valori %)
1.2.3. Interventi e servizi che assorbono più spesa11
Concentriamo ora l'attenzione su alcuni interventi e servizi sociali che assorbono più spesa per le 3
aree di utenza che coprono complessivamente circa l' 80% del totale nel periodo preso in esame:
Anziani, Disabili e Famiglie e minori. Presenteremo poi la stessa analisi anche per Povertà,
Disagio adulti e Senza fissa dimora, un'area che pur non ricoprendo una percentuale di spesa
11
La spesa dei Comuni per i singoli servizi può dipendere dalla diversa compartecipazione richiesta o dalle caratteristiche degli utenti
stessi, quindi le differenze tra i valori di spesa dei singoli servizi vanno interpretate con cautela.
Anno 2005 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Anziani 927.441 807.108 123.102 1.857.651
Dipendenze 56.568 25.066 4.417 86.051
Disabili 607.827 1.187.145 222.271 2.017.243
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 70.206 252.506 565.107 887.819
Famiglie e Minori 520.630 3.964.272 250.841 4.735.743
Immigrati e Nomadi 92.191 134.915 8.447 235.553
621.504 . . 621.504
Totale 2.896.367 6.371.012 1.174.185 10.441.564
Anno 2006 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Anziani 929.934 738.283 108.639 1.776.856
Dipendenze 37.173 13.973 1.160 52.306
Disabili 611.151 997.183 140.553 1.748.887
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 195.665 244.733 676.707 1.117.105
Famiglie e Minori 714.029 3.769.281 169.719 4.653.029
Immigrati e Nomadi 53.563 184.164 34.418 272.145
766.849 . . 766.849
Totale 3.308.364 5.947.617 1.131.196 10.387.177
Multiutenza
Multiutenza
Anno 2005 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Anziani 49,9 43,4 6,6 100
Dipendenze 65,7 29,1 5,1 100
Disabili 30,1 58,8 11,0 100
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 7,9 28,4 63,7 100
Famiglie e Minori 11,0 83,7 5,3 100
Immigrati e Nomadi 39,1 57,3 3,6 100
100 0 0 100
Totale 27,7 61,0 11,2 100
Anno 2006 Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro Totale
Anziani 52,3 41,5 6,1 100
Dipendenze 71,1 26,7 2,2 100
Disabili 34,9 57,0 8,0 100
Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimora 17,5 21,9 60,6 100
Famiglie e Minori 15,3 81,0 3,6 100
Immigrati e Nomadi 19,7 67,7 12,6 100
100 0 0 100
Totale 31,9 57,3 10,9 100
Multiutenza
Multiutenza
27
sociale molto elevata, nella zona Aretina presenta comunque quote che meritano un
approfondimento12
.
Tabella 1.15 Gli interventi e i servizi sociali che assorbono più spesa nell'area Anziani
In entrambi gli anni considerati più del 30% della spesa nell'area Anziani era destinata a strutture
residenziali. Tra gli altri interventi e servizi, quelli che assorbono le percentuali più consistenti della
spesa netta dell'area sono il Servizio sociale professionale, l'Assistenza domiciliare socio-
assistenziale e quella attuata tramite vouchers, assegni di cura e buoni socio-sanitari.
Nell'area Disabili (Tabella 1.16) vediamo che la percentuale più alta della spesa è assorbita dai
centri diurni e da quelli di aggregazione/sociali.
Tabella 1.16 Gli interventi e i servizi sociali che assorbono più spesa nell'area Disabili
Dalla tabella seguente emerge che nell'area Famiglie e minori al primo posto troviamo gli asili nido
con la percentuale di spesa più alta; per il resto dei servizi seguono le strutture residenziali ed il
servizio sociale professionale.
12
Per il dettaglio di tutti i servizi presenti nelle sette aree di utenza si rimanda all'appendice (a partire da pag. 22).
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Centri diurni 582.957 28,9
Centri di aggregazione/sociali 308.506 15,3
Strutture residenziali 266.195 13,2
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 220.879 10,9
Contributi per servizi alla persona 185.025 9,2
Altri interventi e servizi 453.681 22,5
Totale 2.017.243 100
2006
Centri diurni 562.378 32,2
Centri di aggregazione/sociali 301.247 17,2
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 247.960 14,2
Trasporto sociale (compreso il trasporto scolastico) 169.779 9,7
Strutture residenziali 127.958 7,3
Altri interventi e servizi 339.565 19,4
Totale 1.748.887 100
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Strutture residenziali 695.520 37,4
Servizio sociale professionale 192.036 10,3
191.600 10,3
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 181.939 9,8
Altri interventi e servizi 596.556 32,1
Totale 1.857.651 100
2006
Strutture residenziali 582.294 32,8
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 294.935 16,6
201.985 11,4
Servizio sociale professionale 146.059 8,2
Altri interventi e servizi 551.583 31,0
Totale 1.776.856 100,0
Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario
Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario
28
Tabella 1.17 Gli interventi e i servizi che assorbono più spesa nell'area Famiglie e Minori
Analizziamo ora gli interventi e servizi che assorbono più spesa nell'area Povertà, Disagio adulti e
Senza fissa dimora.
Tabella 1.18 Interventi e servizi che assorbono più spesa nell'area Povertà, Disagio adulti e
Senza fissa dimora
Da notare come, in entrambi gli anni considerati, i contributi economici ad integrazione del reddito
familiare e le strutture comunitarie e residenziali assorbano più del 65% della spesa per questa area.
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Asili nido 3.458.935 73,0
Strutture residenziali 367.692 7,8
Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori) 99.088 2,1
Altri interventi e servizi 810.028 17,1
Totale 4.735.743 100
2006
Asili nido 3.184.991 68,4
Strutture residenziali 297.800 6,4
Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori) 123.631 2,7
Altri interventi e servizi 1.046.607 22,5
Totale 4.653.029 100
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 494.257 55,7
Strutture comunitarie e residenziali 178.406 20,1
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 65.100 7,3
Altri interventi e servizi 150.056 16,9
Totale 887.819 100
2006
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 561.726 50,3
Strutture comunitarie e residenziali 179.733 16,1
Servizio sociale professionale 110.583 9,9
Altri interventi e servizi 265.063 23,7
Totale 1.117.105 100
29
1.3 Appendice: grafici e tabelle
Grafico 1. Spesa sociale della zona Aretina distinta per ente gestore
Spesa sociale della Zona Aretina - anno 2005
Comune 90,1%
Asl 3,7%
Associazione
di comuni 6,2%
Spesa sociale della Zona Aretina - anno 2006
Associazione
di comuni 6,4%Asl 4,1%
Comune 89,5%
30
Grafico 2. Spesa sociale della zona Aretina per area di utenza e Comune
0% 20% 40% 60% 80% 100%
Arezzo
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni
(Capolona-Castiglion F.-Subbiano)
Aretina – ASL 8
Anziani DipendenzeDisabili Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimoraFamiglie e Minori Immigrati e NomadiMultiutenza
Anno 2005
0% 20% 40% 60% 80% 100%
Arezzo
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni
(Capolona-Castiglion F.-Subbiano)
Aretina – ASL 8
Anziani DipendenzeDisabili Povertà, Disagio Adulti e Senza fissa dimoraFamiglie e Minori Immigrati e NomadiMultiutenza
Anno 2006
31
Grafico 3. Spesa sociale della zona Aretina per ente gestore per le principali aree di utenza
0
20
40
60
80
100
Asl 2,4 4,7 7,5 1,3
Comuni (singoli o associati) 97,6 95,3 92,5 98,7
Anziani Disabili
Povertà, disagio
adulti e senza
fissa dimora
Famiglie e Minori
Anno 2005
perc
entu
ali
0
20
40
60
80
100
Asl 2,0 4,3 9,0 0,6
Comuni (singoli o associati) 98,0 95,7 91,0 99,4
Anziani Disabili
Povertà, Disagio
Adulti e Senza
fissa dimora
Famiglie e Minori
Anno 2006
perc
entu
ali
32
Grafico 4. Spesa sociale della zona Aretina (%) per macro-area di interventi e servizi
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Arezzo
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni
(Capolona-Castiglion F.-Subbiano)
Aretina – ASL 8
Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro
Anno 2005
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Arezzo
Civitella in Val di Chiana
Monte San Savino
Associazione Comuni
(Capolona-Castiglion F.-Subbiano)
Aretina – ASL 8
Interventi e Servizi Strutture Trasferimenti in Denaro
Anno 2006
33
Grafico 5. Spesa sociale della zona Aretina per macro-area di interventi e servizi, per le principali aree di
utenza
0
20
40
60
80
100
Interventi e Servizi 49,9 30,1 7,9 11,0
Strutture 43,4 58,8 28,4 83,7
Trasferimenti in Denaro 6,6 11,0 63,7 5,3
Anziani DisabiliPovertà, Disagio Adulti e
Senza fissa dimoraFamiglie e Minori
Anno 2005
perc
entu
ali
0
20
40
60
80
100
Interventi e Servizi 52,3 34,9 17,5 15,3
Strutture 41,5 57,0 22 81,0
Trasferimenti in Denaro 6,1 8,0 60,6 3,6
Anziani DisabiliPovertà, Disagio Adulti e
Senza fissa dimoraFamiglie e Minori
Anno 2006
perc
entu
ali
34
Tabella 1.15 bis La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Anziani
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Strutture residenziali 695.520 37,4
Servizio sociale professionale 192.036 10,3
191.600 10,3
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 181.939 9,8
Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari 147.763 8,0
Centri diurni 94.488 5,1
Trasporto sociale 93.017 5,0
Retta per prestazioni residenziali 69.765 3,8
Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio 44.647 2,4
34.226 1,8
21.881 1,2
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 18.900 1,0
Integrazione sociale 17.793 1,0
Centri estivi o invernali (compresi i soggiorni climatici o termali) 13.500 0,7
Contributi per servizi alla persona 11.870 0,6
Contributi economici per alloggio 11.692 0,6
Retta per centri diurni 4.725 0,3
Centri di aggregazione/sociali 3.600 0,2
Buoni spesa e buoni pasto 3.500 0,2
2.539 0,1
Contributi generici ad enti e associazioni sociali 2.500 0,1
Contributi economici per servizio trasporti 150 0,01
Totale 1.857.651 100
2006
Strutture residenziali 582.294 32,8
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 294.935 16,6
201.985 11,4
Servizio sociale professionale 146.059 8,2
Centri diurni 137.039 7,7
Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari 92.413 5,2
Altro (specificare) Custode sociale 54.000 3,0
Retta per prestazioni residenziali 50.588 2,8
Trasporto sociale 48.327 2,7
Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio 31.740 1,8
26.506 1,5
Integrazione sociale 24.671 1,4
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 20.290 1,1
Centri estivi o invernali (compresi i soggiorni climatici o termali) 15.500 0,9
Contributi per servizi alla persona 12.739 0,7
Contributi economici per servizio trasporti 10.100 0,6
Altro (specificare) Riattivazione motoria 9.000 0,5
Contributi economici per alloggio 6.772 0,4
Retta per centri diurni 4.650 0,3
Buoni spesa e buoni pasto 3.500 0,2
Centri di aggregazione/sociali 3.450 0,2
298 0,02
Totale 1.776.856 100
Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario
Telesoccorso e teleassistenza
Servizi di prossimità (buonvicinato)
Altro (specificare) Corso di mobilizzazione a domicilio
Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario
Servizi di prossimità (buonvicinato)
Telesoccorso e teleassistenza
35
Tabella 1.16 bis La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Disabili
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Centri diurni 582.957 28,9
Centri di aggregazione/sociali 308.506 15,3
Strutture residenziali 266.195 13,2
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 220.879 10,9
Contributi per servizi alla persona 185.025 9,2
Trasporto sociale (compreso il trasporto scolastico) 155.804 7,7
Attività di servizio sociale professionale 62.617 3,1
Sostegno all'inserimento lavorativo 56.730 2,8
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 42.585 2,1
Integrazione sociale 37.505 1,9
Sostegno socio-educativo scolastico 29.388 1,5
Centri estivi o invernali (con pernottamento) 26.057 1,3
Retta per centri diurni 25.462 1,3
Altro (specificare) Abbattimento barriere architettoniche 5.314 0,3
Centri diurni estivi 3.430 0,2
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 2.860 0,1
Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari 2.319 0,1
Retta per prestazioni residenziali 2.310 0,1
Buoni spesa e buoni pasto 1.300 0,1
Totale 2.017.243 100
2006
Centri diurni 562.378 32,2
Centri di aggregazione/sociali 301.247 17,2
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 247.960 14,2
Trasporto sociale (compreso il trasporto scolastico) 169.779 9,7
Strutture residenziali 127.958 7,3
Contributi per servizi alla persona 96.288 5,5
Sostegno all'inserimento lavorativo 51.000 2,9
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 44.663 2,6
Integrazione sociale 41.242 2,4
Attività di servizio sociale professionale 29.549 1,7
Retta per centri diurni 28.756 1,6
Sostegno socio-educativo scolastico 23.868 1,4
Centri estivi o invernali (con pernottamento) 5.600 0,3
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 5.150 0,3
Contributi economici per alloggio 3.260 0,2
Contributi economici per servizio trasporto 3.100 0,2
Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari 3.090 0,2
Contributi generici ad enti e associazioni sociali 2.799 0,2
Buoni spesa e buoni pasto 1.200 0,1
Totale 1.748.887 100
36
Tabella 1.17 bis La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Famiglie e Minori
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Asili nido 3.458.935 73,0
Strutture residenziali 367.692 7,8
Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori) 99.088 2,1
Integrazione sociale 73.034 1,5
Contributi economici per affido familiare 68.894 1,5
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 66.316 1,4
Sostegno socio-educativo scolastico 58.157 1,2
Mensa (esclusa la mensa scolastica salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 57.100 1,2
Altro (specificare) Buoni per acquisto di LATTE-PANNOLONI-FARMACI 49.687 1,0
Trasporto sociale (escluso il trasporto scolastico salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 45.860 1,0
Centri diurni 45.000 1,0
Centri di aggregazione/sociali 44.000 0,9
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 40.835 0,9
Contributi economici per alloggio 38.500 0,8
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 36.589 0,8
Altro (specificare) Servizio per diritto di visita 27.500 0,6
Servizio per l'affido minori 26.632 0,6
Centri diurni estivi 26.045 0,5
Altro (specificare) Consulenza e mediazione familiare 23.200 0,5
Retta per asili nido 22.669 0,5
Ludoteche/laboratori 19.100 0,4
Contributi economici per i servizi scolastici 18.746 0,4
Retta per altre prestazioni semi-residenziali 9.910 0,2
Servizio per l'adozione minori 7.025 0,1
Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia 3.500 0,1
Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 1.600 0,03
Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 129 0,003
Totale 4.735.743 100
2006
Asili nido 3.184.991 68,4
Strutture residenziali 297.800 6,4
Servizio sociale professionale (compresa tutela legale minori) 123.631 2,7
Servizio per l'affido minori 108.884 2,3
Integrazione sociale 103.893 2,2
Altro (specificare) SERVIZI 'SPAZIO FAMIGLIA' (MEDIAZIONE GENIT.) 96.500 2,1
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 87.886 1,9
Altro (specificare) CIAF 86.000 1,8
Sostegno socio-educativo scolastico 81.772 1,8
Centri diurni 81.258 1,7
Contributi economici per alloggio 53.156 1,1
Servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia 48.232 1,0
Trasporto sociale (escluso il trasporto scolastico salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 36.690 0,8
Retta per asili nido 34.945 0,8
Mensa (esclusa la mensa scolastica salvo le agevolazioni alle famiglie povere) 34.693 0,7
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 33.000 0,7
Centri diurni estivi 29.500 0,6
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 24.635 0,5
Centri di aggregazione/sociali 21.500 0,5
Ludoteche/laboratori 20.000 0,4
Contributi economici per affido familiare 15.116 0,3
Contributi economici per i servizi scolastici 14.247 0,3
Altro (specificare) Buoni per acquisto di LATTE-PANNOLONI-FARMACI 12.500 0,3
Retta per prestazioni residenziali 10.320 0,2
Servizio per l'adozione minori 7.080 0,2
Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 3.500 0,1
Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 1.300 0,03
Totale 4.653.029 100
37
Tabella 1.18 bis La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Povertà, Disagio adulti
e Senza fissa dimora
Tabella 1.19 La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Immigrati e Nomadi
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 494.257 55,7
Strutture comunitarie e residenziali 178.406 20,1
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 65.100 7,3
Contributi economici per alloggio 36.979 4,2
Mensa 23.500 2,6
Buoni spesa o buoni pasto 21.600 2,4
Servizio sociale professionale 19.445 2,2
Integrazione sociale 16.750 1,9
Altro (specificare) Accoglienza emergenza presso albergo (per nuclei) 9.000 1,0
Contributi generici ad enti ed associazioni sociali 8.771 1,0
Interventi per tutte le altre categorie del disagio adulti 7.946 0,9
Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 3.500 0,4
Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 2.565 0,3
Totale 887.819 100
2006
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 561.726 50,3
Strutture comunitarie e residenziali 179.733 16,1
Servizio sociale professionale 110.583 9,9
Contributi economici per alloggio 83.981 7,5
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 65.000 5,8
Interventi per tutte le altre categorie del disagio adulti 29.000 2,6
Integrazione sociale 25.672 2,3
Mensa 23.500 2,1
Buoni spesa o buoni pasto 22.000 2,0
Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 6.910 0,6
Contributi economici erogati a titolo di prestito (prestiti d'onore) 6.000 0,5
Contributi economici per affido familiare 3.000 0,3
Totale 1.117.105 1000
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Strutture residenziali 107.000 45,4
Servizio sociale professionale 58.886 25,0
Area attrezzata per nomadi 27.667 11,7
Integrazione sociale 16.600 7,0
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 8.047 3,4
Intermediazione abitativa e/o assegnazione alloggi 7.972 3,4
Mensa 6.196 2,6
Trasporto sociale (compreso il trasporto scolastico) 2.537 1,1
Contributi economici per alloggio 400 0,2
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 248 0,1
Totale 235.553 100
2006
Strutture residenziali 144.164 53,0
Area attrezzata per nomadi 40.000 14,7
Servizio sociale professionale 25.622 9,4
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 15.111 5,6
15.000 5,5
Buoni spesa o buoni pasto 9.000 3,3
Mensa 6.641 2,4
Contributi economici per cure o prestazioni sanitarie 6.000 2,2
Integrazione sociale 4.650 1,7
Contributi economici per alloggio 4.307 1,6
Trasporto sociale (compreso il trasporto scolastico) 1.650 0,6
Totale 272.145 1000
Altro (specificare) Lavoro di strada per contrasto a sfrutt. prostituz.
38
Tabella 1.20 La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Dipendenze
Tabella 1.21 La spesa per gli interventi e i servizi sociali nell'area di utenza Multiutenza
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Sostegno all'inserimento lavorativo 30.000 34,9
Attività di servizio sociale professionale 13.811 16,0
Centri diurni 12.129 14,1
Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio 7.765 9,0
Strutture residenziali 5.400 6,3
Altro (specificare) Ospitalità di emergenza anziani aiuto 5.037 5,9
Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare 4.992 5,8
Contributi economici per alloggio 2.582 3,0
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 2.500 2,9
Buoni spesa o buoni pasto 1.450 1,7
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 385 0,4
Totale 86.051 100
2006
Sostegno all'inserimento lavorativo 28.000 53,5
Centri diurni 9.000 17,2
Pronto intervento sociale (unità di strada, ecc.) 4.973 9,5
Trasporto sociale 4.560 8,7
Assistenza domiciliare socio-assistenziale 3.800 7,3
Contributi economici ad integrazione del reddito familiare 1.060 2,0
Attività di servizio sociale professionale 813 1,6
Contributi economici per alloggio 100 0,2
Totale 52.306 1000
Anno Interventi e servizi sociali Spesa % di spesa nell'area
2005
Azioni di sistema e spese di organizzazione 507.374 81,6
Prevenzione e sensibilizzazione 82.000 13,2
Segretariato sociale, informazione e consulenza per l'accesso alla rete dei servizi32.130 5,2
Totale 621.504 100
2006
Azioni di sistema e spese di organizzazione 709.576 92,5
Segretariato sociale, informazione e consulenza per l'accesso alla rete dei servizi47.273 6,2
Prevenzione e sensibilizzazione 10.000 1,3
Totale 766.849 1000
39
CAPITOLO 2 Domanda sociale e povertà sommersa nella Zona aretina
1.0 Introduzione metodologica al percorso di osservazione
Il presente studio sulla povertà e la domanda sociale nella zona socio-sanitaria di Arezzo si è
sviluppato su due percorsi distinti di osservazione: il primo percorso si è focalizzato sulla domanda
sociale espressa o visibile, coincidente con l'universo delle persone/famiglie che si rivolgono ad
alcuni servizi pubblici e privati di assistenza sociale. Un secondo percorso ha approfondito invece la
domanda sociale inespressa o potenziale del territorio, che non giunge ai servizi e che rimane chiusa
nell'alveo dei sistemi informali di relazioni e protezione sociale.
Per quanto si riferisce al percorso di osservazione sulla domanda sociale visibile, sono stati raccolti
una serie di dati anagrafici e relativi alla domanda sociale espressa dagli utenti dei seguenti servizi:
a) servizi sociali dei 6 comuni appartenenti al distretto socio-sanitario di Arezzo;
b) Centro per l’Integrazione di Arezzo
c) servizi sociali delle zone sociosanitarie della Valdichiana e del Casentino (capitolo
4, monitoraggio di aggiornamento delle rilevazioni effettuate per le edizioni
precedenti del Rapporto)
d) 10 Caritas parrocchiali presenti nel territorio aretino
Per quanto riguarda il primo ambito di raccolta dati, presso ogni Comune della zona è stato
individuato un unico punto di raccolta delle informazioni, in modo da poter superare il problema del
doppio conteggio degli stessi utenti in più servizi. L'individuazione del punto di osservazione è stata
possibile anche grazie alla disponibilità degli assistenti sociali e dei responsabili di settore, che
hanno collaborato attivamente al percorso di osservazione. Al fine di ottimizzare il processo di
raccolta dei dati, sono stati realizzati degli incontri formativi/informativi, in cui sono state
comunicate e condivise le modalità operative della raccolta dei dati.
In modo parallelo all'individuazione dei punti di osservazione, si è proceduto alla predisposizione
della griglia comune di raccolta dati, che rappresenta una versione aggiornata della scheda di
rilevazione utilizzata nelle precedenti edizioni del rapporto. La griglia è finalizzata a rilevare le
principali variabili strutturali di tutti gli utenti che si sono rivolti ai servizi sociali nel corso di un
trimestre di attività, vale a dire nel trimestre ottobre-dicembre 2007. Successivamente alla raccolta
delle informazioni, si è proceduto all'elaborazione statistica dei dati, giungendo a questo report
qualitativo/quantitativo di presentazione dei risultati raggiunti.
40
Nell’ambito del volontariato è stata invece individuata la significativa realtà del Centro per
l’Integrazione della città di Arezzo, in grado di evidenziare in modo adeguato la sfera di bisogni
della popolazione immigrata presente nel territorio.
Il monitoraggio di aggiornamento nelle zone del Casentino e della Valdichiana (Capitolo 4) è stato
effettuato nel bimestre novembre-dicembre, su 15 comuni delle due zone, mediante una versione
semplificata della scheda di rilevazione utilizzata nella zona Aretina.
Infine, è stata condotta una rilevazione anche nell’ambito della Caritas, che ha raccolto dati per un
trimestre (ottobre-dicembre) in riferimento a 10 Caritas parrocchiali presenti nel territorio di
riferimento del quarto Rapporto.
Per quanto si riferisce invece alla domanda sociale latente (povertà sommersa), tale percorso di
indagine ha avuto un carattere sperimentale ed è stato realizzato attraverso l’ascolto delle
testimonianze di un gruppo di parroci, che hanno compilato un “diario di bordo” settimanale,
relativo a tutte le persone richiedenti aiuto alla parrocchia nel corso di tale orizzonte temporale. La
scelta di questo tipo di approccio allo studio della povertà sommersa deriva dal fatto che i parroci,
in virtù del loro particolare ruolo, sono in grado di accedere a spezzoni di povertà e disagio sociale
che non sono comunemente rilevati dai servizi, e sono quindi in grado di offrire un utile bagaglio
conoscitivo sulle dinamiche qualitative della povertà e del disagio sociale.
2. Domanda sociale e povertà emersa nella zona di Arezzo
2.1 Gli utenti dei servizi sociali comunali
I dati che presentiamo in questa sezione del Rapporto fanno riferimento alle persone che si sono
rivolte nel trimestre ottobre-novembre-dicembre 2007 ai servizi sociali dei 6 comuni che formano la
Zona socio-sanitaria Aretina.
Tab. 2.1 - Utenti per servizio sociale comunale
Comune Totale
N. % PRR*
Arezzo 440 75,0 4,6
Capolona 5 0,9 1,0
Castiglion Fibocchi 23 3,9 10,9
Civitella 39 6,6 4,3
Monte San Savino 48 8,2 5,7
Subbiano 32 5,5 5,2
Totale 587 100,0 4,6
* Povertà Risk Rate: numero utenti per 1000 residenti
41
Per ogni persona che si è rivolta ai servizi sociali nel periodo considerato è stata compilata una
scheda strutturata, contenente la richiesta di dati anagrafici di base e alcune informazioni relative
alla sequenza “bisogno-richiesta-intervento”. La scheda prevedeva anche un apposito spazio nel
quale era possibile riportare alcune informazioni sulla persona richiedente/segnalante il caso (se
diversa dall’utente). In questo modo è stato possibile superare il problema dell’attribuzione puntuale
dei dati anagrafici, separando le informazioni relative alla persona richiedente/segnalante il caso
con quelle relative al soggetto portatore del bisogno. Allo stesso tempo, grazie alla distinzione tra
utente e segnalante/richiedente abbiamo potuto evidenziare in che misura fosse presente nel
territorio il fenomeno dei cosiddetti “interfaccia”, ossia di quei soggetti esterni o interni alla cerchia
parentale, che interagiscono in veste di trait d’union tra l’utente e le istituzioni pubbliche (o private)
di assistenza. La presenza di tali soggetti può essere utile a sua volta per definire la consistenza di
una rete informale di relazioni attorno al soggetto (o alla famiglia) in difficoltà.
Lo scopo della rilevazione sull’utenza dei servizi sociali non era tanto quello di rendicontare in
modo analitico il flusso in/out dei servizi e/o le dinamiche di accesso agli stessi, quanto quello di
fornire un identikit strutturale degli utenti dei servizi sociali. In altre parole, l’intenzione della
ricognizione empirica era quello di fotografare alcune caratteristiche socio-anagrafiche degli utenti,
tentando al tempo stesso di ricostruire le tipologie familiari di convivenza entro cui tali utenti sono
inseriti. Troppo spesso, in effetti, gli studi sulla povertà si limitano ad analizzare le caratteristiche
anagrafiche dei singoli fruitori dei servizi, dimenticando che dietro ogni utente c’è una dimensione
familiare in qualche modo coinvolta dal problema, e che non è possibile lasciare in secondo piano.
Per questo motivo, è stata dedicata grande attenzione al tentativo di ricostruire le principali
tipologie di nuclei conviventi degli utenti, confrontando tali situazioni con alcune statistiche
“ufficiali” del territorio. E’ possibile che due o più persone dello stesso nucleo familiare si siano
rivolte ai servizi sociali, in tempi diversi ma sempre all’interno del periodo di rilevazione
predeterminato. In questo caso, se il problema suscitato riguardava lo stesso componente della
famiglia, le istruzioni erano quelle di compilare una sola scheda-utente. Nel caso invece il bisogno
evidenziato fosse di natura prettamente individuale e riguardasse due diversi componenti dello
stesso nucleo, la scheda è stata compilata più volte, in riferimento ad ognuna delle persone portatrici
del bisogno. Il vantaggio di tale approccio risiede nel fatto che si evita il rischio di attribuire più
situazioni patologiche alla stessa persona. Una conseguenza negativa risiede invece nel fatto che, in
questo modo, non è possibile conteggiare in modo rigoroso il numero di nuclei familiari coinvolti
da situazioni di disagio sociale, in quanto alcune famiglie possono comparire due o più volte, a
seconda del numero di soggetti portatori del bisogno che si sono rivolti ai servizi sociali. Per questo
stesso motivo, non è possibile determinare in modo definitivo il numero complessivo di cittadini
42
della Zona coinvolti in modo indiretto (attraverso la dimensione familiare), in situazioni di
debolezza sociale, e questo perché la semplice sommatoria dei componenti dei nuclei familiari
rilevati potrebbe portare ad un valore sovradimensionato rispetto alla realtà.
Un’ultima notazione tecnica. Data la forte diversità che caratterizza le situazioni sociali degli
italiani e degli stranieri, si è ritenuto di operare, laddove possibile, analisi distinte per i due
macroraggruppamenti nazionali. In altri casi, allo scopo di giungere ad una visione complessiva dei
fenomeni sotto osservazione, alcune riflessioni analitiche sono state effettuate in modo congiunto
sull’intero universo di utenti, senza differenziazioni specifiche di nazionalità.
2.1.1 Utenti e richiedenti
La scheda di rilevazione andava compilata in riferimento alle informazioni anagrafiche dell’utente,
ossia della persona portatrice del bisogno. In alcuni casi, la persona richiedente la prestazione, che
si è rivolta gli uffici dei servizi sociali, non coincide con la persona che necessita di intervento
sociale. Nello specifico, in riferimento a 587 persone che sono transitate nei servizi sociali nel corso
del trimestre considerato, nel 67,7% delle situazioni è stato lo stesso utente ad evidenziare
personalmente il bisogno e avanzare una richiesta (397 persone). Negli altri casi (32,4%), è stato
invece un altro soggetto a farsi portavoce/interprete del bisogno. Le figure di “interfaccia” più
significative sono quelle appartenenti al nucleo familiare ristretto: uno o entrambi i genitori/tutori
(14%), uno o più figli (4,4%), il coniuge/partner (1,7%). Meno significative le segnalazioni
provenienti da operatori sociali di varia natura, che in totale non superano il valore del 5,6%.
Nessuna segnalazione è giunta dai medici di famiglia.
Evidentemente, pesa in questo tipo di configurazione la presenza tra gli utenti di una fascia
anagrafica piuttosto giovane. Confrontando il presente dato con altre rilevazioni condotte su
popolazioni simili, l’utenza della zona aretina risulta piuttosto giovane: il 55% degli utenti non
supera i 50 anni, mentre gli anziani ultra 65enni sono risultati pari al 12,6% degli utenti per cui si
conosce l’età.13
13 Ad esempio, in una rilevazione condotta con la stessa metodologia nel biennio 2006-2007 presso 13 servizi sociali
comunali dell’hinterland di Milano, gli utenti anziani erano risultati pari al 35,5% del totale. Cfr. Osservatorio delle
povertà dell’Ambito Territoriale Distretto 1 di Garbagnate Milanese, Rapporto di attività per il biennio 2006-2007,
Garbagnate Milanese 2008.
43
Tab. 2.2 - Utenti dei servizi sociali secondo la tipologia di segnalante/richiedente il caso
Relazione del segnalante
con l’utente
Totale
N. %
Utente 397 67,6
Genitore/tutore/affidatario 82 14,0
Operatori 33 5,6
Figlio/a 26 4,4
Coniuge/partner 10 1,7
Sorella/fratello 10 1,7
Altri parenti 21 3,6
Vicini/amici 3 0,5
Altre situazioni 5 0,9
Medico di famiglia / /
Totale 587 100,0
2.1.2 Distribuzione intercomunale e incidenza della domanda sociale sulla popolazione residente
L’incidenza del rischio di povertà nel territorio, stimato sulla domanda sociale (Poverty Risk
Rate),14 sarebbe pari a 4,6 per mille residenti (126.784 residenti al primo gennaio 2007, dati Istat).
Confrontando il dato di Arezzo con la rilevazione condotta nelle zone precedenti (Valdichiana nel
2005 e Casentino nel 2006), si evince ad Arezzo un’incidenza meno elevata del Poverty Risk Rate:
nella Valdichiana il Poverty Risk Rate era risultato pari a 10,2 soggetti per mille residenti e nel
Casentino pari a 9,0 soggetti per mille residenti.
Nella zona aretina, il valore più elevato di PRR si localizza presso il Comune di Castiglion
Fibocchi: anche se a livello di valori assoluti tale comune si colloca al penultimo posto, con 23
utenti, l’incidenza della domanda sociale calcolata su 1000 residenti è pari a 10,9/1000, oltre il
doppio del valore medio distrettuale.
2.1.3 Uomini e donne
L’incidenza del sesso femminile tra gli utenti dei servizi è pari al 41,7%. Rispetto alle due
precedenti rilevazioni la, zona aretina si distingue per una posizione minoritaria delle donne (nella
Valdichiana e nel Casentino la maggioranza assoluta di utenti era infatti costituita da donne).
Tab. 2.3 - Sesso degli utenti dei servizi sociali
Sesso dell’utente Totale
N. %
Maschio 245 58,3
Femmina 342 41,7
Totale 587 100,0
14 Il Poverty Risk Rate (PRR) è un indicatore dell’incidenza di disagio sociale nel territorio, calcolato in base al
rapporto tra il numero di persone che si sono rivolte ad un sevizio assistenziale e la popolazione avente le stesse
caratteristiche, residente nel bacino territoriale di riferimento.
44
2.1.4 Italiani e stranieri
Un riscontro sulla presenza di fenomeni di segregazione ed esposizione differenziata al disagio può
essere effettuato in riferimento alla diversa provenienza nazionale degli utenti.
Complessivamente, gli italiani sono 419, pari al 74,6% del totale degli utenti. Gli stranieri accertati
sono invece 143, pari al 25,4% di tutti utenti. Per 25 utenti non è stata attribuita nessuna nazionalità.
Anche in questo caso, allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza di una segregazione
differenziale di disagio sociale, può essere utile confrontare il tasso di incidenza degli utenti
stranieri rispetto all’incidenza degli stranieri tra la popolazione residente del territorio.
Tab. 2.4 - Nazionalità degli utenti dei servizi sociali
Nazionalità Totale
N. %
Italiana 419 74,6
Straniera 143 25,4
Totale 562 100,0
Non rilevato 25
Totale complessivo 587
Gli stranieri legalmente residenti negli undici comuni della Zona, al 31 dicembre 2006, sono
risultati pari a 9295, di cui 7354 nel solo comune di Arezzo (Fonte Istat). Il Poverty Risk Rate
calcolato sugli stranieri è pari a 15,4 per 1000 residenti stranieri, un valore quattro volte superiore a
quello medio distrettuale (4,6 su 1000 residenti).
Anche se in valore assoluto gli stranieri rappresentano una minoranza tra gli utenti dei servizi
sociali, è agevole rilevare una esposizione al rischio sociale decisamente maggiore tra gli stranieri
rispetto a quanto accade per gli italiani. Appare evidente che vi sono porzioni di popolazioni
straniere che sono portatrici di specifici bisogni sociali, in misura maggiore rispetto all’incidenza
ordinaria degli stranieri tra la popolazione residente.
La cittadinanza degli utenti stranieri fa riferimento al considerevole numero di 38 diverse
provenienze nazionali (nel Casentino gli stranieri erano di 14 diverse nazionalità). Gli utenti dei
servizi sociali coprono il 30% delle cittadinanze ufficialmente presenti in provincia di Arezzo (125
diverse provenienze nazionali registrate alla fine del 2006).
La provenienza nazionale più forte coincide con il Marocco (31 soggetti, pari al 19,5% di tutti gli
stranieri). Segue la Romania (20 soggetti, 12,6%) e l’Albania (19 soggetti, 11,9%). Limitando
l’esame alle prime cinque nazionalità, si osserva la sostanziale similarità della situazione della zona
45
con le nazionalità rilevabili a livello provinciale, anche se le posizioni in classifica di ciascuna
nazione non sono del tutto sovrapponibili (dati Istat aggiornati al 31 dicembre 2006).
Tab. 2.5 - Utenti dei servizi sociali secondo la provenienza nazionale.
Nazionalità Totale
N. %
Marocco 31 19,5
Romania 20 12,6
Albania 19 11,9
Polonia 10 6,3
Bangladesh 8 5,0
Somalia 6 3,8
Algeria 5 3,1
Tunisia 5 3,1
Argentina 4 2,5
Ex Jugoslavia 4 2,5
Nigeria 4 2,5
Russia 4 2,5
Kosovo 3 1,9
Senegal 3 1,9
Camerun 2 1,3
Costa d'Avorio 2 1,3
Filippine 2 1,3
Francia 2 1,3
Germania 2 1,3
Ecuador 2 1,3
Inghilterra 2 1,3
Pakistan 2 1,3
Ucraina 2 1,3
Brasile 1 0,6
Canada 1 0,6
Cile 1 0,6
Egitto 1 0,6
El Salvador 1 0,6
Eritrea 1 0,6
India 1 0,6
Macedonia 1 0,6
Rep. Domenicana 1 0,6
Santo Domingo 1 0,6
Spagna 1 0,6
Sri Lanka 1 0,6
Stati Uniti d'America 1 0,6
Svizzera 1 0,6
Vietnam 1 0,6
Totale 159 100,0
46
Tab. 2.6 - Popolazione straniera residente in Provincia di Arezzo per sesso
e cittadinanza al 31 Dicembre 2006 (prime dieci nazionalità)
Nazionalità Maschi Femmine Totale
Romania 2971 3410 6381
Albania 2555 2080 4635
Marocco 921 681 1602
Bangladesh 797 486 1283
India 600 364 964
Polonia 243 545 788
Pakistan 490 193 683
Macedonia 381 241 622
Serbia e Montenegro 313 272 585
Germania 213 280 493 Fonte: Istat
In base ai dati raccolti, non è possibile operare riflessioni generali sullo stato di disagio/benessere di
determinate nazionalità, e questo per una duplice serie di motivi:
a) è possibile che una significativa porzione di povertà sommersa degli stranieri non si
rivolga ai servizi sociali comunali ma ad altri tipi di servizi socio-assistenziali, anche
di natura privata;
b) la definizione del livello di esposizione al rischio della popolazione straniera
andrebbe calcolata mettendo a confronto l’incidenza degli stranieri tra gli utenti dei
servizi sociali con l’incidenza degli stranieri sulla popolazione straniera complessiva,
presente nei comuni del territorio, in riferimento alle principali nazionalità richiedenti
assistenza. Tale confronto sarebbe comunque viziato dalla presenza di una quota non
definibile di immigrazione irregolare, che non risulta nelle statistiche ufficiali. E’
comunque interessante rilevare una quota significativa di utenti stranieri in possesso
del permesso di soggiorno (64 utenti). La capacità rappresentativa del dato è inficiata
da un notevole numero di dati mancanti (per 74 utenti stranieri non è disponibile
l’informazione sul possesso del permesso di soggiorno).
Tab. 2.7 – Possesso del permesso di soggiorno degli utenti stranieri
Nazionalità Totale
N. %
Si 64 92,8
No 1 1,4
In attesa 4 5,8
Totale 69 100,0
Non rilevato 74
Totale complessivo 143
47
2.1.5 Quali famiglie dietro il disagio?
I dati sulla numerosità e le caratteristiche dei nuclei di convivenza possono fornirci utili
informazioni in riferimento alle tipologie familiari coinvolte da situazioni di bisogno sociale.
E’ sicuramente evidenziabile una certa eterogeneità di situazioni: prevalgono in linea generale le
situazioni familiari comprese tra uno e quattro componenti, con valori edi scarto molto ridotti tra le
diverse tipologie familiari. Tutto sommato rare le situazioni di famiglie numerose, che invece,
secondo i dati Istat degli ultimi anni, costituiscono a livello nazionale le tipologie familiari a
maggiore rischio di povertà. La numerosità media delle famiglie è pari a 2,6 componenti per nucleo.
Confrontando tale dato con la numerosità media dei nuclei residenti in provincia di Arezzo (bilancio
demografico Istat relativo al 2006), pari a 2,5 persone per nucleo, è agevole registrare una quasi
perfetta sovrapposizione della numerosità media delle famiglie degli utenti con la numerosità media
delle famiglie residenti.
Tab. 2.8 - Tipologie di convivenza per numerosità dei componenti.
Numero di componenti Numero
nuclei
%
nuclei
Numero
componenti
Un componente 113 19,3 113
Due componenti 136 23,2 272
Tre componenti 130 22,1 390
Quattro componenti 100 17,0 400
Cinque componenti 56 9,5 280
Sei componenti 15 2,6 90
Sette componenti 16 2,7 112
Nove componenti 1 0,2 9
Dieci componenti 1 0,2 10
Componenti non indicati* 19 3,2 19
Totale 587 100,0 1695 *numerosità minima attribuita pari a 1
Sono due le principali tipologie di convivenza degli utenti: “in nucleo familiare” (70,7%) e “da
solo” (18,2%). Le altre situazioni non appaiono statisticamente rilevanti.
Tab. 2.9 – Tipologie di convivenza degli utenti (con chi vive)
Nazionalità Totale
N. %
In nucleo familiare 415 70,7
Da solo 107 18,2
Presso istituto /comunità 30 5,1
Con conoscenti/non parenti 16 2,7
Altre situazioni 17 2,9
Non rilevato 2 0,3
Totale 587 100,0
48
Può essere interessante soffermarci sulla presenza di famiglie con figli minori tra gli utenti dei
servizi sociali. In base al tipo di informazioni raccolte, non è possibile stabilire in modo rigoroso il
numero complessivo di minorenni coinvolti dal disagio sociale dei genitori o del nucleo familiare,
in quanto alcuni utenti dei servizi sociali potrebbero far parte della stessa famiglia. Di conseguenza,
i calcoli sul numero di figli per famiglia potrebbero risultare in parte sovradimensionati.
Tentando comunque di offrire delle stime sui dati effettivamente raccolti, la presenza di figli minori
riguarda almeno 320 utenti, pari al 54,5% degli utenti complessivi. La famiglia con un figlio minore
si caratterizza come situazione tipica, con il 47,5% di tutte le situazioni. Poche le famiglie con molti
figli minori, al punto che è possibile evidenziare una correlazione negativa tra numero di figli
minorenni presenti in famiglia e incidenza di domanda sociale. Anche quest’ultimo appare in
contraddizione con le statistiche diffuse dall’Istat sulla povertà relativa in Italia, secondo cui
l’incidenza della povertà economica è maggiore nelle famiglie con più figli, raggiungendo un livello
massimo nei nuclei costituiti dai genitori e almeno tre figli.
Tab. 2.10 - Utenti dei servizi sociali secondo il numero di figli minori conviventi*
Numero di figli
minori conviventi
Utenti
N. %
Nessun figlio minore 267 /
Validi
Un figlio 152 47,5
2 figli 119 37,2
3 figli 39 12,2
4 figli 7 2,2
5 figli 3 0,9
Totale 320 100,0
La presenza di bambini all’interno di nuclei familiari portatori di domanda sociale va letta con
grande attenzione, soprattutto per il rischio che il coinvolgimento dei bambini in tali situazioni
possa determinare nel lungo periodo effetti di ripetizione intergenerazionale del disagio.
Attraverso un semplice calcolo, è possibile stimare una presenza di 550 minori che vivono nelle
famiglie degli utenti dei servizi sociali comunali. Se rapportiamo tale dato al totale dei minorenni
residenti nei cinque comuni della Zona, si giunge a stimare una quota di esposizione al rischio
sociale per il 2,9% dei 19.135 minorenni residenti negli undici comuni della zona.
Va comunque tenuto a mente che molte delle situazioni che spingono una famiglia a rivolgersi ai
servizi sociali non determinano necessariamente l’esposizione del minore a rischi di esclusione
sociale, e questo sia per l’oggettiva lievità del bisogno di riferimento (riconducibile anche a
49
situazioni di bisogno di un anziano convivente o di un altro parente), e sia per il fatto che la
presenza di una situazione di difficoltà delle famiglia di appartenenza potrebbe caratterizzarsi come
un evento temporaneo, superabile attraverso un intervento non stigmatizzante, “a bassa soglia”, dei
servizi sociali.
2.1.6 Età e condizioni di stato civile
Come si osserva nella tabella seguente, è evidente una concentrazione degli utenti sulla fascia
giovanile e adulta (29,8% di 35-49enni e 25,2% di 18-34enni). Gli utenti di età inferiore a 18 anni
appaiono in misura non residuale (101 casi, pari al 17,2%). Tale dato si pone in posizione
intermedia rispetto a quanto rilevato nelle edizioni precedenti: i minorenni presi in carico in veste di
utenti erano risultati pari al 7,1 del totale nel Casentino e al 15% nella Valdichiana.
Come era ovvio attendersi, data la composizione giovanile della popolazione straniera residente, si
segnala la quasi totale assenza di anziani stranieri tra gli utenti dei servizi sociali (due soli immigrati
ultra65enni transitati in tre mesi).
Tab. 2.11 - Numero di utenti secondo la classe di età
Fasce di età N. % %
cumulata
Minorenni 101 17,2 17,2
18-34 148 25,2 42,4
35-49 175 29,8 72,2
50-64 89 15,2 87,4
Ultra65enne 74 12,6 100,0
Totale 587 100,0
A livello complessivo, la condizione di celibe/nubile si presenta come la tipologia di stato civile più
frequente, con valori di incidenza percentuale pari al 43,1% del totale. I coniugati rappresentano la
seconda tipologia di stato civile (29,7% del totale). Dato il ridotto numero di anziani, i vedovi non
superano la terza posizione in classifica (10,6% del totale degli utenti). Per 14 utenti non è stato
possibile accertare lo stato civile.
Può essere interessante verificare la presenza tra gli utenti dei servizi sociali di situazioni di “nido
spezzato”, coincidenti con le condizioni di separazione e divorzio (anche allo scopo di confrontare
tali valori con l’incidenza di situazioni simili all’interno della più vasta comunità di riferimento).
50
Tab. 2.12 - Utenti dei servizi sociali secondo lo stato civile
Attenendosi alle tre condizioni tradizionali di separazione conflittuale del nucleo (divorzio,
separazione legale e di fatto), è possibile rilevare che:
a) tra gli utenti complessivi, il tasso di incidenza di rottura del nucleo (separati +
divorziati) coinvolge il 16,6% del campione;
b) per quanto riguarda il confronto di tali situazioni con il contesto esterno di
riferimento, i dati Istat ci offrono alcune informazioni relativamente ai soli divorziati.
Nel più vasto territorio della provincia di Arezzo, i divorziati costituiscono l’1,2%
della popolazione residente (4152 persone su 330.123 residenti). Tra gli utenti dei
servizi sociali, i divorziati incidono invece per il 6,5%, superando quindi di 5,3 punti
percentuali la media provinciale.
2.1.7 Il livello di istruzione
Come dimostrano tutti gli studi sulla povertà realizzati attraverso approcci quantitativi e qualitativi,
la presenza di un livello di istruzione inadeguato è in grado di determinare un forte rischio di
esclusione sociale. Nello specifico, i dati Istat sulla povertà relativa in Italia degli ultimi anni, hanno
dimostrato con evidenza empirica come l’esposizione alla povertà economica diminuisca
all’aumentare del livello medio di istruzione (misurato non solamente in termini di anni di scolarità
ma soprattutto dal punto di vista del possesso di diplomi/attestati finali di percorso). Tale
caratteristica appare così significativamente associata ai fenomeni di povertà ed esclusione sociale
che la stessa Unione Europea, nel definire un set di indicatori di disagio sociale comuni a tutta
l’Unione Europea (indicatori di Laeken), ha individuato nel possesso della licenza media superiore
la conduzione minima per il superamento del rischio di esclusione sociale.15
15 In ambito europeo, la decisione di monitorare le problematiche della esclusione/ inclusione sociale ha portato alla
messa a punto di specifici Piani nazionali (NAP/inclusione) e all’adozione di un set di indicatori comuni,
convenzionalmente definiti indicatori di Laeken, composti da 11 indicatori primari e da 9 indicatori secondari. Cfr.
Stato civile
Utenti
complessivi
N. %
Validi
Coniugato/a 170 29,7
Celibe/nubile 247 43,1
Vedovo/a 61 10,6
Separato 58 10,1
Divorziato/a 37 6,5
Totale 573 100,0
Dati mancanti 14
Totale 587
51
Nel nostro campione, l’esame della soglia di rischio di esclusione sociale misurata in base ai
parametri di Laeken evidenzia la presenza di un titolo di studio uguale o superiore alle scuola media
superiore per il 17% degli utenti. Il rovescio della medaglia è quindi di ben altro spessore: ci
troviamo di fronte alla metà degli utenti (42,1%) che è in possesso di titoli di studio uguali o
inferiori alla licenza elementare (il 7,2% degli utenti è privo di titolo di studio e l’1,1% è
analfabeta).
Tab. 2.13 - Utenti dei servizi sociali secondo il livello di Istruzione
Titolo di studio
Utenti
N. % %
cumulata
Validi
Nessun
titolo 38 7,2 7,2
Analfabeta 6 1,1 8,3
Licenza
elementare 179 33,8 42,1
Licenza
media
inferiore 207 39,1 81,2
Diploma
media
superiore 89 16,8 98
Laurea 11 2 100,0
Totale 530 100,0
Dati mancanti 57
Totale 587
2.1.8 La condizione occupazionale degli utenti
I dati relativi alla condizione professionale degli utenti dei servizi sociali individuano tre situazioni
prevalenti, di diversa consistenza numerica:
a) da un lato vi è la presenza di una quota di soggetti in età non attiva, corrispondenti ai
pensionati (23,3%);
b) dall’altro lato, vi sono soggetti in età attiva (15-64) ma che non fanno parte della forza
lavoro: si tratta prevalentemente di studenti (15,7%) e casalinghe (7,7%);
c) le persone che possono essere considerate parte attiva della forza lavoro sono pari al 48,7%
e si dividono tra diverse posizioni occupazionali, tra cui va segnalato il forte peso del
precariato e del lavoro nero (15,2%).
Rapporto di monitoraggio del piano d’azione nazionale per l’inclusione sociale 2003 – 2005 (con i relativi allegati
statistici), elaborato dal gruppo di lavoro costituito presso la Direzione generale per la famiglia, i diritti sociali e la
responsabilità sociale delle imprese (CSR) del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, diretta da Giovanni
Daverio, con la collaborazione dell’Area Politiche sociali e pari opportunità dell’ISFOL.
52
Tab. 2.14 - Utenti dei servizi sociali secondo la condizione occupazionale
Stato civile
Utenti
complessivi
N. %
Pensionato 137 23,3
In cerca di nuova occupazione 101 17,2
Studente 92 15,7
Occupato stabile regolare 73 12,4
Casalinga 45 7,7
Occupato precario in nero 51 8,7
Occupato precario regolare 38 6,5
In cerca di prima occupazione 23 3,9
Altre situazioni 27 4,6
Totale 587 100,0
Rispetto ad altre rilevazioni sugli utenti dei servizi sociali, nel caso di Arezzo non appare residuale
la presenza di disoccupati e inoccupati: le persone in cerca di occupazione sono infatti pari al
21,1%; se a tale valore si aggiungono i lavoratori precari (in nero e in regola), si osserva la presenza
di una quota pari al 36,3% di utenti che non hanno raggiunto una posizione di solidità professionale.
Non si osserva quindi in questo caso una particolare rilevanza dei cosiddetti working poor, la
categoria sociologica con cui vengono definite quelle situazioni di povertà e disagio sociale che non
coincidono con l’esclusione lavorativa.
2.1.9 Vecchie o nuove conoscenze?
In apparenza, gli utenti transitati nel corso del trimestre di rilevazione sono costituiti da “vecchie
conoscenze”: calcolando la percentuale sulle sole risposte valide, il 71,4% degli utenti del periodo
considerato si era già rivolto in passato ai servizi sociali comunali, mentre il 28,6% degli utenti
sarebbe invece costituito da new entries. Tuttavia, l’elevato numero di dati mancanti (oltre 97
persone per cui l’informazione non è disponibile), fa sorgere il sospetto di una parziale
compilazione dell’item corrispondente, all’interno della scheda di rilevazione dati. In effetti,
andando a riscontrare il numero di persone già in carico ai servizi sociali (e che costituiscono
necessariamente “vecchie conoscenze” del servizio), si apprende che le persone attualmente in
carico ai servizi sociali sarebbero pari a 414 unità, numero che supera di gran lunga la quota di
“nuovi utenti” indicata nella domanda precedente.
53
Tab. 2.15 - Utenti che si sono già rivolti ai servizi sociali comunali
E’ un nuovo utente
dei servizi sociali?
Utenti
complessivi
N. %
Validi
Si 140 28,6
No 350 71,4
Totale 490 100,0
Dati mancanti 97
Totale 587
Tab. 2.16 - Utenti attualmente in carico ai servizi sociali comunali
E’ attualmente in carico
ai servizi sociali?
Utenti
complessivi
N. %
Validi
Si 414 72,0
No 161 28,0
Totale 575 100,0
Dati mancanti 12
Totale 587
Ipotizzando la presenza di “nuovi volti” compreso tra 140 (“nuovi utenti”) e 161 (persone non in
carico), e supponendo che la frequenza di “nuovi arrivi” si mantenga inalterata nel resto dei nove
mesi dell’anno, si giunge ad una quota stimata di nuovi utenti per anno compresa tra 560 e 644
unità.
Una quota non molto significativa di utenti ha dichiarato di essere seguita da servizi di assistenza
sociale diversi da quelli comunali. Nello specifico, vi sono 20 persone seguite anche da altri servizi
privati e 29 da altri servizi di natura pubblica. Di questi, 29 soggetti sono seguiti sia da servizi di
natura pubblica che privata.
Tab. 2.17 - Utenti in carico ad altri servizi sociali, pubblici e privati
E’ in carico ad altri
servizi pubblici
E’in carico ad altri servizi privati
Totale
Non
indicato
Informazion
e non
disponibile
No Si
Informazione non disponibile 53 28 29 20 130
No 30 21 173 17 241
Si 65 29 93 29 216
Totale 148 78 295 66 587
54
2.1.10 Povertà locale o “importata”?
In che misura la domanda sociale registrata dai servizi sociali della Zona è espressa da soggetti
originari del territorio di riferimento oppure proviene da soggetti di altre aree territoriali italiane?
Una risposta esaustiva a tale quesito andrebbe esperita attraverso l’analisi della residenza reale degli
utenti, in riferimento ad un periodo temporale sufficientemente esteso. In assenza di tale dato,
possiamo considerare come indicatore indiretto (proxy) della provenienza territoriale l’informazione
relativa alla provincia di nascita dei soggetti.
In line generale, il 90,1% degli utenti si è rivolto ai servizi sociali del comune dove è residente.
Oltre tale informazione preliminare, i dati disponibili evidenziano la presenza di una forte domanda
sociale espressa da soggetti originari della provincia di Arezzo: si tratta di 269 persone,
corrispondenti al 67,9% del totale. Si tratta quindi di una domanda sociale che coinvolge
sostanzialmente popolazione autoctona, e in misura minore soggetti stranieri o provenenti da altre
province toscane o italiane. Le persone nate nel meridione si posizionano al secondo posto per
ordine di frequenza: si tratta di 79 soggetti, pari al 19,9% del totale. Poco numerosi gli utenti
originari di regioni settentrionali (16 persone, 4% del totale).
Tab. 2.18 - Utenti dei servizi sociali per provincia italiana di nascita
Luogo di Nascita N. %
Validi
Provincia di Arezzo 269 67,9
Province Sud-Italia 79 19,9
Altre province Toscane 16 4,0
Province Centro-Italia 16 4,0
Province Nord-Italia 16 4,0
Totale 396 100,0
Dati mancanti 191
Totale 587
2.1.11 Esame complessivo dei bisogni e della domanda sociale
A livello complessivo, la maggioranza degli utenti (75%) ha evidenziato nel corso del colloquio uno
o due bisogni/problemi. Se teniamo conto che un’ulteriore porzione del campione, pari al 15,6% del
totale, ha evidenziato tre problematiche, si evince che la quota di soggetti realmente
multiproblematici (più di tre problemi evidenziati nel corso dello stesso colloquio), è abbastanza
ridotta e si colloca su valori corrispondenti al 9,4% del totale.
55
Tab. 2.19 - Numero di utenti per numero di problemi segnalati
Numero di problemi N. % %
cumulata
Validi
1 224 41,2 41,2
2 184 33,8 75,0
3 85 15,6 90,6
4 33 6,1 96,7
5 11 2,0 98,7
6 5 ,9 99,6
7 1 ,2 99,8
8 1 ,2 100,0
Totale 544 100,0
Dati mancanti 43
Totale 587
La condizione di multi-problematicità (più di 3 problemi) interessa con quasi identica evidenza gli
italiani (9,8%) rispetto agli stranieri (8,1%).
Tab. 2.20 - Numero di utenti italiani per numero di problemi segnalati
Numero di
problemi N. %
%
cumulata
Validi
1 160 41,1 41,1
2 133 34,2 75,3
3 58 14,9 90,2
4 23 5,9 96,1
5 10 2,6 98,7
6 4 1,0 99,7
8 1 ,3 100,0
Totale 389 100,0
Dati mancanti 30
Totale 419
Tab. 2.21 - Numero di utenti stranieri per numero di problemi segnalati
Numero di
problemi N. %
%
cumulata
Validi
1 58 43,3 43,3
2 42 31,3 74,6
3 23 17,2 91,8
4 9 6,7 98,5
5 1 ,7 99,3
6 1 ,7 100,0
Totale 134 100,0
Dati mancanti 9
Totale 143
56
Come si osserva nella tabella successiva, emerge fra i diversi bisogni la centralità dei problemi di
reddito, che caratterizzano quasi la metà degli utenti (47,7%). In seconda posizione si osservano
raggruppamenti simili di problematiche, che registrano frequenze non dissimili tra di loro, e
comunque mai inferiori al 20% del totale: il 24,7% ha problemi legati alle dinamiche familiari, il
24,5% è privo di lavoro, il 22% ha problemi abitativi, il 19,9% ha evidenziato bisogni specifici
legati alla disabilità/handicap.
Va sottolineato che la scarsità di alcune specifiche tipologie di disagio sociale (si pensi alle
tossicodipendenze o alla malattia psichica), è dovuta molto probabilmente alla presenza di servizi
specializzati su determinati ambiti di intervento, che riescono meglio dei servizi sociali
universalistici a intercettare persone colpite da specifiche problematiche.
Tab. 2.22 - Problemi evidenziati dagli utenti dei servizi sociali
Tipologie
di bisogno (*)
Utenti
complessivi
Utenti
italiani
Utenti
stranieri Nazionalità
non
rilevata N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
Reddito 280 47,7 165 39,4 102 71,3 13
Famiglia 145 24,7 110 26,3 27 18,9 8
Disoccupazione 144 24,5 92 22,0 43 30,1 9
Abitazione 129 22,0 74 17,7 48 33,6 7
Handicap 117 19,9 106 25,3 8 5,6 3
Malattia 109 18,6 91 21,7 14 9,8 4
Psichiatria 95 16,2 85 20,3 7 4,9 3
Istruzione 27 4,6 23 5,5 4 2,8 /
Dipendenze 19 3,2 16 3,8 3 2,1 /
Giustizia 13 2,2 11 2,6 2 1,4 /
Prostituzione 1 0,2 1 0,2 / 0,0 / (*) Nella scheda era prevista la possibilità di inserire più di una tipologia di problema
La distribuzione delle problematiche in funzione della nazionalità evidenzia modelli di disagio in
parte differenti. Nel caso degli utenti italiani, è agevole registrare una diffusione delle risposte su
più problemi di riferimento, mentre nel caso degli stranieri pochi problemi raggruppano un numero
consistente di utenti.
Il problema segnalato dal maggior numero di utenti italiani si riferisce al reddito: tale questione è
stata sollevata (o comunque rilevata dall’operatore) in riferimento a 165 utenti italiani, pari al
39,4% del totale di riferimento. Seguono le problematiche familiari (26,3% degli utenti italiani) e la
disabilità/handicap (25,3% del totale).
I disagi meno frequenti degli italiani sono relativi alla prostituzione (una sola persona) e ai problemi
con la giustizia (11 persone, pari al 2,6% del totale). Su quest’ultimo punto, uno dei motivi della
57
scarsità di tali situazioni va rintracciato, da un lato, nella distanza che separa l’universo carcerario
dal resto della società e, dall’altro, nella presenza sul territorio di specifici servizi sociali della
Giustizia (UEPE, ex CSSA), con il compito di svolgere attività di sostegno alle famiglie, recupero e
reinserimento sociale. Va comunque sottolineato che le attività sociali degli UEPE andrebbero
comunque realizzate in sinergia e collaborazione con i servizi sociali territoriali. Molto
probabilmente, tali forme di collaborazione, se esistenti, non avvengono su richiesta dei diretti
interessati ma in seguito ad una formalizzazione di rapporti tra UEPE e servizi sociali territoriali.
Vorremmo comunque sottolineare che all’interno della tipologia “Detenzione e giustizia”, non
andavano riferite solamente le situazioni di esecuzione detentiva della sentenza penale, ma anche
situazioni di coinvolgimento in criminalità e altri tipi di problemi con la giustizia.
Nel complesso, il quadro di “patologia” sociale degli stranieri è contrassegnato da un livello di
multi-problematicità meno elevato, con un numero ridotto di problemi che da soli aggregano la
maggioranza delle situazioni registrate. La maggior parte delle problematiche si concentra attorno a
bisogni di primi primario (povertà, lavoro, casa).
a) i problemi di reddito si posizionano al primo posto, con valori molto elevati di
incidenza, pari al 71,3% del totale degli utenti stranieri;
b) seguono con valori simili i problemi di abitazione e lavoro, che coinvolgono
rispettivamente il 33,6 e il 30,1% degli utenti stranieri;
c) tutti gli altri problemi registrano valori di incidenza meno significativi, e comunque
non coinvolgono quote superiori al 10% del totale degli utenti. L’unica eccezione è
costituita dai “problemi familiari”, che coinvolgono il 18,9% degli utenti (va detto
che alcune di tali difficoltà possono essere collegate alla condizione specifica di
migrante, si pensi al tema dei ricongiungimenti familiari).
Il tema della povertà economica, al primo posto anche tra gli italiani, diventa nel caso degli stranieri
un fenomeno di allarmanti proporzioni, giungendo a coinvolgere oltre due stranieri su tre (71,3%).
Al secondo posto si colloca invece il tema dell’alloggio, una questione critica che raggiunge per
stranieri e italiani valori di incidenza significativi: i problemi abitativi erano stati evidenziati dal
17,7% degli utenti italiani, mentre tra gli stranieri tale problematica sfiora il 33,6% degli utenti. Se
da un lato, la presenza di problemi alloggiativi tra gli stranieri può essere considerata come una
variabile strutturale del fenomeno migratorio, dall’altro lato emerge con una certa preoccupazione
la permanenza di uno “zoccolo duro” di disagio abitativo anche per alcuni cittadini italiani.
58
Da sottolineare alcuni ulteriori elementi generali di riflessione:
a) l’assenza quasi completa di segnalazioni tra gli italiani riguardo la prostituzione e la
tratta a scopo di sfruttamento sessuale può essere solo in parte spiegata dal fatto che,
negli ultimi anni, il fenomeno della prostituzione ha riguardato quasi prevalentemente
donne straniere; infatti, anche in assenza di dati oggettivi di riscontro, vi dovrebbe essere
una quota “fisiologica” di prostituzione che coinvolge anche donne italiane, e su cui i
servizi sociali non sembrano coinvolti in modo significativo. Anche nel caso degli
stranieri va segnalata l’assenza totale di riferimenti a tale fenomeno. In questo caso, data
l’evidente connotazione straniera del fenomeno, è innegabile evidenziare invece una
certa “distanza” delle istituzioni territoriali dal “cuore” di tale problematica. E’ probabile
che, data la natura sommersa di tali situazioni, gli interventi di protezione sociale a
riguardo si sviluppino su percorsi assistenziali diversi, orientati sul lavoro di strada,
oppure attraverso l’azione di enti ed organismi non profit.
b) non era compresa nella lista di bisogni sociali inclusa nella scheda di raccolta dati la
categoria “Anziani”, utilizzata invece piuttosto di frequente in altre indagini sulla
domanda sociale (tra cui la prima edizione del Rapporto provinciale sulla povertà). Tale
omissione è riconducibile ad una precisa scelta concettuale e metodologica: nel
Rapporto 2005 dell’Osservatorio provinciale sulla povertà, le frequenze associate alla
problematica “Anziani” erano risultate chiaramente sottostimate, soprattutto tenendo
conto dell’elevato numero di anziani che si rivolgono ai servizi sociali. Il motivo di tale
sottostima era riconducibile al fatto che gli assistenti sociali della Valdichiana, in quella
circostanza, avevano preferito segnalare le specifiche problematiche di ciascun utente
anziano piuttosto che barrare la più generica categoria “Anziani”. Per questo motivo, si
è ritenuto opportuno eliminare la categoria “Anziani” in quanto categoria problematica a
sé, lasciando invece inalterata la batteria dei problemi/bisogni di riferimento (è possibile
comunque rintracciare i bisogni degli anziani attraverso un semplice incrocio dei
problemi con la variabile anagrafica).
c) appare evidente la forte contaminazione socio-sanitaria di alcuni dei problemi
evidenziati: l’elevata incidenza di tali problematiche richiede una riflessione adeguata
sul livello di integrazione socio-sanitaria dei servizi e dei sistemi informativi del
territorio, anche in riferimento alla necessità di un’anagrafe unica degli utenti dei due
settori.
59
2.1.12 Le richieste espresse dagli utenti
E’ importante sottolineare in apertura che alcune delle tipologie riportate nella tabella rappresentano
delle definizioni abbreviate di una serie di richieste estremamente complesse. Nello specifico, la
tabella offre tre tipi di informazioni:
a) le prime due colonne a sinistra riportano il numero di richieste totali ed il numero di
richieste espresse dai soli utenti di nazionalità italiana;
b) le due colonne centrali riportano le percentuali di ciascuna richiesta sul totale delle
richieste espresse dal totale degli utenti e dagli utenti italiani;
c) le due colonne di destra riportano invece le percentuali di utenti che hanno espresso la
richiesta indicata nella stessa riga. Dato che ogni utente poteva esprimere più richieste, il
totale percentuale di colonna supera il 100%.
Tab. 2.23 - Le richieste degli utenti
Tipi di richieste
Numero di
richieste
% sulle
richieste
% sugli
utenti
Totale Di cui
italiani
Richieste
totali (947)
Richieste di
italiani (650) Totale
Di cui
italiani
Contributi economici 272 169 28,7 26,0 46,3 40,3
Servizi per l’area
infanzia/adolescenza 110 76 11,6 11,7 18,7 18,1
Segretariato sociale
(informazioni generali) 107 73 11,3 11,2 18,2 17,4
Richiesta di lavoro/attività
socialmente utili 80 54 8,4 8,3 13,6 12,9
Assistenza domiciliare 72 66 7,6 10,2 12,3 15,8
Interventi nel settore
abitativo 72 40 7,6 6,2 12,3 9,5
Inserimento in
residenze/ricoveri sollievo 34 27 3,6 4,2 5,8 6,4
Azioni di tutela giuridica 34 25 3,6 3,8 5,8 6,0
Richieste di beni primari
(cibo, medicine, ecc.) 30 13 3,2 2,0 5,1 3,1
Inserimento in centri
diurni/ambulatori
riabilitazione 22 21 2,3 3,2 3,7 5,0
Trasporto/accompagnamento
a servizi 14 12 1,5 1,8 2,4 2,9
Isee/aiuto nella
compilazione delle domande 17 9 1,8 1,4 2,9 2,1
Segretariato sociale in
ambito sanitario 13 5 1,4 0,8 2,2 1,2
Pratiche invalidità 10 7 1,1 1,1 1,7 1,7
Disponibilità
affidamento/adozione 6 6 0,6 0,9 1,0 1,4
Altre richieste
54 47 5,7 7,2 9,2 11,2
60
Dal punto di vista strettamente numerico, la tipologia di intervento che ha fatto totalizzare il
maggior numero di richieste è quella dei contributi economici, sollecitati da 272 persone, pari al
46,3% di tutti gli utenti. Seguono a forte distanza le richieste gravitanti attorno alla dimensione
“Infanzia e adolescenza”, espresse da 110 utenti, pari al 18,7% del totale, e le richieste di
segretariato sociale (entro il quale è anche compresa la richiesta di informazioni sulle modalità di
accesso ai servizi). Al quarto posto si posiziona un altro tipo di richiesta di informazioni, relativa
alla ricerca del lavoro (80 utenti, 13,6%). Seguono poi le richieste di “assistenza domiciliare”, quasi
sempre espresse da parenti o affini, e che riguardano 72 utenti, pari al 12,3% del totale (la categoria
“assistenza domiciliare” è ottenuta aggregando le richieste specifiche di Assistenza Domiciliare
Integrata, di assistenza domiciliare in senso generico, di fornitura pasti a domicilio, di un
nominativo di una badante, ecc.).
Disaggregando l’analisi dei dati secondo la nazionalità di appartenenza degli utenti, si evince che la
graduatoria delle richieste espresse dagli italiani ricalca quasi fedelmente la classifica generale,
conteggiata sull’intera utenza, con una maggiore prevalenza di richieste di assistenza domiciliare
rispetto alla tendenza complessiva.
All’interno della voce “Altre prestazioni di servizio sociale professionale”, sono comprese una serie
di richieste composite, espresse da 50 utenti, quasi tutti italiani (47 italiani). Tali richieste
comprendono l’attivazione degli assistenti sociali su una serie complessa di attività, tra cui:
- colloqui di verifica o ridefinizione del progetto;
- disagio psicologico-relazionale, sostegno;
- problemi familiari: separazione/divorzio, conflittualità, mediazione, ecc.;
- fragilità: segnalazione di familiari o di situazioni specifiche di disagio (alcoolismo,
psichiatria, non autosufficienza...), nonché richiesta di presa in carico da parte dei servizi;
- attività di sostegno della persona nelle pratiche di ricongiungimento familiare (per gli
stranieri);
- richiesta di collaborazione con altri enti;
- lamentele e varie.
Da notare la presenza di 34 richieste relative ad inserimenti in strutture e soluzioni residenziali
assistenziali. Tale forma di domanda sociale è tipica dei soggetti di nazionalità italiana (solo sette
stranieri si sono espressi in tale direzione), e potrebbe essere considerata nei termini di
continuità/sviluppo rispetto alle già registrate richieste di assistenza domiciliare, denotando un certo
bisogno di assistenza attorno all’area della disabilità, della solitudine e della condizione anziana.
61
2.1.13 Le richieste degli utenti stranieri
Come già detto, gli utenti di nazionalità straniera si distinguono per la prevalenza di una gamma più
ristretta di richieste, che si concentra di fatto su due tipologie principali: i contributi economici
(62,9% degli utenti) e la richiesta di segretariato sociale e informazioni di varia natura (21%).
Seguono al terzo posto le richieste di prestazioni nell’area dell’infanzia/adolescenza (20,3%).
Questo ultimo elemento contribuisce a definire il profilo di una popolazione immigrata afferente ai
servizi sociali, con caratteristiche di insediamento stabile e presenza di nuclei familiari con minori
(tra le famiglie italiane, la presenza di minorenni in famiglia riguarda il 46,5% dei nuclei; tra gli
stranieri, l’incidenza di famiglie con minorenni è molto più elevata, andando a coinvolgere l’80,4%
delle famiglie).
E’ da questo tipo di situazione di progressiva integrazione e radicamento sociale dei nuclei che
deriva la necessità di servizi specifici di accudimento e presa in carico educativo-assistenziale
nell’area materno-infantile. Allo stesso tempo, la significativa richiesta di contributi economici
espressa da quasi sette utenti immigrati su dieci sta a denotare una concreta difficoltà di accesso alle
risorse economiche, che riguarda in genere soggetti che non si sono ancora insediati stabilmente in
Italia.
Tab. 2.24 - Le richieste degli utenti stranieri
Numero di
utenti
% sulle
richieste
% sugli
utenti
Contributi economici 90 36,1 62,9
Segretariato sociale
(informazioni generali) 30 12,0 21,0
Servizi per l’area
infanzia/adolescenza 29 11,6 20,3
Interventi nel settore abitativo 27 10,8 18,9
Richiesta di lavoro/attività
socialmente utili 22 8,8 15,4
Richieste di beni primari (cibo,
medicine, ecc.) 17 6,8 11,9
Azioni di tutela giuridica 8 3,2 5,6
Isee/aiuto nella compilazione
delle domande 7 2,8 4,9
Segretariato sociale in ambito
sanitario 7 2,8 4,9
Inserimento in residenze/ricoveri
sollievo 4 1,6 2,8
Assistenza domiciliare 3 1,2 2,1
Pratiche invalidità 3 1,2 2,1
Inserimento in centri
diurni/ambulatori riabilitazione 1 0,4 0,7
Trasporto/accompagnamento a
servizi 1 0,4 0,7
Totale 249 100,0 /
62
Rispetto alla situazione degli utenti italiani, spicca la nel caso degli stranieri appare più significativa
la presenza di richieste di cibo e altri beni primari (richiesta dal 6,8% degli stranieri, ma solamente
dal 2% degli utenti italiani). Alcuni tipi di richieste appaiono invece irrilevanti o completamente
assenti: è il caso della richiesta di inserimento in residenze/ricoveri sollievo, l’inserimento presso
centri diurni/ambulatori di riabilitazione, l’aiuto nella compilazione delle pratiche invalidità e del
modello Isee, il trasporto/accompagnamento a servizi, la disponibilità ad affidamenti/adozioni.
2.1.14 L’esito del colloquio
Che tipo di risposta è stata fornita ai soggetti che si sono presentati ai servizi sociali nel trimestre
considerato? In alcuni casi, valutata la reale situazione di bisogno del soggetto, è stata avviata una
pratica di presa in carico diretta da parte del servizio, con l’avvio di un progetto di attività. In altri
casi, l’operatore non ha ravvisato la necessità di avviare un iter di presa in carico diretta, mentre in
altri casi l’operatore, in considerazione della particolare natura dei bisogni emersi durante il
colloquio, ha inviato l’utente ad altro ufficio comunale o presso un altro ente, pubblico o privato. La
prima eventualità, relativa ad una presa in carico diretta dell’utente da parte dei servizi sociali
comunali, riguarda la maggioranza delle situazioni transitate nel periodo considerato. Nello
specifico, sono stati presi in carico dai servizi sociali il 75% degli utenti.
Tab. 2.25 - Esito del colloquio con l’utente
Tipi di esito
Italiani
N.*
%
sul totale
degli utenti
Validi
Avvio pratica 440 75,0
Nessuna presa in carico 33 5,6
Invio altro ufficio comunale 54 9,2
Invio altro ente pubblico 51 8,7
Invio altro ente privato 19 3,2
Altro esito 45 7,7 * il totale di colonna supera il totale degli utenti, in quanto più tipi di esito possono riguarda lo stesso soggetto
Il restante sottouniverso delle situazioni si divide nelle alternative possibili:
- l’esplicita assenza di presa in carico riguarda 33 persone (5,6% degli utenti;
- l’invio ad altro ufficio comunale e ad “altro ente pubblico” riguarda quasi lo stesso
numero di persone: rispettivamente 54 e 51 soggetti (9,2 e 8,7%);
- l’invio ad altro ente privato è meno significativo e riguarda 19 persone (3,2%);
63
- All’interno degli “altri esiti”, che riguardano 45 utenti (7,7%), sono presenti azioni di
verifica/aggiornamento della situazione, la progettazione di azioni future,
l’approfondimento del caso e il reperimento di documentazione/certificati, ecc.
2.2 Gli utenti del Centro per l’Integrazione di Arezzo
Una componente importante della domanda sociale è accolta dalle realtà solidaristiche di natura
privata presenti nel territorio aretino. Tali organizzazioni sono in grado di offrire una vasta gamma
di servizi socio-assistenziali, al di fuori del sistema pubblico di offerta. La rilevazione e lo studio di
tale gamma di prestazioni è di estrema importanza, non solo ai fini di una rendicontazione
dell’attività svolta, ma anche al fine di una più adeguata progettazione integrata dei servizi di
welfare e una messa in rete delle risorse disponibili sul territorio.
A fronte di un grande numero di realtà di volontariato presenti nel territorio, è stato deciso di
raccogliere dati presso il Centro per l’Integrazione del Comune di Arezzo, una struttura
parapubblica, gestita da un’associazione di volontariato, che effettua un servizio di informazione
rivolto principalmente a cittadini stranieri ed emarginati.
Il Centro svolge soprattutto attività di informazione, ascolto e valutazione dei bisogni attraverso
l’orientamento e la consulenza del disbrigo delle pratiche burocratiche, in particolare per tematiche
quali: scuola, alloggio, sanità, lavoro, ecc. Il centro effettua vari interventi di sostegno sociale,
favorendo l’accesso e la fruizione delle opportunità dei servizi pubblici e privati presenti nel
territorio comunale.
Anche nel caso del Centro per l’Integrazione è stata predisposta una scheda di raccolta dati, avente
lo scopo di raccogliere una serie di informazioni di base sui beneficiari dell’intervento, le tipologie
di disagio presenti in famiglia, le richieste espresse e i servizi erogati, all’interno di un bimestre-
campione (novembre - dicembre 2007).
Nel periodo considerato sono state raccolte complessivamente 234 schede. Ricordiamo che ciascuna
scheda è relativa ad un singolo caso preso in carico dal Centro nel periodo considerato; la scheda
non andava compilata una seconda volta nel caso di assistenza ripetuta a favore della stessa persona.
Una prima informazione prevista dalla scheda-utente chiedeva di indicare se la persona fosse già
stata assistita in passato. Su 234 persone aiutate nel corso del bimestre campione, i nuovi utenti
sono stati 114, pari al 52,3% del totale (il dato è calcolato sulle sole schede valide).
64
Tab. 2.26 - Numero di “nuovi utenti” del Centro per l’Integrazione
N. %
Validi
Persone già
assistite 104 47,7
Nuovi utenti 114 52,3
Totale 218 100,0
Dati mancanti 16
Totale complessivo 234
Anche se per un numero ridotto di casi, la maggioranza relativa delle persone prese in carico è di
sesso femminile: si tratta di 120 donne, pari al 51,3% di tutte le schede che hanno riportato
informazioni sulla variabile sesso. I maschi soccorsi dal volontariato locale sono stati 114, pari al
48,7% delle schede valide.
Tab. 2.27 - Numero di utenti del Centro per l’Integrazione per sesso
N. %
Femmine 120 51,3
Maschi 114 48,7
Totale 234 100,0
La maggioranza degli utenti del Centro è residente nel territorio comunale (58,1%). Rispetto a
quanto rilevato presso i servizi sociali comunali appare molto più rilevante l’utenza di passaggio: si
tratta infatti di 95 persone, pari al 40,6% del totale (nel caso dei servizi sociali comunali, solamente
il 10% degli utenti era costituito da soggetti non residenti nel territorio comunale di riferimento del
servizio).
Tab. 2.28 - Numero di utenti del Centro per l’Integrazione
per residenza nel territorio comunale
N. %
Validi
Residenti nel
territorio comunale 136 58,9
Non residenti 95 41,1
Totale 231 100,0
Dati mancanti 3
Totale complessivo 234
65
L’esame della provincia di nascita degli utenti è reso poco significativo dall’elevato numero di dati
mancanti: su 234 utenti del Centro, solamente per 60 soggetti è stata fornita l’informazione relativa
alla provincia di nascita. La forte dispersione delle frequenze rende quindi piuttosto ardua una
riflessione sul possibile legame tra zona di origine e insorgenza di situazioni di disagio.
Limitando l’esame ai soli dati disponibili, si evidenzia una presenza significativa di soggetti nati in
provincia di Arezzo (46,7%), seguita da un numero considerevole di soggetti provenienti da regioni
meridionali (36,7%).
Tab. 2.29 - Numero di utenti del Centro per l’Integrazione per provincia di nascita
N. %
Validi
Arezzo 28 46,7
Altre province
Toscana 6 10,0
Province Centro
Italia 3 5,0
Province Nord Italia 1 1,7
Province Sud Italia 22 36,7
Totale 60 100,0
Mancante di sistema 174
Totale complessivo 234
Dati e informazioni più interessanti si traggono invece dall’analisi della provenienza nazionale degli
utenti (cittadinanza). Gli stranieri rappresentano certamente la maggioranza delle persone soccorse
nel bimestre, ma non esauriscono completamente l’utenza di riferimento. Nello specifico, gli
stranieri sono in numero di 159 soggetti, pari al 68,5% dell’utenza considerata. Se da una parte
l’incidenza percentuale degli stranieri sull’utenza complessiva del Centro è chiaramente superiore a
quella registrata presso i servizi sociali comunali (25,4%), dall’altro lato si registra la, presenza di
un certo numero di soggetti di nazionalità italiana (73 persone, pari al 31,5% del totale). Tale dato
evidenzia la forte capacità del Centro di farsi carico delle situazioni di difficoltà, quale sia la
provenienza nazionale degli utenti. In questo modo, anche i cittadini italiani presenti sul territorio
aretino possono contare su una risorsa aggiuntiva di welfare, in grado di sostenere una quota
cospicua di soggetti
Tab. 2.30 - Numero di utenti del Centro per l’Integrazione per cittadinanza
N. %
Validi
Italiana 73 31,5
Straniera 159 68,5
Totale 232 100,0
Mancante di sistema 2
Totale complessivo 234
66
Rispetto alla condizione anagrafica delle persone prese in carico dal Centro, si evidenzia una
sostanziale equidistribuzione delle diverse fasce di età: il 38,8% ha 35-49 anni; il 37,5% 18-34.
Seguono le classi di età più mature (50-64 anni), costituite dal 20,7% degli utenti. Gli anziani sono
in numero residuale (sette persone, pari al 3%). Non è stato registrato nessun minorenne.
Tab. 2.31 - Numero di utenti del Centro per l’Integrazione secondo la classe di età
Classi di età N. % %
cumulata
Validi
Minorenni / / /
18-34 87 37,5 37,5
35-49 90 38,8 76,3
50-64 48 20,7 97,0
Ultra65enne 7 3,0 100,0
Totale 232 100,0
Dati mancanti 2
Totale complessivo 234
A scopo di confronto tra le due situazioni, l’esame dei bisogni e dei problemi evidenziati dalle
persone soccorse dal Centro è stato effettuato in riferimento alla stessa classificazione/codifica
utilizzata per l’esame dei bisogni degli utenti dei servizi sociali. Più della metà delle persone
assistite dal Centro sono afflitte problemi lavorativi e da povertà economica (o quantomeno da
problemi di reddito insufficiente).
Le restanti condizioni problematiche registrano valori inferiori di incidenza percentuale sul totale
degli utenti. Al terzo posto si posizionano i problemi legati all’alloggio (37,6% degli utenti).
Significativo anche il numero di utenti che ha segnalato problemi nella dimensione familiare, pari al
29,1% degli utenti. Anche in questo caso, come abbiamo già visto in precedenza nel caso dei servizi
sociali comunali, non appaiono significativi i problemi legati alla tossicodipendenza (5 casi), alla
malattia psichica (3 casi), e alla detenzione/giustizia (2 casi).
67
Tab. 2.32 - Bisogni/problemi evidenziati dalle persone assistite dal centro per l’Integrazione (base:
234)
Tipi
di bisogno
Utenti
complessivi
N°
utenti
% sugli
utenti
Problemi del lavoro/disoccupazione 139 59,4
Povertà economica/problemi di reddito 132 56,4
Problematiche abitative 88 37,6
Problemi nelle relazioni familiari 68 29,1
Malattia/problemi sanitari 36 15,4
Problemi di istruzione 30 12,8
Handicap o disabilità 22 9,4
Dipendenze 5 2,1
Disagio psicologico/psichiatrico 3 1,3
Detenzione e giustizia 2 0,9
L’esame delle richieste delle persone assistite dal volontariato locale non è stato effettuato
utilizzando una batteria precodificata di interventi. Si tratta di una precisa scelta metodologica,
riconducibile alla sostanziale novità della rilevazione condotta sul volontariato locale, che ha
impedito di costruire una griglia ex-ante di tipologie di interventi entro cui ricondurre le indicazioni
di risposta fornite nel corso dell’indagine.
Anche allo scopo di individuare meglio le attività e i tipi di prestazioni erogate, la scheda di raccolta
dati è stata quindi costruita in forma aperta: era possibile indicare tre tipi di prestazioni erogate a
favore di ciascun soggetto preso in carico. In seconda battuta, il tema di ricercatori ha poi
provveduto ad aggregare le singole indicazioni, in riferimento ad un set costituito da 12 categorie
sintetiche.
La principale richiesta registrata si identifica con la ricerca di lavoro, che proviene da 89 utenti, pari
al 30,6% del totale. Segue l’accoglienza in struttura e la richiesta di informazioni su pratiche
burocratiche, documenti, legislazione, ecc., che viene espressa da 60 persone, pari al 20,6% del
totale. Diversa dalla richiesta di informazioni è la richiesta di aiuto per la compilazione di moduli e
formulari, scrittura di lettere indirizzate ad enti pubblici, ecc. In questo caso il centro non si limita
ad un’azione di tipo orientativo ma aiuta concretamente il soggetto nell’esecuzione di un’attività
concreta.
Le altre richieste sono meno significative dal punto di vista numerico. La necessità di frequentare
dei corsi di formazione o di completare il percorso scolastico (per sé stessi o i propri figli) è
avanzata da 11 utenti. Anche la richiesta esplicita di denaro o beni primari non è molto frequente:
sono state solamente nove le persone che hanno chiesto un sussidio economico, il più delle volte in
riferimento a generiche esigenze familiari. Una consulenza di tipo giuridico-legale è stata richiesta
da 8 utenti; tale richiesta non esaurisce l’intera area legislativa, in quanto all’interno della categoria
68
“informazioni” sono spesso comprese richieste di informazioni sulle pratiche burocratiche volte ad
azioni legali.
Tab. 2.33 - Richieste espresse dalle persone assistite dal Centro per l’Integrazione
Tipologie
di richieste
Richieste
espresse
N°
richieste
% sulle
richieste
Ricerca lavoro 89 30,6
Accoglienza in struttura 65 22,3
Informazioni su
pratiche/documenti/leggi 60
20,6
Pratiche burocratiche/compilazione
moduli 18
6,2
Formazione/corsi
alfabetizzazione/sostegno scolastico 11
3,8
Offerta lavoro 9 3,1
Contributo economico per 9 3,1 Affitto 2 /
Crisi familiare 3 / Generico 3 /
Causa legale/ricorso 1 /
Consulenza legale 8 2,7
Richiesta badante/domestica 5 1,7
Informazioni varie 4 1,4
Beni primari (abiti, cibo) 2 0,7
Altre richieste 11 3,8
Totale validi 291 100,0
Giungendo infine ai servizi erogati (interventi effettuati), il totale delle prestazioni erogate supera il
numero delle richieste espresse dagli utenti: 340 interventi effettuati, a fronte di 291 richieste
specificatamente registrate nella scheda. In riferimento al numero totale di utenti (234), si rileva una
quota pari a 1,2 richieste e 1,4 interventi/per utente.
La forma di intervento più diffusa consiste nell’inserimento dell’utente nel database lavoro: in soli
due mesi sono state inserite 99 persone (29,1% del totale). L’invio ad un ente esterno costituisce la
seconda modalità più diffusa di intervento: in genere, gli utenti vengono inviati ad altri enti in grado
di fornire assistenza diretta, oppure vengono inviati ad uffici deputati al disbrigo dio pratiche
burocratiche, ritiro documentazione, ecc. Sono compresi in tali enti le autorità consolari, la
Questura, i servizi sociali comunali, la Caritas diocesana, ecc.
Le informazioni rappresentano la terza forma di intervento più diffusa: hanno usufruito di
prestazioni informative 54 utenti, pari al 15,9% del totale. Le informazioni fornite riguardano prassi
burocratiche, modalità di ottenimento di documenti, rilascio di certificati, sistema di funzionamento
69
del sistema istituzionale italiano, ecc. La maggior parte di tali informazioni fanno riferimento alla
legislazione italiana sull’immigrazione.
Infine, vanno segnalate 30 persone che hanno usufruito di intermediazioni personali, ossia di
fornitura di contatti e nominativi utili per risolvere un determinato problema lavorativo, familiare,
amministrativo, ecc. (in alcuni casi tali contatti sono rappresentati da altri immigrati, che hanno già
vissuto la stessa situazione e sanno a chi rivolgersi per risolvere il problema in questione).
Tab. 2.34 - Interventi realizzati dal Centro per l’Integrazione
Tipi
di intervento (*)
Utenti
complessivi
N° utenti % sugli
utenti
Inserimento data base lavoro 99 29,1
Invio ente esterno (compresi autorità
consolari, questura, servizi sociali,
Caritas, ecc. 76 22,4
Fornite informazioni 54 15,9
Intermediazioni 30 8,8
Altri tipi di invio (a corsi, altri operatori,
a professionisti, ecc.) 23 6,8
Inserimento centri di accoglienza 21 6,2
Consulenza legale 17 5,0
Compilazione moduli/iscrizioni varie 9 2,6
Consulenza su pratiche/modulistica 1 0,3
Erogazione documento 1 0,3
Altri interventi 9 2,6
Totale validi 340 100,0
70
2.3 Povertà e bisogni degli utenti delle Caritas parrocchiali
Nel corso del trimestre ottobre-dicembre 2007, sono transitate 370 persone presso le 10 Caritas
parrocchiali della zona Aretina coinvolte nella rilevazione. Tranne quelle di Capolona e Monte San
Savino, tutte le Caritas parrocchiali coinvolte nella rilevazione sono ubicate presso il Comune di
Arezzo. Quasi metà degli utenti è transitata presso la Caritas parrocchiale di San Donato, nel
Comune di Arezzo (165 persone, pari al 44,6% del totale).
Tra tutti gli utenti, solamente 69 persone sono risultate prive di residenza (18,6%). In tutti gli altri
casi ci troviamo di fronte a persone residenti nei comuni di riferimento (o limitrofi) delle Caritas
parrocchiali coinvolte nella rilevazione.
Tab. 2.35 - Numero di utenti per Caritas parrocchiale
Caritas parrocchiali N. %
Capolona 8 2,2
Monte S. Savino 39 10,5
S. Agostino 50 13,5
S .Cuore 8 2,2
S. Donato 165 44,6
S. Egidio Orciolaia 18 4,9
S. Leo 38 10,3
S. Marco 3 0,8
S. Maria in Gradi 22 5,9
Saione 19 5,1
Totale 370 100,0
Il 57% degli utenti è di sesso femminile. L’incidenza delle donne non evidenzia differenze rilevanti
tra italiani e stranieri.
Complessivamente, gli stranieri sono 265, pari al 71,6% del totale. La cittadinanza più diffusa è
quella della Romania, con 95 presenze (25,7%), seguita dal Marocco (75 presenze) e dall’Albania
(22 presenze). Contrariamente ai luoghi comuni, solamente il 13,8% degli utenti stranieri è privo di
permesso di soggiorno: le Caritas parrocchiali aiutano prevalentemente soggetti residenti, con
documentazione di soggiorno regolare. Confrontando l’anno di primo arrivo in Italia, si evince la
presenza di una quota rilevante di soggetti giunti negli ultimi 5 anni (21,4%). La maggioranza è
comunque arrivata prima del 2000 (quasi un quarto del campione è giunto in Italia prima di tale
anno, ma si continua a rivolgere alla Caritas per risolvere bisogni di vara natura).
71
Tab. 2.36 - Utenti per sesso e cittadinanza
Italiani Stranieri Totale
Sesso N. % N. % N. %
Femmine 34 55,7 152 57,4 211 57,0
Maschi 27 44,3 109 41,1 153 41,4
Non indicato / / 4 1,5 6 1,6
Totale 61 100,0 265 100,0 370 100,0
Tab. 2.37 - Utenti per tipo di provenienza nazionale
(nazioni con più di 2 presenze)
Caritas parrocchiali N. %
Romania 95 25,7
Marocco 75 20,3
Albania 22 5,9
Polonia 14 3,8
Jugoslavia (Serbia-Montenegro) 9 2,4
Tunisia 5 1,4
Bulgaria 5 1,4
Ucraina 3 ,8
Atre provenienze 22 5,9
Totale 370 100,0
Tab. 2.38 - Numero di utenti stranieri per anno di arrivo in Italia
Anno di arrivo N. % % cumulata
1983 1 0,3 0,5
1987 2 0,5 1,6
1989 2 0,5 2,7
1990 5 1,4 5,4
1992 3 0,8 7,1
1993 3 0,8 8,7
1994 1 0,3 9,2
1995 2 0,5 10,3
1996 3 0,8 12,0
1997 6 1,6 15,2
1998 8 2,2 19,6
1999 9 2,4 24,5
2000 14 3,8 32,1
2001 12 3,2 38,6
2002 14 3,8 46,2
2003 10 2,7 51,6
2004 15 4,1 59,8
2005 16 4,3 68,5
2006 24 6,5 81,5
Totale 370 100,0 100,0
72
Il 66,8% degli utenti Caritas vive con familiari o parenti. Poco rilevante la presenza di persone sole
(10,3%), e questo nonostante la forte presenza di immigrati che, secondo le tendenze nazionali,
tendono a rivolgersi alla Caritas nelle fasi precedenti all’arrivo della famiglia.
Tab. 2.39 - Numero di utenti per tipologia di convivenza familiare
Tipi di convivenza N. %
In nucleo con
coniuge/familiari/parenti 247 66,8
Solo 38 10,3
In nucleo con conoscenti/non parenti 35 9,5
Non indicato 16 4,3
Presso istituto/comunità o carcere 5 1,4
In nucleo con partner convivente
(non coniugato) 1 0,3
Altro 28 7,6
Totale 370 100,0
Le famiglie di riferimento degli utenti sono in genere di 4 componenti (25,3%) e di 3 componenti
(22,6%). Poco presenti, ma comunque non del tutto trascurabili, le famiglie numerose: il 12,5%
delle famiglie degli utenti ha di più di 5 componenti.
Tab. 2.40 - Utenti per numerosità dei nuclei familiari di convivenza
Numero di componenti N. % %
cumulata
Validi
1 39 13,4 13,4
2 51 17,5 30,8
3 66 22,6 53,4
4 74 25,3 78,8
5 26 8,9 87,7
6 13 4,5 92,1
7 13 4,5 96,6
8 2 0,7 97,3
9 4 1,4 98,6
10 4 1,4 100,0
Totale 292 100,0
Dati mancanti 78
Totale 370
73
In riferimento a 276 famiglie per cui è disponibile tale informazione, il 43,8% di tali nuclei conta
almeno un minorenne presente all’interno del nucleo familiare (162 famiglie in valori assoluti). Le
due situazioni più frequenti sono quelle con 1 o 2 figli conviventi: 39,3 e 38,7%.
Le famiglie con minori che si rivolgono alle Caritas parrocchiali non sono numerose: si tratta in
genere di nuclei che in totale non superano i 4 o i 3 componenti (25,3%; 22,6%).
Tab. 2.41 - Numero di utenti per presenza di
figli minori
Tab. 2.42 - Utenti per numero di figli
minori presenti in famiglia
Presenza di figli
minori N. %
Numero di
figli minori N. %
No 114 41,3 1 64 39,3
Si 162 58,7 2 63 38,7
Totale 276 100,0 3 17 10,4
4 14 8,6
5 4 2,5
8 1 ,6
Totale 163 100,0
In modo coerente rispetto alla presenza maggioritaria di persone che vivono in famiglia, l’esame
dello stato civile evidenzia una prevalenza di soggetti coniugati (59,2%). Accanto a tale
caratteristica si evidenzia la presenza di un numero significativo di situazioni di
separazioni/divorzio: sono coinvolti in tali situazioni il 6,5% di utenti.
Rispetto al livello di istruzione, sommando tra di loro i soggetti privi di titolo di studio (e che
corrispondono ai soggetti che non hanno mai completato il ciclo di scuole elementari), gli analfabeti
e coloro che posseggono la sola licenza elementare, si giunge ad un totale complessivo di 96
soggetti privi di adeguato capitale formativo (tali soggetti corrispondono al 25,9% del totale degli
utenti Caritas).
Tab. 2.43 - Numero di utenti per stato
civile
Tab. 2.44 - Numero di utenti per titolo di
studio
Stato civile N. % Titolo di studio N. %
celibe/nubile 56 15,1 Senza titolo 14 3,8
coniugato/a 219 59,2 Analfabeta 23 6,2
divorziato/a 12 3,2 Licenza Elementare 59 15,9
non indicato 40 10,8 Diploma media inferiore 125 33,8
separato/a di fatto 7 1,9 Diploma media superiore 93 25,1
separato/a legalmente 5 1,4 Laurea 15 4,1
vedovo/a 31 8,4 Non indicato 37 10,0
Totale 370 100,0 Altro 4 1,1
Totale 370 100,0
74
I bisogni e i problemi degli utenti delle Caritas parrocchiali si evincono in modo abbastanza chiaro
osservando i dati riportati nella tabella successiva. A livello complessivo, il primo problema degli
utenti Caritas è rappresentato dalle difficoltà economiche (73,5%). Il problema coinvolge
maggiormente gli stranieri (78,5%) rispetto agli italiani (65,6%). In seconda posizione, a livello
generale, si collocano i problemi lavorativi, incluse le condizioni di disoccupazione/in occupazione.
Tale problematica riguarda il 33,8% degli utenti complessivi, senza apprezzabili distinzioni in base
alla nazionalità di provenienza. Al terzo posto emergono le difficoltà abitative che, con una certa
sorpresa, coinvolgono un numero maggiore di soggetti italiani (37,7%) rispetto agli stranieri (20%).
Il quarto problema si riferisce infine a difficoltà relative alle condizioni di salute (dell’utente o di
qualche membro della sua famiglia): questo tipo di problema riguarda il 12,4% di tutti gli utenti, ma
coinvolge in modo specifico le persone di nazionalità italiana (26,2%) rispetto a quanto accade per
gli stranieri (8,7% di utenti stranieri con problemi di salute).
Tab. 2.45 - Problemi evidenziati dagli utenti delle Caritas parrocchiali
Tipologie
di bisogno (*)
Utenti
complessivi
Utenti
italiani
Utenti
stranieri
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
Reddito 272 73,5 40 65,6 208 78,5
Disoccupazione 125 33,8 19 31,1 83 31,3
Abitazione 91 24,6 23 37,7 53 20,0
Malattia 46 12,4 16 26,2 23 8,7
Handicap 13 3,5 6 9,8 4 1,5
Famiglia 13 3,5 5 8,2 6 2,3
Dipendenze 10 2,7 5 8,2 2 0,8
Psichiatria 8 2,2 4 6,6 4 1,5
Giustizia 6 1,6 2 3,3 2 0,8
Istruzione 3 0,8 / / 3 1,1
(*) Nella scheda era prevista la possibilità di inserire più di una tipologia di problema
Sul fronte delle richieste, le istanze emergenti riguardano, a livello complessivo, la richiesta di abiti
(72,4%), di alimenti (64,6%) e di aiuto economico (14,3%). Tale configurazione appare
sostanzialmente simile nel caso degli stranieri, mentre si osservano alcune differenze nel caso degli
utenti italiani: per quest’ultimo tipo di utenti, si colloca al primo posto la richiesta di alimenti
(72,1%), seguita dalla richiesta di abiti (47,5) e dalla richiesta di ascolto generico, non finalizzato in
modo esplicito all’orientamento a servizi (21,3%).
75
Tab. 2.46 - Richieste espresse dagli utenti delle Caritas parrocchiali
Tipologie
di richieste (*)
Utenti
complessivi
Utenti
italiani
Utenti
stranieri
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
Abiti 268 72,4 29 47,5 215 81,1
Alimenti 239 64,6 44 72,1 165 62,3
Aiuto economico 53 14,3 18 29,5 27 10,2
Lavoro 44 11,9 4 6,6 26 9,8
Ascolto 30 10,5 13 21,3 16 6,0
Aiuto per bambini 8 2,2 / / 7 2,6
Orientamento a servizi 8 2,2 3 4,9 4 1,5
Informazioni 6 1,6 2 3,3 4 1,5
Igiene personale 3 0,8 2 3,3 / /
(*) Nella scheda era prevista la possibilità di inserire più di una tipologia di problema
Un confronto tra tipi di richieste ed interventi erogati consente di cogliere alcune incongruenze,
derivanti con ogni probabilità dall’entità e qualità delle risorse a disposizione delle Caritas
parrocchiali. In primo luogo, si osserva una sostanziale sovrapposizione tra richieste e interventi
per quanto riguarda le prime due posizioni in classifica: coerentemente con la forte richiesta in tale
senso, abiti e alimenti sono infatti forniti in modo massiccio (il 65,1 e il 62,7% degli utenti ha
beneficiato di questo tipo di prestazioni). Rispetto all’entità delle richieste, l’aiuto economico è
invece scarsamente attuato: a fronte di 53 richieste esplicite in tale direzione, gli interventi di
erogazione di un sussidio economico sono stati 17, in riferimento al 4,6% degli utenti complessivi.
Gli italiani hanno beneficiato di un aiuto economico in misura maggiore rispetto a quanto rilevato
presso gli stranieri (13,1% rispetto al 2,6%).
Al contrario, l’ascolto, che era stato richiesto in modo esplicito da 30 utenti, è stato erogato a più
soggetti (53 persone, pari al 14,3%). Va detto che, di per sé, ogni persona accolta presso una Caritas
parrocchiale viene necessariamente “ascoltata”, ragion per cui il valore oggettivo dell’informazione
sul numero di utenti a cui è stato fornita una prestazione di ascolto non appare particolarmente
significativo nella descrizione degli interventi erogati.
76
Tab. 2.47 - Interventi erogati dalle Caritas parrocchiali
Tipologie
di interventi (*)
Utenti
complessivi
Utenti
italiani
Utenti
stranieri
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
N°
utenti
%
sugli
utenti
Abiti 241 65,1 28 45,9 194 73,2
Alimenti 232 62,7 44 72,1 158 59,6
Ascolto 53 14,3 19 31,1 23 8,7
Orientamento a servizi 19 5,1 4 6,5 11 4,2
Aiuto economico 17 4,6 8 13,1 7 2,6
Lavoro 9 2,4 / / 6 2,3
Aiuto per bambini 5 1,4 / / 5 1,9
Igiene personale 2 0,5 1 1,6 / /
Informazioni 1 0,3 / / / /
(*) Nella scheda era prevista la possibilità di inserire più di una tipologia di problema
Alcune sezioni del questionario di rilevazione avevano lo scopo di verificare il livello di presa in
carico complessiva degli utenti, con particolare riguardo alla presenza di un intervento coordinato e
multiplo da parte di più soggetti. In prima battuta, è interessante osservare che il 26,2% degli utenti
(97 persone) che è transitato nelle Caritas parrocchiali durante il trimestre considerato, si era già
rivolto ai servizi sociali territoriali. Di questi, 49 persone (pari al 50,5%) risultano attualmente in
carico ai servizi sociali comunali. Solo altre 20 persone risultano attualmente in carico ad altri
servizi sociali (pubblici o privati). A livello complessivo, si può affermare che la presenza di utenti
su cui agiscono in modo simultaneo più enti di assistenza appare numericamente trascurabile:
solamente 13 persone si erano già rivolte ai servizi sociali comunali, sono attualmente in carico a
tali servizi e, allo stesso tempo, risultano in carico anche presso altri enti territoriali.
Tab. 2.48 - L’utente si è già rivolto ai servizi
sociali comunali?
Tab. 2.49 - L’utente è attualmente in
carico ai servizi sociali comunali?
N. % N. %
No 223 69,7 No 204 80,6
Si 97 30,3 Si 49 19,4
Totale 320 100,0 Totale 253 100,0
Tab. 2.50 - L’utente è in carico ad altri servizi sociali/socio-sanitari?
N. %
No 215 91,5
Si 20 8,5
Totale 235 100,0
77
3. Lo sguardo dei parroci sulla povertà sommersa del territorio
Lo studio sulla povertà sommersa rilevata dalle parrocchie del territorio è stato condotto attraverso
l’utilizzo di un “diario di bordo”, da compilare a cura dei parroci nel corso di una “settimana-
campione” (dal 12 al 18 novembre 2007). La scelta di questo tipo di approccio allo studio della
povertà sommersa deriva dal fatto che i parroci accedono a spezzoni di povertà e disagio sociale che
non sono comunemente rilevati dai servizi sociali e dal volontariato organizzato, e sono quindi in
grado di offrire un utile bagaglio conoscitivo sulle dinamiche qualitative della povertà e
dell’impoverimento.
Per ciascuno dei giorni della settimana campione, è stato chiesto ai parroci di annotare le persone
che si fossero loro rivolte, registrando, nel dettaglio, i problemi presentati e le richieste esplicite di
aiuto. Tale attività di raccolta dati costituisce una modalità poco diffusa in Italia, in quanto è
abbastanza raro che nel corso di indagini sulla povertà vengano raccolti dati sulla domanda sociale
afferente ai parroci. Tra l’altro, un elemento ulteriore di novità risiede nel particolare approccio
metodologico: la rilevazione è stata effettuata attraverso una griglia strutturata di raccolta dati, in
grado di cogliere i bisogni e le richieste “in diretta”, ossia nel momento della loro presentazione. In
genere, il coinvolgimento di parroci e sacerdoti nello studio della povertà si basa invece su schede
riassuntive, nelle quali si chiede agli interessati di indicare “ex-post” il numero e le tipologie di
bisogno sociale riscontrate nel corso di un determinato periodo di osservazione. Nel nostro caso, si
è optato invece per una scheda di raccolta dati che andava compilata in presenza della persona che
esprimeva un bisogno (o immediatamente dopo la visita).
Le parrocchie contattate sono state 15. I questionari correttamente compilati e contenenti almeno un
contatto/passaggio, sono invece pari a 10 unità, così come indicato nella tabella successiva. Per
ciascuna delle parrocchie che hanno partecipato alla rilevazione sono indicati il numero di contatti
realizzati. Tali contatti non corrispondo in modo rigoroso al numero complessivo di persone che si
sono presentate per chiedere aiuto nel corso della settimana campione, in quanto vi possono essere
delle situazioni di doppio conteggio (la stessa persona si può essere presentata più volte nel corso
della stessa settimana). Allo stesso modo, nel caso di richiesta di aiuto per una famiglia, in assenza
di informazioni sulla numerosità del nucleo, non è possibile stabilire quanti sono i soggetti che
necessitano di aiuto/assistenza. In tali casi, è stato indicato il valore pari all’unità, che non coincide
necessariamente con il numero di soggetti portatori di bisogno.
Va inoltre rilevato che, per motivi organizzativi-logistici, alcune delle parrocchie contattate hanno
fornito risposte aggregate.
78
Complessivamente, i passaggi rilevati sono stati pari a 59. La metà di tali contatti sono stati
registrati in due sole parrocchie (SS. Cuore e S. Margherita Redi; S. Marco alla Sella). Le altre
persone richiedenti aiuto si distribuiscono nelle restanti parrocchie.
Tab. 2.51 - Parrocchie e numero di passaggi
Parrocchia
Numero di
passaggi
1 Badia in Arezzo 3
2 San Michele Arcangelo in Castelluccio
(Capolona)
5
3 Maria Assunta in Cincelli
4 Santi Pietro e Ilario (Castiglion Fibocchi) 2
5 S. Andrea Apostolo a Quarata 4
6 SS. Annunziata 5
7 S. Maria in Gradi 2
8 S. Maria della Pieve 8
9 SS. Cuore e S. Margherita Redi 20
10 S. Marco alla Sella 10
Totale 59
La media complessiva dei passaggi risulta quindi pari a 8,4 persone al giorno nelle dieci parrocchie
considerate. Ipotizzando che la frequenza dei passaggi si mantenga inalterata nel resto delle
settimane dell’anno, è possibile stimare un totale di circa tremila richieste di aiuto all’anno. Si tratta
di un volume di passaggi piuttosto notevole, che addirittura, in alcuni casi, si spinge oltre le
dimensioni demografiche di alcuni dei comuni presi in considerazione (da cui la riflessione che una
buona parte della domanda sociale raccolta dai parroci proviene in realtà da persone di passaggio o
comunque non residenti nel territorio).
La scheda prevedeva che il parroco annotasse il problema evidenziato (bisogno sociale) e la
richiesta espressa. Il numero di problemi e di richieste non coincide con il numero di passaggi, in
quanto per alcune situazioni i parroci non hanno compilato integralmente la scheda di raccolta dati.
Sul versante dei problemi delle persone, emergono almeno due tipologie prevalenti di situazioni
problematiche.
Al primo posto si posizionano, con 13 passaggi (31,7% del totale dei problemi segnalati), le persone
che hanno evidenziato situazioni di povertà estrema/indigenza. Con 9 passaggi, si collocano invece
le difficoltà lavorative, quasi tutte coincidenti con l’assenza di un’occupazione (9 passaggi, 22%).
Seguono altre tipologie di situazioni problematiche, tra cui va segnalata l’incidenza di persone
senza dimora (14,6%) e vari problemi legati alle difficoltà familiari: i “problemi di reddito” (5
passaggi, 12,2%) e la categoria generale “famiglie in difficoltà” (4 casi, 9,8%). Queste ultime due
situazioni lasciano intravedere la presenza di situazioni non necessariamente coincidenti con la
79
marginalità e l’esclusione sociale, e che si rivolgono ai parroci per chiedere una forma di aiuto, non
necessariamente di tipo economico.
Tab. 2.52 - I problemi di riferimento
Problemi
Numero di
passaggi %
1 Indigenza 13 31,7
2 Disoccupazione/lavoro nero/saltuario 9 22,0
3 Senza dimora 6 14,6
4 Problemi di reddito 5 12,2
5 Famiglia in difficoltà 4 9,8
6 Nomadismo 2 4,9
7 Carcere 1 2,4
8 Tossicodipendenza 1 2,4
Totale 41 100,0
Per quanto riguarda le richieste espresse, sommando tra di loro le richieste generiche di denaro con
le richieste economiche riconducibili ad un bisogno specifico, si giunge ad un totale pari al 40% di
richieste che gravitano attorno alla richiesta di denaro. E’ interessante notare come, anche se il
problema espresso dalla persona di passaggio non era sempre riconducibile alla mancanza di risorse
economiche, al momento di esprimere una richiesta di aiuto affiora la richiesta di denaro, che viene
giustificata in diversi modi: acquisto di generi alimentari, di ricariche telefoniche, di biglietti
ferroviari necessari per il ricongiungimento di spezzoni della famiglia. In alcuni casi, i soggetti non
hanno chiesto del denaro ma il pagamento di bollette/spese mediche (2 situazioni) o la spesa
alimentare (in quest’ultimo caso, la spesa era rivolta ad un soggetto non autosufficiente,
impossibilitato ad uscire dalla propria abitazione).
La richiesta di pasti e alimenti è piuttosto elevata (19 casi, pari al 26,4% del totale delle richieste
registrate), e supera la richiesta di “aiuto generico” (10 casi, 13,9%).
Da notare come il numero di richieste supera quello dei passaggi (e quindi anche quello delle
persone portatrici di bisogno): è evidente che ciascun soggetto ha espresso più di una richiesta
esplicita di aiuto.
Vanno infine evidenziate alcune richieste particolari, che non sono emerse dai dati rilevati presso
altre sezioni del presente Rapporto. Ad esempio, una madre ha chiesto al Parroco di essere
accompagnata presso una comunità di recupero, dove è accolto il figlio; un’altra persona ha
consegnato al parroco una lettera, in cui un familiare detenuto ha chiesto aiuto al parroco per
necessità varie all’interno dell’istituto penitenziario.
Si tratta di piccole ma significative forme di solidarietà, che per vari motivi non giungono ai servizi
sociali istituzionali, e che sono svolte da soggetti informali del territorio (quali i parroci), che
80
riescono ad attivarsi più agevolmente, anche in virtù del forte grado di prossimità con le situazioni
di difficoltà familiare.
Interessante anche quanto osservato da alcuni parroci, che segnalano la presenza di una certa quota
di soggetti di passaggio, che richiedono un aiuto economico per l’acquisto di cibo: ad alcune di tali
persone è stato fornito un “buono” per il consumo di un pasto in bar o ristoranti; al riscontro
empirico, è stato tuttavia possibile accertare che il buono non è stato sempre utilizzato, a conferma
del carattere sostanzialmente strumentale della richiesta (il denaro non era evidentemente
finalizzato all’acquisto di alimenti).
Tab. 2.53 - Le richieste espresse
Richieste
Numero di
passaggi %
1 Denaro 21 29,2
2 Pasti 19 26,4
3 Aiuto generico 10 13,9
4 Lavoro 7 9,7
5 Denaro per mangiare 4 5,6
6 Denaro per ricariche telefoniche 3 4,2
7 Pagamento bollette/spese mediche 2 2,8
8 Spesa alimentare per invalido 1 1,4
9 Aiuto psicologico 1 1,4
10 Accompagnamento/trasporto 1 1,4
11 Ospitalità notturna 1 1,4
12 Denaro per trasporti 1 1,4
13 Abiti 1 1,4
Totale 72 100,0
81
CAPITOLO 3
Il sistema operativo della Caritas diocesana
3.1 Introduzione e dati della Caritas diocesana aretina
Per il quarto anno consecutivo vengono presentati in questo capitolo i numeri e i dati legati ai
servizi della Caritas diocesana aretina. Da una prima analisi dell’anno 2006, viene confermata la
tendenza a considerare il fenomeno delle povertà come sempre più complesso e articolato. Grazie
anche al lavoro di analisi e studio del fenomeno delle povertà in Provincia di Arezzo, la Caritas
diocesana aretina ha imparato in questi ultimi anni a considerare e a valutare il fenomeno della
povertà non tanto sulla base di un incremento numerico dell’affluenza ai servizi ma sulla
complessità delle richieste di aiuto pervenute. Più è complesso un caso di aiuto e relativamente più
è difficile trovare delle situazioni congrue e dignitose di intervento. Difatti, sono tanti i fattori che
devono essere presi in considerazione per arrivare a pensare e costruire dei percorsi validi di
inclusione sociale. Come vedremo dal confronto dei dati con gli anni precedenti, si può affermare
che il fenomeno delle povertà in terra di Arezzo non è ancora numericamente troppo preoccupante e
non è peggiorato nel corso di questo periodo di analisi, anche se riteniamo che la povertà sommersa
si stia allargando notevolmente. Tuttavia, appare sempre più difficile lavorare sull’aspetto
preventivo del fenomeno, programmare insieme ai servizi pubblici azioni coordinate di promozione
e di concreto inserimento sociale, evitare di intervenire nell’emergenza e di perseverare nel
mantenimento della stessa situazione. E’ giusto ricordare ancora una volta che i numeri dichiarati in
questo capitolo riguardano esclusivamente i contatti ufficiali, cioè quelli che attraverso i servizi
della Caritas diocesana sono stati correttamente registrati. Ricordiamo però che tali dati non
possono avere una valenza esclusivamente scientifica nella rappresentazione di una realtà sociale
ma possono chiaramente indicare quale sia il trend di questo fenomeno. L’esperienza insegna che
certi numeri debbano essere considerati come “numeri visibili”, i quali, facendo parte di una realtà
sociale territoriale ben definita, vanno giustamente considerati in modo parziale rispetto ai “numeri
reali” della povertà che, volenti o nolenti, si stanno verificando anche in Provincia di Arezzo.
In questo Capitolo verrà dunque presentato il sistema della Caritas diocesana con un focus di analisi
su due Caritas parrocchiali, Sant’Agostino e San Leo. Vengono inoltre presentati i dati provinciali
relativi alla tematiche della Dipendenza, con l’intento di accendere i riflettori su questa diffusa
forma di “povertà”, i cui risvolti medici, sociali ed umani sono troppo spesso sottovalutati. In coda,
vengono illustrati i risultati di un interessante questionario d’indagine che ha coinvolto ben 66
comunità religiose, maschili e femminili, dislocate in tutta la Diocesi di Arezzo-Cortona-
Sansepolcro. Nel suo complesso, quello che comunque prevale da questa quarta ricerca provinciale
82
sono essenzialmente problemi di natura sociale ed economica che toccano trasversalmente tutte le
forme di categoria sociale nelle diverse fasce di età. Difatti, le attività promosse dal circuito Caritas
sono a beneficio di tutti con particolare attenzione alla dimensione della famiglia, categoria
quest’ultima che più di altre negli ultimi anni ha sentito delle difficoltà economiche e sociali del
nostro tempo. Tuttavia, in una società che ha subito forti e repentini cambiamenti, sentiamo con
urgenza la necessità di continuare a studiare e a monitorare certi fenomeni sociali e, di conseguenza,
di arrivare a promuovere politiche innovative e coraggiose.
Iniziando a prendere in considerazione dati e numeri prodotti nel 2006 dal Centro di Ascolto
diocesano, possiamo affermare che continua la richiesta di sostegno economico per provvedere al
pagamento di bollette/utenze o all’acquisto di generi di prima necessità da parte di cittadini italiani
e stranieri. Nel 2006 il Centro di Ascolto Caritas (CdA Caritas), attraverso l’applicazione di un
apposito regolamento, ha erogato contributi economici a fondo perduto per un totale di oltre €
15000,00. Tale somma, comprende anche alcuni prestiti concessi alle famiglie per il pagamento
dell’affitto tramite accordi con i Servizi Sociali del Comune di Arezzo e alcuni pagamenti
eccezionali eseguiti per far fronte ad emergenze o a richieste specifiche. Nel corso del 2006 sono
state 71 le persone che hanno usufruito direttamente di questo servizio, con un incremento di 8
persone rispetto all’anno precedente. Su 71 persone seguite, ben 39 sono state le nuove presenze di
cui 26 hanno riguardato italiani. Nel complesso, ci sono stati 36 italiani e 35 stranieri. Tra gli
stranieri, non essendoci stato un grande turnover, appare evidente la richiesta di essere aiutati e
seguiti per un tempo più lungo, viste le difficoltà di autonomia che incontrano. L’utilizzo di questo
servizio può essere riassunto nella tabella seguente:
Tab. n. 3.1 erogazioni contributi
Nazionalità N. di contributi anno 2006 Percentuale anno 2006 Anno 2005
Albanese 8 11,3% 10
Bengalese 2 2,8% 6
Italiana 36 50,8% 32
Jugoslava 3 4,2% 3
Marocchina 8 11,3% 7
Domenicana 3 4,2% 0
Rumena 3 4,2% 1
Somala 3 4,2% 1
Equador 1 1,4% 0
Tunisia 1 1,4% 0
Ungherese 1 1,4% 0
Russia 2 2,8% 0
Pakistana 0 0,0% 3
TOTALE 71 100% 63
Come già accennato, sono aumentati gli interventi eseguiti rispetto al 2005, anno in cui furono 63
gli interventi fatti. Gli italiani, che rimangono il gruppo più richiedente e più beneficiante, si
83
suddividono in 18 famiglie (tradizionali e monoparentali), 4 coppie conviventi, 8 singles e 6
situazioni di diversa tipologia. Delle 18 famiglie italiane appare interessante notare come 10 di esse
siano monoparentali con uno o più figli a carico, mentre delle 8 famiglie con composizione
tradizionale, 5 risultano essere monoreddito e 3 senza un reddito fisso. Si precisa che le famiglie
monoreddito, pur avendo un’entrata fissa mensile, hanno dimostrato tutte grosse difficoltà
economiche di gestione familiare, quasi al pari delle famiglie che possono godere solo di lavori
saltuari e precari. Delle 10 famiglie monoparentali, risulta che 9 sono composte dalla figura materna
con un’età compresa tra i 30 e i 45 anni. Nonostante le difficoltà economiche e la precarietà del
lavoro, tutti i figli frequentano o hanno frequentato regolarmente la scuola dell’obbligo. Tra gli 8
singles, risultano 3 con età compresa tra i 60 e gli 80 anni mentre i restanti 5 si riferiscono a persone
con passato di dipendenza da sostanze o da alcool, in cui la problematica principale rimane la
relazione e la mancanza di reti parentali o amicali. Tutti gli utenti singles percepiscono una piccola
pensione di invalidità e 3 di loro vivono in case popolari con affitto agevolato. Per i 6 casi di diversa
tipologia si intendono quelle situazioni in cui ci sono figli maggiorenni che vivono o che sono
tornati a vivere con un genitore oppure fratelli adulti che hanno deciso di vivere insieme.
Per quanto attiene gli stranieri, la maggior parte rientranti nella categoria della famiglia tradizionale
con la numerosa presenza di figli minori, appare interessante notare come siano gli albanesi e i
marocchini quelli più richiedenti un appoggio economico. Il gruppo albanese, pur essendo
praticamente sparito da alcuni servizi fondamentali come la Mensa e la Casa di Accoglienza, è
ancora fortemente presente nella richiesta di servizi di sostegno di carattere economico. Tuttavia,
l’attivazione di colloqui più specifici da parte del CdA diocesano ha permesso di favorire interventi
di supporto a situazioni di reale bisogno. In molti altri casi, senza intervenire direttamente a livello
economico, il CdA diocesano ha facilitato la presa di contatto con i Servizi Sociali e/o ha dato
garanzie alle Aziende erogatrici di servizi circa la possibilità di effettuare pagamenti rateizzati
controllati. Dopo anni di esperienza diretta, la Caritas diocesana ritiene che sia più incisivo
l’accompagnamento verso l’autonomia economica delle persone attraverso percorsi educativi di
prossimità, piuttosto che continuare sull’erogazione di interventi economici che spesso
deresponsabilizzano i richiedenti aiuto. È questo uno dei fattori più importanti del lavoro del CdA
diocesano. Da questa linea di azione sono stati ovviamente esonerate quelle situazioni di vero
degrado ed emarginazione e quei casi di emergenza legati spesso a situazioni contingenti di
difficoltà momentanea. Dei 35 casi di stranieri registrati, si evidenzia come 10 di essi siano famiglie
monoparentali di donne in età tra i 20 e i 40 anni, con redditi insufficienti e, quasi sempre, con figli
minori a carico. Un altro aspetto significativo riguarda le famiglie tradizionali degli stranieri dove,
quasi sempre, le donne non lavorano. Una possibile lettura di questo potrebbe riguardare la
84
difficoltà nel gestire la famiglia; spesso, nei colloqui effettuati, le donne si lamentano di non sapere
dove lasciare i figli e che non possono contare sull’appoggio di reti parentali (nonni, zii ecc). Altro
aspetto fondamentale è quello culturale; in molte culture pare che per mantenere salda la struttura
familiare, le donne non devono andare a lavorare ma devono vivere nella penombra. Tra gli
stranieri, in maniera più marcata rispetto agli italiani, vengono spesso riscontrate situazioni di
indebitamento verso i proprietari di casa o con i vari enti che forniscono le utenze. Detto questo,
possiamo procedere nell’analisi di ulteriori dati relativi al servizio di Centro di Ascolto diocesano.
Nel corso del 2006 gli utenti ufficialmente registrati con schede individuali sono stati 325. La
Caritas diocesana calcola che questo numero corrisponda a circa il 30-40% dei contatti
realisticamente avuti nel corso dell’anno. Per capire meglio questo flusso di utenti regolarmente
registrati, il numero di 325 unità viene di seguito suddiviso per il sesso, per la fascia di età e per
nazionalità:
Tab. n. 3.2 - Divisione degli utenti per sesso
Sesso Numero
anno 2006
Percentuale
anno 2006
Numero
anno 2003
Numero
anno 2004
Numero
anno 2005
Maschio 115 36 % 134 107 134
Femmina 205 64 % 182 114 167
Totale 320 100 % 316 221 301
Dopo un apposito e personalizzato colloquio, nel 2006 il 64% degli utenti registrati è risultato
essere di sesso femminile. Si conferma pertanto la tendenza che vede la donna sempre più
rappresentativa dei propri bisogni personali e soprattutto familiari. Questo dato appare senza dubbio
importante, al fine di poter valorizzare il ruolo della donna nella famiglia e nella società aretina.
Dall’altra parte, ciò dimostra quanto sia vulnerabile e fragile la donna, e quindi meritevole di
maggior attenzioni, nella nostra società odierna. Per alcune donne straniere, andare presso gli uffici
Caritas rappresenta l’unico momento di uscita dalla propria abitazione; questa realtà va osservata e
monitorata con molta cautela, al fine di poter far emergere metodi e tecniche di concreta
integrazione civile nel medio-lungo termine. Si tiene a precisare che la presenza femminile è
maggioritaria per quanto riguarda i servizi offerti dal CdA, dall’Ambulatorio o dai Centri di
distribuzione vestiario-alimenti, mentre per quanto attiene i servizi di prima necessità (Mense, Case
di accoglienza, Servizio Doccia etc.) la presenza femminile è fortemente minoritaria. Infine, in
relazione all’aumento statistico delle separazioni e dei divorzi, preoccupa vedere come si stia
allargando la fetta del disagio femminile e come questo si evidenzi solo nei confronti di realtà
private quali ad esempio associazioni e parrocchie.
Vediamo adesso come si suddividono per fasce di età le persone ascoltate e registrate dal CdA
diocesano:
85
Tab. n. 3.3 - Divisione degli utenti per fascia di età
Fascia d’età Numero
anno 2006
Percentuale
anno 2006
Numero
anno 2003
Numero
anno 2004
Numero
anno 2005
10-19 5 1,5 % 5 2 1
20-29 60 18,8 % 57 48 54
30-39 111 34,7 % 123 78 98
40-49 83 25,9 % 72 56 85
50-59 43 13,4 % 33 22 47
60-69 11 3,4 % 15 9 13
70-79 5 1,6 % 8 5 2
80-89 2 0,6 % 3 1 1
Totale 320 100 % 316 221 301
Si conferma la maggior presenza di utenti compresi nella fascia di età 30-39 anni e 40-49 anni. Ciò
appare in linea con quanto verificatosi negli anni precedenti, quasi fosse una conferma sulle
difficoltà e i disagi che vivono le persone così dette di “mezza età”. Tra i fattori più significativi di
queste cause ci sono sicuramente le continue difficoltà economiche, i problemi alloggiativi e il
precariato lavorativo. Il fatto che il 34,7% degli utenti registrati, rientranti nella categoria dei
“giovani adulti”, si rechi presso gli sportelli della Caritas diocesana significa che queste persone,
asse portante di una società civile, hanno davvero grosse difficoltà ad inserirsi regolarmente nel
mondo del lavoro, a gestire e mantenere una famiglia e di conseguenza a garantire ai propri figli
un’educazione corretta e un’infanzia felice. Drammaticamente, di riflesso si riscontrano sempre più
tendenze ad alleggerire il carico della vita con l’assunzione di sostanze stupefacenti o di alcolici
oppure si registra il preoccupante aumento di disturbi depressivi e ansiolitici. Infine, va riscontrato
che gran parte delle persone di questa fascia di età, cade nel vizio del gioco d’azzardo (legale e/o
illegale) o nel circolo delle nuove dipendenze (in particolare video poker) che oltre a produrre danni
psichici e relazionali sono tra i principali fattori dell’impoverimento economico di molte famiglie
aretine. All’interno di questa fascia di età 30-39 anni, notiamo che i 111 utenti registrati si
suddividono in 76 donne (16 italiane e 60 straniere) e in 35 uomini (13 italiani e 22 stranieri). La
Caritas diocesana denuncia l’attuale incapacità da parte della politica e delle Amministrazioni
Pubbliche di farsi carico di questi tristi fenomeni di povertà che rischiano di minare il futuro del
nostro Paese.
Di seguito, viene messo in luce come sono rappresentate le nazionalità e quali sono i gruppi
nazionali che più si rivolgono al CdA diocesano:
86
Tab. n. 3.4 - Divisione degli utenti per nazionalità Nazionalità Numero
anno 2006
Percentuale
anno 2006
Numero
anno 2003
Numero
anno 2004
Numero
anno 2005
Albania 18 5,6% 45 18 20
Algeria 0 0,0% 6 5 3
Argentina 1 0,3% 1 1 0
Armenia 0 0,0% 0 0 1
Bangladesh 15 4,7% 15 5 7
Bosnia 1 0,3% 0 1 1
Brasile 0 0,0% 0 1 2
Bulgaria 4 1,3% 5 3 1
Cina 1 0,3% 0 0 0
Colombia 1 0,3% 2 0 1
Congo Brazzaville 1 0,3% 0 0 0
Costa d’Avorio 1 0,3% 0 0 1
Croazia 0 0,0% 0 1 1
Ecuador 2 0,6% 1 0 2
Egitto 1 0,3% 0 3 4
Etiopia 4 1,3% 0 0 0
Eritrea 0 0,0% 1 3 2
Filippine 4 1,3% 1 2 4
Giordania 0 0,0% 0 1 0
India 1 0,3% 2 2 4
Italia 105 32,7% 86 101 107
Jugoslavia 3 0,9% 16 8 6
Kosovo 3 0,9% 0 2 4
Macedonia 1 0,3% 2 2 2
Marocco 23 7,2% 23 7 19
Mauritania 0 0,0% 1 1 0
Messico 0 0,0% 0 1 0
Moldavia 1 0,3% 2 1 1
Nigeria 9 2,8% 2 1 5
Pakistan 2 0,6% 3 1 2
Perù 0 0,0% 2 0 0
Polonia 12 3,8% 4 4 10
Rep. Ceca 1 0,3% 0 0 0
Rep. Domenicana 7 2,2% 6 2 1
Romania 63 19,6% 60 21 45
Russia 4 1,3% 0 0 0
Senegal 7 2,2% 0 0 4
Serbia Montenegro 3 0,9% 0 1 4
Somalia 5 1,7% 10 9 16
Sri Lanka 0 0,0% 5 3 4
Sudan 0 0,0% 0 1 1
Tunisia 9 2,8% 14 8 11
Turchia 0 0,0% 0 1 1
Ucraina 5 1,7% 1 0 4
Ungheria 1 0,3% 0 0 0
Venezuela 1 0,3% 0 0 0
Totale 320 100% 316 221 301
Come si evince dalla Tabella, il gruppo italiano è ancora quello più popoloso con il 32,7% delle
presenze. A seguire, con il 19,6%, si confermano i rumeni come gruppo straniero più frequente.
Pressoché stabili le percentuali relative alle altre nazionalità con il vistoso calo di presenze relativo
ai somali. La continua e costante presenza di italiani conferma la preoccupazione della Caritas
87
diocesana sul fatto che la povertà di molti aretini, in relazione soprattutto al fattore economico e alla
categoria degli anziani over 65 anni, è ancora sommersa e poco conosciuta, nonostante gli italiani,
soprattutto quelli provenienti dal Meridione, abbiano più facilità nel denunciare apertamente la
propria situazione personale di bisogno. Inoltre, si segnala per la prima volta la registrazione di un
caso cinese, che ha avvicinato la Caritas attraverso un solo servizio specifico.Vediamo adesso quali
sono state le principali problematiche riscontrate nel 2006:
Tab. n. 3.5 - Problematiche riscontrate dal Centro di Ascolto anno 2006
Principali problematiche anno 2006
N. di problematiche su 320
utenti registrati Percentuale anno 2006
Povertà/problemi economici 198 28,1%
Problemi di occupazione/lavoro 169 24,1%
Problemi familiari 61 8,7%
Problemi di istruzione 21 3,1%
Problemi di salute 23 3,4%
Problematiche abitative 72 10,4%
Detenzione e giustizia 3 0,5%
Dipendenze 12 1,8%
Bisogni migrazione/immigrazione 25 3,7%
Handicap e disabilità 1 0,2%
Problemi linguistici 19 2,7%
Nessun reddito 46 6,6%
Irregolarità giuridica 23 3,4%
Solitudine 1 0,2%
Problemi psichici/relazionali 6 0,9%
Accattonaggio 0 0,0%
Povertà estrema 4 0,7%
Altro 8 1,2%
TOTALE 704 100%
Su 320 utenti registrati nel 2006 appare pertanto che le problematiche riscontrate dagli operatori del
CdA siano state 704. Rimanendo in linea con quanto riscontrato negli anni precedenti, si conferma
che le principali problematiche riguardano i problemi economici con il 28,1%, i problemi di
occupazione/lavoro con il 24,1% e le problematiche abitative con il 10,4%. Sulla base di quanto
emerso, possiamo affermare che il vero grande contrasto alla povertà possa essere fatto favorendo la
redditività, la stabilità lavorativa e la certezza della casa. Risolvendo queste priorità sarebbe molto
più facile anche per un organismo come la Caritas diocesana riuscire ad affrontare la molteplicità di
problematiche (ad es. dipendenze, salute, formazione, rapporti familiari etc.) che in qualche modo
complicano le possibili soluzioni ai problemi principali. In media, le persone registrate hanno
sempre manifestato almeno un paio di problematiche più o meno interconnesse (ad es. problemi
economici/mancanza di lavoro oppure problemi familiari/difficoltà abitative). I colloqui
personalizzati curati dagli operatori della Caritas diocesana mettono sempre in evidenza una
concatenazione delle problematiche che vanno oltre a quanto viene dichiarato dagli utenti.
88
In relazione alle problematiche riscontrate, nella tabella seguente appare interessante vedere quali
sono state le qualifiche lavorative emerse durante i colloqui:
Tab. n. 3.6 -Qualifiche lavorative dichiarate al centro di ascolto
Qualifica lavorativa
anno 2006
Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Numero
anno 2003
Numero
anno 2004
Numero
anno 2005
Addetto pulizie 23 7,2% 13 3 15
Agricoltore 5 1,6% 7 3 6
Aiuto cuoco 2 0,6% 5 1 2
Apprendista 2 0,6% 0 1 1
Assistente anziani 61 19,1% 40 21 57
Autista 1 0,3% 4 0 7
Baby sitter 3 0,9% 3 1 2
Barista 1 0,3% 1 1 2
Cameriere 3 0,9% 7 4 0
Camionista 2 0,6% 2 3 1
Carpentiere 0 0,0% 2 0 2
Casalinga 9 2,8% 24 12 12
Colf 6 1,9% 0 0 1
Commerciante 3 0,3% 1 0 2
Commessa/o 2 0,6% 2 1 2
Cuoco 4 1,3% 4 0 1
Disoccupato 71 22,1% 39 61 58
Domestica/o 18 5,6% 23 12 15
Elettricista 0 0,0% 2 1 1
Estetista 1 0,3% 0 1 1
Fabbro 1 0,3% 1 1 1
Falegname 2 0,6% 1 0 2
Fornaio 1 0,3% 1 0 1
Giardiniere 3 0,9% 1 0 1
Imbianchino 1 0,3% 1 1 1
Impiegato 0 0,0% 6 5 4
Impresa di pulizie 2 0,6% 0 7 5
Infermiere 1 0,3% 0 0 1
Lavapiatti 2 0,6% 6 2 2
Libero professionista 3 0,9% 1 1 2
Magazziniere 2 0,6% 3 3 1
Manovale 7 2,2% 8 2 7
Meccanico 2 0,6% 0 0 1
Metalmeccanico 4 1,3% 0 0 1
Modella 0 0,0% 0 1 1
Muratore 8 2,5% 12 13 9
Musicista 0 0,0% 0 0 1
Non specificato 7 2,2% 2 2 8
Odontotecnico 0 0,0% 0 1 1
Operaio 29 9,0% 32 30 35
Operaio tessile 1 0,3% 1 1 1
Operatore sociale 0 0,0% 3 0 1
Orafo 4 1,3% 5 0 1
Pasticcere 0 0,0% 2 0 0
Pensionato/Pensione invalidità 14 4,3% 16 12 10
Piccolo imprenditore 1 0,3% 14 0 0
Pizzaiolo 3 0,9% 5 3 5
Ragioniere 0 0,0% 0 0 1
Saldatore 1 0,3% 3 1 0
Sarta/o 1 0,3% 2 3 3
Segretaria 1 0,3% 2 0 1
Sorvegliante 2 0,6% 1 0 1
Studente 3 0,9% 5 3 2
Venditore ambulante 2 0,6% 2 2 0
Verniciatore 0 0,0% 1 1 2
Totale 320 100,00% 316 221 301
89
Anche nel 2006, i disoccupati risultano essere la percentuale più alta con il 22,1% delle qualifiche
lavorative registrate. Ciò significa che molte persone hanno grosse difficoltà a inserirsi
regolarmente nel mondo del lavoro nonostante la Provincia di Arezzo offra ancora delle opportunità
in molti settori. Questa percentuale così alta è dovuta anche al fatto che in questa voce rientrano
tutte quelle persone che vivono di espedienti o di lavori brevi spesso non regolari. Inoltre, sono
molte le persone provenienti da altre parti di Italia non residenti in Provincia di Arezzo che vengono
a cercare fortuna nel nostro territorio. Con il 19,1% segue la qualifica di Assistente ad
anziani/badante. Questo dato, quasi interamente al femminile, dimostra quanto sia ormai
consolidata la presenza di badanti all’interno delle famiglie aretine nella cura specifica degli
anziani. A seguire, con il 9% risulta la qualifica di operaio, dato questo invece interamente al
maschile che testimonia quanto sia difficile oggi giorno riuscire a sbarcare il lunario con salari
medio-bassi. Per continuare il ragionamento sulle 320 schede registrate dal CdA diocesano, viene di
seguito analizzata la situazione abitativa delle persone con il solo confronto con l’anno 2005:
Tab. n. 3.7 - Principali condizioni abitative
Condizione abitativa anno 2006 Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Numero
anno 2005
Affittacamere 3 0,9% 5
Albergo 2 0,6% 2
Affitto 155 48,5% 147
Appartamento di amici/parenti 34 10,6% 26
Appartamento proprio 24 7,5% 10
Appartamento datore di lavoro 19 5,9% 0
Camper 2 0,6% 2
Casa abbandonata 1 0,4% 5
Casa accoglienza 36 11,3% 49
Edilizia popolare 19 5,9% 24
Roulotte 2 0,6% 1
Senza alloggio 13 4,1% 19
Altro/non specificato 10 3,1% 11
Totale 320 100% 301
Da molto tempo la Caritas diocesana segue il tema della Casa e della situazione alloggiativa delle
persone che si rivolgono ai nostri servizi. Si conferma l’alto numero di persone che dichiarano di
essere in affitto, ben il 48,5% di quanto registrato. Quella dell’affitto è una voce di spesa che
davvero grava pesantemente sui bilanci di una famiglia, in particolare per quanto riguarda le
famiglie straniere e, come già detto, le famiglie sotto i 40 anni. Della tabella precedente vanno
evidenziate le 19 dichiarazioni abitative relative alla voce “Appartamento datore di lavoro”. Questo
dato, che riguarda esclusivamente donne che lavorano 24 ore come badanti, è stato apertamente
denunciato in modo esplicito proprio nel corso del 2006.
90
Continuando nella conoscenza di questo fenomeno, nella tabella seguente viene illustrata la
situazione familiare delle persone registrate, con il confronto con l’anno 2005:
Tab. n. 3.8 - Situazione familiare delle persone
Situazione familiare anno 2005 Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Numero anno
2005
Nucleo familiare 186 58,2% 159
Nucleo non familiare 51 15,9% 57
Presso istituto 2 0,6% 2
Solo 65 20,3% 71
Altro (divorziato, separato) 16 5,0% 12
Totale 320 100% 301
La tabella sopra conferma come il 58,2% degli utenti registrati vivano all’interno del proprio nucleo
familiare. Ciò appare interessante perché conferma come la famiglia sia davvero la dimensione
sociale più a rischio. Questo dato si lega anche al fatto che proprio la donna è, per la maggior parte
dei casi, portatrice dei bisogni familiari. Da sottolineare è anche il dato relativo alle persone “sole”
che con il 20,3% dimostrano che uno su cinque delle persone registrate vive in una situazione
prevalentemente di solitudine. Questo dato, che riguarda prevalentemente persone di passaggio o
temporaneamente presenti nel nostro territorio, è nella realtà molto più grande se si considerano
tutti gli utenti dei servizi primari che non si sottopongono a un colloquio personalizzato.
A titolo conoscitivo, vengono di seguito elencati i titoli di studio dichiarati dalle 320 persone
registrate, con il solo confronto con l’anno 2005:
Tab. n. 3.9 - Titolo di studio dichiarati
Titolo di studio anno 2006 Numero anno
2006
Percentuale
anno 2006
Numero anno
2005
Diploma professionale 43 13,4% 54
Diploma universitario 2 0,6% 4
Laurea 12 3,8% 26
Licenza elementare 35 10,9% 41
Licenza media inferiore 101 31,6% 94
Licenza media superiore 56 17,5% 21
Nessuno 15 4,7% 22
Non specificato 56 17,5% 39
Totale 320 100,0% 301
Il titolo di studio, che risulta essere un indicatore molto importante, riguarda per il 31,6% persone
con licenza media inferiore. Questa percentuale riguarda prevalentemente gli italiani visto e
considerato che per molti stranieri è difficile comparare i loro titoli di studio a quelli presenti in
Italia. Appare qui interessante ribadire un concetto già espresso altre volte. Nell’era della
globalizzazione, la massiccia presenza di persone senza specifici titoli di studio ci appare un
91
problema importante perché strettamente legato alla capacità di reinserimento effettivo nel mondo
del lavoro. Concludiamo l’analisi dei dati con l’analisi dell’andamento mensile dei colloqui
effettuati:
Tab. n. 3.10- Distribuzione delle schede nel corso dell’anno
Mesi
dell’anno
Numero di schede
anno 2006
Percentuale
anno 2006
Numero di
schede anno
2003
Numero di
schede
anno 2004
Numero di
schede
anno 2005
Gennaio 29 9,0% 15 39 26
Febbraio 26 8,1% 29 23 32
Marzo 32 10,0% 10 20 28
Aprile 16 5,0% 22 16 24
Maggio 27 8,4% 57 17 22
Giugno 16 5,0% 22 16 20
Luglio 18 5,6% 15 11 26
Agosto 23 7,2% 6 13 25
Settembre 30 9,4% 35 14 32
Ottobre 37 11,6% 51 15 22
Novembre 32 10,0% 41 16 21
Dicembre 34 10,7% 13 21 23
Totale 320 100,0% 316 221 301
In linea di massima, il flusso delle persone che si rivolgono al CdA della Caritas sembra costante e
abbastanza omogeneo nel corso dell’anno. Si conferma la flessione relativa ai mesi estivi con un
progressivo aumento a partire dal mese di agosto. Questo aspetto della omogenea distribuzione
delle schede effettuate ci appare molto significativo perché sta a testimoniare che il bisogno di aiuto
non è legato a fattori “stagionali” ma sta diventando sempre più continuo e costante nel tempo.
Il Centro di Ascolto gestisce anche un altro importante servizio in convenzione con il Comune di
Arezzo relativo all’erogazione di “latte e pannolini” che vede beneficiarie le famiglie della città.
Dal 2003 al 2006, questo servizio è diventato sempre più necessario e strategico perché ha il merito
di unire la logica della sussidarietà e della promozione della famiglia, eliminando quasi
completamente il carico di spesa dai bilanci economici delle famiglie più a rischio. In questo
periodo sono state accolte 330 famiglie e ben 364 bambini di età compresa tra 0/30 mesi (186
maschi e 174 femmine) hanno potuto beneficiare di questi prodotti. Per motivi di redazione in
questa parte analizzeremo solo i dati relativi agli utenti in vigore nel corso del 2006. In questo anno,
sono stati effettuati 234 colloqui personalizzati suddivisi in 59 colloqui con nuove famiglie e 175
con famiglie già inserite nel progetto negli anni precedenti. Nell’anno 2006 sono stati ben 166 gli
utenti che hanno usufruito del servizio. La suddivisione in base al sesso del bambino è esplicitata
nella seguente tabella:
92
Tab. n. 3.11 - numero utenti anno 2006
Sesso bambino/a Numero anno
2006
Percentuale
anno 2006
Maschile 93 56,0%
Femminile 73 44,0%
TOTALE 166 100 %
Dalla tabella prevale una piccola maggioranza di bambini di sesso maschile rispetto a quelli di sesso
femminile; se paragonato con altri servizi (ad es. il reparto ospedaliero di neonatologia) questo dato
può essere interessante per vedere la demografia di crescita e di composizione del nostro territorio.
È necessario adesso vedere la suddivisione anche in relazione all’età dei bambini:
Tab. n. 3.12 – età dei bambini
Età in mesi
Numero anno
2006
Percentuale
anno 2006
0-6 47 28,30%
7-12 44 26,50%
13-18 34 20,50%
19-30 41 24,70%
TOTALE 166 100%
Da sottolineare il fatto che tale specifica suddivisione si è resa necessaria in quanto al
raggiungimento di ogni fascia di età, e di conseguenza al passaggio a quella successiva, viene
variato il quantitativo di generi per l’infanzia erogato ad ogni famiglia. Come mostrato dalle
percentuali, la distinzione risulta essere anche in questo caso alquanto omogenea. Infatti, si può
osservare che più della metà dei bambini ha un’età inferiore ai 12 mesi. Visti i maggiori consumi di
pannolini e latte, facciamo presente che proprio in questa fascia di età i prodotti al mercato per
l’infanzia hanno un prezzo di vendita molto più alto. Questa logica perversa e la mancanza di
sostegni reali alle famiglie da parte dello Stato italiano portano questi prodotti per l’infanzia ad
essere molto onerosi per i bilanci familiari. Detto questo, appare inevitabile vedere adesso la
composizione delle famiglie dei bambini:
Tab. n. 3.13 – Composizione delle famiglie
Composizione
famiglie
Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Entrambi i genitori 142 85.5%
Solo un genitore 24 14,5%
TOTALE 166 100 %
I numeri evidenziano chiaramente che più dell’85% dei bambini vive in un nucleo familiare in cui
sono presenti entrambi i genitori regolarmente sposati o conviventi, mentre il restante 14% vive
invece assieme ad un’unica figura genitoriale, nella quasi totalità dei casi si tratta della figura
93
materna. Riteniamo che queste 24 famiglie monogenitoriali siano estremamente vulnerabili e a
rischio di povertà. Proprio in riferimento a quest’ultimo caso la successiva tabella mostra le
nazionalità di quelle famiglie in cui è presente un’unica figura genitoriale:
Tab. n. 3.14 – Nazionalità famiglia monogenitoriale
Nazionalità famiglia
monogenitoriale
Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Italia 17 70,8%
Romania 4 16,6%
Albania 1 4,2%
Yugoslavia 1 4,2%
Ucraina 1 4,2%
TOTALE 24 100%
Dai numeri riportati si può notare che sul totale dei casi per il 70,8% la figura genitoriale è di
nazionalità italiana, seguita da quella rumena (16,6%). Da evidenziare che oltre alla nazionalità
italiana, le nazionalità riportate provengono tutte dall’area dell’est europeo con una assenza totale di
nazionalità provenenti dall’area nord africana, asiatica o sud americana. Per concludere la
panoramica sulle famiglie che beneficiano di questo servizio, presentiamo di seguito la nazionalità
delle famiglie composte da entrambi i genitori:
Tab. n. 3.15 – nazionalità famiglie con entrambi i genitori
Nazionalità famiglie Numero anno
2006
Percentuale anno
2006
Bangladesh 36 25,35%
Albania 21 14,80%
Marocco 15 10,56%
Italia 13 9,20%
Romania 11 7,76%
Algeria 5 3,60%
Filippine 4 2,81%
Pakistan 4 2,81%
Senegal 3 2,11%
Ecuador 2 1,40%
Sri Lanka 2 1,40%
Etiopia 2 1,40%
Santo Domingo 2 1,40%
Tunisia 1 0,7%
Yugoslavia 1 0,7%
Turchia 1 0,7%
Perù 1 0,7%
Polonia 1 0,7%
Somalia 1 0,7%
Cina 1 0,7%
Argentina 1 0,7%
India 1 0,7%
Nigeria 1 0,7%
Kossovo 1 0,7%
Macedonia 1 0,7%
Mista 10 7,0%
TOTALE 142 100%
94
Tra le famiglie con entrambi i genitori la nazionalità più presente risulta essere quella del
Bangladesh, seguita da quella albanese e marocchina. Da sottolineare la presenza di un unico caso
di famiglia cinese, rappresentante in termini statistici lo 0.7%. Questa sottolineatura è importante
perché tale nazionalità è totalmente assente e mai rappresentata all’interno dei diversi servizi portati
avanti dalla stessa Caritas Diocesana aretina. Si conclude la parte relativa al servizio “latte e
pannolini” con la tabella di confronto generale con i precedenti anni:
Tab. n. 3.16 - Famiglie per Latte e Pannolini
Nazionalità Numero
famiglie anno
2006
Percentuale
anno 2006
Numero
famiglie anno
2003
Numero
famiglie anno
2004
Numero
famiglie anno
2005
Albania 25 15,0% 22 17 20
Algeria 5 3,1% 4 3 3
Argentina 1 0,6% 1 1 1
Bangladesh 36 21,7% 33 36 35
Cina 1 0,6% 0 0 0
Cuba 0 0,0% 1 1 0
Ecuador 2 1,2% 3 3 2
Egitto 0 0,0% 1 0 0
Eritrea 0 0,0% 1 1 1
Etiopia 2 1,2% 0 0 1
Filippine 4 2,5% 4 3 2
Giordania 0 0,0% 1 1 0
Italia 35 21,1% 44 35 32
Jugoslavia 2 1,2% 2 1 3
Macedonia 1 0,6% 2 2 1
Marocco 15 9,0% 13 8 9
Nigeria 1 0,6% 2 2 2
Pakistan 1 0,6% 4 5 3
Perù 1 0,6% 1 1 1
Polonia 1 0,6% 2 1 1
Rep. Dominicana 5 3,1% 3 3 2
Romania 18 10,5% 20 22 21
Russia 1 0,6% 0 0 1
Senegal 3 1,9% 0 0 1
Sierra Leone 0 0,0% 0 1 1
Sri Lanka 2 1,2% 8 6 2
Somalia 1 0,6% 3 2 2
Tunisia 1 0,6% 5 5 4
Turchia 1 0,6% 1 1 2
Ucraina 1 0,6% 1 1 1
Totale 166 100% 182 162 154
Per soddisfare le richieste delle famiglie, nel corso del 2006 sono stati erogati 2876 confezioni di
pannolini e 512 confezioni di latte in polvere. Su questo versante, ci piace sottolineare l’impegno
degli operatori Caritas nello stimolare il più possibile l’allattamento al seno come miglior metodo
alimentare e di crescita dei bambini. Ricordiamo che questo servizio è fortemente regolamentato e
95
seguito con fasi di aggiornamento. Oltre ai prodotti principali, per le famiglie economicamente più
disagiate, la Caritas diocesana è intervenuta anche con prodotti alimentari per l’infanzia e con
prodotti relativi all’igiene e alla cura del bambino.
Passiamo adesso all’analisi di alcuni servizi specifici della Caritas diocesana aretina. Il primo tra
questi riguarda la Casa di accoglienza San Vincenzo. Nel corso del 2006 sono stati ospitati ben 119
persone suddivisi nelle tipologie di emergenza, prima accoglienza e seconda accoglienza. Continua
la presa in carico totale di alcune persone estremamente svantaggiate da parte della Caritas
diocesana. Da evidenziare che a partire dal 2006 sono stati riservati ben 4 posti alle donne, servizio
questo che si aggiunge all’attivazione del progetto: “Appartamento solidale Carlo Liviero” destinato
all’accoglienza delle donne nella forma dell’autonomia controllata. Le donne ospitate nel 2006 sono
state 16 e per contrastare questa nuova forma di povertà la Caritas diocesana sta attivando numerosi
servizi. Nella tabella seguente è possibile vedere il confronto con gli anni precedenti:
Tab. n. 3.17- Nazionalità degli utenti Casa San Vincenzo
Nazione Numero utenti
anno 2006
Percentuale anno
2006
Numero
utenti anno
2003
Numero
utenti anno
2004
Numero
utenti anno
2005 Albania 6 5,0% 6 0 6
Algeria 4 3,4% 3 4 6
Bosnia 1 0,8% 1 1 0
Bulgaria 2 1,6% 2 3 0
Costa d’Avorio 1 0,8% 0 0 1
Croazia 0 0,0% 3 0 0
Egitto 1 0,8% 3 3 3
Eritrea 0 0,0% 1 2 2
Etiopia 0 0,0% 2 0 2
India 0 0,0% 1 0 2
Italia 63 52,9% 30 31 54
Jugoslavia 2 1,6% 0 0 4
Kazakistan 0 0,0% 0 1 1
Kosovo 1 0,8% 1 0 1
Madagascar 1 0,8% 0 0 0
Marocco 6 5,0% 3 7 10
Messico 0 0,0% 1 1 0
Moldavia 0 0,8% 0 1 1
Pakistan 2 1,6% 2 1 0
Perù 0 0,0% 0 0 1
Polonia 12 10,1% 3 3 24
Romania 8 6,7% 11 6 2
Senegal 1 0,8% 0 0 0
Somalia 1 0,8% 3 5 5
Sudan 0 0,0% 0 1 1
Tunisia 5 4,2% 7 7 7
Ucraina 1 0,8% 1 1 1
Ungheria 1 0,8% 0 0 0
Totale 119 100% 85 77 134
96
Anche nel 2006 appare prevalente e predominante la presenza di italiani all’interno della struttura.
Questo dato è di grande importanza perché viene confermato un trend di crescita della presenza
italiana in Casa di accoglienza con la preoccupante conferma dell’aumento del disagio sociale ed
economico da parte dei nostri connazionali. La presenza di altre nazionalità all’interno di questo
microcosmo sembra essere rimasto stabile e in linea con gli altri anni. Quello che più preoccupa è
l’aumento di casi di “povertà estrema” accolti all’interno della struttura, difficilmente risolvibili per
la loro complessità.
Altro servizio di fondamentale importanza per capire e studiare il fenomeno della povertà è quello
della mensa. Tale servizio, che come vedremo si suddivide in diurno e serale, è da sempre un valido
indicatore del disagio sociale perché legato al soddisfacimento del bisogno alimentare. Nel corso
del 2006 presso la mensa diurna “Sacro Cuore” della Caritas diocesana sono stati distribuiti ben
14577 pasti caldi, con un incremento rispetto al 2005 di circa 1000 pasti caldi erogati. La mensa
diurna ha avuto una presenza giornaliera di 40 persone, con la conferma che il gruppo italiano
rimane quello più presente con il 44,1% dei pasti consumati. La presenza di italiani è fortemente
aumentata rispetto all’anno precedente a conferma del crescente stato di povertà e di disagio che
colpisce molti nostri connazionali e aretini. Al secondo posto si conferma la presenza di marocchini
con l’11% dei pasti erogati, seguiti dai polacchi con il 9,9% che superano i rumeni con il 9,0%.
Vediamo adesso nella seguente tabella come si è suddiviso il flusso delle presenze in Mensa nel
corso dell’anno 2006:
Tab. n. 3.18 – Mensa diurna Sacro Cuore Mese
dell’anno
Numero
pasti erogati
2006
Percentuale
presenze
mensile sul
totale 2006
Media
giornaliera
2006
N. pasti
erogati
anno 2003
N. pasti
erogati
anno 2004
N. pasti
erogati
anno 2005
Gennaio 1114 7,7% 36 1172 1333 1328
Febbraio 1166 8% 42 1064 1559 1151
Marzo 1338 9,2% 43 1172 1489 1403
Aprile 1308 9% 44 1392 1114 1260
Maggio 1288 8,8% 41 1246 1297 1098
Giugno 1127 7,7% 38 1095 687 1171
Luglio 1094 7,5% 35 1181 814 1088
Agosto 1174 8% 38 1127 982 1018
Settembre 1249 8,6% 42 1378 1223 996
Ottobre 1178 8,1% 38 1356 970 980
Novembre 1386 9,5% 46 1149 1144 958
Dicembre 1155 7,9% 37 1045 1118 956
Totale 14577 100% 40 14377 13730 13407
Contemporaneamente alla mensa diurna, rimane da analizzare il servizio di “mensa serale” che nel
2006 si è dislocato nuovamente in tre mense parrocchiali differenti (Saione, Santa Maria delle
Grazie, Santa Maria in Gradi) con un’apertura continua per tutte e tre le mense nei periodi
97
Gennaio/Maggio e Ottobre/Dicembre. Nei mesi di apertura, il CdA diocesano ha rilasciato 731
“buoni cena” suddivisi per tre mense parrocchiali suddette. Le persone fisiche che hanno usufruito
di questo servizio sono state 283 per un totale di pasti erogati di oltre 5000. le maggiori nazionalità
presenti sono quella italiana con il 27,9% delle presenze, seguita da quella polacca con il 19% e
quella marocchina con il 17,3%. La maggiore presenza serale di persone di nazionalità polacca è
dovuta al fatto che molti utenti di questa nazionalità vivono in situazione di dipendenza dall’alcool
e senza una dimora fissa. Per concludere la questione relativa al sostegno alimentare, appare
interessante analizzare brevemente il servizio del CdA diocesano della concessione dei “buoni
spesa”. Nel corso del 2006 sono stati rilasciati ben 157 buoni spesa di importi che variabile fino ad
un massimo di € 25,00. Le persone beneficiarie di questo servizio sono state 58 di cui 29 italiani e
29 stranieri. Tra questi utenti aumentano i casi di anziani e di donne sole con figli a carico anche se
rimangono alti gli interventi fatti direttamente alle famiglie. Tra queste 58 persone, 17 di esse
usufruiscono anche di altri servizi quali ad esempio quello del pagamento delle bollette. Questo
servizio, ben regolamentato e in accordo con un preciso supermercato, dà alle persone l’opportunità
di scegliersi come spendere il “buono spesa” responsabilizzandole circa i propri consumi. Molte
delle persone che hanno avuto accesso a questo servizio, sono utenti che versano in grave difficoltà
economica e alloggiativa o che risultano momentaneamente sprovviste di un lavoro stabile.
Detto questo rimane da analizzare il servizio di carattere sanitario dell’Ambulatorio medico della
Caritas diocesana. Nel corso del 2006 sono state effettuate 1176 visite mediche per un totale di 492
persone fisiche. Questo servizio sta assumendo sempre più una dimensione provinciale e sta
diventando un modo molto intelligente per garantire l diritto alla salute. Difatti, oltre alla consueta
visita medica e all’erogazione diretta di farmaci, è stato possibile far eseguire presso le strutture
pubbliche della Azienda sanitaria locale anche visite specialistiche a persone indigenti, esentandole
dal pagamento di qualsiasi ticket. Ricordiamo che l’Ambulatorio Caritas è aperto due giorni a
settimana per 11 mesi all’anno e che vi sono 4 medici che volontariamente si alternano nella
gestione. Sulla base di questo possiamo stimare una presenza media giornaliera di 12 visite con una
età media sui 45 anni. La nazionalità maggiormente presente è quella rumena con il 51,83% delle
presenze. Questo si spiega con il fatto che la presenza di rumeni nel territorio aretino è fortemente
aumentata nel corso del 2006 anche in vista dell’ingresso della Romania nell’Unione europea
avvenuta il 1 gennaio 2007. Per molti rumeni, venuti in Italia con visti turistici o in maniera
irregolare, l’Ambulatorio medico è stato l’unico appoggio sanitario per poter curare la propria
salute. Staremo a vedere se nel corso del 2007 tale flusso diminuirà. La tabella seguente raggruppa
le visite effettuate da questo servizio in base alle nazionalità:
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Tab. n. 3.19 – Visite/Nazionalità presenti presso l’Ambulatorio Caritas Nazione Numero visite
anno 2006
Percentuale
visite 2006
Numero visite
anno 2003
Numero visite
anno 2004
Numero visite
anno 2005
Albania 37 3,2% 21 30 42
Algeria 1 0,1% 8 6 12
Bangladesh 70 5,9% 90 24 30
Bosnia 9 0,8% 13 22 20
Bulgaria 5 0,4% 3 3 3
Colombia 0 0,0% 0 1 0
Croazia 0 0,0% 3 0 0
Ecuador 10 0,9% 2 6 9
Egitto 11 0,9% 2 13 2
Etiopia 9 0,8% 0 0 0
Filippine 0 0,0% 15 11 4
India 6 0,5% 0 0 1
Italia 97 8,2% 61 85 88
Jugoslavia 9 0,8% 29 12 5
Kenya 0 0,0% 1 1 1
Kosovo 1 0,1% 16 17 4
Kurdistan 0 0,0% 4 0 0
Liberia 0 0,0% 0 1 0
Macedonia 0 0,0% 4 13 0
Marocco 229 19,5% 77 70 124
Moldavia 21 1,8% 6 7 6
Nigeria 8 0,7% 4 6 8
Pakistan 2 0,2% 2 7 4
Peru 14 1,2% 6 10 8
Polonia 53 4,5% 7 29 26
Rep. Domenicana 4 0,3% 4 0 3
Romania 531 45,2% 117 198 441
Russia 9 0,8% 0 2 11
Senegal 2 0,2% 2 1 0
Serbia 6 0,5% 0 6 1
Slovenia 4 0,3% 0 0 0
Somalia 1 0,1% 3 5 1
Sri Lanka 1 0,1% 4 7 3
Tunisia 11 0,9% 5 3 12
Turchia 0 0,0% 2 0 0
Ucraina 12 1,0% 38 31 28
Ungheria 3 0,3% 0 0 0
Venezuela 0 0,0% 0 0 2
Totale 1176 100% 551 627 896
In relazione agli altri anni continua il trend di crescita di questo servizio che nel giro di tre anni ha
raddoppiato le visite effettuate. Oltre alla numerosa presenza di rumeni è da sottolineare anche la
crescita della presenza dei marocchini che con il 19,5% delle visite svolte si attesta al secondo
posto. La Caritas diocesana, in collaborazione con l’Associazione Medici Cattolici, sta valutando la
possibilità di aprire all’interno dell’Ambulatorio alcuni spazi specialistici e di rendere questo
servizio ancora più funzionale per rispondere ai bisogni delle persone sia dal punto di vista medico
che sociale.
Come detto in precedenza, a conclusione di questo primo paragrafo apriamo uno spaccato sui
servizi offerti dalle due Caritas parrocchiali selezionate. La prima di queste è la Caritas parrocchiale
di Sant’Agostino che da molti anni porta avanti dei servizi di prima necessità, anche di carattere
99
sanitario, con diversi volontari attivi. Nel corso del 2006, nei 42 giorni di apertura al pubblico, la
Caritas di Sant’Agostino ha registrato 791 interventi di erogazione di vestiario e alimenti, con una
media settimanale di 19 interventi e con un numero complessivo di persone fisiche registrate tra
uomini e donne di 421 utenti. Nella tabella seguente il numero complessivo degli utenti viene diviso
per nazionalità di appartenenza:
Tab. n. 3.20 – Caritas Sant’Agostino
Nazione Totale persone anno
2006
Percentuale persone anno
2006
Albania 94 22,3%
Bulgaria 7 1,7%
Italia 17 4,0%
Marocco 115 27,3%
Moldavia 3 0,7%
Nigeria 3 0,7%
Pakistan 2 0,5%
Polonia 6 1,4%
Romania 150 35,6%
Russia 4 1,0%
Serbia Montenegro 2 0,5%
Tunisia 5 1,2%
Ucraina 13 3,0%
Totale 421 100%
Spicca il gran numero dei rumeni con il 35,6% degli utenti e dei marocchini con il 27,3%. In parte
questo si giustifica con il fatto che essendo in una posizione centrale della città, questa Caritas
parrocchiale è facilmente raggiungibile a tutti e che comunque ci sono persone che molti anni
frequentano questo servizio parrocchiale. L’alto numero di rumeni è legato anche al triste fenomeno
dell’invio in patria, attraverso mercati illegali, di indumenti e materiale vario.
La seconda Caritas parrocchiale che prendiamo in considerazione è quella di San Leo. Nel corso del
2006 sono state 157 le persone che hanno usufruito dei servizi della Caritas parrocchiale, per un
totale di 265 interventi. I principali servizi offerti riguardano l’erogazione di vestiario e alimenti ma
anche interventi straordinari di pagamento delle utenze e di accompagnamento delle situazioni più
difficili. E’ stato calcolato che i 157 utenti registrati rappresentano nel complesso un numero totale
di familiari interessati da quella forma di disagio pari a 566 persone. Il numero di nazionalità che
frequentano questa Caritas parrocchiale è inferiore rispetto alla precedente. Per la sua collocazione
geografica di periferia, la Caritas parrocchiale di San Leo pare avere una dimensione di utenza
molto più circoscritta, cioè il flusso di persone che si rivolgono a questo servizio abitano molto
probabilmente nelle zone limitrofe. Come vedremo nella tabella seguente, questa riflessione pare
essere confermata anche dal gran numero di italiani che nel 2006 si sono rivolte alla Caritas di San
Leo chiedendo espressamente aiuto e sostegno:
100
Tab. n. 3.21 – Caritas San Leo
Nazione Totale persone anno
2006
Percentuale persone anno
2006
Albania 13 8,3%
Italia 100 63,7%
Kosovo 2 1,3%
Marocco 20 12,7%
Macedonia 10 6,4%
Polonia 6 3,8%
Romania 3 1,9%
Tunisia 3 1,9%
Totale 157 100%
Come già detto sopra, la presenza italiana è la più numerosa con ben il 63,7% degli utenti registrati.
Difficilmente i servizi offerti dalle Caritas parrocchiali registrano una percentuale così alta e netta di
italiani; possiamo in conclusione affermare che questa è una peculiarità della Caritas di San Leo che
va comunque monitorata e confrontata con i dati degli anni a venire.
Con i dati relativi alle due Caritas parrocchiali si conclude la prima parte di questo capitolo.
Riteniamo che quanto emerso dalla descrizione dei principali servizi della Caritas diocesana renda
bene l’idea di quanto disagio si stia diffondendo anche nel territorio aretino. Certi dati
rappresentano ormai dei fenomeni stabili e duraturi nel tempo; contrariamente agli indietro
possiamo iniziare a parlare di povertà strutturale per alcune tipologie di bisogno. La Caritas
diocesana aretina sta sempre più articolando i propri servizi per garantire una reale inclusione
sociale delle fasce più emarginate. Ciò che ancora manca e che sembra una grave colpa della
politica locale, è la mancanza di un tavolo permanente di contrasto alla povertà che raggruppi tutti i
soggetti pubblici e privati interessati al problema e che abbia la forza e la capacità di sperimentale
autentiche politiche di reale contrasto al disagio sociale.
3.2 – Focus nuove povertà: Dipendenza
Con particolare attenzione, di seguito vengono trattati i dati dell’anno 2006 relativi al tema delle
dipendenze, gentilmente forniti dal Primario del Servizio Tossicodipendenze dell’Asl 8 di Arezzo
Dott. Paolo Emilio Dimauro. Gli argomenti che tratteremo in questo paragrafo sono particolarmente
utili e interessanti perché ci permettono di avere un quadro più completo sui fenomeni di povertà
legati alle varie tipologie di dipendenza. In questa breve premessa, ci piace sottolineare la fattiva
collaborazione tra il Dipartimento SerT e la Caritas diocesana e l’impegno congiunto di riportare
questi temi in un dibattito pubblico che permetta di fare cultura (basti pensare all’ignoranza della
società italiana sui danni provocati dal consumo di alcool o dalle varie forme di gioco) e che attivi
nuove azioni politiche e civili di prevenzione ed educazione verso tutte le fasce di età.
Iniziamo pertanto a capire meglio questa forma di povertà in Provincia di Arezzo. Per facilitare la
lettura divideremo i dati raccolti in zone socio-sanitarie e in ambiti di dipendenza (dipendenza da
101
sostanza e dipendenza da alcool) ma con lo scopo di svolgere riflessioni più generali. Difatti, il
tentativo che ci apprestiamo a fare è quello di accendere una particolare attenzione sulla dimensione
territoriale di questo fenomeno che sempre più oggi giorno rischia di essere politicamente
sottovalutato. Nel corso del 2006 sono state 1112 le persone con problemi di dipendenza da
sostanza che si sono rivolte complessivamente al Dipartimento SerT, tra queste 899 risultavano
essere già in carico mentre 213 sono stati i nuovi utenti. Nella tabella seguente, vediamo la
suddivisione per fasce di età e per dipartimento zonale di appartenenza:
Tab. n. 3.21 – età dipendenza da sostanza per zone socio-sanitarie
Età Arezzo Casentino Valdarno Valdichiana Valtiberina Totale
M F M F M F M F M F M F
< 15 2 0 0 0 1 0 0 0 0 0 3 0
15 – 19 18 4 1 2 5 3 2 1 5 8 31 18
20 – 24 33 10 2 2 26 12 25 6 17 7 103 37
25 – 29 74 10 11 0 45 9 18 4 19 10 167 33
30 – 34 84 20 8 3 37 10 22 3 15 4 166 40
35 - 39 103 14 18 3 49 10 24 2 14 3 208 32
> 39 139 26 20 2 56 4 9 1 14 3 238 36
Totale 453 84 60 12 229 48 100 17 84 35 916 196
Dalla tabella emerge una netta prevalenza di maschi rispetto alle donne. Colpisce il fatto che a
livello provinciale si siano rivolte al servizio 3 minori di età inferiore ai 15 anni e che ancora la
fascia di età più numerosa, almeno per gli uomini, sia quella degli over 40. Questo dato è legato
soprattutto al consumo “storico” di eroina e riguarda persone tossicodipendenti da molti anni. Oltre
ai dati relativi alla zona socio-sanitaria aretina, spicca il dato della zona Valdarno che con 267 utenti
risulta avere un discreto numero di casi in dipendenza da sostanze. Le principali e primarie sostanze
stupefacenti riscontrate nelle varie zone socio-sanitarie sono così raggruppate:
Tab. n. 3.23 – principali sostanze per zona
Sostanze Arezzo
Casentino
Valdarno
Valdichiana
Valtiberina
Totale
Allucinogeni 1 0 1 0 0 2
Amfetamine 0 0 0 1 1 2
Ecstasy 1 0 3 0 2 6
Barbiturici 0 0 0 0 0 0
Benzodiazepine 2 0 2 0 3 7
Cannabinoidi 52 16 41 18 17 144
Cocaina 80 8 38 17 15 158
Eroina 399 47 178 81 80 785
Altro 2 1 4 0 1 8
Totale 537 72 267 117 119 1112
102
Come possiamo notare, nel corso del 2006 ben 785 persone si sono rivolte ai vari SerT zonali con
un problema primario di eroina. Ciò non deve indurre nell’errore di considerare che l’eroina sia la
sostanza stupefacente più utilizzata visto che questo primato spetta alla cocaina e ai cannabinoidi;
l’eroina è sicuramente quella sostanza che, per una serie di motivi, porta le persone ad essere più
visibili e più frequentatori dei servizi sanitari. Ricordiamo che alla suddivisione per sostanza
primaria vanno aggiunte altre forme di dipendenza secondarie quali ad esempio l’alcool. Difatti, nel
2006 in Provincia di Arezzo ben 188 persone hanno dichiarato di avere anche una dipendenza
secondaria da alcool. Prima di passare al trattamento della dipendenza da alcool, si sottolinea che i
principali trattamenti eseguiti riguardano attività psicosociali/riabilitativi, sostegno psicologico e
psicoterapia, interventi dei servizi sociali e somministrazione di farmaci quali ad esempio il
metadone. Infine, va evidenziato che tali interventi sono stati eseguiti prevalentemente nel luoghi
del servizio pubblico, nelle strutture di riabilitazione e in carcere.
Oltre al fenomeno della dipendenza da sostanze stupefacenti, la Caritas diocesana sta riscontrando
un crescente aumento delle persone con dipendenza da alcool, soprattutto nella fascia di età tra i 40
e i 50 anni. Questo disagio è confermato anche dai dati del servizio sanitario relativi al 2006. Come
in precedenza, i 561 utenti con dipendenza da alcool vengono suddivisi nella tabella seguente per
zone socio-sanitarie, per genere e per fasce di età. Si ricorda che i numeri sottostanti si riferiscono
solo alle persone registrate presso i servizi SerT con un problema primario di dipendenza da alcool
e che non tutte le persone risultano essere in carico al Servizio:
Tab. n. 3.24 - età dipendenza da alcool per zone socio-sanitarie
Età Arezzo Casentino Valdarno Valdichiana Valtiberina Totale
M F M F M F M F M F M F
< 19 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0
19 – 29 15 3 5 0 14 2 6 0 3 3 43 8
30 – 39 49 14 11 2 24 4 10 4 9 3 103 27
40 – 49 50 16 13 5 27 7 10 5 18 5 118 38
50 – 59 33 26 5 3 23 6 8 6 14 3 83 44
> 60 35 13 11 2 5 6 4 4 14 2 69 27
Totale 183 72 45 12 93 25 38 19 58 16 417 144
Si conferma che la fascia di età con il più alto numero di utenti è quella 40-49 anni e riguarda sia gli
uomini che le donne. Tale dato crea comunque dei problemi di carattere sociale perché lavorare su
persone di età avanzata spesso con una rete familiare spezzata, senza un lavoro stabile e con
atteggiamenti di completo abbandono della propria persona risulta essere difficile per qualsiasi
operatore che vuole favorire l’inclusione sociale. Da sottolineare un progressivo aumento degli
103
utenti con problematiche alcool-cocaina correlate e degli utenti provenienti dai Paesi dell’Europa
dell’Est che spesso chiedono di intervenire in programmi individuali piuttosto che di gruppo. Di
seguito vengono messe in evidenza a quale bevanda principale si riferisce la dipendenza:
Tab. n. 3.23 – principali sostanze per zona
Bevande Arezzo
Casentino
Valdarno
Valdichiana
Valtiberina
Totale
Superalcolici 45 8 12 8 8 81
Aperitivi,
amari, digestivi
9 5 3 8 3 28
Vini 156 37 75 34 55 357
Birra 42 4 26 6 8 86
Altro 3 3 2 1 0 9
Totale 255 57 118 57 74 561
Come si può notare, le dipendenze più numerose vedono i vini come bevanda primaria che, come
per la birra, sono anche quelle bevande più economiche e facilmente reperibili. I principali
trattamenti riguardano l’aspetto farmacologico ambulatoriale, le psicoterapie individuali o di
gruppo, le attività socio-riabilitative, i rapporti con la famiglia di appartenenza e gli inserimenti in
comunità terapeutiche o in progetti di formazione lavoro.
Prima di passare alla descrizione della composizione professionale dei vari SerT zonali, ci piace qui
sottolineare gli interventi che vengono effettuati per il tabagismo che vedono un aumento delle
attività di formazione e di prevenzione e soprattutto le attività e i servizi legati al gioco d’azzardo e
alle nuove dipendenze. Su questo versante merita evidenziare il lavoro del gruppo di lavoro
interistituzionale di cui è membro anche la Caritas diocesana e la miopia culturale e sociale che
persevera verso questi fenomeni di dipendenza non da sostanza che, anche in Arezzo, stanno
assumendo uno spessore rilevante. Difatti, nel 2006 ben 25 persone risultavano essere in carico al
servizio per problemi legati al gioco d’azzardo con tutto quello che questa forma di dipendenza
comporta (indebitamento, distruzione della famiglia, usura, incremento dell’uso di sostanze, disturbi
psichiatrici, etc.) crediamo che sempre più andranno pensate azioni informative e preventive.
Per concludere questo sintetico ma significativo quadro sul fenomeno delle dipendenze, metteremo
in luce di seguito il numero di personale presente in ogni SerT zonale. Il SerT di Arezzo, che
risponde ad una popolazione di circa 125.000 persone, è composto nel totale da 26 operatori (6
medici, 5 infermieri, 3 psicologi, 4 assistenti sociali, 5 educatori, 2 amministrativi, 1 sociologo, 1
terapista) più 3 operatori convenzionati per l’attività in Carcere. Il SerT del Casentino, che serve
una popolazione di circa 36.000 abitanti, è composto da 8 operatori a tempo pieno (2 medici, 2
infermieri, 1 psicologo, 2 assistenti sociali, 2 educatori, 1 tecnico specializzato). Il SerT del
Valdarno, che riguarda una popolazione di oltre 76000 persone, è composto da 12 operatori (3
medici, 3 infermieri, 2 psicologi, 2 assistenti sociali, 1 amministrativo, 1 educatore). Facciamo
104
presente che uno psicologo è a part-time in quanto impegnato anche nel SerT della Valdichiana.
Proprio il SerT della Valdichiana, che risponde a circa 50000 abitanti, è composto da 9 addetti (2
medici, 2 infermieri, 2 psicologi, 1 assistente sociale, 1 educatore, 1 amministrativo, 1 tecnico
specializzato). Per concludere il SerT della Valtiberina, con una popolazione di riferimento di circa
32000 abitanti, è composto da 9 addetti (2 medici, 2 infermieri, 1 psicologo, 2 assistenti sociali, 1
educatore, 1 amministrativo). Complessivamente, possiamo affermare che il numero di addetti è
abbastanza proporzionato alla popolazione di riferimento zonale. Tuttavia, vista la complessità dei
casi umani che si rivolgono a questo Dipartimento, crediamo che serva un maggior investimento in
quelle figure di prossimità quali ad esempio gli assistenti sociali che hanno il merito di farsi carico
di problemi enormi e di casi a volte veramente emarginati. Altro problema che sempre più dovrà
investire la struttura SerT è l’aumento degli utenti stranieri che fortemente potrà condizionare le
modalità di approccio ai problemi degli addetti ai lavori. Infine, riscontriamo una preoccupazione
circa l’aumento di utenti minorenni o neomaggiorenni ma anche di ultrà cinquantenni i cui casi
sono spesso di difficile soluzione. Detto questo, ringraziamo il Dipartimento SerT dell’ASL 8 per la
sua preziosa e puntuale collaborazione con la Caritas diocesana e per il suo farsi carico di persone
emarginate e povere. Per inciso, ricordiamo che nel Rapporto annuale su tossicodipendenze al
Parlamento, il Ministro della Solidarietà sociale ha dichiarato che nel 2006 ci sono state in Italia
517 morti per droga e ben 24.000 morti per alcool, dati questi che devono far riflettere
profondamente.
3.3 Questionario d’indagine anno 2006
Per il secondo anno consecutivo, la Caritas diocesana ha portato avanti un’indagine conoscitiva
attraverso la formulazione di un questionario telefonico rivolto a soggetti privilegiati del territorio
locale. Nel 2007 abbiamo intervistato i conventi e i monasteri, maschili e femminili, della Diocesi
di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Scopo di questa ricerca è stato quello di avere un’immagine non
istituzionale del fenomeno delle povertà e una conseguente visione dell’impegno degli ordini
religiosi su questo particolare settore. Come per i parroci, anche i vari conventi sono spesso oggetto
di richieste di aiuto e registrano un aumento preoccupante dei fenomeni della povertà. Prima di
presentare i risultati del questionario, ricordiamo che il territorio di competenza della Diocesi di
Arezzo-Cortona-Sansepolcro corrisponde per oltre il 90% a quello della Provincia di Arezzo e che
quindi tale ricerca ha una effettiva dimensione provinciale. Attualmente nel territorio diocesano
sono presenti 83 comunità religiose e in questa indagine ne sono state contattate 66, pari all’80%
del totale. Per facilitare la lettura di quanto emerso, divideremo il campione intervistato proprio in
105
zone socio-sanitarie, lasciando ai lettori la propria libera interpretazione su quanto emerso. Il
questionario telefonico rivolto ai sacerdoti prevedeva di rispondere alle seguenti domande:
1) Nel 2006 sono venute a chiedere aiuto alla sua comunità più o meno di 100 persone?
2) I richiedenti aiuto sono persone di vostra conoscenza o di passaggio?
3) Secondo Lei a rivolgersi alla vostra Comunità sono più italiani o stranieri?
4) Quali sono state le principali “richieste di bisogno” avanzate? (risposta multipla)
5) Nel 2006 i suo interventi economici sono stati superiori o inferiori ai 2.500 €?
6) Di solito fate anche altri tipi di intervento? (risposta multipla)
7) Secondo lei nel corso del 2006 il flusso di persone richiedente aiuto è stato superiore o
inferiore agli anni precedente?
8) La sua comunità è in contatto con i servizi sociali o sanitari oppure con la Caritas diocesana?
(risposta multipla)
Con queste semplici domande si è cercato di mettere in evidenza il reale flusso di persone che nel
2006 si sono rivolte alle comunità religiose chiedendo aiuti di ogni sorta. L’intento è stato anche
quello di capire se le richieste avanzate hanno riguardato persone del posto o provenienti da altre
parti, quindi di conseguenza cercare di capire se le comunità religiose hanno rilevato un disagio
mobile e di passaggio oppure una povertà legata a persone conosciute e stabili nel territorio. Inoltre,
si è voluto capire orientativamente a quanto sono ammontati i sostegni economici elargiti ai
richiedenti aiuto e come questo fenomeno sia aumentato o diminuito rispetto agli altri anni. Infine,
abbiamo chiesto se la comunità religiosa è in relazione e in rete con altri servizi del territorio.
Andiamo quindi di seguito a illustrare quanto è emerso:
- Zona socio-sanitaria di Arezzo: sono state contattate 29 comunità religiose, pari al 27% del totale,
di cui 18 maschili e 11 femminile.
In questa zona solo 8 comunità religiose hanno dichiarato di avere un flusso di persone superiore
alle 100 unità. Questo dato si lega al fatto che per l’80% delle comunità religiose di questa zona le
persone richiedenti aiuto sono di passaggio o comunque non facenti parti del territorio circostante.
A seconda della collocazione e delle attività che la comunità svolge la nazionalità che si rivolge a
loro cambia. Per il 50% dei casi sono maggiormente gli stranieri che si rivolgono per chiedere aiuto,
ma per 2 comunità religiose sono gli italiani ad essere nettamente più presenti. Oltre alla richiesta di
aiuti economici, sono stati riscontrati numerosi bisogni quale ad esempio cibo, vestiario, alloggio,
lavoro, medicine e pagamento utenze. Tuttavia, nonostante le numerose richieste il 60% degli
interventi effettuati nel 2006 sono stati inferiori ai 2500 euro. Per il 40% delle comunità religiose il
106
fenomeno dei richiedenti aiuto è aumentano rispetto agli anni precedenti. Interessante appare infine
il dato legato alla loro messa in rete con altri servizi. Ben 11 comunità hanno dichiarato di essere in
rete con la Caritas diocesana, 6 con i vari servizi sociali e 5 con i servizi sanitari.
- Zona socio-sanitaria del Casentino: sono state contattate 21 comunità religiose su 66, di cui 5
maschili e 16 femminili.
In questa zona oltre il 70% delle comunità hanno dichiarato di avere avuto un numero di richiedenti
aiuto sotto le 100 unità. Prevalentemente sono persone di passaggio anche se 3 comunità religiose
hanno dichiarato di avere una netta maggioranza di persone locali. In linea di massima sono più
stranieri che italiani e la principale richiesta di aiuto è di carattere economico. Per oltre l’80% delle
comunità religiose gli interventi effettuati sono stati inferiori ai 2500 euro. Oltre agli aiuti
economici alcune comunità intervengono con sostegni alimentari e di vestiario e la maggior parte di
esse dichiarano che il flusso di persone è calato o rimasto invariato. Solo 3 comunità hanno
dichiarato di avere avuto un aumento mentre soltanto 6 sono in collegamento con i servizi sociali o
con la Caritas diocesana.
- Zona socio-sanitaria Valdichiana: sono state intervistate 15 comunità religiose di cui 2 maschili e
13 femminili.
Come per il Casentino anche in Valdichiana sono prevalentemente le comunità femminili ad essere
presenti le quali spesso non hanno dei servizi caritativi ma gestiscono altri tipi di servizio. Proprio
per questo oltre il 70% delle comunità ha dichiarato di avere avuto inferiore alle 100 persone con
una prevalenza di casi legati a persone di passaggio. Quasi sempre sono persone straniere ma 2
comunità hanno registrato una maggiore presenza italiana. Tra le principali richieste ci sono sempre
gli aiuti economici ma anche quelli alimentari e quelli informativi. Per 4 comunità gli interventi
caritativi hanno superato i 2500 euro e molte hanno registrato un aumento delle richieste rispetto
agli anni precedenti. Infine 9 comunità religiose hanno affermato di essere in contatto e in rete con i
vari servizi pubblici e/o privati.
- Zona socio-sanitaria Valdarno: sono state contattate solo 6 comunità femminili.
I dati emersi da questa zona non permettono di fare grandi analisi. I richiedenti aiuto sono stati di
gran lunga inferiori alle 100 unità e per la maggior parte delle comunità non vi sono stati casi da
registrare. Le comunità religiose del Valdarno non hanno evidenziato particolari interventi e non
hanno registrato aumenti di richieste o di problematiche sociali. Solo 1 comunità religiosa su 6 ha
risposto correttamente al questionario ma senza fornire grandi notizie. Nessuna comunità religiosa è
in contatto con altri servizi.
- Zona socio-sanitaria Valtiberina: sono state contatte 6 comunità religiose su 66, di cui 2 maschili
e 4 femminili.
107
In questa zona 3 comunità religiose su 6 hanno riscontrato un numero di richiedenti aiuto sopra le
100 unità. Prevalentemente risultano essere persone di passaggio o comunque non legate al
territorio circostante e sono maggiormente stranieri rispetto agli italiani. Quasi sempre le richieste
espresse riguardano aiuti economici ma solamente 2 comunità religiose su 6 hanno fatto interventi
superiori ai 2500 euro. Solamente 2 comunità hanno però registrato un aumento dei flussi e infine
solo 3 comunità risultano essere in contatto con i servizi pubblici.
Brevemente, possiamo affermare che questa indagine ha il merito di aver messo in risalto, al di là
delle particolarità di ogni zona, interessanti indicazioni che vengono di seguito elencate:
1- al di là delle comunità religiose presenti in Arezzo o nei più grandi comuni della Provincia
che hanno riscontrato un numero di richiedenti aiuto superiore alle 100 unità, generalmente
le comunità religiose non registrano grandi numeri di bisogno.
2- le persone che richiedono aiuto sono prevalentemente di passaggio o non appartenenti al
territorio circostante anche se per alcuni casi è stato registrato un aumento delle richieste da
parte di conoscenti
3- nonostante siano prevalentemente gli stranieri a chiedere aiuto alle comunità religiosa non
mancano conferme sulla maggior presenza di italiani, a testimonianza dell’aumento dei
bisogni dei nostri connazionali.
4- vi è una netta prevalenza di richieste di aiuto di carattere economico e a seguire di generi
alimentari. Questa è una tendenza ormai consolidata e anche le comunità religiose vengono
viste come luoghi dove poter ottenere soldi.
5- Per molte comunità religiose, soprattutto quelle di facile accesso, gli interventi di carattere
economico effettuati nel 2006 sono stati superiori ai 2500,00 euro. Va comunque
sottolineato che per la maggioranza delle comunità religiose intervistate tali interventi sono
nettamente inferiori e a volte inesistenti.
6- Oltre agli interventi economici prevalgono erogazioni di generi alimentari e di vestiario.
Alcune comunità religiose hanno fatto interventi riguardanti il pagamento di utenze e di rette
scolastiche.
7- Complessivamente il flusso di persone richiedenti aiuto nel 2006 pare essere identico agli
anni precedenti. Alcune comunità hanno però registrato un forte aumento e una maggiore
complicazione dei casi di povertà.
8- Molte comunità religiose sono in contatto o in rete con i servizi sociali o sanitari. In
particolare, alcune di esse hanno dei rapporti stabili anche con la Caritas diocesana.
108
A conclusione di questa indagine, crediamo che anche attraverso la realizzazione di un questionario
così semplice si possa arrivare ad avere un’immagine più nitida del fenomeno delle povertà in terra
di Arezzo. Come per i parroci anche le comunità religiose svolgono un ruolo importante nel
contrastare tale fenomeno, troppo spesso con l’ingrato compito di supplenti rispetto alle mancanze
dei servizi pubblici. Anche per questo motivo, riteniamo sia stato giusto realizzare questa indagine
conoscitiva.
109
CAPITOLO 4
Zoom sulla domanda sociale in Valdichiana e Casentino
Il lavoro di ricerca realizzato nel corso del 2007 ha previsto anche un’attività di aggiornamento e
monitoraggio della domanda sociale nelle zone sociosanitarie della Valdichiana e del Casentino
(oggetto di studio nelle edizioni precedenti del rapporto sulla povertà in provincia di Arezzo).
Riportiamo in questa sede alcuni dati esenziali ricavati dal monitoraggio, che è stato realizzato nel
bimestre novembre-dicembre 2007, mediante una versione semplificata della scheda di rilevazione
utilizzata nella zona Aretina.
Nella zona della Valdichiana, la rilevazione è stata effettuata presso i servizi sociali dei seguenti
comuni: Cortona, Foiano della Chiana, Marciano della Chiana, Lucignano, Castiglion Fiorentino.
Nel Casentino la rilevazione è stata invece condotta nei seguenti comuni: Bibbiena, Castel
Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano
Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Talla.
Nel corso del periodo di osservazione, sono transitate presso i servizi sociali 237 persone nella
Valdichiana e 143 persone nel Casentino.
Tab. 4.1 - Utenti per servizio sociale comunale – Valdichiana e Casentino
Comuni N. %
Valdichiana
Castiglion Fiorentino 46 19,4
Cortona 56 23,6
Foiano 74 31,2
Lucignano 44 18,6
Marciano 17 7,2
Totale 237 100,0
Casentino
Bibbiena 68 47,6
Castel Focognano 12 8,4
Castel San Niccolò 15 10,5
Chitignano 4 2,8
Chiusi della Verna 11 7,7
Montemignaio 6 4,2
Ortignano Raggiolo 1 ,7
Poppi 15 10,5
Pratovecchio 2 1,4
Talla 9 6,3
Totale 143 100,0
In entrambe le zone, la maggior parte delle situazioni problematiche sono state presentate
direttamente dallo stesso utente (88,6% in Valdichiana e 55,9% nel Casentino). In quest’ultima zona
110
va segnalata la presenza significativa di segnalazioni da parte di operatori sociali, sanitari e
insegnanti (14 segnalazioni, pari al 14% del totale dei casi).
Rispetto a quanto verificato nella zona aretina, le due principali differenze consistono in un maggior
peso delle segnalazioni degli operatori nella zona del Casentino, sia rispetto alla vaidhciana che alla
zona Aretina (14% di segnalazioni, contro l’1,3% della Valdichiana e il 5,6% di Arezzo). Va inoltre
segnalato lo scarso peso delle segnalazioni da parte di genitori e tutori: in entrambe le zone le
segnalazioni provenienti dai genitori non superano il 6%, mentre ad Arezzo raggiungono la quota
del 14%.
Tab. 4.2 - Utenti dei servizi sociali secondo la tipologia di segnalante/richiedente il caso
Relazione del segnalante
con l’utente
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Utente 210 88,6 80 55,9
Figlio/a 11 4,6 9 6,3
Genitore/tutore 3 1,3 9 6,3
Operatori/insegnanti 3 1,3 20 14,0
Coniuge/partner 3 1,3 4 2,8
Sorella/fratello 2 0,8 3 2,1
Altri parenti 4 1,7 7 4,9
Amici/conoscenti 1 0,4 2 1,4
Forze dell’Ordine/Tribunale / / 7 4,9
Medico di famiglia / / 2 1,4
Totale 237 100,0 143 100,0
Gli utenti transitati sono in prevalenza femmine, secondo valori di incidenza percentuale quasi
identici nelle due zone: 54,8% in Valdichiana e 54,5% nel Casentino. Ricordiamo che nella zona
Aretina l’incidenza delle donne è apparsa molto meno significativa (41,7%) rispetto al peso delle
segnalazioni provenienti da uomini. Gli italiani rappresentano in entrambe le zone la maggioranza
degli utenti, anche se la loro incidenza percentuale appare più forte nel Casentino (76,9%) rispetto
alla Valdichiana (67,9%). Il valore registrato nella zona aretina si pone in posizione intermedia
rispetto alle due zone considerate (74,6%).
Tab. 4.3 - Sesso degli utenti dei servizi sociali
Sesso
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Femmina 130 54,8 78 54,5
Maschio 107 45,1 65 45,5
Totale 237 100,0 143 100,0
111
Tab. 4.4 - Cittadinanza degli utenti dei servizi sociali
Cittadinanza
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Italiana 161 67,9 110 76,9
Straniera 76 32,1 33 23,1
Totale 237 100,0 143 100,0
Per alcuni degli utenti stranieri non è disponibile l’informazione relativa al possesso di permesso di
soggiorno. Limitando l’analisi ai soli dati validi, si apprende che la quasi totalità degli stranieri
risulta in regola con il permesso di soggiorno (valore medio per le due zone pari a 94,5%).
La distribuzione della classificazione per nazionalità segue modelli in parte diversi nelle due zone.
Nella Valdichiana, il primato spetta al Marocco, da cui provengono il 35,6% degli utenti stranieri.
Seguono i cittadini albanesi (19,2%) e i romeni (12,3%). Nel Casentino, il primato spetta invece alla
Romania, con il 30% delle presenze; seguono altre nazioni con valori assoluti non molto elevati
(segnaliamo India e Marocco, con 4 presenze).
Tab. 4.5 - Possesso del permesso di soggiorno degli utenti stranieri
Cittadinanza
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Si 44 97,8 21 91,3
No 1 2,2 2 8,7
Totale 45 100,0 23 100,0
Dati mancanti 31 10
Totale complessivo 76 33
Tab. 4.6 - Utenti dei servizi sociali secondo la provenienza nazionale.
Nazionalità
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Albania 14 19,2 3 10,0
Argentina 2 2,7 1 3,3
Bangladesh / / 3 10,0
Bosnia 1 1,4 / /
Bulgaria 1 1,4 / /
Congo 1 1,4 / /
Honduras / / 1 3,3
India 1 1,4 4 13,3
Inghilterra 1 1,4 / /
Jugoslavia 5 6,8 / /
Kosovo 1 1,4 1 3,3
Macedonia 1 1,4 / /
Marocco 26 35,6 4 13,3
112
Nigeria 1 1,4 / /
Olanda 1 1,4 / /
Pakistan 1 1,4 1 3,3
Polonia 2 2,7 1 3,3
Romania 9 12,3 9 30,0
Russia 1 1,4 / /
Senegal 1 1,4 1 3,3
Tunisia 3 4,1 / /
Uganda / / 1 3,3
Totale 73 100,0 30 100,0
Esaminando la provincia di nascita degli utenti italiani, emergono due tendenze diverse: nel
Casentino il primato spetta alle persone originarie della provincia di Arezzo, che costituiscono il
67% del totale. Seguono ad una certa distanza le provenienze dal Sud Italia (17,9%) e dalle altre
province toscane (11,3%). Nella Valdichiana risulta originario della provincia di Arezzo il 42,1%
degli utenti, ma subito dopo si collocano le provenienze dal Meridione, con un valore di incidenza
percentuale di poco inferiore (38,2%).
Tab. 4.7 - Utenti dei servizi sociali per provincia italiana di nascita
Province di nascita
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Provincia di Arezzo 64 42,1 71 67,0
Province Sud-Italia 58 38,2 19 17,9
Altre province Toscane 9 5,9 12 11,3
Province Centro-Italia 14 9,2 1 0,9
Province Nord-Italia 7 4,6 3 2,8
Totale 152 100,0 106 100,0
Dati mancanti 85 37
Totale 237 143
Anche nel caso della numerosità dei nuclei familiari degli utenti si osservano lievi differenze tra le
due zone socio-sanitarie. Nella Valdichiana le famiglie sono mediamente più numerose e si osserva
una maggiore dispersione delle situazioni lungo l’intera distribuzione delle frequenze: il primato
spetta in ogni caso alla famiglia di tre componenti (22,8%), che si colloca a soli 1,3 punti
percentuali di distanza dalla seconda classificata (la famiglia di quattro componenti). Le restanti
tipologie familiari seguono tutte a breve distanza l’una dall’altra. Nel caso invece del Casentino, le
famiglie sono meno rumorose e si osserva la tendenza ad una concentrazione dei casi su un numero
ridotto di tipologie familiari: il primato spetta in questo caso alla famiglia di due persone (25%), a
cui fanno seguito le persone sole (24,2%).
113
Quanto detto in precedenza sulla numerosità dei nuclei è confermato dall’esame delle tipologie di
convivenza: la grande maggioranza degli utenti delle due zone sociosanitarie vive con il coniuge o
con familiari/parenti (valore medio per le due zone pari a 74,2%).
La seconda situazione più frequente, a notevole distanza, è costituita dalle persone sole, che
costituiscono il 20% degli utenti delle due zone (valore medio). L’assenza di alcune tipologie di
convivenza che, nelle aspettative comuni, avrebbero dovuto essere numericamente più rilevanti, è
riconducibile alla diversa prassi di codifica delle situazioni familiari all’interno della scheda-utente.
Ad esempio, le “coppie conviventi” segnalate in Valdichiana, completamente assenti nel Casentino,
potrebbero essere state codificate in quest’ultima zona come “persone in nucleo con coniuge”.
Tab. 4.8 - Utenti dei servizi sociali per numerosità dei componenti
Numero di componenti
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Un componente 39 17,1 34 24,3
Due componenti 42 18,4 35 25,0
Tre componenti 52 22,8 32 22,9
Quattro componenti 49 21,5 21 15,0
Cinque componenti 32 14,0 8 5,7
Sei componenti 8 3,5 6 4,3
Sette componenti 2 ,9 3 2,1
Nove componenti 3 1,3 1 ,7
Dodici componenti 1 ,4 / /
Totale 228 100,0 140 100,0
Dati mancanti 9 3
Totale complessivo 237 143
Tab. 4.9 - Tipologie di convivenza degli utenti (con chi vive)
Province di nascita
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
In nucleo con coniuge/familiari/parenti 181 76,4 103 72,0
In nucleo con partner convivente (non
coniugato) 9 3,8 / /
In nucleo con conoscenti/non parenti / / 1 ,7
Presso istituto/comunità 6 2,5 4 2,8
Solo 41 17,3 33 23,1
Altre situazioni / / 2 1,4
Totale 237 100,0 143 100,0
Sulla presenza di figli minorenni all’interno delle famiglie degli utenti dei servizi sociali, il
confronto tra le due zone evidenzia una fenomenologia piuttosto interessante, con notevoli diversità
tra le due zone sotto osservazione. Mentre nel Casentino quasi tutti gli utenti hanno un figlio minore
all’interno del nucleo familiare convivente (70 famiglie su 73 hanno almeno un figlio minore al
loro interno, con punte di 32 famiglie con un figlio e 22 famiglie con due figli minorenni), in
114
Valdichiana solo la metà degli utenti ha un figlio minorenne convivente all’interno della famiglia
(126 su 237 nuclei totali).
In entrambi i casi non ci troviamo di fronte a famiglie con molti bambini: i nuclei con più di 2 figli
minorenni non sono numerosi, anche se raggiungono in Valdichiana la quota percentuale del 19,8%
(11,4% nel casentino).
Tab. 4.10 - Utenti dei servizi sociali secondo il numero di figli minori conviventi
Numero di figli minori
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
1 38 30,2 32 45,7
2 55 43,7 22 31,4
3 25 19,8 8 11,4
4 5 4,0 4 5,7
5 1 ,8 3 4,3
7 2 1,6 1 1,4
Totale 126 100,0 70 100,0
Dati mancanti 111 73
Totale complessivo 237 143
L’esame della condizione anagrafica evidenzia un’importante differenza tra le due zone: nella
Valdichiana sono quasi completamente assenti i minorenni richiedenti assistenza sociale (due sole
presenze), mentre nel Casentino tale raggruppamento raggiunge un valore piuttosto considerevole:
27 presenze, pari al 19,1% degli utenti. Va sottolineato che, con ogni probabilità, tali dati non si
riferiscono a minorenni che si sono presentati direttamente ai servizi sociali, quanto piuttosto a
situazioni di difficoltà familiare nelle quali il minore può essere considerato alla stregua di
“principale portatore” della situazione di bisogno della famiglia.
Nel caso della Valdichiana, è molto probabile che, anche se il bisogno riguardava in modo specifico
il minore, la scheda sia stata compilata a nome della persona adulta di riferimento.
Il maggior numero di utenti è comunque rappresentato da giovani adulti, in età compresa tra 35 e 49
anni (38,4% in Valdichiana e 27% nel Casentino).
Tab. 4.11 - Numero di utenti secondo la classe di età
Classi di età
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Minorenni 2 0,8 27 19,1
18-34 65 27,4 21 14,9
35-49 91 38,4 38 27,0
50-64 35 14,8 21 14,9
Ultra65enne 44 18,6 34 24,1
Totale 237 100,0 141 100,0
Dati mancanti 2
Totale complessivo 143
115
Dal punto di vista dello stato civile, in Valdichiana prevalgono i coniugati, che costituiscono il
60,3% di tutti gli utenti, mentre nel Casentino la polarizzazione del campione è meno evidente e
prevalgono invece i celibi/nubili (39,9%). Separati e divorziati appaiono più rilevanti nel Casentino:
9,8%, contro il 5,9% in Valdichiana. I soli divorziati rappresentano il 2,5 e il 4,9%, rispettivamente
nella Valdichiana e nel Casentino. Ricordiamo che nel più vasto territorio della provincia di Arezzo,
i divorziati costituiscono l’1,2% della popolazione residente. Tra gli utenti dei servizi sociali della
zona Aretina, i divorziati incidono per il 6,5%. E’ quindi possibile affermare che in tutte le zone
oggetto di rilevazione, il tasso di divorziati supera ampiamente il valore medio provinciale (di quasi
quattro punti percentuali nella zona del Casentino).
Tab. 4.12 - Numero di utenti secondo lo stato civile
Stato civile
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Altro 2 0,8 / /
Celibe/nubile 48 20,3 57 39,9
Coniugato/a 143 60,3 42 29,4
Divorziato/a 6 2,5 7 4,9
Non indicata 4 1,7 4 2,8
Separato/a legalmente 8 3,4 7 4,9
Vedovo/a 26 11,0 26 18,2
Totale 237 100,0 143 100,0
L’esame del livello di istruzione evidenzia andamenti sostanzialmente speculari nelle due zone di
riferimento: in entrambi i casi si osserva una concentrazione di casi attorno a livelli di istruzione
medio-bassi: quasi la metà degli utenti della valdichiana (49,1%) ha un titolo di studio uguale alla
licenza media inferiore; nel Casentino prevale invece il possesso di licenza elementare (40,5%).
Tab. 4.13 - Utenti dei servizi sociali secondo il livello di Istruzione
Stato civile
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Analfabeta 2 0,9 3 2,5
Senza titolo 17 7,9 14 11,6
Licenza elementare 72 33,3 49 40,5
Diploma media inferiore 106 49,1 38 31,4
Diploma media superiore 17 7,9 16 13,2
Laurea 2 0,9 1 0,8
Totale 216 100,0 121 100,0
Dati mancanti 21 22 15,4
Totale complessivo 237 143
116
Per quanto riguarda la condizione professionale, i dati dei servizi sociali della Valdichiana
individuano al primo posto i pensionati, che raggiungono la quota percentuale del 24,5% (39,2% nel
Casentino). Le restanti posizioni lavorative si differenziano nelle due zone: mentre nella
Valdichiana si rileva una forte incidenza del precariato “regolare”, nel Casentino il fenomeno è
meno evidente ed emergono sorprendentemente un certo numero di studenti, pari al 15,4% del
totale. Le casalinghe sono più significative nella Valdichiana (20,3%) rispetto al Casentino (10,5%).
Tab. 4.14 - Utenti dei servizi sociali secondo la condizione occupazionale*
Condizione occupazionale
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. % N. %
Pensionato 58 24,5 56 39,2
In cerca di nuova occupazione 43 18,1 11 7,7
Studente 2 0,8 22 15,4
Occupato stabile regolare 36 15,2 14 9,8
Casalinga 48 20,3 15 10,5
Occupato precario in nero / / 1 0,7
Occupato precario regolare 50 21,1 13 9,1
In cerca di prima occupazione 24 10,1 9 6,3
Altre situazioni 5 2,1 1 0,7 * il totale di colonna supera il 100% in quanto ad alcuni utenti sono state attribuite due diverse condizioni
occupazionali
L’ultimo aspetto che esaminiamo prima di addentrarci nella gamma dei bisogni socio-assistenziali
degli utenti, si riferisce ad una serie di items contemplati dal questionario, che ci parlano della
“storia assistenziale” dell’utente. In base a tali informazioni, apprendiamo che, in entrambe le zone,
almeno in un caso su tre, le persone che si sono rivolte ai servizi sociali nel periodo considerato
erano “nuovi utenti”. Negli altri casi si trattava invece di “vecchie conoscenze”, non
necessariamente in carico ai servizi sociali: più precisamente, nella Valdichiana il 32,5% delle
persone transitate nei servizi era già in carico al servizio, mentre nel Casentino tale caratteristica si
registra per oltre la metà degli utenti (57,3%).
Gli utenti sono seguiti spesso anche da altri servizi assistenziali, di natura privata: tale fatto avviene
nel 41,3% degli utenti del Casentino e solamente nel 20,3% degli utenti della Valdichiana.
117
Tab. 4.15 - Utenti dei servizi sociali secondo la condizione occupazionale*
Condizione occupazionale
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N.
% sul
totale
utenti
N.
% sul
totale
utenti
Nuovo utente 91 38,4 45 31,5
Attualmente in carico ai servizi sociali
comunali 77
32,5 82
57,3
Seguito da altri servizi privati 48 20,3 59 41,3
Il primo problema degli utenti dei servizi sociali è rappresentato dalle difficoltà di ordine
economico, che riguardano, nel caso della Valdichiana, oltre la metà delle persone transitate nei
servizi durante il bimestre-campione (57,5%). Significativo anche nel Casentino, in tale zona il
problema della povertà economica riscuote tuttavia livelli di incidenza inferiori (39,2%).
Tab. 4.16 - Bisogni evidenziati dagli utenti dei servizi sociali
Tipologie
di bisogno*
Valdichiana Casentino
N°
utenti
%
utenti
N°
utenti
%
utenti
Povertà economica/problemi di reddito 135 57,0 56 39,2
Problemi del lavoro/disoccupazione 81 34,2 21 14,7
Problematiche abitative 73 30,8 25 17,5
Problemi nelle relazioni familiari 54 22,8 30 21,0
Malattia/problemi sanitari 47 19,8 44 30,8
Disagio psicologico/psichiatrico 43 18,1 26 18,2
Handicap o disabilità 33 13,9 35 24,5
Problemi di istruzione 19 8,0 10 7,0
Dipendenze 13 5,5 9 6,3
Detenzione e giustizia 12 5,1 3 2,1
Prostituzione/tratta 1 0,4 1 0,7 * Dato che ogni utente poteva manifestare più problemi, il totale di
colonna supera il numero complessivo di utenti
Oltre il primato della povertà economica, alcune differenze tra le due zone emergono in riferimento
alla gerarchia generale dei problemi: mentre nella Valdichiana il lavoro e la casa rappresentano i
due problemi più rilevanti dopo la povertà economica, nel Casentino sono la malattia e l’handicap
ad assumere un ruolo di spicco. Nella Valdichiana sembrano quindi prevalere “vecchi problemi”,
legati alla soddisfazione dei bisogni primari della persona/famiglia (reddito, casa e lavoro). Nel
Casentino emerge invece con forte evidenza la priorità attribuita a problematiche di tipo socio-
sanitario. La differenza tra le due zone potrebbe essere in parte riconducibile al maggior peso
dell’utenza immigrata nella Valdichiana, che supera di dieci punti percentuali il valore registrato nel
Casentino: come è noto, gli immigrati che si rivolgono ai sevizi sociali sono spesso portatori di
problemi legati ai bisogni primari, mentre le problematiche “post-moderne” (difficoltà nelle
118
relazioni familiari, disagio psicologico, dipendenze, ecc.), sono più tipiche degli italiani (oppure
degli immigrati da più tempo residenti nel territorio).
Anche nelle due zone oggetto di zoom emerge la sostanziale residualità dei problemi legati alla
detenzione/giustizia, all’istruzione, alle dipendenze, alla prostituzione.
Uno sguardo retrospettivo sulle precedenti rilevazioni può essere utile per evidenziare cambiamenti
nella gamma di bisogni che i servizi sociali si trovano a fronteggiare nel territorio (sempre
limitatamente alle situazioni effettivamente incontrate, ossia alla cosiddetta domanda sociale
visibile).
Nella Valdichiana, zona sociosanitaria per la quale si dispone di un triennio di rilevazioni, il “primo
problema” degli utenti dei servizi sociali è sempre stato rappresentato dalle difficoltà di ordine
economico, secondo un andamento di crescita non regolare: nel 2006 tale problematica riguardava
quasi la metà delle persone che erano transitate nei servizi nel corso di un solo mese-campione
(45,5%). Se osserviamo quanto era stato rilevano nel corso della rilevazione del 2005, salta agli
occhi la diminuzione in termini percentuali di tale problematica, che nel 2005 riguardava il 62,1%
del totale degli utenti. Nel 2007 la povertà economica riappare con forza, raggiungendo il valore del
57%.
Problemi degli utenti - Trend 2005-2007
Valdichiana (%)
62,1%
57%
45,5%
0
10
20
30
40
50
60
70
2005 2006 2007
Povertà Casa Handicap Famiglia Malattia Lavoro
La questione abitativa, che invece si era rivelata come il secondo problema degli utenti dei servizi
nel primo anno di rilevazione (2005), scende l’anno successivo in terza posizione, perdendo oltre
dieci punti di incidenza percentuale sul totale degli utenti: dal 32% del 2005 al 21,7% del 2006. Nel
2007 La questione abitativa si colloca al terzo posto in classifica, con un’incidenza sul totale degli
utenti pari al 30,8%.
119
Le difficoltà occupazionali, che attualmente coinvolgono oltre il trenta percento degli utenti, l’anno
precedente si collocavano al secondo posto, con un valore di incidenza pari al 23,7% sul totale degli
utenti, e avevano ricoperto nel 2005 un ruolo inaspettatamente defilato, collocandosi al settimo
posto in graduatoria, pari al 14,5% del totale degli utenti. Attualmente le problematiche lavorative si
collocano al secondo posto, raggiungendo il più elevato valore di incidenza mai registrato
dall’avvio delle rilevazioni (34,2% degli utenti).
Per il Casentino si dispone invece di un biennio di rilevazioni (2006 e 2007). Nel corso del suddetto
termine temporale, si sono avvicendati nei primi cinque posti sempre gli stessi problemi (mentre
nella Valdichiana si osserva un maggior livello di scambio, tra un numero superiore di
problematiche). Anche in questo caso è la povertà economica il primo problema evidenziato dagli
utenti dei servizi sociali, secondo valori di incidenza praticamente identici nei due anni di
riferimento (39 e 39,2%). Le variazioni di significatività dei restanti problemi non sono molto
rilevanti, ed evidenziano un trend in ascesa per tutte le problematiche presentate. Colpisce il peso
della malattia psichica, tema assente nelle prime cinque posizioni della Valdichiana, e che nel
Casentino riguarda invece una fetta significativa di utenti: 15,9% nel 2006 e 18,2% nel 2007.
Problemi degli utenti - Trend 2006-2007 Casentino (%)
22,9
18,2
39 39,2
28,7 30,8
24,5
2117,7
15,9
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
2006 2007
Povertà Malattia Handicap Famiglia Psichiatria
Il passaggio dai bisogni alle richieste non avviene in modo automatico: è possibile che un bisogno
evidenziato in sede di ascolto e colloquio non si traduca in una richiesta esplicita da parte
dell’utente. Ad esempio, negli anni precedenti, a fronte di un disagio economico che caratterizzava
oltre la metà degli utenti, le richieste di beni primari, sussidi economici e lavoro non coprivano in
modo automatico tale forma di bisogno. In altre parole, non tutti gli utenti in difficoltà economica
richiedevano prestazioni coerenti con il bisogno di riferimento.
120
Attualmente, la quota di utenti in difficoltà economica che richiede un contributo in denaro è
certamente salita: in Valdichiana, a fronte del 57% di utenti che evidenzia difficoltà economiche, il
50% richiede in modo esplicito un contributo economico al Comune. Nel Casentino, a fronte di una
quota di utenti in difficoltà economica pari al 39,2%, le richieste di contributo economico
raggiungono il 32,2% del campione. Molto significativa in ambedue le zone la richiesta
informazioni, orientamento e accompagnamento ai servizi (da noi accorpate nella categoria
“segretariato sociale”), che si colloca numericamente al secondo posto, anche se con valori di
incidenza differenti nelle due zone: in Valdichiana hanno richiesto informazioni e orientamento il
39,7% degli utenti, mentre nel Casentino tale richiesta riguarda il 22,4% di essi. Sempre nel
Casentino va evidenziata l’elevata incidenza di richieste nell’area infanzia/adolescenza, che riscuote
lo stesso valore di incidenza delle richieste nell’area del segretariato sociale (22,4%).
Tab. 4.17 - Richieste degli utenti dei servizi sociali
Tipologie
di richieste*
Valdichiana Casentino
N°
utenti
%
utenti
N°
utenti
%
utenti
Contributi economici 120 50,6 46 32,2
Segretariato sociale (informazioni generali) 94 39,7 32 22,4
Prestazioni servizio sociale professionale 60 25,3 29 20,3
Servizi per l’area infanzia/adolescenza 35 14,8 32 22,4
Assistenza domiciliare 8 3,4 20 14,0
Isee/aiuto nella compilazione delle domande 22 9,3 6 4,2
Segretariato sociale in ambito sanitario 19 8,0 7 4,9
Richiesta di lavoro/attività socialmente utili 16 6,8 9 6,3
Azioni di tutela giuridica 12 5,1 8 5,6
Interventi nel settore abitativo 17 7,2 3 2,1
Trasporto/accompagnamento a servizi 6 2,5 12 8,4
Inserimento in residenze/ricoveri sollievo 15 6,3 14 9,8
Richieste di beni primari (cibo, medicine, ecc.) 12 5,1 2 1,4
Inserimento in centri diurni/ambulatori riabilitazione 6 2,5 8 5,6
Pratiche invalidità 8 3,4 7 4,9
Altro 28 11,8 16 11,2 * Dato che ogni utente poteva manifestare più richieste, il totale di colonna supera il
numero complessivo di utenti
Per la Valdichiana, il confronto con le rilevazioni precedenti evidenzia il trend crescente delle
richieste di contributi economici: 24,9% nel 2005, 38,7% nel 2006 e 50,6% nel 2007. Un ulteriore
aspetto interessante è costituito dal forte peso acquistato negli anni dalla categoria “segretariato
sociale” che, mentre nel 2005 non superava l’incidenza del 2,9% sul totale degli utenti,
nell’edizione del 2006 si colloca invece su valori molto più elevati, pari al 28,1%, e nel 2007
raggiunge quota 39,7%. Una possibile spiegazione a tale andamento risiede nel fatto che, molto
probabilmente, nella prima edizione della rilevazione (2005), molte generiche richieste di
informazioni non furono registrate in quanto tali nella scheda-utente, mentre in occasione delle più
121
recenti edizioni del Rapporto, in virtù di una maggiore familiarità degli operatori con la scheda e la
raccolta sistematica dei dati, vi è stata una maggiore attenzione nella compilazione dei questionari.
Richieste degli utenti - Trend 2005-2007
Valdichiana (%)
24,9
50,6
38,7
2,9
28,1
39,7
0
10
20
30
40
50
60
2005 2006 2007
Contributi economici Assistenza domiciliare Infanzia
Servizio sociale Trasporto Casa
Segretariato sociale
Va inoltre rilevata una crescente multiproblematicità degli utenti, che si riflette anche sul numero
delle richieste: nel 2005 erano state registrate 0,5 richieste/persona, nel 2006 tale valore era giunto a
1,5 richieste a persona, e nel 2007 ci troviamo di fronte a due richieste per ogni utente. In sintesi,
mentre nel 2005 non tutti gli utenti avevano fatto registrare una richiesta esplicita di assistenza
(circa uno su due), negli anni più recenti si è registrato il fenomeno opposto: il numero di richieste
ha ormai superato il numero degli utenti. Entrando nel merito delle richieste, nel Casentino si
osserva la stabilità delle richieste di contributo economico e la forte crescita di richieste nell’area
infanzia/adolescenza, che passano dal 10,5% del 2006 al 22,4% del 2007. Anche le richieste di
orientamento e informazioni aumentano, passando dal 18,7% del 206 al 22,4% del 2007.
Richieste degli utenti - Trend 2006-2007 Casentino (%)
14
18,7
9,8
32,232,3
19,6
22,4
11
22,4
10,5
0
5
10
15
20
25
30
35
2006 2007
Contributi economici Assistenza domiciliare Segretariato sociale
Residenze Infanzia
122
L’ultimo aspetto indagato si riferisce all’esito del colloquio: mediamente, l’ottanta percento degli
utenti, dopo il colloquio, viene preso in carico dal servizio e avviata una pratica. In alcuni casi la
presa in carico non avviene, in quanto il colloquio potrebbe aver risolto le esigenze dell’utente (si
pensi ad un colloquio a scopo informativo o di orientamento a servizi).
La dicitura “nessuna presa in carico” è quasi sempre riconducibile a situazioni e tipologie di
bisogno che non rientrano nella competenza dei servizi sociali.
In Valdichiana, dal 2005 ad oggi, la quota di utenza presa in carico ha conosciuto una costante
diminuzione: nel 2005 era infatti risultata pari all’80% delle persone ascoltate, nel 2006 era risultata
pari al 74,7%, mentre attualmente si colloca su valori pari al 73,4%. Tale diminuzione potrebbe
essere in parte imputata allo scarto tra la natura della domanda e l’effettiva competenza dei servizi
sociali. Aumenta di conseguenza la quota di persone che non sono state prese in carico: dal 4,3%
del 2005 all’11,9% del 2006, al 15,6% del 2007. In diminuzione anche la fetta di utenti “inviata” ad
altri servizi (pubblici o privati): dal 10,3% del 2005 al 5,9% del 2006, al 2,9% del 2007.
Nel Casentino la quota di utenza presa in carico è invece aumentata: era pari all’81,5% nel 2006 ed
è risultata pari all’85,3% nel 2007. Anche la mancata presa in carico è andata aumentando: 6,8% nel
2006 e 10,5% nel 2007. L’invio ad altri servizi riguardava il 4% degli utenti del 2006, mentre nel
2007 tale prassi appare diminuita (2,9%).
Tab. 4.18 - Esito del colloquio con l’utente
Esito
Totale
Valdichiana
Totale
Casentino
N. %
utenti N.
%
utenti
Avvio pratica 174 73,4 122 85,3
Nessuna presa in carico 37 15,6 15 10,5
Invio altro ufficio comunale / / / /
Invio altro ente pubblico 5 2,1 4 2,8
Invio altro ente privato 2 ,8 / /
Altro esito 5 2,1 2 1,4
123
CAPITOLO 5 / CONCLUSIONI
Idee guida per la Zona aretina
Dalla lettura del Quarto Rapporto emergono alcune considerazioni utili anche al fine di progettare
nuove politiche sociali o riformulare percorsi di assistenza già in atto. Tali iniziative vanno pensate
all’interno di un approccio sinergico e di Rete, attraverso il coinvolgimento e il coordinamento delle
risorse pubbliche e private presenti sul territorio aretino. Pertanto, appare indispensabile una
maggiore programmazione tra Enti locali e Organizzazioni private al fine di mettere in pratiche
politiche di vero contrasto ai fenomeni della povertà. A nostro avviso, emerge la necessità di
costituire dei Tavoli permanenti di contrasto alla povertà nel quale far confluire tutte le realtà
istituzionali, economiche e sociali interessate a questi temi. L’aumento della povertà relativa, la
diminuzione del benessere sociale, l’incremento delle dipendenze e dei fenomeni di disagio sono
tutti elementi che ci fanno capire quanto sia urgente muoversi in questa direzione.
a) Attivazione della rete sociale: come nelle edizioni precedenti del Rapporto si confermano
poco significative le segnalazioni ai servizi sociali provenienti da operatori di varia natura
(5,6%) e dal medico di famiglia (nessun caso).
Idee-guida per le politiche: vanno progettate delle politiche sociali fondate su un approccio
di sviluppo di comunità, in grado di incentivare la frequentazione reciproca e la solidarietà
informale nei territori.
b) I problemi di reddito: la presenza di una diffusa situazione di disagio economico è
facilmente accertabile. Tali problematiche si posizionano al primo posto, e coinvolgono
quasi la metà degli utenti dei servizi sociali. Coerentemente, la richiesta di contributi
economici si posiziona al primo posto in classifica (46,3% degli utenti). I valori di incidenza
di tali esigenze sono molto elevati soprattutto tra gli utenti stranieri (71,3%).
Idee-guida per le politiche: in assenza di misure nazionali, vanno progettate delle misure di
sostegno al reddito su base locale, che non escludano forme di erogazione economica
diretta, all’interno di progetti di inserimento sociale con la partecipazione attiva dell’utente
e della sua famiglia.
124
c) L’accompagnamento dei ricongiungimenti familiari: quasi il 20% degli utenti stranieri
denuncia la presenza di problemi familiari, spesso riconducibili alle difficoltà successive al
ricongiungimento familiare e all’arrivo dei familiari
Idee-guida per le politiche: per le famiglie straniere che hanno effettuato un
ricongiungimento familiare potrebbe essere necessario pensare a delle forme di
accompagnamento nei primi mesi successivi al ricongiungimento. Tali modalità possono
includere inserimento scolastico, consulenza di coppia, ricerca di forme di accudimento dei
minori, orientamento a servizi e prestazioni socio-sanitarie, ecc.
d) I bisogni nell’area “Infanzia e adolescenza”: sono espressi da 110 utenti, pari al 18,7% del
totale. Il 20% delle famiglie stranieri richiede un servizio in questo tipo di settore. Questo
ultimo elemento contribuisce a definire il profilo di una popolazione immigrata con
caratteristiche di insediamento stabile e presenza crescente di minori in età pre-
adolescenziale.
Idee-guida per le politiche: nell’area infanzia-adolescenza vanno pensati dei servizi di
integrazione e socializzazione che non siano non rivolti in modo esclusivo alle famiglie
immigrate, ma che risultino a vantaggio dell’intera comunità residente. Per approfondire il
tipo di servizio da attivare sarebbe necessario realizzare una forma di ricerca
partecipativa, in cui gli adolescenti siano coinvolti in modo attivo, per esplicitare i propri
bisogni.
e) Ricovero o domicilio? Da notare la presenza di 34 richieste relative ad inserimenti in
strutture e soluzioni residenziali assistenziali. Tale forma di domanda sociale è tipica dei
soggetti di nazionalità italiana (solo sette stranieri si sono espressi in tale direzione), e
potrebbe essere considerata nei termini di continuità/sviluppo rispetto alle richieste di
assistenza domiciliare (12,3% degli utenti), denotando un certo bisogno di assistenza attorno
all’area della disabilità, della solitudine e della condizione anziana.
Idee-guida per le politiche: vanno individuate forme di sostegno alle famiglie con persone
disabili o non autosufficienti, in modo da favorire la permanenza di tali persone presso la
propria abitazione. Allo stesso tempo non va ignorata la richiesta di “tregua” da parte dei
familiari tenuti all’assistenza; a tale richiesta si potrebbe rispondere con forme di rotazione
assistenziale, che consenta ai familiari di godere di alcuni momenti/giorni di riposo, anche
attraverso la partecipazione di gruppi di volontariato locali.
125
f) Coordinamento e valutazione di efficacia: il 26,2% degli utenti che è transitato nelle Caritas
parrocchiali si era già rivolto ai servizi sociali territoriali. Non si tratta quindi di nuovi volti,
ma di vecchie conoscenze dei servizi.
Idee-guida per le politiche: vanno promosse forme di messa in rete delle azioni dei vari
enti, anche attraverso l’introduzione di adeguati software informativi (seguendo l’esempio
di alcune regioni italiane, che hanno attivato dei pacchetti statistici condivisi tra pubblico e
privato). Allo stesso tempo, oltre la comunicazione operativa sui singoli casi, vanno attuate
forme di verifica e valutazione di efficacia dei servizi erogati, per comprendere se le
modalità di intervento rispondono realmente ai bisogni degli utenti. Tale forma di
valutazione dovrebbe essere realizzata anche ad una certa distanza dal passaggio
dell’utente nei servizi sociali.
g) Distribuzione aiuti economici e buoni pasto presso alcune parrocchie del territorio:
l’ascolto dei parroci ha consentito di accertare la presenza di prassi di aiuto materiale, anche
attraverso erogazione diretta di denaro e buoni-pasto.
Idee-guida per le politiche: tale attività andrebbe monitorata, razionalizzata e coordinata a
livello centrale (Caritas diocesana, comuni, ecc.), favorendo una maggiore consapevolezza
dei parroci sulle conseguenze indesiderate dell’erogazione diretta di beni primari.
h) Accompagnamento e trasporto sociale: sempre l’ascolto dei parroci ha consentito di rilevare
la presenza di piccole forme di aiuto per casi di accompagnamento e trasporto a servizi.
Idee-guida per le politiche: da parte dell’ente locale e del volontariato organizzato,
andrebbe rafforzata tale forma di servizio, da attivare in modo elastico e tempestivo rispetto
alle esigenze familiari;